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Autore: VaniaMajor    01/12/2022    2 recensioni
Kagome possiede un portafortuna. Non avrebbe mai immaginato che a causa sua sarebbe stata portata in un altro mondo, coinvolta in una guerra orribile e legata misteriosamente a un demone dai capelli d'argento...Ma chi è il Principe dai capelli neri dei suoi sogni? Perchè la sua onee-chan deve soffrire tanto? E c'è speranza di tornare a casa...viva?! La ricerca delle Hoshisaki è iniziata. Una AU di Inuyasha e della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 31

LE COSE PRECIPITANO

 

Quando Sesshomaru tornò, trovò il kitsune solo, seduto sull'erba con espressione preoccupata e una coroncina di fiori tra le mani. La faceva girare tra le dita, pensieroso, ma non sembrava temere per l'assenza di Anna, segno che non erano stati attaccati. Non appena Sesshomaru entrò nel suo campo visivo, alzò gli occhi.

«Dov'è?» chiese Sesshomaru, brusco. Shippo si voltò verso destra, dove il terreno digradava verso un prato fiorito.

«Là. Intreccia...corone di fiori. - borbottò il kitsune, perplesso e preoccupato – Non so cosa sia successo. Le ho spiegato perché sono stato mandato qui, poi lei mi ha trovato addosso una piuma di Kagura. Il vento l'ha...non so, l'ha sollevata e fatta girare attorno alla sua testa in modo strano e lei...ha cambiato espressione. Non mi ha più detto niente, ha trovato quei fiori e si è messa a intrecciarli in modo compulsivo. Ci dobbiamo preoccupare?»

“Kagura. Le ha mandato un messaggio.” pensò Sesshomaru, incupendosi ancora di più. Non aveva ancora deciso cosa fare degli avvertimenti della Demone del Vento, ma il comportamento di Anna era sospetto. Forse non tutto ciò che era uscito di bocca a Kagura era menzogna. Sesshomaru ora sapeva di doversi recare in uno dei luoghi magici che aveva ereditato, quella Fonte dei Desideri a cui non aveva più rivolto un pensiero fin dall'infanzia, cresciuto nell'ottica di dover conquistare ogni cosa con le proprie forze, ma a quanto pareva suo padre se ne era servito per non perdere potere separandosi dalle Hoshisaki e ora, probabilmente, avrebbe aperto per lui la strada alla comprensione dei poteri di Tenseiga. Se Kiokuchi-sama riteneva che la Fonte avrebbe esaudito il desiderio di uno solo di loro, entrambi intenzionati a chiedere un vero miracolo, significava che suo padre l'aveva quasi prosciugata. Non ci sarebbero state abbastanza acqua e magia per entrambi.

«Sesshomaru-sama? Cosa voleva Kagura?» chiese Shippo, intimidito dal suo lungo silenzio.

«Era qui per seminare zizzania. - tagliò corto Sesshomaru – Fammi rapporto, kitsune. Poi sistemerò le cose con quella donna.»

Nemmeno si accorse di essere tornato a evitare il suo nome, mettendo distanza tra loro. Le notizie su Inuyasha e compagnia non migliorarono il suo umore. Perlomeno, era certo che fino a quel momento non fosse accaduto nulla di male. La Stella di En, pur se divisa, era ancora intatta.

«Torna al castello. Fai chiamare Inuyasha, appena avrà concluso la sua stupida missione di salvataggio dovrà venirmi incontro alla Fonte dei Desideri insieme a Shinsetsu e al monaco. - disse, gelido – Non abbiamo tempo da perdere. Non appena risolverò con Tenseiga, riuniremo la Stella di En.»

«E se Kagura mi inseguisse di nuovo?» chiese Shippo, rabbrividendo.

