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Autore: mortifero    10/12/2022    1 recensioni
Fashion student!Morty passa con suo nonno un sabato sera a Milano.
Ovviamente, con Rick la serata si rivela più scatenata del previsto. C'è anche da aspettarselo. Quello che meno riescono a prevedere è come un minuscolo fraintendimento riesca a far venire al pettine nodi creduti ben nascosti.
Genere: Erotico, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Altri, Morty Smith, Rick Sanchez
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Capitolo Due: Morty



Il ronzio nella testa di Morty non sembra finire mai, balla insieme al suo sangue e l'alcool che su di lui, povero inesperto, ha attivato tutto il suo magico potere. Ogni volta che gira il capo la vista si fa sempre più soffusa, poi nitida, poi di nuovo sfocata. Altri movimenti del suo corpo non sembrano nemmeno partire da qualche comando del suo cervello, no. Un burattinaio esterno sta tirando i fili sul suo corpo e deve essere piuttosto maldestro, perché rischia di farlo inciampare continuamente. E Morty rischia di trascinare Rick con sé, appoggiato com'è alla sua spalla. Non gli importa. Non importa a nessuno dei due, tanto sono presi dal ridere per qualcosa di indefinito. Ridono a pieni polmoni, a squarciagola, come galline esuberanti. Potrebbero svegliare i coinquilini, o addirittura tutto il quartiere, per questo Morty, un guizzo di lucidità ritrovata, fa segno a Rick di trattenersi, ma il nonno dissente.

Ridacchia ancora quando lo sgrida: "Perf-HAHAHA, Rick, li s-sveglieremo tutti, sta zit- HAHAHA".

Rick ridacchia ancora e con la testa si appoggia alla spalla del moro. "Tanto ora me ne sto per andare".

Morty tace, in lui muore ogni briciolo di buon umore. "C-come te ne vai?", allunga troppo la "i" finale, e la sua voce sembra alzarsi, diventare sempre più acuta e lamentosa.

"È stata u-una bella serata, t-ti ho r-riaccompagnato a casa, ora devo proprio andare".

"N-non ti reggi nemmeno in p-pi-iedi". Morty è in realtà quello che, staccatosi da Rick, si è appoggiato a una parete, provando a cercare un po' di equilibrio, anche se con scarsi risultati. Da quando in qua i muri hanno imparato a girare in tondo?

"N-n-niente novità per il vecchio Sánchez. F-finita la fase dei baci e abbracci, o-ok? Vado. Perché hai preso dagli europei questa abitudine di salutare così quelli che hai conosciuto il giorno prima, poi? T-ti piace prenderti i germi più facilmente?".

Morty ride già a sé stesso per la battuta che sta per dire, la lingua scivola in parole non controllate: "Ora mio marito è geloso perché bacio altri uomini?".

Rick barcolla vicino a lui, un bizzarro luccichio nello sguardo. Sta al gioco. "Oh, cazzo, sì, gelosissimo".

Morty non riesce a negare di avervi fantasticato un po' troppe volte, da adolescente, e il loro finto matrimonio era stato così confusionario da rasentare l'incubo e di principio qualcosa di così bello da apparire come il coronamento di un sogno ben nascosto. Ha dato l'illusione a quel ragazzino quattordicenne di poter essere ricambiato, capito, amato — non doveva più nascondersi, vergognarsi. Quanti altri scenari improbabili, infondo, poteva mai scegliere Rick? Un'infinità, eppure la sua prima idea è stata chiedere a Morty di sposarlo. Forse lui lo ha amato, amato davvero, in qualche sua pazza idea che di certo non coincide con quella del giovane. Imbarazzante, all'inizio, perché il moro non sapeva se fosse uno scherzo, e accettare con eccessiva foga avrebbe creato maggiori tensioni, un disagio manifestato con le gote troppo rosse e una balbuzie impazzita, dopo quella che si aspettava essere la domanda "Perché così felice di sposarmi, Morty?", "Non ti ricordi che sono uno stronzo abusivo, Morty?". La seconda, forse però, più che provenire da suo nonno sarebbe qualcosa partita dal profondo della sua coscienza. Strano quanto a volte coscienza e Rick si fondando in una unica voce nella sua testa, a ricordargli che suo nonno è il peggiore, e lui il suo idiota succube. Le cose cambiano, le persone crescono, e Rick non è più lo stesso. Non da quando si è aperto con lui, e ha mostrato pian piano una nuova parte di sé, quasi migliorata. Ogni tanto ricade nel suo circolo vizioso di abusi, ma almeno a Morty pare di respirare dell'aria fresca. Finalmente. Da quanto tempo ha aspettato questo momento? Anche fin troppo.

Ha idealizzato suo nonno, se ne rende ben conto. Una parte di Morty crede che ci sia ancora del divino, nelle sue parole, nelle sue azioni, possibilità. Ma quale dio deve soccombere sempre alla propria umanità?

E nessuno è il peggiore come Rick, nessuno è il migliore come suo (finto) marito.

Il moro si crogiola nel pensiero come se immenso in un bosco pregno di afrodisiaci profumi. E forse non è nemmeno nel titolo coniugale che Morty ritrova tanto godimento, ma nel piacere insito nell'aggettivo che lo precede. Suo. Rick gli appartiene, forse in parte, forse nella sua fantasia, in qualcosa che però trascendente la famiglia e li lega in un rapporto molto più profondo e intimo. Sono Rick e Morty, per cento anni, per sempre. Non finirà mai davvero.

Prova a rispecchiarsi negli occhi blu e acquosi per la poca sobrietà di suo nonno. Non è razionale questo desiderio, Morty lo sa bene, ma ogni volta che guarda quell'uomo diventa vittima del vizio poco virtuoso della passione, e non riesce a farci niente.

"Resta qui per la notte", Morty accarezza il braccio di suo nonno mentre si sente morire davanti a quegli occhi che, ora lo nota, hanno le pupille un po' più dilatate del solito. Cosa ha fatto quando è andato nel bagno del locale? O ha appena visto qualcosa che gli piace da matti? Morty spera davvero sia la seconda.

