Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Dreamer47    18/12/2022    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
HUNTER'S LEGACIES
Capitolo 28.


Abby rimaneva seduta sula panca fredda di ferro battuto mentre con le braccia si stringeva forte le gambe e teneva il mento appoggiato sulle ginocchia, osservando con aria attenta le sbarre che dividessero lei e Sam: il ragazzo l'aveva attaccata e questa volta si era spinto troppo oltre, ed Abby aveva pensato che non ce l'avrebbe fatta e che probabilmente sarebbe morta, perdendo per sempre i suoi fratelli. Ma Samuel si aggirava nei paraggi quella sera e aveva colpito alla nuca suo nipote Sam a tradimento, facendolo cadere rovinosamente a terra. 
Abby e Samuel, insieme erano riusciti a trasportarlo fino alla cella della base senza essere scoperti da nessuno ed Abby si stupì che proprio Samuel la stesse aiutando in una situazione come quella, dato che aveva sempre pensato che lui stesse dalla parte di Sam.
Ma adesso il ragazzo giaceva dentro ad una cella ancora privo di conoscenza, legato stretto con delle corde e del nastro sulla bocca. 
Una mano si posò sulla sua spalla ed Abby sussultò all'indietro, sgranando gli occhi e guardando con espressione impaurita, ma si tranquillizzò appena quando vide Samuel accennarle un sorriso di incoraggiamento. 
Poco prima Abby aveva trovato in lui una valvola di sfogo e aveva gli raccontato tutto ciò che avesse passato in quei mesi con Sam, confessò il rapimento dei suoi fratelli e come Sam la tenesse in pugno, e Samuel le sembrò così sincero quando le aveva assicurato di non saperne nulla di quella storia. 
Ma Abby non ci credeva, non credeva a nessuno e sperava solamente che Anael avesse trovato Dean e che stesse venendo a prenderla subito, allontanandola da quel mostro e facendole ritrovare la sua famiglia. 
"Ho controllato: sono quasi tutti a caccia, gli altri sono fuori dai cancelli". 
Abby guardò Samuel dritto negli occhi con ancora delle gocce di lacrime intrappolate fra le ciglia, e sentí la rabbia dentro di lei per ciò che Sam le avesse fatto e scosse la testa, perché tutto ciò di cui le importava era recuperare Dan e Silver e tornare a casa.
Samuel la guardò per un momento e osservò il suo viso insanguinato e ferito, ma fu costretto a distogliere lo sguardo chiedendosi che cosa sarebbe successo se non fosse intervenuto in tempo; Abby gli piaceva davvero nonostante non avessero mai avuto la giusta occasione per socializzare e in un certo senso gli ricordava un po' sua figlia Mary: forte, indomabile nonostante il ricatto, determinata, risoluta, combattiva anche quando era a pezzi. 
Si schiarí la gola e fece scivolare lo sguardo sul ragazzo ancora a terra dentro la cella, e sospirò scuotendo la testa. "Senti Abby, perché non vai ad incontrare Dean o chi ti pare fuori di qui? Recupererò io l'informazione che ti serve". 
"Non me ne vado senza i miei fratelli". La voce seria, lo sguardo ferito dritto davanti a sé, le braccia che ancora tenevano strette le sue gambe, le guance rigate dalle lacrime silenziose. 
Samuel tornò a guardarla e si sentí terribilmente dispiaciuto, scosse la testa e si sedette accanto a lei in silenzio, e alzò una mano per scostarle i capelli dal viso per farla respirare meglio come probabilmente solo un padre avrebbe fatto; si mosse probabilmente troppo velocemente per lei o forse le aveva appena accidentalmente ricordato qualcosa che Abby volesse solamente dimenticare, e la ragazza si scostò spaventata da quella carezza affettuosa nonostante Samuel non le avesse mai fatto del male. 
L'uomo sospirò e abbassò la sua mano, facendo spallucce e parlandole con voce cordiale. "Abby, gli uomini non lasceranno mai passare Dean e io purtroppo non posso farci niente: è Sam che controlla i suoi soldati. È più facile che tu esca di qua con la tua macchina e lo incontri fuori. Troverò un modo per portare Sam vivo dovunque tu voglia, ma esci di qui. Non ti fa bene. Devi farti una doccia e riposare. Devi guarire". 
La ragazza lo guardò con aria seria e determinata, e serrò forte la mascella riflettendo sul fatto che in quello stato non sarebbe stata utile per nessuno: avrebbe probabilmente picchiato Sam fino allo stremo delle forze, senza neanche riuscire ad ottenere la posizione dei suoi fratelli. 