«Non farti prendere. Se accadesse, tieni la bocca chiusa, dovesse costarti la vita.» fu tutta la risposta di Sesshomaru, che poi lo lasciò per scendere il crinale. Shippo gonfiò le guance, indispettito e impaurito. La faceva facile, lui! Gli dispiacque ancora di più per la sorella di Kagome, in mano a un tizio senza cuore come quello. In ogni caso, Sesshomaru non aveva torto: se la sua parte da giocare era quella di tenere in contatto i due fratelli, l'avrebbe fatta al meglio. Se la Stella di Gake fosse stata sconfitta da quella di En, finalmente Miroku sarebbe guarito ed era il più grande desiderio del piccolo Shippo. Sospirando, si avviò di corsa nella foresta. Meglio allontanarsi un po', prima di rischiare nuovamente il volo!

Sesshomaru, nel frattempo, aveva raggiunto Anna. Sedeva nei pressi di una grande fioritura di convolvolo e aveva intrecciato una corona per sé con i fiori bianchi e rosati. Aveva il naso affondato in una delle corolle e questo gli ricordò dolorosamente Rin, ma contrariamente alla bambina non lo guardò con un sorriso. Era seria, preoccupata. Lo sguardo di quegli occhi azzurri gli bastò per capire che Kagura, a modo suo, aveva detto la verità.

«Sesshomaru...»

«Perché non me ne hai parlato?» chiese lui, brusco.

«Come potevo sapere che il modo per tornare umana fosse in qualche modo legato a Tenseiga? - ritorse lei, scuotendo il capo – Anche adesso non so esattamente di cosa stiamo parlando...al contrario, a quanto pare, di Kagura.»

«So bene che Kagura deve avere uno scopo ulteriore. Resta che mi hai nascosto una parte della tua conversazione con Kiokuchi.»

«Nascosto? Ti sei allontanato senza aspettarmi e non dirmi che non mi hai sentita chiedere se avevo possibilità di tornare umana, avevo alzato la voce apposta!» disse Anna, arrossendo un po' e avvertendo in parte la rabbia e il desiderio di rivalsa che l'avevano animata allora.

«Certo che ho sentito, ma cosa poteva importarmi delle tue rimostranze...»

«Nulla, appunto! La risposta di Kiokuchi-sama era per me, non per te, e non mi sono fermata a sentirne i dettagli. Mi bastava sapere di avere una possibilità...»

«...di lasciare En?» finì lui, con una leggera smorfia.

«En e il suo Imperatore. - disse Anna senza fingere, alzandosi in piedi e fronteggiandolo – Ma era prima, capisci? Prima della grotta degli Echi!»

«Mi stai dicendo che se ti trovassi di fronte l'unica cosa in grado di esaudire il tuo desiderio e dovessi scegliere se approfittarne, rinunceresti?» chiese lui, con gelida incredulità.

«Sesshomaru, l'unico modo perché io abbia di nuovo un posto nel mio mondo è tornare umana. In caso contrario, dovrei restare in En.»

«Baratteresti il sangue yokai per quello umano? Per quella vita inutile che ho visto nella Grotta?» fu la risposta sprezzante di Sesshomaru. Anna impallidì.

«Forse era inutile, ma era la MIA vita. - sibilò - Hai qualcosa da offrirmi in cambio?» Sesshomaru rimase in silenzio. «Sesshomaru, ci conosciamo a vicenda come nessun altro ci ha mai conosciuti. È stato attraverso la magia, è vero, ma è accaduto. Abbiamo creato un legame, come voleva Rin. Io ti ho fatto un giuramento e lo manterrò. Ma dopo? Dopo che la Stella di En sarà purificata, che ne sarà di me? Ho posto, come yokai, nel tuo schema delle cose?»

«Il legame... - mormorò Sesshomaru e nella sua voce non vi fu traccia del sentimento informe che quella parola gli suscitava – Saremo liberati da ogni legame delle Hoshisaki con la purificazione. Ognuno riprenderà le redini della propria vita.»

«Io non ho più redini! Ti sto chiedendo se avrò un posto, uno scopo rimanendo qui! Ciò che stiamo creando ora sarà ancora valido? Oppure, mi volterai le spalle non appena sarà tutto finito?»