"C-che cazzo, M-MoURGHty, sto - mi - so a-ancora camminare".

"Sei ubriaco fradicio, Rick!".

"Anche tu, moccioso!".

Morty nega con decisione. "D-dignitosamente brillo".

"Non ne sarei così sicuro. Ricordi quando hai urlato a un ragazzo che ha insultato le tue scarpe?".

"Sono delle Valentino Garavani rosse in pelle vera, stagione 2019, s-se le sogna così belle".

"Sono scarpe da donna".

"Se le SOGNA".

Rick ritorna ad appoggiarsi a Morty e gli sussurra all'orecchio: "Che fine ha fatto la regola di non svegliare i tuoi coinquilini?".

Sul viso del moro appare un'espressione esageratamente preoccupata. "H-ho svegliato Bea?!".

Rick grugnisce alla menzione di quel nome. "Bravo, urlarlo, così lo viene a sapere tutto il quartiere che ti piace l'enne-ennesima ragazzetta dalla personalità insipida!".

"Non può venirlo a sapere tutto il quartiere...".

"Non mi dire".

"I-io sono sposato".

Sul viso di Rick c'è un impercettibile increspatura delle labbra. "Per finta, Morty. Ci siamo sposati per finta".

"Ma io sono tua moglie!".

"No, tu sei tutto scemo!".

Morty boccheggia, alla ricerca di un punto a suo favore. "Hey, ti-ti ricordi quando-quando io ci provavo con Jessica e allora tu arrivavi e mi dicevi Morty, cosa fai? Ti dai all'a- a- addebito? No, no, qual era?".

"Adulterio, si dice adulterio, cretino".

"Sì, adulterio. Mi davo all'adulterio". Una risata tradisce Morty, e il suo piano di sembrare in ragione va in fuffa. "Forse, forse è a me che s-serve un babysitter...".

Rick lo fissa per un po', e chissà cosa sta fumando in quel suo grande cervello, perché dopo un po' lo prende per il braccio e fa "Occuperò tutto il tuo letto. Meglio se ti abitui all'idea di dormire sul pavimento".

Suo nonno resta da lui, e Morty se si è messo a ridacchiare come una ragazzina con la prima cotta, non vuole ricordarlo.


Morty chiude con attenzione la porta della sua stanza. Con quello che può, cerca di non far rumore. Sente dietro di sé invece Rick che senza tante cerimonie si scalza i Mocassini griffati Gucci, quelli che Morty gli ha regalato al primo anno di Accademia, trovandola tra i vari samples che i brand di lusso offrono agli studenti. Appena li ha visti ha subito pensato che fossero perfetti per suo nonno, donandogli anche quel pizzico di glamour che fa sempre bene.

Appena si volta, vede l'uomo semi seduto sul suo letto, il capo inclinato ma lo sguardo rivolto su Morty, i suoi movimenti. Il moro ringrazia l'alcool di avergli privato per un po' di quel fardello chiamato ansia, perché ora non si preoccupa di essere nel centro delle attenzioni di suo nonno. È una scena suggestiva e un calore particolare si insinua tra le viscere di Morty, facendogli sentire la pelle più viva e bisognosa di un tocco esterno.

Pure sul volto del nonno c'è un'espressione ammiccante, come a capire anche lui che c'è un aria differente nella stanza.

Il capo del moro ciondola in segno di dissenso, ma vivo in lui è un sorriso giocoso. "È così che tratti i regali che faccio per te, caro?".

Rick sbuffa, e fa un gesto con la mano, incurante. "Io potrei darti qualcosa di meglio".

Morty si avvicina e inizia a salire sul letto, sfilandosi gli stivaletti con più grazia rispetto a suo nonno. "Per esempio?". Si arrampica verso di lui. Gattona e arriva con la schiena ad essere vicino alle ginocchia si lui.

"S-sono la persona più importante dell'Universo, posso - posso darti la Luna. Letteralmente".

"Quello che mi ha fatto innamorare di te è la tua umiltà, tesoro". Fa Morty, con finta aria sognante, e si becca un pizzicotto così grande che probabilmente diventerà un livido. Non importa. Morty è divertito troppo dalla sua stessa battuta che ride, ride, ride alla follia, tanto da sentire dolore fisico alle costole, e a fermarlo è solo il ricordo di avere dei coinquilini.

"Ogni volta mi chiedo se puoi essere più coglione di quanto tu già sia", mormora Rick, ma è un sorriso bonario a scaldare le sue parole. "E la risposta è sempre sì".

È stranamente dolce, o forse è l'alcol a togliere il peso alle parole. Non c'è nessun maligno nel petto di Morty, alcun dolore al cuore, e il giovane vede per la prima volta il fascino dell'ebrezza, di un trasporto dionisiaco e cieco. Sarebbe pronto a seguire le orme del nonno se fosse abbastanza codardo, se fosse pronto a sigillare ogni emotività rimasta in lui. Ma la sua sensibilità è il suo punto di spicco, ciò che gli ha fatto guadagnare un'ammissione nella più importante Accademia della moda, quindi perché privarsene?

Forse l'alcol non diventerà il suo nuovo migliore amico, ma ne sente a pieno il suo effetto, la sua sceltezza, il suo calore che scalda il corpo, rende più acuti gli stimoli del mondo sensibile. Sente l'odore della pelle di Rick, di ciò che ha bevuto, e Morty è attratto da quella miscela come una mosca al cibo. Si avvicina molto più di quanto dovrebbe. Nessuno lo ferma, e si mette a cavalcioni sopra Rick. Suo nonno non è spaventato, né oltraggiato, arrabbiato, affatto. Sorride, accetta con una punta di malizia come se fosse una sfida.

Probabilmente lo è.

Chi cederà per primo? Ci sarà qualcuno a farlo, almeno?

"Tua moglie è qui, sopra di te", sussurra Morty, le parole creano uno scenario alternativo, dove loro due rimangono Rick e Morty, ma allo stesso tempo sono marito e marito, marito e moglie, "che cosa mi faresti?". Stringe Rick a sé, le braccia dietro al suo collo, così può farsi asfissiare da quel profumo così violento che lo rende ... Rick.