Distolse lo sguardo da quello di Samuel ed annuì, non riuscendo neanche a capire se stesse facendo bene a fidarsi di lui o se sarebbe finita nei guai ancora di più di quanto già vi fosse. 
Si alzò in silenzio sentendo tutto il corpo indolenzito, specialmente le spalle, le cosce ed il viso, e fece un cenno di saluto a Samuel senza dire una parola; uscì per il corridoio che l'avrebbe portata alla sala centrale e inevitabilmente passò davanti alla sua stanza con la porta ancora spalancata, ed osservò gli oggetti sulla scrivania scaraventati a terra, l'armadio distrutto, la sedia in pezzi, ed Abby sentí nuovamente le lacrime risalirle fino agli occhi, ma le ricacciò immediatamente indietro. Non era il luogo e certamente non era il momento adatto per lasciarsi andare. 
Indossò la sua armatura invisibile, che negli ultimi tempi avesse preso fin troppi colpi bassi e si fosse ormai quasi del tutto ammaccata, e uscì dall'edificio in silenzio. 
Salì sulla sua macchina ed osservò gli uomini aprirle il cancello senza troppe spiegazioni, osservando la sua faccia furiosa. 
Abby si stupì di sé stessa, perché non era mai riuscita a guidare quando fosse sconvolta, anche se non lo era mai stata così. 
Prese il telefono che Samuel le avesse precedentemente prestato e compose il numero di Dean a memoria, e quando udì finalmente la sua voce dopo tutto ciò che fosse successo un forte nodo le si stabilizzò sulla gola. 
"Dimmi dove sei, vengo a prenderti immediatamente". 
"Io.. Dean..". 
Abby non riuscì a proseguire oltre e si accostò bruscamente sul ciglio della strada, poiché la vista le si era appannata e non riusciva più a respirare; sentí Dean richiamarla dall'altro lato del telefono, chiederle dove fosse e che stesse succedendo, e la ragazza gli lesse il cartellone con le indicazioni precise ed i chilometri esatti, e gli sentí dire che sarebbe arrivato entro mezz'ora. 
"No, c'è un motel su questa strada. Ci vediamo lì, d'accordo?". 
"Sono già per strada". 
Chiuse la chiamata e si asciugò le lacrime, sapendo che quella fosse solamente la punta dell'iceberg e fece ripartire la sua auto guidando senza sosta fino ad arrivare al motel: prese una stanza alla reception e sentí lo sguardo riluttante del negoziante su di lei, e subito Abby gli intimò di sbrigarsi a darle la chiave con tono sgarbato e impaziente. 
Si diresse in fretta fino alla stanza nonostante ogni parte del suo corpo le facesse male e si chiuse la porta alle spalle sospirando rumorosamente e sentendosi quasi al sicuro. Posò una piccola borsa sulla scrivania, estraendo il cambio che tenesse sempre pronto in macchina nel caso in cui si fosse ritrovata in una situazione come quella, lontana da casa e da abiti puliti. 
Si diresse in bagno e accese la luce con difficoltà, perché il dolore alla spalla sinistra stava aumentando in maniera vertiginosa, e solamente dopo aver osservato il suo riflesso allo specchio capí perché l'uomo della reception l'avesse guardata in quel modo e si fosse mostrato indeciso sull'affittarle la camera: del sangue secco le rigava la tempia sinistra fino ad arrivare al mento che fosse sgorgato da una ferita proprio fra i capelli, il labbro inferiore spaccato e gonfio, lo zigomo sinistro livido. 
Ma Abby sapeva che non fosse finita lì, perché sotto i vestiti c'era dell'altro. Lo sapeva. 
Iniziò a sfilarseli via lasciandoli cadere sul pavimento, osservando come sulla sua spalla sinistra si fosse già formato un grosso ematoma, ricordando il dolore che avesse provato solamente qualche ora prima, e vide i graffi ancora rossi ed in rilievo sulla sua pelle, quando Sam non era riuscito più a trattenerla e cercasse di tenerla ancora sotto di lui. Altri graffi le percorrevano la schiena, le cosce, le braccia, ed Abby smise di guardare, abbassando gli occhi, mentre il ricordo della paura di non sopravvivere a quell'aggrrssione tornò dentro di lei. 
Entrò in doccia e lasciò che l'acqua impattasse contro il suo corpo, e osservò il modo in cui l'acqua lavasse via il sangue e si tingesse di rosso; si lavò in fretta il corpo ed i capelli, sentendo il sapone bruciare nelle ferite ancora aperte, ed uscì velocemente, avvolgendosi in un asciugamano pulito con un sospiro. 
Si vestì ed asciugò i capelli in fretta, sentendo dentro di sé solamente un tremendo caos che quella volta non sarebbe stato facile da rimettere in ordine. 
