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Autore: Dreamer47    05/12/2022    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
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HUNTER'S LEGACIES
Capitolo 24.
(II PARTE)


Il cuore le si strinse forte nel petto e l'ennesimo urlo di dolore corse lungo la sua gola: Lucifer non aveva smesso di torturarla con i suoi poteri neanche per un momento, riducendola quasi senza voce per quanto avesse urlato in quelle lunghe ore. O giorni.
Abby aveva perso la cognizione del tempo da quando Lucifer l'avesse legata in quella stanza, tenendole le braccia legate a delle pesanti catene che partissero dal soffitto, in modo tale da tenerla sempre in piedi e lasciandole le gambe a penzolone.
Tutto ciò che Abby sentiva era solamente puro dolore, ogni qualvolta la lama di Lucifer le trafiggesse il ventre e fosse sul punto di morire dissanguata.
Ma proprio un attimo prima di perdere conoscenza e sprofondare nel mare dell'incoscienza, Abby tornava tutta intera e senza più una ferita, pronta per essere torturata un'altra volta.
La ragazza prese fiato e sollevò lo sguardo verso di lui in quella stanza buia e fredda, illuminata solamente da numerose candele che impuzzavano l'aria. Mosse lentamente le braccia per provare per l'ennesima volta a liberarsi, ma non ebbe più forze e lo guardò con aria stanca e dolorante.
"È questo il tuo grande piano? Torturarmi quasi fino a morire per poi risanarmi e ricominciare?".
Lucifer rise di gusto e si alzò dal suo trono insanguinato dal quale la stava guardando, avvicinandosi a lei con aria quasi di ammirazione e le prese il viso fra le mani, facendole male e sentendola gemere appena. "Io non ti sto risanando: sei tu che ti rigeneri".
Abby aggrottò le sopracciglia debolmente e sospirò lentamente, stringendo i pugni e cercando di scostare il viso dalla sua carezza poco gradita e con freddezza disse: "No, non è possibile".
Lucifer rise ancora e si morse il labbro tradendo un po' di nervosismo: non voleva perdere tempo con quella ragazza, avrebbe dovuto indurre Sam a dire di si per poter dare il via alla battaglia finale dato che sentiva che suo fratello Micheal si fosse impossessato di Adam, il suo secondo tramite.
Ma non riusciva a fare a meno di passare tutto il suo tempo in compagnia di Abby, perché guardarla soffrire lo eccitava troppo rendendolo euforico, anche se la vera motivazione che lo spingesse a torturarla in quel modo fosse un'altra.
Fece brillare i suoi occhi di un rosso scintillante ed Abby iniziò nuovamente a gridare quando Lucifer esercitò la sua presa invisibile su di lei, serrando gli occhi e contorcendosi su se stessa per quando possibile.
Lucifer mollò la presa su di lei e scosse la testa, voltandosi nuovamente verso il suo trono e sedendosi mentre la osservava soffrire e gemere forte.
Abby si forzò di tornare a respirare in maniera regolare, mentre del sangue continuò a grondarle dalla bocca finendo rovinosamente contro il pavimento; lo guardò nuovamente negli occhi e sospirò, mentre sentiva ogni parte di lei far male. Anche se incredibile per molti, anche essere torturata faceva parte del suo piano.
Abby sapeva ancora cosa stesse facendo.
Guardò nei suoi occhi scuri e divertiti dalla sua sofferenza ed Abby iniziò a ridere di gusto scuotendo la testa. "So che non mi stai torturando per il gusto di farlo, so che stai facendo. E so anche che non sta funzionando, : non farai tornare Syria così. Dovresti accettare la fine della nostra relazione".
Lucifer sgranò gli occhi ascoltando attentamente le sue parole ed in un primo momento fu tentato di infliggerle più dolore, ma presto il suo volto di rilassò un un grosso sorriso, puntando un dito verso di lei e ridendo di gusto, avanzando verso di lei con aria vittoriosa, iniziando a girarle attorno per osservarla meglio. "Sta funzionando invece: solo Syria mi chiamava così, solo Syria riusciva a guarire in quel modo dalle ferite, e sto riuscendo a riportarla indietro!".