Anche Rick pare accettare quella realtà con disinvoltura, quasi la conoscesse molto bene, la desiderasse. Morty non sa in cosa sperare. "Ti strapperei i vestiti di dosso".

Morty si morde il labbro al pensiero di Rick che gli strappa la sua giacca di Moncleire senza troppe cerimonie. Non importa il lusso, l'eleganza, perché a Rick non importa niente, nei soldi ci sguazza, e lui è così ruvido e divino che può permettersi qualsiasi cosa.

"E poi?", la sua voce è un sussurro impercettibile.

"Strapperai i miei".

Morty sfiora con mano delicata la giacca Dior che ha deciso di dare a Rick prima per la serata. Dior è eleganza, classe. Con estrema sacralità Morty rispetta questi principi e, col tocco morbido, sfiora lentamente il prezioso tessuto in lana, toglie pian piano la giacca da Rick. Nemmeno le passioni possono superare le Sacre Regole della moda, l'Amore che Morty ha per i vestiti, i tessuti, la loro storia. La cura che ha sempre dato alle persone ora la dà alla moda, ma non significa che ha smesso di trattare gli altri con rispetto. Non è sbrigativo e impetuoso come Rick, si prende il suo tempo a godere i gesti, le espressioni: suo nonno nella fantasia lo sta osservando con sguardo famelico, pronto a mettergli la lingua fra le labbra, a prendersi ciò che gli spetta di diritto come marito.

"Mi baceresti?", sussurra il giovane, ritrae un po' lo sguardo, rosso in viso e accaldato.

Rick prende le guance di Morty con entrambe le mani. Sotto le sue dita la pelle del moro è soffice come un impasto. "Sì".

Morty sembra rimanere a bocca asciutta. Non se lo è aspettato. "Dove?", sospira, mentre Rick con le dita inizia ad accarezzare i capelli che ha sulla nuca, un tocco così rilassante che Morty vorrebbe non finisse mai.

Le loro labbra sono così vicine che sarebbe davvero un sacrilegio non baciarsi. Rick e Morty sono abituati ad essere dissacranti.

"Sul collo, ovunque".

Ma non succederà, perché tutto può accadere nella finzione, nella vita reale,  invece, ci sono divieti differenti. Una linea sottile che nessuno dei due può o vuole superare. Morty è certo che sì ritroverebbe in una situazione più grande di lui, dove il potere principale non sarà mai nelle sue mani. Rick dovrà fare veramente i conti con il suo lato emotivo, sia mai perdersi e lasciarsi trasportare da un sentimento così profondo che lussuria non è.

"Sono tuo", Morty mostra il collo, vulnerabile, come se il Rick della vita reale possa e voglia effettivamente rompere quella barriera invisibile tra loro.

"Sempre".

Il moro si passa la lingua tra i denti, non potendone più di quei preliminari, ma provando a restare al gioco. "E per cento anni".

Morty, gli occhi in alto, e le palpebre cadenti, si lascia andare a un sospiro impaziente: "E ora mi penetrerai?".

Rick è severo nel tono. "No".

"N-no?".

"Devi soffrire questo momento. Morire dalla voglia di essere scopata in maniera brutale".

"Oh".

"Così impari bene a guardare chi non è tuo marito".

Morty sa che potrebbe spalancare le cosce e sedersi sopra il sesso di Rick, sentirlo in erezione e strofinarsi con le natiche. Sta proprio lì quella linea sottile, e vuoi l'alcol, vuoi che in fin dei conti è stanco di trattenersi, il moro lo fa.

"Me lo merito". Si strofina, e la faccia sofferente di Rick (di chi non può più trattenersi) tratteggia una situazione in cui è invece Morty ad avere il comando. Suo nonno trattiene un gemito che viene dissimulare da un ringhio frustrato. Morty sa cosa gli sta facendo, dove lo sta facendo arrivare (oltre il punto stabilito da tacito e comune accordo). È una sfida, forse inconscia e guidata dalla mancanza di inibitori con l'alcol, ma il giovane sa come tutto può e deve finire. "Puniscimi".

"Non dirmi cosa cazzo devo fare", Rick abbaia e, senza che il moro possa accorgersene, è sopra di lui, intimidatorio e feroce.

È bellissimo.

Così ovvio, elementare. Morty è stato creato, allevato, persuaso per questo. Non può accettare altro. Diane è insuperabile, e Morty è completamente diverso da lei che non esiste paragone. Rick non fa il marito dolce e premuroso, non ne ha bisogno perché non è suo dovere, perché Morty infondo è abituato agli sputi in faccia, gli occhi neri, i lividi e il sangue che gli cola dal naso. Un altro tipo di amore parrebbe più dolce, sì, ma meno sincero. Da parte di Rick, almeno.

Morty sorride, scopre i denti e le labbra gli fanno male. Manca il fiato, non c'è aria, ma la sua vita è Rick, è nelle sue mani intorno al suo collo, e lo è sempre stata; estrema fiducia rilassa la mente del moro — verserà lacrime come un torrente in piena, si tingeranno di bordò le gote e poi diventerà blu, ma non morirà. Rick non glielo permetterà, di lasciare il mondo dei vivi senza di lui.

"Cosa mi vuoi fare, marito?".



Rick, andato definitivamente in blackout, gli sta sbavando sulla spalla nuda da ben mezz'ora. Non è il peggio che sia capitato a Morty. Ha avuto a che fare con altri liquidi corporei, alieni e non, molto più disgustosi di semplice saliva. E anche quella sera Rick ha condiviso qualcosa in più. Tutto ciò, però, non ha fatto ancora stancare Morty, che pochi minuti prima si è messo anche a ripulire il macello che suo nonno ha combinato, riuscendo pure a sistemare lui senza svegliarlo. Le palpebre bruciano e la pelle tira secca ed esausta. Niente riesce a spedirlo nel mondo dei sogni.

L'effetto dell'alcol sta man mano scemando e Morty si sente sempre più pensieroso, incerto.

Rick non è più lo stesso da quando Morty è partito per il Marangoni, o forse è solo lui ad essere cambiato e ora guarda suo nonno con occhi diversi.

