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Autore: SSONGMAR    14/12/2022    2 recensioni
Elizabeth Liburn ha ventiquattro anni, una vita agiata e l'amore di una nonna che vive con lei gli ultimi istanti della sua vita.
Nonostante la malattia dell'anziana donna, Elizabeth cerca di organizzare i giorni che la separano dalla fine creando con lei un involucro di equilibrio e serenità. Tale equilibrio viene sconvolto un giorno da Reece Woodville, un affascinante scapolo figlio di un ricco imprenditore che resta sinceramente colpito dalla bellezza della giovane donna. Elizabeth, lusingata dalle genuine attenzioni dell'uomo, cede alla sua corte senza badare alle conseguenze che quell'azione comporterà. Riusciranno a far fronte al loro destino e a trovare la loro ragione per vivere?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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PREMESSA

Torno su efp dopo ben quattro anni e lo faccio in un pomeriggio in cui riesco a sentirmi un po’ più coraggiosa, poiché è veramente tanto tempo che non espongo qualcosa di mio a qualcuno diverso dal mio ragazzo o la mia migliore amica.
La storia che (mi auguro) andrete a leggere è nata come un racconto breve e non ha pretese di essere nient’altro, tuttavia per comodità ho deciso di dividerla in capitoli per rendere la lettura più accattivante. È una storia che non ha un tempo precisato perché volevo sentirmi libera dal rispettare determinati vincoli e per questo motivo va letta con la stessa leggerezza con cui è stata scritta e pensata. Se avete voglia di immergervi in qualcosa di leggero e romantico qui siete i benvenuti. Spero vivamente sia di vostro gradimento. 


 

 

                                             A Reason for living
                                                    Capitolo I



 

                                                                                         
                                                                                                     Inghilterra,
                                                                                                in un’epoca presente,  passata o futura.
Fin dove la mente desidera arrivare.



