Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Cathy Earnshaw    05/12/2022    0 recensioni
Sequel della Cascata del Potere, è la storia che credevo non avrei mai scritto. Dieci anni dopo la fine dell'ultima, disastrosa, guerra, la vita e il commercio nella Terra dei Tuoni sono faticosamente ripartiti. Ma all'improvviso un cataclisma si abbatte sulle città e gli elementi sembrano andare fuori controllo. I popoli sono di nuovo costretti ad allearsi per ripristinare ordine e armonia. Per ripristinare il Cosmos.
Genere: Avventura, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Di guerre e cascate - La Terra dei Tuoni'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quando l’elemento chiama, il mago deve rispondere
 
 
Liam chiuse istintivamente gli occhi quando si rese conto che stavano attraversando il frammento di specchio scelto da Elizabeth. Ma li riaprì subito quando percepì la temperatura e il livello di umidità intorno a loro cambiare. Scoprì di essere circondato da cristalli e gemme che brillavano di luce tenue, racchiusi in un antro di pietra scura.
«Dove siamo?» domandò perplesso Alec.
«Non lo so, ma mi sembrava che il posto fosse interessante» rispose Elizabeth.
Ophelia gemette e si portò le mani alla testa.
«Qui c’è qualcosa di strano, mi scoppia la testa. L’elemento è distorto.»
Liam chiuse gli occhi e si sforzò di concentrarsi sui flussi magici. 
«È vero, brava Liz» mormorò.
Individuava le spirali avvolgersi intorno a qualcosa, di fronte a loro, lo avvertiva molto chiaramente, eppure i suoi occhi non restituivano nulla.
«Aspetta, Alec, che fai?!» gemette Elizabeth quando il mago avanzò deciso verso il nodo che anche Liam aveva individuato.
«Chi c’è?» domandò.
La sua domanda echeggiò tra le pareti di pietra. Nessuna risposta. Alec raggiunse il nodo di magia e allungò la mano. Nel momento esatto in cui attraversò l’intreccio invisibile dei flussi tutto intorno a loro si congelò. Nell’assoluta immobilità dell’aria, una voce profonda e pulita riverberò nelle loro teste.
«Siete giunti sino a qui, maghi, e questo fa onore alla vostra perspicacia. Non ricevo visitatori da migliaia di anni.»
I maghi si guardarono intorno senza riuscire ad individuare da dove provenissero quelle parole. 
Liam si sentiva a disagio, ricordava di aver già provato una cosa simile.
«Dove siete?» domandò Ophelia.
L’aria sembrò incresparsi, e tutto tornò normale, i flussi ripresero a muoversi, l’atmosfera di immobilità si ruppe. E davanti a loro comparve l’entità che cercavano.
«Un unicorno!» esclamò Elizabeth facendo un passo indietro.
Liam lo osservò con attenzione. Aveva un corno di pietra nera e opaca, che Liam riconobbe. Si chiamava Buio ed era sacra alle tribù nomadi.
«Che cosa siete venuti a cercare?»
L’impatto della sua voce mentale diede loro le vertigini.
«Cerchiamo soluzioni» rispose Liam, soppesando attentamente le parole.
«A quali enigmi?»
Alec gli lanciò un’occhiata severa ma non intervenne. Liam deglutì a vuoto. La sua gola si era seccata all’improvviso.
«La Cascata del Potere è stata distrutta e la magia, ora, è impazzita. Dobbiamo trovare un modo per stabilizzare i flussi magici prima che la potenza degli elementi ci spazzi via.»
L’unicorno sembrò rabbuiarsi, ma non rispose. Dopo qualche momento di interminabile silenzio, Liam iniziò a spazientirsi.
«Gli elfi pensano che voi possiate avere la soluzione a questo problema.»
«Liam dell’Acqua» la voce della creatura riverberò potente in ogni fibra del suo essere. «Io ho la soluzione a tutti i problemi. Ma perché dovrei consegnarla a voi? La conoscenza è pericolosa nelle mani dei deboli» sentenziò.
