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Autore: ConstanceKonstanz    11/12/2022    0 recensioni
Questa storia inizia nel passato.
In un mondo diverso dalla Terra, più freddo della Terra, più piccolo della Terra.
Dove abbiamo imparato a lavorare il ghiaccio, a usarlo come arma, come sostegno per le case. Dove la pioggia non è acqua, ma un tesoro da conservare. Dove la neve è più di un elemento: è una pietra preziosa. Dove il nostro nemico maggiore è ciò che ha permesso ai vostri antenati di sopravvivere: il fuoco.
Questa storia inizia nel Mondo del Natale.
Ed inizia con un nome.
Quello della mia nemica, o dell’unica persona che abbia mai conosciuto veramente: Dinah.
Genere: Avventura, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6
CI SERVE UN PIANO.
“Ahi” si lamentò Nick, quando Bianca iniziò a disinfettare le sue ferite “Non potevamo andare in ospedale?” chiese per la centesima volta
Dinah sospirò “No che non potevamo,non erano umani quei cosi, ragazzo, chiaro?” .
Lui la osservò per qualche secondo, poi sorrise ed iniziò a canticchiare. Lo guardai, continuava a tremare, non sapevo se per il freddo o il dolore, ma sospettai per entrambi.  
Accanto a me, Nico trasalì .
 “Devo pulirla” disse seccamente, tastandosi la gamba ancora sanguinante “Hai delle stecche bende, Bianca?”
 “In cucina, terzo cassetto. Sotto le posate”.
Nico annuii e facendo leva sulla gamba ancora sana e barcollò fino in cucina.
Lo seguii con lo sguardo, poi, quando notai l’occhiata che Nick mi lanciò, mi voltai subito.
 
“Deve andarsene” Sibilò Dinah  indicando Nick.
Io lo guardai. Nick sembrava nascondere un segreto. I suoi modi, le sue parole erano così lievi da risultare forzati, quasi studiati. Era come un attore confuso. Aveva dovuto imparare una parte e l’aveva fatto così bene da non riuscire più a vivere senza. Pure alle volte se ne dimenticava e uno sguardo timoroso, un sorriso affranto facevano capolino sul suo volto. Erano brevi attimi, Nick era bravo a controllarsi. Ma a me piaceva osservare le persone e tra le risate e le battute avevo intravisto un ragazzo fragile.
“Devi andartene” ripeté Dinah, stavolta rivolgendosi direttamente a Nick.
Lui sembrò a disagio, quasi in imbarazzo, l’attore era stato colto impreparato. Fu un attimo. Poi piegò la bocca in un sorriso ironico e iniziò ad aggirarsi per la stanza “Vi ho aiutati. Almeno, lei lo aiutata di sicuro” fece indicandomi “Quindi mi dovete un favore”
“Noi non ti dobbiamo proprio niente!” protestò Dinah.
“ E andiamo!” protestò Nick, voltandosi “E’ davvero così esclusivo quello che fate? Siete degli accalappiacani così di lusso?”
Non credo che tutti avessimo capito ciò che aveva detto, ma a Dinah non importava granché. Attraversò il salotto e gli si piantò davanti. Era più piccola di lui, gli arrivava alla spalla, ma incuteva lo stesso un certo timore e quando portò una mano al guio, trattenni il fiato. Nick, invece, non sembrava essere minimamente preoccupato. Continuava a sorridere, teneva le braccia conserte e lo sguardo fisso in quello di Dinah.
“Ora tu te ne vai” sibilò lei “Così nessuno si farà male, intesi?”
Lui sbuffò, poi scrollò le spalle e ricominciò a girare per la stanza “Certo che è carino forte questo appartamento”
Lo guardai stupita. Quell’appartamento era tutto tranne che ‘carino forte’. Aveva un bagno, un salotto una cucina e un paio di stanze, non esattamente una reggia. Ma Nick sembrava seriamente colpito. Quando scoprì le due stanze da letto, fischiò.
“Io lo ammazzo” sibilò Dinah e sembrava fare sul serio.
“Non essere sciocca”  ribattei, trattenendola.
“Principessa” intervenne Bianca “Non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo trovare il passaggio e New York è molto estesa …”
“New York?” la voce di Nick ci colse di sorpresa “Avete bisogno di una guida? Perché io conosco questa città come le mie tasche!”
