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Autore: Lady_Crow    14/12/2022    1 recensioni
Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. Ma di cosa sono fatti i sogni? Cosa significa: “Vissero per sempre felici e contenti”?
 Isabeau e Navarre sono finalmente insieme, ma i loro guai non sono finiti. Marquet, il Capitano della Guardia al servizio del Vescovo, è ormai stato sconfitto; tuttavia, a Roma, suo fratello Leroy preme perché gli vengano assegnati degli uomini, in modo da poter riconquistare Aguillon e vendicarsi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Etienne Navarre, Imperius, Nuovo personaggio, Philippe Gaston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Te lo dico io!” sbottò un soldato ubriaco biascicando e gettando qualcosa nel fuoco, facendolo scoppiettare “La caduta di Aguillon nelle mani dei traditori non è cominciata col ritorno di Navarre, ma con la fuga di Gaston!”.
Philippe, che proprio in quel momento si era ritrovato a passare vicino a quella tenda, deglutì rumorosamente; per fortuna il soldato era però molto più rumoroso di lui.
Il ragazzo che gli sedeva accanto, ben più giovane e probabilmente alla sua prima missione, gli strinse il braccio, timoroso che il compagno venisse udito dal capitano. Leroy aveva dovuto acconsentire al fatto che il vino facesse parte delle provviste perché negarlo avrebbe generato un eccessivo malcontento fra i suoi uomini, tuttavia era ben noto che detestasse gli ubriaconi. Detestava tutto ciò che non era ordine e controllo, a quanto si diceva: questo aveva colto il Topo aggirandosi fra le tende con le mani infilate nelle maniche e un cappuccio tirato sulla testa, giacché nel frattempo era riuscito a sbarazzarsi della coperta e a procurarsi un vero saio. Le informazioni che gli giungevano purtroppo non lo rincuoravano: non solo gli abitanti di Aguillon venivano adesso ritenuti traditori, ma a riprendere la città era stato inviato un manipolo di uomini guidati da Leroy, il fratello di Marquet, che dunque oltre al dovere aveva probabilmente come motivazione la sete di vendetta. Ciò era male, molto male: quel fuoco, che non appartenendogli non comprendeva interamente, in particolare in chi per ruolo aveva come priorità l’onore, poteva talvolta provocare immensi danni. Non si sarebbe voluto ritrovare a intralciare la strada di un uomo d’armi pronto persino ad autodistruggersi pur di vendicare la morte di un membro della propria famiglia. Con un tremito si domandò se Leroy fosse venuto a sapere di lui, del fatto che – quando avevano cercato di riacciuffarlo – aveva ferito Marquet al volto. Certo, era stato per sbaglio, e nonostante egli fosse stato il suo carceriere tuttora ripensandoci veniva colto da un certo senso d’inadeguatezza, quasi di vergogna, ma era sicuro del fatto che – se Leroy somigliava anche solo vagamente a Marquet – qualora fosse finito nelle sue grinfie non gli sarebbe importato di nulla di tutto questo. Il suo cuore quasi si fermò mentre un’idea gli si affacciava alla mente: e se Leroy avesse saputo che Gérard altri non fosse che il sangue del sangue di Philippe Gaston? Inspirò profondamente smettendo di camminare per un istante, poi però il suo istinto di ladro prese il sopravvento: non doveva dare nell’occhio; non poteva. Ne andava letteralmente della vita sua e di Gérard.
Naturalmente non poteva sapere dove fosse tenuto prigioniero il fratello, ma nella vita aveva trascorso abbastanza tempo in prigionia da aver compreso a grandi linee la mentalità dei carcerieri: in qualunque modo lo stessero trattenendo, era probabile che fosse tenuto in custodia al centro dell’accampamento, in modo che le possibilità di fuga rasentassero lo zero. L’accampamento non era poi così esteso: Roma non era stata evidentemente disposta a dispiegare grandi forze per quel poco che Aguillon poteva rendere; pareva tuttavia assai organizzato. Solo una volta arrivato a destinazione si rese però conto, con sgomento, di quanto: si era aspettato di dover entrare in una tenda con a una o due guardie a piantonarla; si trovava invece davanti a una sorta di fortino costruito in legno in fretta e furia, con pali acuminati a circondarlo. Due guardie davanti alla porta, più altre due per ogni lato della palizzata: sei in tutto. Avrebbe voluto potersi raccontare che forse Gérard non fosse tenuto prigioniero proprio lì, ma grazie all’udito fine e al silenzio che regnava intorno alla piccola prigione, pur tenendosi a distanza, riuscì distintamente a sentire uno dei due uomini davanti all’ingresso farsi beffe di come “il traditore”, in preda alla febbre, non smettesse di piagnucolare chiedendo di un certo Philippe, alludendo al fatto che potesse trattarsi del suo segreto amante.
Il cuore gli si strinse: come se l’impresa di tirare fuori da lì suo fratello nonostante le difese e la stretta sorveglianza non fosse già stata sufficientemente ardua, adesso veniva a sapere di doverlo fare alla svelta a causa delle sue condizioni di salute. Cercò d’immaginare di riuscire a portare via da lì il ragazzo, a quanto dicevano delirante, e cercò d’immaginare un lieto fine, ma non vi riuscì.
   
 
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