Ripensò con nostalgia a quanto fossero cambiate le cose dalla prima volta che avesse visto i Winchester alla Road House e sospirò, pensando che ciò che avesse subito fosse la giusta punizione per non essere stata lei a rinchiudere il diavolo. 
Sentí le nocche battere sulla sua porta e sobbalzò, sgranando gli occhi e avendo paura immediatamente che Sam fosse riuscito a liberarsi e l'avesse trovata, ma quando sentí la voce di Dean dall'altra parte della stanza si tranquillizzò. 
Abby avrebbe voluto spalancare la porta e tuffarsi fra le sue braccia, ma sapeva che nel momento in cui Dean avrebbe visto le sue ferite avrebbe iniziato a guardarla in *quella* maniera che tanto odiasse, piena di compassione o di odio per chiunque le avesse fatto del male. 
Aprí la porta di qualche spiraglio, bloccando la porta con il piede e sospirando rumorosamente, iniziando leggermente a tremare. "Dean..". 
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia e provò a spingere la porta, ma Abby glielo impediva e batté i palmi aperti su di essa ignorando che fossero le tre del mattino. "Abby, che stai facendo? Apri questa porta". 
"Prometti.. Promettimi che non darai di matto quando mi vedrai. E che non farai domande". La voce le si spezzò appena e gli occhi presero nuovamente a pungere, ed abbassò il viso premendo la fronte contro la porta, udendo Dean respirare affannosamente. 
"Ok, ok. Te lo prometto, ma lasciami entrare adesso". 
Abby sospirò rumorosamente, ma non tolse ancora il piede dalla porta e rimase paralizzata dalla paura che lui potesse vederla così: l'acqua aveva solamente potuto pulire le ferite, ma non aveva potuto far niente per i tagli che i forti pugni le avessero provocato, né per i lividi o per i graffi. Quelli erano li sulla sua pelle nonostante lei guarisse più velocemente, ma non erano ancora spariti. 
"Abby? Sei ancora qui con me?". 
Il tono del ragazzo era cambiato rispetto a qualche secondo prima, era più dolce e tenero, ed Abby aprì lentamente la porta con lo sguardo basso e la mascella contratta, sentendo lo sguardo del cacciatore su di sé; Dean rimase senza fiato nel vedere il suo viso ridotto in quel modo e sgranò gli occhi, paralizzandosi sul posto e percorrendo con lo sguardo i segni visibili sul suo corpo. 
Fece un passo avanti ma Abby continuò a fissare il pavimento con occhi lucidi, fin quando Dean le prese il viso fra le mani orientandolo verso il suo, ma la ragazza continuò ad evitare il suo sguard, scuotendo la testa e lasciando le braccia lungo i fianchi. "Guardami, Abby. Per favore, guardami piccola, sono io". 
Si costrinse a risalire il pavimento, poi lentamente la parete centimetro dopo centimetro, fino ad osservare le sue spalle avvolte da una giacca scura, continuare lungo il suo collo, le guance più barbute rispetto all'ultima volta che lo avesse visto, fino a restare intrappolata nei suoi occhi verdi, dove non avrebbe mai e poi mai potuto mentire; le parole le morirono in gola e le lacrime fecero capolinea dai suoi occhi, infrangendosi sulle dita del ragazzo che la stringessero in maniera fin troppo delicata e facendo attenzione a non farle del male, sentendola iniziare a tremare sotto la sua presa.
Dean aveva promesso di non farle domande, non per il momento almeno dato come fosse scossa, e si avvicinò senza pensarci afferrandola fra le braccia e stringendola contro il suo petto. 
Le carezzò la testa e la strinse forte a sé, chiudendo gli occhi e maledicendosi per averla lasciata andare quel giorno di una settimana prima, chiedendosi come avesse potuto credere a quella montatura della relazione fra suo fratello ed Abby. 
Si chiese inoltre come Sam avesse potuto ridurre Abby in quelle condizioni, come avesse potuto colpirla.
La sentí agitarsi in quel forte abbraccio cercando di evadere e di scappare, e Dean allentò la presa per farla respirare meglio sentendola tremare e singhiozzare ancora più forte di prima, tornando ad aggrapparsi a lui; chiuse la porta con un piede senza neanche guardare e l'afferrò saldamente, afferrandola dai fianchi e portandola sul grande letto matrimoniale, permettendole di sfogarsi sul suo petto mentre Dean cercava di farla sentire meglio. 
Qualsiasi cosa fosse successa, doveva essere davvero orribile per quanto Abby fosse scossa. 
Si diede la colpa, perché non avrebbe mai dovuto dubitare di Abby: Dean la conosceva fin troppo bene, doveva riconoscere che quella luce negli occhi con cui lo guardasse la sera di una settimana prima fosse una richiesta d'aiuto, nonostante si stesse stringendo a Sam. 
