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Autore: Kendra26    15/12/2022    1 recensioni
[The Eclipse ]
Akk e Aye sono in procinto di iniziare l'Università. Una one shot/missing moment sulla notte che precede l'inizio delle lezioni, sulle paure, l'ansia e, semplicemente, loro due.
(Il titolo è ripreso dal testo di Over The Moon)
**Storia che partecipa alla challenge 12daysofficsmas del gruppo "Non Solo Sherlock - gruppo eventi multifandom"**
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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What if tomorrow



Non era stato il ritorno dalle vacanze ad avergli lasciato addosso quella sensazione di titubanza. Non era stata nemmeno la telefonata ai suoi, che lo avevano rassicurato e gli avevano ricordato che, no, il passato recente non aveva diminuito l’orgoglio nei suoi confronti. Non era stato il temporale improvviso, non era stata nemmeno l’imprevedibilità per l’avvio imminente di un nuovo percorso accademico. 
 
Quando Akk si era voltato, quasi distratto, verso Ayan (Aye, quel nome ormai gli suonava così famigliare da fargli quasi dimenticare che una volta per lui, c’era stato solo “Ayan”) alla guida della propria automobile per un attimo aveva perso la concezione del tempo, incastrato nei dettagli dei capelli scarmigliati dal vento, negli occhi concentrati sulla strada e allo stesso tempo rilassati, nell’istintivo senso di rassicurazione che aveva provato. Era stato quello il momento in cui si era reso conto del baluginio di insicurezza che si era istillato in lui. Quello era stato l’istante in cui la morbida illusione di perfezione, di “solo io e te”, era tentennata, come se fosse pronta a sfuggirgli da sotto le dita. 
 
Più tardi, quella sera, si era seduto sul letto accanto ad Aye, che gli aveva preso la mano e gli aveva sorriso, come faceva sempre, come Akk adorava. Forse glielo aveva anche rivelato accidentalmente, al sicuro nel buio della notte. 
 
«Vuoi dormire?» Era una provocazione sciocca tra di loro, ormai. 
 
«Tu?» gli aveva risposto Akk, con una smorfia sarcastica. 
 
«Te l’ho chiesto prima io, Big Foot.»
 
«Dipende. Se mi riesci a tenere sveglio, no.»
 
In realtà, avrebbe voluto, dovuto, discutere di quel sentore, ma poi, ma poi le mani di Aye gli avevano accarezzato il viso, il suo dito indice si era insinuato tra le sue labbra fino a toccargli la lingua, lui l’aveva succhiato, aveva baciato la sua bocca, ancora, ancora e ancora e Akk, semplicemente, aveva dimenticato le parole. 
 
Mentre si spogliavano, lo spazio tra loro si era fatto inesistente. L’irruenza dei gesti di entrambi non aveva concesso pause, il ritmo della Luna che era salita lentamente nel cielo e la fretta nel fiondarsi l’uno sull’altro aveva creato un contrasto temporale distintivo. 
 
I gemiti di Aye, i suoi “ah, ah”, si erano infranti sul lobo di Akk quando lui gli aveva stretto un fianco, quando era sceso sul suo stomaco e poi in basso, più in basso ancora fino a non aver percepito nient’altro che quel sapore, di Aye, del suo sudore, della sua pelle, di loro due. Aveva stretto le ginocchia sulla pelle liscia di Aye, con gli occhi ancora chiusi aveva cercato le sue dita, aveva rischiato di scivolare sulle lenzuola umide mentre spingeva forte, aveva ingoiato la sua saliva, la sua schiena si era inarcata seguendo la cadenza dei movimenti dell’altro. Nemmeno quando aveva sollevato le palpebre e aveva fissato Aye negli occhi ed era stato travolto dalle emozioni di uno sguardo, Akk si era ricordato di cosa dovesse parlargli. 
 
Non sapeva quanto tempo fosse passato, ma il braccio di Aye che circondava la sua schiena e il petto di lui sotto la sua guancia gli facevano venire voglia di scordare i minuti sul display della sveglia digitale appoggiata sul comodino. 
 
«Potresti scendere un secondo?»
 
Akk sollevò la testa, riacquistando ricognizione dell’ambiente.
 
«Sono pesante?»
 
«No,» rispose Aye con una risata. «Anzi, forse un po’. Forse dovresti metterti a dieta.»
 
«Io sono perfettamente in forma, Short Stop.»
 
«Bla, bla… Voglio dell’acqua e basta!»
 
Akk sollevò una gamba per scendere dal bacino di Aye e poi si lasciò cadere sul letto. 
 
«Sei pronto per domani?» domandò, fissando la schiena dell’altro, intento a bere.
 
«Sono nervoso, ma sono felice.» Aye girò il collo per guardarlo. «Cosa pensi?» Forse aveva avvertito l’umore altalenante di Akk già dal pomeriggio. Quel pensiero lo fece sentire sciocco. 
 
«Penso che… penso che… ora ho solo paura di una cosa.» Distolse gli occhi e Aye si avvicinò di nuovo al letto, ci salì e si accoccolò accanto a lui, senza smettere di scrutarlo. 
 
«Di cosa?»
 
«E’ una cosa stupida.» Non era un buon modo di evitare la domanda. Akk lo sapeva e bastarono ad Aye solo un paio di minuti di silenzio e di occhiate intente per farlo continuare. 
 
«Ora che siamo tornati, che l’estate è finita e che non siamo più solo io e te, ma c’è tutto questo da dover affrontare, l’università e… Io penso che… A volte ho paura che… ci perdiamo.»
 
Ci fu un attimo di immobilità, rotto dal movimento del corpo di Aye, il quale rotolò verso di lui e gli prese il viso con entrambe le mani. 
 
«Sei veramente molto bello.»
 
Akk si sentì arrossire oltremodo e lo guardò senza capire. Fece per ribattere, ma Aye lo interruppe. 
 
«Sei veramente molto bello,» ripeté Aye, «e lo sei ancora di più, per me, quando sei vulnerabile. Pensare di perderti, ora, mi fa ritornare a un periodo buio, in cui ero terrorizzato dall’amore per il dolore che porta quando finisce.»
 
Appoggiò la fronte sulla sua. «Vale la pena, Akk. Vale la pena, con te.»
 
Ad Akk sembrò di nuovo di aver smarrito le parole tra i pensieri e gli ingarbugliamenti delle sue emozioni. Si rese conto di quanto il concetto di perdita fosse distante per loro, almeno in quel momento. Si rese conto che i timori non potevano essere cancellati, ma ben dimenticati sotto il fiume in piena del crescendo dei loro sentimenti. 
 
E la paura, pensò Akk, forse anche la paura valeva la pena. Con Aye. 
 
   
 
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