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Autore: luvsam    08/12/2022    2 recensioni
Per uscire da casa Brannon, John si era appoggiato a Dean lanciando occhiatacce a suo figlio minore e una volta arrivati al pronto soccorso, lo aveva fulminato costringendolo a rimanere da solo in macchina. Sam aveva aspettato il loro ritorno senza mai alzare lo sguardo e non aveva osato proferir parola quando aveva sentito dire a suo fratello che non potevano viaggiare a lungo e che si sarebbero schiantati al primo motel. Quando si erano fermati, aveva riprovato a sotterrare l’ascia di guerra, ma con un gesto stizzito della mano John gli aveva ribadito che non si sbagliava sul suo conto e che non avrebbe mai avuto le palle di un vero cacciatore.
Buffo, quella storia era iniziata proprio perché voleva dimostrargli il contrario…
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Bobby, Famiglia Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mancava ancora molto per la sua fermata e Sam appoggiò stancamente la testa al finestrino alla sua sinistra. Era abituato a viaggiare, aveva vissuto sui sedili di un’auto da quando portava ancora i pannolini, ma non gli era quasi mai capitato di farlo da solo, se si escludevano un paio di traversate verso Blue Heart dove allo stazionamento degli autobus aveva sempre trovato ad attenderlo il pastore Jim, e la fuga a Flagstaff, e ad essere onesti, era abbastanza noioso, soprattutto perché non aveva portato con sé nessuno dei suoi libri. Nello zaino aveva infilato infatti solo cose necessarie e questo sarebbe piaciuto a suo padre, che non gradiva mai la presenza in auto di qualcosa di diverso da armi, sale e acqua santa. Gli unici testi sdoganati erano quelli contenenti esorcismi, o notizie sul mostro di turno, mentre erano considerati superflui tutti gli altri, in primis quelli di letteratura, che invece lui amava tanto.
A volte Sam si era chiesto a chi assomigliasse perché non riusciva a trovare nessun punto di contatto con suo padre ,né fisicamente, né caratterialmente. Si era risposto che forse aveva preso dalla mamma, ma era una storia priva di conferme perché parlare di Mary era un argomento off-limits
Il giovane Winchester guardò fuori e pensò a Bobby. Si sentì un po' in colpa per aver lasciato il Singer Salvage nel cuore della notte, ma non aveva trovato nulla di veramente rassicurante da scrivergli in un ipotetico biglietto, così aveva preferito rimandare ad altro momento le scuse e concentrarsi sulla missione:dimostrare a suo padre che si sbagliava sul suo conto. Aveva perfettamente ragione sul fatto che detestava la vita da cacciatore, nulla da obiettare su questo,ma non era questione di avere, o non avere talento per combattere il soprannaturale.Lui non voleva farlo, era una cosa del tutto diversa.
Per farglielo capire, doveva sbatterglielo in faccia? Bene, allora così sarebbe stato, e da questa considerazione era maturata la decisione di andare a risolvere da solo la questione Casa Brannon.
Sorrise all’idea di ricevere, a caso chiuso, le scuse dal grande John Winchester, ma, per ottenerle, doveva uscire vincitore dalla battaglia, così tirò fuori dal suo zaino tutti gli appunti che aveva preso “in prestito” a casa di Bobby. Si stiracchiò sul sedile, poi si mise a rileggere i fogli sgranocchiando una manciata di biscotti al cioccolato. Viaggiò per ore verso Deadwood, poi l’autobus si fermò e scese su Historic Main Street.
