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Autore: Aqua Keta    09/12/2022    4 recensioni
Forse il destino è già scritto ma con ostinazione e coraggio lo si può cambiare e tornare a vita nuova. Esiste un tempo per soffrire ma esiste anche un tempo per la ricompensa della gioia
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Trangugiò quel che restava nel boccale passandosi il dorso della mano sulla bocca.

Alzò gli occhi – “Comandante …”- un cenno col capo.

“Posso?”- sollevando una sedia.

Alain le fece segno di accomodarsi – “Gradite?”- per offrirle da bere.

“Preferisco di no”

“Volete rimanere lucida ….”- osservò.

Oscar poggiò i gomiti sul tavolo – “Pensieri?”

“Direi che per quelli posso tranquillamente farvi compagnia”- portò uno stuzzicadenti fra le labbra.

“Mhh….”

Si accorse di un lieve tremore delle mani.

Sollevò appena lo sguardo. Pallida …. Quella donna in fin dei conti era umana. Leah glielo aveva detto e ripetuto più di una volta. Ma lui, nonostante l’infinita stima, aveva sempre fatto fatica a crederlo. Dispensava pochi sorrisi, lo sguardo fiero, serio. Si, di cambiamenti ne aveva notati nel tempo –“Siate fiduciosa. Tutto si appianerà”- volle incoraggiarla.

“Ne sei così certo?” – in un filo di voce.

Quegli occhi non erano più schegge di ghiaccio, ma ritagli di cielo velati di tristezza.

“Si”- con fermezza.

Alzatasi, fece per andarsene – “Alain …”

“Oscar …” – gli venne spontaneo.

“Non fare l’errore che ho fatto io.  …. Leah sarebbe felice per te”

Sgranò gli occhi scioccato da quelle parole, seguendola con lo sguardo mentre si allontanava.

 

Non era poi così difficile assecondare i suoi lunghi silenzi. Quante volte lo aveva fatto.

Doveva solo attendere che fosse lei a cercarlo. Uno sguardo, un sospiro … una parola.

Una coperta buttata sulle spalle.

In quei giorni aveva dormito si e no un paio d’ore. Tesa, come una corda di violino.

Affondò il cucchiaio nella zuppa mescolando senza nemmeno portarne un poco alla bocca.

Posò una mano sulla sua.

Sollevato lo sguardo, rimase a fissarlo.

“Devi mangiare ….  “- regalandole uno dei suoi sorrisi più dolci. Le sfiorò delicatamente una guancia.

Fu una vera tortura riuscire a terminare la cena. Ma Andrè aveva ragione. Come sempre del resto.

Doveva essere in forze e pensare anche a quella creatura che portava in grembo.

Fecero giusto due passi prima che in lontananza si udissero dei tuoni.

“Rientriamo”- attraversata da un brivido.

 

Immobile sotto la pioggia.

Lo sguardo rivolto al cielo a fissare quelle nuvole plumbee.

“Odio la pioggia”- gli tornò in mente un pensiero di Leah – “Se un giorno per qualsiasi motivo io me ne andassi, promettimi di ricominciare”.  L’aveva stretta a sé rimproverandola –“Smetti di fare certi discorsi”.

Ma lei si era seduta al centro del letto e prendendogli le mani – “Prometti!”

Ebbe la sensazione che lei sapesse che non avrebbe vissuto a lungo.

Era per quello che il destino aveva messo nuovamente Yvy sulla sua strada? Aveva rimuginato tutta la notte sulle parole di Oscar.

Certi gesti nascevano spontanei senza alcun bisogno di domandare, di chiarire …

Al momento di ritirarsi, era salito con lei. Si era spogliato e coricato aveva atteso che ripiegasse gli abiti sulla sedia.

Aveva immaginato di farla salire sul letto e sedere a cavalcioni su di lui. Le mani ruvide e callose accarezzarle i seni … scendere sul ventre, scorrere lungo i fianchi.

Quella voce che, come un tarlo, non faceva altro che ossessionarlo, scavando nei suoi pensieri.