«Hai accarezzato l'idea di vederti al mio fianco, come sembra alludere la leggenda delle Hoshisaki? Sei spavalda, donna, ma non mi accollerò la responsabilità del tuo futuro.» la censurò lui senza pensarci due volte. Voleva che quel legame terminasse. Poteva averlo accettato, poteva anche vederla come una persona completa, intelligente, piacevole da avere attorno, ma non era Rin. Non si sarebbe più preso cura di nessuno. Certamente non di qualcuno che in fondo desiderava andarsene. Se l'avesse schiaffeggiata, forse le avrebbe fatto meno male. Vide il suo volto contrarsi per la vergogna e il dolore, un'espressione che stridette con la delicatezza dei fiori che le ornavano ancora la testa.

«Kagura non ha avuto bisogno di sforzarsi, vero? Ti viene comodo pensare male degli altri in qualsiasi occasione! - sbottò, amara, venendo avanti fino ad essere a pochi centimetri da lui – Adesso sarei anche un'arrampicatrice?! Stai tranquillo, non vorrei stare accanto a una persona come te per tutto l'oro del mondo! Kagura ne sarà felice!»

«Cosa c'entra Kagura con questo?» disse lui.

«Non capisci niente, Sesshomaru! Niente! - tagliò corto Anna, ansimando per la portata delle emozioni che minacciavano di prendere il sopravvento su di lei, poi cambiò tono e sussurrò con voce fattasi cupa - Si può sapere cosa mi è stato promesso? Cosa ci mette l'uno contro l'altra, di quale miracolo non potrò approfittare?»

Sesshomaru ristette, come se non volesse risponderle. In realtà, avvertiva con troppa prepotenza il suo profumo e la sua vicinanza. La confusione emotiva di lei lo aveva colpito ma non era stato in grado di scioglierne il nodo, perciò non riusciva a capire cosa provasse davvero. Aveva voglia di scuoterla, di chiuderle la bocca, di mandarla via...ma anche di farle promettere che sarebbe rimasta a En. Non la voleva e la desiderava. Era una sensazione che Sesshomaru giudicò orribile. Capì che Kagura, forse per ordine di Naraku, stava giocando proprio con le troppe implicazioni del legame tra Chinoo e Junan. Stavano cercando di fargli perdere il controllo.

«La Fonte dei Desideri esaudisce qualsiasi tipo di desiderio, ma la sua esistenza non è eterna. - rispose, senza traccia di emozione negli occhi d'ambra che la fissavano come un ostacolo sul suo cammino – Ogni uso la consuma. Non ho mai pensato di approfittare del suo potere per ottenere l'uso di Tenseiga, ma ho capito che mio padre se ne è servito per gestire le Hoshisaki. È fattibile. Si tratta però di un desiderio così grande...»

«...da prosciugare la fonte?» finì per lui Anna.

«Esatto.»

«E non rinunceresti mai a questo modo di accedere a Tenseiga per darmi la possibilità di tornare a casa.»

Sesshomaru fece per rispondere con sarcasmo, poi si accorse che lei non aveva fatto una domanda, ma constatato i fatti. Anna parve rifletterci, poi annuì. Gli sollevò una mano con un gesto brusco, strappandosi al contempo la corona dalla testa e mettendogliela nel palmo con malagrazia.

«Rinnovo il mio giuramento. - disse, atona – Il convolvolo è il fiore della resa, sai? Della speranza persa. La mia speranza di trovare qualcosa di buono in te.» Si incamminò senza attendere risposta, risalendo il crinale. Quando si voltò e l'oro dei suoi capelli catturò la luce del sole, era cambiata. Era dura, inaccessibile, vuota. Un vero yokai.

