Iriza si sentiva particolarmente fiera di se stessa: in pochi giorni aveva aiutato quell’idiota di Neal a non farsi infinocchiare da Daisy Dillman, e aveva convinto quell’altro imbecille di Stear a non partire per la guerra.
-Cosa credi di trovare in guerra Stear? Tanti poveracci che vanno a farsi ammazzare per i lerci interessi di gente come noi! La guerra va fermata, non incoraggiata! E poi… non pensi a Patty? Se ti succedesse qualcosa lei ne sarebbe annientata!-
Queste parole avevano sconcertato Stear, che diavolo era successo a Iriza? L’aveva sempre conosciuta come una intrigante menefreghista, possibile che quel Robert l’avesse cambiata fino a tal punto?
Quanto a Neal era stato sufficiente suggerire a suo padre alcune varianti al contratto di finanziamento che la Banca di Chicago stava per stipulare con Daisy e lo stesso Neal.
Attraverso alcune postille si sanciva che in caso di divorzio o separazione fra i due, l’intestatario dell’attività che i due novelli fidanzati si apprestavano ad avviare in Florida, sarebbe stato Neal. A Daisy sarebbero andate le briciole.
Quando Daisy se ne rese conto, affrontò Iriza con un cipiglio terribile, ma davanti all’impossibilità di cambiare i termini del contratto o di impugnarlo, se ne andò sbattendo la porta dell’ufficio di Iriza, non senza prima averle dato della strega intrigante. E per un momento lei si era sentita proprio così, come se la vecchia Iriza fosse riemersa in lei.
E in fondo capì che la vecchia Iriza non se ne era mai andata del tutto, era solo maturata, si era solo stancata di intrighi inutili e cattivi. Si era anche accorta di tutto un mondo che si muoveva intorno a lei.
Candy andò alla porta ed aprì rimanendo di stucco.
-Questa poi… e tu che diavolo ci fai qui…-
-Non ci fai entrare Candy?- la voce di Iriza non era come se la ricordava, non aveva il tono mellifluo e sgradevole che l’aveva sempre contraddistinta.
E anche il suo sguardo era diverso, disteso, cordiale. Che diavolo succedeva?
-Sì certo… accomodatevi… anche tu zia Elroy…-
Iriza e la zia Elroy entrarono nel modesto ma dignitoso appartamento che Candy divideva con Albert.
-Candy, ti prego di non fraintendermi, ti assicuro che non voglio procurarti alcun problema, ma devi rispondere ad alcune domande: è molto importante Candy, ti prego…-
Iriza Legan che la pregava? I suoi amici le avevano detto che era cambiata, ma fino a quel punto?
-D’accordo Iriza, ti ascolto.-
-Dov’è il tuo amico… quello che… ha perso la memoria?-
-Albert? È uscito a fare la spesa, dovrebbe tornare fra poco. Ma che diavolo vuoi da lui?-
-Da quanto tempo lo conosci?- la potente voce della zia Elroy la scosse, sembrava quasi la voce di Suor Gray.
-Beh, lo conosco da quando stavo a casa Legan, allora… non me la passavo tanto bene e lui mi aiutava, mi dava… conforto.-
-Candy, non hai idea di quanto mi dispiaccia per quello che ti ho fatto passare, ma è importante che la zia Elroy possa parlare con quell’uomo!-
-Iriza… ti senti bene?-
-Sì Candy, non mi sono mai sentita meglio credimi…-
In quel mentre la porta di casa si aprì, ed entrò Albert.
-William!-
Albert ebbe come uno shock a sentire quel nome.
-William! Sono la zia Elroy, ti ricordi di me?-
Candy era allibita: che accidenti stava succedendo?
-Sono la sorella di tuo padre, e questa ragazza, Candy, è la bambina che hai adottato, ricordi?-
-Che… ha adottato? Ma…-
-Non lo hai ancora capito Candy?- intervenne Iriza -Quest’uomo è il signor William Albert Andrew. È lo zio William!-
Candy era sul punto di svenire, e Albert invece svenne per davvero.
Poche ore dopo, nella sala d’aspetto del Santa Johanna, Candy, Iriza, la zia Elroy, Archie, Annie, Stear e Patty, aspettavano notizie dai medici di guardia.
La porta della sala del pronto soccorso si aprì e un medico si fece incontro ai parenti del ricoverato.
-Tutto a posto signori. Il signor Andrew ha riacquistato la memoria. Lo terremo ricoverato a scopo precauzionale per questa notte.-
Fra i presenti si diffuse un prolungato sospiro di sollievo, e la zia Elroy si sciolse in lacrime.
-Dio sia lodato.-
-Zia Elroy, non credi che dovresti ringraziare qualcun altro?- le disse Iriza.
-Candy…- disse la zia con voce tremolante -La famiglia Andrew, la TUA famiglia… ti sarà sempre grata per quello che hai fatto.-
-Grazie zia… ma ho soltanto ricambiato quello che Albert… lo zio William ha sempre fatto per me.-
-Continua pure a chiamarlo Albert se ti fa piacere Candy. Anche sua sorella, la povera Rosemary lo chiamava sempre così.-
-Zia Elroy.- disse di nuovo Candy -Forse non è il momento giusto, ma vorrei chiederti una cosa.-
-Dimmi pure Candy. Albert, come lo chiami tu, ormai sta bene e possiamo pur permetterci qualche chiacchera informale.-
-Ecco… esistono altri parenti… per così dire nascosti degli Andrew?-
-Cosa intendi dire?-
-Anni fa, sulla collina di Pony, incontrai un ragazzo che somigliava come una goccia d’acqua al povero Anthony. Al punto che quando conobbi Anthony pensai che fosse lui quel ragazzo.-
-Allora sei dura di comprendonio mia cara cugina!-
La voce di Iriza la fece sobbalzare, sembrava la voce della vecchia Iriza.
-Guarda bene il volto di “Albert”, possibile che tu non te ne sia accorta?-
-Accorta… di cosa?-
-Quell’uomo è il ritratto di come sarebbe oggi il povero Anthony se fosse ancora vivo!-
Candy sgranò gli occhi: Iriza aveva ragione!