Ad Yvette non aveva mai potuto resistere. Era troppo forte. Non poteva ignorare il fatto che era molto più di una semplice e forse banale attrazione fisica, che per lei provasse ancora dei sentimenti … nonostante tutto.

Come le sere precedenti, si era distesa in silenzio al suo fianco.

Alain le aveva sollevato le coperte fino alle spalle. 

Si era rannicchiata. Piccola, piccola.

L’avrebbe stretta. Forte. A sé. Ma nella sua mente c’era ancora lei. Leah.  Era così doloroso ripercorrere tutto ciò che era stato. Che cosa avrebbe fatto ora?

Ed era rimasta ferma, tutta la notte con quel battito accelerato nel cuore, pieno di spavento di fronte a quell’intimità crescente, che già si respirava nonostante nulla fosse accaduto. Era sempre stata trasparente nei confronti di Alain … ma ora tutti gli equilibri stavano venendo meno, tutte le certezze stavano trasformandosi in fragilità … . Lui. L’unico al quale si era donata. L’unico nella sua vita. L’unico che nonostante tutto amava ancora. L’unico …

Abbassato lo sguardo si accorse di lei che lentamente andava avvicinandosi. Aggrottò la fronte.

Si fermò a pochi passi.

I capelli appiccicati a quel volto dalla pelle diafana ad incorniciare due occhi cerulei da lasciare senza fiato.

“Yvy”- mormorò.

Non aveva bisogno di cercare il coraggio. Con lui era sempre stata spontanea e senza alcun timore.

Gli posò un dito sulle labbra a zittirlo e scosse il capo - “Sai che non durerà”- gli sussurrò.

“Il tempo farà ciò che deve”.

 

Infilò delicatamente le dita in un ricciolo dorato per scostarlo dalla fronte increspata.  Una piega profonda l’attraversava. Nemmeno in quelle poche ore di sonno riusciva ad essere serena.

Rimase così a fissarla in silenzio.

La pioggia tintinnare insistentemente sui vetri.

Buttò un occhio alle fiamme affievolirsi nel camino. Fece per alzarsi a ravvivarlo quando la mano di lei lo trattenne – “Resta”- sussurrò appena.

Giorni di attesa. Difficili. Di tensione. Lo aveva messo da parte ancora una volta, chiudendosi a riccio, escludendolo dai suoi pensieri, dal confidare quale fosse il suo stato d’animo, dalla condivisione come doveva essere tra due sposi.

Come un’ombra, sempre presente continuava a supportarla e sopportarla. La situazione non era delle migliori, ma quando avrebbe dovuto … potuto prendere totalmente in mano quella felicità tanto sognata ed ora finalmente reale?

Aprendo gli occhi lo trasse a sé cingendogli il collo – “Troveremo mai pace?”- accostando la bocca al suo orecchio.

Si lasciò adagiare su di lei stringendola in quell’abbraccio.

Non c’era bisogno di parole. Andrè sapeva leggerle perfettamente nei gesti. Nel’anima.

In quella stretta cercò le sue labbra a dissetarsi di tutto quell’amore che solo lui era sempre stato in grado di donarle. Le dita sottili scivolare sotto la stoffa morbida della camicia alla ricerca di un contatto. Il desiderio di toccarlo, sentire la sua vicinanza ancora di più, in quei giorni così strani in cui a malapena si erano scambiati un paio di parole e pochi sguardi.

Per sentirlo ancora suo sostegno. Per sentirlo suo.

Per sentire ancora quell’appartenenza reciproca.

Rimanere a torso nudo mentre le mani di lei si insinuavano delicate e piene di desiderio a far scivolare via i pantaloni.

Fu un brivido. La sua pelle. Il suo profumo. Quel suo sapere sempre di buono.

Piccoli baci scorrere lentamente sotto il collo a scendere come carezze fino a raggiungere le curve morbide dei seni. E sfiorarli con piccoli cerchi con la punta della lingua … e scendere ancora. Ed il piacere crescere.