“Sarà Bianca la nostra guida” replicò Dinah, ma Bianca la interruppe.
“A dire il vero, non sono più quella di una volta, le mie ossa sono vecchie e vi rallenterei e basta. Ma credo che questo ragazzo possa fare al caso vostro”.
Vidi Dinah ridurre gli occhi a una fessura. Non si fidava di Bianca, ma non voleva neanche coinvolgere Nick. Lo guardammo. Era un ragazzo normale, come tanti altri. Sarebbe potuto uscire da quella porta e dimenticare tutto di quella mattina, il sangue, le ferite. Sarebbe potuto uscire e tornare a casa. Aveva una scelta, al contrario di tutti, aveva una scelta.
“Nick” dissi, fissandolo “Quello che è successo stamattina, potrebbe ripetersi. Se tu ci aiuterai, devi sapere che potrebbe diventare pericoloso”
“Molto pericoloso” rimarcò Dinah, con un accenno di sfida nella voce.
Lui sembrò riflettere. Per un secondo, creddetti che avrebbe deciso di andarsene, ma poi, mi guardò e sorrise “Voi siete i buoni, giusto?”.
Annuii .
“E allora vi aiuterò!” decise “Tanto, queste vacanze di Natale si stanno rivelando estremamente noiose”.
 
“Gli animali contro cui avete combattuto ,stamattina” ci spiegò Bianca poco dopo, sedendosi sul divano “Erano stati stregati”.
“Stregati, in che senso?” la interruppe Nick.
Lo guardai “Non esiste la stregoneria sul vostro pianeta?”
Lui alzò le spalle “Sì, ma  una balla”
“No, invece” protestò Bianca “Le fate lo sono, le streghe sono vere. Da dove veniamo noi,le streghe possono essere di due tipi. Buone o cattive. Quelle buone si occupano della magia del Natale e vengono chiamate Befane”
Nick scoppiò a ridere ed io non capii perché. Dopo che Dinah gli tirò un pugno sul braccio, si tranquillizzò.
“Stavo dicendo” riprese Bianca leggermente stizzita “Le streghe cattive sono nemiche potenti. Spezzare un loro incantesimo è molto difficile e …”
“Ma lei ce l’ha fatta” la interruppe nuovamente Nico, guardandomi.
“Sì” concordò Bianca, seccata “E’ difficile ma non impossibile e lei è la persona più adatta per riuscirci e …”
“E quindi chi è stata?” chiese nuovamente Nick “Una strega cattiva? Sarebbe una figata!”
Bianca lo fulminò con lo sguardo e Nick decise che era meglio zittirsi . “Continui pure” la invitò, un secondo prima di arrossire.
“Molto bene” riprese “Cosa stavo dicendo? Ah, già, le streghe. Sì, beh, penso che la magia da cui quelle povere bestiole sono state colpite, fosse una magia cattiva. Le streghe sono potenti, come ho già detto. Hanno un raggio d’azione molto largo. Per loro non è neppure necessario essere nello stesso mondo della propria vittima.”
“Stai dicendo che chi li ha stregati, potrebbe non essere neppure a New York?” domandai, incredula.
“Come sarebbe a dire neppure nello stesso mondo? Da dove venite? Da Marte?” Un  altro pugno da parte di Dinah, zittì Nick.
Bianca mi guardò con espressione grave “Non sto dicendo solo questo, principessa”
“Principessa?” Gridò Nick, alzandosi in piedi per lo stupore “No, lascia, mi picchio io”
Bianca scosse la testa, poi tornò a guardarmi “Una strega può agire senza essere nello stesso luogo della sua vittima, ma non senza conoscere l’esatta posizione della vittima”
Alzai lo sguardo, allarmata “Dici che le streghe lo sanno? Che sanno dove sono?”
“Peggio, principessa, dico che il popolo sa dove siete ed ha chiesto aiuto alle streghe”
Rimasi senza fiato e nella stanza calò il silenzio. Ascoltai l’orologio ticchettare, il mio cuore battere. Doveva esserci un errore, il mio popolo non lo avrebbe mai fatto, le streghe cattive erano persone che vivevano in solitudine, ai margini della vita sociale. Non era ben volute da nessuno e chiunque veniva visto con una di loro, era subito arrestato e processato. Mai, mai, in tutta la nostra storia, un popolo aveva cercato aiuto in una strega cattiva.
