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Autore: DhakiraHijikatasouji    03/12/2022    0 recensioni
Brema, anno 1869. Un bambino viene abbandonato al convento e le suore decidono di adottarlo facendolo crescere come una donna, nascondendo a chiunque la sua identità. Questo bambino si chiama Bill (Yasmin al femminile) ed è pieno di vita, cresce con la voglia di scoprire e di viaggiare per il mondo ma è rinchiuso in quella prigione. L'incontro con Tom, un uomo di 24 anni appartenente alla classe borghese, stravolgerà completamente questo equilibrio mandando all'aria il piano delle donne del convento.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Georg Listing, Tom Kaulitz
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg, Triangolo
Capitoli:
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LIB - 2


Quando varcò il portone del convento si sentì esattamente come un coniglietto che era riuscito a saltare nella propria tana appena in tempo, prima che il cacciatore lo sparasse. Il suo cuore batteva a mille, era spaventato e confuso. Attraversò il cortile cercando di dare poco nell'occhio e arrivò in camera sua. Sorprendentemente vi trovò Christel, la quale era davanti allo specchio e si stava pettinando i capelli. Sembrava come se si stesse facendo bella per qualcosa...o forse per qualcuno.

- Bill, ciao!- Si alzò immediatamente dalla sedia con un'insolita felicità che le stava invadendo l'animo. Il moro però non ebbe tempo di farci caso dato che il fiatone non lo stava facendo ragionare. Il suo cervello era invaso da un'emorragia che lo avrebbe portato allo svenimento in questione di secondi. - Ehi, tesoro...tutto a posto?- Christel si accigliò avvicinandosi e ponendogli una mano sulla guancia, esattamente dove l'aveva appoggiata Tom nel momento che si erano... Il moro annuì e basta, allontanandosi dalla porta tremante e cercando un posto per sedersi. Lo trovò sul proprio materasso. - Non si direbbe. E' successo qualcosa?- Gli occhi di Bill denotavano un enorme spavento, come se avesse visto un serpente, il Diavolo arricciato all'albero. Tuttavia non accennava neanche una parola, ma rimaneva ad ansimare in silenzio. - D'accordo, ti porto dell'acqua- Si diresse ad una brocca di porcellana con la quale riempì un bicchiere. Aspettò che Bill ne bevesse un sorso prima di ricominciare a domandare. - Bill, mi stai facendo spaventare così. Vuoi deciderti a confessare?-

- Non riuscirei a dirla neanche al prete una cosa del genere...- Contestò con voce debole, anche perché l'agitazione gli si era spenta tutta insieme.

- Addirittura? Che cosa hai combinato di così tanto grave?- Aveva trasgredito le regole, aveva parlato con un uomo, passato dei momenti con lui che lo avevano portato a commettere un gesto così riprovevole! Il suo cuore batteva tutte le volte che lo vedeva e quando lo pensava improvvisamente stava bene. Il suo corpo e la sua mente per una buona volta non provavano dolore. Questo era il suo peccato, il non sentire alcuna forma di sofferenza. - Mi vuoi rispondere?- Stava cominciando a spazientirsi ed era del tutto naturale. Qualsiasi persona non avrebbe sopportato ulteriormente quel silenzio.

- Io...nella foresta ho...ho incontrato Tom-

- Tom?- Assunse un'espressione confusa. Per un attimo non riusciva a ricordarsi di chi stesse parlando, ma poi, d'un tratto, realizzò. Sgranò gli occhi. - Il parrucchiere?- Bill annuì. - Ma dovrebbe essere proibito l'accesso...- Christel sapeva che in fondo stava dicendo un'assurdità perché nessuno controllava ciò che facevano gli abitati di Brema al riguardo. Chiunque poteva entrare e uscire da quel posto potenzialmente parlando. - Che cosa è accaduto con lui?- Pensava che fosse meglio andare direttamente al sodo, ma fu proprio in quel momento che il moro si silenziò nuovamente, non avendo intenzione di rispondere. - Bill, avete parlato? Ti ha detto delle cose...che ti hanno messo a disagio?- Christel non voleva risultare una persona che era lì per accusarlo, bensì desiderava che Bill comprendesse che il suo unico interesse era capirlo, o almeno provarci. Il moro scosse la testa. Stava iniziando a collaborare. - D'accordo. Allora qual è il problema? Hai paura che la Suora Madre venga a sapere che hai parlato con un uomo? Non è successo niente di grave, anche io ho parlato con Tom l'altro giorno per difenderti...non è che per questo sono stata crocifissa- Tuttavia Bill non era tranquillo e Christel si sentiva un po' impotente, come se tutti i suoi sforzi fossero vani. Le sue parole non stavano sortendo l'effetto sperato. - Oppure...non è questo ciò che ti tormenta, vero?- Il moro deglutì continuando a tenere gli occhi bassi, vergognoso, con le guance ancora rosse. Christel cominciava a dubitare che quel rossore dipendesse dalla fatica della corsa che aveva fatto per arrivare fino alla loro stanza. C'era qualcos'altro sotto. - Bill, che cosa è successo con Tom? Necessito che tu me lo dica, perché non posso aiutarti se...-

- Nessuno può aiutarmi- La interruppe. - Ho commesso un atto di cui mi vergogno...me ne vergogno tanto- Chiuse gli occhi tentando di contenere il nodo alla gola e le lacrime che gli pungevano le palpebre chiedendo di essere liberate. Christel non sapeva come reagire, ma era capace solo di osservarlo con il fiato sospeso.

- Tu...lo hai...?- E quella consapevolezza divenne struggente quando lo vide annuire.

- Sì...io...l'ho baciato- Quella volta fu il turno di Christel nel cadere nel silenzio più totale. Adesso comprendeva che non doveva sminuire ciò che Bill stava provando, che la sua paura era fondata. Aveva davvero commesso un reato. Un bacio.

- Bill...c-come è successo?- Era frastornata da tale notizia. Bill aveva appena ammesso di aver posato le proprie labbra, che sarebbero dovute restare immacolate, su quelle di un'altra persona, e per giunta di un uomo! Christel non immaginava che Bill avesse queste preferenze, credeva che avrebbe potuto innamorarsi, ma di una donna. Ora più che mai aveva realizzato che non l'aveva mai conosciuto realmente. Avrebbe dovuto pensare che Bill era adatto ad essere il suo migliore amico proprio perché non sarebbe potuto essere attratto da lei in nessun modo.

- Non lo so...stavamo...lui è stato così...così gentile e ci stavamo divertendo tanto nel fiume a schizzarci...a ridere...e poi siamo caduti entrambi...ho sentito come una forte pressione sullo stomaco e il mio cuore...non avevo più fiato...e i suoi occhi erano...mi guardavano come non mi aveva mai guardato nessuno...poi è successo- Davanti a quella descrizione, Christel rimase senza parole. Bill si stava esprimendo con un tono e un modo di porsi che l'amica conosceva fin troppo bene. Il moro aveva perso la testa per un uomo, e questo era anche molto più grande di lui. La differenza d'età era quasi palpabile: 10 anni. Decisamente tanti, forse troppi. Ma non era questo che preoccupava Christel, quanto il fatto che Bill era innamorato. Forse ancora non del tutto ma stava iniziando con il piede giusto. Ciò non doveva accadere. Sapeva che non poteva fare il buon samaritano visto che anche lei aveva i suoi peccati e non erano di meno spessore, però ci teneva a Bill e sapeva che il suo non sarebbe stato qualcosa che avrebbero potuto tenere nascosto per molto. Era...diverso.

- Bill, tu non devi più vederlo- Asserì con decisione. Christel avrebbe voluto raccontargli della propria esperienza con Änne ma adesso ci aveva rinunciato siccome il moro avrebbe potuto prenderla come un "tu sì e io no" che li avrebbe portati ad una discussione. Infatti Bill sussultò alle sue parole, come se gli fossero giunte inaspettate. - È troppo pericoloso, non voglio che possa succederti qualcosa a causa di questo- E Bill la capiva solo che...ciò che aveva sentito tutto il tempo che era stato con Tom, tutto ciò che aveva provato in quel bacio...era stato così bello che non avrebbe voluto rinunciarvi.

- Io sono stato felice quando mi hai detto che...eri innamorata di Änne- Abbassò un poco il tono. - Non mi sono opposto-

- E infatti questo mi ha stupita, Bill. Avresti potuto e dovuto opporti-

- Ma tu ci avresti rinunciato? Avresti rinunciato ad Änne per un mio no? Rispondi sinceramente- Adesso era Bill che teneva il gioco in pugno. Christel si stava sentendo con le spalle al muro. Mentire sarebbe stato equivalente a bestemmiare visto che ciò che provava per la ragazza era la cosa più bella che aveva mai sentito in vita sua e non voleva macchiarlo con una menzogna. Sospirò e scosse la testa.

- Probabilmente no. Ma tu Bill...tu non sei nascosto come me, il tuo amore non è qui, bensì là fuori! Come farai a portarlo avanti? È una follia!- Sì, era una pazzia pura, e Bill era ancora troppo incerto sui propri sentimenti per rischiare ma...se non avesse rischiato sentiva che se ne sarebbe pentito a vita perché aveva un'esistenza vuota e solo Tom era riuscito a riempirla di un qualcosa di realmente vivo. Voleva combattere per questo, per la sua libertà, per il benessere della sua anima e del suo cuore.

- È vero, però c'è sempre una foresta là fuori e continueremo a vederci lì-

- Ma a che cosa porterà tutto questo? Per quanto credi che potrà durare?-

- Io voglio andarmene, Christel. Voglio provare a fuggire da questa prigione e se Tom deve essere la mia via di fuga, la coglierò, senza pensarci due volte!- La bionda ci rimase quasi male di queste parole. L'avrebbe abbandonata lì per quell'uomo? Per un uomo che conosceva appena! Per un uomo di dieci anni più grande che aveva esigenze diverse, non quelle di un ragazzino di 14! Il suo cuore aveva fatto crack.

- Allora vai con lui- Il moro la guardò negli occhi di ghiaccio e si accorse che erano diventati improvvisamente vitrei. Solo dopo si rese conto che l'aveva ferita con quelle parole, aveva espresso i suoi desideri troppo ad alta voce.

- Christel...mi dispiace- Ma la ragazza ormai sentiva che non poteva perdonarlo adesso, aveva superato troppo il limite. Voleva solo che le stesse lontano per qualche ora. Così si alzò e se ne andò via sbattendo la porta. Bill sospirò ponendosi entrambe le mani sugli occhi che divennero subito lucidi. Che cosa aveva fatto? Perché aveva dovuto dirle quelle cose? Non aveva per niente dato valore alla loro amicizia ed era naturale che Christel si fosse offesa. Certo, Bill non voleva negare i propri sentimenti per Tom ed era vero che l'unica cosa che desiderava era scappare...ma gli sarebbe dispiaciuto lasciare Christel per sempre. Sperava solo che potesse capire, adesso le ci voleva solo un po' di tempo per assimilare il tutto. Sì, sicuramente sarebbe stato così. Si asciugò le lacrime.

***

Änne stava andando al pozzo per prendere l'acqua quando vide Christel allontanarsi dal dormitorio a grandi falcate. Pareva parecchio irritata, se non furiosa. Lasciò perdere il secchio sul bordo in pietra e corse da lei raggiungendola. Tuttavia la bionda camminava in fretta e non azzardava ad arrestarsi. Forse non l'aveva neanche notata.

