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Autore: Brume    08/12/2022    9 recensioni
Alain, ormai anziano, si presta alle riflessioni di un uomo che ha visto scorrere la sua vita veloce ed impetuosa come un torrente in piena; ripensa ai giorni passati ed a quelli attuali. Spesso i ricordi di André, Oscar e Diane si fanno vividi, parlano con lui, quasi fossero spiriti; accade anche il giorno del suo settantesimo compleanno ma, questa volta, forse con un cambiamento in vista....
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Diane de Soisson, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finisterre,  8 dicembre 1830

Sono lontano dalla mia terra da così tanti anni che, a volte, mi sembra non averci mai vissuto; solo ad una certa ora della sera – non appena Juanita chiude la porta dietro di sé salutandomi con il suo incerto francese – tutti i ricordi si presentano, uno ad uno. Ma per il resto…potrei dire di essere nato qui, tanto mi sono adeguato ed abituato.
Quest’ anno sono settanta e mai, mai avrei pensato di arrivarci.
Certo, ringrazio il cielo di questo dono, lo faccio a modo mio; ma a volte, davvero, è dura. Soprattutto quanto ripenso alla mia giovinezza.
Alla mia Diane.

…Alcune notti viene a trovarmi.
Succede da un paio di anni.

Lo fa insieme a loro, ad Oscar e André, sempre giovani, sempre belli: si fermano sulla porta, mi fanno un saluto, mi dicono che stanno bene e se ne vanno; talvolta, soprattutto quando gli acciacchi mi colpiscono più forte del solito, me li ritrovo intorno tutto il giorno quasi volessero prendersi cura di me.
Stai bene? Mi domandano e poi se ne stanno li, vicini, il volto serafico e lo sguardo limpido, mi osservano.
Si, sto bene, rispondo; e voi? Cosa si prova ad essere…essere liberi?
Mi piace usare questa parola, liberi, perché è molto più dolce , meno terribile della parola morte. Loro capiscono, sorridono.

E’ tutto come prima, non invecchiamo mai  mi ha risposto una volta Oscar, la cui voce con gli anni si è fatta più dolce.
Siamo più…leggeri…ha detto André, una volta, una delle poche in cui mi ha parlato.
Ne sono lieto ricordo di aver risposto.

In realtà, tanto sono curioso…tanto ho paura.
Arrivato a questo punto della mia vita, però, il panico che ho sempre provato pensando a quel giorno si trasforma in una sorta di pace. Anche oggi, mentre era presente la giovane ragazza che si occupa di fare qualche lavoro in casa, è accaduto: ero seduto alla finestra pensando alla loro prossima visita quando, dal nulla, è arrivato quel pensiero; mi è bastato respirare più a fondo per sentirmi a posto, per tornare normale.
La pace, il non pensare a nulla, mi ha fatto stare meglio.
Ora, ora che la casa è tornata silenziosa, sento di nuovo un peso sul petto e i brividi sulla mia pelle; si, credo arriveranno… tuttavia, qualcosa pare diverso.

Sono qui, Alain, sento dire a Diane.

Eccoli, sono arrivati. Avevo ragione…

Diane, sorella mia: ti aspettavo. Sai che giorno è oggi?
Certo. E’ il tuo compleanno.

Sorrido. Mi sento bene.

Gli altri non arriveranno?
 Lei si siede accanto a me su questo divano sformato e liso.
No, oggi no risponde. Hanno un impegno importante, forse verranno domani.
Un po' sono deluso, avevo voglia di vederli. Ma il sorriso strano e furbetto della mia piccola mi insospettisce…e lei lo comprende.

Alain, devo dirti una cosa dice ad un certo punto Diane.

…E’ arrivata la mia ora?

No. Non ancora. Ma non tarderà molto; tuttavia, prima che accada, dovresti recarti al faro, il vecchio faro. Li ci sarà qualcuno ad attenderti. C’è una sorpresa per te.
La guardo negli occhi.
Piccola Diane, le mie gambe non sono tanto buone: come farò ad arrivarci? Dovrò camminare almeno per
un’ ora…
rispondo.
Ce la farai, non ti devi preoccupare di questo mi dice.
Poi si avvicina, mi da un bacio sulla fronte, un lieve pizzicore mi prende.

Ci vedremo presto, fratello  mio la sento dire e, un attimo dopo, la casa torna vuota.


Come farò ad arrivare laggiù? I sentieri sono sconnessi, non sicuri…penso non appena lei va via; mi appoggio al bastone e faccio qualche passo tremante, mi porto alla finestra.
La luna è piena e si specchia nel mare.
I miei occhi, unica cosa rimasta sana, vagano lungo la linea dell’ orizzonte.
Continuo a ripensare alle sue parole, alla sua richiesta.
Mi muovo ancora un po'.
Arrivo alla porta.
L’ aria è fredda, si respira bene; intorno a me il buio è profondo quasi come il mare.
Riflettendo sul da farsi, cercando di trovare una soluzione alla richiesta che mi è stata fatta, comincio a camminare o, meglio, lo fanno le mie gambe, quasi automaticamente.
Sono sorpreso.  Ma lascio fare.
Passo dopo passo sembro stare bene, meglio: i passi sono sicuri, il bastone è solo un ingombro, non più un aiuto.
Ben presto mi ritrovo a camminare tra i cespugli. Quando mi volto, la casa appare  lontana.


