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Autore: Milly_Sunshine    15/12/2022    2 recensioni
Aurora, giovane professoressa di matematica, viene invitata a trascorrere un weekend a casa di un'amica di famiglia. Oscar è il figlio della padrona di casa, è un giornalista che ha lasciato il lavoro per inseguire il sogno di diventare scrittore. Tra i due c'è una forte attrazione e sembrano destinati fin da subito l'una altro. Tuttavia, non sempre la realtà è facile come la si immagina e a volte basta poco perché vecchi segreti che dovevano rimanere tali possano venire alla luce: nel passato di Oscar ci sono ombre e segreti dolorosi sui quali Aurora vuole fare luce. Contesto "persone adulte che vivono negli anni '80/90" non esiste come opzione, quindi vada per contesto generale/ vago, l'unica che può essere adatta.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dopo avere controllato la propria immagine riflessa nello specchio, Aurora si raccolse i capelli, poi tornò a letto. Scostò le coperte e, mentre si sistemava, Oscar osservò: «Sei bellissima anche con la coda.»
Aurora ridacchiò.
«Dai, non dire cazzate.»
«Non è una cazzata» replicò Oscar. «Sei bellissima, è un dato di fatto.»
«Grazie il complimento, ma mi sembra una cosa molto banale da dire» ribatté Aurora. «Il motivo per cui mi piaci è che non sei scontato. O almeno, non lo sei di solito. Perché devi fare crollare la magia di punto in bianco? È stata una serata meravigliosa.»
Non aveva tutti i torti sulla banalità delle sue parole e, in effetti, Oscar era felice che non le piacessero quelle frasi fatte prive di contenuto.
«Concordo, è stata una serata meravigliosa» convenne, «Ma è finita troppo in fretta. Sei proprio sicura che per te sia già il momento dei titoli di coda?»
Ad Aurora sfuggì una risata.
«Stavo pensando a Nora, la mia collega insegnante di francese.»
Oscar non sapeva come interpretare quell'affermazione, che però lo faceva divertire.
«Mentre sei con me pensi a Nora?»
Aurora chiarì: «No, penso che se ci fosse lei, al posto mio, non esiterebbe a ripetere tutto di nuovo, anche se ormai è tardissimo.»
Oscar rise.
«Che peccato, allora, avere conosciuto te invece che Nora!»
«È mezzanotte e un quarto» puntualizzò Aurora. «Tra sette ore e mezza devo essere a scuola.»
«Appunto» scherzò Oscar. «Abbiamo ancora sette ore e mezza a disposizione.»
«Stai zitto e dormi» gli intimò Aurora. «O, se proprio non vuoi dormire, lascia dormire me.»
«Mi stai facendo una richiesta troppo difficile» insisté Oscar, che non si rassegnava all'idea che fosse ormai arrivata la notte. «Il tempo è volato. Non mi hai nemmeno parlato della tua giornata.»
«Si vede che non abbiamo trovato il tempo» rispose Aurora. «Non fa niente. La mia giornata non è stata molto interessante. Ho corretto i compiti di una delle mie classi e alcuni erano un disastro.»
Oscar azzardò: «Magari i tuoi studenti hanno qualità nascoste. Probabilmente non vanno d'accordo con la matematica.»
«Qualcuno se la cava nelle altre materie» gli riferì Aurora, «Ma la maggior parte di quelli che hanno delle difficoltà con me non hanno un rendimento particolarmente buono nemmeno con i miei colleghi. Mi viene da pensare che spesso le presunte difficoltà siano frutto di poca voglia di studiare.»
«E poi?» chiese Oscar, convinto che ci fosse qualcosa di più. «Non hai fatto altro di interessante dopo avere corretto i compiti dei tuoi studenti?»
«Ho chiesto a te di venire a cena e di fermarti a dormire.»
«Come mai questa idea?»
«Avevo voglia di passare del tempo con te.»
«Quindi» realizzò Oscar, «Non ti spaventa l'idea che io domani mattina possa vederti con i capelli in disordine.»
Aurora precisò: «I capelli li ho legati perché spero che rimangano in ordine. Comunque domani mattina dovrò alzarmi prestissimo, tu resta pure a dormire.»
«E poi cosa faccio?» domandò Oscar. «Ti aspetto?»
«Dovrei arrivare a casa verso l'una. Se vuoi aspettarmi e cucinare, nel frattempo, per me non c'è problema. Però, se hai da fare, puoi andare via.»
Oscar chiarì: «Non ci penso nemmeno ad andare via. Dovrai cacciarmi. In ogni caso va bene, anche se cucinare non è proprio il mio mestiere. Se ti accontenti, va bene. Sarà una prova.»