Dean avrebbe dovuto capire che fosse in pericolo in quell'edificio, che Abby non se ne sarebbe mai andata volontariamente ma soprattutto che lasciarla insieme a Sam, sapendo che fosse senz'anima, non fosse un'idea geniale. 
Invece Dean se n'era andato perché profondamente arrabbiato e sconvolto, era cascato nel piano di suo fratello, piano che gli fosse brillantemente riuscito. 
La strinse a sé, sussurrandole che adesso fosse al sicuro e che non l'avrebbe mai più lasciata andare, che l'avrebbe sempre protetta lui, e Abby gli fu grata di quelle parole e non riuscendo ad esprimerlo a parole si sollevò appena per baciargli le labbra in maniera casta.
Dean lasciò scivolare il suo sguardo sulla spalla sinistra della ragazza su cui la maglia si fosse spostata quando si fosse spinta verso di lui e vide il grosso ematoma scomparire sotto il resto della stoffa, e strinse forte i pugni per la rabbia, tornando a guardarla in viso: Dean vide i suoi occhi azzurri e arrossati dallo sforzo del pianto, così come il suo viso paonazzo, le mani tremanti, il cuore che sentiva battere forte, così tornò a farla riposare sul suo petto sforzandosi di mascherare la sua rabbia dietro ad un sorriso rassicurante, stringendola forte e facendo in modo che sprofondasse nel sonno per ottenere, almeno temporaneamente, un po' di pace. 
 
 
Non aveva smesso di osservarla per tutta la notte: aveva guardato il suo viso ferito, contratto e impaurito anche nel sonno, il modo in cui stringesse forte la camicia sul suo petto, aggrappandosi a lui come se fosse la sua ancora o la sua boa da salvataggio. 
E Dean non aveva smesso di parlarle anche mentre dormiva, scusandosi per essersene andato e rassicurandola. 
Ma dopo qualche ora Dean la sentí contrarre i muscoli e divenire super tesa sotto la sua stretta, la vide contorcersi e stringere gli occhi forte nonostante stesse ancora dormendo, iniziando a parlare nel sonno e muoversi in maniera irrequieta, e le uniche parole che Dean riuscì a distinguere furono dei forti *no* ripetuti uno dopo l'altro e dei *lasciami* biascicati, mentre Abby iniziva a sudare freddo ed a muoversi in maniera sempre più agitata. 
Le passò un mano sulla guancia e la sfiorò delicatamente per risvegliarla dall'incubo che stesse avendo, ma non appena si sentí toccare, Abby si sollevò di scatto, agitandosi e scrollandosi la sua mano di dosso. "Non toccarmi!l!". 
Il respiro affannoso, lo sguardo impaurito che iniziò a vagare per la stanza buia, realizzando solamente in quel momento di non essere più alla base e che la mano che la stesse toccando non fosse quella di Sam; guardò Dean appoggiato alla testiera del letto con la schiena mentre fosse chino nella sua direzione per guardarla meglio, ed Abby senti gli occhi iniziare a  pizzicare e sospirò rumorosamente, scusandosi con lo sguardo mentre sentiva i suoi occhi indagatori su di lei. 
La ragazza si sottrasse ae spiegazioni e si voltò, guardando dritto davanti a sé e scuotendo la testa, cercando di regolare il respiro per evitare che il panico prendesse il controllo, ma Dean non si diede per vinto e le sfiorò la schiena con la mano, notando però con orrore e disgusto che anche sulla schiena ci fossero delle escoriazioni. 
Dean strinse i pugni e chiuse gli occhi, pensando che ciò che avesse fatto Sam fosse imperdonabile, e si augurò vivamente di sbagliarsi. "Ragazzina, dovrai dirmelo prima o poi".
Abby lo guardò per un momento e finse di sorridergli come se tutto andasse bene e fece spallucce. "Dean, lascia stare ". 
Dean la vide iniziare a scendere dal letto per cercare i pantaloni che si fosse sfilata per dormire più comoda, trovando i jeans a terra vicino alla piccola sedia: fu in quel momento che il ragazzo si accorse del resto dei graffi presenti sulle sue cosce, sulla schiena, sui fianchi, e Dean sgranò gli occhi scuotendo la testa e sospirando rumorosamente, chiedendole di avvicinarsi. "Dimmelo, per favore Abby. Devi dirmi che cos'è successo e perché hai tutti questi lividi sul corpo, sulla schiena, sulle gambe. Parla con me". 
