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Autore: Nao Yoshikawa    08/12/2022    2 recensioni
"Sarebbe bello se esistesse un incantesimo in grado di controllare l'amore". Questo è quello che pensa Yumichika. Non un incantesimo, ma un filtro d'amore è quello che gli viene casualmente "offerto" da Kisuke Urahara. La soluzione più semplice e veloce per fare innamorare Ikkaku di lui. Ma quando il vapore di quel filtro si diffonde per tutta la Soul Society, cose TERRIBILI iniziano a succedere. Chi sarà vittima in questo strano gioco d'amore?
«Cos’è questa cosa?» domandò prendendo in mano la boccetta, pesante e in vetro. Kisuke strabuzzò gli occhi.
«Umh, quella? Ma tu pensa, erano anni che non la vedevo, pensava di averla distrutta. Quello è semplicemente un filtro molto pericoloso che ho creato ai tempi in cui ero a capo del Dipartimento di ricerca e sviluppo. Uno dei miei primissimi esperimenti a dire il vero, ma ho lasciato perdere quasi subito.»
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Ayasegawa Yumichika, Inoue Orihime, Ishida Uryuu, Mayuri Kurotsuchi, Urahara Kisuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Tutto è lecito in guerra e in amore (finché qualcuno non si fa male)
 
Era la cosa più assurda e umiliante che gli fosse mai successa. Che Kenpachi si fosse innamorato di lui… non riusciva nemmeno a pensarci! E va bene che si trattava di un amore indotto e falso, ma i sintomi somigliavano molto all’amore vero… anzi, all’amore folle e ossessivo. Che cosa ne sarebbe stato di lui?
«Kenpachi, puoi mettermi giù? Guarda che so camminare da solo!»
Lo temeva più adesso rispetto a tutte le volte in cui lo aveva affrontato. Almeno quelle volte sapeva cosa aspettarsi, ma adesso sarebbe potuta accadere la qualunque e ciò lo terrorizzava. Kenpachi arrestò la sua corsa e lo afferrò, lanciandolo via come se fosse stato leggero come una piuma. Ichigo urlò e si ritrovò scaraventato contro un muro (si sorprese anzi di non averlo rotto).
«Ahi! Ma si può sapere che diavolo fai? Che motivo c’era di lanciarmi così?» si lamentò il ragazzo, tossendo, poiché attorno a lui si era sollevata molta polvere. Si guardò attorno e si rese conto di trovarsi in quella che sembrava un’abitazione abbandonata, in mezzo al nulla. Ma dove lo aveva portato? Ichigo deglutì sotto lo sguardo di Kenpachi. Lo guardava come se volesse saltargli addosso, e non avrebbe saputo dire se per ucciderlo o per fare altro a cui non voleva pensare.
«Oh, Ichigo. Qui non ci disturberà nessuno» disse Kenpachi, l’espressione da predatore sul viso. Questo non andava bene, Ichigo non ci teneva ad essere deflorato, soprattutto perché Kenpachi dava l’idea di non essere delicato in certe cose.
«Senti, che intenzioni hai? Non fare niente di cui ci pentiremmo entrambi! Devi starmi a sentire, sei sotto l’effetto di un filtro. Non puoi farti dominare così!»
Sull’ultima parola aveva assunto un tono esasperato.
«Ti vedo spaventato, Ichigo. L’odore della paura mi eccita sempre!» dichiarò Kenpachi, sguainando la spada.
Doveva per forza lottare con lui? Evidentemente non aveva scelta, se doveva tenerlo lontano con la forza, così avrebbe fatto.
«Oh, e va bene. Dobbiamo lottare? E lottiamo!» esclamò, prendendo Zangetsu. Kenpachi a quel punto ghignò.
«Oh, sì. Non c’è niente di più che mi eccita che vederti tirar fuori la spada.»
«C-che cosa?! No, io non voglio eccitarti, non voglio fare niente. Vuoi guardarmi? Sono io, Ichigo!»
Quel filtro d’amore era tremendo, avrebbe ammazzato Urahara.
«Ma certo che ti guardo. E ti strapperò quel kimono di dosso con la lama della mia spada. Vieni qui!»
Bene. Non poteva combattere, non poteva ragionare. E sicuramente non poteva contare sui suoi amici che, per qualche motivo assurdo, non stavano venendo a salvarlo. C’era una cosa sola che poteva fare: scappare e stare sulla difensiva. Kenpachi gli andò addosso, cercando di colpirlo. Lui si scansò.
«Nooo! Maledizione, così non può funzionare! MA SI PUO SAPERE GLI ALTRI DOVE DIAMINE SONO?!»
 