- Christel!- Ma niente, continuava ad avanzare, come se avesse la testa completamente altrove. Änne si sentì costretta ad aumentare il passo e a fermarla per la mano. - Christel, fermati!-

- Che c'è!?- La ragazza sussultò non aspettandosi un temperamento così alterato. Aveva sgranato gli occhi e deglutito, quasi spaventata. Non riusciva a riconoscere gli occhi di Christel quando erano infuocati, essendo che non le era mai capitato di vederla in quello stato. Era sconcertante.

- Volevo solo chiederti se fosse tutto a posto...-

- Certo, non potrebbe andare meglio!- Rispose sempre molto arrabbiata, gesticolando esageratamente. Änne non sapeva più che pensare. Non sapeva se chiederle quale fosse effettivamente il problema. Christel però parve accorgersi da sola di star dando uno spettacolo per niente gradevole di sé stessa e finì con il sospirare abbattuta e delusa da sé stessa. - Perdonami...ho avuto una discussione con Yasmin-

- A giudicare dal tuo comportamento deve essere qualcosa di serio stavolta-

- Sì, ma non posso parlarne...con nessuno- Non aveva per niente messo in conto che le sue compagne avrebbero preteso di sapere tutto a vederla in quel modo. Tuttavia, più guardava gli occhi di Änne e più moriva dalla voglia di raccontarle la faccenda per intero, oltre che di gettarsi tra le sue braccia per farsi consolare. Si guardò un istante intorno, poi la prese per mano. - Vieni- La trascinò senza aggiungere nient'altro e la condusse lontana dal cortile così da non essere viste da nessuno. Finirono in una stanzina, di quelle piccole e che servivano solitamente per pregare in santa pace. Era vuota, perciò era perfetta. - Inginocchiati- Änne obbedì e si mise in posizione di preghiera, rivolta verso l'altare. Christel fece altrettanto congiungendo le mani, cosa che Änne imitò subito dopo. - Yasmin...mi ha confessato di aver commesso un grosso errore, ma tu devi promettermi di non raccontarlo in giro- Sussurrò, le tremavano le dita.

- Non ho nessuno con cui parlare- Contestò Änne mantenendo lo stesso tono di voce. Christel sorrise. Era la ragazza perfetta per lei che stava per tradire la sua migliore amica spifferando il suo segreto.

- Lei...ha baciato un uomo- Contrariamente a come si aspettava, la ragazza rimase tranquilla. Non ebbe una reazione scandalistica e non cambiò espressione. Stava ascoltando molto attentamente.

- E' per questo che ti sei arrabbiata?-

- No! Sarei un'ipocrita...- Sospirò. - Mi sono arrabbiata perché...mi ha detto che vuole andarsene via di qui...con lui-

- Oh...- Chinò leggermente il capo, quasi in segno di riflessione.

- Lei è la mia migliore amica da quando eravamo piccole...e poi questo non lo conosce nemmeno! Ha 10 anni in più di lei e dice che può essere la sua via di fuga, che alla prima occasione lascerà questo posto...lascerà me!- Änne sospirò. Aveva la stessa età di Yasmin perciò poteva comprendere questo suo essere sprovveduta e dire cose a cuore aperto, senza ragionare. Certo, lei aveva dovuto crescere in fretta e aveva affrontato un mondo intero prima di giungere lì, mentre Yasmin era il suo esatto opposto: stava cominciando a conoscerlo adesso. - E questo non riesco a sopportarlo, ma non solo per me, ma per lei! Chi le dice che questo sia l'uomo della sua vita!? Chi le dice che andrà tutto bene e che se ne possa andare via senza ripercussioni!?-

- Nessuno- Esalò Änne debolmente interrompendo la sua sfuriata. - Io credo che Yasmin...voglia semplicemente qualcosa di diverso dalla vita. Lei non sopporta più stare qui dentro e non sei tu la causa. Odia l'idea di lasciarti e tu questo lo sai, ma è stanca di ignorare i propri bisogni, ha la ribellione nel sangue- La percezione del mondo di Christel si ribaltò in un istante quando sentì Änne esprimersi in quel modo così chiaro e limpido. Sembrava che si fosse arrabbiata per niente e d'un tratto si sentì così stupida. - Io ti comprendo, Christel, però...immagina se la situazione fosse stata al contrario...anche se spero di essere più che una semplice via di fuga per te- Aggiunse con un mezzo sorriso che si espanse non appena la bionda le afferrò la mano delicatamente.

- Tu conti moltissimo per me- Poi sospirò. - Hai ragione, comunque. Penso che in nessun modo avrei rinunciato a te e alla possibilità di andarmene...credo di essere solamente molto...esageratamente preoccupata per lei-

- E' normale, in fondo avete passato tutta l'infanzia insieme, siete molto legate- Christel si immerse in quei ricordi mentre osservava il crocifisso e annuì con un leggero sorriso che le si stava pian piano formando sul volto. - Adesso ti senti meglio?- Annuì e si sporse un po' con l'intento di abbracciarla, ma si bloccò all'ultimo esitando un po'. Non perché non volesse, ma non aveva per niente prestato attenzione al fatto che qualcuno potesse vederle. Änne però voleva sentirla vicina a sé e si gettò tra le sue braccia respirando il suo odore dolce.

- Meno male ci sei tu- E arrossì un po' quando quelle parole le vennero sussurrate all'orecchio.

- Io ti amo...Christel- Detto sotto ad un crocifisso aveva tutto un altro effetto. Passarono la notte insieme.

***

Dopo quella notte, Christel era tornata nella sua stanza quel pomeriggio, felice come una pasqua e pronta a perdonare qualsiasi cosa a Bill, ma appena spalancò la porta, non lo trovò da nessuna parte. Sussultò, immaginandosi che potesse essere fuggito fuori nuovamente. Scappò all'esterno e vide che il cielo era grigio, delle nuvole previdenti pioggia lo solcavano. Sospirò appoggiandosi ad una colonna e lasciando che il venticello caldo le accarezzasse il velo. Sperava solo che sarebbe andato tutto bene.
Bill stava per fare uno scivolone di quelli numero uno a pochi metri dal portone del convento ma per fortuna si riprese aggrappandosi ad una corteccia d'albero. L'aria era umida e la terra molle. In quei giorni pioviscolava sempre un po' e faceva veramente freddo. Tuttavia non voleva aspettare. Sperava di trovare quell'uomo così da potergli dire che tra loro non doveva esserci più nessun incontro clandestino. Avrebbero dovuto farla finita perché, dopo aver riflettuto sulla conversazione avuta con Christel, aveva appreso il suo errore. Alla fine aveva agito troppo d'istinto e dopo sarebbe stato bene scusarsi con lei. Prima doveva concludere quella faccenda.

- Diamine! Uff...odio la pioggia!- Aveva tutte le scarpe piene di fango ed era una cosa che non sopportava! Lui adorava il sole, gli piaceva sentire la propria pelle scaldata da esso e vedere i raggi che illuminavano ciò che gli stava intorno. Quelle nuvole grigie invece erano proprio tristi e non contribuivano certo ad infondergli il buon umore. Tom avrebbe dovuto trovarsi nella foresta a quell'ora, anche se con il brutto tempo ne dubitava un po'. Beh, in tal caso sarebbe tornato immediatamente indietro e avrebbe riprovato giorni dopo, oppure non si sarebbe fatto più sentire direttamente, anche se questo avrebbe voluto dire rinunciare alla sua piccola libertà. Sospirò esausto da quella camminata che pareva non finire mai. Ma era veramente così lungo il percorso fino al fiume!? O forse stava sbagliando strada...no, era quella giusta. Doveva proseguire solo un altro po' di metri. Si armò di pazienza e riprese il cammino anche se quelle scarpe cominciavano a fargli quasi male. Dopo qualche minuto sentì lo scrociare dell'acqua e, felice, iniziò a correre verso quel rumore. Fortunatamente inchiodò poco prima di precipitare dentro il torrente. Si era veramente ingrossato a causa delle frequenti piogge ed era quasi impressionante. - Wow...- Esclamò estasiato, spostandosi un fastidioso ciuffo di capelli dietro l'orecchio.

- Già, è davvero bello, anche se è necessario stare attenti- Il suo cuore fece un salto e sussultò.

- Oh cielo...siete voi- Si pose una mano sul petto al constatare che era Tom, il quale se ne stava sotto la chioma di un albero a ripararsi dal vento che aveva iniziato a soffiare sempre più forte.

- Mi dispiace di avervi spaventata, venite qui sotto- Bill non se lo fece ripetere due volte e si avvicinò a lui. Tom avrebbe tanto voluto stringerlo tra le proprie braccia ma non si azzardò ad allargarle minimamente. Gli aveva già fatto un torto enorme. Aveva profanato le sue labbra e ciò gli aveva costato una notte insonne e chissà quante da quel giorno in poi...

- Ho freddo...- Ma quando la vide tremare, non vide altra soluzione.

- Posso...?- Fece ben intendere le sue intenzioni e il moro rimase per qualche secondo a riflettere se era giusto o no lasciarsi avvolgere, ma l'ennesimo brivido che gli percorse la spina dorsale lo persuase a non fare il difficile. Annuì e Tom lo abbracciò. Bill chiuse gli occhi. Adesso sì che stava finalmente bene. Non sentiva più il dolore ai piedi e quel freddo era quasi piacevole. Il contrasto con il calore che Tom gli stava infondendo era piacevole. Affondò il viso sul suo petto dato che non arrivava più su e inspirò forte il suo profumo. Solo da quello era capace di intuire le sue nobili origini. Alzò lo sguardo incontrando i suoi occhi e capì che lo stavano osservando già da un po'. - Come mai siete tornata qui...da me?- Era la domanda più difficile alla quale Bill aveva mai dovuto rispondere, in quanto non sapeva se c'era realmente una risposta. Forse era sufficiente dire solo una semplice verità.

- Volevo chiudere definitivamente i miei incontri con voi- Mormorò con il rumore di un piccolo tuono in sottofondo. - Quel bacio...è stato sbagliato, voi lo sapete quanto me- Tom non mutò espressione, ma annuì semplicemente, rimanendo ipnotizzato dai suoi occhi stupendi.

- Mi rendo conto di avervi macchiata di una colpa che non avete e me ne dispiaccio immensamente. Non ho fatto altro che pensarci da quando vi ho lasciata...-

- E' stata colpa di entrambi...anche io l'ho voluto, ho desiderato baciarvi con tutta l'anima- Non sapeva con che coraggio aveva fatto uscire quella confessione ed era consapevole che le sue parole avrebbero incrementato quel sentimento che li stava unendo sempre di più, ma ci teneva che lo sapesse, che non si tormentasse con il senso di colpa. La mano di Tom giunse ad accarezzargli la guancia constatando che aveva sempre quella pelle morbida e delicata, tipica di una ragazza della sua età, ancora bambina per certi versi.

- Sapete perché vi ho baciata?- Bill negò piano con la testa, non staccando gli occhi da lui. - Avete il viso più bello che abbia mai visto in vita mia- Il moro non fu capace di non arrossire. Tom lo stava corteggiando, stava corteggiando una novizia nonostante sapesse che era sbagliato, nonostante si fossero chiesti scusa per il bacio che avevano condiviso, per quel gesto privo di passione e colmo di innocenza. Doveva tornare alla realtà. Si scostò repentinamente da lui e chinò lo sguardo colpevole. Il suo cuore stava provando tantissima sofferenza ed era difficile nasconderla a 14 anni.