Abby aggrottò le sopracciglia e lo guardò con aria sorpresa, ignorando per un momento il dolore al suo corpo, e guardò il diavolo dritto negli occhi con aria compiaciuta perché aveva finalmente capito. "Tu non volevi ucciderla, vero? Quel giorno quando tu e Micheal vi siete scontrati per la prima volta: tu sapevi che anche se lui l'avesse colpita, sarebbe tornata indietro anche se in fin di vita perché poteva guarire. Tu non volevi metterla in pericolo, perché tu l'amavi. Ma non sapevi che tuo fratello avrebbe mirato dritto al cuore, giusto Lù?".
Lucifer abbassò lo sguardo per un istante, deglutendo a fatica mentre le immagini di più di mille anni prima, quando l'umanità fosse ancora al suo esordio, iniziarono a scorrere nella sua mente in modo disordinato. Lucifer non aveva mai amato nessuno in quel modo, a parte suo Padre, e da quel momento non amò mai più nessun altro.
Ma nonostante fosse una semplice umana, Syria riusciva a capire ciò che Lucifer avesse davvero dentro e ciò che avrebbe potuto offrirle: Lucifer aveva reso la sua anima immortale, aveva fatto sì che continuasse a reincarnarsi con la speranza che risorgesse sempre più cattiva, fino al punto di riuscire a liberarlo dalla gabbia in cui i suoi fratelli lo avessero rinchiuso; ma Syria doveva essere finita nelle mani di qualche buon samaritano che le avesse insegnato solamente il bene.
Per questo motivo Lucifer stava impiegando così tanto tempo per risvegliare quella parte sopita della sua anima.
La guardò negli occhi e le sfiorò il viso, questa volta con delicatezza, e le rivolse uno sguardo serio. "È vero, è come dici tu. Io l'amavo, le ho dato tutto di me, ma lei mi ha tradito con il mio stesso fratello. Io amavo Micheal, amavo mio Padre, ma amavo anche Syria. E loro me l'hanno portata via per sempre".
Abby non avrebbe voluto provare compassione per il diavolo: pensava ancora che quella di Lucifer fosse una stronzata e che si fosse meritato di marcire nella gabbia per tutto quel tempo perché era un mostro, ed era consapevole che quella sarebbe potuta essere solamente una menzogna montata ad arte per raggiungere il suo scopo. Ma Abby aveva anche la sua parte da recitare per raggiungere il suo obiettivo, così si lasciò sfuggire delle lacrime, che ricoprirono il suo volto mentre la mano di Lucifer ancora le sfiorava la guancia.
"Stai piangendo?". Lucifer dischiuse la bocca e le afferrò il viso più saldamente, sollevandolo con forza e guardandola con aria incredula mentre studiava i suoi occhi.
E poi lo vide: lo sguardo di Syria, quello di cui si fosse innamorato più di mille anni prima e per cui avesse infranto le Leggi di suo Padre che vietavano le relazione fra umani ed angeli.
Abby lo guardò con aria dolorante ma felice mentre ancora le lacrime le scendessero dal viso, stretto nella sua presa, e notò gli occhi di Lucifer divenire increduli. "Hai mantenuto la tua promessa, Lù. Ci sei riuscito: mi hai riportata indietro".
"Syria?".
La gola gli si chiuse e per un istante Lucifer dimenticò di essere stato liberato sulla terra per un motivo più grande, dimenticò che avrebbe dovuto uccidere angeli e uccidere Micheal, e si fermò a guardarla, mentre riconosceva gli occhi dell'unico amore che avesse mai amato.
La vide annuire mentre accennava un debole sorriso dolorante e non ci pensò un momento di più dal liberarla dalle catene con un gesto della mano, afferrandola saldamente fra le braccia per non farla cadere.
