Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: SSONGMAR    16/12/2022    0 recensioni
Elizabeth Liburn ha ventiquattro anni, una vita agiata e l'amore di una nonna che vive con lei gli ultimi istanti della sua vita.
Nonostante la malattia dell'anziana donna, Elizabeth cerca di organizzare i giorni che la separano dalla fine creando con lei un involucro di equilibrio e serenità. Tale equilibrio viene sconvolto un giorno da Reece Woodville, un affascinante scapolo figlio di un ricco imprenditore che resta sinceramente colpito dalla bellezza della giovane donna. Elizabeth, lusingata dalle genuine attenzioni dell'uomo, cede alla sua corte senza badare alle conseguenze che quell'azione comporterà. Riusciranno a far fronte al loro destino e a trovare la loro ragione per vivere?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                         A Reason for living
                                                    Capitolo II
 
La famiglia Woodville aveva sostenuto per anni il peso di calunnie e dicerie. Ogni rampollo dell’alta società aveva messo in discussione i suoi titoli nobiliari passati. Si diceva, secondo alcune fonti sconosciute, che l’ultimo discendente rimasto era stato giustiziato senza lasciare alcun erede. Ma come volevasi dimostrare, il chiacchiericcio passato di bocca in bocca era rimasto tale. I Woodville non si erano mai estinti, al contrario avevano vissuto a lungo nelle campagne Francesi e lì il loro patrimonio era cresciuto a dismisura, al punto da creare un intero impero imprenditoriale una volta tornati in Inghilterra.
La tenuta, infatti, era tutt’altro che umile. Elizabeth si era persa ad ammirare le stanze enormi e luminose. Le pareti erano finemente decorate con della carta da parati pregiatissima e le siepi in giardino creavano dei meravigliosi ricami nel verde.
Il più anziano dei Woodville, il padre di Reece, ormai costretto a letto da una malattia cronica, aveva espresso il desiderio di vedere il proprio figlio a capo di tutto ciò che lui e suo padre avevano creato in passato. Reece, da sempre coinvolto in affari di natura politica e simili, era cresciuto con un’idea d’impresa alquanto moderna e innovativa rispetto ai tempi che viveva. Da solo aveva stretto alleanze e compiuto gesta ammirevoli; non a caso era lo scapolo più ambito della contea. Ma era arrivato il momento anche per lui (a ormai trentaquattro anni), di mettere su famiglia e dare vita a un erede che potesse occuparsi, in futuro, di tutte le questioni in sospeso. A tale scopo i suoi occhi si erano posati su Elizabeth quella sera. Il suo cuore non aveva saputo resistere alla implacabile bellezza della giovane donna. Aveva visto in lei un’innocenza mai incontrata prima e una sensibilità tale da renderla eterea. Qualsiasi poeta, giurava, avrebbe desiderato dedicarle dei versi e qualsiasi scultore avrebbe desiderato scolpire nel dettaglio il suo volto. Lui non poteva fare altro che ammirarla e desiderarla con tutto se stesso, nell’attesa di poterla rendere veramente sua un giorno per saggiare la sua bocca e morire sulla sua pelle.