Oscar si sollevò sui gomiti a perdersi un secondo nel profondo di quegli occhi che ora la fissavano mentre si faceva strada in lei.

Socchiuse le palpebre e ogni pensiero, tensione, paura si dissolse.

 

Le gambe intrecciate alle sue. Il respiro lieve. Si strinse a lui sollevando la coperta.

“Freddo?” - Sceso dal letto ripose alcuni ciocchi di legno nel camino e ravvivò le fiamme.

Lo seguì con lo sguardo mentre lentamente faceva ritorno tra le lenzuola passandosi una mano tra i capelli. Era bello. Terribilmente bello Andrè. Il suo Andrè. Suo marito. Accennò ad un sorriso mentre si coricava accanto a lei.

“Che hai da sghignazzare?”

“Sono la più fortunata al mondo”- allungando il collo per baciarlo.

“Io di più” – ricambiando quel gesto.

Prese una mano di lui la posò sul ventre – “Lo sento crescere …”

Non ebbe tempo di pensare che qualcuno bussò con insistenza alla porta. Indossò velocemente i pantaloni ed aprì.

“Grandier …. Oscar è qui?”- Mornay parve preoccupato.

La giovane si affacciò –“Che succede Vincent?”

“Ci siamo!”

Lei annuì.

 

I cavalli al galoppo tagliare l’aria fredda dell’alba, avvolti in una nebbia a tratti fitta e bagnata.

Le gocce come piccoli aghi colpirle il volto tirato in una smorfia di turbamento – “ … non dovrei cavalcare”- distolse lo sguardo fisso sulla strada per farlo scivolare sul ventre.

Il drappello incolonnato giunse alle porte della città. Si appostarono nei pressi del cimitero di Bunhill Fields. Lì, avrebbero dovuto attendere gli uomini di Jamie che per giorni avevano tenuto sotto controllo ogni spostamento di Bouillè. Anche gli inviati di Robespierre in breve li avrebbero raggiunti.

Il rumore di zoccoli sul selciato li mise in allarme. Nascosti fra alcune cappelle funerarie, rimasero in silenzio.

Cinque figure non ben definite si fermarono fra le lapidi quasi cercassero qualcosa …. qualcuno.

Oscar si mosse furtiva scrutandone i movimenti, poi uscì allo scoperto.

“Oscar?”

Avanzò fino a trovarseli di fronte – “Vi manda Robespierre?”-

Quello che pareva fosse il loro capo annuì – “Lazare”

Tese la mano –“Ben arrivati”.

Questo ricambiò la stretta.

Solo a questo punto la tensione si sciolse anche negli altri.

“E’ molto che siete in attesa?”- mantenendo un tono basso.

“No. Siamo qui da poco”- accompagnandoli verso il gruppo.

“Soissons?”- quasi bisbigliando al fianco della giovane.

“Foulard cremisi” – mormorò. La loro presenza, ora, era la certezza che qualsiasi cosa fosse accaduta, Alain sarebbe riuscito a tornare in Francia. Glielo doveva.

Sedettero su alcuni gradini. Attorno la nebbia pareva non volersi dissolvere. Ebbe la strana sensazione che fosse tutto troppo semplice. Un piano a dir poco perfetto. Nessun inghippo … . Un brivido le percorse la schiena. Sentì il sangue raggelarsi - “Ho bisogno che portiate via una persona in più “- quasi in un sussurro.

L’uomo aggrottò le sopracciglia – “E’ rischioso ….”

“Stà parlando con Soissons” – indicando Andrè.

Lo scrutò a lungo quasi a voler ben memorizzarne volto e corporatura – “Non posso …”- il tono freddo e distaccato.

“E’ importante”- insistette lei guardando altrove.

“Siamo solo in quattro. Non posso mettere a repentaglio la vita dei miei compagni”

Guardò i due uomini parlottare. Poi si volse verso la giovane – “Nessun altro!” – concluse quasi seccato allontanandosi.