- Io...devo dirvi addio, Tom- La sua voce tremava, come se fosse prossima al pianto. Si rese ben presto conto che non sarebbe stato Tom a mancargli, ma le sensazioni che gli stava facendo provare e che gli avrebbe fatto provare per tanto tempo, anche dopo quella dolorosa decisione.

- Sì...lo capisco, anche se mi è difficile accettarlo-

- Allora...addio- Stette per andare via ma un tuono più forte degli altri squarciò il cielo ed iniziò a piovere come mai aveva piovuto in quei giorni. La pioggia divenne così battente che non riusciva a vedere più in là del suo naso! I vestiti gli si appiccicarono velocemente addosso e il freddo iniziò a scorrergli per le vene. Si sarebbe preso una bella influenza, diamine! Si voltò piano. Tom era ancora lì, che lo fissava con la mano appoggiata al tronco, i capelli fradici. Sembrava come se la pioggia dicesse loro che non gli era permesso dividersi. Allora forse qualcuno dalla loro parte c'era, la natura.

- Conosco un posto- Disse e basta. Bill annuì e si fece guidare laddove insinuava ci fosse un luogo che li avrebbe accolti, dove avrebbero potuto ripararsi e asciugarsi. Camminarono per la foresta e sembrava che Tom la conoscesse come le sue tasche. - Prendetemi la mano, è facile perdersi con una pioggia così- Il moro non se lo fece ripetere due volte e meno male, perché con la sua goffaggine, stava più volte rischiando di scivolare. Si sentiva così in imbarazzo quando succedeva perché le mani di Tom lo stringevano più forte e lui si calava facilmente nei panni di un bambino che ancora non sapeva camminare. - Ecco, siamo arrivati- In lontananza distinse una piccola casetta, una capanna così piccola che pareva ci potesse stare solo una persona. Tom si avvicinò alla porticina e la aprì con delle chiavi un po' arrugginite che aveva in tasca. - Entrate, presto- Bill non se lo fece ripetere due volte e si fiondò all'interno. Rimase stupito quando vide che, a discapito di come appariva da fuori, dentro vi era un modesto e ordinato arredamento. C'era un letto di una piazza sola, un caminetto con della cenere e qualche mobile. Niente di più. - Adesso accendo un fuoco, così potete asciugarvi- Si chinò al lato del caminetto raccogliendo dei pezzi di legno che erano accuratamente impilati a piramide. Li gettò dentro il camino e con dei fiammiferi riuscì a ravvivare un piccolo fuoco. Non era molto ma questo era nelle sue capacità. Bill in tutto questo era rimasto lì in piedi, ad osservarlo ipnotizzato, con gli occhi che gli si illuminarono non appena furono colpiti dalla luce della fiamma.

- Questa casa è vostra?-

- In realtà non è di nessuno. L'ho trovata un giorno durante le mie passeggiate e ho pensato bene di arredarla siccome era abbandonata. Addirittura avevano lasciato le chiavi nella serratura, così me ne sono appropriato- Il moro guardò il soffitto coperto da travi di legno perfettamente incastonate tra loro. Era tutto così accogliente...ma aveva ancora molto freddo. - Sarebbe opportuno che vi togliate i vestiti- Sussultò ad una richiesta così improvvisa e a tratti inopportuna.

- Come?-

- Sì...per farli asciugare. Se vi tenete la veste bagnata addosso, potreste beccarvi una bella influenza- Aveva ragione, però...non avrebbe dovuto permettere che Tom vedesse più del suo viso. Era una regola. Tom comprese il suo essere restio al riguardo. - La vostra salute è molto più importante, se mi permettete- Non aggiunse altro ed iniziò a sbottonarsi la camicia rivolto verso il fuoco. Non appena se la tolse, lasciando alla vista la sua schiena nuda, Bill tremò e deglutì. Restò ammaliato dai suoi capelli lunghi, che ancora lasciavano cadere qualche goccia, la quale scorreva per la sua pelle, cavalcando la sua muscolatura. Divenne bordeaux e chinò lo sguardo. Percepiva uno strano calore interno. Che cosa gli stava succedendo? Tom si mise in ginocchio e con un'asta di ferro si mise a spostare un po' la legna per ravvivare il fuoco e vi soffiò sopra. Bill capì che aveva ragione, che se non avesse fatto ciò che gli consigliava, sarebbe potuto andare incontro a conseguenze parecchio gravi, quali appunto l'influenza, o peggio, la polmonite. Così iniziò a spogliarsi. Si tolse prima il velo che aveva sulla testa liberando la sua distesa corvina. Fu proprio in quell'istante che Tom si voltò e si bloccò. Rimasero in silenzio ad osservarsi e Bill percepiva un dolore allo stomaco. Non sapeva che dire, se doveva dire qualcosa! Fu Tom ad alzarsi, ad avvicinarsi piano. A Bill stava mancando il fiato, tanto che non aveva osato sollevare gli occhi sulla sua persona. Li chiuse quando percepì il tocco della sua mano sulla sua guancia ancora fredda. - Siete bellissima- Ed iniziò a sfiorargli i capelli, con le dita, delicatamente. Inutile dire che li stava adorando, contemplando in tutta la loro morbidezza e lunghezza. Il tocco delle sue mani stava facendo sentire Bill così al sicuro nonostante tutto. Era protetto quando era con lui e non sapeva perché diamine doveva rinunciare a tutto quello! Perché doveva rinunciare a ciò che provava, ai propri sentimenti!? Forse un motivo c'era...che Tom non sapeva che in realtà sotto quelle vesti non avrebbe trovato un corpo femminile e questo lo avrebbe turbato. Magari quella poteva essere la sua prova del nove. Se fosse fuggito, non si sarebbero più visti...ma avrebbe anche potuto andare a dirlo in giro. Era un rischio che non sapeva se era pronto a correre. Però...cosa sarebbe successo esattamente se si fosse venuto a sapere della presenza di un uomo all'interno del convento? Forse quel posto avrebbe chiuso oppure...oppure avrebbero punito tutte le suore che avevano mantenuto il segreto...compresa Christel.

- Vi prego- Disse scostandosi dalle sue mani. Quando lo toccava la sua mente si spegneva, come se andasse a dormire tutto d'un tratto e questo non gli piaceva. Non era più in grado di controllare niente di sé stesso ed un enorme disagio lo invadeva...una sensazione strana che non era neanche in grado di spiegare.

- Perdonatemi...- Aveva percepito il suo fastidio, che poi fastidio non era. Era paura. Aveva terribilmente paura di tutto quello che gli stava accadendo intorno: del temporale, del convento e anche di Tom. O forse...temeva i sentimenti che provava in relazione a queste tre cose. Era stanco di soffrire. Sì, perché ovunque si girasse era in grado di vedere solamente dolore e pessimismo. Tutto sarebbe andato male: il temporale avrebbe portato problemi alle persone, il convento a chi teneva più al mondo e Tom a sé stesso.

- Tom...c'è qualcosa che voi non sapete su di me e...-

- Volete dire il vostro nome? In effetti non ho avuto modo di conoscerlo...-

- Yasmin- Lo interruppe con un piccolo sorriso che Tom imitò.

- Yasmin...è davvero un bel nome- Ma quella frase lo fece rincupire un'altra volta. Il suo nome era un altro segreto che ancora non gli aveva svelato. Ma per quanto avrebbe continuato a mentire? Si sentiva terribile...

- Tuttavia non è di questo che voglio parlarvi...io...non so neanche se fidarmi di voi completamente- Pensava fosse meglio aprire il suo cuore e i suoi dubbi a Tom, così che gli fosse tutto più chiaro e che comprendesse meglio questo suo atteggiamento reticente.

- Beh...avete ragione, io non vi ho mai dato modo di...-

- Voi mi avete messo a mio agio, meglio di chiunque altro...però...non so quanto posso contare sulla vostra discrezione, così da potermi aprire e parlare senza avere paura che possiate andare a dirlo ad altre persone. Mi piacerebbe che tutto ciò di cui parliamo rimanesse qui, tra me e voi- Una volta che aveva assimilato quale fosse il dubbio di Yasmin, Tom sorrise sollevato. Temeva qualcosa di più difficile da risolvere e invece si trattava solamente di fiducia. Si sentiva di potergliela concedere.

- Io vi prometto qui e ora, Yasmin, che potete parlare liberamente con me, nessuno verrà a conoscenza di niente, anche perché, se ci pensate, sarebbe deleterio anche per me se venissero a sapere che intrattengo un qualsiasi tipo di relazione con una suora-

- Una novizia, in realtà...non ho ancora preso i voti- Esalò debolmente. - Ma accadrà presto, non appena la Suora Madre mi riterrà pronta...e ci sarà una cerimonia...e a quel punto...il mio cuore apparterrà solamente a Cristo- Gli occhi gli divennero d'un tratto lucidi. Quella prospettiva di vita non gli piaceva per niente, anzi, per lui rappresentava una condanna della sua anima. Non capiva come mai una persona non potesse amare Dio e comunque essere felice...come mai una cosa doveva escludere l'altra per forza? Tom non disse niente, semplicemente gli asciugò l'unica lacrima che ebbe il coraggio di farsi vedere. - Io non voglio- Sussurrò con voce strozzata dal nodo alla gola. - Non voglio- Ripeté. Per Tom era orribile vederlo in quel modo e non sapeva che cosa fare per farlo sentire meglio o convincerlo a dimenticarsi almeno per qualche minuto dell'orrendo destino che lo attendeva.

-E' bene che vi mettiate un po' a letto, sotto le coperte, la vostra pelle è gelida- Bill annuì tirando su con il naso. Stava già iniziando a raffreddarsi. Senza che Tom dovesse ricordarglielo, iniziò quindi a spogliarsi.

- Avete promesso che qualsiasi cosa dirò voi non lo confesserete ad anima viva...vero?-

- Certo, Yasmin. Potete fidarvi di me- Forse quello era il momento di rischiare. Tom gli stava dando il via libera. Continuò quindi a spogliarsi e si tolse tutta la tunica, lasciando scoperto tutto il suo corpo. Solamente l'intimo restò ma il petto piatto era già visibile, completamente esposto a Tom, il quale aveva assunto un'espressione un po' perplessa...poi sconcertata...e poi confusa. Bill cercava di sostenerla senza cedere. Era ora che doveva far vedere il suo coraggio, o dare l'ennesima prova della propria incoscienza. 

- E' necessario che le persone credano che io sia una ragazza...perché mi hanno cresciuta come tale da quando ero in fasce...ma io sono un ragazzo e il mio vero nome è Bill...non Yasmin- Ma poi non ce la fece più e dovette abbassare gli occhi, pronto ad essere sbattuto fuori da quella capanna in tempo zero. - Vi ho mentito e ho lasciato che...che tutto questo accadesse, che voi cadeste nel tranello come chiunque altro...- Gli occhi di Tom erano ancora incerti e lo osservavano senza sapere bene da che parte guardarlo, come una foto che viene rigirata tra le dita più e più volte per appurarne la vera immagine. E quale era la vera immagine di Yasmin? - Ma il punto è che voi non siete "chiunque altro" per me...ed era giusto che, prima di prendere decisioni, io vi raccontassi la verità. Adesso lascio a voi la scelta...se volete gettarmi fuori di qui a calci oppure tenermi al vostro fianco...ma qualsiasi decisione prendiate, ricordate che avete promesso di mantenere il silenzio e che io mi sono fidato di voi- Lo vide deglutire, chinare nuovamente lo sguardo al suolo e riflettere. Il silenzio stava diventando ogni secondo di più sempre più disarmante.