All’arrivo di Elizabeth i domestici erano corsi ad attenderla in fila all’ingresso della tenuta, curiosi di scorgere il viso della donna tanto discussa in casa Woodiville. Difatti, l’anziano padrone di casa, sembrava non essere d’accordo con la decisione del figlio in quanto i Liburn, secondo il suo parere, non possedevano alcun titolo che andava oltre l’essere semplici aristocratici, pertanto non avevano nulla da offrire. Ma Reece era rimasto fermo sulla sua scelta e le voci su una loro presunta relazione erano diventate di dominio pubblico.
Trascorsero il loro tempo insieme a rimirare il mare, a scambiarsi silenziose promesse e a raccontarsi miti e leggende apprese dai libri. Elizabeth aveva raccontato la sua preferita con gli occhi appannati dalle lacrime, ripensando all’immagine di sua nonna ancora in salute.
«In origine non esistevano ancora la notte e il giorno» aveva detto all’uomo e lui l’aveva guardata con sincero interesse.
«Il sole e la luna condividevano il cielo e inevitabilmente finirono con l’innamorarsi, ma qualcuno pensò di separarli a causa della forte luce che la loro unione emanava. Infatti entrambi risplendevano di luce propria ed erano destinati a qualcosa di più grande. Il sole divenne il re del giorno, il più importante degli astri e fonte di calore per gli umani, mentre la luna regina della notte e motivo di poesia per gli innamorati.» Reece ancora ascoltava.
«Tuttavia la luna si intristì a causa di quel terribile destino e ignorò qualsiasi altro tipo di compagnia, né le stelle né gli umani stessi riuscirono a conquistarla, poiché il suo pensiero andava sempre al suo amato sole. Così Dio, nell’assistere a un tale dolore, decise che nessun amore sarebbe mai stato impossibile e concesse loro un modo per incontrarsi…» «Quale?» l’aveva interrotta l’uomo.
«L’eclissi» sorrise lei «un momento unico e raro. Nell’esatto momento in cui il sole e la luna ritornarono a sfiorarsi, nacque l’eclissi.»
«E secondo te, mia cara Elizabeth, quale morale ci vuole insegnare questa leggenda?» Elizabeth si era posta spesso questa domanda. Con le dita aveva lievemente spostato la sabbia e disegnato piccoli ghirigori pensierosa. «Ci insegna che nessun amore è veramente impossibile se vi è la volontà di trovarsi.» In quel momento gli occhi nocciola dell’uomo si persero in quelli smeraldo della giovane donna. Le loro bocche smisero di emettere suoni e senza indugio si avvicinarono, incontrandosi a metà strada. Il viaggio, per entrambi, era stato bello poiché alla fine avevano incontrato la morbidezza delle labbra dell’altro. Si mossero in una danza dapprima timida, poi sempre più curiosa. Reece aveva posato le dita sulle guance luna di lei ed Elizabeth aveva ritrovato il suo sole.
«Questa spiaggia, questo mare…Sulle tue labbra sono approdato come Odisseo sull’isola di Ogigia. Promettimi che mi sposerai, mia Calipso.» E un altro bacio aveva sigillato quella promessa.

Il ritmo cadenzato della pioggia sembrava accompagnare gli ultimi attimi di vita della signora Liburn. Al suo capezzale Elizabeth leggeva un libro a voce alta, scandendo le parole una ad una in modo che arrivassero pulite all’orecchio dell’anziana nonna. Le immagini che prendevano forma nella sua testa erano simili alla scogliera a ridosso del mare, simili alla sabbia bianca, all’acqua spumosa e alle immense distese di verde che aveva visto in compagnia di Reece. Dopo quella esperienza la salute di sua nonna era peggiorata drasticamente, come se le vita le avesse dato qualcosa in cambio di altro, ma il suo spirito combattivo e deciso non era appassito. Aveva espresso, infatti, guardando negli occhi sua nipote, il desiderio di conoscere quell’uomo: «prima che la morte arrivi a portarmi via.» Aveva persino preparato per lui un cofanetto dal contenuto ignoto a chiunque, anche ad Elizabeth.
Nonostante la feroce battaglia d’orgoglio e successione che stava combattendo contro suo padre, Reece aveva accettato l’invito di buon grado e quella stessa sera si era presentato alla tenuta munito di coraggio. Aveva portato con sé delle peonie, cioccolatini e un anello di pietra blu nella speranza di riuscire finalmente a inginocchiarsi al cospetto della sua amata per chiederle la mano in seguito alla benedizione di sua nonna. Una benedizione che aveva avuto, purtroppo, un tacito dialogo; la signora Liburn si era spenta prima del suo arrivo tra le braccia di sua nipote, avvolta da un amore pure e sincero. Elizabeth aveva pianto fino allo sfinimento e gli occhi smeraldo erano stati deturpati dal gonfiore. Reece le aveva carezzato le guance ancora provate dalle lacrime e l’aveva sorretta quando le sue gambe avevano minacciato di cedere. Dinanzi a quella scena era rimasto in silenzio e si era limitato a stringerla, ad asciugarle le lacrime e ad esserci.
Poco più tardi, quando la notte si era fatta nera come la pece, una domestica con il capo chino aveva chiamato Reece in disparte. In camera da letto erano rimasti Elizabeth e sua padre assieme ad un dottore che aveva confermato la morte. La domestica aveva consegnato all’uomo il cofanetto che la signora Liburn aveva preparato per lui e con esso gli aveva riferito un messaggio: «La signora Liburn prima di morire mi ha detto di darle questo. Contiene un regalo di nozze e una lettera e mi ha pregato di dirle di leggerla assolutamente da solo. Elizabeth non dovrà mai sapere di questo incontro.» Alla notizia Reece aveva sgranato gli occhi sorpreso e recuperato il cofanetto si era chiuso in bagno.