«La conoscenza è inutile se non può fare del bene a nessuno» ribatté il mago.
Era abbastanza sicuro che l’unicorno la stesse solo tirando per le lunghe. Che interesse poteva avere a lasciare che la Terra dei Tuoni andasse distrutta? Le ragazze, dietro di lui, si stavano innervosendo, ma per contro percepiva la tranquillità di Alec, e questo lo rassicurava più di quanto fosse disposto ad ammettere.
L’unicorno lo fissò e Liam sentì il suo sguardo, fisico e mentale, trapassarlo da parte a parte. Non distogliere gli occhi gli richiese tutta la sua forza di volontà, ma la posta in gioco era troppo alta: aveva già avuto a che fare con gli unicorni, la dimostrazione di onestà era per loro importante sopra ogni cosa. Maledetti cavallini spocchiosi.
«Cosmos» disse infine.
«Come, prego?» balbettò Liam, preso alla sprovvista.
«Il Cosmos è il vostro problema. Il Cosmos è armonia, ordine, bellezza, è tutto ciò che non è Caos. Il Cosmos regge la Cascata del Potere, è il pilastro che mantiene l’equilibro nel vostro mondo. Racchiude la stilla vitale degli Dei. La distruzione della Cascata ha comportato la distruzione del Cosmos.»
Il cervello di Liam arrancava per registrare le informazioni pur senza capirle, ma lo scenario gli sembrò comunque inquietante.
«Ma si può riparare, giusto?» domandò Alec.
L’unicorno scosse la criniera luminosa con aria infastidita.
«Dovrete prima recuperarne i pezzi» rispose, sibillino.
«E dove si trovano?» insistette Alec.
«Sono tornati al loro elemento, là dove tutto è cominciato. Cercate le quattro parti del Cosmos, seguite il vostro istinto magico, e ricostruite l’equilibrio.»
Lo spazio si distorse così all’improvviso che Liam sentì lo stomaco contrarsi. Dopo un momento di dolorosa sospensione, tutto vorticò e vennero proiettati attraverso il varco che avevano oltrepassato, ritrovandosi nel delirio ottico del tempio del Fato.
«Ci ha sbattuti fuori?! Che maleducato!» esclamò Ophelia.
«Evidentemente ha deciso che sappiamo abbastanza» sbottò Liam. «Usciamo di qui prima che dia di stomaco.»
 
Meowin si sedette stancamente su una roccia e contemplò il triste spettacolo sotto di sé. Non aveva la forza di fare rapporto, doveva prima recuperare un po’ di autocontrollo. Gli Alti Nidi, roccaforte dei draghi, erano deserti. Non c’era più traccia della presenza degli abitanti, come se non fossero mai esistiti. Nessuna vecchia squama abbandonata, nessuna impronta nella terra, graffi nella roccia. I picchi erano privi di uova, nulla lasciava intendere cosa fosse accaduto in quell’angolo remoto del mondo.
«Dove siete finiti?» mormorò a sé stessa.
Che cosa avrebbe dovuto riferire a Horlon? Che i draghi si erano volatilizzati? Che la bobina del tempo si era riavvolta e ora, lì, non ci erano mai arrivati? Aveva già coperto quasi metà della Terra dei Tuoni e di situazioni tragiche ne aveva già viste troppe. I villaggi sulla costa erano stati cancellati dalle mareggiate, i campi si erano inariditi. Di quel passo non ci sarebbe stato cibo per affrontare i mesi a venire. Ma fino a quel momento non aveva compreso appieno le proporzioni del cataclisma. I draghi erano scomparsi. Erano forse la razza più antica della Terra dei Tuoni, bellicosi, orgogliosi ed egoisti, avevano già affrontato il popolo di Meowin in guerra due volte negli ultimi cinquecento anni, e mai nella vita l’elfa si sarebbe immaginata un mondo senza di loro. C’era stato un tempo in cui non aveva compreso la riluttanza del suo Re all’idea della loro estinzione, poi era cresciuta e aveva iniziato a capire. L’equilibrio aveva un prezzo, e passava anche da lì, dalla Terra dei Draghi, che ora era deserta. Nemmeno loro, con la loro magnifica potenza distruttiva, avevano potuto opporsi all’ira degli Dei.