«Una prova di cosa?»
«Di come sarebbe vivere insieme a te.»
Aurora non rispose. Per un attimo a Oscar parve perplessa. Si affrettò quindi a rassicurarla: «Non voglio assolutamente installarmi in casa tua. Anzi, se vuoi, domani mattina me ne vado. Però mi farebbe piacere aspettarti e pranzare insieme a te. Potrebbe essere una buona idea.»
«Solo se per te non è un problema» insisté Aurora. «Se devi lavorare...»
«Posso lavorare domani pomeriggio, oppure dopodomani» affermò Oscar. «L'idea di pranzare insieme a te mi piace e non me la faccio scappare per nulla al mondo.»
La loro conversazione terminò lì: Aurora aveva messo in chiaro che desiderava dormire, dato che non avrebbe avuto molte ore a disposizione per farlo. Oscar accettò, anche se avrebbe preferito comportarsi diversamente. Cercò di prendere sonno a sua volta, ma non vi riuscì. Aurora era già addormentata da tempo, quando Oscar si alzò e andò in soggiorno, dove si mise a sfogliare una rivista.
Quando tornò a letto erano quasi le due. Cercò di non disturbare Aurora, che continuò a dormire. Quando si svegliò, il mattino seguente, Aurora era già uscita per andare al lavoro. Ripensò ai discorsi che aveva fatto la prima volta che era entrato in casa sua, la sera in cui erano andati al cinema a vedere un film che non era sembrato interessante né all'uno né all'altra.
"Sarà meglio non fare disordine" si disse, "o quantomeno non lasciare grosse tracce della mia presenza".
Più tardi, quella mattina, si mise a sfogliare il proprio blocco degli appunti, seduto al tavolo della cucina al quale probabilmente il giorno precedente Aurora si era seduta per correggere i compiti dei suoi studenti. Ritrovò la poesia che aveva abbozzato, e mai corretto o modificato, la notte in cui, in vacanza, Aurora l'aveva raggiunto nella sua stanza. La rilesse un paio di volte, ritrovandosi a chiedersi cosa sarebbe successo se avesse potuto incontrare Nico un'ultima volta, che cosa si sarebbero detti.
Non vi erano risposte e anche il discorso che avevano lasciato in sospeso non era mai stato approfondito. Oscar richiuse il blocco, domandandosi per l'ennesima volta quale fosse stato l'ultimo pensiero del suo amico, mentre usciva di strada insieme a Giuliana Rossi. Sarebbe cambiato qualcosa, se non avesse mai conosciuto quella donna? Sarebbe cambiato qualcosa, di conseguenza, se Oscar non gli avesse mai presentato certe persone? Non ne aveva idea, ma ricordava con chiarezza la prima volta in cui Nico gli aveva parlato di lei.

******

«Hai mai visto la fidanzata di Gabriele?»
La voce di Nico arrivò all'improvviso, senza che Oscar avesse notato, fino a quel momento, la sua presenza.
«Quando sei rientrato?» domandò al coinquilino, senza girarsi.
«Pochi minuti fa.» Nico sembrava molto interessato all'argomento Giuliana, dato che ripeté: «La fidanzata di Gabriele l'hai mai vista?»
Oscar non condivideva il suo stesso interesse.
«Sì, l'ho intravista un paio di volte.»
«È venuta a trovarlo al lavoro» lo informò Nico. «O meglio, voleva venire a trovarlo, ma Gabriele non c'era, in quel momento. È stupenda.»
«Mi fa piacere per lui.»
«Ma davvero l'hai vista e ti è indifferente?»
Oscar si girò a guardarlo.
«Dì un po', ti sei preso una cotta per quella donna?»
Nico avvampò.
«No, solo che è stato un incontro molto piacevole.»
«Sarà meno piacevole quando ti ricorderai che è la fidanzata del tuo datore di lavoro» puntualizzò Oscar, «E che l'anno prossimo si sposeranno.»
Nico gli strizzò un occhio.
«Se fossero davvero convinti, non avrebbero programmato il matrimonio così tanto in là nel tempo.»
«Gabriele è pieno di soldi da fare schifo» chiarì Oscar. «Staranno organizzando uno di quei matrimoni sfarzosi in stile divi del cinema. Ci vuole tempo per organizzare quel tipo di cerimonie.»
«Magari Giuliana cambierà idea. Lasciami sognare un po'!»
«Credo che ti converrebbe tornare con i piedi per terra e dimenticarti di lei. Chi è, dopotutto? Solo una persona che hai visto per caso e con cui avrai parlato per pochi minuti, immagino.»