- Mi avete mentito...-

- ...con tutta l'anima- Aggiunse e non per aggravare la propria sensazione, ma perché voleva essere sincero, voleva essere trasparente, un libro aperto che avrebbe raccontato ancora più verità della Bibbia stessa.

- Però...c'è una cosa che non avete messo in conto- Si avvicinò nuovamente, con quei passi lenti che facevano morire il cuore di Bill ogni volta poiché non conosceva le sue intenzioni. - Perché avete dovuto dirmi che in realtà siete un uomo?-

- Perché mentirvi ancora mi faceva stare male...-

- E come mai?- Tom voleva arrivare a qualcosa. Stava indagando nella sua anima più profonda con quegli occhi che tentavano di penetrare i suoi. Già...perché aveva voluto svelare il suo segreto senza lasciare che Tom lo scoprisse da solo? Solamente per una questione di fare ciò che era giusto, o c'era di più?

- Perché...volevo vedere...se mi aveste guardato ancora allo stesso modo- E sperava che comprendesse a che cosa si riferiva. Il sorriso di Tom gli fece capire che sì, aveva compreso, perché si capivano sempre al volo loro due. - Voglio baciarvi ancora- Sussurrò trovando la forza di sollevare lo sguardo su di lui. Questa volta le mani che gli accarezzarono il viso furono due. I suoi occhi però rimasero impauriti, le sue labbra tremavano. Temeva ancora tutte le ripercussioni che questo suo desiderio poteva portare con sé. Però...quando sentì nuovamente la morbidezza delle labbra di Tom sulle sue delicate, quella paura svanì tutta insieme e si lasciò andare in un sospiro. Istintivamente aprì le labbra e lasciò che la sua lingua andasse in cerca della propria, accarezzandola timidamente. Arrossì a quel contatto e i brividi gli percorsero la spina dorsale. Quello non era per niente un bacio innocente perché adesso un po' di Tom era in lui. - Mh...- Percepì le sue braccia avvolgerlo, stringerlo a lui, come a non volerlo più liberare. Stava rimanendo senza ossigeno ma dio...era così piacevole... Quando si separarono, si rese conto di avere gli occhi umidi e il respiro ansimante.

- Voi...avete mai...provato certe cose?-

- Quali cose?-

- Non so come spiegarvelo...è come...come un calore nel corpo...la voglia di...di restare completamente nudi...toccarsi...guardarsi...questo- Ciò che gli stava dicendo era completamente insano, come se si fosse scordato che lui era ancora una novizia nonostante non possedesse il corpo di una donna. Bill non sapeva nemmeno come riconoscere quella sensazione che gli stava chiedendo. Nudo...accarezzare i propri corpi...guardarsi negli occhi...non era ciò che stavano già facendo? Non si era neanche accorto di tutto quello, stava man mano scoprendo qualcosa che gli stava venendo naturale senza che ne avesse una conoscenza a priori. Arrivando a questa conclusione, annuì.

- Ora- Pronunciò lievemente, con quella piccola voce che avrebbe fatto intenerire chiunque. - Adesso, in quest'istante...con te- Con quella frase aveva rotto ogni tipo di barriera che c'era tra loro due. Il "voi" aveva lasciato posto al "tu", quel rispetto che ormai si stavano promettendo senza che fosse necessario dimostrarlo al mondo, senza quelle insulse formalità, perché non aveva senso essere abbracciati, quasi completamente nudi, e continuare a mantenere un distacco.

- Quindi...posso toccarti?- Bill annuì lasciando che Tom si avventasse nuovamente sulle sue labbra.

- Non smettere mai...non smettere mai...- Adorava che lo baciasse in quel modo, che facesse sentire come lo voleva lì, come desiderava la sua presenza. Tom avanzò facendolo così indietreggiare. Bill non capì fino a che le sue gambe non sbatterono contro il materasso e vi cadde sopra. Gli vennero i brividi non appena quelle lenzuola toccarono il suo corpo, i suoi capelli ancora bagnati sparsi sul cuscino. Tom invece era ancora in piedi che lo osservava, come se dentro di lui si stesse combattendo una battaglia tra cuore e ragione. - Ho freddo- Sussurrò e quelle furono le parole che lo convinsero a stendersi insieme a lui, così da potergli infondere del calore. Si riavvicinarono piano e ripresero il contatto con le labbra, prima delicatamente...poi qualcosa dentro di loro stava crescendo, quel calore di cui Tom gli aveva parlato. Forse era il fuoco, ma quell'atmosfera, quell'aria, il rumore della pioggia e del vento all'esterno...era tutto avvolgente. Dopo un po', le loro labbra non ne potevano più. Erano gonfie e rosse per come se le erano divorate. Rimasero così, con gli occhi fissi l'uno in quelli dell'altro, ad accarezzarsi il viso a vicenda, il silenzio ad accompagnarli.

- Sei stupendo- Sussurrò contribuendo a farlo arrossire.

- Davvero non ti ha inorridito minimamente il fatto che io non sia una donna?- Tom negò semplicemente, e quella era una risposta più che sufficiente per Bill. - Prima hai detto che dovevamo essere completamente nudi...-

- Solo se tu vuoi, non devi fare niente che tu non voglia-

- Ma io voglio...- Lo desiderava con tutto sé stesso potersi levare tutto e mostrarsi ad una persona come era realmente, senza mezze misure, senza stare dietro ad alcun tipo di regola. Tom lasciò Bill fare da solo. Il moro si portò le mani ai lembi delle proprie mutande e le abbassò sfilandole dalle proprie gambe. Le gettò poi a terra. Quello fu il momento di imbarazzarsi perché era completamente senza vestiti davanti ad una persona che non era Christel o Kora, le uniche donne che lo avevano visto lì sotto. In un certo senso sperava che Tom non facesse veramente nessun commento, che comprendesse quanto gli stava costando a livello di emozioni farsi vedere veramente, senza veli. Tom semplicemente fece altrettanto, iniziando a slacciarsi la cintura. In poco tempo anche lui fu completamente esposto agli occhi di Bill, il quale adesso percepiva una sorta di...paura, ma non era una paura come tutte le altre, bensì una paura buona. Per questo si avvicinò così tanto a Tom, fino a fare in modo che le loro intimità venissero a contatto, bacino contro bacino. Appena questo successe, un brivido gli percorse la spina dorsale e sospirò senza sapere di cosa. I loro corpi si stavano incastrando perfettamente, come se fossero stati due pezzi di un puzzle a due tessere. Loro erano un'immagine che in quell'istante stava esprimendo una miriade di emozioni.

- Vorrei baciarti...dappertutto- Disse accarezzandogli il fianco sottile. Bill acconsentì con un cenno del capo e lasciò Tom libero di poggiare le sue labbra ovunque sulla sua epidermide irruvidita dai brividi di freddo che ancora avevano possesso sul suo corpo. Iniziò dal suo collo e andò più giù: petto, addome, ventre...ma quando arrivò troppo in basso Bill sussultò.

- Fermati...per favore...- Stava arrivando ad un punto troppo privato e troppo velocemente. Non era ancora pronto perché le sue labbra arrivassero anche lì. Eppure un desiderio stava combattendo per essere liberato, qualcosa che non aveva mai provato prima, qualcosa che gli stava dicendo di crescere, di smetterla di fare il bambino.

- Scusa, non ti ho chiesto se potevo...- Bill scosse la testa, come a dirgli che non importava che si scusasse. Non aveva fatto niente di male. - Bill, te lo voglio dire chiaro e tondo, così che non ci siano fraintendimenti- Tornò su così da poterlo guardare dritto negli occhi. - Voglio fare l'amore con te- Bill sussultò sgranando gli occhi. Che cosa voleva dire quello? Cos'era fare l'amore? Come mai aveva un suono così piacevole e così intimidatorio allo stesso tempo? Abbassò lo sguardo senza sapere che rispondere.

- I-io...non so...non so come...- Odiava non riuscire ad esprimersi ma stava entrando in una sorta di panico ed era orribile tutto ciò. Il suo cuore stava impazzendo, non sapeva che doveva fare!

- Shh...Bill...- Gli accarezzò il viso. - Nessuno ti ha mai detto niente?- Il moro scosse la testa. - Non sai minimamente niente su ciò che stiamo facendo?- Negò di nuovo.

- Io...sto facendo quello che tu mi dici di fare...perché mi piace e voglio continuare ma...al tempo stesso ho paura...- Finalmente Tom comprese come stava veramente la situazione. Bill non conosceva neanche un po' della sfera sessuale, cosa naturale in qualsiasi essere umano, e perciò le sensazioni che provava in quell'istante gli erano tutte nuove, ci stava familiarizzando e correre troppo era per lui sinonimo di un trauma. Doveva dargli tempo di comprendere cosa stava sentendo e perché, oppure insegnarglielo lui.

- Non c'è nulla di cui aver paura...io voglio prendermi cura di te in ogni modo possibile, Bill- Il moro esitò un po' con lo sguardo ma poi trovò la forza di guardarlo e annuì. - Ti insegnerò io come si fa e se tu non vuoi fare una cosa...basta che tu me lo dica, non avere paura di parlare. Sono io- Questa volta Bill rispose con un caldo bacio sulle labbra. Aveva capito che qualsiasi cosa sarebbe accaduta, non avrebbe comportato niente di brutto. Tom riprese da dove si era interrotto e andò giù fino ad arrivare a baciare anche la parte più intima di lui.

- Mh...- Arrossì all'inverosimile, ma ciò che stava provando lo stava facendo pian piano impazzire. Le labbra di Tom sul proprio membro, che lo accarezzavano e lo baciavano...era tutto stupendo. Percepiva il calore scorrere nel proprio sangue e concentrarsi sull'inguine. La sua virilità stava diventando man mano più turgida e stava iniziando ad alzarsi. - Tom...-

- E' tutto normale...tranquillo...vuol dire che ti piace- E non poteva negarlo, tutto quello gli stava piacendo davvero un sacco. Le mani di Tom che lo tenevano per i fianchi, con quella possessione mista a protezione. Le sue labbra che continuavano a baciarlo e la sua lingua che assaggiava la sua pelle delicata. E pian piano il suo cervello si spense completamente, soggiogato dal piacere. Non avendo mai provato tutto quello era difficile controllarlo. Smise di pensare completamente a Christel e al convento, se magari lo stavano cercando, se si erano accorti che stava mancando da ormai un'ora. Non gli importava più di niente perché lui quell'ora la stava passando con Tom, con una persona che per lui era speciale, anche se lo conosceva appena, come diceva Christel. Avrebbe imparato a conoscere Tom con il tempo e sperava di averne ancora tanto con lui.

- Ah...- Sussultò gemendo quando un dito si introdusse in lui. Percepiva un fastidio, un leggero dolore, che però gli stava iniziando a piacere dopo un po'.

- Va bene così?-

- Tom...che cosa stai facendo? Perché...lo hai messo lì dentro?- Chiese trattenendo i gemiti e ansimando.

- Perché è l'unico modo che abbiamo se vogliamo diventare...come una persona sola- Credeva che spiegarglielo in questo modo lo avrebbe reso più facile e interessante, meno doloroso, perché sì, l'amore poteva risultare anche molto doloroso.

- Una persona sola?- Chiese e lo vide annuire.