“Perché?” chiesi infine, con un fil di voce “Dici queste cose?”
Bianca sospirò tristemente e mi prese la mano “Il passaggio infra-mondo è nel cuore del tuo palazzo, principessa e le streghe hanno avuto comunque bisogno di utilizzarlo per scagliare quell’incantesimo e chi altri, oltre al popolo, avrebbe potuto aiutarle?”
“Il popolo non sa dove si trovai passaggio” protestò Nico “Non più, almeno. E’ una conoscenza che si è persa da anni. Solo i comandanti dell’ esercito e alcuni uomini di fiducia del re lo sanno”.
Bianca sobbalzò a quella notizia, poi il suo volto si aprì in un sorriso “Ma è meraviglioso, principessa!” esclamò .
La guardai senza capire. Cosa c’era di meraviglioso in una strega che vuole ucciderti?
“Capo” mi chiese Nick, bisbigliando “La devo picchiare?”
Lo ignorai. “Bianca, cosa è meraviglioso?”
“Questo, principessa!” ribatté lei “Il popolo non lo sapeva! Certo che non lo sapeva! Sono stati solo alcuni consiglieri, solo qualche comandante dell’ esercito! Quando tornerai nel nostro mondo e il popolo saprà che questi traditori hanno osato legarsi a delle streghe,ti riaccoglierà! Non è meraviglioso”
La ascoltai intontita. Non ero sicura che mandare a morte delle persone fosse una cosa così meravigliosa, ma pensare che il mio popolo mi avrebbe rivoluto, pensare che avrei potuto vedermi restituita la mia famiglia, la mia vita, mi fece quasi piangere di gioia.
“Sì”  ammisi “E’ meraviglioso”.
Voltata com’ero, non vidi l’occhiata preoccupata che Nick e Dinah si scambiarono.
 
“Quindi”disse Nick poco più tardi, mentre camminavamo per le strade di New York “Fatemi capire. Abbiamo tre giorni di tempo per riuscire a trovare un passaggio interplanetario …”
“Infra-mondo” lo corresse Dinah.
“Sì, quella roba lì. Insomma, tre giorni per trovare questo passaggio che potrebbe essere ovunque a New York, una delle città più grandi del mondo, stando anche attenti a non rimetterci la pelle, perché alcuni cattivoni dei vostri non vogliono che torni la loro principessa, che poi, sei tu capo e che quindi si sono alleati con le streghe che sono la categoria di persone più infima di tutte, giusto?” concluse, traendo un respiro.
“Giusto” concordai.
“E non avete la minima idea di dove il prossimo passaggio possa comparire, giusto?”
“Giusto”
“Sapete solo dove sono comparsi gli ultimi passaggi, giusto?”
“Giusto”
“E la libreria era uno di quelli, giusto?”
“Giusto”
“E …”
“Penso che tu ti sia fatto un quadro abbastanza corretto della situazione” lo interruppe Dinah.
“Si, certo” concordò Nick scuotendo la testa “E penso che non ce la farete”.
Lo disse con semplicità, come se stesse parlando del tempo, ma quelle erano esattamente le ultime parole che volevo sentire.
Mi fermai e lo afferrai per un braccio, costringendolo a guardarmi.
“Perché dici così?” lo attaccai.
“Mi limito ad osservare i fatti, capo”
“Rimangiatelo”
“Ma è vero!”
Una strana sensazione d’impossessò di me. Sentii calore, un calore bruciante che invase tutto il mio corpo e poi, d’improvviso, quando il dolore stava per diventare insopportabile, il caldo divenne freddo e la stretta al braccio di Nick aumentò  senza che io me ne rendessi conto.
“Capo mi fai male” protestò lui.
Non lo ascoltai, non riuscivo a capire  quello che diceva, era come se un muro invisibile ci dividesse. Potevo vederlo, ma non sentirlo.
Dinah e Nico si buttarono su di me e tentarono di farmi allentare la presa, ma non riuscirono.
“Siena, lascialo!” gridò Dinah “Gli fai male”.
Avrei voluto farlo, davvero, avrei voluto lasciarlo, ma, chissà perché, non riuscivo. Nico, alle mie spalle, cercò di sollevarmi e portarmi via di peso.