Scrutò Andrè ed Alain da sotto il cappuccio. Loro si sarebbero salvati.

 

Durante questo lasso di tempo Mornay rimase seduto tra i suoi uomini, senza staccare lo sguardo da Oscar.

Più che pena, provava un’infinita tristezza. Uno strano destino il suo … il loro. Una spada di Damocle pendeva sulle loro vite. Quei due giovani non meritavano tutto quell’accanimento di eventi avversi.

Gli occhi fissi su lei e quei “soggetti” che si augurava sarebbero stati di supporto, un buon contributo per portare  termine quella missione. Amici di Bernard? Ad ogni modo non gli era ben chiaro quale fosse il loro ruolo nel piano. La giovane aveva preferito non parlargliene.

 

Lo sentì sederle accanto. Volgendo lo sguardo accennò ad un sorriso.

Un bacio leggero sulla fronte. Un gesto che ogni volta sapeva donarle pace interiore. Si appoggiò alla sua spalla ad assaporare quel momento di piccola intimità … l’ultima? Aveva una disperata necessità di sentirlo vicino. Ora più che mai.

Si assopì.

 

Rimasero appostati fino all’ora di pranzo.

La carrozza di Bouillè sarebbe dovuta passare sul lato est del cimitero. Lì sarebbe scattato l’agguato.

Oscar sentì i primi morsi della fame.

“Quest’attesa è logorante!” – brontolò Alain sul lato opposto della strada spostando uno stuzzicadenti da un lato all’altro della bocca.

Yvy si drizzò in piedi.

“Ehi! Sta giù!”- afferrandola per un braccio.

“Shhhtt …” -  lo zittì. Tese l’orecchio – “Arrivano dei cavalli!”

Gli uomini di Jamie giunsero al galoppo tirando le briglie all’improvviso – “Il piano è saltato! Bouillè ha cambiato tragitto!!”

“Maledizione!”- sbottò Vincent.

In men che non si dica si ritrovarono tutti in sella.

“Sappiamo almeno la strada che percorrerà?”- Oscar si rivolse alle “vedette”.

“Si. Sarà un problema coglierlo di sorpresa . La zona è piuttosto movimentata”

“Andiamo!”- li esortò Alain carico e pronto ad entrare in azione. Pieno di rabbia, si allacciò la giacca.

 

Attraversarono il centro di Londra a loro sconosciuto nonostante avessero preso visione della pianta per comprendere come potersi muovere agilmente prima, durante e dopo.

Giunsero nei pressi del passaggio del generale, troppo affollato per un’azione rapida. Le vie di fuga si presentavano minime - “Siamo certi sia qua?”- rivolgendosi ai due fidati di Jamie.

“Si”- rispose secco uno dei due .

Lei lo scrutò a lungo. Uno strano presentimento s’insinuò nei suoi pensieri. Ebbe la sensazione che qualcosa non quadrasse.

Jerome le si accostò – “Ci appostiamo lassù”- indicando una gradinata fra degli edifici – “Avremo una visuale migliore!”- avviandosi con il fratello.

Dovettero organizzarsi velocemente e prendere immediatamente posizione, quella che li ponesse avvantaggiati nei confronti del nemico.

Andrè l’afferrò per una mano.

Si volse un attimo a cogliere il suo sguardo rassicurante.

Alain sfilò il foulard infilandolo nervosamente nella tasca interna della giacca senza perdere d’occhio Yvette che, nascosta dietro un porticato, caricava un fucile. Sedette poggiando la schiena al muro. Attendere, solo questo bisognava fare. Un cenno di Jerome e Gerard.

Mornay con i suoi al seguito avevano scelto di posizionarsi poco più avanti all’incrocio, in modo da bloccare un’eventuale fuga della carrozza. Il gruppo di Jamie, invece, in quello precedente per convogliare la vettura in una sorta di imbuto, senza via di scampo.

“Vuoi startene in piedi?”- rivolgendosi ad Andrè – “Il comandante non ha bisogno di essere tenuta sotto controllo”- quell’appellativo che faticava a mettere da parte.