«Andiamo, Sesshomaru-sama?» chiese, senza interesse. Sesshomaru iniziò a camminare prima ancora di pensarci, non volendo ammettere quanto profondamente fossero arrivate a ferirlo le sue ultime parole, quanto pesasse quella corona di fiori tra le sue dita. Quando la lasciò cadere a terra pensando di liberarsi da un peso, si sentì, se possibile, ancora peggio. Nei giorni che seguirono, non riuscì più a liberarsi dalla tormentosa sensazione di aver lasciato la presa su qualcosa di importante.

***

«Qui siamo a posto?» chiese Inuyasha a uno dei monaci della truppa che li aveva supportati durante la battaglia.

«Sì, Vostra Altezza. Sia il monaco che il giovane Cacciatore sono assicurati alle barelle e pronti per essere trasportati. Grazie alle cure di Shinsetsu, il monaco sta già meglio. Il ragazzo, purtroppo...» mormorò per non farsi sentire da Sango, che stava sistemando una coperta sul fratello sussurrando qualcosa, forse qualche frase rassicurante. Inuyasha annuì. Non aveva bisogno che il monaco gli dicesse che la vita stava lasciando quel corpo fragile. Lo sentiva nel suo odore.

«Dov'è quel monaco senza cervello?» chiese, guardandosi attorno alla ricerca di Miroku. Trovò la sua barella poco distante. Il convalescente ebbe perfino lo spirito di sventolare una mano in segno di saluto vedendolo dirigersi alla sua volta.

«Datemi qualche ora e camminerò anch'io. È ridicolo che mi debbano trasportare fino al villaggio.» disse subito.

«Feh! Dai pure aria alla bocca, intanto resterai sdraiato e ti riposerai. Se non ci fosse stata Kagome con Shinsetsu, te la saresti vista brutta.» disse Inuyasha, valutando con una smorfia la quantità di sangue che macchiava le vesti di Miroku. Per difendere Kohaku e aiutare nello scontro contro Bankotsu, si era preso due colpi d'alabarda che gli avevano aperto il costato e ferito in profondità una coscia. Ora le ferite si erano richiuse, ma il monaco era debolissimo e provato. «E meno male che non ti ho permesso di aprire il Foro del Vento, pazzo suicida!»

«Non sono il tipo che si tira indietro in battaglia. In caso contrario, ora non sarei qui, giusto? - sospirò Miroku – Tutto è bene ciò che finisce bene. Almeno per adesso. Sango è ancora con Kohaku?»

«Sì, è laggiù. Vuole affidarlo alla sorella di Kikyo, mi ha detto, ma non so nemmeno se arriverà a destinazione.»

«Me ne sono accorto anch'io. Non gli rimane molto tempo. - sospirò, impallidendo, e chiuse per un attimo gli occhi – Povera Sango...»

«Abbi cura almeno di te, credo che la tua scomparsa per lei sarebbe un colpo di grazia. - sbuffò Inuyasha, guadagnandosi un'occhiata sbalordita e piuttosto imbarazzata, poi chiese – Kagome?»

«Immagino sia al sacro Honeido. Cerca di capirla, dall'altra parte c'è la sua famiglia. Ha appena rischiato di morire...Mi sembra ancora impossibile che sia sopravvissuta alla sottrazione della sua Hoshisaki, la forza spirituale di Kagome-sama è davvero immensa.» Miroku lo vide incupirsi al pensiero. «Cosa faremo, ora? Torneremo al castello?»

«Sì, ma voglio raggiungere Sesshomaru. A quest'ora avrà sistemato la faccenda con Junan, o almeno lo spero. Dobbiamo risolvere il suo problema con Tenseiga. È l'ultimo inghippo che ci separa dall'unione della Stella di En.»

«Credo tu abbia ragione, non possiamo perdere altro tempo. - sospirò Miroku, tornando a guardare Sango – Abbiamo metà della Stella di Gake nelle nostre mani. Naraku stavolta non potrà esimersi dal fare qualcosa. Dobbiamo attenderci un attacco in grande stile.»