L’aria primaverile carezzava le pallide gote dell’anziana signora Liburn, seduta in veranda ad attendere la compagnia di sua nipote. Raggiungere la tenuta estiva era stato per lei un toccasana, poiché si era lasciata alle spalle gli affari di suo figlio James circa l’accettare la sconveniente proposta di un noto imprenditore in cerca di moglie. Le sue precarie condizioni di salute non le permettevano di ribattere o contrastare una tale incapacità di stringere affari e per questo motivo agire a suo modo non le era sembrato poi così scorretto o meschino, giacché la posta in gioco era la vita della sua unica e giovane nipote. Elizabeth era ciò che di più bello e caro potesse desiderare, una giovane donna cresciuta a modo, intelligente ed educata. A guardarla dava l’impressione di essere uscita da un dipinto o da un romanzo di Jane Austen, con i suoi modi di fare pacati, i capelli ramati e le guance sempre tendenti al cremisi.
Da bambina le raccontava spesso il modo in cui era venuta al mondo: «ti abbiamo trovata sotto un cesto di peonie» le diceva, e la piccola Elizabeth le credeva sempre.
Quando sei mesi prima aveva ricevuto la notizia del suo cancro terminale, sua nipote le era stata accanto giorno e notte, accettando il tutto con estrema filosofia e maturità, nonostante il dolore che le era stato provocato. Aveva stilato per lei una lista di cose da fare e insieme le stavano facendo tutte, nella maniera più totalizzante possibile; ciò aveva reso il loro rapporto ancora più unico e speciale. Per questo motivo desiderava per lei il meglio dalla vita e un amore che potesse farla sentire esattamente come meritava.
Reece Woodville non poteva essere quell’amore.
Non aveva conosciuto quell’uomo in prima persona ma aveva sentito parlare spesso di lui nei Venerdì che trascorreva assieme alle colleghe de “Il libro sventurato”, un club creato al fine di riportare alla luce vecchi romanzi finiti nel dimenticatoio. I primi cinque minuti erano dedicati al fine per il quale il club era stato fondato, mentre i restanti quaranta minuti erano fatti di gossip e pettegolezzi sull’alta società.
Ad ogni modo Reece era certamente un uomo di bell’aspetto, pragmatico e diligente nel lavoro ma mai nessuno aveva speso parole gentili sui suoi modi nei confronti del gentil sesso. C’era stato in passato uno scandalo con una principessa di un paese estero ma la faccenda era stata presto insabbiata dai piani alti. Da quel momento in poi nessuno aveva osato commentare oltre e tutto era stato archiviato come una “frivolezza passeggera”. Adesso cercava moglie ed Elizabeth era il suo bersaglio, sebbene l’avesse vista di sfuggita una sera a una cena di beneficenza. Per quella occasione la ragazza aveva indossato un abito azzurro di seta pregiata e i capelli ramati erano stati raccolti in una crocchia elegante. La sua bellezza era tale da non dover necessariamente indossare gioielli per rendere più gradevole il tutto, bastava la semplicità e il portamento elegante che già naturalmente aveva. Era stato in quel momento che l’uomo aveva avanzato la sua proposta a James, indorando la pillola con una storia su una vigorosa alleanza che avrebbe giovato a entrambi e l’immagine di una intera concorrenza messa alle brache; dettaglio che aveva fatto storcere il naso alla signora Liburn e che l’aveva spinta a portare via con sé sua nipote.
Tuttavia, malgrado le sue preoccupazioni, Reece si era dimostrato un uomo amabile, gentile e cortese.
Si era presentato un giorno alla tenuta su invito di James, creando un forte scompiglio ai pochi domestici presenti che si erano fatti in quattro per portare a termine i preparativi di quell’improvviso pranzo. Elizabeth quel giorno era impegnata a leggere ad alta voce un libro all’ombra di un faggio. Nella lista di cose da fare aveva inserito quell’attività al fine di intraprendere un viaggio che sua nonna non poteva più fare, e tale era stata la premura da rendere l’avventura viva e palpabile.
L’uomo indossava un abito elegante di stoffa Italiana, poco adatto alla campagna e alle enormi distese di verde che perimetravano la tenuta. Si era fermato poco distante ad osservare la giovane donna sorridere amabilmente a sua nonna e quella visione aveva riconfermato in lui la certezza di volerla al proprio fianco; si era avvicinato a salutare solo quando la signora Liburn si era sapientemente accorta della sua presenza.
«Lei deve essere Elizabeth» aveva detto guardando ammaliato la giovane donna.
«La prego, mi dia del tu» aveva risposto lei.
Elizabeth non si era pronunciata sulla decisione del padre, aveva accettato di incontrare quell’uomo nonostante per lei fosse un completo sconosciuto.
Da quando sua madre l’aveva abbandonata a soli sei anni per seguire il suo sogno di prima ballerina, Elizabeth era cresciuta accogliendo qualsiasi cosa la vita le proponesse, bella o brutta che fosse. Aveva maturato la convinzione che tutto quello avesse un fine, come se qualcuno di molto più grande e importante avesse scritto per lei il destino da percorrere, sebbene non credesse in alcun Dio.
L’uomo aveva passeggiato a lungo con lei nei giardini della tenuta, presso le colture e i fiori appena sbocciati. Oltre la cortesia, e il gradevole aspetto, le aveva mostrato il suo lato più allegro, dimostrandosi intelligente e un ottimo oratore. Aveva un sorriso ammaliante, iridi nocciola e uno sguardo incorniciato da lunghe e folta ciglia nere, come lo erano i suoi capelli. Elizabeth lo aveva guardato negli occhi una sola volta ed era stato abbastanza, il suo giovane e ingenuo cuore aveva ceduto alla curiosità di accettare una nuova figura nella sua vita. Altrettanto Reece era rimasto folgorato da lei e dalla sua testa e dai pensieri che esprimeva come fossero racconti. Avevano trascorso, poi, il resto del pomeriggio con i piedi immersi nel terriccio bagnato dalla pioggia improvvisa che aveva colpito la tenuta, ritornando per qualche istante inevitabilmente bambini, lontani dalle preoccupazioni e dalla compostezza che la società imponeva. Quella passeggiata era stata sufficiente, avevano camminato l’uno nell’animo dell’altra senza neanche mai sfiorarsi, solo guardandosi negli occhi.

Nei mesi successivi al loro primo incontro, lo scambio epistolare tra i due amanti era diventato costante. Elizabeth aveva aggiunto al tempo trascorso in compagnia di sua nonna un piccolo ritaglio da dedicare all’uomo che, al di là delle aspettative di quest’ultima, le aveva rubato il cuore.

Mio adorato Reece,
amo il mare perché non sa mentire. Con le sue sfumature azzurre è sempre vero.
Del mare mi piacciono i suoi fondali, il profumo, le conchiglie posate a riva e la sensazione della sabbia fresca sotto i piedi. Mi piace chiudere gli occhi e ascoltare il verso dei gabbiani o stendermi di notte a guardare la luna e a contare quante stelle ci siano in cielo. Amo il mare agitato come il mio cuore quando sono con te, o calmo come sei tu sempre, in ogni occasione. Amo il mare perché conserva i ricordi e i nomi segretamente incisi sulla sabbia e che le onde baciano a riva. Amo il mare perché quando guardi l’orizzonte non scorgi mai nulla, se non l’infinito e il punto di giunzione tra il cielo e il mare stesso, dove il tramonto stanco si riposa.
Voglio andare presto al mare.
Sinceramente tua,
Elizabeth.


Reece aveva accolto quella lettera come un desiderio espresso dalla sua amata.

Mia adorata Elizabeth,
al sud della costa orientale, dove l’acqua si fa spumosa, la mia umile dimora fa capolino oltre la vegetazione. Sei invitata a trascorrere un weekend in mia compagnia se il tuo cuore lo desidera.
Sinceramente tuo,
Reece. 



 

 

  
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