Ishida era molto preoccupato per Ichigo, anche se stava cercando di non dirlo in modo diretto. Conoscendo Zaraki, non si sentiva sicuro a lasciarlo lì. Oltre al fatto che si sentiva molto infastidito dall’idea che Ichigo fosse lì da solo con lui. Avrebbe dovuto opporsi, ben gli stava! No, non è vero, pensò subito dopo. Non era colpa di Ichigo, era colpa sua e della sua stupida cotta da cliché da quattro soldi.
«Siamo sicuri che Ichigo se la caverà?»
«Non preoccuparti, starà bene, è duro da far fuori. Anche se non penso che è di questo che dovrà preoccuparsi» Shinji era divertito dall’idea che Ichigo si stesse ritrovando a scappare da Kenpachi.
«Rukia, usciamo insieme? Intendo, per un appuntamento. Anche se forse sarebbe meglio nel mondo degli umani, lì c’è molto di più da fare» Orihime conversava con Rukia come se niente fosse, e la shinigami doveva ammettere che la cosa non le dispiaceva affatto.
«Sarebbe… una cosa carina…» sussurrò. Rukia diceva davvero.
«Amh… Kuchiki, sei certa che sia un bene darle corda?» domandò Ishida. Rukia sospirò, sembrava dispiaciuta.
«Non preoccuparti, le passerà. Sempre che il capitano Kurotsuchi voglia aiutarci. Capitano Hirako, ma che strategia avete in mente?»
Shinji si mise a ridere.
«E chi ha mai parlato di strategia? È molto più facile di così.»
 