Meowin sospirò ed estrasse dal suo piccolo bagaglio l’occorrente per scrivere un messaggio per il re. Che cosa avrebbe dovuto dirgli?
 
Irthen camminava avanti e indietro da un po’ quando un braccio di Yu lo soprese, bloccandolo. Si accorse che si era fatto buio.
«Stai consumando il pavimento e mi metti ansia. A cosa stai pensando?»
«A Liam. Non sono sicuro che sia stata una buona idea rimanere qui… da quello che ha scritto nella sua lettera, le persone più a rischio ora sono proprio i maghi e i luoghi a loro collegati. Non ti sembra una contraddizione che abbia voluto fare tutto da solo?»
Yu esitò e il suo sguardo si perse in pensieri lontani. Alla fine, disse:
«In un certo senso sì. Però credo che quello che riguarda la Cascata del Potere sia in qualche modo una responsabilità morale delle creature magiche, e in assenza degli stregoni sono i maghi ad avere un legame più forte con gli elementi. Liam lo sa, lo sente… il legame di un mago con il proprio elemento è una cosa viscerale, forse non è nemmeno del tutto consapevole, ma quando il suo elemento lo chiama, il mago deve rispondere.»
Irthen si rabbuiò.
«Che significa? Come sai queste cose?»
Yu sorrise.
«Ruben sapeva molte cose sulla magia. Se c’è una possibilità di sistemare le cose, di certo non saremo noi a coglierla. Ma un mago potrebbe.»
Irthen sospirò e si strofinò gli occhi.
«E se non ci riuscisse?»
Yu lo guardò senza rispondere.
 
Il gruppo di maghi era ripartito subito nonostante la notte ormai incombesse. Erano silenziosi e sconfortati. Il loro viaggio aveva dato risposte ma non soluzioni, e potevano solo sperare che le conoscenze millenarie degli elfi riuscissero a sbrogliare la matassa. Dovevano cercare le quattro parti del Cosmos, ma dove, come? E come erano fatte? Che dimensioni avevano? E se anche le avessero trovate, come avrebbero potuto riunirle? E i danni già causati alla Terra dei Tuoni sarebbero stati permanenti? Quanto tempo avevano per risolvere la situazione prima che fosse troppo compromessa? Inoltre, Liam non ne aveva fatto parola con gli altri ma da quando aveva lasciato Anànvola si sentiva addosso un vago malessere che non riusciva a definire e che certamente era legato allo stato della sua magia. E scoprire che quegli psicopatici degli unicorni erano coinvolti non aveva migliorato le cose. Liam ricordava bene quella follia del processo a cui aveva dovuto sottoporsi a Bosco Lossar e tutto ciò che ne era conseguito, se avesse potuto assecondare il suo istinto – cosa che dieci anni prima avrebbe fatto senza pensarci due volte – avrebbe mollato tutto e sarebbe tornato a Pothien. Non sopportava la loro assoluta noncuranza dei problemi del mondo circostante, che non ci provassero a convincerlo che non ne sapevano niente del cavallino nel tempio perduto! Il governatore Glenndois era loro amico da una vita, che per un elfo era un tempo esageratamente lungo, eppure loro non ci avevano pensato un attimo prima di negargli il loro aiuto. Parlavano tanto di onestà e lealtà, ma alla fine erano i peggiori stronzoni della Terra dei Tuoni.
Comunque sia ,avevano già provveduto a trasmettere notizia di quello che avevano scoperto a Rowena, e per il momento Liam considerava il suo compito concluso.