La ragazza cercò di reprimere il forte istinto che le suggerisse di colpirlo dritto al viso quando si sentí tirare bruscamente dal polso e deglutí a fatica, perché quello non era Sam e sapeva che Dean non le avrebbe mai messo una mano addosso per farle del male. 
Respirò lentamente e si lasciò condurre nuovamente a letto, sedendosi accanto a lui e lesse negli occhi del ragazzo il modo supplichevole in cui le stesse chiedendo di smentire l'idea che si fosse fatto quando avesse visto tutte le sue ferite. 
Abby si sentiva già molto meglio fisicamente, nonostante il dolore nel suo cuore si fosse appena stabilizzato senza aver alcuna intenzione di andarsene. Lo guardò negli occhi con aria triste e fece spallucce, sentendo nuovamente gli occhi pizzicare e deglutire divenne difficile come mai prima d'ora, mentre la voce le si ridusse ad un leggero sibilo. "Non è chiaro quello che mi è accaduto, Dean? Vuoi che te lo spieghi meglio? Che ti descriva come ha fatto? Magari quale livido mi ha fatto per primo dopo che mi ha afferrata a tradimento mentre mi stavo cambiando nella mia stanza? Oppure possiamo smettere di piangerci addosso, alzare il culo da qui e andare a cercare i miei fratelli!". 
Dean restò di pietra nell'udire le sue parole, la confessione dell'aggressione che avesse subito, il modo in cui Sam l'avesse attaccata, e distolse lo sguardo incapace di sostenere quello ancora troppo ferito ed addolorato di Abby, avvicinandosi a lei senza guardarla e depositandole un bacio fra i capelli, carezzandole una guancia. "Mi dispiace, piccola". 
Solo per qualche istante, Abby rimase ferma a godersi quel gesto d'affetto da parte del ragazzo davanti a sé, ma presto scosse la testa e si liberò dalla sua presa, sospirando senza dire nulla né aspettarlo ed uscì dalla stanza, dirigendosi verso l'Impala in silenzio; guardò la sua auto posteggiata qualche posto più in là, pensando che non avesse alcuna voglia di guidare e che sarebbe stato Dean a condurla nuovamente alla base quella mattina. 
Vide il ragazzo arrivare al suo fianco in silenzio, senza neanche sapere cosa dire o come agire in quella circostanza, ma Abby capí di dover essere forte non solo per sé stessa ma anche per Dean. 
Così si fece coraggio e lo guardò dritto negli occhi dall'altro lato dell'auto, accenando un sorriso ed annuendo. "Andiamo. Sono pronta". 
Entrarono in silenzio in auto e ci rimasero per tutta la durata del tragitto, mentre Dean guidò a tutta velocità sulla sua corsia, conoscendo ormai a memoria la strada che lo avrebbe riportato in quella maledetta base; non fu sorpreso quando vide Abby estrarre la sua pistola dalla giacca e controllare lo stato del caricatore, togliendo la sicura pronta per usarlo. 
Dean fermò l'auto vicino all'ingresso cancellato e vide le due guardie avvicinarsi al finestrino di Dean, dicendogli che non avessero l'autorizzazione per farlo entrare. Abby sentí Dean iniziare ad inventare una balla su suo fratello, ma la ragazza sapeva che sarebbe stato tutto inutile, così scese dall'auto ed osservò i due tipi con il mitra in mano, pensando che nonostante le dispiacesse, andava fatto. "Adesso basta con le stronzate!". 
Sollevò la sua pistola e sparò due colpi, centrando la testa uno dopo l'altro ed osservandoli cadere a terra ormai senza vita; tolse loro le pistole, mettendone una all'interno della cintura e passando l'altra a Dean, che fosse sceso immediatamente dalla sua auto per starle dietro e coprirla; aprirono con lentezza la porta d'ingresso, non riuscendo però a trovare nessuno degli uomini di Sam. 
In silenzio Dean lasciò andare Abby avanti, conoscendo quel luogo meglio di chiunque altro, e la ragazza si mosse nei corridoi e fra le varie stanze, passando nuovamente davanti alla sua camera, dove inavvertitamente fece scivolare lo sguardo. 
Dean non perse quel gesto, nonostante Abby avesse tirato dritto cercando di non pensarci, e lasciò vagare gli occhi in quella stanza a lui del tutto sconosciuta, capendo però immediatamente che fosse stata quella di Abby: l'uomo guardò le macerie, guardò i mobili rotti e vari oggetti a terra, oltre che delle chiazze di sangue sul pavimento, e ci mise poco a capire cosa fosse accaduto lì dentro. 
Scosse la testa e seguí Abby, addentrandosi in quel labirinto e tenendo ben salda la sua pistola, fin quando sentí dei passi arrivare fino a loro, e subito tirò la ragazza dalla giacca per farla andare dietro di lui per proteggerla quando davanti a loro apparve Samuel con la pistola puntata nella loro direzione. 