Impossibilitata a muoversi, Abby che si fingeva Syria si aggrappò alle sua braccia mentre Lucifer la stringeva a sé e la guardava con un sorriso felice sul volto.
Non ci mise molto prima di chinare il viso su quello della ragazza, unendo le labbra alle sue per baciarla con una delicatezza che Abby non si aspettasse e che le fece venire i brividi per tutta la schiena.
Avrebbe preferito lasciarsi morire o essere torturata per sempre che baciare un mostro come Lucifer, ma purtroppo anche quello faceva parte del rituale per rinchiuderlo per sempre.
Ricambiò il bacio in maniera sempre più profonda, mentre sentiva Lucifer cingerle i fianchi con delicatezza, e sentí il suo corpo guarire sotto il potere angelico del diavolo; si distaccò e lo guardò con un grosso sorriso dolce sul viso, lo stesso che avesse visto indossare a Syria nelle sue visioni quando Pamela l'avesse ipnotizzata.
"Mi dispiace così tanto, Lù. Io non volevo, non volevo che succedesse tutto questo, io volevo solamente la pace fra te e i tuoi fratelli. Io..".
Lucifer sentí il cuore sopito da millenni risvegliarsi mentre la teneva stretta e dopo aver visto le lacrime scivolare sul viso di Sirya, ed annullò la distanza con un bacio a fior di labbra e la fece tacere, per poi guardarla con un sorriso dispiaciuto sul viso. "Non è colpa tua, Micheal riesce ad entrare nella testa delle persone e ti ha confuso. Ma l'importante è che adesso tu sia con me, di nuovo insieme".
Abby annuí e gli strinse le braccia al collo, mentre sentiva le sue mani sui suoi fianchi e dovette trattenere un conato di vomito, che le risalí immediatamente dopo aver baciato il diavolo.
Mentre lo guardava negli occhi fingendosi chi in realtà non fosse, Abby poteva solamente pensare che sarebbe riuscita a portare a termine il piano a tutti costi, liberando i due Winchester e l'intero pianeta per sempre dall'influenza di Lucifer.

 
 
 
"Promettimi che smetterai di cacciare e che vivrai una vita normale, Dean".
Dean si era voltato verso il fratello minore seduto accanto a sé in auto, mentre sfrecciavano insieme verso Detroit. Aveva ascoltato le sue parole, ma era ancora troppo arrabbiato e pieno di un dolore che non era ancora pronto ad ammettere a sé stesso.
"Abby è morta, Sam! Tu lo sarai presto! Come puoi pensare che..".
"Promettimelo Dean! Io so chi sei realmente e non sei più un cacciatore, non sei un killer: hai bisogno di qualcuno che si prenda cura di te e di cui prenderti cura. Ho visto come ti sei comportato con Abby, ho visto quanto hai desiderato avere una vita normale insieme a lei. Troverai qualcunaltro oppure no, ma voglio che tu abbia un lavoro normale, una casa, le bollette da pagare e che tu faccia a gara con i i vicini per chi è il migliore al barbecue! Ma devi promettermelo Dean. Fallo per me, fallo per Abby".
Dean non aveva mai saputo resistere allo sguardo speranzoso ed innocente di suo fratello.
E nonostante il suo cuore fosse spezzato ed era destinato a distruggersi ancora di più, Dean abbassò lo sguardo e contro ogni logica si era ritrovato ad annuire.
"Te lo prometto, Sammy".
 
Dean osservò Sam bere quel sangue demoniaco che conservassero nel portabagagli dell'Impala, svuotando bidone dopo bidone, cercando di rinforzarsi il più possibile per sfidare il diavolo e vincere.
Nel frattempo Castiel aveva percepito un flebile potere differente nelle vicinanze e si era momentaneamente assentato, nonostante i cacciatori gli avessero detto di non farlo: sparì in un battito di ali e seguí quel potere nello spazio, fino a trovarsi a poca distanza da dove si trovasse in precedenza, proprio davanti l'auto di Abby abbandonata sul ciglio della strada che conducesse all'entrata di Detroit.
