Passò qualche tempo, e la vita delle due ragazze proseguì ognuna sul suo binario personale, binari che sembravano destinati a non incontrarsi mai.
Iriza iniziava la sua vita matrimoniale continuando a lavorare in banca, mentre Candy stava per concludere i suoi studi da infermiera.
Un giorno durante una pausa dal suo lavoro, Candy si concesse cinque minuti all’aperto nel vasto cortile dell’ospedale, e a un certo punto si sentì chiamare.
Si voltò e i due volti che vide la lasciarono di stucco facendola piangere:
-Annie! Archie!-
-Oh Candy…- disse Annie prima di correre ad abbracciarla in lacrime.
-Così siete tornati insieme.- disse Candy mentre beveva qualcosa insieme ai suoi amici seduta ad un tavolino del bar interno dell’ospedale.
-Sì Candy, dopo che te ne sei andata, abbiamo ricominciato a parlarci, sia pure come amici.- spiegò Archie. -E poi… abbiamo capito di amarci.-
-Ne sono felice.-
-Candy, potrai mai perdonarci? Siamo stati orribili con te.-
-Neanche parlarne Annie! È stato tutto un gigantesco malinteso, e sono contenta che vi siate chiariti.-
-Hai lasciato la scuola per colpa nostra.- aggiunse Archie
-Oh no Archie, posso assicurartelo. Ormai in quella scuola mi si era fatta terra bruciata intorno, e poi… non era proprio per me. Io non sarò mai una vera signora come intende la zia Elroy. Preferisco essere semplicemente Candice White e non Candy Andrew!-
-Il mondo della buona società ti va stretto, eh?- disse Archie con un sorriso.
-Già.- confermò lei con una strizzata d’occhio.
-Oh Candy, se penso a quello che stavo per dirti quella volta alla Saint Paul School…-
-Andiamo, è tutto passato! E poi in fondo non lo hai detto! Non pensiamoci più e brindiamo alla nostra rinnovata amicizia!-
Le mani dei tre amici alzarono i bicchieri fino a farli cozzare.
Iriza e Robert passeggiavano per le strade di Londra. La loro missione in Inghilterra per conto della Banca di Chicago era finita, e il giorno successivo si sarebbero imbarcati per gli States.
Così avevano deciso di trascorrere le loro ultime ore Londinesi gironzolando come turisti qualsiasi per i vicoli della città.
Il tempo era nuvoloso tendente alla pioggia, come quasi sempre a Londra, e dopo diverse ore che camminavano decisero di fermarsi a mangiare qualcosa in una taverna.
Entrarono proprio mentre fuori cominciava a piovere.
-Non vedo l’ora di essere di nuovo nella nostra Chicago!- esclamò Iriza -Non ne posso più di questo accidenti di paese dove piove un giorno sì e l’altro pure!-
Robert sorrise
-Da questo punto di vista sono convinto che la mia Italia ti piacerebbe molto di più. Quello è davvero il paese del sole e del mare!-
-Un giorno o l’altro lo visiteremo, ma tu ci sei mai stato?-
-No, mio padre non aveva certo la possibilità di portarci in vacanza fin laggiù, ma me ne ha parlato moltissimo. Mi ha anche insegnato un po’ di italiano! Certo, studiarlo teoricamente è una cosa, parlarlo dal vivo è un’altra. È una lingua molto complessa, sai?-
-Beh? Allora che ne pensi della nostra missione? Abbiamo trovato fior di investitori e potenziali clienti per la nostra banca, e soprattutto abbiamo verificato personalmente le loro garanzie.-
-Già, tuo padre e la signora Elroy non hanno badato a spese, dopo la mancata truffa del padre della tua amica…-
-Povera Louise…- disse lei abbassando lo sguardo.
-Ascoltami bene Iriza: è nobile che tu provi dispiacere per la tua amica, ma non potevi agire diversamente. Se la truffa di quello speculatore fosse andata in porto sarebbero state diverse famiglie a finire sul lastrico, forse l’intera credibilità della Banca di Chicago sarebbe venuta meno.-
-Lo so, ho agito nell’unico modo in cui potevo agire denunciando la truffa di quell’uomo. Ma non posso fare a meno di pensare che Louise adesso è diventata davvero povera.-
-Purtroppo sì, dopo il suicidio di suo padre quella ragazza non ha più niente. Ma vedrai che magari si sarà rimboccata le maniche e sarà andata oltre, un po’ come hai fatto tu.-
Iriza ridacchiò amabilmente.
-Nel mio caso è stata una caraffa d’acqua a farmi “andare oltre”.-
A quelle parole Iriza fu investita da una secchiata d’acqua che qualcuno alle sue spalle le rovesciò in testa.
-Ma… come osa lei!!!- esclamò Robert alzandosi in piedi e rivolgendosi ad una cameriera del ristorante.
Iriza si alzò in piedi e si portò vicino a suo marito, vedendo così in faccia la persona che le aveva giocato quel brutto scherzo.
