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Autore: pampa98    10/12/2022    4 recensioni
[Questa storia partecipa al “Torneo Tremaghi - Multifandom Edition” indetto sul gruppo Facebook L’angolo di Madama Rosmerta]
Il Torneo Tremaghi torna a Hogwarts e per l'occasione tre valorosi studenti – Aegon Targaryen, Jacaerys Velaryon e Joffrey Lonmouth – dovranno formare una squadra per tenere alto il nome della loro scuola.
~ Aegon/Jace, Joffrey/Laenor, Aemond/Luke. ~
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aegon II Targaryen, Altri, Jacaerys Velaryon, Joffrey Lonmouth
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3

Joffrey Lonmouth: tra ingegno e ghiaccio





 

«Allora, come sta andando?» chiese Joffrey, per la quinta volta in dieci minuti. Jace aveva sollevato un lembo della tenda e stava cercando di scorgere Alyssa Tarth, una dei tre campioni di Beauxbatons mentre affrontava la sua Creatura.

«Come prima, Joffrey» rispose Jace, con una punta di stizza nella voce. «Sta ancora combattendo.»

«Come si sconfigge un Serpe- Come si chiama la Creatura che sta affrontando lei?» chiese Aegon, seduto sul tavolo accanto a Joffrey.

«Basilisco» rispose Jace, chiudendo la tenda e avvicinandosi a loro. «E credo che la domanda più importante, adesso, sia come si addormenta quello

Joffrey spostò lo sguardo dove puntava il suo dito. La piccola riproduzione di Nundu che aveva pescato alla cieca stava sputacchiando intorno a sé un vapore verdastro – la preside li aveva rassicurati che quello non era letale come il soffio del vero Nundu, ma lui lo trovava comunque fastidioso.

Joffrey lo prese in mano e se lo portò davanti al volto per osservarlo meglio. Sapeva che la Prima Prova avrebbe visto un campione cimentarsi nel compito di recuperare un oggetto attaccato al collo di una Creatura Magica, informazione che gli era stata gentilmente offerta da Lucerys Strong che era riuscito a estrapolarla a Laenor tramite Rhaenyra. 

Spostò lo sguardo verso il Grifondoro, che intanto aveva iniziato a prendersela con lui e Aegon per non aver nemmeno voluto aprire il libro “Animali fantastici e come riconoscerli”, dove avrebbero sicuramente trovato qualche informazione utile per affrontare quella prova. 

«Jace, posso farti una domanda?» chiese, interrompendo le sue lamentele.

«È inerente alla prova?»

«Sì.» Jace annuì e Joffrey gli chiese quello che si stava domandando da una settimana ormai: «Perché tuo fratello è venuto a parlare con me e non con te?»

Jace sgranò gli occhi. «Non mi sembra inerente alla sfida che stai per affrontare, Lonmouth» disse a labbra strette, ma a Joffrey non sfuggì la nota di tristezza nei suoi occhi e nella sua voce. Aveva sempre visto i due Strong andare d’amore e d’accordo: se litigavano, era per idiozie che risolvevano nel giro di pochi minuti, ed era certo che Luke sarebbe sempre stato l’ombra di suo fratello, ovunque lui andasse. 

Fu Aegon a rispondere alla sua domanda. «Il piccolo Luke non rivolge la parola al suo fratellone da quando ha scoperto che gli ha mentito circa la sua volontà di partecipare a questo Torneo.»

Jace lo fulminò con lo sguardo. «Non gli ho men… Non importa» disse, chiudendo gli occhi e prendendo un profondo respiro. «Tarth presto avrà finito e tu, Joffrey» disse, puntando il dito contro di lui, «stai per affrontare una delle Bestie più pericolose sulla faccia della Terra, senza nemmeno un’idea di piano.»

«È davvero così pericoloso?» chiese Aegon. «A me sembra solo un leopardo con la criniera di un leone.»

«Quella non è una criniera e di certo non è “solo un leopardo”. L’ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche lo ha classificato come Noto Ammazzamaghi e l’ultima volta che uno di questi è stato soggiogato, è stata necessaria la collaborazione di numerosi maghi esperti per riuscirci.»