- Io...devo entrare dentro di te, in tutto e per tutto, capisci?- Cercava di non essere troppo specifico perché non voleva spaventarlo. Desiderava che vedesse la parte bella di ciò che stavano facendo, non quella fisica che comportava un po' di sofferenza. - Devi sentire il mio cuore...batte come il tuo...lo senti?- Gli afferrò la mano poggiandosela sul petto. Bill percepiva quanto andasse veloce e sentiva che il suo batteva allo stesso identico ritmo. Come era possibile tutto ciò? Era come se si fossero...sincronizzati. Il moro si impossessò nuovamente delle sue labbra, poiché quelle erano l'unica cosa che riuscisse a renderlo tranquillo quando si rendeva conto di star impazzendo. - Dimmelo, voglio sentirtelo dire...se è quello che vuoi-

- Sì...voglio essere un tutt'uno con te, Tom- Sorrise e lasciò che Tom continuasse a penetrarlo con le dita, non contenendo i gemiti di dolore che sapeva doveva sopportare se voleva arrivare a ciò che il ragazzo gli aveva detto: unirsi a lui, essere finalmente una persona sola. Poteva davvero essere possibile? Per quanto il piacere gli annebbiasse la vista non perse il momento in cui Tom afferrò il proprio membro con una mano posizionandolo sulla sua apertura. - Devi entrare dentro...con quello?- Il ragazzo annuì semplicemente.

- Può fare un po' male...ma posso ancora fermarmi, posso sempre fermarmi, se me lo chiedi- Il moro scosse la testa ripetendo dei flebili "no".

- Entra...per favore- Divaricò maggiormente le gambe per farglielo capire. - Ti voglio dentro di me- E dopo quelle parole, nessuno dei due seppe che cosa accadde esattamente. Tom iniziò a spingersi in lui osservando con attenzione l'espressione del viso di Bill, che cambiava ad una sempre più dolorosa ma allo stesso tempo carica di piacere. - Ah...- Tratteneva il fiato. - Mh...- E poi lo liberava...così resisteva nel dolore. Strinse Tom forte a sé. - E' questo...essere un tutt'uno?- Chiese.

- Sì...adesso io posseggo una parte di te...e tu hai una parte di me- Rispose con poco fiato, giacché il calore che percepiva era così appagante da rendergli incomprensibile tutto ciò che accadeva intorno a lui.

- Tom, mi sto sentendo...così strano...ho tanto caldo...-

- Anche io...- I capelli ancora umidi non facevano più quell'effetto raggelante. Ora quel bagnato contribuiva a non farli bruciare troppo di passione, poiché dovevano ricordarsi sempre della realtà, del fatto che quello altro non era che un momento di paradiso, del loro paradiso. - ...ma è così che deve essere- Bill si lasciò scappare un sorriso. - Stai bene?- E annuì.

- Sì- Tom non aggiunse nient'altro. Si chinò a baciare il suo collo mentre lentamente iniziò a fare avanti e indietro con il bacino, così ad abituarlo piano a quella presenza. Bill gli gemeva piano nell'orecchio, mugolando quasi come un cucciolo di gatto. Era così piccolo e indifeso tra le sue braccia...aveva un corpo così esile che gli sembrava davvero di star abbracciando un bambino. Quegli attimi passarono in poco tempo ma sembrarono durare all'infinito. Le sensazioni che Bill stava provando nel suo corpo erano veramente troppe e devastanti. I versi che emetteva, il voler dire il suo nome...era tutto così nuovo e bello che non voleva finisse mai. Ma ad un certo punto qualsiasi cosa ne ha una e quando questo accadde, Bill quasi se ne spaventò. Non aveva mai provato una sensazione come quella che lo travolse tutto d'un tratto, su quel letto, tra le braccia di Tom. Sobbalzò un po', gemette più forte e poi...tutto finì improvvisamente. Quando riaprì gli occhi era già tornato alla realtà. Ansimavano guardandosi e con un sorriso sfumato a fior di labbra. Bill buttò la testa all'indietro realizzando ancora la forte sensazione che aveva avuto e sentì del bagnato sulla propria pancia e dentro di sé. Era stato tutto così animale...così naturale. Poco tempo dopo si ritrovarono Bill steso su Tom, con la testa appoggiata sul suo petto, lasciando che gli accarezzasse i capelli. Entrambi con espressioni serie in volto, pensanti...quasi distanti da lì. Si stavano pentendo di quello che era successo? Tom aveva paura di averlo condannato per sempre e anche di aver condannato sé stesso. Aver fatto l'amore con Bill, averlo visto crescere tutto in una volta...avergli insegnato a disobbedire...era giusto? Bill invece stava appunto pensando ai momenti vissuti poco prima, a ciò che aveva provato e se era seriamente disposto a rinunciarvi per sempre, ma sussultò forte nel momento che un fulmine cadde vicino alla loro casa rilasciando un tuono simile ad una bomba. Si strinse a Tom come un bambino in cerca di protezione. E forse non era proprio questo? Aveva appena fatto l'amore con un uomo di 24 anni...e Tom aveva fatto l'amore con un bambino di 14...e si stavano innamorando entrambi.

***

Giorni dopo, Tom si ritrovava nel proprio salone. Era l'orario di chiusura, perciò tutti i dipendenti se ne erano andati e lui stava finendo di rimettere un po' in ordine. Non voleva mai che i suoi clienti dovessero lamentarsi, anche della cosa più piccola. Tuttavia non riusciva ad essere puntiglioso come suo solito, ma agli occhi di un esterno sarebbe apparso abbastanza svogliato e poco collaborativo. Non poteva evitare di pensare a quel pomeriggio piovoso che aveva vissuto con Bill, alle varie cose che aveva scoperto e soprattutto a ciò che avevano fatto, a quell'atto segreto che avrebbero dovuto mantenere nascosto se non volevano morire. La società avrebbe provveduto al loro sterminio, senza guardarli in faccia, senza neanche provare a vedere il sentimento che li univa e che giorno dopo giorno stava crescendo sempre di più. Poteva ancora sentire la pelle morbida di Bill sotto le sue labbra, come se ancora la stesse accarezzando. Il calore del fuoco che avevano acceso, la luce fievole che emanava, il lino delle lenzuola che li avvolgeva...tutte quelle piccole cose che avevano reso quel momento magico e in qualche modo perfetto. Ricordava la voce di Bill, le cose che gli aveva detto, i suoi deboli ansimi, i piccoli gemiti, quasi vergognosi...le sue guance rosse. Ancora non riusciva a capacitarsi che, nonostante avesse scoperto che il moro possedesse un corpo diverso da quello che si immaginava, lo aveva accettato come se non gli avesse detto nulla di così importante. Lui in quell'istante voleva Bill, qualsiasi tipo di corpo avesse avuto...voleva quel viso, quegli occhi, quelle labbra. Nient'altro era importante. Però avevano commesso un errore imperdonabile agli occhi di Dio e degli uomini. Erano due persone che non dovevano stare insieme. Bill sarebbe dovuto rimanere puro, immacolato, vergine...e invece lo aveva rovinato e questo gli provocava dolore, poiché era contento di ciò che avevano fatto. Gli aveva deteriorato la vita, letteralmente. Si ricordava ancora quando, dopo che la pioggia si era calmata, avevano percepito in lontananza le campane del convento che suonavano le 18:00, orario di cena. Bill aveva sussultato, aveva mormorato uno "scusa, devo andare", e si era rivestito in fretta per poi scappare via senza dovergli più neanche una parola. Lui non ci era rimasto male, in fondo...chiunque avrebbe reagito in quel modo. Bill era spaventato adesso, aveva realizzato il proprio errore, ma al tempo stesso lo stava ancora elaborando chiedendosi come era possibile che si fosse lasciato così andare. Non aveva proprio vergogna. Non c'era limite alla sua sfacciataggine e alla sua trasgressione. Ogni scusa era buona per uscire dagli schemi che gli avevano imposto fin dalla nascita. Si passò una mano sugli occhi sospirando. Non sarebbe più dovuto accadere. Tom doveva allontanarsi necessariamente da Bill o questo avrebbe portato a guai molto seri. Ma anche il solo pensiero gli provocava un'enorme angoscia...

DIN DON!

Sussultò non appena il rumore fastidioso del campanello interruppe i suoi pensieri. Sbuffò e lasciò perdere la scopa da una parte. Andò alla porta pulendosi le mani con uno straccio e poi aprì. Davanti a lui Heidi e il generale Klum, in piedi come due statue. Tom pensò immediatamente che erano venuti a discorrere del matrimonio e stava per chiudere loro la porta in faccia, dato che non ne voleva sapere proprio niente e non aveva la benché minima voglia di mettersi a ragionare su quello. Desiderava solo poter andare a casa sua e stare tranquillo, immerso nelle proprie meditazioni.

- Buonasera, Tom- Iniziò l'uomo, con la sua voce imponente, così come la sua corporatura e il suo comportamento, eretto come un pezzo di legno.

- Buonasera, generale- Heidi non aveva per niente un'espressione contenta sul volto. Stava al fianco di suo padre con le mani nelle mani. Si guardava un po' attorno come se non riuscisse ad incontrare il suo sguardo, esattamente come una bambina che aveva paura di un possibile rimprovero e così facendo pensava di evitarlo in vano. - Volete entrare? E' piuttosto freddo fuori...-

- Non è necessario. Siamo venuti qui per consegnare questa lettera- Il generale tirò fuori dalla tasca un pezzo di carta giallognolo. - E' una lettera di convocazione al servizio militare- Tom la afferrò con un po' di titubanza, con le mani che la sfioravano quasi con timore. - Ci ha impiegato più del previsto ad arrivare perché mia figlia non voleva, così è per questo che sono venuto personalmente. Buonanotte- E così dicendo, se ne andò senza aspettare una risposta. Beh, il generale aveva fornito anche fin troppe spiegazioni. Tom avrebbe dovuto iniziare il servizio militare qualche anno fa, ma la lettera di convocazione non lo aveva mai raggiunto...e non immaginava che la causa di questo fosse stata proprio Heidi. Ecco il perché della sua espressione dispiaciuta. Sapeva che era un duro incarico e che le prove di resistenza lì erano veramente molto dure...però Tom era contento di questo, perché voleva mettersi alla prova e non vivere nella bambagia. Essere militare lo avrebbe accomunato a tutti gli altri uomini, sia poveri che ricchi, ed inoltre avrebbe fatto servizio per la propria patria. Annuì osservando quella lettera. Adesso doveva solo trovare una maniera di chiudere il negozio, oppure trovare qualcuno tra i suoi dipendenti al quale affidarlo durante la sua dipartita. Chiuse la porta.

***

- E poi il generale Klum se n'è andato con sua figlia, che sicuramente vorrà seguire Tom in questa impresa- Christel finì di raccontare ciò che aveva visto quando era andata insieme al parroco a casa della signora Fischer, alla quale stava morendo il marito e necessitava di una benedizione. Si era appostata al lato del negozio di Tom ad origliare la conversazione e aveva scoperto che doveva partire per il servizio militare. Era scappata immediatamente da Bill a dirglielo. Il moro stava seduto sul materasso e la osservava come se gli stesse parlando in una lingua straniera. Ora che ci pensava era un bel po' che era assente con la mente. - Mi stai ascoltando?-

- Sì...mi hai appena detto che Tom deve partire per il servizio militare...ma...non capisco, perché me lo hai detto? A me non dovrebbe importare...-

- Ma ti importa, Bill- Certe volte Christel era la rappresentazione della sua coscienza, altre volte faceva la parte razionale, quella che gli diceva di non commettere sciocchezze. Logicamente il moro non poté non alterarsi.