Il giovane inspirò a lungo. Aveva ragione … ma non poteva esimersi dal farlo.

Soissons seguì con la coda dell’occhio Yvy allontanarsi per raggiungere i fratelli.

“Ne sei innamorato?”- sussurrò appena Grandier.

Tacque. Era troppo complicato da spiegare all’amico. Accennò ad un leggero sorriso.

 

I gradini due a due per raggiungerli.

Al termine della rampa percorse quel breve viottolo guardando a destra e sinistra alla ricerca dei fratelli. Nulla. Pareva che la città li avesse inghiottiti. Affrettò il passo per vedere se si fossero spostati più avanti. Spariti così all’improvviso? Sarebbero dovuti appostarsi per dare il segnale …. e invece.

Seccata iniziò a borbottare. A volte erano impossibili.

Poi, ebbe una strana sensazione. S’infilò in quella laterale a fondo chiuso.

Il respiro le si bloccò in gola mentre un tremore la scosse. Le lacrime iniziarono a scenderle copiose rigandole le guance.

Jerome e Gerard giacevano a terra in un’unica pozza di sangue. Senza vita.

 

Attendeva silenziosa ed irritata per quell’improvviso stravolgimento del piano.

Accanto al cimitero tutto sarebbe stato molto più semplice. Ora la strada era piuttosto movimentata. Risultava alquanto complesso seguire ogni direzione e ogni appostamento.

Sospirò, quando si accorse di una presenza. Volgendosi si trovò di fronte uno degli uomini di Robespierre - “Non è qui il vostro posto”- puntualizzò tornando con lo sguardo sulla via.

Ma quello tacque.

“Lazare vi ha dato indicazioni precise. Vedete di attenervi a quanto stabilito”.

Il tale non si scostò di un centimetro. Poi -“Come vi sentite ad essere a due passi dall’inferno?”

Sbarrò gli occhi girandosi di scatto.

Un sorrisino ironico - “La vostra fuga termina qui …. Madame Bouillè!”- puntandole la pistola su un fianco - “Abbiate l’accortezza di starvene buona e tranquilla fino all’arrivo del Generale. Non fate gesti inconsulti se non volete che accada qualcosa a vostra figlia”

S’irrigidì attraversata da un brivido di fronte a quelle parole.  No. Non poteva essere che fossero arrivati fino a lei, che quei due maledetti l’avessero strappata dagli affetti e l’avessero portata in Inghilterra.

Sporse il volto in avanti in maniera tale da uscire appena dalla penombra. Lanciò un’occhiata ad Alain ed Andrè nella speranza si accorgessero.

Soissons sorrise – “Ehi … la tua donna ti sta fissando” – canzonò Grandier.

Rimase concentrato su quegli occhi sgranati – “ … qualcosa non va … “- mormorò allarmato.

L’amico aggrottò la fronte… - “Alain … qualcosa non va” – e fece per attraversare.

“NOOO…. Fermi!  E’ un’imboscata!!”- gridò a squarciagola Yvette  dalla gradinata – “Oscar attenta!!”

La carrozza di Bouillè sopraggiunse a gran velocità.

L’uomo alle spalle per un attimo si distrasse.

Una gomitata in pieno stomaco e si piegò in due lasciando cadere la pistola.

“Oscar!”- chiamò Andrè . La visuale intralciata dalla vettura del Generale.

La giovane raccolta l’arma si precipitò verso il mezzo spalancando il portellino.

Eccolo. Bouillè.

Il braccio teso e la pistola puntata diretta verso di lei . Al suo fianco l’Ombra, Morell - “Siete stata veramente sciocca a credere che avrei fatto rientro alla mia tenuta nella consueta maniera essendo a conoscenza che eravate in città. Avete perso tutta la vostra abilità e capacità strategica mescolandovi con la plebaglia”.

Digrignò i denti piena di rabbia.

“Vi consiglio vivamente di salire e sedervi.”- il tono severo.

“Siete sotto tiro!”- minacciò lei.