Joffrey deglutì a vuoto, lasciandosi poi andare a una risata. «Aspetta, stai esagerando, dai! Ti pare che diano una bestia del genere da affrontare a un unico, semplice studente? Cioè, io sono un mago esperto, certo, ma come dire…»

«Anche il Basilisco è considerato al suo stesso livello di pericolosità.»

Udirono un urlo provenire dall’arena, che fece voltare istantaneamente tutti e tre verso l’uscita della tenda. Aegon e Jace corsero ad aprirla per vedere cosa stesse accadendo, mentre Joffrey rimase indietro a fissare il piccolo Nundu con le parole del suo compagno che riecheggiavano nella sua mente. Va bene che avrebbe solo dovuto fargli perdere i sensi e non sconfiggerlo del tutto… ma come cazzo avrebbe fatto a farlo?

 
 

Discussero a lungo sulla strategia da adottare per superare la prova – Jace parlò, mentre lui e Aegon ascoltavano e, di tanto in tanto, avanzavano delle idee. 

«Potrei saltargli sulla schiena, staccargli il cilindro dal collo e andarmene, che ne dite?» propose Joffrey.

Jace scosse la testa. «No. La preside ha detto che la Creatura deve perdere i sensi. Probabilmente il cilindro stesso avrà una qualche protezione che impedisca che venga preso se il Nundu è ancora vigile.»

«E se provassi semplicemente con Accio cilindro?» propose Aegon.

«Hai ascoltato cos’ho appena detto?»

«Sì, cugino, e ho sentito bene la parola probabilmente. Sai, a volte la soluzione più semplice è anche quella giusta.»

«Certo, ma non credo sia questo il caso.»

Vennero interrotti dal rombo di un cannone, seguito dalla voce di Rhaenys. Joffrey non riuscì a coglierne le parole esatte, ma il senso fu chiaro: Tarth aveva concluso la sua prova e, presto, sarebbe dovuto scendere lui nell’arena. 

Iniziò a sentirsi nervoso, ma fece di tutto per non mostrarlo ai suoi compagni. Soprattutto perché Jace era già abbastanza nervoso per tutti e tre.

«Ok, abbiamo meno di dieci minuti per realizzare un piano. Grandioso.»

«Jace.» 

Aegon si avvicinò a lui, posandogli una mano sulla spalla. Il ragazzo si irrigidì per un momento, ma sembrò che in qualche modo quel tocco lo stesse anche tranquillizzando. Joffrey era certo che non avessero ancora risolto i loro problemi, anche se avevano imparato a comportarsi più civilmente – tranne quando avevano dovuto decidere chi avrebbe affrontato quella prova: si erano dati addosso (non in senso buono) finché Joffrey non aveva stabilito che sarebbe stato lui il primo Campione, ponendo fine alla loro discussione. 

«Senti, è vero che è un idiota, ma Lonmouth è un ottimo mago e ha sempre saputo tirarsi fuori dalle situazioni peggiori. Conosce tutti gli Incantesimi di cui potrebbe avere bisogno là fuori e, detto francamente, nessuno di noi tre ha abbastanza informazioni per elaborare un piano completo e vincente. Lascia che sia la fortuna del Mago di Baci a fare il resto, d’accordo?»

«Grazie per, ehm, i complimenti mescolati a insulti» disse Joffrey. Si alzò, mettendo una mano sulla spalla libera di Jace. «A parte questo, Targaryen ha ragione. Ho tutto ciò che mi serve per affrontare questa sfida.»

«Ciò mi rincuora profondamente.»

Joffrey si voltò e non riuscì a impedire che un grande sorriso si aprisse sul suo volto, vedendo Laenor sulla soglia della tenda.

«Allora ce l’hai fatta a venire!» esclamò, andandogli incontro a braccia aperte. 

«Be’, le tue minacce di trasformarmi in un ranocchio se non avessi assistito alla tua prova sono state piuttosto convincenti.»

Joffrey sorrise, portandogli le braccia dietro la testa. «Ne parli come di un destino nefasto! Sarebbe bastato solo un bacio dal tuo principe per tornare umano, non lo sai?» E gli mostrò esattamente il funzionamento di quel controincantesimo. Laenor sorrise sulle sue labbra e lo strinse a sè, approfondendo il bacio fino a far scaturire un piccolo gemito dalla gola di Joffrey.