«Come se fino ad ora ci fosse andato leggero, quel maledetto! - disse Inuyasha, con una smorfia, poi scosse il capo – Vado da Kagome. Se Sango torna da te, inizia a spiegarle la situazione. Dovrà comunque separarsi da suo fratello, non posso permetterle di restare sul confine mentre si porta addosso quel fardello.»

Miroku annuì, stanco, e Inuyasha lo lasciò. Sapendo dove cercare, vide subito Kagome. Era seduta sul bordo del pozzo, che per fortuna era rimasto intatto pur trovandosi nel bel mezzo degli scontri. Non guardava all'interno: il capo era chino, i capelli corvini coprivano in parte l'espressione del suo viso e solo le mani intrecciate sulle ginocchia denunciavano un po' di tensione. L'arco e la faretra semivuota erano posati a terra accanto a lei. Inuyasha avvertì di nuovo la paura che aveva provato credendola morta, il sollievo nel vederla rialzarsi, lo stupore ammirato di fronte al suo potere e alla forza del suo legame con Shinsetsu. Kagome era una ragazza straordinaria e lui, profezia o meno, si trovava di nuovo pieno del desiderio di dare il suo cuore in mano a una donna. Se Kagome non fosse stata la reincarnazione di Kikyo, si sarebbe tormentato al pensiero di tradire il suo amore precedente, ma il sentimento che si era formato dentro di lui non era altro che la versione completa dell'anelito platonico che aveva provato per la miko. Era la sua evoluzione naturale. Non si sentiva un traditore: anzi, era stupefatto di quale miracolo avesse potuto ridargli l'unica anima a cui era destinato.

Si sedette accanto a lei e per qualche istante non parlarono.

«Ho creduto che fossi morta.» disse infine Inuyasha.

«Credo di esserci andata vicina, per qualche istante. Sai, vedevo tutto dall'alto, come se la mia anima stesse abbandonando il corpo.» mormorò Kagome, scossa da un brivido. Inuyasha strinse le labbra in una linea sottile, avvertendo il desiderio di poter uccidere Naraku con la sola forza del pensiero. «Però questa esperienza mi ha dato una certezza. Io sono davvero la reincarnazione di Kikyo.»

Inuyasha trattenne il fiato, voltandosi di scatto verso di lei. Kagome lo guardò e sul suo volto c'era un'espressione complessa e contraddittoria che il Principe di En non riuscì a decifrare. La ragazza sembrava al contempo sollevata e sofferente.

«Ho visto...ho avuto accesso ai ricordi della persona che sono stata quando Shinsetsu mi ha scelta per la prima volta. - continuò lei, piano – Non ti ho mai tradito, Inuyasha. Già lo sentivo, ma ora lo so. Kikyo sapeva chi eri, aveva avvertito Yuuki dentro di te fin dal principio, ma aspettava che fossi tu a dirglielo.»

«Lo sapeva?!» ansimò Inuyasha, avvertendo un dolore nelle viscere. Già...come aveva potuto credere davvero di nascondere la propria Hoshisaki a una miko potente come Kikyo? Allora perché lei gli aveva dato corda? Perché non lo aveva smascherato? Si era presa gioco di lui? Kagome lesse tutte queste domande nei suoi occhi e gli sorrise con dolcezza disarmante.

«Lei stessa si chiedeva perché ti nascondessi dietro la tua identità umana, ma aveva deciso di darti tempo. Anche lei voleva capire, conoscerti con calma. Come me, non aveva intenzione di farsi guidare ciecamente da Shinsetsu. - spiegò, tranquilla – Quella notte, Kikyo aveva le tue stesse speranze. È caduta in trappola, esattamente come te. Ha fatto ciò che poteva per salvare la tua vita e le tue Hoshisaki, prima di soccombere. Si è sacrificata al posto tuo.»