Il Generale esplose in una fragorosa risata – “Credete? Voi lo siete”- indicando tutti i suoi uomini al seguito puntare i fucili verso Andrè e gli altri.

La gente per la strada prese a correre in preda al panico - “Chiamate le Guardie … “- si levò da quel fuggi fuggi.

“Come avete potuto constatare ho fidati infiltrati dove meno ve lo aspettate. Ed ora siate ragionevole. Deponete le armi, voi e i vostri scagnozzi da quattro soldi … e scegliete spontaneamente di tornare a casa. Non sarà torto un solo capello … in primis al vostro stalliere”

“E’ mio marito!”- precisò fredda.

“No!”- tuonò Bouillè – “Voi siete mia moglie!”- pesando le parole.

“Vi siete bevuto il cervello? Avete ricevuto una scomunica pubblica e quel legame farsa è stato annullato” – lo aggredì.

“Non conta nulla! Voi verrete con me” – ribadì – “ Non vorrete, con il vostro rifiuto, che accada qualcosa a vostra figlia,vero?”

Sgranò gli occhi.

“Al momento sta bene. Ha chiesto tanto di voi …. è diventata proprio graziosa”-

“Voi mentite!”

Morell sghignazzò – “Perderete velocemente tutta quest’arroganza, Jarjayes!”

“Tacete!”- zittendolo

“Come vi permettete!?!”- un gesto per colpirla.

“Cercate di stare al vostro posto!”- lo ammonì il Generale obbligandolo a sedere.

Le parole erano semplicemente assurde. Fissò la canna della pistola. Ora doveva solo rischiare. Il pensiero andò per una frazione di secondi alla sua creatura … e …. con uno scatto si spinse all’indietro rovinando a terra di schiena per rotolare velocemente sotto la vettura.

“Maledetta!”- esclamò l’Ombra sporgendosi dal finestrino – “Fatemi passare!!-“ a Bouillè.

Si udirono degli spari.

“Oscar!”- ad Andrè si fermò il cuore vedendola scivolare sotto la carrozza per poi precipitarsi  in un vicolo laterale.

“Toglietevi … massa di lardo che non siete altro!” – nel tentativo di uscire.

“Come osate?!” – grugnì.

“Sparate! Sparate!”- rivolto agli uomini di Bouillè – “Ve la siete lasciata sfuggire per l’ennesima volta” – mettendo finalmente piede in strada.

Alain afferrò l’amico per il collo della giacca tirandolo indietro – “Dai muoviti!” - Dovevano assolutamente raggiungere Oscar e riunirsi a Mornay e Jemie. Ma dov’erano? Che cos’era successo?

In lontananza alcuni uomini del Generale sparare nella loro direzione.

“Oscar …. dove ti sei nascosta?!!”- l’unico pensiero girando l’ennesimo angolo di una strada nel tentativo di trovarla e nel contempo di seminare gli inseguitori.

 

Prese fiato.

Le spalle poggiate al muro. Gli occhi chiusi facendo boccate d’aria.  Aveva perso molto dell’agilità di qualche anno prima. Si piegò in avanti, le mani sulle ginocchia. Ebbe la sensazione di un giramento. Richiuse gli occhi, deglutì. Doveva tornare indietro a cercare Andrè e gli altri.

Si accorse di perdere sangue da un braccio. Un colpo esploso probabilmente l’aveva presa di striscio.

Mornay e i suoi erano spariti e … doveva dunque ipotizzare che gli inviati di Robespierre fossero in realtà degli impostori?

La pistola era scarica quindi inutile. E la spada? Era rimasta a terra in quel vicolo poco prima dell’agguato. - “Che stupida” – si rimproverò di non averla raccolta prima di balzare sul predellino della carrozza del Generale.

Ripercorse cautamente quella strada a ritroso, tendendo l’orecchio a voler catturare voci a lei note e ritrovandosi all’imbocco di quel vicolo dove giacevano i corpi senza vita Jerome e Gerard.

