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Autore: Cunegonda109    10/12/2022    7 recensioni
André riflette su se stesso, il proprio amore e la propria colpa e la speranza timidamente si riaffaccia in una notte di troppi bicchieri dopo il famoso strappo della camicia.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Che cosa ho fatto?
Che cosa ti ho fatto?

Proprio io, che inebriato dall’arroganza di ritenere il mio amore infinito e inarrivabile, eccelso per purezza e abnegazione, ero certo d’essere l’unico capace di starti accanto, amandoti
seppur furtivamente in tutte le tue peculiarità, rispettandoti come creatura libera.

C’è cupidigia e c’è soperchieria anche nel mio cuore, che con sbigottimento ho scoperto improvvisamente in grado di esigere da te qualcosa incurante della tua volontà. Esattamente come tuo padre e come il conte svedese bello e malinconico, che ha spezzato il tuo.

No, non sono migliore di chi ti ha pretesa uomo e soldato, disinteressandosi dei tuoi desideri. Né di chi ti ha imposto d’essere solo un buon amico, incapace di ricambiare i tuoi sentimenti.

Avido, io ti ho voluta per me. Tutta.

Dopo vent’anni passati ad averti ovunque. Negli occhi, nelle orecchie, nel petto, nella mente. E intorno, come impalpabile alone luminoso. E sopra, come volta celeste a cui essere inevitabilmente assoggettato. E sotto, come radice che mi tiene ancorato al supplizio di questa vita straziante, in cui sei dappertutto, ma troppo distante perché ti possa afferrare. E a nulla vale slanciarsi e protendersi: le braccia rimangono sempre deserte, le dita orfane. Così ti ho voluta, mia, almeno per una volta, non come sogno o pensiero o ricordo d’infanzia o vago sentore, prima che la libertà che mi avevi freddamente elargito ti rendesse ancora più remota e inattingibile.

E ti avrei presa. Dio mi perdoni! L’avrei fatto davvero. Fino in fondo. Ché il tuo corpo pulsante di stizza a un passo da me e il tuo respiro caldo, concitato sul mio viso e la mia disperazione mi hanno annebbiato più di quest’occhio che si sta inesorabilmente spegnendo.

Indifferente alla tua paura. Insensibile al tuo dissenso. Sordo alle tue parole. Ho sentito solo la furia rapace di artigliare la carne inviolata e la smania di avere per me pelle, labbra, sudore, saliva, gemiti, lacrime, brividi…

La Oscar che bramo da sempre e che da sempre mi è preclusa.

L’altra sera l’angelo che mi sforzo di essere non ha saputo tenere a bada questa bestia sfrenata che nonostante tutto sono e m’ero convinto di saper dominare, di aver imparato ad ammansire in lunghi anni di pratica di contegno e dissimulazione.

Al di sotto della velleità, nel profondo dell’anima ne ho sempre avuto il sospetto: non è la quintessenza dell’amore il mio. È puro tanto quanto è torbido e carnale. Candido e sordido. Sublime e infimo. Mite e dispotico. Generoso e ingordo.

E mi ha tradito non appena è calata la guardia della disciplina con cui ne ho sedato per anni l’intemperanza.

È stata strappata insieme al brandello della tua camicia la mia illusione: non sono un santo, non sono un asceta, né un casto e devoto sacerdote del culto che porta il tuo nome.

Sono un uomo. Miseramente un uomo e solo come tale ti posso amare. E so che non è abbastanza, non per la donna che sei. Ma è ozioso perfino ragionare di questo, adesso che la mia vergogna mi inchioda ancor di più del tuo disprezzo e sento di aver perso ogni diritto di far parte della tua vita, benché a distanza e silenziosamente.

Il vino di tutte le cantine di Francia non basterà a dimenticarti, perché anche nel torpore ubriaco che smorza i sensi e confonde la mente tu riesci ad affiorare, Oscar. Sarai il perenne tormento dei miei giorni e il rovello delle mie notti, mentre consumerò il tempo a venire nella tua assenza.

Vorrei avere la forza di non cedere al mio errore e farmene annichilire, l’inventiva per escogitare una resipiscenza proporzionata alla mia colpa immane, l’incoscienza e la sfrontatezza di andare oltre la mortificazione e mostrarti in carne e ossa la mia contrizione, per ottenere il tuo perdono e riconquistare la tua fiducia.

Essere per te l’eroe che ha coraggio abbastanza da accettare l’orrore di sé e trascenderlo e lottare impavido ogni giorno per affinarsi e purificarsi, fino a divenire realmente degno del tuo cuore.

Ho sempre creduto che avrei dato la vita per te e che ciò implicasse morire. A ogni giorno che passa mi accorgo, invece, che significa vivere, affrontando tenacemente le tribolazioni e gli inciampi di questo estenuante processo di distillazione, ancora e ancora, fino a che rimanga solo il bene incorrotto. Fino a essere degno di te.

E se anche non ci riuscirò e se anche non mi vorrai mai, ne sarà valsa la pena. Se non desisterò, sarà una vita ben spesa.

Ma debbo trovare il modo di esserti di nuovo accanto, senza pretese né interferenze, ma pur sempre vicino. Tutto ciò che spero è un’opportunità, che mi sottragga alla condanna di essere reciso dal tuo destino. Una nuova alba, dopo questa notte di oscurità densa e impenetrabile. E la forza di saperla fare fruttare.

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N.d.a. Dopo gli incoraggiamenti ricevuti a seguito del mio primo esperimento, torno a cimentarmi, questa volta coi pensieri di André. Spero di non aver fatto un torto a un personaggio che (nella versione dell'anime) trovo di una grandezza struggente.

 
   
 
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