“Lascialo, principessa” ordinò.
Spalancai gli occhi, le parole tornarono ad avere senso. Ma con terrore, mi resi conto di non riuscire ad allentare la presa.
“Non posso” biasciai.
“Come sarebbe a dire non posso?” protestò Nick
“Non posso”
Fu a quel punto che Dinah sguainò il suo pugnale e me lo puntò contro “Molla” ordinò.
Sentii una morsa invisibile stringere il mio corpo e farmi cadere. Allentai la presa, mentre tutto il mondo attorno a me prese a girare ed io boccheggiai in cerca di ossigeno. Avvertivo le mie ossa comprimersi sempre più. Dinah si chinò verso di me e mi afferrò per i polsi.
“Siena!” urlò “Siena che ti prende?”
Scossi la testa e mi aggrappai al suo braccio. “Sono qui” mormorò “Non ti lascio.”
Io annuii e lentamente sentii la morsa allentarsi. Confusa, mi ritrovai a fissare il braccio di Nick. Tremava e c’era della brina sulla manica della sua felpa. Quando la arrotolò, vidi che la pelle sotto era diventata secca. Non lo stavo solo stringendo, lo stavo congelando. D’improvviso la testa iniziò a girare cosi intensamente da farmi perdere l’equilibrio. Dinah mi afferrò prima che cadessi.
“Cosa ti prende,Siena?” domandò.
Non risposi. Non lo sapevo neppure io.
 
Nick non era una persona rancorosa. Bastarono un paio di cioccolate calde per fargli subito dimenticare tutto.
O meglio, quasi tutto.
“Rimango dell’idea che non riusciremo mai a setacciare tutta New York in tre giorni ”
Dinah e Nico mi lanciarono un’occhiata nervosa e anch’io, per sicurezza, incollai le mani al tavolo.
Nick, invece,  non sembrava essere minimamente turbato. “La verità” continuò “E’ che ci serve un piano”.
“Un piano?” domandò Dinah “Un piano che non si basi su nessuna certezza e nessun indizio? Già, gran bel piano”
Nick la ignorò e continuò a sorseggiare la sua cioccolata. Quando la finì, con ancora attorno alle labbra i baffi della panna, ci sorrise. “Io penso che tutte le cose seguano un ordine. Anche i vostri passaggi. Bisogna solo capire quale.”
Corrucciai la fronte, non ero sicura di aver capito “In che senso, Nick?”.
“Nel senso che non credo a quello che dice la nonnetta.”
“E’ una guardiana” protestai “Se ci fosse stato un ordine glielo avrebbero detto!”
“Magari no, capo. Nel nostro paese, tu puoi essere un soldato, ma non è detto che  sappia tutto della guerra che stai combattendo”
“Il vostro paese non è il nostro.”
“Può darsi” fece, pulendosi la bocca con la mano “Ma ci somiglia molto”.
Non ribattei. Non sapevo come.
“Comunque, capo, questa è una bella notizia! Vuol dire che siamo un passo più vicini al passaggio interplanetario! Basta capire lo schema”
“In che modo?” domandai dubbiosa.
Nick alzò le sopraciglia “Prima di tutto, bisogna chiedere a Bianca tutti i luoghi in cui si ricorda che siano apparsi questi passaggi. Poi bisogna lavorarci e magari incrociare le dita.”
“Incrociare le dita” ripeté Nico “Strategia vincente”
Storsi la bocca. Nico aveva ragione, quella non era una strategia vincente. Non era nemmeno una strategia. Ma era l’unica possibilità che avevo di tornare a casa e per una volta, decisi che avrebbe funzionato.
 
Nick aveva letto un sacco di libri. Lo scoprii quel pomeriggio, quando arrivammo in biblioteca. Un’ altra. Decisamente più grossa e più bella della scorsa. Le stanze erano numerose, alte e piene zeppe di libri. Non ero sicura che nel mio mondo esistesse un posto simile e la Terra iniziò a piacermi un po’ di più.
Nick , lì dentro, si muoveva come se fosse stato a  casa sua, indicava scaffali, prendeva libri e ne lasciava altri. Ci guidava attraverso le stanze e ritornava sui suoi passi. Il suo sguardo brillava di fronte ad ogni cosa.
Alla fine, arrivammo in una stanza un po’ più piccola delle altre, divisa dal resto della biblioteca da due librerie piene di volumi antichi.
