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Autore: inzaghina    15/12/2022    4 recensioni
Nel corso degli anni, Evan e Marlene si sono ritrovati a condividere numerosi momenti davanti agli alberi di Natale decorati, prima come amici, poi come innamorati e, alla fine, come poco più che due estranei.
L’ultima volta che Evan si perde tra gli alberi di Natale addobbati insieme a Marlene, non è consapevole che sia l’ultima e, in retrospettiva, se ne fosse stato a conoscenza, forse si sarebbe comportato diversamente. Il profumo della ragazza è più inebriante del solito, ma forse è per via del fatto che si è reso conto che è lo stesso che viene sprigionato dalla sua Amortentia
[Questa storia partecipa ai 72 prompt in attesa del Natale indetti da Mari e Sofifi sul forum Ferisce la penna]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Marlene McKinnon, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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A Eli, che ama questa coppia forse più di me e che sta facendo del suo meglio per trascinarmi nel Lato Oscuro... 

Buon Natale, Leprotta! 

 

Questa storia partecipa ai 72 prompt in attesa del Natale indetti da Mari e Sofifi sul forum Ferisce la penna con il prompt: Silenzio e la citazione: “A volte basta un sussurro a darti un sussulto.” da La bellissima Giulietta di Murubutu. 

 


 

 

Tradizioni di Natale 
 

 
 

La prima volta che Evan vede davanti a sé un albero di Natale addobbato, ha sette anni e si trova nell’ampio e luminoso salone di casa McKinnon; l’alto abete è addobbato con lucine fatate che si specchiano nei vetri delle finestre, bolle di vetro trasparenti dai mille riflessi, fiocchi di tessuto dorati, argentati e scarlatti, oltre a decorazioni fatte a mano dai fratelli McKinnon. Evan nemmeno si rende conto di essersi imbambolato davanti a quella cacofonia di colori a lui sconosciuta – lui, abituato ai toni neutri di Rosier Mansion, rigorosamente priva di qualsiasi addobbo anche durante le festività. Passano alcuni secondi, forse dei minuti, prima che il bambino riesca finalmente a riscuotersi dal proprio stupore per individuare Marlene, seduta sulla panca ricavata in una delle finestre a bovindo, dov’è solita leggere insieme alla madre. La piccola di casa ammira la neve cadere soffice e copiosa, stratificandosi sopra ogni cosa, imbiancando il panorama circostante e donando anche alla stanza in cui si trovano una luminosità ovattata. Evan la osserva di sottecchi, ammaliato da come i suoi boccoli riescono a catturare la luce proveniente dall’albero e dall’espressione estasiata dipinta sul suo viso sorridente.  

“Vuoi dirmi che ogni anno ci mettete una giornata a decorare il vostro albero?” 

Marlene si volta per incontrare lo sguardo stupito dell’amico e annuisce. “È una delle tradizioni natalizie della nostra famiglia... voi quali avete?” 

Evan si stringe nelle spalle. “Non ne abbiamo nessuna, mio padre sostiene che i Purosangue non debbano perdere tempo con simili sciocchezze.” 

“Vuoi dire che non vi scambiate nemmeno i regali?” 

“Quello lo facciamo, la sera della Vigilia, perché il giorno di Natale siamo sempre invitati a casa di parenti e non c’è tempo da perdere...” 

“Forse dovremmo creare una tradizione di Natale tutta nostra,” propone quindi Marlene. 

“Forse,” concorda Evan, “avevi già in mente qualcosa?” 

“Ho notato che ammiravi il nostro albero...” 

“È meraviglioso, è impossibile non fermarsi a guardarlo.” 

“Dovremmo promettere di ritagliarci un momento solo per noi, da passare ad ammirare in silenzio un albero di Natale addobbato, per il resto delle nostre vite.” 

“Va bene se ci diamo direttamente appuntamento a casa tua?” domanda, in tono pratico, Evan. 

Marlene annuisce, sorridendo. “Tra qualche anno potremo anche farlo a Hogwarts...” 

“Padre non mi aveva mai detto che anche a Hogwarts ci fossero addobbi natalizi.” 

“Scherzi? Papà dice che la Sala Grande è ogni anno più meravigliosa del precedente!” esclama Marlene, prima di trascinarlo in cucina per una tazza di cioccolata calda. 

 

❄❄❄ 

 

La prima volta che Evan si ritrova davanti ai dodici maestosi abeti che risplendono nella Sala Grande di Hogwarts, il suo stupore è pari a quello provato a casa McKinnon, proprio come Marlene gli aveva anticipato. Non deve nemmeno girarsi per cercare l’amica, vista la velocità con la quale la Grifondoro appare al suo fianco e gli dedica uno dei suoi sorrisi più contagiosi. 

