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Autore: Dreamer47    07/12/2022    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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HUNTER'S LEGACIES
Capitolo 25.

Un anno e mezzo dopo.

 
La brezza della fresca sera primaverile carezzò il viso dei due ragazzi stretti in un abbraccio delicato, e Dean divaricò leggermente le gambe distese per permettere ad Abby di sistemarsi meglio fra di esse e di stare più comoda mentre la sentí poggiare il capo e la mano sinistra sul suo petto e lui le carezzava la schiena delicatamente. 
Amavano trascorrere le serate in veranda a parlottare e scherzare sul dondolo su cui fossero sdraiati, raccontandosi l'un l'altra come avessero trascorso la giornata: Dean non avrebbe mai creduto che la vita normale a cui tanto avesse segretamente aspirato per tutti quegli anni fosse davvero così.. normale
Aveva fatto una promessa a suo fratello e aveva deciso di mantenerla, ed il fatto che Abby fosse sopravvissuta a tutta quella storia col diavolo gli aveva dato la forza di andare avanti e sopravvivere a tutto quel dolore: Dean aveva trovato un onesto lavoro da carpentiere, Abby era tornata a lavorare al pub per un breve periodo per finire regolarmente gli studi, mantenendo anche lei la promessa che avesse fatto a suo padre molti anni prima, per poi impiegarsi nella stessa attività di Dan. 
Dean ed Abby avevano trovato una modesta casa a qualche isolato di distanza dalla casa di Dan e Silver, e si erano davvero divertiti ad arredarla ed a sistemarla come meglio credevano, nonostante il duro sudore della fronte di entrambi. 
Avevano coltivato delle amicizie in quel lungo anno a Louisville, trascorrevano del tempo insieme e generalmente il venerdì sera qualche loro vicino o Dan e Silver andavano a cena da loro, trascorrendo lunghe serate insieme. 
Dean sentí Abby stringersi un po' di più e sorrise baciandole la fronte, avvicinandola di più a sé, ed Abby pensò di non essere mai stata così felice come in quel momento: avevano lasciato entrambi la caccia, avevano una vera casa, dei lavori che permettessero loro di poter stare insieme senza doversi continuamente guardare le spalle e difendersi da qualsiasi cosa fosse andato a cercarli. 
Eppure sapeva che Dean avvertisse quella vita come troppo stretta rispetto ai suoi standard ed anche un po' piatta, esattamente come sotto sotto si sentiva anche Abby. 
Sollevò il viso verso il suo ed osservò i suoi occhi verdi persi nel vuoto e la sua espressione contratta con una mano che si sfiorasse la fronte, ed Abby sapeva perfettamente a cosa stesse pensando. Frizionò la mano sulla sua maglietta di cotone scaldandogli il petto e notò Dean risvegliarsi da quella sorta di trans in cui fosse caduto per poi mettere su un'espressione da poker, sorridendole teneramente e rallegrando anche lo sguardo. 
Ma Abby lo conosceva bene e sapeva che ci fosse qualcosa che non andava, qualcosa per cui purtroppo non avessero ancora trovato una soluzione. "Che c'è, Dean?".
"Nulla ragazzina, non preoccuparti.." sussurrò il ragazzo sorridendo di più e sfiorandole i capelli teneramente, ma osservò il suo sguardo serio e capí che Abby lo avesse di nuovo beccato in uno dei suoi momenti di profonda riflessione. 
Dean non voleva dare troppe spiegazioni, non voleva raccontarle ciò che gli passasse per la mente e non voleva neanche mentire, così distolse lo sguardo e sospirò rumorosamente, scuotendo la testa per chiederle silenziosamente di lasciare cadere l'argomento: insomma, aveva già fatto davvero tanti passi avanti.
Nei primi tempi Dean non aveva fatto altro che bere per annegare i suoi dolori ed i suoi rimpianti per non aver trovato una soluzione, aveva smesso di comunicare con Abby finendo per chiudersi in sé stesso e fu sicuro che avrebbe perso anche lei se avesse continuato a vivere in quella maniera, lavorando tutto il giorno e tornando tardi la sera solamente per bere fino a perdere i sensi sul divano. Ma la ragazza capiva cosa stesse passando e amorevolmente era riuscita a rimettere insieme i pezzi e Dean glielo aveva lasciato fare.