Un forte colpo di tosse alle loro spalle li fece fermare e voltare verso un imbarazzatissimo Jace.

«Ehm, allora… Noi due… Noi due andiamo» disse, facendo cenno ad Aegon di seguirlo fuori. «Così, insomma…»

«Potete scopare lontano da sguardi indiscreti» concluse Aegon, guadagnandosi un’occhiataccia dal cugino. «Che c’è? Potrebbe essere l’ultima volta che possono farlo.»

«Cosa? Perché?» esclamò Laenor, preoccupato. «Non rischi di morire in quell’arena, vero?»

«Ma certo che no» lo rassicurò Joffrey, liquidando le sue paure con un gesto della mano. «Targaryen ha solo un pessimo umorismo.»

«Aspetta, quindi c’è davvero il rischio di morire in questo Torneo?» chiese Jace, preoccupato.

«N-No. Non credo. Mia madre non lo permetterebbe» rispose Laenor. Joffrey strinse le palpebre: non ne sembrava sicuro, il che era un pessimo segno. Ma almeno qualcuno tra di loro doveva mostrarsi fiducioso e lui era ben lieto di svolgere quel compito.

«Andrà tutto bene. Forza, andate a prendere posto sulla gradinata, così non vi perderete il mio ingresso trionfale.»

«Concordo» disse Aegon. «Buona fortuna allora.» Prese Jace per le spalle e lo portò fuori con sé.

Rimasto finalmente solo con Leanor, Joffrey gli gettò le braccia intorno al collo e lo abbracciò, affondando il volto tra i suoi dread biondi. 

«Onestamente, sono un po’ nervoso» confessò.

Laenor gli accarezzò la schiena dolcemente. «È normale così, Joff. Sarei molto preoccupato se non lo fossi.»

Joffrey si scostò appena per guardarlo negli occhi, accigliato. «Vuoi che vada là fuori tremante come una foglia e faccia la figura del fifone davanti a tutti?»

Laenor rise, reazione che lo indispettì ulteriormente. «Ma certo che no. Voglio solo che tu vada là fuori con la sicurezza che ti contraddistingue, ma insieme alla consapevolezza che non è un gioco e che stai per affrontare una sfida pericolosa e devi essere concentrato. E, ehm, a tal proposito…» Si guardò intorno circospetto, poi si infilò una mano all’interno della giacca per estrarne una piccola boccetta contenente un liquido verdastro. «So che sei un ottimo mago, ma hai la tendenza a deconcentrarti facilmente, soprattutto quando sembra che le cose vadano bene. Perciò, ehm, questa dovrebbe evitare che inizi a sottovalutare la situazione.»

Joffrey prese la boccetta tra le dita, sollevandola davanti agli occhi per osservarla attentamente. C’erano delle piccole bollicine all’interno e non sembrava affatto invitante. Fece mente locale delle Pozioni che conosceva, ma non trovò niente che facesse al caso suo – probabilmente aveva dormito durante la spiegazione del professor Gerardys. 

«Grazie, amore mio. Sarebbe?» chiese, sventolando la boccetta davanti a Laenor.

«Aguzzaingegno. Mi ha insegnato Harwin a farla, è diventato un esperto avendo dovuto prepararla ogni volta che Rhaenyra era sotto esame. Non fa niente di incredibile e gli effetti svaniscono in poche ore, ma, ecco, migliora la concentrazione e penso che potrebbe tornarti utile.»

«Sai, un po’ mi offende che tu non mi ritenga capace di concentrarmi con la mia sola forza di volontà» disse, stappando la boccetta, «ma per come sto messo, non è il caso che mi lamenti. Alla tua!»

Svuotò la fiala in un sol sorso, storcendo il naso per il sapore di quell’intruglio.

«Sei sicuro di aver seguito la ricetta e non aver semplicemente vomitato qui dentro?»

«Certo che l’ho seguita. Anzi, se hai sentito un pessimo sapore, è un buon segno.»

Joffrey scosse la testa. «E poi si sorprendono che la gente odi Pozioni.»