Si avvicinò lentamente ed in silenzio all'auto, quando scorse dentro l'abitacolo una figura che conosceva bene: Anael.
L'angelo con indosso il solito vestito rosa cipria si mosse in avanti nel piccolo abitacolo della macchina, gesticolando vistosamente per richiamare l'attenzione di Castiel che la guardasse perplessa. "Castiel, che fai lì impalato? Aiutami!".
Senza curarsi che ci fosse una maniglia perfettamente funzionante, l'angelo staccò dall'esterno lo sportello nella sua totalità gettandolo malamente a terra ed invitò Anael a scendere dalla vettura con un gesto del capo.
Quasi non capí quando Anael scosse la testa ed alzò gli occhi al cielo, mostrandogli che fosse trattenuta all'interno con una magia enocchiana. "Abby ha reso la sua auto una trappola angelica: non posso uscire se non spezzi il sigillo".
Castiel parve capire solamente dopo quella spiegazione e appoggiò una mano sulla fiancata dell'auto, sussurrando delle strane parole in enocchiano e lasciando un'impronta sulla carrozzeria che si ammaccò sotto la sua pressione.
Quando i due angeli si scambiarono un'occhiata, Anael si sentí più sicura ed accennò un sorriso. Si mosse silenziosamente e sospirò di felicità quando riuscì ad uscire dalla vettura senza provare il male fisico che quel sigillo imponesse.
Guardò Castiel con aria agitata e preoccupata, facendosi più vicino a lui. "Dov'è Abby? Che le è successo?".
 
 
La ragazza sospirò rumorosamente e cercò di mantenere la calma quando sotto i suoi occhi impotenti Lucifer iniziò a torturare ed a uccidere in maniera fin troppo brutale il demone che avesse davanti, senza curarsi che il fumo nero si trovasse dentro un contenitore, un povero disgraziato umano che era stato posseduto e che adesso era morto insieme a lui.
Abby stava in piedi con la mano poggiata sulla spalliera del trono su cui sedesse Lucifero e rimase proprio alle sue spalle in silenzio; non aveva ancora ben chiaro come avrebbe portato a termine il suo rituale senza farsi scoprire, ma sapeva di doverci riuscire.
Così Abby aspettò che Lucifer finisse di divertirsi e di uccidere parte dei suoi sudditi solamente per accrescere il proprio ego e per soddisfazione personale, e fece un passo avanti fino a raggiungerlo: lo guardò con aria maliziosa e gli afferrò le mani, spingendolo ad alzarsi e a seguirla in un'altra stanza che avesse adocchiato prima.
"Dove mi vuoi portare, Syria?".
Ma la ragazza non rispose a parole e subito annullò la distanza con un bacio passionale, portandosi le sue mani sui suoi fianchi e cingendogli il collo con le braccia. Aprí gli occhi e lo guardò con un sorriso sincero, sfiorandogli la guancia. "Mi sei mancato davvero tanto, Lù. Non chiedermi di aspettare oltre, non posso. Dobbiamo completare il rituale che ci renderà una cosa sola: qualsiasi sia il mio destino, sarà anche il tuo. E questo è un vantaggio per te: nessun cacciatore oserà fare del male a te, se vorrà dire ferire me".
Lucifer ascoltò le sue frasi e strinse la presa su di lei, prendendo il grosso sorriso sul volto della donna davanti a sé come una prova della sua lealtà.
Abby aveva usato un tono sicuro di sé, fin troppo seducente e delizioso che qualsiasi creatura umana e non, non avrebbe saputo come resisterle.
Lucifer sorrise maliziosamente e le sfiorò il viso con dolcezza, per poi afferrarla con forza e decisione.
La spinse contro la parete, immobilizzandole le mani dai polsi e ridacchiando molto perché in fondo la lussuria e la passione lo aveva unito a Syria già molto tempo prima. "Io so cosa vuoi da me, amore".