Inuyasha avvertì, per la prima volta da quando era un bambino, le lacrime pungergli gli occhi. Allungò una mano e posò il palmo sulla guancia di Kagome, senza sapere se quella che desiderava toccare era davvero lei oppure la sua precedente incarnazione. In quel momento, passato e presente si mischiavano in lui, confusi da cinquant'anni passati in un incubo. Kagome parve capire benissimo, perché posò la propria mano sulla sua con tenerezza ma chiuse gli occhi, come se non volesse vedere la sua espressione.

«Ti voleva bene, Inuyasha, come tu ne volevi a lei. Ma io non sono più Kikyo. Sono Kagome.» Si alzò e Inuyasha perse contatto con lei. Fu quasi spaventato nel vederla così, seria e remota, in piedi accanto al pozzo. Ebbe per un attimo la certezza che lei vi si sarebbe buttata, tornando nel suo mondo e lasciandolo solo.

«Lo so.» disse, rauco.

«Il modo in cui mi guardi mi dice il contrario, ma non te ne do colpa. Ti sto bersagliando di ricordi che per te sono ancora freschi e dolorosi. - mormorò Kagome, poi strinse i pugni e lo guardò, tornando la ragazza passionale e sensibile che aveva imparato a conoscere nelle ultime settimane – Inuyasha, io voglio aiutarti. Voglio stare al tuo fianco fino alla fine. Posso farlo, anche se non sono più Kikyo? Al di là di questo pozzo c'è la mia casa, ma En lo è altrettanto. Io...sono confusa. Non prenderò alcuna decisione finché la lotta contro Naraku e la Stella di Gake non sarà terminata. Riuscirai comunque a...ad avermi a fianco...senza soffrire? Senza cercare Kikyo dentro di me? Ti voglio bene, Inuyasha. Io non voglio che avermi accanto ti causi dolore...»

Le sue parole divennero sempre più tese, sempre più congestionate da un magone che le stava crescendo in gola, finché Inuyasha non ne poté più e si alzò di scatto, chiudendola in un abbraccio che la zittì. Non gli importava che li vedessero. In realtà, quasi non ricordava la presenza di altri a poca distanza da loro. Le sue dita affondarono nei capelli corvini e Inuyasha si concesse finalmente di farsi riempire della dolcezza che il suo profumo gli instillava.

«Dentro di me ci sono parole che adesso non accetteresti. Non mi crederesti. - le sussurrò all'orecchio, con una voce che le spedì brividi lungo la schiena – Accompagnami fino alla fine, Kagome. Allora, te le dirò tutte e lo farò guardando negli occhi te. Non Kikyo, né il suo fantasma. Te. Promettimi di non prendere alcuna decisione prima di allora.»

La allontanò di poco da sé e la vide paonazza, quasi tremante. Le sue emozioni erano nel caos, come quelle di Inuyasha stesso.

«Te lo prometto.» disse soltanto.

In quel momento, si scatenò il disastro. Dal terreno emersero con violenza quelli che sembravano i tentacoli del corpo fittizio di Naraku.

«Dannazione!» ringhiò Inuyasha, facendo per scattare in avanti con Tessaiga in mano, mentre anche Kagome si abbassava per recuperare arco e frecce. Non poteva usare il Kaze no Kizu, non in mezzo alla mischia! Non ci fu comunque il tempo di fare niente: l'attacco fu fulmineo e aveva uno scopo ben preciso. I soldati e i monaci vennero scagliati in tutte le direzioni. Sango si pose a barriera del corpo di Kohaku ed ebbe la prontezza di spirito di sguainare la katana, non avendo spazio di manovra per lanciare Hiraikotsu. Un tentacolo colpì la barella di Miroku e mandò il monaco, che stava già mettendo mano al rosario, a rotolare sul terreno.

«Miroku!» gridò Sango, facendo un passo verso di lui, combattuta. In quel momento, approfittando del suo attimo di distrazione, un tentacolo fatto di terra sferzò la Cacciatrice con una frustata micidiale, dal basso verso l'alto. Sango fu colpita dalla staffilata, che la ferì al petto spillando sangue e togliendole ogni colore dal viso. Se la ragazza non avesse parato in parte il colpo con la katana, il tentacolo l'avrebbe tagliata in due. Kirara lo morse per spezzarlo, ma dovette farsi indietro con un ruggito di dolore, come se il contatto le avesse aperto delle ulcere in bocca.