 
 «Ascolta la mia voce, Lukas. Concentrati sulla mia voce. Ogni piega, ogni inflessione… ce la puoi fare, ne sono sicuro.»
Il ragazzo scosse il capo, una ciocca scura sfuggita dalla coda spettinata gli ricadde sulla tempia.
«Non ci riesco, il rombo è troppo forte» gemette.
Lukas continuava a risentire nella sua testa l’agghiacciate suono della scossa di terremoto ogni volta che i flussi magici si agitavano troppo, e Horlon non aveva gli strumenti per aiutarlo.
«Concentrati sulla mia voce» ripeté.
«No, così non ce la faccio. Sedami.»
L’elfo sgranò gli occhi.
«Sei impazzito?!»
«Ci ho pensato molto e credo che in questi momenti sia l’unica soluzione. La meditazione non basta più quando raggiungo questo stadio. Voi siete elfi, sono sicuro che conoscete l’erba giusta per mettermi a dormire qualche ora.»
Horlon deglutì. Era solo un ragazzino…
«Lukas, io non credo che…»
«Ti prego!»
Lo guardò negli occhi. Il suo sguardo era fermo, sicuro, sembrata tutt’altro che un sedicenne. Sospirò.
«Va bene, come desideri» capitolò, alzandosi. «Ti mando il guaritore.»
Lukas lo ringraziò in silenzio e l’elfo lasciò la stanza. 
Mentre impartiva gli ordini necessari, si domandò per quanto ancora potesse resistere senza impazzire e radere al suolo Lumia. Forse era stato davvero sconsiderato da parte sua accoglierlo in città. Ma cos’altro avrebbe potuto fare? Se avesse rifiutato il suo aiuto ad un ragazzino spaventato non sarebbe più stato capace di guardarsi allo specchio. Poteva solo sperare che i maghi riuscissero a trovare i quattro frammenti del Cosmos prima che i nervi di Lukas cedessero. O prima che lo facessero i suoi.
 
Entrando nella sala del consiglio, Liam lanciò un’occhiata eloquente a Rowena e si lasciò cadere pesantemente sulla sedia. L’elfa alzò un sopracciglio ma non tradì ulteriormente la sua regale compostezza.
Era di pessimo umore, non aveva chiuso occhio perché avevano deciso di non sostare per la notte, e aveva il sospetto di avere qualche linea di febbre – ma avrebbe anche potuto essere una conseguenza della visita al tempio che non era un tempio. Ora doveva anche sopportare quell’agonia di riunione prima di poterle parlare in privato, ma era davvero ad un passo dalla strage.
Mentre Alec del Fuoco aggiornava i presenti sulle loro non-scoperte, Liam lasciò che la sua mente vagasse altrove, alla ricerca di qualcosa che calmasse la rabbia e la sensazione di essere stato ancora una volta abusato dagli unicorni. A dirla tutta gli dava anche abbastanza fastidio che gli entrassero nella mente per comunicare con lui, come fossero stati a casa propria.
Senza che lui avesse ascoltato una sola parola, la seduta fu sciolta in attesa della verifica delle nuove informazioni da parte di Re Horlon. Frunn e Rowena si stavano attardano per mostrare alcune mappe al delegato di Lenada quando Liam si avvicinò loro. Non andava fortissimo con le etichette reali, ma le formalità gli interessavano anche molto poco in un momento come quello. Sfiorò il gomito dell’elfa e domandò:
«Hai un minuto?»
Rowena esitò, poi si rivolse a Frunn.
«Ti dispiace?»
«Qui ci penso io» rispose l’elfo con un cenno del capo.
Rowena sorrise al mago, ma il suo sorriso risultò poco credibile.
«Seguimi.»
Liam fu condotto attraverso il palazzo sino alle stanze private della delegazione di Lumia, dove la principessa lo parcheggiò il tempo necessario per richiedere una tazza di caffè alla sua attendente.