"Allora dammelo".
La voce di Abby fu quasi un sussurrò che tradì parzialmente la reale paura che provasse: voleva fermare Lucifer ed era disposta a sacrificare se stessa per salvare il pianeta e le persone che amava. Ma era terrorizzata all'idea che la sua vita si sarebbe conclusa con quell'atto orribile: alla fine della storia, l'inferno o il paradiso l'avrebbe presa e sarebbe finito tutto per sempre.
Nessuna reincarnazione, nessun'altra possibilità.
Sentí le sue labbra muoversi sul suo collo e le sue braccia afferrarla saldamente per caricarsela addosso, mentre Abby si guardava attorno per capire dove Lucifer la stesse portando, quando lo vide entrare dentro una stanza: letto a baldacchino, candele accese, mobilio conoscente.
La ragazza si fermò ed accennò un sorriso, riconoscendo il modo con cui si fosse impegnato per ricreare esattamente la stanza di Syria per non farla sentire a disagio una volta recuperata.
Quando Lucifer la fece scendere e rilassò la sua presa, Abby lo guardò ed accennò un sorriso più sicuro quando lo vide estrarre dalla sua manica un grosso pugnale ed afferrare una coppa in ottone dall'aria antica.
Lo vide esercitare pressione sul proprio polso con la punta del pugnale affilato e subito la pelle si aprì come se fosse fatta di butto; il sangue colò copioso e scivolò all'interno della coppa d'ottone.
Quando fu il suo turno, Lucifer impiegò molta delicatezza nel praticarle la stessa incisione sul polso destro. Quando anche il suo sangue entrò nella coppa e si mischiò con quello già presente, Abby sollevò lo sguardo verso Lucifer, mentre lui le guariva il taglio con un semplice tocco.
Questa parte del piano non era più in suo potere: il rituale poteva essere completato soltanto da una creatura con tutto il potere malvagio che potesse avere Lucifer, rendendo Abby una semplice spettatrice.
La guardò con uno sguardo che trasudasse tutto l'amore che potesse provare e presto Lucifer chiuse gli occhi ed iniziò a recitare un'antica litania in una lingua che Abby non conosceva.
Tutto ad un tratto, attorno a sé si alzò un vento che le fece scompigliare i lunghi capelli lisci ed Abby sentí il piccolo tavolo situato vicino alla finestra infrangersi al suolo insieme a dei bicchieri, creando un gran baccano che però venne sovrastato dalla voce di Lucifer che continuava a recitare il rituale.
Le luci tremarono per dei lunghi istanti mentre la superficie del sangue contenuto nella ciotola iniziò ad incresparsi, formando delle vere e proprie bolle.
Abby sgranò gli occhi, ma in fretta nascose la sua espressione titubante quando Lucifer aprì gli occhi e smise di parlare, sorridendole in silenzio.
"Abbiamo quasi finito: dobbiamo entrambi bere il nostro sangue unito dalla magia e poi saremo una cosa sola". Lucifer le si avvicinò ancora di più, sollevando una mano per sfiorarle il viso e scostarle i capelli dietro l'orecchio: il suo entusiasmo e la sua felicità erano fin troppo palpabili.
Era elettrizzato all'idea di avere di nuovo la sua Syria, colei per cui avesse combattuto e colei che avesse amato sopra ogni cosa.
Abby si sforzò di sorridere ad annuì, allungando le mani per afferrare la coppa dalle sua mani per bere dei lunghi sorsi e completare finalmente il suo rituale, ma Lucifer lo allontanò di qualche centimetro mentre la guardava negli occhi.
"Inizierò io". La sua voce era perentoria e fredda e, nonostante Abby sapesse che Lucifer amasse davvero Syria e non le avrebbe mai fatto del male, quel tono le fece paura, perché la ragazza sapeva quando lui fosse in realtà egoista e manipolatore, incapace di amare davvero.
Annuì alle sue parole e lo osservò farle un cenno del capo, per poi portassi la coppa alle labbra e bere dei lunghi sorsi del loro sangue unito con la magia.