Il moro si sente finalmente cercato, e allo stesso tempo respinto.

Si accontenta di quello che ha, però, e sicuramente non guarda in bocca a caval donato.

L'ambiente della moda è competitivo, gli hanno detto, fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. Per questo gli unici amici che ha sono Rick e la sua gentile coinquilina.

L'ha adorata fin da quando si sono parlati per la prima volta. Con gli altri è stato diverso, e forse nemmeno gli piacciono fino in fondo. Matteo è un emiliano fin troppo attaccato a sua madre, e Morty non vuole indagare troppo sulla natura del loro rapporto. Veronica è come un fantasma che passa il suo tempo per la maggior parte nei centri sociali autogestiti o a casa della propria fidanzata. Kristoff... Kristoff non si sa ancora bene che lingua parli.

Beatrice è speciale, lo sa. È come lui: carne da macello per un mondo che non si fa problemi a spezzare in due i sogni e gli ideali di chi è fin troppo altruista. Rick non l'ha mai sopportata veramente. "È bella", gli ha concesso, ma nel suo sguardo c'è sempre stata quella punta di disgusto e rimprovero, "ma non vale niente. Pr-proprio come te, Morty. Un cuore troppo grande che, considerando tutto, non aumenta il suo valore. La società è un tritacarne, e lei verrà fatta a pezzi. A che serve?".

Proprio come te, Morty. Se sei troppo buono, ti faranno secco. Ti ho torchiato per anni. Se non riesci a difenderti da me che ti voglio bene, come farai con chi ti odia davvero?

Morty avrebbe voluto dirgli "Sei cattivo" ma ha conosciuto sulla propria pelle il Rick malvagio e non assomiglia troppo al Rick sincero.

"Almeno lei è altruista", gli ha detto Morty, come a rinfacciarglielo. Perché se Rick si fosse mai dimostrato migliore di lei, il moro non perderebbe mai tempo andandole dietro.

"L'altruismo è da masochisti, e non parlo di quelli che mi stanno simpatici".

"È davvero questo il mondo in cui vuoi vivere? Persone che pensano solo al proprio tornaconto a discapito di chiunque?".

"Un mondo dove le persone priorizzano loro stesse, riuscendo ad essere concretamente felici, senza rimorsi? Ci vivrei, Morty, metterei la firma anche adesso per farlo".

"A volte ti rende felice anche pensare agli altri".

"Chi ti ha fatto pensare che una stronzata del genere fosse giusta? Lo stesso che ti ha ingannato nel pensare che diventare pesci fosse fico?".

"Io-".

"Quando Rick e Morty verranno ricordati, non sarà per quella stupida avventura, è chiaro?".

"Mi stai uccidendo".

Anche con Beatrice, Morty morirebbe: risucchiato in una normalità stantia, giorni soporifero che diventeranno la copia l'uno dell'altro. C'è conforto nella routine, nel sapere già come sarà il futuro, ma se la creatività è u fiore, come farà a sbocciare, crescere, sotto lo stesso sole? Appassirà, prima o poi. E l'anima? E la passione? Meritano di essere limitate in cambio di sicurezza e quiete?

Con Rick invece, Morty già lo sa, la tranquillità sarà l'ultimo dei suoi problemi. Un giorno, un'avventura diversa. Sempre in bilico tra la vita e la morte. Il moro, poi, gli è devoto in maniera viscerale e pure Rick, a modo suo, gli ha giurato fedeltà. Esisterebbe coppia migliore?

Morty ha bisogno di idee, di ispirazione, e i paesaggi e le notti stellate aliene lo hanno già ispirato nel creare motivi e stampe per i suoi tessuti. Rick lo psicopatico, il terrorista, il distruttore che è riuscito a regalargli un obiettivo, e tutti gli strumenti per raggiungerlo.

Rick è concreto, ma un sogno irraggiungibile. Beatrice la normalità di cui si deve accontentare.

Un sospiro gli abbassa il petto, aria calda esce dalla sua bocca, suo nonno nel sonno si sposta più vicino a lui.

Se solo Beatrice sapesse essere più libera ed egoista, se solo Rick sapesse essere più cauto e buono.

Inizia a chiedersi se sarà veramente così, se dovrà accontentarsi di qualcuno di indifferente, e sognare la notte Rick. Inferno in terra.

Morty ha sempre di più il terrore che il vero amore non esista. Forse è veramente così. Al mondo non troverà mai la persona perfetta, nessuno lo farà, perché è un concetto così arbitrario e fallace. Magari riuscirà anche ad accettarlo, che l'unica vera condizione possibile per l'essere umano è la solitudine, ma gli piacerebbe così tanto essere solo con qualcuno.

Peccato che non può.



Domenica mattina, appena ha aperto gli occhi, la sagoma sfumata di suo nonno è la prima cosa che vede. A quanto pare deve essersi svegliato prima di lui, perché è già vestito. Come abbia fatto, non lo sa, oppure Morty è decisamente ancora troppo assonnato per voler spremere le meningi e arrivarci. "Rick...", la sua voce è ancora impastata dal sonno, l'aria nuova graffia sulla sua gola placida e umida, rendendo la sua intonazione estremamente secca.

Morty richiude gli occhi, non ancora deciso a volersi svegliare completamente, "Mi prenderesti dell'acqua?". Affonda la faccia nel cuscino, e si raggomitola nelle coperte. L'ultima cosa che sente, prima di tornare a dormire, è il suono dei passi di suo nonno.

È mezzogiorno quando si sveglia definitivamente. Si alza dal letto, e con estremo fastidio non trova nessun bicchiere d'acqua sul comodino. Cosa costa a Rick fargli un favore ogni tanto? Morty borbotta fra sé e sé su quanto suo nonno sia davvero poco servizievole, ma almeno la sera prima si è comportato bene. Questo glielo deve concedere.

A colazione è da solo, Bea e gli altri sono andati o dalle famiglie o sono fuori con gli amici. Morty è felice di potersi godere del thè caldo da solo.

L'acqua messa a scaldare, scelta la fragranza giusta, il moro gongola a sé stesso mentre prende una tazza dalla credenza.