"Oh grazie al cielo sei tornata, Abby!". Samuel sospirò e mise via la sua pistola, scuotendo la testa con aria dispiaciuta sentendosi ancora leggermente frastornato, e sorrise verso suo nipote. "Ho sentito degli spari e pensavo che stesse accadendo qualcosa". 
"Clark e Anthony erano di guardia, li ho uccisi" rispose Abby abbassando la sua pistola per riporla nella guaina attaccata alla sua cintura e fece spallucce con aria seria, guardando l'espressione stranita dell'uomo davanti a lei. "Sam ti ha detto dove tiene i miei fratelli?". 
Il cacciatore guardò nei suoi occhi azzurri così arrabbiati, ma spenti e scosse leggermente la testa. "Non parla". 
Abby scambiò un'occhiata veloce con Dean, pensando che non gli sarebbe piaciuto ciò che avrebbe fatto da lì a poco ma in quel momento non le importava cosa sarebbe successo o come avrebbe reagito. "Ci penso io". 
Dean vide la ragazza superarli entrambi e dirigersi verso le prigioni, ma fu più veloce di lei e gli si piazzò davanti, tirandola per un braccio con forza: questa volta non ebbe il tempo di riflettere su ciò che stesse facendo ed Abby non riuscì a frenare il suo istinto, facendo scivolare il suo braccio sotto quello che Dean stesse usando per bloccarla, e lo colpí con il gomito facendolo indietreggiare. 
Solo quando incrociò lo sguardo del ragazzo e lesse un'espressione dolorante si rese conto di ciò che avesse appena fatto, ma Abby non si scusò e scosse la testa, sospirando rumorosamente lasciandolo andare immediatamente. "Lo so che è tuo fratello, ma lui ha imprigionato i miei fratelli per mesi. Non vuole parlare, non vuole dire a Samuel dove sono perché è stato troppo delicato: io non lo sarò!". 
Dean annuí e mise le mani avanti, avvicinandosi nuovamente per sbarrarle la strada ma guardandola con aria seria e decisa. "Lo capisco, davvero. Sei furiosa per quello che Sam ha fatto a te ed ai tuoi fratelli. Ma fammi fare solo un tentativo, solamente uno! Lo farò confessare". 
"Quello che tu vedrai lì dentro, non è tuo fratello. Quello che ha fatto, quello che gli ho visto fare non l'avevo mai visto fare a nessuno. Mi ha torturata per tutto questo tempo, Dean. Non parlerà se ci vai piano". 
Il ragazzo ascoltò le sue parole ed annuí prendendone atto, incrociando lo sguardo di suo nonno che silenziosamente confermava per parole di Abby. 
Deglutí a fatica e respirò lentamente, poi si voltò nella direzione delle prigioni e si avviò a grandi passi stringendo i pugni, sperando di non dover dare il peggio di sé. 

 
Due settimane dopo.
 
Le mani le si strinsero sui fianchi con troppa foga, dosando malamente la forza e facendola sobbalzare per il dolore. 
Lo allontanò con tutta la forza che avesse in corpo, ma non era sufficiente perché Sam aveva riso di quel suo tentativo di fuga e l'aveva stretta più forte per avvicinarla al suo corpo. 
"Aver finto di stare insieme oggi davanti a Dean ha acceso in me tanti ricordi, come le notti che abbiamo passato insieme mentre lui era all'inferno. Te le ricordi, Abby?!". 
Sam le parlava all'orecchio con voce rauca e dal dare seducente, steinfendola a sé con arroganza e prepotenza. 
La ragazza cercò di divincolarsi senza smettere mai di lottare e riuscì ad insinuare una gamba fra le sue facendolo cadere rovinosamente a terra e creandosi l'opportunità di scappare; ma le sue mani la riagganciarono dalla cintura dei jeans, tirandola indietro e schiacciandole la schiena contro il suo petto. 
"Sam, lasciami subito! Lasciami! Non voglio farti del male!". 
Abby parlò con voce spezzata dalla paura e dal dolore, ma Sam rise nuovamente di gusto, sollevando la stoffa della maglia che indossasse per toccarle la pelle dei fianchi. "Prova a farmi male, magari questo ti eccita!". 
Tirò indietro la testa con uno scatto veloce, rompendogli probabilmente il setto nasale e facendogli mollare di nuovo la presa su di lei quel tanto che bastasse per uscire dalla porta e scappare all'esterno, ma Sam non perse l'occasione di riagganciarla neanche questa volta; fu molto meno delicato perché arrabbiato e la scaraventò con forza contro la sua scrivania, costringendola ad aprire e piegare le gambe per farla sedere sul tavolo ed insinuandosi fra esse con un sorriso. 