Un nuovo colpo di cannone avvertì Joffrey che quello era il suo momento. Fino a pochi minuti prima, avrebbe sentito le dita tremare e la mente andare in confusione ripensando ai – pochi – incantesimi che Jace gli aveva suggerito di utilizzare. Invece, si sentì tranquillo e pronto ad affrontare il Nundu. Guardò sorpreso la fiala vuota che teneva ancora in mano: aveva un effetto istantaneo!

«Bene, è il momento.» Laenor prese a tormentarsi le mani, guardandolo come se fosse l’ultima volta che lo avrebbe fatto. La tensione che avrebbe dovuto provare Joffrey si era trasferita su di lui e la cosa lo fece sorridere. Gli prese il volto tra le mani e lo baciò, senza la passione di prima, ma con gentilezza e amore. Cercò di trasmettere in quel semplice gesto la promessa che avrebbero condiviso altri baci, altri sorrisi e altri momenti insieme. 

«Mi aspetto un regalo, qualunque punteggio otterrò» gli disse e si beò della risata che straripò dalle labbra di Laenor.

Uscirono insieme dalla tenda, ma prima che Joffrey potesse entrare nell’arena, il suo ragazzo lo trattenne per un braccio.

«Scusa, che intendevi prima quando hai detto che non potevi lamentarti visto come stavi messo?»

«Oh, quello… Era solo un modo di dire» rispose, facendo spallucce. «Non mi farò ammazzare e questo è tutto ciò che conta.»

 
 

Ovviamente, Jace aveva ragione: con Accio sapeva anche lui che non avrebbe ottenuto nulla, ma nemmeno altri attacchi diretti al cilindro appeso al collo del Nundu erano risultati efficaci. La sua unica consolazione, dopo almeno dieci minuti passati a evitare gli attacchi della bestia e vedere i suoi Incantensimi farle appena il solletico, era la presenza di una museruola attorno alle sue fauci. Dai lati fuoriuscivano sbuffi di vapore verde, segno che non sarebbe stato saggio avvicinarsi, ma almeno non rischiava di venire avvelenato a metri di distanza. 

La vide prepararsi a balzare in avanti e scartò all’ultimo istante, riparandosi dietro una delle rocce presenti nell’arena. Alcune zolle di terra erano rovesciate e c’erano detriti di roccia sparsi un po’ ovunque, segno che le battaglie dei suoi due sfidanti non erano state più semplici della sua. Ed erano entrambi vivi, anche se un po’ malandati, a quanto aveva capito. 

Il ringhio del Nundu rimbombò nelle sue orecchie e ancora una volta Joffrey evitò il suo attacco, senza riuscire però a contraccambiare.

«Expulso!» gridò, colpendo il suo avversario in mezzo agli occhi. Quello sbatté le palpebre, come se un moscerino fastidioso gli stesse volando intorno al viso, poi tornò a puntare la sua furia verso di lui. 

Joffrey punto la bacchetta verso alcuni detriti, scagliandoli contro il Nundu per distrarlo e correre verso il centro degli spalti, dove i suoi compagni stavano seguendo l’andamento della sfida. Vedere che anche Aegon era preoccupato non lo rincuorò. 

«Un aiuto dal pubblico mi farebbe comodo, ragazzi» disse, dando loro le spalle per mantenere l’attenzione sul Nundu e continuare a muovere la bacchetta per creare vortici attorno al suo muso. Quel trucco lo stava rallentando, ma non sarebbe durato a lungo. 

«Devi immobilizzarlo» gli suggerì Aegon. 

«Ci ho già provato, è stato inutile. Come ogni attacco. Tu sei proprio sicuro che la sua pelle non respinga gli Incantesimi?» chiese, rivolto a Jace.

«Sì, ma te l’ho detto, è difficile da sconfiggere per un mago solo, servono più fonti di energia.» 

«Allora interveniamo noi» propose Aegon, e dal fruscio che sentì, Joffrey immaginò che avesse già estratto la bacchetta.

«Non possiamo combattere anche noi, le regole…» 

«Oh, le regole le abbiamo già infrante scoprendo in anticipo l’argomento della prova!»

«Parla piano» lo riprese Jace. Poi, dopo una lunga pausa, disse: «Non siamo ancora in una situazione critica.» 