La notifica annunciata da una suoneria ronzante lo distrae.

È Beatrice. Morty non se lo fa ripetere due volte e apre subito il messaggio.

C'è scritto: "Hey, Morty, hai parlato con Rick? È sembrato molto strano".

Prima che il giovane adulto riesca a razionalizzare per bene, arriva un altro messaggio: "Matteo ha anche detto che vuole che ripaghi la tazzina che ha distrutto".

Morty alza gli occhi al cielo. Così tipico. Ma Rick che fa lo strano un po' lo preoccupa. Non è certo una novità che gli altri considerino il comportamento di suo nonno come bizzarro, ma il moro sente dentro di sé che qualcosa non va. Forse a Rick qualcosa non è andata giù, ma cosa? Una parola fuori posto? Un'azione sconsiderata magari? Tanto vale chiedere direttamente. Il moro non è sicuro che, se fosse davvero una delle due opzioni precedenti, riuscirà ad avere presto una risposta. Tentare però non nuoce, vero?

Morty sa anche però quanto è facile per lui addossarsi colpe che non ha, e chi può e vorrebbe tranne vantaggio. Decide di inviare un messaggio semplice, senza affrontare direttamente la questione.

"Serata pazzesca. Ci sei anche sabato prossimo?".

Domenica passa in fretta, tra pulizie e serie TV di cui deve ancora recuperare qualche episodio. Lancia sempre però un'occhiata al telefono, e l'unica novità è che il messaggio è stato visualizzato, magari per errore, visto che non ha ricevuto risposta. Di solito Rick, nei giorni in cui si sente meno loquace telefonicamente, si limita a reagire con l'emoji del pollice alzato o del fuoco — non invia mai stickers, per lui sono uno dei sintomi del degrado della gen Z, ma ogni tanto indugia in qualche GIF. È pur sempre un boomer. Morty osserva lo schermo del telefono, accigliato e deluso dalle sue aspettative. Avrebbe voluto che Rick gli rispondesse raggiante, riproponendogli di farlo anche il prossimo sabato. Morty ha fatto qualcosa di sbagliato? Ha esagerato l'altra sera? Eppure gli è sembrato che Rick non si stesse ritirando dal gioco, tutt'altro... forse sta solo andando in paranoia, si dice, anche se quel merlo continua a picchiettargli nella capoccia. Rick probabilmente si starà riprendendo dalla sbornia, Morty si consola, o qualcosa nel suo garage lo sta tenendo occupato. Gli lascerà la giornata libera. Lo chiamerà lunedì.



Il primo giorno della settimana arriva e Morty, appena sveglio, controlla il telefono per ricevere segni di vita da parte di Rick. Nel Michigan sono le undici di sera, e Morty non crede che suo nonno abbia preso l'abitudine di andare a dormire presto. O di dormire in generale. Il messaggio non ha ancora ricevuto risposta e il moro, ancora un po' assonato ed esitante dall'uscire dalle coperte, decide di chiamare Rick.

Uno squillo, due squilli, tre squilli.

"Pronto, sono Rick!".

"So chi sei, ti ho chiamato io e —"

"HAHAHA ci sei cascato, questa è la segreteria, ora lascia un messaggio che non ascolterò dopo —"

Morty butta giù. Si preannuncia già una giornata stressante.



Martedì il moro è rimasto a studiare a casa, Beatrice ha la giornata libera, il che significa che possono riprendere uno dei loro hobby preferiti: cucinare insieme. Al moro piace mettere le mani in pasta perché gradisce mangiare, e la sua coinquilina non può che essere d'accordo con la sua filosofia culinaria. La loro ricetta del giorno è tagliatelle al pistacchio e burrata.

"Hai sentito tuo nonno poi, Morty?", Beatrice incalza la conversazione, mentre con abilità e cura certosina porziona le dosi del condimento per la pasta.

Morty si fa schivo mentre cerca uno strumento con cui dividere l'impasto. "Più o meno".

Beatrice mette intanto a frullare i pistacchi (quelli che le ha portato la nonna. La signora è ben ricordata per aver tentato più volte di convincere Rick a giocare a briscola con lei, invano). Li mixa con un po' d'olio e basilico, creando così una crema dalla forma densa, che andrà poi aggiunta a crudo alla pasta. "O l'hai sentito o non lo hai sentito". Non accetta l'evasività del moro.

"Non è che non ci abbia provato". Il giovane si stringe nelle spalle. "Ma non si fa vivo".

L'espressione sul volto di Beatrice si pietrifica, sguardo e bocca si spalancano. "Non credi che sia ...?".

"Morto? No, per nulla. Stamattina ho visto una storia di Summer su insta. Un selfie di loro due su un pianeta dal paesaggio roccioso tendente al Borgogna. Forse quel pianeta con le balene volanti che producono —", si accorge di star divagando, e che forse è meglio iniziare a stendere la pasta. "Beh, è comunque è vivo, ma a quanto pare non vuole esserlo per me".

"Ho il suo numero. Posso chiamarlo io, ma credo che voglia parlare più con te che con me".

Morty è scandalizzato quando chiede: "Hai il suo numero?".

La sua coinquilina prende invece il tutto con troppa leggerezza, come se la risposta fosse ovvia. "Studio fisica delle galassie, Morty. È bello poterne parlare con qualcuno che ne capisca, a volte".

Il moro si ricorda perché gli piace così tanto Beatrice: è un po' la versione dolce e premurosa ma annacquata di suo nonno.

"Bello". Il sorriso sulla faccia di Morty è finto, si vede. Non si stupirebbe nello scoprire che Beatrice ha magari una piccola cotta segreta e vergognosa per Rick. Chi non l'avrebbe? Morty si morde il labbro, teso. "Da quanto tempo sta andando avanti questa cosa?".

Un sorrisetto vispo increspa le labbra carnose della giovane donna. "Sei geloso?".

"C-chiedevo!". Il rossore dell'americano è evidente, poco serve nasconderlo. "Ma visto che ci avrai parlato spesso, saprai che ci sono temi di cui adora parlare, e altri che odia a morte".

"Te, per esempio".

"Come scusa?".