“Ne abbiamo ben dodici tra cui scegliere! Pensavi di essere così fortunato, Evan?” 

“In effetti no...” ammette il ragazzo, occhieggiando le diverse decorazioni che fanno bella mostra di sé sui rami profumati delle piante. 

“Quando credi che possa essere un buon momento per la nostra tradizione?” 

“Direi di aspettare fino a dopo cena, quando ci saranno meno persone in giro...” 

“E rischiare di essere fuori dalle nostre Sale Comuni dopo il coprifuoco?” 

“Credevo che voi Grifondoro foste famosi per il coraggio, McKinnon...” 

“Facile per te a dirsi, visto che da buoni animali a sangue freddo la vostra tana è nei sotterranei, molto più vicini alla Sala Grande rispetto alla nostra torre,” fa notare Marlene, inarcando le sopracciglia. 

“Non eri tu quella che diceva che a Natale si era tutti più buoni?” la prende in giro Evan, prima di allontanarsi strizzandole l’occhio e mimandole un veloce: “a più tardi”. 

Marlene borbotta tra sé e sé mentre raggiunge i compagni di casa per fare colazione, ben consapevole di non saper rinunciare a una sfida, da brava Grifondoro – come le ha fatto notare Evan. 

 

Quella sera si attarda in biblioteca, dove si è rifugiata dopo una veloce cena, per poi ridiscendere a passo svelto le scale e tornare nella Sala Grande che, illuminata dalle stelle che replicano il cielo fuori dal castello, le toglie il fiato. Gli alberi appaiono ancora più maestosi nella luce fioca, le luci sembrano più luminose e i giochi di luce creati dai numerosi addobbi variopinti quasi ipnotici.  

“Sapevo che saresti venuta,” sussurra Evan, a pochi passi da lei, facendola sobbalzare. 

“Siamo pur sempre rinomati per il coraggio, noi,” sogghigna Marlene, prima di afferrare la sua mano e trascinarlo più vicino a quello che ha decretato essere il suo albero preferito, decorato con minuscole luci fatate, polvere di unicorno e impalpabili fiocchi dorati. 

Marlene rimane estasiata a osservare l’abete ricoperto da un sottile strato di neve, risplendere anche nella penombra, mentre Evan alterna occhiate tra l’albero e la ragazza al suo fianco, ancora impegnata a stringergli le dita. 

I secondi scorrono inesorabili, trasformandosi in minuti, ma i due bambini continuano a osservare lo spettacolo che si staglia davanti ai loro occhi, senza bisogno di pronunciare alcuna parola, lasciando che il silenzio li avvolga come un bozzolo protettivo – qualcosa di cui scopriranno ben preso di aver bisogno. 

 

❄❄❄ 

 

La prima volta che Evan apprezza la presenza del vischio, di anni ne ha quindici e gli abeti addobbati con colori sgargianti impallidiscono, perdono ogni attrattiva, al cospetto della ragazza assieme a cui li sta ammirando in silenzio. La loro tradizione, nel corso degli anni passati a scuola, si è evoluta: perché limitarsi a un solo albero, quando ce ne sono altri undici da rimirare? Così, mentre Marlene passeggia tra gli abeti, con il naso all’insù e un’espressione rapita negli occhi celesti, Evan la segue inspirando le fragranze fresche e legnose degli alberi che si miscelano con il profumo vanigliato della ragazza. Si rende conto del fatto che lei gli stia indicando le proprie decorazioni preferite, legge l’entusiasmo nelle sue iridi acquamarina e osserva le sue gote colorirsi mentre gli descrive i piani per la prossima uscita a Hogsmeade. L’ascolta in silenzio, rapito dall’espressione corrucciata che sfoggia di fronte a un albero decorato con delle fedeli riproduzioni di gnomi piuttosto agghiaccianti, abbinati a piccole riproduzioni in legno di svariati strumenti musicali. Marlene si ferma improvvisamente sotto all’albero più nascosto, costringendo Evan a lasciar andare la sua mano e a percepire immediatamente la mancanza del calore generato da quel semplice contatto con le sue dita affusolate. 

“Evan, non hai ascoltato una singola parola di quello che ti ho detto!” 

“Certo che sì, parlavi di quanto fosse brutto quell’albero, chiaramente addobbato da Hagrid, e poi dicevi di voler andare da Mielandia il prossimo weekend e...” Evan sfoggia uno dei suoi sorrisi più accattivanti, senza trovare altro da aggiungere. 

“Forse ti perdonerò per questa volta,” concede Marlene, assottigliando gli occhi. 