 
Quando Mayuri si vide nuovamente invaso da quegli scocciatori, sospirò avvilito.
«Ancora voi? E vedo che al gruppo si sono uniti dei nuovi arrivati. E tu» disse guardando malamente Hirako. «Vi ho già detto che non vi aiuterò, non mi interessa.»
«Oh, hai sempre un carattere difficile. Cosa sarà mai una pozioncina d’amore?» iniziò a provocarlo Hirako. Se il suo piano era stuzzicarlo, non sarebbe riuscito nell’impresa.
«Mi sembra chiaro, saprei risolvere la questione in breve, ma io non faccio nulla che non mi interessi, né per altruismo. Quindi godetevi la vostra epidemia d’amore e lasciatemi in pace.»
Shinji assottigliò lo sguardo. La luogotenente Kurostuchi se ne stava come al solito in religioso silenzio, aspettando sicuramente qualche ordine del suo capitano.
Era sempre così ubbidiente, sarebbe stato un peccato se avesse perso il controllo.
«Ayasegawa, puoi darmi la boccetta?» domandò.
«Sì, ma state attento»
Mayuri osservò quello scambio, sospettoso.
«Se pensate di farmi cadere sotto l’effetto del filtro, sappiate che non funzionerà su di me.»
«Che cosa crudele da pensare, non potrei mai farti una cosa del genere. Luogotenente Kurotsuchi, a te piacere l’odore del melograno? Ho sentito che è un frutto afrodisiaco, di certo non è stato scelto a caso.»
Nemu rimase immobile, seria.
«È piacevole, immagino.»
«Già, appunto. Vediamo se mi ricordo cosa c’è dentro…» disse svitando il tappo lentamente. «Estratti di chicchi di melograno, serotonina artificiale…»
Mayuri lo fissò.
«Nemu, non respirare!»
Aveva capito immediatamente. Quel bastardo aveva avvicinato la boccetta a Nemu. Pur essendo vuota, rimaneva al suo interno ancora qualche residuo. Nemu chiuse gli occhi e stranutì.
«Era questo il tuo piano?!» esclamò Ishida.  Ma che razza di piano balordo era?
«Sei un maledettissimo idiota! Come hai osato? Ti faccio a pezzi!» lo minacciò Mayuri.
«Oh, sono davvero costernato! Oh, luogotenente Kurotsuchi, il capitano ti desidera.»
A quel punto il danno era fatto. Nemu incrociò lo sguardo del suo capitano e fu anche lei vittima di quel filtro.
«Che cosa hai fatto? Maledetto idiota! E tu, stupida, ti avevo detto di non respirare, sei forse sorda?» Mayuri era andato su tutte le furie. Forse aveva sottovalutato un po’ troppo la situazione. Nemu non rispose, piuttosto guardò il suo capitano. Dopodiché tese le braccia in avanti e fece per abbracciarlo.
«Rimproveratemi ancora, nobile Mayuri.»
«Che cosa? Stiamo scherzando, spero. Nemu, sta ferma al tuo posto. Non osare disobbedirmi!»
Non era abituato a quella versione della sua luogotenente, Nemu sembrava sotto l’effetto di qualche droga, con le pupille dilatate.
«Se volete potete punirmi, capitano. Vi amo tanto.»
«Eh, no. Questo è troppo strano perfino per me» Mayuri la tenne lontano da sé, non era interessato a quel genere di approccio. Shinji si mise a ridere.
«Lo sai, vero, che adesso ti darà il tormento? Ora il problema riguarda anche te.»
Rukia si rese conto che in effetti era stata una buona mossa.
Kurotsuchi li guardò uno ad uno e promise a sé stesso che li avrebbe uccisi e usati come cavie da laboratorio, una volta finita quella storia.
«E va bene, come volete, creerò un filtro che annulli gli effetti di questa cosa infernale. Ma adesso sono anche senza luogotenente. Staccati, stupida ragazza!» Mayuri afferrò Nemu per un polso, spingendola verso Shinji. «Tenetela voi, non posso lavorare se mi sta appiccicata»
Shinji afferrò Nemu, la quale però protestava, agitandosi.
«Ci penseremo noi. È sempre un piacere parlare con te, Mayuri.»
«E non chiamarmi per nome, Hirako» sbottò lui.
 
 
«Capitano, ma come facevate a sapere che avrebbe funzionato?» domandò Yumichika una volta fuori. Shini fece spallucce.
«Non lo sapevo, infatti. Ho solo provato.»
Ishida si innervosì. Era tutto fin troppo folle per uno razionale come lui.
«Quindi hai basato tutto solo sul caso?»
«Però ha funzionato! E tu, gigante, intendi camminare tutto il tempo senza guardare nessuno in faccia?» si rivolse poi a Chad, che era ben attento a non incrociare lo sguardo di nessuno.
«.. Preferisco non rischiare.»
Nemu cercava ancora di sfuggire alla presa di Shinji, senza molto successo.
«Voglio andare dal nobile Mayuri. Io devo andare da lui, morirò altrimenti.»
«No, no. Sopravvivrai, tranquilla.»
Ishida iniziava davvero ad innervosirsi.
«Possiamo cercare Kurosaki, adesso?» domandò. Insomma, era l’unico che si preoccupava per lui?
Shinji lo osservò.
«Non pensavo ci tenessi tanto, sembra che tu gli voglia molto bene»
Ishida arrossì e si aggiustò gli occhiali.
«S-sciocchezze, è il principio.»
«Ah-ah, certo. Allora facciamo così: tu vai a cercare Ichigo. Io, Aayasegawa e Chad teniamo a bada Nemu e… ma dove sono Orihime e Rukia?»
Si guardò attorno. Ma si era distratto solo per un secondo!
Ishida sospirò.
«E va bene, andrò da solo a salvare Kurosaki.»
Shinji però lo stava ignorando.
«Ehi, che non osino baciarsi mentre non ci sono! Noi vogliamo guardare.»
«Che cosa volgare» borbottò Yumichika.
«No, io non voglio guardare» protestò debolmente Sado. Lui era timido e tutto ciò era troppo per lui.
Una volta rimasti soli, Yumichika si rese conto che era arrivato il momento di spiegare a tutti cosa fosse successo. L’unico modo era parlare con il Comandante Generale, lui lo avrebbe comunicato agli altri. Si vergognava da morire, ma quello che stava succedendo era colpa sua. Shinji si era offerto di accompagnarlo, aveva raccomandato a Sado di tenere d’occhio Nemu.
«Non preoccuparti, Ayasegawa, la cosa si risolverà.»
«Io non mi preoccupo per quello, mi preoccupo perché è imbarazzante!» si lamentò. Ma sfuggire alle proprie responsabilità non era né bello né elegante, per cui…
 