«Sicuro?» commentò Joffrey. Con un’unica zampata, il Nundu schiacciò a terra tutti i detriti e puntò dritto verso di lui. Gli era sembrato arrabbiato quando era sceso in campo, ma a quel punto era evidente che lo avesse infastidito al punto da renderlo furibondo. 

Joffrey scartò di lato, lanciando anche un Protego a sé e ai suoi compagni, nel caso il Nundu decidesse di voler attaccare anche loro. 

L’idea di immobilizzarlo non era male, il problema era il come. Nessuno degli Incantesimi che conosceva – e di Incantesimi non aveva mai saltato mezza lezione – aveva ottenuto l’effetto desiderato. Nemmeno la pozione che gli aveva dato Laenor sembrava avere un qualche effetto benefico. Avrebbe dovuto dargli qualcosa che aumentasse la fortuna, non la concentrazione. E poi a che cazzo gli serviva la concentrazione in una sfida del genere? 

 

~

 

«Tu sei proprio sicuro di non volergli dare una mano? Lancio un Incantesimo piccolo, non lo noterà nessuno.» 

«Questa l’ho già sentita e non mi sembra che sia mai andata come dicevi» rispose con uno sbuffo, ricordando tutte le occasioni in cui Aegon gli aveva assicurato che i loro scherzi non avrebbero avuto conseguenze negative e, puntualmente, le avevano avute. «E poi che sia tu o lui a colpire non fa differenza. Non penso nemmeno che attaccando tutti e tre insieme otterremmo un qualche risultato.»

Strinse le mani sul parapetto, cercando di trovare una soluzione. Il suggerimento di Aegon riguardo al bloccarlo era probabilmente il migliore, ma se gli Incantesimi non funzionavano, in che altro modo avrebbero potuto farlo?

Sollevò lo sguardo verso gli spalti dietro di loro, da cui famiglie e studenti stavano assistendo alla prova. Rhaenys e gli esponenti del Ministero osservavano Joffrey impassibili – Jace non seppe dire se fosse un bene o un male – mentre più indietro vide Laenor, evidentemente preoccupato, seduto insieme alla sua famiglia. Rhaenyra teneva la piccola Visenya tra le braccia e accanto a lei Harwin teneva una mano sulla spalla di Laenor, nel tentativo di rassicurarlo. Avvertendo il suo sguardo, suo padre incrociò i suoi occhi. Jace sperò di scorgere in quelle iridi azzurre tutte le risposte di cui aveva bisogno, come aveva sempre fatto da bambino; ma il tempo delle favole era finito e tutto ciò Harwin poté fare fu rivolgergli un sorriso incoraggiante. Fu meglio di niente, ma non abbastanza per aiutare Joffrey. 

E, come se la fortuna non li avesse già abbandonati, in quel momento Jace sentì delle piccole gocce d’acqua cadergli sulla fronte.

«Pensi che riuscirebbe a sollevare quelle rocce?» disse Aegon, riportando la sua attenzione su di lui. Jace guardò gli elementi che indicava e scosse la testa. 

«Sono troppo grandi per lui da solo.»

«Mm. Però, per tre…» Gli rivolse uno sguardo eloquente. 

Jace scosse la testa. «Te l’ho già detto: non possiamo aiutarlo così. E poi che ci dovrebbe fare con dei massi?»

«Potrebbe usarli per colpirlo e fargli perdere i sensi. Dovrebbe essere efficace, se pensi che una palla di neve di quelle dimensioni è in grado di stendere un essere umano.»

Jace si lasciò sfuggire una risata, prontamente zittita dietro le mani. Rivedere l’immagine di Aegon, intento a inseguire suo fratello con una palla di neve grande il doppio di lui sollevata sopra la testa con la bacchetta, gli aveva fatto tornare il buonumore, in un luogo e un momento in cui erano decisamente inappropriati.

«Bravo, ridi, ridi» lo riprese Aegon, dandogli un pugno sulla spalla. «Molto gentile a godere delle mie sventure. Provocate da te, oltretutto.»

«Da me?» Poi Jace ricordò: l’incantesimo che aveva lanciato per bloccare le gambe di Aemond e i suoi effetti che, secondo Aegon, avevano avuto ripercussioni anche sul terreno intorno a lui. «Aegon… Aegon, sei un genio!»