Beatrice lo guarda come se avesse detto la cosa più stupida. Uno di quegli sguardi che fa battere forte forte il cuore di Morty, così bello e familiare. "Ah, appena si parla di te inizia a dire quanto tu sia spesso inutile e distratto, poi ricorda quella volta in cui sei riuscito a debellare la tua prima religione utilizzando la ragione e la logica, e sembra così orgoglioso".

È adesso che Morty arrossisce. Rick orgoglioso di lui. Non sente un calore così potente al petto da... quanto tempo? Probabilmente troppo. "Che carino", e questo non è pronunciato con falsità o ironia.

"Tantissimo".

Morty si accorge di aver sognato un po' troppo a occhi aperti quando non ha ancora buttato la pasta in pentola, e l'acqua ha iniziato a bollire da un bel po'. "Ma ti sarai accorta che ci sono momenti in cui non gli puoi proprio parlare. È davvero distaccato".

"Mi ricordo la sua risposta a Matteo, quando si è lamentato della tazzina rotta", Beatrice cerca di non ridacchiare. "Per me esagera, Matteo, dico. È solo un set preso con i punti dell'esselunga, ma non vuole sentire ragioni".

Morty annuisce, ma reindirizza il discorso di nuovo verso suo nonno. "Non si apre ancora. Difficilmente sfoga o spiega i suoi sentimenti a qualcuno".

"Però dice che la terapia sta funzionando...".

Il moro strabuzza gli occhi, non credendo alle proprie orecchie. "Va in terapia?". È uno scherzo, vero? Perché non gliel'ha mai detto?

"Non lo sapevi? Credevo vi diceste ogni cosa!".

"A quanto pare no". La fitta del tradimento colpisce Morty in pieno petto.

"Certo che però tutta quella situazione era strana...".

"In che senso?".

Beatrice non sembra convinta a voler proseguire con la spiegazione. Boccheggia un po', gioca con le ciocche dei capelli miele, poi sbotta: "Perché dormivi con tuo nonno nudo?".

Morty sbianca.



Mercoledì è un giorno da dimenticare. Morty è troppo impegnato per pensare a tutto. Tra disegno di bozzetti, ricerca delle tendenze, studio dei tessuto e della storia delle grandi case di moda, più una relazione che si è ricordato all'ultimo di dover consegnare, il moro si sente sopraffatto. Ne è pieno fino al collo, di cose da fare, eppure una parte del suo cervello lo spinge sempre a cercare qualunque tipo di contatto con suo nonno. Si maledice per non aver mai chiesto a Rick qualcosa di lontanamente simile a una sparaporte, per il suo compleanno, ma chiunque avrebbe una tecnologia simile correrebbe davvero troppi rischi — o meglio, troppe scocciature — quindi in realtà Morty ringrazia suo nonno per non averlo maledetto in quel modo. Quello per cui lo ringrazia meno, ovviamente, è la attuale pena del silenzio. Che cosa ha fatto infuriare così tanto suo nonno? Che cosa lo ha turbato? È stata quella recita del marito-moglie, vero? Tirare in ballo quel finto matrimonio, alle lunghe, sarebbe diventato ostico, e imbarazzante. Morty avrebbe potuto davvero darsi una regolata — anche se in parte non poteva, essendo mezzo sbronzo. La vergogna però gli fa arrossare violentemente il viso ogni volta che ci ripensa. Vuole chiudere gli occhi appena il ricordo si fa vivo nella sua mente, come fosse un mostro cattivo da scacciare via. La sua quotidianità è bloccata, a intervalli irregolari, dalle immagini di quel sabato. È stato così stupido e incosciente.

Sentendosi completamente irrazionale, preda dell'impulso e delle emozioni, Morty invia l'ennesimo messaggio. "Ho fatto qualcosa che non va? Mi dispiace".

Chissà se risponderà mai. Il moro sta perdendo le speranze.

A fine giornata si concede una doccia, ed è lì che apprezza come il getto d'acqua e "Till Forever falls apart" di Ashe siano capaci di camuffare le sue lacrime.



Giovedì Morty si sveglia con una sorpresa. La notifica di un particolare messaggio lo scuote, mentre sente la pelle rabbrividire e lo stomaco capovolgersi.

Non è di Rick, ma se Summer gli ha scritto, sa per certo che è per parlare di lui. Con l'aria che si fa sempre più pensate nei suoi polmoni, decide di leggerlo.

"Mi dici che è successo con nonno Rick? Che hai combinato? Proprio adesso ha fatto piangere Jerry, ricordandogli quanto sia un peso per la famiglia e bla bla, come nelle prime stagioni, già lo sai, e si è chiuso nel suo laboratorio, borbottando chissà cosa. Sono giorni che fa così. Sembra normale e poi diventa intrattabile, non si può più stargli vicino".

Morty si ritrova ad essere stizzito dalle parole di sua sorella. "Perché dovrebbe essere colpa mia?". Insomma, non ci può essere qualche altra ragione, no? Nelle vecchie stories di Summer lui non è sembrato al massimo dell'euforia, ma Rick era bravissimo a camuffare le emozioni, quindi chi poteva essere davvero sicuro con suo nonno?

"Fa così solo quando è arrabbiato con te, Morty".

Il moro decide di chiamare sua sorella, per poter avere risposte più chiare. "Cosa sta facendo Rick, adesso?".

"Indovina un po', fratellino", gli risponde con sarcasmo Summer, e Morty si morde una guancia, perché non ci vuole un genio per prevederlo. La rossa continua: "Ma si può sapere per cosa avete litigato? Quella Beatrice che il nonno nomina da ubriaco?".

Morty scuote la testa, come se sua sorella potesse vederlo. "No, no, non credo", poi una risatina interrompe la sua espressione crucciata, e lui si fa subito pronto all'inciucio. "Ci credi se ti dico che Bea ha una cotta per Rick?".

"E a te dà fastidio, giusto?".

"Perché dovrebbe?".

"Perché a te piace la tua coinquilina, no?".