Non perché credeva di essere speciale o di meritare una seconda chance: della possibilità di avere una vera vita normale, mentre il suo fratellino bruciasse all'inferno con Satana, non gliene importava un dannato accidente. Ma Abby era stata tanto paziente e comprensiva con lui e senza che se ne rendesse conto, Dean era tornato a ridere insieme a lei, a cucinare con lei, ed aveva continuato ad innamorarsi di lei ancora e ancora, mentre lei gli curava il cuore dalle ferite inguaribili che avrebbe portato con sè per tutta la vita.
Abby si schiarí la gola e si tirò un po' più su, sollevando le spalle per guardarlo meglio ed attirando nuovamente il suo sguardo scocciato su di sé, e sperò dentro di sé che non si arrabbiasse troppo per ciò che stesse per dire. "Senti Dean, ieri mattina ho usato il tuo pc per pagare l'affitto e non era mia intenzione ficcanasare ma hai lasciato una pagina aperta e ho visto..".
Dean si mosse irrequieto fino a scrollarsela di dosso in modo molto rozzo e poco gentile, scuotendo la testa e mettendosi seduto sul dondolo della veranda, fissando nuovamente il vuoto e mettendo su un'espressione scocciata che fece smettere la ragazza di parlare; sospirò e si voltò verso di lei con l'aria di chi fosse rassegnato nel sentire una ramanzina, ma poi fece spallucce e la guardò con aria quasi arrabbiata. "Ragazzina, lo so che avevamo detto di ricominciare da capo io e te: abbiamo una casa, dei lavori rispettabili, ceniamo spesso con amici che ci portano l'alcol e non fanno altro che chiederci quando ci sposeremo, ma io..". 
Abby sollevò gli occhi al cielo e si alzò dal dondolo per entrare dentro casa con aria accigliata, senza neanche sentire la fine del discorso del ragazzo, perché a volte Dean sapeva essere davvero insopportabile e si rendeva sordo ad ogni discorso che lei tentasse di fare; Dean sollevò gli occhi al cielo e la seguì richiamandola, passando dal loro salotto scrupolosamente ordinato, perché Abby detestava vederlo pieno di oggetti mal riposti nonostante fosse quasi sempre lei a metterli fra i piedi, e raggiunse la stanza adibita a studio, osservandola allungarsi sulle punte per sporgersi il più possibile per afferrare dei libri nascosti in cima alla libreria.
Dean aggrottò le sopracciglia senza capire cosa stesse facendo e continuò ad osservarla, specialmente perché lo avesse ignorato per scappare all'interno di quella stanza senza neanche degnarlo di uno sguardo; Abby sospirò e tirò giù almeno cinque tomi che avevano tutta l'aria di essere molto antichi, mettendoglieli in mano e incrociando le braccia al petto per poi tornare a guardarlo negli occhi con aria infastidita. "Volevo solamente dire che non sei l'unico a non essere del tutto uscito dalla caccia! Anche io non ho mai smesso di cercare un modo per aiutare Sam e non mi fermerò finchè non ci riuscirò, perchè anche io gli volevo bene e non accetterò mai ciò che gli è accaduto!". 
Dean con aria sorpresa guardò prima la ragazza e poi abbassò lo sguardo su ciò che si fosse ritrovato fra le mani, rigirandosi fra le dita quei grossi tomi pesanti e antichi e si chiese quando Abby avesse avuto il tempo per iniziare quella ricerca senza che lui se ne accorgesse. Chinò subito dopo il capo, scuotendo la testa e a chiudendo gli occhi, mentre si sentiva davvero un perfetto idiota.
Dean sospirò rumorosamente e adagiò i libri pesanti sul primo scaffale della libreria, quello più basso a cui Abby avrebbe potuto arrivare più facilmente; guardò nei suoi occhi azzurri dall'aria abbastanza arrabbiata e le si avvicinò di qualche passo, sfiorando la sua mano con le dita e accennando un piccolo sorriso. "Scusami, davvero..". 
Sollevò lo sguardo verso Abby e trovò la sua espressione leggermente più ammorbidita, così sorrise più ampiamente e le si avvicinò sfiorandole le guance con entrambe le mani e scuotendo la testa, incastrando i loro occhi e sospirando: si chiese come facesse lui, uomo così mal ridotto, irascibile, incline all'alcolismo e una serie di altri aggettivi poco piacevoli, avesse fatto a meritare una persona come lei, che in tutto quel tempo non si fosse mai arresa e gli fosse sempre rimasta al fianco. "Ti amo così tanto Abby, non so dove sarei adesso se tu non fossi stata sempre con me". 