«Sango!» gridò Kagome, orripilata, mentre incoccava una freccia. Inuyasha, che aveva visto la scatoletta con le Hoshisaki di Gake roteare in aria, strappata alla sua custode dal colpo, balzò in mezzo alla mischia, sperando di arrivare in tempo. La freccia di Kagome partì e ridusse in polvere il tentacolo che stava per finire la Cacciatrice, un istante prima che Miroku si gettasse sul corpo ferito della ragazza, difendendolo col proprio. Inuyasha riuscì a tagliare a mezz'aria un tentacolo proteso verso la scatoletta, ora in caduta libera, ma ne arrivarono talmente tanti, in un attacco confuso e senza pausa, che finì per perderla di vista.

«State indietro, apro il Foro del Vento!» gridò Miroku.

«Non farlo, qua in giro ci sono le Hoshisaki di Gake!» urlò di rimando Inuyasha, inorridito al pensiero che i tre frammenti potessero finire in corpo al monaco. Improvvisamente com'erano arrivati, i tentacoli si ritirarono nel terreno e scomparvero. Nell'improvviso silenzio, echeggiò la risata maligna di Naraku.

«Grazie per aver tenuto con cura i miei frammenti, gente di En. È giunta l'ora di riprendermeli.»

Davanti agli occhi inorriditi di Inuyasha e compagni, nonché di tutta la truppa scompaginata di En, Naraku sostava ad alcuni metri da terra, sospeso in una bolla dal lieve colore violaceo. Indossava la pelliccia bianca del babbuino, ma il suo viso era scoperto, a mostrare gli occhi rossi e il sogghigno malvagio. Nella sua mano sinistra, sollevata, c'era la scatoletta con le Hoshisaki di Gake.

«Naraku...ti sei ripreso, vedo.» disse tra i denti Inuyasha, reprimendo il gelo che minacciava di assalirlo. Naraku aveva guarito le ferite inflittegli da Junan. I due hanyo si fronteggiavano per la prima volta senza sotterfugi: Inuyasha non aveva mai visto Naraku così in equilibrio, così potente.

«Il fastidio causatomi da Junan era solo provvisorio. Ora sono al di là della tua portata, Inuyasha, e possiedo tutte e sei le Hoshisaki di Gake...funzionanti! Cosa che non si può dire delle vostre, grazie al cuore di ghiaccio di tuo fratello.»

La sua risata sgradevole sottolineò la gravità di quella situazione. Era vero, ora Naraku possedeva tutti i frammenti della Stella di Gake! Kagome incoccò una freccia e spezzò il momento di orrore tirandola dritta su Naraku, furibonda per la ferita inflitta a Sango e per tutto il dolore che, ora lo sapeva, quel dannato aveva portato a lei e a Inuyasha, oltre a una quantità enorme di innocenti. La sua freccia però, fu inglobata e dissolta dalla barriera di Naraku.

«Nessuna delle vostre singole Hoshisaki potrà più ferirmi, sciocca ragazza. - mormorò Naraku, fissandola con uno sguardo di brama e odio che la fece impallidire e riaccese la rabbia di Inuyasha – Kikyo lo avrebbe capito immediatamente.»

«Beh, allora vediamo se due ci riescono! Kaze no Kizu!» esclamò Inuyasha, balzando in aria e tagliando il vento con la lama di Tessaiga, mettendo nel colpo tutto il suo desiderio di distruggere il maledetto nemico. Un caos di lame di vento si abbatté su Naraku, ma Inuyasha seppe di aver fallito prima ancora di toccare di nuovo terra. Naraku si sollevò più in alto, sempre ridendo.