“Solo forse?” 

“Credevo avessimo già stabilito che è importante che tu mi dia retta anche se divago e straparlo...” 

“Ed è proprio quello che ho fatto per tutta sera,” ribatte Evan, incrociando le braccia. 

“All’inizio forse, ma poi ti sei distratto e vorrei capire esattamente perché.” 

“Solo perché sei dannatamente allettante, circondata da tutte queste lucine fatate,” confessa impudente, godendo del rossore che si fa strada sul suo viso. 

“Non credere che mi lascerò incantare dalle tue parole,” mormora flebile lei. 

“Dici?” insiste impertinente, tracciando con lentezza il contorno delle sue labbra vermiglie. 

“Mhmm, sì, dico…” soffia a fatica Marlene, percependo il proprio battito cardiaco accelerare sensibilmente. 

“Quella che ti ho appena confessato è la pura verità, Lene, non è colpa mia se non riesco a pensare ad altro che non sia posare le mie labbra sulle tue e assaporare il burro cacao alla ciliegia che sei solita utilizzare ultimamente...” 

Per tutta risposta, Marlene si passa con lentezza la lingua sul labbro inferiore, lanciando una muta sfida a Evan. 

“Avevi mai notato che ci sono anche i rametti di vischio sospesi come ulteriore decorazione?” 

“Tu no?” borbotta sorpresa Marlene. 

Evan scuote la testa. “Magari prima di quest’anno non avevo alcun interesse a notarli...” 

“Magari,” concede Marlene, sorridendogli dolce. 

Evan l’afferra per la cravatta rosso-oro, attirandola a sé e posando finalmente la propria bocca su quella della ragazza, che schiude le labbra per concedere libero accesso alla sua lingua. Le mani di Marlene risalgono la schiena di Evan, posandosi attorno alle sue spalle, mentre lui la sospinge verso la parete celata ai più dagli alberi, che fanno da scudo alla giovane coppia. Evan ha perso il conto dei baci che si è scambiato con Marlene, a partire dallo scorso aprile, gli sembra che ogni volta sia come la prima, eppure ha anche la sensazione che il loro legame si approfondisca giorno dopo giorno e che i baci ne siano l’esempio più lampante. Il loro legame si è evoluto lentamente, e poi sempre più velocemente, fino a quando non è più stato in grado di fingere che quello che provava per lei fosse solo amicizia. Lui, cresciuto in una famiglia rigida e riservata, nella quale era normale che non ci fossero palesi dimostrazioni d’affetto, ha faticato per aprirsi con una ragazza, nata in una famiglia diametralmente opposta alla sua. Lui, conosciuto per la propria riluttanza nel condividere le proprie emozioni, che solo con Marlene ha avuto la volontà di mettersi a nudo e confessarle i propri segreti più intimi. 

“Ti amo,” si lascia sfuggire, dopo aver liberato le labbra che ha agognato per tutta sera. 

Marlene spalanca gli occhi, interdetta da questa dichiarazione inaspettata. 

“So che forse siamo considerati troppo giovani per un sentimento di questa portata, ma è quello che sento e non voglio continuare a tenermelo per me...” mormora, accarezzandola una guancia. “Non sei obbligata a rispondermi, è solo che non riuscivo più ad arginare questa sensazione e...” 

Marlene lo zittisce nel modo più efficacie, baciandolo una seconda volta, poi una terza e una quarta, prima di posare la testa sul suo petto e ascoltare il battito erratico del cuore di Evan. Il ragazzo che tutti considerano freddo e calcolatore, ma che lei conosce per l’impulsività e la sensibilità, per l’intelligenza e la passione con la quale studia, poco importa quello che pensano gli altri, lei lo conosce profondamente, ama i suoi pregi, ma ancor più i suoi difetti e non c’è nessun altro con cui passerebbe ore in silenzio – che sia per studiare, o guardare gli alberi addobbati, per leggere, o per giocare a Spara Schiocco. 

“Anche io ti amo,” mormora ridente contro le sue labbra, “chi se ne frega se ci considerano troppo giovani per questi sentimenti, chi sono gli altri per giudicarci?” 