Il Comandante Generale li ricevette poco dopo il loro arrivo e il vecchio Yamamoto si sorprese di vedere quei due insieme.
«Capitano Hirako e quinto seggio dell’undicesima compagnia, Ayasegaya. È raro vedervi insieme e posso supporre che abbiate delle comunicazioni importanti per me.»
«Infatti è così, comandante» Shinji indicò Yumichika. «Il quinto seggio qui presente deve dirvi una cosa, riguarda l’epidemia che ha invaso la Soul Society.»
Che cosa?! Così, in modo tanto diretto? Che razza di traditore. Yumichika arrossì.
«Sì, è vero»
«Bene, allora. Parla, ti ascolto» asserì Yamamoto.
Oh, che onta, che bruttezza, pensò Yumichika.
«Ecco… la verità è che è tutta colpa mia. L’epidemia l’ho provocata io, ma è stato un incidente. Ho rubato un filtro d’amore a Kisuke Urahara perché volevo… usarlo su una persona. Solo che è successo questo disastro. Mi dispiace non averne parlato prima, ma… la vergogna era troppa.»
Shinji gli poggiò una mano sulla spalla.
«Ma c’è da dire che abbiamo chiesto aiuto al capitano Kurotsuchi, così adesso sta lavorando ad una soluzione. Quindi questo vuol dire che Ayasegawa non è nei guai, vero?»
«Lo è eccome. Anzi, lo siete entrambi, avreste dovuto venire da me molto prima» dichiarò Yamamoto. Shinji sgranò gli occhi.
«L’imbecille qui è lui e nei guai ci finisco io?»
«Imbecille a chi, brutto pervertito con il casco di banane in testa?»
«Che cosa? Io ti-»
«SILENZIO!» tuonò Yamamoto. «Non è il momento né il luogo per futili discussioni. Adesso bisogna avvertire gli altri membri del Gotei 13. Non bisogna mai scherzare, l’amore è un sentimento molto potente e che può essere molto pericoloso.»
Shinji e Yumichika, zittiti come due bambini, si guardarono. Il vecchio aveva ragione.
La comunicazione arrivò ben presto ai vari capitani e alle compagnie. Quando Byakuya capì, scosse la testa affranto e si sentì solo di dire è peggio di quanto pensassi.
 
«Non è andata poi così male» disse Shinji, lasciando la sede del Comandante Henerale.
«No, infatti è andata benissimo» Yumichika era rosso in viso. «Spero solo che questa storia finisca presto, ho chiuso con l’amore. Sì, è così, non voglio avere niente a che fare con…»
Yumichika passò dal parlare allo zittirsi e a nascondersi dietro Shinji.
«Eh? Si può sapere che c’è ora?»
«C’è Ikkaku. Mi ci manca solo di parlare con lui e ho raggiunto l’apoteosi dell’imbarazzo.»
Shinji alzò gli occhi al cielo, avrebbe creduto che sarebbe stato molto più divertente. Ikkaku gli passò davanti, fermandolo.
«Perché Yumichika si nasconde dietro di te?»
«Perché non vuole parlarti, semplice. Comunque questi non sono fatti miei, quindi prego, chiacchierate pure quanto volete mentre vado a farmi una bevuta. Ciao, ciao»
Shiinji mollò lì Yumichika, che adesso si ritrovava senza uno scudo. Maledizione, l’imbarazzo non gli era ancora passato.
«Perché non volevi parlarmi?» gli chiese Ikkaku.
Perché sei un cretino, ecco perché.
«No, il capitano scherzava soltanto…»
«Ah. Beh, comunque, hai sentito? A quanto pare c’è un’epidemia causata da un filtro d’amore. È una cosa assurda, chi mi mai arriverebbe a tanto?»
Io. Io ci arriverei perché non riesci nemmeno a vedere oltre il tuo naso!
«Sai, per amore si arrivano a fare mille follie, ma non mi aspetto che tu capisca! Lo sai, sei veramente poco perspicace!»
Ikkaku non capì. Ma perché tutto quello che diceva non faceva altro che innervosirlo.
«Ma che ho fatto?»
«Oh, lasciamo perdere!»
Tanto prima o poi si sarebbe comunque saputo che a causare quel disastro era stato lui.
 