È come se Summer gli avesse appena tirato uno schiaffo in faccia, e lo avesse svegliato. Morty passa troppo tempo a dormire e sognare che lui e suo nonno sia così vicino, da dimenticarsi la vita reale, e ciò che gli spetta veramente.

A lui piace Beatrice. A lui deve piacere Beatrice.

"Ecco -", Morty si ritrova a corto di parole, ma non deve preoccuparsi, perché sua sorella non ha ancora finito.

"Oppure sei ancora un piccolo maniaco alla ricerca delle attenzioni di nonno Rick e guai a chi prova a mettersi tra te e lui".

"Summer!".

La risata che il moro sente provenire dall'altra parte della cornetta non aiuta a dissimulare il suo fastidio. "Ah, mi era mancato prenderti in giro".

L'espressione del giovane si addolcisce un po'. "Mi manchi anche tu, sorellona rompipalle".

"Ma sta zitto!".

È questa la volta di Morty per sorridere. "Comunque, Summer, ne so quanto te, sul perché Rick faccia così. Non risponde ai messaggi, o alle chiamate. Non so come parlargli".

"Allora vieni qui!", fa Summer stizzita, dall'altro lato del mondo.

"Prendere un aereo solo per chiacchierare con Rick? Non mi sembra intelligente".

"Tu sicuramente non lo sei. Intendevo con la sparaporte, ovvio. Ancora non ci credo che il nonno preferisca te come aiutante, io —".

Morty riattacca, seccato dalle parole di sua sorella, che evidentemente sta subendo le influenze di Rick (come il voler costantemente parlare di sé sminuendo gli altri), ma ringraziandola un po', perché almeno ha un piano per convincere suo nonno a rivolgergli la parola.

Si chiede come mai non abbia pensato subito al viaggio tetradimensionale, e anche questa volta Summer gli ha già dato una risposta: lui non è il membro più sveglio della famiglia.



Quando Summer apre un portale nella sua stanza, Morty è timoroso di entrarci dentro. Che cosa lo aspetterà, dopo? Cosa dovrà dire a Rick? Cosa dovrà spiegare alla sua famiglia? "Mamme e papà, scusate se sono andato troppo lontano con i giochi di ruolo sul matrimonio. Ah, non sapevate che io e Rick fossimo sposati? Posso spiegare –".

Ogni briciola del suo corpo è in stato ansioso, rendendolo così un piccolo casino ambulante, incapace di frenare il tremolio. Non riesce, non riesce, non riesce. Vorrebbe tanto non dover attraversare quel portale, ma Rick non gli lascia altra scelta. Suo nonno lo costringe sempre a fare quello che non vuole.

A ogni passo il macigno che ha nel petto aumenta di peso, la saliva viene lentamente prosciugata sempre di più, e le parole scarseggiano.

Ma deve farlo. Non riuscirebbe a sopportare l'idea di Rick che lo ignora per sempre.

La sensazione di attraversare un portale è pressoché nulla. Sarà che ci avrà fatto l'abitudine, ma non sente niente. Il massimo che percepisce è un odore intenso di pulito, quasi sterile, come se si ritrovasse per mezzo secondo nel corridoio di qualche ospedale.

È nel soggiorno della sua casa in Michigan. Ha fatto abbastanza viaggi con la sparaporte per non avere più quella espressione sorpresa ogni volta che arriva con velocità impressionante l'altro lato del mondo. Vede Summer e le fa un cenno di saluto.

"Mamma, la sua versione spaziale e papà sono andati a un impegno medico, o qualunque cosa abbiano blaterato a cena", è la prima cosa che sua sorella gli dice, osservando il suo sopracciglio alzato e la domanda nascente sulle sue labbra riguardante dove fossero i loro genitori. "Mi ucciderò se scopro che avremo un fratellino o una sorellina".

"Non dirlo a me". Morty non ascolta troppo quello di cui Summer sta parlando. La sua testa è occupata a guardarsi a torno, come a voler imprimere nella mente ogni cosa della sua vecchia e cara casa. La TV dove guardavano i programmi più strampalati, il cavo interdimensionale, la navicella fuori dal garage e si riesce a vedere anche fuori la finestra del salotto, perché è davvero enorme ed eccentrica. Le vecchie foto, i nuovi acquisti, il perenne disordine e qualche batuffolo di polvere che nessuno ha mai pulito veramente. Gli scende quasi una lacrima per il senso di nostalgia, ma una certa determinazione si impadronisce di lui. Ha un obiettivo da raggiungere. "Rick dov'è?".

"Secondo te?", Summer schiocca la lingua e Morty si tirerebbe un ceffone per la propria stupidità. "Non si vuole muovere da lì da giorni".

Morty, con passi che, si rende conto dopo, appaiono risoluti e ferrei come una marcia, si dirige verso il garage. È determinato a porre fine alla questione, anche se sta morendo di paura.

All'inizio, il suo approccio è affettato, diplomatico: bussa la porta del garage, dà a Rick la possibilità di aprirgli la porte e il proprio cuore oscurato da qualunque cosa lo turbi, così da risolverla con le buone. Non risponde nessuno. Come se il garage fosse vuoto. Forse lo è? Può essere. Morty almeno vuole vedere se c'è stato qualcosa che magari ha impegnato suo nonno lì per giorni — un'invenzione particolare, una scusa che permetta al moro di salvarsi, senza dover più pensare che sia tutta colpa sua.

Prova ad aprire ripetutamente la porta, senza successo.

"Si è chiuso qua dentro?", Morty fa sbuffando, come se non fosse ovvio.

"Già".

"A chiave?"

"Già".

"E non dà segni di voler uscire?"

"Già".

"Continuerai a ripetere la stessa parola?"

"Già.", un accenno di risata si palesa sul volto viperino di Summer. "E buona fortuna, ti servirà", è l'augurio che gli dà, prima di scomparire — sempre però restando in un punto dove le riesce facile udire cosa il fratello e il nonno possano dirsi. Morty la conosce benissimo sua sorella.

Morty prova a riaprire la porta. Non ha idea se funzionerà davvero, ma nella sua testa è un buon metodo per allentare la chiusura. O qualunque cosa. "Rick?", urla, "Rick ci sei?!".