“Qui è perfetto” annunciò, lanciando il suo giubbotto su un tavolo di legno non molto distante e voltandosi verso uno scaffale.
Subito dopo aver finito le nostre cioccolate, Nick aveva deciso di tornare da Bianca e di farsi dire tutto quello che ricordava sui passaggi infra-mondo. Lei aveva protestato che era vecchia, ormai, e la sua memoria poteva fare cilecca, ma Nick era stato abbastanza irremovibile. Persino uno, aveva detto, era meglio che zero indizi sui cui basarsi.
Alla fine, Bianca aveva ricordato abbastanza luoghi. Quando era sembrata troppo stanca, ce ne eravamo andati.
Nick aveva evidenziato su una mappa di New York tutti i luoghi in cui erano apparsi i passaggi. Poi l’aveva stesa sul tavolo, di fronte a noi.
“Non hanno nessun senso” mormorò Dinah sconfortata.
Aveva ragione. Non c’era nessun ordine, nessun disegno. I passaggi erano apparsi dentro a palazzi,parchi, porti,  scuole e alcuni, persino in mezzo ad una strada. Ma niente sembrava unire un luogo ad un altro.
“E’ qui che ti sbagli” la corresse Nick, scaricando sul tavolo mezza tonnellata di libri “Loro hanno un senso. Hanno qualcosa in comune”
“E cosa?” lo attaccò lei.
Sorrise “Non lo so ancora, ma loro” fece indicando i libri “Di sicuro sì.”
 
Nick non aveva previsto che sarebbe stato l’unico in grado di leggere. Io e Dinah potevamo prendere appunti, alle volte, vedendo delle parole, mi veniva in mente il loro significato, ma non riuscivo a essergli molto più di aiuto. Dinah non era veloce come me a scrivere, ma lo seguiva di più. Lo ascoltava con attenzione, ascoltava dove la voce calcava maggiormente. Capiva quando una cosa non lo interessava o quando era importante. Non aveva studiato tanto quanto me, ma mia mamma aveva voluto che anche lei fosse istruita. Diceva che, anche se era stata educata come un soldato, rimaneva la nipote del re. Quel pomeriggio, gliene fui grata. Avevo sempre odiato i dettati e dopo poco, iniziai ad essere stanca di fare la segreteria. Inoltre, non capivo quanto degli appunti scritti in un alfabeto che non era il suo, potessero tornare utili a Nick. Anche se, intuii, più che gli appunti, gli interessava stare accanto a Dinah. Sorrisi.
 
Nico non sapeva leggere e non sapeva scrivere, quindi era quello messo peggio. Passava il tempo seduto, a giocare con la spada, oppure in piedi, avanti e indietro per la libreria.
Dopo un paio d’ore, ne avevamo entrambi abbastanza.
Quando il sole iniziò a tramontare, Nico si sporse sul tavolo.
“Secondo me” disse “Dobbiamo andare fuori”.
Dinah non sollevò neppure lo sguardo, ma io e Nick lo fissammo.
“In che senso?” chiese lui. Aveva usato un tono strano. Lo guardai. Gli occhi erano ridotti ad una fessura,la bocca era serrata. Abbassando lo sguardo, notai che le mani erano chiuse a pugno.
“Nel senso che i tuoi libri parlano di un mondo che è la fuori ad aspettarci” ribatté Nico,
“Già, beh, quel mondo, che per inciso non è il tuo, dovrà aspettare ancora un po’.”
Nico  sbuffò “Non puoi rimanere tutto il tempo in biblioteca. A un certo punto dovrai uscire”
“Sì, quando avrò ottenuto delle risposte.”
“Magari ,mentre tu stai qui, qualcuno, là fuori, ha già capito”
“Qualcuno come te, Nico?” domandò, chiudendo di scatto un libro. Sobbalzai. Era arrabbiato , ma non capivo perché.
Nico rise. “Non sicuramente come te.”
Prima che me ne rendessi conto, Nick balzò in piedi e tirò un pugno in faccia a Nico. Lo fissammo interdetti.
“Che ti prende?” grugnì Nico con rabbia. Non gli aveva fatto male. Non abbastanza per soffrire. Ma abbastanza per volerlo picchiare a sua volta. Lo vidi avanzare.