Shinji, nel frattempo, era tornato da Chad, che sembrava ancora l’unico sano di mente.
«Ehi, Sado, ho mollato Yumichika con il suo amante e…» si guardò intorno. «… Dov’è la luogotenente Kurostuchi?»
«Ecco, lei… mi è scappata» ammise Chad mortificato. «Ho provato a trattenerla, ma è molto più forte di quanto sembri.»
Shinji lo fissò per qualche istante. Pazienza, si disse, ci avevano provato.
«Dettagli, se la sbrigherà il capitano Kurotsuchi. Ti va una bevuta?»
«Ma sono minorenne.»
«E io un adulto responsabile che ti sta autorizzando. Ti prego, non posso reggere questa situazione senza alcol in corpo!»
 
«Izuruuu! Dove ti nascondi? Vuoi giocare a nascondino? E va bene, mi piace questo gioco, mi eccita non poco!»
Oh, che atroce sofferenza. Perché doveva succedere proprio a lui? Perché uno timido e incapace in amore doveva ritrovarsi ad avere proprio Rangiku Matsumoto che gli stava addosso? E per essere chiari, il problema non era questo, il problema era che a lui Rangiku piaceva davvero. Ma l’idea che il suo fosse solo un amore indotto gli spezzava il cuore, ecco perché non poteva permettersi di farsi coinvolgere emotivamente, doveva essere forte e deciso. Così si era nascosto.
«Izuruuu! Ecco dove ti nascondevi. Sei giocoso, vedo» Rangiku aveva fatto irruzione negli appartamenti della terza compagnia. Izuru si alzò, non poteva permettersi una distrazione.
«Rangiku, ascoltami. Dobbiamo parlare.»
«Preferisco usare le mie labbra per fare altro, se non ti dispiace» Rangiku si avvicinò. Tutto in lei lo attraeva, dal corpo, all’odore, al modo di parlare. Quant’era difficile fare la cosa giusta.
«Tu non lo vuoi veramente. Sei sotto l’effetto di un filtro d’amore, capisci? Una come te non troverebbe mai attraente uno come me!» cercò di tenersela lontana, ma Rangiku non demorse. Anzi, lo strinse tra le braccia e gli posò un dito sulle labbra.
«Ma di cosa parli? Sei un adorabile cucciolo.»
Adorabile cucciolo non era proprio ciò che sperava di sentirsi dire. In realtà niente stava andando come voleva. Beh, non era proprio così.
«Ma Rangiku… ti prego. Non sono così forte da resistere. Ce ne pentiremo.»
«Allora mettici alla prova» sospirò Rangiku. Quando sentì il suo respiro su di sé, Izuru capì di non poter più resistere. Ma non si lasciò baciare: fu lui a baciare lei e a diventare improvvisamente dominante. Considerando quanto si era trattenuto, era normale che adesso stesse esplodendo.
«Mmh, Izuru! Mi piaci così tanto! Vieni qui!»
 