Le afferrò il viso con una mano e si chinò per baciarla con prepotenza, ma Abby si scansò e provò ad uscire da quella situazione colpendolo con forza, ma ad Abby sembrò di essere stretta da delle braccia di acciaio, che non riusciva in nessun modo a staccare da sé. 
Quando Sam non ne poté più di sentirla urlare, la colpí con un forte pugno al viso e la distese colpendola alla spalla sinistra per poter agire indisturbato, mentre Abby rimase incosciente per qualche secondo; per qualche istante non percepí neanche le dita di Sam che le sfiorassero le braccia e la gola, mentre le disegnava dei strani simboli addosso e la teneva ferma, ma Abby iniziò a sentirlo parlare in una strana lingua. 
Abby balzò nuovamente in piedi, perché se proprio avesse voluto averla, l'avrebbe avuta da morta. Lo colpí con un sonoro calcio fra le gambe e lo costrinse ad indietreggiare con forza, osservando quelle strane lettere disegnate sulle sue braccia e capendo perché stesse agendo in quel modo. 
"Sei pazzo, Sam! La gabbia ti ha fatto impazzire. E per quello che avresti voluto farmi te la farò pagare davvero cara!". 
Lo colpí al ginocchio facendolo cadere e gli diede un forte calcio sul viso, facendolo completamente cadere a terra; ma Sam pareva essere fatto di ferro e sembrava inarrestabile, tanto che si alzò nuovamente e le afferrò una gamba, trascinandola giù insieme a lui. 
"Lasciami andare!". 
Ma Sam le fu addosso e si insinuò fra le sue gambe con prepotenza, ridendo di gusto e bloccandola sotto di sé, lasciando che la sua mano sdillabrasse la maglietta sul lato superiore sinistro mentre cercava di continuare a disegnarle addosso gli stessi strani simboli che avesse già riprodotto sulle braccia. 
"Io non sono pazzo, Abby. Io avrò vendetta verso tutti i figli di puttana che mi hanno costretto a diventare cosi: io non sono normale perché Azazel, Lucifer volevano che io non lo fossi! Hanno tutti scelto per me da quando ero solamente un ragazzino. Ma adesso è il mio turno: farò quello che devo fare e quando avrò finito, forse avremo del tempo per rivangare i vecchi tempi e divertirci un po'. Lascia che io lo faccia e ti ridarò i suoi fratelli". 
Abby lo guardò negli occhi con aria disgustata, perché non avrebbe mai preso in considerazione quella possibilità neanche per un momento, e scosse la testa con forza, spingendo via il ragazzo dal petto che però rimase su di lei ridendo. 
"Che tu lo voglia o no, avrò quello che voglio". 
Per un istante Abby pensò che fosse davvero finita, che non sarebbe riuscita a raggiungere la porta e ad uscire dalla situazione in cui Sam l'avesse messa, e lottò con le unghie e con i denti per eludere la presa del ragazzo continuando a colpirlo al volto; riuscì a girarsi, iniziando a gattonare mentre le lacrime di paura iniziarono a scenderle dalle guance, ma Sam le fu di nuovo addosso e stavolta fu peggio, perché liberarsi dalla sua prese divenne troppo difficile ed Abby si paralizzò dalla paura. 
Pianse in preda al panico, pregando che qualcuno la venisse a salvare, e pensò che a quell'ora, se Sam non fosse mai tornato, sarebbe stata insieme a Dean sul dondolo nella veranda a guardare il cielo e a parlare, o litigare, tra di loro per poi risolvere tutto con un bacio. 
Ma invece sentí le mani del ragazzo insinuarsi sotto ai suoi vestiti per disegnarle i simboli strani sulla schiena ed Abby si rese conto che non avesse alcuna possibilità contro Sam. 
Era troppo alto, troppo più forte di lei, troppo tutto, nonostante lei avesse alle spalle anni e anni di esperienza nelle arti marziali insegnatele proprio da suo padre per evitare che si potesse trovare in delle situazione come quelle. 
Abby sentí Sam estrarre dalla sua giacca una lama affilata e molto lunga, e quando Abby si vide riflessa sulla lama lucida, per la prima volta lo supplicò di fermarsi, di alzarsi da quel pavimento e trovare una soluzione insieme, ma Sam non si scompose, pronto ad andare fino in fondo. 
Tornò a ripetere delle strane frasi in una lingua del tutto sconosciuta ed ad un tratto i simboli incisi sulla sua pelle iniziarono a bruciare e ad illuminarsi come Abby non credesse neanche possibile. 