Lucifer deglutí il liquido denso e rosso e sbatté le palpebre un paio di volte, mentre sentiva il sangue scivolare all'interno del corpo del suo tramite.
Abby lo guardò con sopracciglia, avvicinandosi a lui e specchiandosi nei suoi occhi. "Lù, stai bene?".
Lucifer inizialmente annuì convinto e fece per passarle la coppa, quando dei piccoli crampi sopportabili si diffusero in tutto il suo corpo e si sgranchí le braccia e le gambe nel tentativo di rimuovere questo fastidio.
Tutto sparí molto velocemente: adesso Lucifer era legato a quella che credeva essere Syria, qualsiasi cosa fosse successa a lei, sarebbe accaduta anche a lui.
"Sto bene, amore. Adesso tocca a te". Le sorrise e le porse la coppa d'ottone, che la ragazza prese fra le mani con un sorriso incerto.
Guardò il sangue rimasto all'interno della coppa e lo fece oscillare, muovendo la coppa in senso rotatorio.
Doveva andare fino in fondo, questo Abby lo sapeva.
Ma stava raccattando tutto il coraggio che avesse in corpo per alzare quella coppa e bere quel dannato sangue.
Sentí il cuore battere velocemente per l'agitazione e le mani iniziarono a sudarle, così Abby cercò di respirare lentamente mentre ricordava a sé stessa che lei fosse l'unica a poter portare a termine quel compito: era scritto che Abby sarebbe stata la chiave della gabbia di Lucifer solamente perché lui l'amava e l'aveva amata per tutto questo tempo, ed in quanto anima soprannaturale ed immortale sarebbe stata capace di riuscire dove altri avrebbero fallito.
Il rituale si sarebbe compiuto solamente nel momento in cui Lucifer e Syria si fossero uniti come un tempo, così come era successo tanti anni prima, infrangendo di nuovo le regole e meritando l'esilio eterno venendo risucchiati probabilmente entrambi nella gabbia.
Ma quando Abby tornò a guardare negli occhi sorridenti di Lucifer, si chiese come diavolo facesse a non sapere quale sarebbe stato l'epilogo della loro storia.
Come facesse Lucifer a non capire che, una volta uniti, la gabbia lo avrebbe richiamato a sé per punirlo per aver peccato ancora.
Perché così era scritto, così era stato e così era stato deciso da Dio in persona.
"C'è qualcosa che non va?". Lucifer le sorrise e le sfiorò il volto con la mano, per poi afferrarla saldamente dalla base del collo e stringerla più vicina a sé.
"N-no, nulla". Abby scosse la testa e deglutí a fatica, sentendo il suo cuore battere fin troppo velocemente perché adesso la stava spaventando più di tutti quei giorni in cui l'avesse torturata.
Prese un bel respiro e tornò a guardare la coppa, facendosi coraggio e portandosi la coppa alle labbra.
Era proprio sul punto di inclinarla per bere quel liquido rossastro dall'odore ferroso sotto lo sguardo soddisfatto di Lucifer, quando un rumore proveniente dall'esterno della stanza la fece sussultare ed allontanare la coppa dal viso.
Entrambi si voltarono di scatto in direzione della porta, mentre i rumori iniziarono a sembrare loro una chiara rappresentazione di una vera e propria lotta.
"Dean, attento!".
La voce di Sam giunse dritta alle orecchie di entrambi ed Abby sgranò gli occhi per la sorpresa, perché davvero pensava che i ragazzi non li avrebbero trovati in così poco tempo.
Lucifer la guardò in cagnesco e si avvicinò a lei con aria minacciosa come se il fatto che i due Winchester si fossero presentati in quel posto fosse una chiara prova della slealtà di Abby, e la ragazza indietreggiò velocemente, lasciando cadere la coppa a terra velocemente e tutto il sangue si riversò a sul pavimento malmesso.