La ragazza cercò di mantenere il suo viso contratto in un'espressione ancora furiosa, ma presto si sciolse in un sorriso e non si trattenne dal sollevarsi sulle punte baciandogli teneramente le labbra mentre si chiedeva come facesse Dean a non rendersi conto della bella persona affidabile, dolce e buona che fosse. Appoggiò la sua fronte sulla sua e sorrise, guardandolo negli occhi con tenerezza per poi iniziare a ridere di gusto. "Probabilmente se non ci fossi io, saresti a giocarti i tuoi ultimi risparmi durante una partita di poker oppure svenuto in qualche strip club". 
Dean sgranò gli occhi e si finse offeso, abbassandosi quel tanto che bastava per afferrarla dalle cosce e caricarsela in spalla, tenendola per il fondo schiena e scappando velocemente per la casa per portarla al piano di sopra in fretta, udendo la sua risata riecheggiare nelle sue orecchie e le sue parole divertite che gli chiedessero di fermarsi, e ciò bastò a Dean per far scomparire quel grigiore che avesse iniziato a disturbare i suoi pensieri e per stare finalmente un po' meglio insieme all'unica persona che avesse mai amato davvero. 
 
 
 
Corse velocemente per la sua stanza da letto con il cuore che batteva agitato nel petto, mentre metteva alcuni dei suoi vestiti alla rinfusa dentro ad un o di quei vecchi e logori borsoni che aveva promesso a se stessa di non utilizzare più, ma che aveva voluto conservare come monito per ciò che la caccia potesse ancora farle.
Prese solamente lo stretto necessario nonostante non sapesse quanto tempo sarebbe stata via. 
Spense la luce della camera da letto che condividesse con Dean e scese le scale di tutta fretta, attraversando la casa per arrivare alla porta del garage dove aprí in fretta il portabagagli della sua auto, sentendo il suo stesso fiatone per l'agitazione e le mani iniziare a sudare; gettò malamento il borsone con i vestiti nel retro della sua auto e si sporse per avvicinare a sè la borsa rossa che forse solita portarsi sempre dietro, quella in cui tenesse il necessario per ogni evenienza sovrannaturale.
Tirò fuori la sua pistola preferita e sospirò: Abby si prese un momento per guardare tutte le armi nel bagagliaio pensando a quante volte si fosse sporcata di sangue e quante volte avesse ucciso dei mostri. 
"Dannazione!". 
Abby urlò in preda all'agitazione, chiudendo di scatto lo sportellone del portabagagli e battendo i pugni contro esso, chiedendosi come diavolo fosse finita di nuovo in quella situazione: era riuscita ad uscire dalla caccia, c'era riuscita insieme a Dean, e adesso doveva lasciare l'unico amore della sua vita per tornare a quella vita. 
Entrò in macchina in preda alla confusione, uscendo in fretta dal garage perché sapeva che Dean sarebbe rincasato entro un paio di minuti, e pressò il piede sull'acceleratore mentre usciva dal suo vialetto sperando vivamente di non incontrarlo: gli aveva lasciato un biglietto sul cuscino nel quale si era limitata a dire che avrebbe dovuto assentarsi per un paio di giorni, ma non poteva rivelargli dove sarebbe andata e perché. Gli avrebbe spiegato tutto una volta tornata a casa, ma Dean non doveva seguirla. 
Abby scrisse di non preoccuparsi e di stare tranquillo, ma sapeva che Dean avrebbe sorvolato mari e monti pur di trovarla, per questo gli aveva scritto di fidarsi di lei per una volta. 
Lasciami andare e tornerò presto da te
Aveva terminato così il suo biglietto, prima di scappare via come se fosse una criminale in fuga: sapeva che Dean avrebbe chiamato Dan e Silver per chiedere il loro aiuto, ma non li avrebbe trovati. 
Abby si sentiva davvero un schifo per lasciarlo così, senza neanche guardarlo in faccia o rassicurarlo dicendogli che quello non fosse un addio definitivo, ma che sarebbe tornata prima o poi.
Guidava ancora sconvolta, col piede sempre troppo schiacciato sull'acceleratore per raggiungere in fretta la posizione che le arrivò come messaggio qualche momento prima: avrebbe trascorso l'intera nottata guidando, ma almeno avrebbe avuto del tempo per riprendersi dalla visita inaspettata che avesse ricevuto quel pomeriggio. 