- No, Christel! E poi scusa...tu non dovresti distogliermi da tutto questo!?-

- E' vero, dovrei...se non mi sentissi un'ipocrita!- La ragazza sospirò. - Bill, io e Änne abbiamo...ci stiamo vedendo di nascosto, esattamente come avete fatto tu e Tom. Ho capito che le nostre situazioni sono simili e come tu sostieni me, io dovrei sostenere te-

- Non c'è niente da sostenere, Christel- Si alzò dal materasso, voltandosi per non guardarla negli occhi. Davvero non c'era niente? - Io e Tom...abbiamo commesso un errore, ce ne siamo resi conto entrambi...- O almeno era quello che sperava. - ...ed è meglio se tra noi non ci sia più alcun contatto. Io devo andare avanti con la mia vita e Tom con la sua. E poi a te Tom non è mai piaciuto- Christel sbuffò una risata.

- Come?-

- Sì, dici che è troppo grande per me-

- Beh, è vero! Lui è un uomo e tu un ragazzino! Però...però ti tormenta il cuore e quando una persona ti tormenta il cuore...è segno che c'è qualcosa di più...e con Tom è così e tu lo sai- Bill sospirò. C'era molto di più in gioco. A Tom non aveva solo concesso il permesso di tormentargli l'anima, ma anche quello di possedere il suo corpo. Aveva tutto di lui...erano diventati un tutt'uno, una persona sola...avevano condiviso un momento che li aveva segnati per sempre. Bill si sentiva ancora sporco. Non riusciva più ad andare in giro, a messa, e sentirsi come prima. Era come se stesse mantenendo uno segreto vile...e non era questo ciò che stava facendo? Ma perché un segreto vile doveva essere così bello?

- Sì...lo so bene- Ammise. - E' da giorni che non faccio altro che pensarci-

- A lui?-

- A noi, Christel!- Si voltò. - Non faccio altro che pensare alle sue braccia che mi stringono, a come mi sono sentito! A ciò che potremmo realmente essere se io non fossi rinchiuso qui dentro! A...all'amore stupendo che potremmo vivere...- Esalò debolmente realizzando ciò che aveva appena detto e una lacrima abbandonò i suoi occhi.

- Bill...-

- Comunque devo rinunciarvi...perché mi sono rovinato con le mie stesse mani, amica mia- Scoppiò in lacrime cadendo in ginocchio. Non riusciva più a tenersi quel peso nel petto, doveva dirlo a qualcuno, sennò aveva paura che sarebbe impazzito. Christel si mise giù con lui, così da essere alla sua stessa altezza. Lo prese tra le braccia per consolarlo e gli accarezzò i capelli neri, ora liberi dato che indossava una semplice vestaglia da notte.

- Bill, c'è qualcosa che mi stai nascondendo...non è così?-

- Sì, è vero...-

- Me lo dici?- Sembrava tranquilla ma temeva la risposta che l'amico le avrebbe dato. Se lo faceva piangere in quel modo sicuramente non era qualcosa di poco conto. - E' stato Tom a dirti di non volerti più vedere e tu ci sei rimasto male?-

- No...io...e lui abbiamo...ci siamo messi in un letto insieme...senza vestiti...e poi lui...è entrato dentro di me e...- Da "ci siamo messi in un letto insieme" le braccia di Christel si erano irrigidite notevolmente, invece all' "è stato dentro di me" avevano completamente perso la forza.

- Bill...vuoi dire che...avete fatto l'amore?- Il moro annuì dopo qualche secondo, piano. Christel però, per quanto fosse sorpresa, non riuscì a reagire in quel modo che forse anche Bill si sarebbe aspettato da lei, in quanto non era estranea a quel tipo di peccato. - E' questo ciò che ti tormenta? Il fatto di aver ceduto il tuo corpo...la tua verginità...a qualcuno?-

- A qualcuno che non posso amare- Lo sentiva singhiozzare sulla sua spalla e questo la feriva più di qualsiasi altra cosa, perché ora lo capiva più che mai. Anche lei, poche notti fa, aveva fatto l'amore con Änne. Era entrata dentro di lei a modo suo e poi il contrario. Per loro era stato un gioco, un divertimento, un atto che li aveva fatte stare bene...ma per Bill era stato un trauma. Aveva provato delle sensazioni completamente nuove e adesso tremava come un cucciolo tra le sue braccia, spaventato dal mondo esterno e dal proprio interno. - E adesso lui parte...parte, va lontano...ed io...resto qui- E questa consapevolezza era orribile da sopportare. Tom sarebbe stato lontano da lui chissà quanti chilometri e non poteva sperare di rivederlo o comunque confortarsi con il pensiero che stava al di là della foresta. - Non voglio tenerlo incatenato a me...ma...-

- Ma vorresti...-

- Sì- Era un pensiero egoista che non aveva mai fatto, perché Tom non rappresentava solamente una via di fuga per lui adesso. Da quando aveva fatto l'amore con lui, i suoi sentimenti si erano come triplicati. Il suo cuore adesso aveva un nuovo lucchetto, una nuova prigionia...ma per la prima volta era contento di trovarsi in gabbia. - Io...devo andare con lui-

***

- No, non se ne parla- Immaginava che la reazione della Suora Madre sarebbe stata quella, ma aveva voluto tentare. - Yasmin, mi stai chiedendo di farti partire per andare a rifugiarti in un posto con soli uomini!-

- Rifugiarmi? Non ho mai usato quella parola, Madre- Iniziò ad irritarsi, anche se poteva essere vero...stava utilizzando delle scuse solamente per scappare e andare a "rifugiarsi" in un luogo di soli uomini, ma non gli interessavano gli uomini a lui...solo uno di loro, unico e importante.

- Comunque no. Sei troppo giovane ed inoltre non sei ancora una suora, non capisco che cosa ci andresti a fare-

- Ad aiutare nelle confessioni. Nel nostro esercito ci sono tantissimi giovani e il prete prima di confessarli tutti ci metterà almeno un giorno!-

- Sì, ma non puoi in alcun modo dare l'assoluzione ed inoltre tutto ciò che viene detto nelle confessioni non può essere rivelato ad anima viva e tu parli troppo per i miei gusti-

- Madre, mi dovete dare la possibilità di crescere! Fate che qualcuno mi accompagni, se mi ritenete troppo inesperta, ma vi prego!- Congiunse le mani al petto e la donna mai aveva visto occhi così supplicanti. Come mai Yasmin teneva così tanto a mettere un piede fuori da quel luogo? D'accordo, il desiderio di libertà poteva essere grande ma una volta che le aveva spiattellato un no in faccia più volte...come mai continuava ad insistere? Cosa c'era al di là di quelle mura?

- Yasmin...il tuo insistere mi sta facendo andare sui nervi...-

- Lo so! Non vi sono mai andata a genio come persona, nonostante ancora, dopo tutti questi anni, io non sappia che accidenti vi ho fatto! Perché mi trattate in questo modo!? Solo perché sono diversa!?- Iniziò a tremare e a piangere lacrime calde. Era stanco di tutto questo ed era disposto a combattere con ogni mezzo ed ogni accusa possibile, a costo di sembrare scortese e inopportuno, a costo di rimetterci.

- Ti prego di tacere...-

- No! Mi dovete dire perché, Madre! Se fosse stata Christel a chiedervelo, l'avreste mandata senza problemi! Perché io no? A causa del mio corpo? E' quello il problema?- La Suora Madre sospirò. - Nessuno lo verrà a sapere, ve lo giuro...ma vi prego...non siate così cattiva con me...non ho fatto niente per meritarlo- Bill credeva fermamente che ci fosse del buono in quella donna, per quante discussioni avesse tenuto con lei nell'arco della sua breve vita. In fondo pensava che in tutti ci fosse del buono e che la sua ingenuità non aveva limiti. La Suora Madre si portò due dita alle palpebre sospirando, come abbattuta. Il silenzio era palpabile e solo il ticchettio dell'orologio a pendolo era udibile.

- D'accordo...puoi andare- Bill sussultò.

- Veramente?- E lei annuì.

- Sì, ma a patto che ti faccia accompagnare da una persona affidabile...ad esempio...mh...che ne pensi di Änne?- Bill non rimuginò neanche due volte su questo che annuì energicamente. La sua compagnia gli era molto gradita, solo che poi gli balenò alla testa l'idea che avrebbe abbandonato Christel, lasciandola senza nessuno che le facesse effettivamente compagnia...ma ormai era tardi.

- Va bene, è deciso, verrà Änne con te. Adesso vai a preparare la tua roba e di' a Änne di fare altrettanto. Partirete domani mattina all'alba per l'accampamento- Il moro era così entusiasta che non riuscì a contenerla e si chinò con un enorme sorriso stampato sul volto.

- Grazie infinite!- E scappò fuori. Tuttavia la Suora Madre voleva vederci chiaramente in questa faccenda. Yasmin stava combinando qualcosa e quel qualcosa non le piaceva per niente.

***

- Eccoci, siamo arrivati- Il cocchiere fermò la carrozza aprendo successivamente lo sportello. Prima scese il prete, successivamente Bill ed Änne aiutati dall'uomo che porse loro gentilmente una mano. - Venite, vi faccio strada- Erano in una zona di campagna logicamente, molto isolata da Brema. In effetti, il viaggio era stato stancante, considerando che molti dei soldati erano giunti in treno. Bill però era felice nonostante gli insetti, un po' di fango e l'odore di sterco. Era libero diamine! Quanto bello poteva essere il mondo? La natura poi...quella era ineguagliabile. Si perse ad osservare la distesa verde ben curata e pure Änne lo fece accanto a lui. Per lei tutto questo non era nuovo ma poteva comprendere la sensazione di essere fuori da quelle mura almeno per un giorno, anche solo per un attimo. - Bello, vero? Questo campo è di proprietà del generale Klum-

- Il generale Klum?- Chiese Bill riprendendo il passo così da poter stare dietro all'uomo ed ascoltarlo.

- Sì. Lui è qui insieme a sua figlia, Heidi. Lei gestisce il lavoro nei campi mentre il padre si occupa dell'esercito. Hanno entrambi delle menti geniali quando si tratta di comandare, a mio parere. Nessuno osa contraddirli e chiunque dica loro di no è destinato ad una brutta fine- Vedendo la serietà sul volto di Bill scoppiò a ridere. - Sto scherzando, sorella, il mio è un modo di dire! Il generale è un brav'uomo e sua figlia...beh, non la conosco bene di carattere, ma è una bella ragazza, raffinata...sofisticata- Tutto ciò che Bill non era. Bill non aveva una bellezza normale, ma era truccata dal diavolo. I suoi capelli neri erano ricoperti di cenere infernale, Heidi li aveva dorati come una santa; i suoi occhi erano scuri, quelli di Heidi erano verdi...erano completamente due opposti. Lui veniva da non si sapeva dove, non era a conoscenza delle sue origini, mentre Heidi era di buona famiglia, benestante. Non poteva eguagliarla in alcun modo. - Che cosa avete, sorella? Vi siete rattristata...- Änne si voltò, accorgendosi solo in quell'istante dell'espressione di Bill, persa in qualcosa di indefinito.