Che sia…che siano loro? mi chiedo, pensando ad Oscar ed Andrè; forse mia sorella si riferiva a loro, parlando di una sorpresa.
Sono soltanto ipotesi, naturalmente…

Un’ aria fresca arriva, improvvisa.
La giacca che indossavo cade e…non ho freddo, per niente.
Con mente e passo leggero continuo il mio cammino.
Il mio cuore batte forte, probabilmente ha capito tutto, lo ha capito prima di me.

Arrivato al faro, il fiato ancora intatto, mi siedo su di un sasso.
Sei un pazzo, Alain, ti è dato di volta il cervello! Esclamo, ad alta voce. Sono proprio un pazzo…
Lo dico a me stesso, quasi mi fossi reso conto in quel momento di ciò che ho fatto.
No, non lo sei. Hai solo seguito il tuo cuore. In ogni caso, non ti aspettavamo così presto; vieni, seguimi.
Mi volto: è Diane e, con lei, c’è una giovane donna che non conosco. Mi alzo e faccio come dice, rassegnato del fatto che la pazzia stia dilagando in me; per un istante penso a casa mia, mi vedo steso sul divano, dormiente.

Camminiamo finchè non entriamo all’ interno della struttura.

Ma il guardiano?Potrò farlo? Ci sarà permesso? Mi chiedo.

Non c’è nessuno qui, solo noi. Devi avere fede sento.

All’ interno…una volta entrato…tutto è diverso da come me lo aspettavo: ci sono molte persone, una forte luce illumina tutto; ascolto anche il suono dei violini. Nella stanza di solito brulla e spoglia non c’è più odore di salsedine, ma di cibo, di fiori freschi… tutto è arredato con cura. Mi ricordano i vecchi palazzi nobiliari…mi ricorda Versailles.

Alain, ti aspettavamo!
Andrè ed Oscar mi vengono incontro, sorridono.
Ma cosa ….Sto sognando?
Si guardano, complici.
E’ per te, Alain: è il tuo compleanno…rispondono; poi Oscar mi prende sottobraccio, mi porta verso una tavola apparecchiata.
Io…io sono…diventato pazzo, vero? Chiedo, e mentre lo faccio mi siedo.
Oscar fa cenno di no con il capo, poi mi indica qualcosa o qualcuno, mi volto, noto uno specchio.
Ma che diavoleria è mai questa? Urlo, a momenti,  non appena noto la mia persona, ringiovanita di almeno quarant’anni.
L’ Alain di un tempo diventa pallido, gli occhi paiono uscire dalle orbite.

Non è una diavoleria, Alain. Abbiamo pensato di ritrovarci insieme, come ai vecchi tempi…e no, non sei morto. E’ solo una parentesi di eternità, un regalo …dice André , sbucando da chissà dove.
Un regalo? Eternità? Pronuncio, a bassa voce.
Si. E’ così dice la mia piccola Diane.

Con tutto me stesso cerco di accogliere le parole al mio meglio, il mio cuore è colmo di gioia, non voglio sembrare un ingrato. Provo a sorridere, osservo ancora il mio volto allo specchio…mi accorgo di non avere più nessun dolore.
E’ bellisimo, dico; i miei amici sembrano sollevati, sulla tavola arriva del vino, la musica continua a suonare. Ho tempo anche di parlare dei tempi passati, io e André ricordiamo quei giorni in caserma, le bevute che ci siamo fatti;  senza problemi parliamo anche di quel 14 luglio e, con mia sorpresa, non noto tristezza, ma gioia.
Da quei giorni…ci siamo ritrovati e siamo stati sempre insieme dice André guardando la sua Oscar.
L’ amore che li legava in vita si è solo che rafforzato, nella morte…sono felice, immensamente felice…brindiamo ancora, e ancora, ed ancora. Sono rassegnato…no: sereno.


Io…io vorrei chiedervi una cosa dico quando alla fine dei brindisi appoggio il bicchiere di cristallo sul tavolo, come  spinto da una urgenza improvvisa.
Parla, ti ascoltiamo…intorno a me, improvvisamente, si forma un cerchio di persone,conosciute e non.
Io non ho più nessuno, sto solo che aspettando il giorno in cui mi addormenterò per sempre; sentite, non è che posso seguirvi, venire con voi, quando l’ alba sorgerà?
La musica si fa più dolce e mia sorella appoggia la sua mano, delicata, sulla mia spalla. Mi bacia i capelli.

Se lo desideri davvero, si può fare. Ma sei certo delle tue parole? La tua ora non è ancora scoccata!
Mi alzo in piedi, osservo i presenti.

Sono tornato l’ Alain di un tempo, la vecchiaia mi ha abbandonato.
Sono in compagnia delle persone che ho amato, in questa dimensione senza tempo…

Rimarremo sempre insieme? Domando timidamente.
Ad uno ad uno, tutti rispondo.

SI.
 
Torno a sedermi, senza dire nulla riprendo il mio calice di vino; ricominciamo a bere, a cantare, allegri come un tempo…non c’è bisogno che dica niente altro, la decisione è presa. Lo ha fatto il mio cuore, insieme alla mia anima. Lo hanno fatto per me.

Oscar è vicino a me, André anche.
Non posso chiedere niente altro.

Allora, Alain, sei sicuro? Domanda ancora una volta mia sorella.

Si. Quando il sole sorgerà, vi farò compagnia nel ritorno verso…verso casa.


E ricomincio a bere, a cantare. Abbraccio i miei amici. Noto che il sole sta per sorgere.


Buon compleanno, vecchio mio. Buon compleanno….! penso; poi, tutto si fa più leggero e, mano nella mano, ci incamminiamo lungo un sentiero in salita, circondati da cespugli di rose e distese di lillà.





 
 
 
 
 
   
 
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