 

❄❄❄ 

 

L’ultima volta che Evan si perde tra gli alberi di Natale addobbati insieme a Marlene, non è consapevole che sia l’ultima e, in retrospettiva, se ne fosse stato a conoscenza, forse si sarebbe comportato diversamente. Il profumo della ragazza è più inebriante del solito, ma forse è per via del fatto che si è reso conto che è lo stesso che viene sprigionato dalla sua Amortentia, dopo che Lumacorno l’ha fatta annusare ai presenti durante l’ultima festa del Lumaclub. Sono solo al quinto anno e quindi non impareranno a prepararla prima del successivo autunno, eppure Evan è convinto che quella sia una delle pozioni più potenzialmente pericolose che ci siano – perché se c’è un distillato che riesce a replicare, anche solo in minima parte, ciò che prova per Marlene è meglio stare molto attento. Ritrovano velocemente la strada per l’angolino scovato l’anno precedente e, molto presto, i baci rubati nel silenzio che li avvolge non sono più abbastanza, non quando entrambi sono consapevoli delle sensazioni che i loro corpi riescono a scatenare l’uno all’altro. È Marlene a guidarlo nell’aula in disuso del terzo piano nella quale sono soliti appartarsi, è sempre lei a sbottonargli con lentezza la camicia, ansiosa di percepire la sua pelle calda sotto alle proprie dita. Evan crede di riuscire a toccare il cielo con un dito, quando percepisce il corpo nudo di Marlen modellarsi contro al proprio, annega nell’estasi che la ragazza riesce a fargli provare ogni volta che lo accoglie dentro sé – incapace di comprendere come abbia potuto vivere prima di averla nella sua vita. 

 

La relazione, che era convinto di aver costruito con ogni attenzione, crolla come un castello di carte troppo audace, in un giorno di primavera non tanto diverso da quello in cui si erano scambiati il primo bacio. Lo sguardo inquisitore di Marlene lo inchioda sul posto e lui non riesce a tacerle la verità, anche se sa che metterà la parola fine al loro rapporto e lui non può che odiarsi per aver rovinato la cosa più preziosa che ha mai avuto la fortuna di vivere. 

Passa un’estate solitaria, sentendo ogni singolo giorno la mancanza della sua semplice presenza, e quando sale sul treno il settembre successivo si è convinto di averla dimenticata – povero illuso. 

La incontra nei corridoi e abbassa lo sguardo, non sentendosi in grado di rispondere ai suoi occhi inquisitori e, più di tutto, all’espressione delusa che gli dedica ogni singola volta. Rimane fermo sulle sue posizioni, convincendosi pian piano che riuscirà ad andare avanti senza di lei e che la sua vita potrà essere meravigliosa proprio come sarebbe stata con Marlene. 

 

Quando gli abeti fanno capolino in Sala Grande, li osserva con una malinconia che permea ogni fibra del suo corpo e gli viene automatico voltarsi verso il tavolo più lontano dal suo – nel vano tentativo di ricreare la magia natalizia condivisa per tanti anni. È tardi quando si ritrova in Sala Grande, durante quella che dovrebbe essere la sua ronda, e sente dei bisbigli appena accennati che lo richiamano quasi come il canto di una sirena. All’inizio pensa che si ritroverà faccia a faccia con qualche ragazzino fuori dopo al coprifuoco, ma avvicinandosi riconosce Marlene che elenca le proprie decorazioni preferite. È proprio vero che a volte basta un sussurro a darti un sussulto, perché erano mesi che non sentiva la voce di Marlene e sente un brivido percorrerlo con lentezza lungo la schiena, scatenandogli una gelosia che non pensava di poter provare.  

Perché c’è Sirius Black insieme a lei sotto agli abeti, Sirius che ha preso il suo posto, Sirius che ha compiuto scelte diametralmente opposte alle sue, Sirius che si è impadronito della loro tradizione di Natale e l’ha fatta sua, Sirius che stringe tra le braccia quanto di più caro Evan abbia mai avuto. 

Sirius che, Evan lo sa, non sarà così stolto da commettere i suoi stessi errori. 

Lascia la Sala Grande più velocemente di quanto sia entrato, per nulla ansioso di origliare confessioni d’amore che non avrebbero nemmeno avuto la possibilità di esistere, se solo avesse avuto il coraggio di compiere le proprie scelte – senza seguire i dettami di famiglia. 

 

Nei giorni successivi li scorge sempre più spesso vicini l’una all’altro, complici, sorridenti, evidentemente stregati dalla medesima felicità che era stata sua il Natale precedente. Vorrebbe odiarla, eppure non può, perché non è colpa di Marlene se al loro amore Evan ha preferito la strada tracciata da suo padre per lui. 

 



Nota dell'autrice:
Questi due ormai mi sono entrati nel cuore e la colpa è di Eli, almeno in parte. Mi piaceva tanto l'idea di mostrarveli nei loro Natali felici e poi in un ultimo Natale invece da separati... spero non odierete Marlene per essere andata avanti, è stato Evan a scegliere il signore Oscuro invece di lei...
Spero di pubblicare presto qualche altro regalo di Natale.
♥♥

   
 
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