Abby aveva preso una giornata libera a lavoro senza che Dean lo sapesse, perché si desse proprio il caso che quel giorno fosse proprio il loro anniversario e voleva che almeno per quella serata fosse completamente rilassato: aveva ideato una cena, le candele per la casa e aveva persino comprato un nuovo completino intimo che avrebbe indossato quella notte, pregustando le piacevoli ore che avrebbero passato insieme dopo cena. 
Ma quando il suo campanello suonò quel pomeriggio proprio prima che si mettesse ai fornelli, Abby rimase paralizzata sul posto e aveva cercato un coltello d'argento o una pistola per ammazzare quel figlio di puttana che si fosse presentato alla sua porta con le sembianze di Sam. 
Lo aveva colpito in viso e gli aveva persino spaccato il labbro con un pugno, ma quell'essere era riuscito ad intrappolarla nella sua cucina, urlandole di essere davvero Sam e di essere tornato ormai da un anno sulla terra. Abby fu riluttante fino a quando non lo vide bere acqua santa ed incidersi il braccio con un coltellino d'argento, dimostrandole di essere a tutti gli effetti il vero Sam. 
Non ci aveva visto più dalla gioia ed Abby gli era letteralmente saltata in braccio, stringendolo forte e commuovendosi nel saperlo di nuovo vivo e vegeto ed in salute; lo aveva stretto a sè e qualche lacrima era sfuggita al suo controllo, ma subito percepì dentro che qualcosa non andasse nel ragazzone che stesse in piedi davanti a sè.
Non presentava ferite o cicatrici visibili, ma Sam semplicemente non stava ricambiando il suo abbraccio.
Teneva le braccia lungo i fianchi mentre Abby le teneva ancora strette attorno al suo collo, ma lentamente iniziò a scansarsi fino a sciogliere quella stretta; Abby guardò nei suoi occhi e vi trovò un'espressione impassibile, molto seria ed austera ed in quel momento elaborò le parole che Sam avesse usato qualche istante prima. "Che vuol dire che sei tornato da più di un anno?".
Sam guardò nei suoi occhi per un tempo che per Abby fu troppo lungo, mentre una strana sensazione spiacevole si faceva strada dentro di lei; sollevò gli occhi al cielo e fece scoccare la lingua in bocca con un suono sonoro. Serrò le braccia al petto e fece spallucce, accennando un sorriso fin troppo audace che la ragazza non aveva mai visto su di lui.
"Ho bisogno di te, Abby. Devi venire con me, adesso".
Abby lo aveva guardato con aria confusa, non capendo nemmeno una delle parole che uscissero dalla sua bocca, ma istintivamente si allontanò di qualche passo e deglutì a fatica mentre la convinzione che qualcosa di brutto stesse per accadere di impadronì di lei. 
In modo minaccioso, Sam si avvicinò di più alla ragazza guardandola con aria quasi divertita nell'incuterle paura, e subito Abby aveva capito che Sam non fosse lo stesso di quando si fosse lasciato cadere nella gabbia insieme a Micheal.
Lesse negli occhi di Abby che lei non sarebbe mai andata spontaneamente con lui, così Sam roteò gli occhi e spazientito estrasse il suo cellulare dalla tasca e aprí una strana schermata video, mostrandola alla ragazza con un sorriso divertito; Abby sgranò gli occhi portandosi una mano alla bocca, mentre alternava lo sguardo incredulo fra lo schermo e Sam: le immagini ritraevano Dan e Silver, entrambi all'interno di una stanza dotata di pochi confort, fra cui un paio di letti, una televisione ed una scrivania. 
"Li ho spinti a credere che tu avessi bisogno di loro e li ho attirati in un parcheggio: è stato facile per me prenderli! Ma non temere, questa volta non ci saranno lotte insensate e ferite superflue se farai quello che ti dico: tu lascerai immediatamente questa bella casa, il tuo bel lavoro e mio fratello Dean e verrai via con me, subito oppure do un ordine e un mio amico farà loro un buco in fronte".
Il tono del ragazzo non lasciava spazio a interpretazioni, anzi era molto perentorio e la guardava con l'aria di chi avesse già deciso come sarebbero andate le cose.