 

~

 

Joffrey si era nascosto nuovamente dietro una roccia. Era infastidito dalla sua continua fuga, ma aveva bisogno di fermarsi un momento e pensare, attività non semplice da svolgere in quella situazione. Oltre agli artigli del Nundu, aveva dovuto iniziare a preoccuparsi anche della pioggia che aveva iniziato a scendere – leggera, per il momento, ma per quanto sarebbe durata così? Doveva terminare la Prova, e in fretta.

Sentì una voce dagli spalti chiamare il suo nome e si sporse oltre la roccia per vedere Jace sbracciarsi verso di lui. Che avesse avuto l’idea geniale che stava aspettando? 

Joffrey sollevò il pollice, avvisandolo che aveva capito di doverlo raggiungere. Scagliò una Bombarda sul lato opposto da cui si trovava, distraendo il Nundu abbastanza per avvicinarsi ai suoi compagni.

«Dimmi tutto!»

«Usa Glacius

«Glacius?» esclamò. «A che cazzo mi serve?»

«Puoi immobilizzarlo. Lanciane tanti, che blocchino tutte le parti del corpo. Penso… Penso che funzionerà.» Il suo tono era fermo, deciso; e Joffrey lasciò che quella sicurezza fluisse in lui. 

Annuì e si posizionò al centro dell’arena per avere una migliore visuale del Nundu. 

Lanciò il primo colpo alla sua zampa anteriore destra. Un blocco di ghiaccio si formò attorno a essa, costringendo l’arto a terra. La Creatura provò a muoverlo, senza successo. Joffrey sorrise.

«Avevi ragione» disse, voltandosi verso Jace. «Bella mossa, Stro-»

«Attento!»

Quella volta non riuscì a schivare il colpo. Il Nundu gli arrivò addosso e con un’unica zampata lo fece volare dall’altra parte del campo. Joffrey fu abbastanza veloce da lanciare un incantesimo per arrestare la sua caduta, ma sentiva il braccio e il lato sinistro del volto bruciare. Si passò una mano sulla guancia e sentì dei graffi corrergli lungo la pelle. 

Attaccò nuovamente il suo avversario, stavolta colpendo in sequenza le zampe anteriori. Il Nundu ebbe bisogno di qualche momento, ma riuscì a liberarsi anche quella volta. 

«Merda!»

Gli lanciò un Expulso, ma sapeva che non sarebbe servito a nulla. Niente sarebbe servito. 

Eppure quella Prova era stata pensata per essere superata. Possibile che il Ministero avesse scelto una Creatura imbattibile, qualcuno che non sarebbe stato mandato al tappeto da niente

Guardò verso gli spalti. Jace e Aegon sembravano delusi quanto lui dall’inefficienza dell’Incantesimo congelante, ed era probabile che a quel punto avessero definitivamente esaurito le idee. Spostò gli occhi a cercare Laenor e lo trovò subito, poco dietro di loro, in piedi insieme a Harwin Strong. Joffrey gli sorrise – e maledì quella stupida pioggia che gli impediva di vedere con chiarezza l’uomo che amava.

La pioggia… 

Joffrey sentì le gocce d’acqua che cadevano sui suoi capelli, scendevano lungo il collo e andavano a bagnargli i vestiti. Una pioggia autunnale. Imprevedibile. 

Gelida.

Gli tornò alla mente la lezione che la professoressa Royce aveva dedicato agli Incantesimi dell’acqua.

“Affinché Glacius abbia effetto, è necessario che vi troviate lontani da fonti di calore o climi particolarmente torridi. D’inverno avrà molta più efficacia che in estate, inoltre, se voleste aumentarne la potenza, potrebbe esservi utile disporre di vaste quantità di acqua. Queste si congeleranno, creando un ulteriore blocco attorno al vostro avversario.”

Joffrey sorrise. Schivò il Nundu prima che lo colpisse di nuovo e corse a posizionarsi sotto la gradinata. Puntò la bacchetta pochi centimetri alla destra della Creatura; era la sua ultima possibilità, eppure si sentiva incredibilmente calmo. 