Rukia non era riuscita ad opporsi quando Orihime l’aveva trascinata per mano verso chissà dove. Si sentiva incredibilmente bene con lei, sarebbe stato bello se fosse stato sempre così. Se le fosse piaciuta per davvero, insomma. Rukia le aveva poi suggerito di andare a casa propria, nella dimora dei Kuchiki (e questo non perché volesse stare del tutto sola con lei, assolutamente). Orihime si era guardata attorno, estasiata.
«Oh, quindi vivi qui? Ma che bella casa, che bello stile! Hai anche un laghetto! È molto romantico!»
«Io…b-beh sì.»
Ora che ci faceva caso, Orihime non era tanto diversa dal solito, era sempre allegra e dolce, con la differenza che tutte le attenzioni erano su di lei. La ragazza infatti la guardò, con gli occhi che brillavano.
«… Sarebbe bello poterci baciare sotto un ciliegio in fiore, vero?»
Baciarsi? Erano davvero già arrivate a quel punto? Rukia l’avrebbe anche baciata… oh, eccome se lo avrebbe fatto.
«Baciarsi? Io, ecco… non so se… se… oh, Orihime! È tutto così difficile!»
Orihime le era sempre piaciuta, ma non si era mai azzardata a fare un passo verso di lei, non voleva perderla. Se l’avesse respinta, ne avrebbe sofferto troppo Orihime si mise a ridere.
«Tu sei bella, Rukia. Mi piaci tanto. Mettiamoci insieme. Ecco… spero tu lo voglia, altrimenti sarebbe imbarazzante.»
Rukia deglutì e si avvicinò a lei, prendendo la sua mano.
«Non è quello che vuoi veramente,»
«Ma come può non esserlo? Sento che lo voglio così tanto! Forse io non ti piaccio?»
Oh, non avrebbe mai potuto essere così fuori strada. Rukia la adorava letteralmente. Scosse la testa.
«Tu mi piaci tanto, Orihime. E ti bacerei senza mai smettere, ma quando tornerai in te, potresti pentirtene. Quindi dovremmo stare attente, prima che… prima che sia… troppo… tardi…»
Ma mentre parlava, si avvicinava a lei, socchiudeva gli occhi. Era difficile resistere alla tentazione di stringere tra le braccia la persona che amava. Lei, almeno, non era forte abbastanza. Rukia però aveva dimenticato una questione fondamentale, ovvero che in quella casa ci viveva anche Byakuya. E fu sempre Byakuya a beccarle sul punto di baciarsi. Questo era veramente troppo. Prima il suo luogotenente lo mollava e ora sua sorella portava a casa una donna per amoreggiare.
«Rukia.»
«N-Nobile fratello!» arrossì lei. Orihime invece, del tutto a suo agio, sorrise.
«Salve Byakuya, è un piacere vederti. Io e Rukia ci stavamo solo un po’ spupazzando, niente di osceno, giuro!»
Senza dubbi quella donna era sotto l’effetto del famigerato filtro. Guardò poi Rukia.
«Dimmi che almeno tu sei in te.»
«S-sì, sono in me. Ecco… la dodicesima compagnia sta lavorando ad una soluzione, però ecco… Orihime vuole me» ammise, guardandola. Orihime stava curiosando in casa con un certo entusiasmo.
«Sì, questo si vede. Sai che è soltanto un amore indotto, vero?»
Rukia arrossì. Alle volte aveva l’impressione che suo fratello fosse nella sua testa, che avesse intuito i suoi sentimenti per Orihime e che stesse cercando di avvisarla di non sperare troppo.
«Ma certo, lo so. Solo che-»
«Byakuya!» gridò Orihime abbracciando Rukia da dietro. «Volevo dirti di non preoccuparti, mi prenderò io cura di tua sorella.»
Non preoccuparsi era un conto, quella ragazza era così distratta e fin troppo entusiasma.
«Mi viene difficile non preoccuparmi» ammise, ma quella per Orihime fu solo una simpatica battuta. Rukia trovò molto divertente il modo in cui la ragazza si approcciava a Byakuya. Pensò che, se mai un giorno fossero state una coppia, quei due sarebbero andati incredibilmente d’accordo.
 