“Penso che possa bastare” intervenne Dinah, mettendo una mano sul braccio di Nick. Al suo tocco, lui sembrò rilassarsi. “Può darsi” borbottò.
Ma il clima era diventato teso.
“Penso che sia il caso che tu esca, Nico” continuò Dinah “Vai un po’ a vedere questo posto. Dovrebbe essere vicino” e così dicendo indicò un punto sulla cartina.
“Porta Siena” aggiunse “In caso d’emergenza, non riuscirei a difenderne due”.
Nico annuì, ma non sembrava vedermi. Uscì a grandi passi senza aspettarmi.
 
New York aveva qualcosa di diverso la sera. Quando il sole tramontava, la città iniziava  a brillare. Tutte le strade, gli edifici, le macchine erano in movimento e assomigliavano a stelle veloci. Non avevo mai visto così tante luci. E ne ero completamente rapita. Per un po’ camminammo in silenzio, poi, mi resi conto che stavamo girando in tondo.
“Nico” dissi, fermandomi “Qui ci siamo già passati”.
Lui sembrò riscuotersi all’improvviso. Afferrò la cartina e corrucciò la fronte. “Sì” concordò “Ehm … Di qua” e voltandosi bruscamente, si infilò in un vicolo.
Era più buio dell’ altra strada e anche meno trafficato. L’aria sapeva di minestre e pianti di bimbi.
“Ora dobbiamo voltare qui” dichiarò indicando un muro. Feci per avvertirlo, ma era già troppo tardi e Nico andò a schiantarsi contro.
“Nico!” Sbuffai.
“E’ tutto a posto” protestò lui, alzandosi. Lo guardai ed impallidì. Non era tutto a posto. Il naso perdeva sangue. Molto. Sperai che non fosse rotto.
 “Ti fa male?”
Lui scosse la testa, ma dal suo sguardo capii che mentiva.
“Perché fai così?” protestai, una rabbia improvvisa dentro di me.
“Così come?”
“Come con Nick poco fa … Sei scostante, respingi tutto e tutti! Perché?”
Lui alzò le spalle.
“Anche adesso! Perché non mi dici come stai davvero?”
“Sto bene, principessa.”
“Non è vero!”
“Invece sì”
“E allora lasciami vedere!”
Lo vidi tentennare “Principessa …”
“E’ un ordine, Nico.”
Sbuffò, ma stavolta, mi lasciò avvicinare. Tentai di essere il più dolce possibile, ma un paio di volte lo vidi trasalire.
“E’ rotto” annunciai, alla fine.
“E allora?”
Lo guardai. Avrei voluto ribattere, avrei voluto dirgli che c’era bisogno di un medico o di qualunque altra diavoleria avessero in quel luogo, ma quando incrociai il suo sguardo, ogni parola mi morì in gola. I nostri volti erano dannatamente vicini. Per la prima volta, il ghiaccio nei suoi occhi non mi fece paura. Mi attrasse. Desiderai saperne di più. Nico tenne lo sguardo incatenato al mio. Inconsciamente, colmai la distanza tra di noi. Quando gli fui più vicina, sentii la sua mano sfiorare la mia.
Sorpresa, spostai lo sguardo sul pugnale di mia madre “Voglio provare a fare una cosa” mormorai.
Lui annuì.
Senza sapere perché, avendo la semplice sensazione che quella fosse la cosa giusta cosa da fare, accostai la mia fronte alla sua. Sentii il mio corpo perdere di consistenza, quasi come se volassi. E lentamente, mi trasformai. Divenni ogni altra cosa di quella via: neve, luce, ombra, aria, muro. Mi lasciai avvolgere, mi affidai completamente a loro e una parte di me, sapeva che Nico era assieme a me. Volai, come l’aria,  poi caddi, come neve. E tornai me stessa. Aprii gli occhi. Nico, di fronte a me, non aveva più nessuna traccia di sangue, il naso era tornato quello di sempre. Incredulo, si toccò il viso.
“Sei stata tu?” chiese, ma prima che potessi rispondere una bambina iniziò ad urlare , poi urlò una donna e poi un un’altra ancora. Ci voltammo. Accanto a noi, silenzioso, un incendio stava bruciando un palazzo dal quale, terrorizzati, si affacciavano persone in cerca di aiuto.
   
 
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