Sconvolta – “Che siate maledetto!”- mormorò. Povera Yvy. Lei che in quella storia ci era capitata per caso … per seguire Alain.

E volgendosi se lo trovò li, a pochi passi.

“Siete veramente convinta di riuscire a fuggire anche questa volta?”

Impietrita si domandò come avesse fatto a trovarla. L’Ombra sempre alle spalle. Priva di mezzi per difendersi lanciò qualche occhiata attorno quando alla sua destra Alain fece scivolare verso di lei la spada – “Comandante!”- a richiamare l’attenzione.

Chinatasi l’afferrò velocemente sguainandola.

Bouillè esplose in una fragorosa risata – “Comandante”- la canzonò. Il volto si fece presto scuro – “Sarà un vero onore ed una completa soddisfazione battersi con mia moglie e sottometterla al mio volere, finalmente!”

“Non sono vostra moglie!!”- fiondandosi su di lui.

Le lame incrociarsi stridendo in un colpo secco.

Eccolo il suo aguzzino. Faccia a faccia con quella bestia.

“Quanto siete irruente”- trattenendola a sé –“Vi domerò mia cara” – inspirò profondamente il profumo dei suoi capelli – “Non potete immaginare quanto io vi desideri”

Lo allontanò con forza.

“E ora venite avanti”- la sfidò.

Oscar non si fece pregare e si avventò nuovamente sull’uomo.

Alain impugnò la pistola.

“Sei impazzito … potresti colpirla!”- Andrè gli afferrò il polso.

“Che stiamo a fare qui, allora. Maledizione!” – furioso.

I due ferri stridere al contatto violento. La giovane non risparmiò alcun colpo. Tuttavia il Generale le tenne testa senza alcun problema.

Un passo falso indietreggiando, Oscar perse l’equilibrio e Bouillè ne approfittò per disarmarla.

Strinse gli occhi cadendo sul braccio ferito rimanendo a terra dolorante.

“Ah  ah ah! Siete la mia preda preferita!”

La giovane fece forza sulle gambe riuscendo ad alzarsi. E  con la schiena appoggiata al muro sollevò lo sguardo.

 “Smetti di lamentarti schifosa”- ruggì –“Ed ora arrendetevi se non volete che la vostra amichetta faccia la fine dei suoi fratelli”- trascinando la ragazza sui gradini – “Che cosa credete di fare?” – la risata di Bouillè fece eco lungo le scale – “Pensavate veramente di cavarvela?!”- un coltello al collo di Yvette –“Non credo vorrete avere sulla coscienza una povera vita innocente”- con ironia.

 “Sparagli!” – la voce strozzata della giovane – “Uccidilo!”.

Avanzò – “ Lasciatela andare. Lei non c’entra nulla.”

L’uomo strattonò la ragazza.

Il volto tumefatto ed un taglio sul labbro.

“Vigliacchi!”- montò la rabbia.

“Sapete bene cosa fare.”

“Alain, non lo fare ... “

Soissons strinse con rabbia la pistola.

“Non otterrai nulla … solo guai con le leggi inglesi ..”

“Madame Bouillè … quanta saggezza!”- sghignazzò l’uomo.

“Lasciatela andare. E’ me che volete” – le mani sollevate per aria.

“Alain spara … spa … ra”- Yvy in un filo di voce strozzata.

“No Alain … la vita di ogni uomo è sacra … non è giusto uccidere qualcuno … sebbene in questo caso sia della peggior specie … esiste una legge. E quella è la migliore delle condanne”

“Oh…. Che animo nobile”- la canzonò Morell.

“Oscar … non lo fare!”- supplicò Andrè sbiancando.

“Lasciatela. Sono qui”

Il braccio teso. Alain teneva sotto tiro Bouillè.

“Pensate bene a ciò che fate. Non ne uscirete vivo. Il Generale gode della protezione di sua maestà”- minacciò l’Ombra.

“Ti supplico. Riponi l’arma Alain”- un passo ancora per consegnarsi al nemico.  Due vite erano in gioco ed il rischio era che ci prendesse di mezzo anche Andrè.