«Aqua Eructo

Un getto d’acqua scaturì dal terreno in cui aveva puntato la bacchetta. Subito si spostò per generarne un altro e un altro e un altro, finché il Nundu non fu circondato dall’acqua. Joffrey ruotò il polso in modo da direzionare i getti direttamente su di lui, creando una sorta di bolla d’acqua attorno al suo corpo. Il Nundu si dimenò, cercando di attraversare la barriera che si era creata tra loro due, ma Joffrey fu più veloce.

«Glacius

L’acqua si trasformò in un blocco di ghiaccio, che inglobò interamente il Nundu. Joffrey trattenne il fiato, in attesa. Niente si mosse. L’unico rumore che udiva era lo scroscio della pioggia che batteva sul terreno intorno a lui. Rilasciò il respiro.

«Accio cilindro.» 

Il Nundu non si mosse e il cilindro che aveva appeso al collo si staccò, volando tra le sue mani. 

Ancora un attimo di silenzio. Poi la folla dietro di lui esplose.

 
 

«Secondo! Secondo, contro quell'animale di un Bolton, ma vi rendete conto?»

«Era solo la prima prova, Joff, calmati» gli disse Laenor, accarezzandogli i capelli ancora bagnati. «Adesso pensa a riposare. Quanto tempo devi restare in Infermeria?»

«Zero secondi, me ne vado subito. E non dirmi di stare calmo, sai quanto odio perdere.»

«È stato solo per due punti» si intromise Harwin.

«Appunto, anche peggio! Voi due» disse, puntando il dito contro Jace e Aegon, in piedi alla base del letto. «Vedete di farci guadagnare il primo posto nelle prossime prove, chiaro?»

Jace annuì, mentre Aegon si limitò a una scrollata di spalle.

«Comunque… Grazie del suggerimento. Non avrei mai pensato a usare l’Incantesimo congelante.»

«È stato merito di Aegon» disse Jace, rivolgendo al ragazzo un sorriso pieno d’affetto. 

Aegon abbassò lo sguardo e a Joffrey non sfuggì il lieve rossore sulle sue guance. Doveva far mettere insieme quei due, erano veramente ridicoli!

«Sì, anche se io avevo proposto tutt’altro e non ho idea da dove sia sbucato quell’incantesimo. Comunque, ha funzionato e questo è l’importante.»

«Che c’è lì dentro?» chiese il piccolo Joffrey, prendendo il cilindro posto sul comodino. 

«Joffrey, non toccarlo» lo riprese Rhaenyra. «Serve a tuo fratello e gli altri per affrontare la prossima prova.»

«Esatto» disse Joffrey, togliendoglielo dalle mani. Se lo mise davanti agli occhi, scrutandolo attentamente. Era un semplice cilindro d’acciaio contenente, secondo quanto spiegato da Rhaenys, un oggetto che sarebbe stato utile per la Seconda Prova; ma di cosa si trattasse o come si estraesse, Joffrey non ne aveva idea.

«Non puoi provare ad aprirlo?» suggerì Luke.

«Questa mi sembra una bella idea» lo spalleggiò Aegon.

«La preside ha detto che non possiamo farlo fino al 24 febbraio» ribatté Jace, smorzando l’entusiasmo dei suoi parenti. Joffrey non lo disse, ma si trovò d’accordo con lui – anche perché non riusciva a capire come si potesse aprire quell’affare e non voleva rischiare di fare la figura dell’idiota.

«Voglio dire, magari potremo farlo anche prima…» Sollevò lo sguardo verso Jace e vide che stava fissando suo fratello, mortificato. «Appena lo apriamo te lo facciamo vedere, vuoi?»

Luke si strinse nelle spalle, tenendo lo sguardo basso. Joffrey non aveva capito che fossero messi così male. Si dispiacque per loro, ma prima che potesse provare a metterci una pezza, intervenne Harwin.

«Sono certo che saprete tutto al momento opportuno, ragazzi. Ora credo sia tempo di rincasare per noi, che ne dici, cara?» Rhaenyra annuì, cullando la nuova arrivata di casa Strong tra le braccia. «Prima però» proseguì Harwin, mettendo un braccio intorno alle spalle di Jace e di Luke, «noi tre andiamo a fare una bella chiacchierata, vi va?»

«Certo» rispose prontamente Jace, con gli occhi pieni di una luce speranzosa.