«Soffrite ancora un po'...dimenatevi ancora per qualche tempo, fatemi divertire. - disse, malefico – Guardate morire la Cacciatrice, provate a prevenire il sacrificio del monaco. Coltivate il vostro straziante legame. Sarà un piacere più grande spazzarlo via con la Stella di Gake di nuovo integra!»

«Sarà la tua perversione a distruggerti, Naraku!» gridò Miroku, pallido, stringendo a sé il corpo privo di sensi di Sango.

«Oh, non credo, monaco. Al momento sta per darmi grosse soddisfazioni.- furono le ultime parole dell'hanyo, prima di allontanarsi del tutto – Vado a godermi lo spettacolo di una tigre che atterra un cane. O forse sarà il gatto a sacrificarsi? Qualunque sia il finale, state certi che sarà di mio gradimento.»

Le ultime parole quasi si persero nel vento, mentre la nuova barriera di Naraku lo conduceva lontano, fino a scomparire oltre gli alberi, nella foresta.

«Vostra Altezza...lo seguiamo?» chiese uno dei monaci.

«Non servirebbe. - disse Inuyasha, rauco, passandosi una mano sulla bocca improvvisamente arida – Soccorrete la Cacciatrice, è ferita.»

«Inuyasha...cosa voleva dire Naraku? Se...se il cane è Sesshomaru e il gatto è Anna...chi è questa tigre?» chiese Kagome, sfiorandogli il braccio. Nei suoi occhi c'era il terrore per la sorte della sorella maggiore.

«Temo di averlo capito. - rispose lui, posando per un attimo la propria mano sulla sua – Un brutto incubo che ritorna. Sbrighiamoci a levarci da questo posto, Miroku e Sango hanno bisogno di cure e poi...dovremo parlare. Abbiamo delle decisioni da prendere, non c'è tempo da perdere.»

Nel frattempo, Naraku aveva raggiunto il luogo dove i Saimyosho lo attendevano, reggendo il corpo di Kanna e lo specchio. Sempre con un sorrisetto stampato sul volto crudele, Naraku aprì la scatoletta e ne trasse le tre Hoshisaki, incastonandole nella propria armatura organica mentre gettava via il contenitore. Le sue membra vibrarono per il potere latente dato dalle cinque Hoshisaki riunite, pur se al momento mantenute non attive.

«Manca solo Kagura...ma per adesso mi serve viva.» mormorò, soddisfatto, poi fece un cenno ai Saimyosho e abbassò per un istante la sua nuova barriera per concedere loro di passargli il corpo della bambina yokai. Lo prese in braccio con un gesto che da parte di un altro essere sarebbe parso quasi paterno, ma che in questo caso era esclusivamente pratico. Sollevò infatti Kanna per esaminarla e accertarsi che fosse veramente morta. Non avvertì alcuna aura vitale, come si attendeva. Il fatto che lo specchio fosse stato rotto da Shinsetsu aveva decretato la fine per la sua utile assistente.

«Tornerai a fare da perno ad altri elementi. Niente deve andare sprecato, ormai siamo al traguardo.» mormorò, iniziando a inglobare il piccolo corpo bianco e posandole in grembo lo specchio infranto, poi fece un gesto ai Saimyosho. «Andate dalla Grande Famiglia. Che lascino Soichiro senza freni. È giunta l'ora di spezzare Sesshomaru.»

Seguì con lo sguardo i suoi galoppini che si allontanavano, soddisfatto oltre misura per il modo in cui tutte le tessere stavano finalmente delineando la sua prossima vittoria. Non si curò di osservare Kanna mentre veniva inglobata dal suo multiforme corpo, perciò non si accorse che le piccole dita, tremando, si chiudevano sulla cornice dello specchio. Il Nulla si fece riassorbire senza un lamento, spezzato ma cosciente, mentre Naraku iniziava il suo viaggio verso quella che, ci contava, sarebbe stata la tragica fine delle speranze di En.

   
 
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