«Oh, no, abbiamo parlato a lungo, invece» replicò Nico. «Non è solo bella. Mi sembra anche una donna molto interessante. Mi sorprende che stia insieme a uno come Gabriele.»
Oscar osservò: «Quindi ti sei accorto anche tu che Gabriele è una testa di cazzo?»
«In che senso anch'io?» obiettò Nico. «Sei tu quello che lo frequentava.»
«Veramente no, non ho mai frequentato Gabriele, né i suoi amici, sempre che quelli che gli stanno intorno possano essere definiti tali. Penso che nessuno lo sopporti, in realtà. Quindi forse hai ragione, questa Giuliana deve essere un po' fuori di testa, per stare con lui. Non mi stupirebbe che le interessasse solo per i suoi soldi.»
Nico sospirò.
«E meno male che, stando a quanto si dice, i soldi non dovrebbero fare la felicità.»
«Dipende cosa intendi per felicità» sentenziò Oscar. «Tu saresti contento di stare insieme a una donna che ti pare fantastica, ma che sta con te solo perché ti considera un portafoglio da aprire?»
Nico ridacchiò.
«Non ho mai avuto questo problema. Le ragazze che mi correvano dietro lo facevano perché trovavano qualcos'altro in me. Oppure perché non avevano un minimo di cervello.»
«Secondo me dovresti tornare a puntare a quelle senza cervello» ribatté Oscar. «Non ha senso farsi viaggi mentali su una persona che probabilmente non vedrai mai più.»
«Hai ragione, comunque dicevo così, tanto per dire. È ovvio come andrà a finire: Giuliana farà il suo bel matrimonio con Gabriele, circondata da invitati che non vedono l'ora di andarsene a casa, e penserà che sia stato il giorno più bello della sua vita. Spenderà i soldi di Gabriele, che un giorno inizierà a stancarsi di lei e si troverà un'amante più giovane da mantenere.»
Oscar abbassò lo sguardo.
«Conosco soggetti di quel genere.»
«Vuoi dire che ti sei sposato e poi hai tradito tua moglie con una donna più giovane?»
A quelle parole, Oscar scoppiò a ridere.
«Ma dai, ti sembro uno che è stato sposato?»
Nico replicò, con naturalezza: «Perché no?»
Oscar insisté: «Capisco tutto, ma non penso di avere l'aria di uno che è stato sposato.»
«Perché, che cos'hanno quelli che sono stati sposati di diverso da quelli che non lo sono mai stati?» obiettò Nico. «Se io fossi uno sconosciuto, capiresti al volo se sono sposato oppure no?»
«Non mi dai l'idea di uno che abbia mai avuto una moglie» rispose Oscar, e non avrebbe aggiunto altro, se all'improvviso non gli fosse venuto un dubbio. «Aspetta, stai cercando di dirmi qualcosa? Sei stato sposato?»
Gli parve di cogliere una lieve esitazione sul volto di Nico, mentre affermava: «Oh, no, certo che no.»

******

Oscar non poté fare a meno di sorridere ripensando a quel discorso risalente a tanto tempo prima. Non avevano mai più parlato di un'ipotetica moglie o ex moglie di Nico, quindi aveva dato per scontato di avere travisato, quando gli era sembrato indeciso. D'altronde, perché avrebbe dovuto nascondergli un matrimonio fallito?
Cercò di togliersi dalla testa quei pensieri e fu sul punto di riaprire il blocco degli appunti, ma cambiò idea. Adocchiò un giornale, appoggiato su una sedia, quindi lo raccolse e si mise a sfogliarlo, almeno finché dalle sue pagine non ne uscì un foglio con due numeri di telefono.
Per un attimo Oscar si chiese cosa ci facessero due numeri di telefono infilati all'interno di un quotidiano, ma subito dopo i nomi lo colpirono: Emilia e Vittorio. Era curioso, si disse, che Aurora conoscesse due persone che si chiamavano entrambe come suoi amici o presunti tali. Poi rilesse il numero di Vittorio: si trattava proprio dello stesso e, pur non conoscendo a memoria il recapito di Emilia, non si sarebbe stupito se anche in quel caso fosse stata la stessa persona.
Non aveva idea di come Aurora sapesse della loro esistenza, né soprattutto di come Emilia e Vittorio potessero essersi messi in contatto con Aurora e per quale ragione, né aveva idea del perché quel foglio fosse stato buttato quasi distrattamente tra le pagine di un giornale.