Abby gridò di dolore e provò a liberarsi, ma Sam la schiacciava sotto di sé con tutto il suo peso e avvicinava la lama alla sua gola in modo molto pericolo e spaventoso. 
Ebbe la convinzione che quella sera sarebbe morta. Che non ci fosse altro modo per sopravvivere. 
E avrebbe tanto voluto vedere un'ultima volta Dean o i suoi fratelli. Dire loro quanto li amasse, perché non ne aveva avuto tempo. 
Abby pensava che fosse arrivata la fine, che la sua ora fosse giunta mentre guardava la lama farsi sempre più vicina alla sua gola. 
Almeno fino a quando la porta si spalancò al momento giusto e Samuel colpí il nipote con un forte colpo alla nuca, facendogli perdere i sensi e cadere rovinosamente a terra; si sentí frastornata, ma i disegni sul suo corpo smisero di fare male e di illuminarsi, ed Abby si sentí afferrare dalle braccia con forza ed allontanarsi dal corpo incosciente di Sam. 
La ragazza si spinse immediatamente fra le sue braccia aperte di Samuel mentre la paura la fece tremare ancora più forte, piangendo in maniera disperata e incontrollata, perché nonostante Sam non avesse raggiunto il suo scopo, la violenza carnale e spirituale le bruciò dentro, facendola sentire improvvisamente fragile come un cristallo, avvolta fra le braccia di Samuel. 
"Abby, svegliati! Stai piangendo!". 
La ragazza spalancò gli occhi e si guardò attorno con aria confusa e sconvolta, sollevandosi sul suo materasso e sgranando gli occhi mentre il cuore batteva così forte nel petto da farle male. 
Si rese presto conto di essere finalmente a casa, la sua vera casa a Louisville, e nella sua stanza. 
Vide sua sorella minore sorriderle ed avvicinarsi a lei entrando in camera, aggrottando però un po' le sopracciglia mentre la guardava madida di sudore e con aria confusa: si sedette sul bordo del materasso e le sorrise, sfiorandole una guancia con dolcezza. 
Dean era riuscito infine a trovare un modo per far parlare suo fratello, nonostante non gli fosse piaciuto per niente il modo in cui avesse ottenuto ciò che volesse, ed erano corsi velocemente nel luogo da lui indicato. 
Una vecchia fattoria abbandonata a meno di mezz'ora dalla base che avesse un rifugio atomico dal quale sarebbe stato impossibile uscire, dato che Sam lo avesse modificato in modo da permetterne l'apertura solamente dall'esterno. 
Abby aveva tirato fuori i suoi fratelli e li aveva stretti forte contemporaneamente in un abbraccio, sentendosi felice che stessero bene e che fossero vivi, e felice che quella storia fosse ormai finita. 
Dean aveva portato suo fratello da Bobby, chiudendolo nella panic room ed iniziando a chiedersi come diavolo avrebbero messo la sua anima di nuovo al suo posto, ma più cercava di trovare una soluzione, più il pensiero finiva sempre e solo su Abby e su ciò che avesse dovuto passare per mano di suo fratello. 
Dean l'aveva vista andare via insieme ai suoi fratelli e non si era voltata neanche una volta a guardarlo mentre saliva in auto stringendo Silver, e Dan faceva partire la loro auto azzurra; non lo aveva salutato, non lo aveva chiamato, nulla. Silenzio radio. 
E Dean non avrebbe voluto abbandonarla, non dopo quello che avesse subito, e provò a chiamarla almeno una ventina di volte in quei soli due giorni che passarono separati, ma Abby non rispose mai.
Aveva bisogno di guarire, di rimettere insieme i pezzi e questo Dean lo capiva. 
Lasciò passare la prima settimana, in cui Sam continuasse a giacere nella panic room mentre lui e Bobby si ammazzavano di ricerche e la ragazza non rispondesse mai al telefono, ma alla seconda settimana Dean decise di mollare tutto e correre da lei, almeno per una giornata, almeno per sapere come stesse. 
Durante il viaggio da Sioux Falls a Louisville di ben tredici ore interminabili, Dean la chiamò spesso per dirle che stesse arrivando, che volesse vederla, che avesse bisogno di sentirla, ma Abby non aveva mai risposto. Di nuovo. 
Pensò a quanto tutto ciò fosse colpa sua e come avrebbe potuto fermare suo fratello in un qualsiasi momento in cui se lo fosse portato dietro durante le cacce o quando avesse scoperto di non avere più un'anima. 
Schiacciò il piede sull'acceleratore e scacciò via i pensieri, stringendo le mani più forte sul volante e sperando che in qualche modo tutta quella grossa valanga di eventi si sarebbe potuta risolvere.
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Dreamer47