- No, non è niente...solo pensieri-Nessuno aggiunse più una parola fino a che non si avvicinarono alla struttura. Era un edificio a pianta rettangolare, bianco, con finestre vecchie. Pareva una prigione o un manicomio. Accanto c'era una piccola cappella, niente di più. Il suo Tom si trovava lì da quelle parti? Deglutì. Chissà quale sarebbe stata la sua reazione appena lo avrebbe visto...sarebbe stato felice? Oppure lo avrebbe voluto cacciare via?

- Vi porto dal generale. In questo momento starà allenando gli uomini, ma vi sarà ben lieto di darvi il suo benvenuto- Aggirarono la struttura finendo sul retro, dove si estendeva un grande piano di terra compatta. Sopra di essa vi erano delle costruzioni, quali pali per la resistenza delle braccia, muri per l'arrampicata, una rete tenuta bassa per strisciarvi sotto e quant'altro...tutto nel minor tempo possibile. Bill rimase ad occhi sgranati a vedere quei gruppi di uomini compiere tutto il percorso in meno di un minuto. Tom... - Ecco, il generale- Il cocchiere indicò l'uomo che stava lì in piedi a braccia conserte a visionare il tutto e tuonava ai soldati di muoversi e altre parole poco gentili. Si avvicinarono con una certa cautela. - Generale Klum...mi dispiace interromperla, ma ci tenevo a presentarle Don Folker, Suor Änne e Sorella Yasmin- L'uomo rivolse loro un sorriso di benvenuto, mantenendo la posizione eretta. Allungò solo una mano, così da poterla stringere a tutti e tre. Yasmin lo fece con un po' di timore. Sinceramente gli incuteva un po' di soggezione. Era un uomo davvero alto e imponente, con i baffi e i capelli brizzolati e uno sguardo capace di pietrificare, peggio della Gorgone di Medusa.

- E' un piacere avervi qui. Ho fatto preparare le vostre stanze nella cappella, così che possiate stare in un luogo separato da questi animali- Ridacchiò leggermente, seguito solo dal cocchiere nella propria ilarità.

- Mi sembrano dei ragazzi molto capaci- Osservò Don Folker, con un sorriso sereno stampato sul volto.

- Non si faccia ingannare dalle apparenze, hanno ancora molto da imparare- Naturalmente, da buon generale quale era, non poteva di certo ammettere che quei ragazzi stavano facendo anche l'impossibile pur di riuscire in quel percorso spaccaossa. - Oh, è arrivata anche mia figlia- Heidi si stava avvicinando, vestita con dei pantaloni color militare e una camicia bianca molto raffinata, esattamente come era lei. Indossava inoltre degli stivali neri con un piccolo tacco, così da non sporcarsi con tutto quel fango. Sembrava una cavallerizza. Bill guardò la sua veste nera e macchiata un po' di terra verso i suoi piedi. Si morse il labbro inferiore vergognoso. Era orrendo...

- Buongiorno, padre-

- Buongiorno, Heidi. Questi sono Don Folker, suor Änne e suor Yasmin. Staranno con noi per un po'-

- Ancora voi- Logicamente Heidi non aveva potuto fare a meno di fissare i propri occhi su Bill dopo aver stretto la mano al parroco. Il moro stava cercando di sostenere il suo sguardo nonostante si sentisse molto inferiore a lei. Heidi era una ragazza con belle curve, un buon profumo e con un viso disegnato...mentre lui altro non era che un ragazzino vuoto di tutto e pieno di problemi. Tom non aveva potuto davvero rinunciare ad una donna come Heidi per stare con lui. Che lo avesse preso in giro?

- Vi conoscete di già?- Si intromise il padre.

- Beh, più o meno. Suor Yasmin era al mercato ed è accidentalmente andata a sbattere addosso al mio promesso sposo- Promesso sposo? Bill quasi non aveva più aria per parlare. Aveva appena detto...promesso sposo? Voleva dire che...lei e Tom si sarebbero presto uniti in matrimonio? - Ma l'ho ovviamente perdonata, naturalmente non l'ha fatto apposta- Non era per niente vero, l'aveva sgridata davanti a tutti con una scenata a dir poco mediocre! Bill aggrottò leggermente le sopracciglia a quel ricordo ma mantenne la bocca serrata perché non gli era permesso attaccare una signorina di alto rango.

- Il vostro promesso sposo?- Si intromise Änne. - E per caso si trova qui?- Padre e figlia annuirono voltandosi per osservare laddove sarebbe dovuto essere Tom. Bill alzò quindi la testa seguendo i loro occhi e lo trovò che stava eseguendo degli addominali a terra con l'aiuto di un altro ragazzo che gli stava reggendo le gambe tenendogliele ben piantate al suolo.

- E' uno dei migliori- Osservò il generale. - D'altronde non avrei mai potuto concedere a mia figlia di sposare una persona mediocre, voi mi capite- Allora era veramente tutto deciso. Bill adesso non c'entrava più niente...vero? Eppure non riusciva a staccare gli occhi da lui, dai suoi capelli legati scompostamente, alcuni appiccicati al viso per il sudore, dai suoi occhi concentrati e sofferenti. Poteva sentire il suo respiro ansimante e il suo cuore battere all'impazzata per l'enorme sforzo. Riusciva a percepire anche solo il dolore del suo addome, i muscoli indolenziti bruciare, oppure era il suo stomaco che si era improvvisamente annodato. Heidi si era accorta del suo sguardo e ciò non gli piaceva proprio per niente. La irritava da morire la sua presenza, perché aveva notato fin da subito l'intrallazzo che c'era tra quella suorina e Tom. Allontanandola da lui stava solamente facendo un favore a tutti, e così sarebbe successo. - Soldati, ALT!- Tuonò suo padre e tutti gli uomini si fermarono improvvisamente. - IN FORMAZIONE!- Si radunarono tutti senza perdere tempo, ritti in piedi, in file composte da pari uomini. Il generale iniziò a camminare davanti alla prima fila, osservando tutti negli occhi, inchiodandoli al loro posto. - Tornate ai vostri dormitori, fate una doccia e preparatevi per la confessione! A vostra disposizione Don Folker, suor Änne e suor Yasmin! Mi raccomando, siate gentiluomini! Queste donne sono serve di Dio, e come tali non avete il permesso di esagerare, né con le parole né con i pensieri! MI SONO SPIEGATO BENE!?-

- SISSIGNORE!- Risposero tutti in coro.

- Bene! Adesso ANDATE!- Si sciolsero tutti dalla formazione...tutti eccetto uno. Bill riuscì a vedere Tom in mezzo alla mischia e a quanto pareva anche lui era riuscito a vederlo. Lo stava osservando con un'espressione indecifrabile, come sorpreso di vederlo, ma allo stesso tempo preoccupato ed affranto. Oppure l'affranto faceva parte di Bill. Deglutì senza sapere che dire, se dire effettivamente qualcosa.

- Yasmin, non dovreste andare anche voi?- Chiese Heidi interrompendo quegli sguardi. Bill sbatté le palpebre, come se si fosse ripreso da una visione, dirigendo gli occhi su di lei che lo osservava con un sorriso finto e forzato. Annuì e basta per poi andarsene raggiungendo Änne e il prete, sentendo Heidi che gridava il nome di Tom correndo da lui come se dovesse gettarsi tra le sue braccia. Sì...forse era giusto così. Se ne sarebbe andato il prima possibile, anche fingendo indisposizione se necessario, e avrebbe dimenticato Tom per sempre.

***

- Sorella Yasmin, c'è qualche problema?- Chiese Don Folker non appena fece uscire l'ennesimo soldato dopo la confessione. Bill poteva ascoltare essendo una quasi suora ma doveva essere capace di mantenere il segreto di ciò che sentiva, anche se non gli interessava proprio. Non aveva nessuno al quale raccontare ciò che i soldati confessavano e poi...e poi non l'avrebbe fatto proprio perché non era da lui. Aveva sentito di uomini che avevano ucciso, stuprato, tradito le loro mogli addirittura...eppure non gliene importava. Lui non poteva salvare il mondo. Così se ne era rimasto a sedere accanto al prete mentre Änne si occupava di dire ai soldati quando potevano accedere alla stanza confessionale. Tuttavia l'espressione di Bill, così seria e persa, aveva attirato l'attenzione del parroco, il quale si sarebbe aspettato qualche reazione da parte del moro a tutto ciò che aveva sentito, soprattutto data la sua giovane età...e invece niente.

- Mi posso confessare con voi?- Esalò debolmente.

- Certo che potete...appena avrò finito con questi uomini sarò pronto ad ascoltarvi- Sulla bocca di Bill un sorriso di cortesia prese forma, il quale si spense non appena udì la porta aprirsi...e vide proprio l'ultima persona che avrebbe voluto davanti a lui. Tom rimase fermo sulla soglia qualche istante prima di chiudere la porta e prendere posto a capotavola. Bill chinò lo sguardo, sperando così di non indurlo a guardarlo.

- Buongiorno-

- Buongiorno. Posso chiedervi il vostro nome?-

- Tom- Quel maledetto nome...

- Bene, Tom. Facciamo il segno della croce: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, amen-

- Amen- Anche Bill dovette eseguirlo, nonostante non credesse veramente al proprio pentimento.

- Sono qui ad ascoltarvi- Tom rimase per qualche secondo in silenzio, con le mani sul piano freddo del tavolo, le dita che si rigiravano tra loro. Bill adesso aveva paura delle parole che avrebbe pronunciato. E se...avesse parlato di loro due?

- Ho peccato, Padre...ma non so...se riuscirò a pentirmi di questo-

- Ditemi, figliolo. Troveremo insieme la strada per il pentimento. Dio è disposto ad accogliere anche i dubbiosi, la sua misericordia è grande- Ma sarebbe stata abbastanza grande per non punire un amore come il loro? Tom si morse il labbro inferiore tentando di non guardare Bill, di non cercarlo con gli occhi e soprattutto con il cuore.

- Ho mentito...ho infranto l'ottavo comandamento. Avete saputo delle nozze che il generale Klum ha intenzione di organizzare con sua figlia...è così perché ho cercato di allontanarmi da una persona...da una donna che non posso amare...e così ho mentito, dicendo di essere pronto a fare un passo come quello del matrimonio...ma non c'è alcun tipo di amore che lega me e Heidi...io sono ancora...io amo quella persona- Il cuore di Bill fece un salto e le lacrime punsero i suoi occhi, i quali divennero lucidi nel giro di niente. Deglutì...non poteva piangere. Erano in due a tenere in equilibrio quel sentimento, non gli era permesso di cedere. Però non sapeva se essere felice o triste. Era una condanna piacevole quella che stavano vivendo. Tom aveva appena confessato davanti ad un prete di amare una novizia, di amare lui.

- Come mai avete dovuto mentire?-

- Perché...la donna che amo è una novizia...una ragazza dolce e...ed è un ingiustizia che Dio impedisca questi sentimenti perché...se voi lo aveste provato, Padre, potreste capire il mio desiderio...tutte le volte che incrocio il suo sguardo o penso a lei, anche solo le ore spese pensando a lei! Il fatto che non mangi più perché mi basta la sua presenza o il suo ricordo a nutrirmi...e volerla stringere tra le mie braccia, dirle che...che in qualche modo andrà tutto bene...ma mentirei di nuovo perché so che io e lei non potremo mai essere totalmente liberi e felici- Ma non ce la fece. Dopo quelle parole, una lacrima sfuggì al suo controllo andando ad infrangersi sulla sua veste. Cercava disperatamente di non produrre il minimo rumore, di non singhiozzare, ma non sapeva per quanto avrebbe potuto resistere. Il resto fu abbastanza veloce, Tom pronunciò tutto l'atto di dolore essendo costretto a pentirsi per tutto, nonostante sapeva di star ancora mentendo a Dio. Pensava "Io amo Bill e non me ne pento" ad ogni parola che pronunciava e quando se ne andò, Bill si sentì come se lo avessero legato ad un cappio e qualcuno lo avesse improvvisamente tirato giù liberando le sue vie respiratorie.