«Ne vuoi anche tu?»
«No, grazie, sono già abbastanza nervoso così.»
L’elfa si sedette di fronte a lui con la sua tazza tra le mani.
«Dai, sputa il rospo.»
«Unicorni, Nana. Lo sapevi?»
«No», rispose abbassando lo sguardo.
«Guardami negli occhi mentre lo dici.»
Rowena si rabbuiò, poi lo guardò negli occhi.
«No, non lo sapevo.»
Liam si rilassò leggermente.
«Grazie» sbottò.
«Capisco perché tu ti senta infastidito, in fondo Glenn ha chiesto il loro aiuto e loro ce l’hanno negato, nonostante certamente sapessero la verità… disturba anche me.»
Liam scosse il capo.
«Non è solo questo» balzò in piedi e prese a camminare avanti e indietro. «Io non… non posso fare a meno di ricordare che per colpa loro mi sono sottoposto ad un inutile rito, che ha messo in pericolo la mia vita – e che probabilmente mi ha impedito di raggiungere Irthen prima che arrivasse alla Cascata, ma su questo voglio sorvolare – solo per dimostrare loro quanto fossi onesto. Tralasciando il fatto che, alla fine, i disonesti sono loro, hai una vaga idea di cosa io abbia passato per colpa degli unicorni?! Per una manciata di lunghissime settimane sono stato convinto di aver sepolto viva mia sorella, Nana, mia sorella! Come pensi mi sia sentito? Come pensi mi sia sentito mentre Amina riesumava il corpo di Syra? E lo sai qual è stata la cosa più atroce? È stato dover fare i conti con il senso di colpa per il sollievo provato davanti ai suoi resti, perché lei è morta davvero e io per un attimo me ne sono sentito grato, lo capisci?!»
Il mago sentì gli occhi pizzicare e faticò a trattenere le lacrime. Di dolore, di rabbia, di vergogna. 
L’elfa lo guardava seria, gli occhi blu come il mare aperto.
«Ne hai parlato con Irthen?» domandò.
«Non ne ho parlato con nessuno» rispose.
Constatò che la sua voce si era spezzata, ma non ebbe il tempo di pentirsi per quel momento di debolezza. Rowena aveva posato la tazza, si era alzata e l’aveva abbracciato con una delicatezza che gli esseri umani non possedevano.
«Mi dispiace tanto» mormorò tra i suoi capelli.
Liam sentì la tensione defluire.
«Non voglio avere più niente a che fare con loro. So di essere egoista, mi dispiace, ma non ce la faccio.»
L’elfa lo liberò dalle sue braccia e lo guardò negli occhi.
«Lo capisco. Ne parlerò con mio padre, te lo prometto.»
 
Quando il mago si richiuse la porta alle spalle, Rowena crollò sul divano. Si sentiva prosciugata.
«Che cosa ho appena visto?» domandò, incredulo, Frunn emergendo dalla stanza attigua. 
«Stavi origliando?» sospirò.
«Non pensavo fosse una questione così privata. Sono rientrato dall’altro ingresso e ho tentato di non disturbare.»
L’elfa si passò le mani tra i capelli.
«Che cosa posso fare per lui?»
«Niente, Nana. E, francamente, il suo mi sembra anche un capriccio» esitò. «Quindi? Dirai a Horlon che il mago è esentato perché ha avuto un’infanzia difficile?»
«Ma si può sapere che ti prende? Cos’è tutto questo cinismo?»
«Sto interpretando la tua parte, quando evidentemente tu non hai intenzione di farlo. Davvero i desideri di quel mago sono così importanti per te? Capisco che sia il tuo nuovo migliore amico, ma non possiamo permetterci di rinunciare al suo aiuto, lo sai.»
«Lo so» mormorò Rowena.
Ma nel profondo della sua persona, quello che sapeva era che Liam non se lo meritava.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Cathy Earnshaw