-Lou… Louise?-
-Già, Louise! La tua vecchia amica di intrighi alla Royal Saint Paul School… La figlia dell’uomo che hai definitivamente rovinato!-
-A-a-aspetta un momento Louise… le cose non stanno…-
Nel frattempo la padrona della locanda, una signora sulla sessantina e dal fisico corpulento, si fece vicino al tavolo
-Louise! Che diavolo ti è saltato in mente?!!! Sei licenziata!!!-
-Sta bene! Ne avevo abbastanza di questa puzzolente taverna e dei suoi puzzolenti clienti!-
Al che la pesante mano della taverniera si abbatté sulla guancia della ragazza che cadde addirittura a terra.
-Sciacquati la bocca quando parli della mia taverna e dei miei clienti stupida ragazza! Queste sono persone per bene che ci danno il pane ogni santo giorno! Adesso non sei più una “signorina dell’alta società” che tutti servono e riveriscono, adesso sei tu a servire gli altri, e se vuoi sopravvivere in questa città farai bene a scordarti la Royal “quello che era” e a ricordarti bene quello che sei adesso. Intanto vattene e non farti più vedere!-
Louise si alzò livida in volto, e dopo aver squadrato con odio profondo la sua vecchia compagna di studi corse fuori dalla taverna, incontro al suo amaro destino.
-Vi faccio le mie più sincere scuse signori.- disse poi la taverniera rivolgendosi a Iriza e Robert.
-Ovviamente stasera siete miei ospiti, adesso sarete serviti e non pagherete niente.-
-Ma signora, non è necessario. Lei non ha colpa dell’affronto fatto a mia moglie.-
-Mi permetto di insistere signori. La signora è stata gravemente oltraggiata nella mia taverna e io non posso non sentirmene responsabile.-
-Lou…ise…- Farfugliò Iriza in lacrime
-Lascia stare Iriza, non puoi farci niente, e poi la signora ha ragione. È Louise che ha sbagliato, nel trattare così una cliente e nel prendersela con te.
Tu hai fatto solo il tuo dovere, e se vuoi continuare a fare questo lavoro dovrai indurirti un po’ questo tuo cuore tenero.-
-Insomma…- disse lei piangendo -Devo tornare ad essere la vecchia Iriza…-
-Una via di mezzo…- disse Robert con un sorriso un po’ amaro.
-Coraggio, non pensarci più. Vivi il tuo destino come Louise dovrà vivere il suo.-
E quello di Louise non sarà certo un bel destino, pensò Iriza.
Candy corse con il fiato in gola in direzione del teatro. Non era riuscita a vedere lo spettacolo a causa del suo lavoro, ma voleva a tutti i costi incontrare Terence.
Lui stava aspettando col cuore in gola. Annie gli aveva detto quello che faceva Candy e dove lo faceva, ma lui adesso doveva tornare a New York.
-Tieni Annie. Consegna questo foglio a Candy, è il mio indirizzo di New York. Potrà scrivermi lì.-
-Sarà fatto Terence, ma ti prego aspetta ancora un po’.-
-Aspetterò finché potrò, ma il mio treno parte fra un’ora e devo prenderlo.-
Stear ebbe come un lampo negli occhi.
-Archie vieni con me! Dobbiamo ritardare la partenza di un treno!-
-Cosa? Fratellone, ma tu vuoi mettermi nei guai!-
-Coraggio, dobbiamo aiutare due amici!
-Ragazzi, cosa volete fare?- chiese un agitato Terence.
-Non preoccupartene Terence! Resta qui e aspetta Candy!-
Di lì a mezz’ora Candy arrivò davanti al teatro e vide da lontano il suo amore.
-Terence! Terence, amore mio, sono qui!-
-Candy!-
Nel vederla corrergli incontro con l’uniforme da infermiera, lui ebbe un sussulto, e poi le corse incontro.
Si abbracciarono e si baciarono davanti ad una commossa Annie: anche la sua cara sorellina aveva la sua felicità.
Arrivarono di corsa alla stazione, che per fortuna di Terence non distava molto dal teatro dove si erano esibiti.
-Siamo arrivati in tempo: il treno non è ancora partito.- disse Candy
-Veramente…- disse Annie -Credo che qui ci sia lo zampino di Stear e Archie.
-Cosa vuoi dire?-
-Poco prima che tu arrivassi Stear ha avuto un’idea per fermare il treno.- le spiegò Terence
-Oh mio dio, non si saranno messi nei guai?-
Come a rispondere al dubbio angosciato di Candy alcuni viaggiatori di passaggio dissero:
-Sembra che qualche imbecille abbia ostruito i binari appena fuori dalla stazione con dei tronchi. Sono stati visti due uomini fuggire dal binario e scomparire nella notte.-
-Sì ma ci metteranno poco a liberare i binari. Così i treni potranno riprendere a partire.-
-Ringraziate per me quei due incoscienti.- disse Terence
-Io devo salire sul treno, ma a questo non ci rinuncio Candy!-
Candy si aspettava un altro bacio, ma Terence fece qualcosa di totalmente inaspettato.
-TI AMO CANDY!- gridò a pieni polmoni prima di salire sul treno mentre dal finestrino gli attori della sua compagnia lo guardavano stupiti, e un’attrice era invece livida in volto.
Terence salì sul treno e rimase attaccato ai corrimani della porta mentre il pesante mezzo cominciava a muoversi.
A Candy gli occhi tremavano, ma poi cominciò a rincorrere il treno e gridò anche lei: -TI AMO TERENCE!-