 
Ishida non poteva credere di essere andato da solo alla ricerca di Kurosaki. E come avrebbe fatto ad affrontare quel matto di Zaraki? Lo avrebbe fatto a fette in due secondi, ma non poteva lasciare Ichigo da solo. Non voleva che Zaraki facesse qualcosa di strano con lui, quello doveva essere un ruolo suo, anche se ovviamente il diretto interessato non lo sapeva. Sul suo cammino, incontrò niente meno che Yachiru: la luogotenente era offesa per essere stata piantata da Kenpachi.
«Sì, Kennuccio mi ha mollato per andarsene con Icchi. È veramente strana questa cosa che voi grandi chiamate amore. Tu stai andando a salvare Icchi, vero? Sei tipo il suo cavaliere?»
Ishida arrossì.
«Non direi che sono il suo-»
«Allora ho deciso. Vengo con te, così io mi riprenderò Kennucchio e tu riprendi Icchi. Forza, andiamo!» gridò la bambina, aggrappandosi alla sua schiena. «Dritti alla meta.»
Portarsi dietro Yachiru non era proprio ci che Ishida aveva sperato, ma si sentiva comunque più tranquillo. Inoltre, due teste erano meglio di una.
 
Intanto Ichigo stava affrontando la battaglia più estenuante della sua vita: evitare che Kenpachi gli saltasse addosso e non per ammazzarlo. Magari fosse stato quello il problema! Era comunque stremato e mentalmente provato.
«Ma insomma, c’è un limite all’umiliazione che deve essermi inflitta?» domandò Ichigo incrociando la spada con la sua. Quando Zaraki si avvicinava troppo, ecco che sussultava e indietreggiava.
«Mi piace il fatto che tu faccia il difficile, non fai altro che eccitarmi!»
«IO NON VOGLIO ECCITARTI, IO NON VOGLIO ESSERE QUI E BASTA!» gridò Ichigo. Ma se ne pentì subito dopo, l’ultima cosa che voleva era spezzargli il cuore, a quel punto sì che lo avrebbe ammazzato veramente. Kenpachi infatti lo guardò per qualche istante.
«Chiariamo Ichigo, se non sono io, non sarà nessun altro. Su avanti, vieni qui, non farà male, so essere molto gentile da quel punto di vista.»
Ichigo evitò di cogliere l’allusione sessuale, ma comunque dubitava che Zaraki fosse davvero così delicato. E lui era solo un adolescente vergine e impacciato da quel punto di vista.
«Non è nemmeno legale questa cosa» disse fra sé e sé.
E poi sperò che per una volta qualcuno venisse a salvare lui.
«Te l’avevo detto che erano qui! Eehii, Kennucciooo!»
Ichigo spalancò gli occhi. Eccolo lì il suo cavaliere in armatura bianca, con Yachiru sulle sue spalle.
«Ishida… sei venuto a salvarmi! Perché ci hai messo tanto, razza di cretino?»
«… Che cosa? Mi hai rovinato l’entrata in scena, Kurosaki! Guarda che io ero preoccupato per te!» Ishida arrossì. Stupido Kurosaki. Non aveva però badato al vero pericolo della situazione, ovvero Kenpachi, che ora si era concentrato su di lui.
«E tu che vuoi? Un rivale in amore? Guarda che ti faccio fuori in due secondi, insulso Quincy!»
«Come osi sporcare così il nome dei Qui-»
«ISHIDA, NON È IL MOMENTO!» gridò Ichigo afferrandolo per un braccio. «SCAPPA SE VUOI VIVERE!»


Nota dell'autrice
Povero Kennuccio, quando tornerà in sé vorrà sotterrarsi. Di chi poteva innamorarsi se non di Ichigo? Anche se quest'ultimo non è molto contento. E non è contento nemmeno Ishida se è per questo. Oh beh, almeno adesso Mayuri è obbligato ad aiutarli, si ringrazi Shinji per la sua capacità di fare - sostanzialmente - le cose a caso, che però poi funzionano. Izuru alla fine cede. Non è colpa sua, la carne è debole, mentre Rukia e Orihime giocano a fare la coppia felice, con Byakuya che le tiene d'occhio. Come andrà?
Alla prossima.
Nao
   
 
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