Abby non era riuscita a mettere due parole di fila dopo aver udito il suo discorso, mentre sentiva le budella rigirarsi dentro di sè perché non capiva il motivo per il quale Sam stesse agendo in quel modo e le stesse facendo di nuovo una cosa del genere; quando riuscì a riacquistare l'utilizzo della lingua per chiederglielo, Sam fece spallucce e mise su un'aria menefreghista che Abby non avesse mai visto, sentendolo ridere di gusto. "Perché sei la migliore cacciatrice del paese, dopo di me. E perchè sei in debito con me: mi sono lasciato cadere in quel buco sul terreno di quel fottuto cimitero del Kansas, solamente per salvare te. Tu sei scappata e Dean era disperato, non sapeva come avrebbe potuto vivere senza di te e io sono finito all'inferno perchè tu non ti sei attenuta al piano, quindi mi devi un grosso favore. I tuoi fratelli sono solamente una garanzia, ma ti do la mia parola che non torcerò loro un capello se adesso vieni con me". 
Abby deglutí a fatica e sbattè le palpebre tornando alla realtà, e scosse la testa cercando di scacciare quel ricordo dalla sua mente, pensando con il cuore pesante che probabilmente a quell'ora Dean fosse già tornato a casa e avesse già letto il suo biglietto, e sospettò che avesse già distrutto mezza casa a suon di pugni.
Le dispiaceva, era profondamente addolorata e non avrebbe mai voluto farlo soffrire, ma Sam aveva preso i suoi fratelli e lei non aveva trovato una soluzione migliore di quella di seguire gli ordini del ragazzo, almeno per capire cosa volesse davvero. 
Sbuffò e fermò la macchina nel buio della notte davanti ad un cancello sorvegliato da degli uomini armati, che le puntarono una torcia in faccia per guardarla bene e subito l'avevano lasciata passare aprendo il cancello a mano, che sopra portasse del filo spinato; Abby sollevò un sopracciglio e si guardò attorno, avanzando con l'auto fino a giungere ad una specie di parcheggio, dove spense il motore e scese con aria disorientata. 
Davanti a sé vi era un grosso edificio a due piani, protetto da degli uomini che continuavano a marciare avanti ed indietro imbracciando dei mitra e la ragazza si chiese in che razza di posto ed in che diavolo di faccenda Sam l'avesse trascinata. Abby non si lasciò intimidire e si diresse a grandi passi verso la porta d'ingresso, sfuggendo agli sguardi che tutti le stessero riservando. 
Un uomo sulla quarantina con i capelli scuri portati all'indietro e gli occhi sul nocciola si frappose fra lei e la porta dell'edificio, guardandola con aria curiosa e studiandola mentre tra le labbra muoveva uno stuzzicadenti, guardandola come se fosse un regalo da scartare. 
La ragazza sospirò e lo guardò in cagnesco, cercando di non notare la maniere in cui stesse scrutando il suo corpo con un sorriso languido. "Sto cercando Sam, sono Abby". 
L'uomo avanzò di un passo fino a giungere vicino al suo viso, sfiorandole un fianco e avvicinandola di più a sè, ridendo di gusto. "Lo so chi sei, dolcezza". 
Abby sgranò gli occhi e lo colpì con forza sulla mandibola con un sonoro pugno, per poi farlo barcollare all'indietro e fargli mancare il respiro con un altro colpo dritto alla base del collo, osservandolo diventare quasi blu per la mancata ossigenazione. 
Si sarebbe nuovamente scagliata su di lui se non avesse sentito una voce familiare farsi sempre più vicina, intimandole di mantenere la calma: Sam uscí dalla porta aperta dell'edificio e le andò incontro, passandole una mano sulla spalla con un sorriso divertito, per poi guardare l'uomo accasciato contro il muro massaggiarsi la gola e tossire appena. "Christian, ti avevo detto di non scherzare così con lei o ti avrebbe fatto il culo". 
Abby sollevò un sopracciglio quando sentí definire quell'atteggiamento come uno scherzo e guardò Sam con aria quasi sbalordita, chiedendosi che diavolo gli fosse successo e perché fosse cambiato in maniera così radicale; si lasciò condurre all'interno di quel casermone, dove vide parecchi uomini e una sola donna che la salutarono, fin quando Sam non si chiuse la porta alle spalle in una sorta di ufficio, voltandosi a guardarla con aria appagata. 
"Adesso inizia il divertimento, piccola!". 

 
"Perché hai bisogno di me?". Abby si fermò davanti alla scrivania di quello studio con braccia conserte e gambe divaricate, guardandolo dritto negli occhi con aria seria ed arrabbiata, mentre Sam si sedette sulla sedia dalla parte opposta del tavolo, mettendo i piedi su di esso e le mani dietro la testa assumendo un'espressione più che rilassata ed appagata. 