Morell avvicinatosi ai due, afferrò la mano del Generale e la fece scorrere veloce al collo di Yvy.

“Noooo!” – un gridò si levò.

La giovane scivolò a terra. Le mani portate alla gola.

E l’ira esplose – “Vai all’inferno!”- digrignando i denti.

Un colpo tagliò l’aria. Preciso. Uno.

Gli occhi sbarrati fissi su di lui. Il volto contratto in una smorfia di stupore. Le mani sciogliere la presa dalla giovane e contrarsi –“ Maledet …”

Oscar afferrò tra le braccia Yvette –“ Che hai fatto!”- rivolgendosi all’ex soldato.

La figura di Bouillè ricadde all’indietro con tutto il suo peso strabuzzando gli occhi. Il sangue schizzare dalla fronte dell’uomo andando ad imbrattare volto ed abiti di Morell che resosi conto di essere alle strette, raccolse il coltello lanciandole un’ultima occhiata – “Non finisce qui!”- allontanandosi di corsa.

L’eco dei soldati di sua Maestà poco distante.

Oscar sfilò veloce la giacca strappando una manica della camicia, portando le mani al collo della giovane a premere con forza sul taglio –“Che hai fatto !?!”- continuava a ripetere. Il cuore in pieno petto pulsarle quasi a voler esplodere fissando sconvolta Alain.

 “Yvy … Yvy …” – riverso sulla giovane senza dar peso alla gravità della situazione in cui si era cacciato – “Ti prego … resisti”

“Alain … tu sei pazzo!”

Ed ecco sopraggiungere gli uomini di Robespierre.

“Portateli via subito!” ordinò Oscar

“La ragazza non è …”

“La ragazza viene con voi!”- li gelò.

“Non è lei che …”

“Portateli via!”

“I soldati!!!”- qualcuno gridò.

Sollevato lo sguardo vide Andrè rincorrere Morell.

“Comandante … “- verso la donna.

Un’occhiata all’ex soldato.

“Andate a prenderlo. Questa è l’ultima occasione”- il tono burbero e fermo

“Ma Yvy ….”

“Andate.  Andrè ha bisogno di voi. Non può farcela da solo”

“Tenete”- uno degli uomini di Robespierre le restituì la spada.

Una corsa sfrenata per raggiungere il giovane – “Andrè ti prego, non fare pazzie!” - Il rumore degli stivali echeggiare lungo quel vicolo stretto e umido.

Un suono di lame stridere poco lontano.

Andrè era rapido nei movimenti ma non quanto lo fosse quel Morell.

Lo vide schivare un colpo, poi un altro. L’Ombra si accaniva con una ferocia indescrivibile ma il giovane rispondeva con forza.

Ogni colpo era un sussulto per il cuore di Oscar. Gli occhi puntati sui duellanti. La pistola … avesse avuto la pistola. Sarebbe bastata una pallottola per ferire quel maledetto per renderlo innocuo.

Sbalordita di fronte a quanta forza avesse quell’essere che di umano non aveva proprio nulla. Magro, il volto scavato. Con il cappuccio le pareva di vedere la morte in persona. Agilità e cattiveria erano tali da sovrastare Andrè.

“Jarjayes …”- finalmente una presenza amica.

“Vincent!” – in un filo di voce strozzato.

Gli allungò una pistola – “C’era un infiltrato. Hanno teso una trappola anche a noi”

Quasi non udì le sue parole. Afferrò l’arma e la puntò verso Morell. Talmente veloce nei movimenti da non riuscire a prendere la mira. Quando finalmente  un attimo rimase immobile, realizzò che avesse disarmato Andrè.

Con un sorriso tra il compiaciuto ed il diabolico - “Ed ora... addio!!” – la lama affondò in tutta la sua lunghezza.

Quel nome urlato con tutta se stessa nell’esplodere un colpo. Sbiancò.

Si sentì morire.

 

 

 

 

 

   
 
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