Una voce robotica vuole mettere fine al continuo tentativo di irruzione del garage. "Il soggetto Rick Sánchez non è al momento presente all'interno dell'abitazione. Siete pregati di andarvene, o correrete il rischio di farvi molto male". Più che un avvertimento di precauzione, l'ultima parte è sembrata alle orecchie di Morty come una minaccia.

Suo nonno forse non c'è veramente. Il moro fa per girare sui tacchi e andarsene, ma aspetta un momento... "Rick, so che ci sei! Ho visto l'astronave fuori dal garage, e la sparaporte l'ha presa Summer per farmi venire. Non mentirmi!".

Morty batte con pugni e decisione sulla porta del garage. Non gli passa nemmeno l'idea di creare un portale per il garage e teletrasportarsi lì. Anzi, la pondera anche, ma scuote la testa con decisione all'opzione.

Si rende conto che non costringerà mai suo nonno a fare qualcosa che non vuole fare, ma all'improvviso sente l'esigenza di parlare, provarci. Se la loro relazione deve andare al patibolo per un malinteso, Morty odierà se stesso per non aver mai provato a risolvere la situazione.

"Rick! Apri!".

Per dispetto, la porta del garage viene chiusa ancora di più da quelli che sembrano mura in metallo, unite da uno strano cerchio al centro. Probabile la sede di una chiave o, si rende conto con la propria immagine riflessa, una videocamera che scannerizza la sua identità attraverso la retina, e che analizza ogni movimento.

Ad assumere un aspetto minaccioso però non è questa nuova chiusura ermetica, ma i cannoni al plasma che spuntano da entrambi i lati della porta. Il moro deglutisce alla vista, piccolo e indifeso.

Morty si è sempre chiesto quanto deve essere grande lo scheletro cybernetico che Rick ha costruito intorno alla struttura all'insaputa di tutti.

"Cosa vuoi fare, Rick? Spararmi a vista solo perché parlo?". Il giovane non sa dove ha trovato tutta quella sfrontatezza. Forse perché davvero perdere Rick sarebbe peggio della morte.

Da qualche altoparlante impiantato chissà dove, la voce stanca di Rick si fa beffe di lui: "Ho fatto di peggio per molto meno. Vattene, idiota".

Morty punta i piedi. "Non mi fermerai, Rick, perché questa situazione deve essere risolta".

"Sei stato avvisato, Morty".

Il moro non si arrende. No, prova una mossa che definirla suicida è un eufemismo. Si siede a gambe incrociate davanti la porta. Il suono dei cannoni al plasma che si caricano a sferrare il loro colpo si fa sempre più pronunciato. Morty li sente, l'unico rumore che cattura la sua attenzione. Chiude gli occhi, e aspetta. Aspetta, aspetta, aspetta.

Suo nonno lo ucciderà oppure... "Sei un veramente un coglione". Rick annulla i colpi, e Morty spera che il suo sospiro di sollievo non sia stato troppo rumoroso. Una parte di lui lo sa bene, però: suo nonno non arriverebbe mai a tanto.

"Credevo ti fosse piaciuto sabato sera. F-forse, sai, la serata migliore della mia vita".

Il commento piccato di Rick arriva, la voce resa metallica dal microfono dell'altoparlante. "Che vita di merda".

"Senti, se sei preoccupato per quello che è successo dopo — davvero, capita a chiunque, lascia stare!".

"Sicuramente. A chi non succede?".

Morty conosce talmente bene Rick da capirne che il sarcasmo è solo una delle mille armature per proteggersi da ciò che si sta portando alla luce. Per questo cerca di ignorarlo, ma a volte il giovane vorrebbe alzare gli occhi al cielo e lasciar stare Rick nella sua puerilità.

"Devo dire, che però pulire dopo è stato un incubo. Mi hai sorpreso, sai? Non so quanti litri hai schizzato — cioè davvero, cos'hai lì? Un idrante per caso?"

"Morty chiudi il becco!".

Quando Rick alza la voce in quel modo, con quella inclinazione, bisogna fare come dice. Morty l’ha imparato molto bene. Capisce che provare a scherzare con suo nonno non serve a niente, deve addolcire i toni ed essere premuroso. "Ti voglio bene. Non importa cosa è accaduto e cosa accadrà, io te ne vorrò sempre", ammette, il suo cuore in mano. "E non importa se ti vergogni perché sabato sera hai praticamente vomitato ogni cosa che hai bevuto, costringendomi a togliermi tutti i vestiti e anche i tuoi, perché, chissà, un giorno potrà capitare anche a me? Non lo so, ma —".

Forse esiste la magia dell’amore, spera e riafferma la parte più sognante di Morty. Che esiste una forza che gli essere umani non possono capire, né perciò controllare, in grado però di comandare le loro azioni e dirigere il corso degli eventi. Il moro osserva con gli occhi spalancati e increduli tutti i muri di cui prima Rick si è ornato abbassarsi: via i cannoni, via i rinforzi in metallo.

Via la porta chiusa a chiave.

Ora Morty può entrare nel mondo di Rick.


NdA

Ecco il capitolo con il pov di Morty! Molto più lungo del precedente, devo ammetterlo, ma ho apprezzato tanto scriverlo. Spero voi abbiate avuto lo stesso piacere nel leggerlo <3

Sto aspettando il finale di stagione per il prossimo capitolo, magari per ritrovare qualche svolta sia nella trama che nella relazione tra personaggi (su Twitter teorizzano che questo Rick sia Prime in disguise, ma ci credo poco). L’episodio nove, invece, ha spaccato di brutto. Potrei aver avuto PTSD dal semifinale della quinta che mi ha abbassato le aspettative, perché Rick che scappa con i corvi, magari utile per la trama, ma davvero BRUTTO. Orribile. Vorrei fosse stata un’allucinazione collettiva e niente di più. Ma SPOILER!!! i nostri cretini il luv che si dichiarano sono bellissimi. Allora non si fanno (troppi) problemi nell’esprimere i loro sentimenti, awww *.*

Per il resto, poco da aggiungere. Prob farò una playlist pure per questa ff, chissà.

Passate una bella settimana, alla prossima!!

   
 
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