La donna ebbe la sensazione di sentire avvicinare a sé un serpente velenoso pronto a morderla e ad infettarla con il suo veleno, e dopo che Lucifer guardò con insistenza il loro sangue gettato a terra, Abby vide nei suoi occhi passare dei pensieri che non riuscì a decifrare.
"Non li ho chiamati io, se è quello che stai pensando. Possiamo ancora completare il rituale, Lù".
Lucifer assottigliò gli occhi riducendoli a due fessure, guardandola con aria accusatrice e scuotendo la testa. La afferrò saldamente e la lanciò con forza contro la parete di pietra vicino alla porta, contro cui Abby sbatté fin troppo forte e perse il respiro per un attimo, scivolando a terra quando le gambe non la sostennero più.
Lucifer si avvicinò a lei con aria minacciosa, ridendo di gusto e scuotendo la testa mentre la guardava provare a rialzarsi dolorante. "Tu piccola stronza, volevi fottermi! Avevo quasi creduto alla tua recita e sarei davvero andato fino in fondo questa volta: ti avrei dato tutto il mondo. Ma tu non sei lei, l'ho visto nei tuoi occhi: cercavi di nasconderlo così duramente, ma ti ho scoperta Abby. È finita".
In modo violento e furioso, Lucifer si abbassò quel tanto che bastasse per afferrare il collo della donna con forza, sollevandola e sbattendola contro la parete e stringendo sempre di più la sua mano attorno all'esile collo di Abby.
Si sentí completamente frastornata e scoperta, sapeva che fosse finita per sempre, che avesse fallito e che non ci fosse alcun modo per recuperare la fiducia che Lucifer aveva riposto in lei per un breve periodo.
Strinse le sue mani attorno a quella di Lucifer con la quale le bloccasse il respiro, ed Abby provò a dimenarsi ma ogni tentativo fu vano.
"Qualsiasi cosa accada a me, capiterà a te. Ti sei legato a me, Lucifer".
Abby pronunciò quelle parole con voce strozzata, mentre ancora lui la stringesse dalla gola.
La donna era diventata paonazza in viso, il prossimo colore sarebbe stato il blu, mentre la vista iniziava lentamente ad appannarsi.
Lucifer sapeva che Abby avesse ragione e che se l'avesse uccisa, probabilmente non sarebbe morto in quanto lui era un arcangelo e lei solamente un'umana, ma il rituale era pur sempre forte.
Ne sarebbe uscito gravemente ferito: ci avrebbe impiegato un paio di giorni per rimettersi completamente, ma almeno avrebbe avuto la soddisfazione di osservare gli occhi di Abby spegnersi con lentezza.
Non riuscì a trovare le forze per colpirgli i polsi e sfuggire da quella presa mortale, ed Abby iniziò ad avere difficoltà a tenere gli occhi aperti.
La fine era troppo vicina ed Abby iniziava a rendersene conto.
Le porte della stanza si spalancarono al momento giusto ed entrambi si voltarono verso l'ingresso, osservando Sam, Dean e Bobby insieme a Castiel ed Anael fare il loro ingresso con aria seria mentre i loro vestiti erano imbrattati di sangue.
Quando Abby incrociò il suo sguardo con quello della sua famiglia, vide il sollievo e la felicità che stesse bene e fosse viva tramutarsi un paura e terrore quando si accorsero della mano stretta attorno al collo.
L'ultima cosa che Abby vide, furono gli occhi verdi di Dean che la guardava con tutta la sua preoccupazione ed il suo amore. Andarsene con la convinzione di essere stata amata in questo modo folle e totalmente pieno, la fece sentire importante e desiderata.
Amata.
Abby chiuse gli occhi e perse conoscienza udendo la risata spensierata di Lucifer, che gettò il suo corpo ormai privo di conoscenza sul pavimento come se fosse spazzatura.
L'ultima cosa che udì fu un veloce e convinto Si! da parte di Sam che le fece venire la pelle d'oca, prima di sprofondare nel nero più totale.
  
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