Rispettabile Reece Woodville,
ho sentito spesso parlare di lei negli ultimi anni, in qualche modo il suo nome è sempre stato al centro dei pettegolezzi da salotto più succulenti e ciò ha alimentato l’interesse di tante signore. Tuttavia non avrei mai immaginato che le nostre vite potessero intrecciarsi.
Le scrivo questa lettera perché non sono certa di essere ancora in vita il giorno che avrà la possibilità di passare a trovarmi, la mia salute non fa altro che peggiorare e giorno dopo giorno sento la forza abbandonare il mio corpo. A essere sincera non mi piaceva. Da essere umani fragili quali siamo talvolta commettiamo l’errore di non verificare le fonti prima di credere a tutto quello che le persone dicono, soprattutto se queste persone sono donne annoiate che trascorrono i loro giorni a sparlare della vita altrui. Trovavo inopportuno e discutibili i suoi modi di passare il tempo e a dir poco deplorevole il suo atteggiamento nei confronti delle donne, per questo motivo non desideravo che lei si avvicinasse a mia nipote. Come immagino abbia intuito, Elizabeth è ciò che di più caro io abbia avuto e avrei lottato con tutte le forze che mi erano rimaste pur di tenerla lontana da lei, ma nell’osservarla nel tempo ho compreso di aver commesso un errore di giudizio. Negli ultimi mesi ho visto Elizabeth rinata in sua compagnia e ho scorto una luce nei suoi occhi che faticavo a trovare da tempo, pertanto mi sento sicura ad affidarla a lei poiché mi fido del pensiero che lei ha maturato nei suoi confronti. Mi ha parlato di lei a lungo e ha lodato i suoi modi da gentiluomo. Spero abbia sempre la premura di amarla e rispettarla senza mai spegnere la sua luce, perché Elizabeth merita il meglio che la vita possa offrirle. In caso contrario è bene che lei sappia che avrà mie notizie dal regno dei morti e che le sue notti saranno lunghe e tormentate per il resto della sua vita.
Cordialmente,
Margaret Liburn.

Ps: la chiave presente in questo cofanetto apre la porta d’ingresso della mia tenuta estiva, lo consideri un regalo di nozze da parte mia. Elizabeth avrà tutto chiaro una volta ricevuto il testamento, confido nel suo buon senso.


Alla sorpresa si era ben presto aggiunta anche l’incredulità. Reece aveva letto e riletto la lettera tante volte. Suo padre non avrebbe potuto niente contro la decisione del suo cuore e contro il volere di una donna che, ormai, non c’era più. Si era affrettato a richiudere tutto e a custodirlo, dopodiché si era precipitato ai piedi di Elizabeth proprio come aveva precedentemente deciso. Davanti a James, e al corpo senza vita di Margaret, aveva chinato il capo e aveva espresso il suo desiderio di prenderla in moglie, promettendole un futuro ricco di amore. Elizabeth, seppur affranta dalla morte della sua amata nonna, aveva accettato, consapevole che anche l’anziana avrebbe voluto così.

 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: SSONGMAR