Luke sembrò titubante, ma poi annuì in silenzio e tutti e tre uscirono dall’infermeria, seguiti a ruota da Rhaenyra e dal piccolo Joffrey. 

«Be’, allora vi lascio anch’io» annunciò Aegon.

Laenor annuì. «Ho visto tua madre in tribuna, insieme ai tuoi fratelli. Daemon temo non sia riuscito a venire stavolta.»

Le labbra di Aegon si stirarono in un sorriso. «Che novità» commentò, apatico. Rivolse loro un cenno della mano e uscì, lasciandoli soli.

Joffrey ripose il cilindro sul comodino, prima di spostare lo sguardo sul suo fidanzato, che aveva continuato ad accarezzargli i capelli per tutto il tempo.

«Andiamo a fare un giro?» tentò, anche se conosceva già la risposta.

«Mia madre ha detto che devi restare a riposo, come i tuoi avversari» disse, indicando con la testa i letti nascosti dietro due  tende sul lato opposto della stanza. «I letti dell’Infermeria non sono scomodi e almeno stavolta non devi bere nessuna pozione per farti ricrescere le ossa.»

Joffrey storse la bocca. «Ti prego, non nominare quella schifezza» disse, rabbrividendo al ricordo della caduta dalla scopa di due anni prima, che gli aveva rotto il braccio sinistro e causato una lunga convalescenza.

«Ecco, appunto. Quindi non lamentarti, riposati e gioisci perché i pericoli per te sono finiti.»

Joffrey sbuffò. «Pericoli fisici, sì. Ma quei due idioti che mi ritrovo in squadra mi faranno finire al reparto malattie mentali del San Mungo!»

«Sono certo che se la caveranno. Tu fatti gli affari tuoi e andrà tutto bene.»

«Come il mio signore comanda.»

Laenor scosse la testa e si chinò per dargli un bacio. Joffrey sorrise. Sollevò la coperta, facendogli cenno di sdraiarsi con lui.

«Tra poco dovrò tornare a casa» gli disse, ma lo assecondò comunque. Posò la testa sul suo petto e Joffrey prese ad avvolgersi i suoi dread attorno alle dita.

«Potremmo dire a Rhaenys che sto molto male e avrò bisogno di un infermiere personale per la notte.»

«Ottima idea, così manderà Mellos a riempirti di pozioni curative.»

Joffrey sentì la gola chiudersi al solo pensiero.

«Va bene, lasciamo stare. Ah, a proposito di pozioni… il tuo intruglio di vomito è stato del tutto inutile.»

Laenor sollevò la testa per guardarlo negli occhi. «Davvero? Mi sembrava di aver eseguito bene tutti i passaggi.»

Davanti a quell’espressione mortificata, Joffrey si ritrovò a cedere.

«Be’, magari semplicemente è più efficace per lo studio che altro» disse. «E poi, sì, forse a qualcosa è servita. Ero troppo concentrato a superare la prova per farci caso.»

Il volto di Laenor si illuminò. «Allora è servita, se eri concentrato!»

Joffrey pensò che lo sarebbe stato comunque – difficile distrarsi quando una delle Creature più pericolose del mondo ce l’ha a morte con te – ma si limitò ad annuire, concedendo al suo fidanzato quella piccola vittoria. Lui era l’unico con cui accettava di perdere.



 


Note: le informazioni su pozioni e incantesimi presenti nel capitolo le ho prese da Potterpedia
Poi, scrivendo la scena in Infermeria, mi è venuto in mente che non avrebbe molto senso, in questo universo, che il terzo figlio di Rhaenyra e Harwin si chiami Joffrey, ma visto che ormai l'errore era fatto, ho trovato un modo per giustificare quel nome: Rhaenyra, Harwin e Laenor sono molto amici e avevano promesso a quest’ultimo che avrebbe potuto scegliere il nome del nuovo bambino. Lui si era preparato una lista, ma al momento della nascita si è distratto e ha sparato il primo nome che gli è venuto in mente, aka quello del suo fidanzato. E siccome Harwin desiderava avere un figlio di cui riuscisse a fare lo spelling del nome senza difficoltà, hanno deciso che andava bene Joffrey 🙈

Grazie a chi ha letto fin qui, spero che il capitolo vi sia piaciuto ^^

   
 
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