Si guardò intorno e vide che le strade non erano molto affollate, cosa che era decisamente positiva visto che un ragazzino forestiero, senza accompagnatori, avrebbe immediatamente attirato l’attenzione. Pensò alle prime mosse di suo padre ogni volta che arrivavano in una città nuova e la prima della lista era sempre stata quella di stabilire una base, ma stavolta non era in compagnia di un adulto e mezzo, quindi niente reception di un motel scadente, doveva improvvisare. Iniziò a camminare con lo zainetto in spalla e si fermò solo per prendere una mappa della città da un distributore per pochi spiccioli, poi continuò il suo giro esplorativo. Camminò per un pò senza trovare nulla che gli sembrasse adatto, poi ad un certo punto individuò un vecchio edificio abbandonato. Superò facilmente il cancelletto arrugginito ed entrò. Doveva essere stato un magazzino e aveva di certo visto tempi migliori, ma Sam non prevedeva di rimanere a lungo, quindi sarebbe andato benissimo. Fece un veloce giro, scelse un ufficio come sua residenza e si sistemò alla meglio, poi pensò di andare a dare un’occhiata a casa Brannon. Stese la mappa sul pavimento e individuò la strada. Valutò che il suo obiettivo era a pochi isolati e dopo aver tirato su il cappuccio della felpa, uscì dal magazzino e si incamminò cominciando ad avvertire un certo appetito. Per fortuna aveva pensato a portare con sé tutti i suoi risparmi e fece rifornimento in un piccolo market, prima di proseguire verso il suo obiettivo. Lo raggiunse dopo una manciata di minuti e scrutandone l’aspetto curato, Sam si chiese che cosa ci potesse essere di tanto oscuro tra quelle mura da far allontanare tutti i possibili compratori.
“Bella, vero?”
Sam sussultò e si voltò di scatto. Alle sue spalle vide una bella donna con un tailleur blu cobalto sulla quarantina e quando notò un cartellino appuntato alla giacca con il logo di un’agenzia immobiliare, fece due più due
“Ho paura però che tu non possa permettertela, giovanotto, costa molto di più della tua paghetta”
“Immagino di sì, ma la stavo guardando solo per un compito di storia”
“Un compito su casa Brannon?”
“Beh, la prof ci ha chiesto di scegliere un edificio storico e farci su una relazione”
“Forse faresti meglio a sceglierne altro”
“Perché?”
“Casa Brannon non porta molta fortuna”
“L’unica sfortuna che temo è quella di portare a casa un’insufficienza in storia”
La donna sorrise comprensiva e chiese:
“Come ti chiami?”
“Liam Cosgrove, signora”
“Margareth Bernard, molto piacere”
Sam si ricordò che Margareth era il nome dell’amica di Bobby e pensò che quello fosse il suo giorno fortunato.
“Piacere mio”
“Chi è il più severo a casa?”
“ Mio padre, il fallimento non è per lui un’opzione”
“Capisco, ma, se fossi in te, cercherei un altro argomento per la relazione”
“Invece io credo che questa casa sia perfetta: se, come dice, non è gettonata, allora nessuno la sceglierà e io porterò a scuola un compito originale
“Vedo che sei un tipo deciso, eh? Beh, se vuoi avere notizie su casa Brannon, puoi andare in biblioteca, troverai un bel po' di materiale”
“Come lo sa?”
“Sono un’agente immobiliare e mi sono documentata per poterla presentare ai miei clienti”
“Grazie per il suggerimento, ma…”
Il trillo di un telefono interruppe la conversazione e la donna si allontanò di qualche metro per rispondere. La sua postura divenne rigida e la sua espressione sempre più tirata, poi riagganciò e con aria abbattuta tornò da Sam.
“Tutto bene?”
“Problemi di lavoro, ennesimo appuntamento saltato”
“Mi dispiace, tolgo subito il disturbo”
“Non preoccuparti, non è colpa tua”
“Beh, comunque devo tornare a casa. Grazie per le sue dritte, andrò oggi stesso in biblioteca, ma…”
“Ma cosa?”
“Pensavo che visitarla sarebbe davvero figo”
 “Non posso farti entrare”
“Ha detto che il suo appuntamento è saltato”
“Sì, ma…”
 “Giuro che non perderò tempo, voglio solo dare un’occhiata”
Margareth rise divertita dalla faccia tosta dell’adolescente e disse:
“Solo dieci minuti”
“Me li farò bastare. Grazie, signora Bernard”
“Se smetti di chiamarmi signora, i minuti salgono a quindici”
Sam sorrise e annuì, poi seguì la donna verso l’ingresso. Salirono un paio di gradini, poi l’agente immobiliare mise la chiave nella toppa e quando spalancò la porta, il ragazzo rimase a bocca aperta. L’interno di casa Brannon era semplicemente fantastico, non aveva mai visto un posto tanto elegante in tutta la sua vita.