Non aveva importanza, presto ne avrebbe parlato con Aurora, anche se serviva la giusta atmosfera. L'idea di attenderla accanto alla porta, quando sarebbe arrivata, come avrebbe fatto qualche svitato tra le pagine dei suoi aspiranti romanzi ancora da scrivere, e chiederle in tono da inquisitore che tipo di contatti avesse o avesse avuto con Emilia o Vittorio era da scartare sul nascere, Aurora non era certo tenuta a informarlo per filo e per segno di chi conoscesse.
Attese quindi con pazienza il momento del suo arrivo e si mise a cucinare, cercando di preparare qualcosa di semplice abbastanza da consentirgli di non fare brutte figure. Fu molto fortunato: Aurora rientrò in casa nel momento stesso in cui il pranzo era pronto.
«Wow, hai cucinato davvero!» la sentì esclamare. «È fantastico, cos'hai preparato.»
«Spaghetti alle vongole» rispose Oscar. «Ho trovato un vasetto di vongole sgusciate a lunga conservazione e ho pensato che avrei potuto usarle per avvelenarti.»
Aurora rise.
«Spero di avere uno stomaco forte abbastanza per resistere alla tua cucina, allora.»
«Mettiti a tavola» la pregò Oscar, «È pronto.»
«Un attimo, dammi il tempo di mettere giù la giacca e la borsa, poi di andare in bagno.»
Durante il pranzo - nel quale Aurora non rimase intossicata, per fortuna - Oscar si guardò bene dal trattare l'argomento Emilia e Vittorio, ma era per lui un chiodo fisso dal quale non riusciva a distogliere il pensiero. Cercò comunque di dare qualche soddisfazione ad Aurora, mentre questa gli raccontava della sua mattinata, focalizzandosi in particolare sull'amica insegnante di francese, quel giorno particolarmente su di giri perché aveva conosciuto quello che le sembrava un uomo interessante, la sera precedente, a cena al bar di proprietà dei suoi genitori.
«Sono davvero felice per lei» aggiunse Aurora. «È da tempo che Nora non fa altro che parlare di uomini, lasciando intendere che vorrebbe trovare un fidanzato a tutti i costi. Adesso che ha conosciuto questo tizio, mi auguro che inizi a uscirci insieme e che possa realizzare i suoi desideri. Almeno, dopo, parlerà della sua vita privata, invece di insistere per parlare della mia!»
«Spero che tu non le riferisca proprio tutto nel dettaglio» ribatté Oscar. «Preferirei che certi particolari non venissero divulgati.»
«Non preoccuparti, Nora non è una persona molto discreta, ma io lo sono anche per lei.»
«Mi fa piacere sentirtelo dire.»
«Tu, invece?» si informò Aurora a quel punto. «Cos'hai fatto oggi?»
«Niente di importante» ammise Oscar, «Anche se avrei una cosa da chiederti.»
«Fai pure.»
«Stamattina, sfogliando un giornale, ho trovato un foglio con...» Si interruppe, nel vedere Aurora spalancare gli occhi. «Non volevo farmi i fatti tuoi» cercò di rassicurarla, «L'ho trovato per puro caso e mi sono accorto di conoscere uno di quei numeri.»
«Pensavo di averlo buttato via» replicò Aurora. «Mi dispiace.»
«Figurati, di cosa dovrebbe dispiacerti? Solo perché conosci Vittorio?»
Aurora scosse la testa.
«Non conosco Vittorio.»
«Allora» azzardò Oscar, «Conosci Emilia? È incredibile, il mondo è davvero piccolo. E, sentiamo, perché volevi buttare via il suo numero?»
La spiegazione di Aurora lo spiazzò.
«Quindi» ripeté Oscar, quasi senza capacitarsene, «Emilia si è presentata a casa tua per dirti che non sono un tipo affidabile e che dovresti chiamare Vittorio per farti spiegare chi sono veramente?»
«Una cosa del genere» confermò Aurora. «Ovviamente non l'ho chiamato. Anzi, non capisco come quella Emilia si sia permessa di presentarsi a casa mia e come, quell'altro tizio, se ne sa qualcosa, avrrebbe la pretesa che lo contattassi affinché possa parlarmi male di te.»
«Non capisci e non capisco nemmeno io» replicò Oscar, «Ma un modo per capire c'è.»
«Quale?»
«Devi chiamare Vittorio. Non adesso, sarà al lavoro. Chiamalo verso sera.»
«Oh, no» sbottò Aurora. «Non ho alcuna intenzione di incontrarlo!»
«Non c'è bisogno che lo incontri» le assicurò Oscar, «Però questa faccenda deve essere chiarita quanto prima.»

   
 
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