- Perdonatemi, Padre. Vado nelle mie stanze...non mi sento bene- Si alzò senza aggiungere altro e uscì. L'uomo comprese da solo che non ci sarebbe stata nessuna confessione da parte di Yasmin in quanto aveva notato quella lacrima e aveva capito in che genere di guaio si erano cacciati entrambi.
Bill sbatté la porta della propria stanza gridando tutto il suo dolore all'interno del cuscino e scoppiando a piangere disperatamente. Continuava a ripetere "Vi prego, perdonatemi! Io lo amo! Lo amo!" e a lui non era concesso di mentire.

***

- Tom, sei proprio fortunato! Se potessi sposare io una donna come quella!- E certi commenti alla mensa si sprecavano. Tom non ne poteva più di sentirli...però quella volta i suoi compagni avevano deciso di cambiare repertorio.

- So che il generale ha detto di non esagerare con le parole, ma tanto non è qui e non credo di essere stato l'unico a pensare a quelle due suore che sono venute qui oggi- Commentò un altro. Tom strinse la mollica di pane nel pugno trattenendo il fiato.

- Quella nerina è carina, ma personalmente preferisco quell'altra. Sembra una bambola di porcellana- Ma lo sapevano che stavano facendo certe osservazioni su ragazzine di 14 anni? Tom però non poteva rimproverare loro questo visto che avevano più o meno la stessa età a quel tavolo e lui aveva fatto ben di più di queste osservazioni. Tuttavia anche la sua sopportazione aveva un limite. Sbatté una mano sul tavolo facendo sussultare e zittire mezza stanza. Si alzò in piedi con occhi a dir poco furiosi.

- Come vi permettete!? Voi non dovreste neanche guardare una serva di Dio e tantomeno osare fare certi commenti!- I tre soldati rimasero lì ad osservarlo con un sorriso di burla stampato sul volto.

- Lo dici solamente perché hai una donna come Heidi da sposare e ormai ti consideri come un figlio per il generale ma sai una cosa, Tom?- Anche quello che aveva parlato si alzò ponendo il viso a due centimetri dal suo. - Non sei nessuno e spero che tu te lo ricordi mentre te la scopi. Con l'autostima che ti ritrovi, sono sicuro che Heidi non avrà una vita sessuale tanto soddisfacente- E alcune persone ridacchiarono, ma Tom non voleva farsi sotterrare da certe insinuazioni. Non doveva cedere alla rabbia. - E riguardo le osservazioni sulle suore...non sono l'unico a pensare che se quelle non fossero serve di dio, molto probabilmente...- E a quel punto, Tom non ce la fece più. Il pensiero di Bill toccato dalle mani di un altro uomo e soprattutto di uno così viscido, lo fece esplodere! Sganciò un pugno in faccia a quello stronzo e lo fece volare qualche metro più indietro, addosso al tavolo accanto. Quello ovviamente non si fece mettere i piedi in testa e si gettò addosso a Tom con tutta la sua forza spedendolo al suolo. Iniziò una vera e propria lotta, pugni da tutte le parti, spinte, insulti e quant'altro. C'era chi incoraggiava e chi aveva l'idea di fermarli ma non si muoveva dal proprio posto. Ad un certo punto però un ragazzo si mise in mezzo e riuscì miracolosamente a dividerli. Fu solo a quel punto che un terzo concluse l'opera prendendo per le spalle il biondo che aveva provocato Tom.

- CHE FAI, GEORG!?- Urlò quello al primo che li aveva separati.

- Direi anche basta!- Si rivolse poi a Tom. - Vieni, via di qui!- Lo afferrò per un braccio tirandolo via e fermando la sua furia. - NON NE VALE LA PENA, PIANTALA DI AGITARTI!- E fu solo in quell'istante che il ragazzo percepì il suo grido e stoppò i propri movimenti. Si diressero in infermeria e Georg prese le cose per curarlo, come cotone e disinfettante per le piccole ferite. - Ma dico, devi essere veramente impazzito! Che ti importa se fanno commenti sulle suore o sulle donne!? Non sei l'eroe di nessuno, Tom!-

- Hanno fatto commenti sulla mia di donna...- E sapeva lui a chi si stava riferendo. Georg non rispose, sospirò e basta iniziando a prendere il cotone e il disinfettante per curare le sue ferite.

- Comunque io sono Georg, la persona che ti ha appena salvato la vita- Tom sorrise capendo che stava sdrammatizzando.

- Ed io sono Tom, semplicemente Tom-

- Piacere di conoscerti Semplicemente Tom-

***

Non aveva mai creduto che l'amore potesse essere così forte fino a che non si era ritrovato tra le braccia di Tom, pietosamente vestito di quella sporca tuta militare che aveva soffiato dalla lavanderia. Si era presentato al dormitorio e aveva evitato un paio di persone che si stavano preparando per andare a letto. Successivamente, quando le luci si spensero, si era imbucato dentro in cerca del letto di Tom. Era abbastanza bravo nell'essere silenzioso e non farsi sentire da anima viva quando voleva. Infatti nessuno si svegliò. Appena trovò il letto di Tom lo vide che dormiva profondamente. Si chinò e gli soffiò delicatamente nell'orecchio. Come previsto, Tom si destò immediatamente, quasi di soprassalto.

- Shh- Sussurrò portandosi un dito alle labbra. Anche solo da quel soffio Tom riconobbe chi era. Il suo profumo era inconfondibile, lo avrebbe riconosciuto tra mille. Quella figura poi si alzò e se ne andò via. Naturalmente voleva essere seguita. Cercando di fare il minor rumore possibile, scese dal proprio letto e uscì dai dormitori. Andò totalmente all'esterno dell'edificio e rabbrividì siccome faceva piuttosto freddo e lui era vestito solamente di un pantalone e di una canottiera che lasciava in evidenza le braccia muscolose. Gli si accapponò la pelle.

- Bill- Bisbigliò, sperando che lo sentisse.

- Sono qui- Si voltò di scatto e lo vide che si affacciava dal muro laterale della struttura. Lo raggiunse e si fece prendere per mano.

- Dove mi stai portando?- Bill non rispose semplicemente e attraversarono il campo in silenzio. Arrivarono quindi alla carrozza che il cocchiere aveva lasciato priva di cavalli, così che nessuno avrebbe potuto rubarla anche volendo. Tuttavia non era chiusa a chiave. Bill aprì lo sportello ed invitò Tom a salire con lui. Appena lì dentro, si tolse il berretto lasciando cadere la distesa corvina sulle sue spalle. - Bill, sei matto? Hai rischiato da morire!- Ma il moro si era gettato immediatamente tra le sue braccia e la paura era sfumata via come niente tutta d'un tratto.

- Per un attimo ho creduto che avessi scelto davvero di sposare Heidi- Tom rimase bloccato da quelle parole, ma si lasciò andare ricambiando l'abbraccio.

- Non è stata una scelta facile...tu lo sai-

- Allora la sposerai-

- Bill...- Lo allontanò a malincuore da sé. - Io voglio te-

- Io brucio per te!- Insinuò con occhi decisi. - Non si tratta di volerti e basta, Tom! Si tratta che non posso pensare ad una vita senza di te, una vita senza vederti, starti vicino e parlarti, scambiarci libri e pasticcini...baciarti e fare l'amore- Aggiunse con un soffio di voce, rubata dal pudore. - L'idea che tu sposerai un'altra...è una cosa che mi distrugge, ma sarò pronto ad accettarlo se ciò ti renderà felice...ma so che tu soffrirai ogni giorno e questa idea mi fa impazzire!- Scosse la testa cercando di scacciare le lacrime che comunque si liberarono senza dargli retta. Tom gli prese il viso tra le mani asciugandogliele.

- Era questo che volevi dirmi?- Sorrise teneramente. Bill soffriva per lui, per il suo destino, non solo per il proprio. Soffriva per il loro amore, soffrivano entrambi, ma sapere di essere insieme in quello era già una forza.

- E che ho una terribile voglia di diventare una persona sola con te...qui, adesso- Dopo quelle parole, non ci fu ragione che tenesse. Le loro labbra vennero immediatamente a contatto e tutti i vestiti sparirono come se non ci fossero mai stati, come se non ci fosse stata mai nessuna barriera a dividerli. Tom baciò ogni punto della pelle di Bill, senza tralasciare niente. Con le mani lo accarezzò ovunque e ci fu anche il momento delle lacrime. Piansero una volta che Tom fu in lui perché l'idea che quella sarebbe stata l'ultima notte, che mancavano pochi minuti e si sarebbero dovuti dire addio per sempre, era struggente. Perciò si tennero stretti fino all'ultimo, riparandosi dal freddo, sospirando, gemendo, lamentandosi e urlando. Le loro emozioni parvero non avere più un senso in quella carrozza. Erano solo terribilmente felici di essere insieme e tristi perché non lo sarebbero stati più per il resto della vita. Ma perché un amore come il loro doveva finire? Dio non diceva che era sbagliato amare. E tra sospiri sempre più crescenti vennero entrambi, respirandosi uno nella bocca dell'altro. Mai momento era stato più perfetto. - Vorrei che ci uccidessero ora...che ci trovassero così e ci uccidessero- Gli accarezzò delicatamente il viso, spostandogli le ciocche che gli erano ricadute in avanti a causa del movimento. - Moriresti con me adesso?- Tom era ancora ansimante e non sapeva se quei discorsi erano ciò che avrebbe voluto sentire dalle labbra di Bill, ma si rese ben presto conto che era una disperazione giusta, fondata, perché quello era un addio. Così annuì e si chinò per dargli un ultimo bacio. Poi Bill sentì nuovamente freddo. Riaprì gli occhi e scoprì di trovarsi solo, nudo, all'interno di una carrozza, in una notte di Novembre.

***

- Andiamo, Yasmin!- Änne lo chiamò a gran voce agitando il braccio per farsi vedere. Bill era molto stanco quella mattina. Arrancava verso la carrozza con la propria valigia e le occhiaie sotto gli occhi. Aveva confessato ad Änne di volersene andare per indisposizione e lei non aveva perso occasione per offrirgli la sua compagnia, visto che moriva dalla voglia di rivedere Christel. Il parroco non aveva avuto per niente da ridire, poteva cavarsela da solo dopotutto. E poi, avendo compreso la situazione nascosta dietro alla venuta di Yasmin, favoriva la sua partenza come nessun altro. Era giusto così, in modo tale che non dovesse più soffrire. - Vieni, dai a me- Gli prese il bagaglio per caricarlo sul retro della carrozza insieme al proprio.

- Ci siete?- Domandò il cocchiere già a bordo. Änne salì subito aspettando Bill, il quale, sul gradino, si voltò un'ultima volta indietro. C'erano il generale e Heidi a salutarli e poté notare il suo sorrisino che cercava malamente di nascondere. Aveva vinto, avrebbe vinto sempre. Salì nella carrozza e sbatté lo sportello. Il suono degli zoccoli dei cavalli gli fece capire che stava tornando nella propria prigione, dove era giusto che stesse.

   
 
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