"Perché sei la migliore cacciatrice che conosco: la più forte, fredda, senza scrupoli, che non si arrende mai". 
Abby aggrottò le sopracciglia e si chiese che piano stesse passando per la sua testa, scuotendo appena la testa. "Non sono più così da tanto tempo Sam, lo sai". 
"Non mi interessa se dovrai chiudere la tua coscienza a chiave dentro di te, io ho bisogno di quella cacciatrice" disse Sam facendo spallucce e guardandola con aria divertita.
Abby rimase incredula a sentirlo parlare in quella maniera e a vederlo sorridere in quel modo, sforzandosi in vano di trovare nei suoi occhi almeno una traccia del vecchio Sam dentro di lui; prese un respiro ed avanzò verso di lui con aria minacciosa, mettendo entrambe le mani sulla scrivania. "Non me ne frega proprio niente di cosa hai bisogno tu! Sono venuta fino a qui per i miei fratelli, non per compiacere te! Lasciali andare, subito!". 
Sam sollevò un sopracciglio e soffocò una risata di cuore, e si alzò lentamente mantenendo lo sguardo divertito su di lei; fece il giro del tavolo e colse la sfida nei suoi occhi, divenendo leggermente più serio, mentre il fatto che Abby sembrasse non avere paura di lui lo intrigava parecchio. "Oppure cosa farai, mmh?". 
"Ti prenderò a calci in culo, Sam. Informerò Dean ed insieme..". 
"Dean, Dean, Dean: c'è sempre e solo Dean per te, non è vero?" chiese il ragazzo interrompendola bruscamente e divenendo più serio, facendo un passo avanti e colmando la distanza fra di loro. Le sfiorò un braccio coperto dal giubbotto di pelle e salí fino a sfiorarle la guancia, mordendosi il labbro e risalendo il suo corpo con lo sguardo, e mentre le si avvicinava per giungere al suo orecchio con le labbra per sussurrarle qualcosa,  Abby percepí la sensazione che la stesse guardando nello stesso modo in cui avesse fatto il tipo all'entrata che avesse steso con un pugno. "Eppure io ricordo bene come ci siamo divertiti mentre mio fratello bruciava all'inferno per me!". 
La prima reazione istintiva che percorse Abby fu proprio quella di sollevare una mano verso di lui per colpirlo con un forte schiaffo sulla guancia, per allontanarlo da sè e perchè ripensare a ciò che avessero fatto era solamente fonte di vergogna di disagio per lei. Ma Sam parò preventivamente il colpo e la costrinse a piegare il braccio dietro la schiena, spingendo Abby a piegarsi leggermente in avanti ed a gemere per il dolore, mentre lui l'avvicinava di più a sé.
La ragazza rimase sorpresa della forza che Sam stesse usando su di lei, così come non si aspettò di percepirlo muoversi dietro di sé per spingersi in avanti fino ad arrivare ancora al suo orecchio con le labbra. "Ascoltami bene, ragazzina: a me non frega proprio un cazzo del tuo atteggiamento autoritario; avrai incantato mio fratello in questa maniera, ma con me non funziona. Farai esattamente quello che dico io, quando lo dico io finché ne avrò bisogno, senza fare domande. Non parlerai con Dean e non lo informerai del mio ritorno, altrimenti i tuoi fratelli sono morti. Sono stata chiaro?".
Abby gemette più forte quando sentí Sam spingere il suo braccio in una posizione innaturale e deglutí a fatica sentendo le sue minacce intimidatorie, perché sapeva che finché non avesse capito dove Sam teneva i suoi fratelli, non avrebbe potuto fare altre che eseguire i suoi ordini.
Così annuí energicamente, fin quando Sam la lasciò andare con forza sopra il tavolo, facendola quasi cadere su di esso; Abby si massaggiò il polso e sentí il dolore per la sua forte stretta, e si voltò verso di lui in tempo per vederlo uscire dallo studio come se nulla di anomalo fosse accaduto e con un'espressione rilassata sul viso. "Ma che diavolo ti è successo?!". 
"Mi sono condannato all'inferno per te e mi chiedi cosa mi sia successo?". Sam tornò a guardarla con la stessa espressione di prima e sorrise divertito, aprendo le braccia e facendo spallucce. "Credo che vincere un viaggio all'inferno con Lucifer e Micheal faccia questo effetto. Comunque ti ambienterai presto qui, mando Christian a mostrarti la tua stanza. Tieniti pronta, Abby: adesso si comincia".
  
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