Forget what I said It's not what I meant

 
 
Barty si stiracchia stanco.
Le detestabili parole del tipo davanti, quasi gli fanno scoppiare la testa, mentre gli altri colleghi seguono attenti.
Osserva il tizio che parla da ben due ore con apatia mortale e ne segue pigramente la filigrana blu del lungo mantello che indossa.
«Barty, sembra tirarsela molto» gli sussurra malevolo Augustus e lui alza le spalle per fargli capire che manca poco per la sua fuga.
Lui sembra capire e con una mossa rapida si spinge oltre lo stipite della porta; Barty indossa il sorriso più convincente che possiede e chiede suadente di poter assentarsi per un’urgenza fisiologica.
Il tricheco che parla annuisce distratto e lui assapora la defezione.
 
 
«Tuo padre si arrabbierà» dice Augustus.
Barty stringe il panciotto rapido e gira gli occhi esasperato.
«Mio padre a differenza del tuo ha stima di me» replica sarcastico e sa di averlo ferito.
L’idea non lo fa sentire in colpa per nessun motivo e quando avverte il risentimento dell’altro, sulle mani un formicolio nervoso l’assale.
«La riunione è fissata per questa sera» dice Augustus all’improvviso e Barty è furente.
Scatta rabbioso e spinge l’uomo verso il muro dell’atrio.
«Idiota, abbassa la voce» sibila irato.
Augustus annuisce con gli occhi sbarrati.
«Mi chiedo se l’Oscuro Signore comprenda l’inutilità di certi servitori» aggiunge Barty, un barlume di follia negli occhi.
«Barty! Figliolo!».
Barty libera Augustus, suo padre si sta dirigendo verso di loro.
«Cosa fai qui? Il corso è già terminato?» chiede.
«Oh padre, io conosco già tutto» confessa Barty, la lingua che scatta soddisfatta sul labbro.
Suo padre poggia la mano sulla sua spalla, orgoglioso.
 
 
Parecchi anni dopo Barty l’osserva rapito.
Il volto di suo padre è rugoso, i capelli sempre perfetti sono striati di grigio. Non c’è traccia dell’uomo che ha imparato ad odiare, solo un rattoppo fiacco che l’osserva vacuo.
«Caro vecchio Barty, ti trovo bene» gli dice provocatorio e lui tenta in qualche modo di sputare una rispostaccia.
«Moody, invece tu sei sempre uguale» risponde.
«Le cose non rimangono mai uguali, buffo?» replica maligno afferrando una sedia e poggiandosi sopra.
Fuori c’è il delirio, Potter è stato appena eletto quarto campione e il caos sta regnando sovrano.
Tutto procede secondo i piani e lui osserva l’uomo che l’ha messo al mondo, l’uomo che l’ha volutamente sepolto vivo.
«Non capirò mai la scelta di Silente» mormora distaccato.
Invece lui l’ha definita come fortuita, visto che ogni cosa sarà perfetta alla fine; un sorriso raccapricciante si distende sul volto maciullato che indossa.
«Io invece sì» afferma maligno, la lingua che saetta rapida.
 
Suo padre transale.
Lui ride rauco, negli occhi il riflesso di un futuro non troppo lontano che si dispiega, le mani che febbrili vogliono compiere quell’estremo desiderio che brama da tempo immemore.
 
«Il passato è tale perché non ritorna» replica asciutto.
 
«Il passato torna sempre a reclamare ciò che gli appartiene» puntualizza tagliente lui alzandosi di scatto.
 
 

 
«Figliolo, non dovresti dar confidenza ad un tipo come Rookwood sembra poco raccomandabile».
«Seguirò il tuo prezioso consiglio, padre».

 
 

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Tanti auguri cara Sev, adoro David e quindi immagini perché questa storia abbia il SUDDETTO protagonista. Ti abbraccio <3