“E’ un vero schianto”
“Sì”
“Ma se è così bella perché non la comprano?”
“Non ho detto che non la comprano”
“Ha detto che quello di oggi è l’ennesimo appuntamento saltato”
“Sono impressionata, non ti sfugge nulla”
Margareth osservò il ragazzo e disse:
“Ci sono delle storie su questa casa”
“Che genere di storie?”
“Lascia perdere, mi daresti della matta”
Sam capì che doveva rallentare e si guardò ancora attorno. Si mise a gironzolare per il salotto e la sua attenzione fu attirata un enorme quadro sopra un camino, che ritraeva una coppia.
“Chi sono?”
“Gli ex padroni di casa, Jack e Sara Brannon”
“Sembrano molto uniti”- commentò il ragazzo notando la mano dell’uomo in piedi sulla spalla della sua compagna.
“Beh, lui era sicuramente innamorato di lei”
“E lei no?”
“Sara era una bellissima donna ed era molto più giovane del marito, ma aveva, per la mentalità dell’epoca, un difetto”
“Quale?”
“Non era ricca, mentre la famiglia di Jack possedeva mezza Deadwood”
“Sta dicendo che lei lo ha sposato per i soldi?”
“In realtà nei primi mesi di matrimonio era sempre al suo fianco nelle occasioni pubbliche e lo seguiva anche nei suoi viaggi di affari, poi restò incinta e lì iniziarono i problemi”
“Perché un figlio dovrebbe essere un problema?”
“Perché in paese giravano molte chiacchiere”
“Non capisco”
“Si insinuò che Sara non fosse incinta del marito, ma dell’aiutante dello sceriffo, e quando il bambino nacque….Diciamo che non assomigliava per nulla al presunto padre e Jack non la prese per niente bene. Divenne folle di gelosia e uccise il rivale”
“Wow, che storia! Jack andò in prigione?”
“No, se la cavò perché, come ti ho detto, i Brannon erano una famiglia potente”
“Che fine fecero Sara e il neonato?”
“In realtà non si sa per certo. I Brannon lasciarono Deadwood in fretta e furia e nessuno li ha mai più rivisti. Su alcuni giornali si ipotizzò che alla fine Jack avesse perdonato Sara e che si fossero costruiti una vita da un’altra parte, ma ci fu anche chi scrisse che l’uomo li avevss uccisi entrambi per lavare l’onta del tradimento”
“Ma erano proprio sicuri che il figlio non fosse di Jack?”
“Pare proprio che non lo fosse”
Non appena Margareth finì di pronunciare la frase, un ventata gelida investì i due visitatori, poi si udì il pianto di un neonato e il camino si accese da solo. Le porte iniziarono a sbattere violentemente e l’una dopo l’altra gli scuri delle finestre si chiusero lasciandoli praticamente al buio.
La donna urlò e nel tentativo di fuggire, inciampò e batté forte la testa. Fu un attimo e un paio di mani invisibili iniziarono a trascinarla verso l’uscita della stanza sparendo così alla vista di Sam, che nel frattempo si mise a scavare nello zaino . Tirò fuori la torcia, ma, non appena la accese, qualcosa gliela fece saltare dalle mani.
“Sono tutte menzogne”
“Chi c’è?”
Le fiamme si alzarono ancora di più e vicino al camino apparve la figura tremolante di Sara Brannon.
La donna indossava lo stesso abito del quadro, ma i suoi capelli non erano raccolti ordinatamente, le cadevano spettinati sulle spalle, e la sua pelle era molto pallida.
“Sono tutte menzogne”- ripeté il fantasma più ad alta voce e spaventato dal suo ghigno, il giovane cacciatore si disse che forse non era stata poi una grande idea lanciarsi in quella caccia da solo, ma ormai era in ballo e doveva cogliere l’occasione per dimostrare a tutti il suo valore.
   
 
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