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Autore: Red_Coat    19/12/2022    0 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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G come Giungla
la notte comunque si allunga
le regole sono saltate
le favole sono dimenticate
G come Guerra
e giù tutti quanti per terra
non basta restare al riparo
chi vuol sopravvivere deve cambiare.

 
(G come Giungla, Ligabue)
 
La prima cosa che Tseng vide non appena riaprì gli occhi fu la sua collega, Elena, abbandonata a sedere sul gelido pavimento di quello che a tutti gli effetti sembrava essere uno scantinato; i polsi stretti da robuste catene attaccate con dei ganci al muro, le braccia penzoloni sulla testa, reclinata su una spalla. Sembrava una bambola rotta, il viso sporco di sangue e terra, gli abiti logori, i capelli arruffati. Dormiva ancora. Si guardò intorno, ma i suoi occhi faticavano a mettere a fuoco.
Tutti gli altri sensi invece si risvegliarono rapidamente, restituendogli una cacofonia di spiacevoli sensazioni.
Sentì ogni parte del proprio corpo dolere, e un sapore amaro in bocca, come di fiele, o di sangue.
Le braccia indolenzite penzolavano accanto alla sua testa, si rese conto di essere nella stessa condizione della sua collega.
C'era silenzio, anche troppo, ma all'improvviso un frastuono ritmico prese a pulsare restituendogli lancinanti fitte sul lato destro del cranio.
Guardò davanti a sé, finalmente riuscì a vedere gli angoli bui di quella sudicia cella e un'ombra oltre le sbarre che sorrideva malevola.
Era uno di quei tre spettri al servizio di Osaka, lunghi capelli argentei e soprabito nero. Quel rumore assordante era il prodotto del calcio della sua pistola che si trascinava avanti e indietro lungo le sbarre, spinto dalla mano del carceriere. Fu così che realizzò di essere rimasto anche senza armi, ma quello si ridusse ad essere il problema minore.
Sospirò quando smise, estremamente sconfitto e sollevato. Poi però l'ombra richiamò i suoi complici e il cuore riprese ad accelerare i battiti.
 
«Niisan! Uno dei cagnolini si è svegliato!» urlò, per farsi sentire al piano di sopra.
 
Poi tornò a rivolgergli un lungo ghigno famelico, in un silenzio inquietante che tuttavia fu solo il preludio all'inferno che succedette dopo.
Ancora qualche istante di silenzio, poi si udì un lento rumore di passi. Dopo aver sceso una breve rampa di scale, l'ombra di Osaka si materializzò a pochi passi dal suo complice, e stavolta il cuore di Tseng parve fermarsi.
L'uomo si portò di fronte alle sbarre, lo fissò intensamente negli occhi, in un silenzio inquietante arpionò con un movimento lento delle dita le sbarre di ferro e spinse leggermente, rivelando quanto sicuro fosse di averli finalmente in pugno.
Con un cigolio le porte della prigione si spalancarono dandogli accesso, ma il wutaiano era troppo impegnato a cercare di rimanere vigile per anche solo pensare a una fuga.
Con passo calmo e trionfale, Victor Osaka gli si parò davanti, poi si abbassò alla sua altezza piegando le ginocchia e appoggiando su di esse i gomiti.
I suoi occhi scintillarono sinistramente, e nelle sue mani si accesero piccole scintille che scomparvero subito dopo aver infuocato l'aria.
 
«Bene bene ...» mormorò sogghignando «Ben svegliato, Tseng. Ho aspettato a lungo questo momento, lo sai?» concluse, facendosi mortalmente serio «Più a lungo di quanto tu possa anche solo provare a immaginare.»
 
Questi tremò, non seppe dire se di freddo o di paura, mentre il palmo della mano sinistra dell'ex Soldier si riempiva di una fiamma vivida, avvicinandosi pericolosamente al suo volto che già ne avvertiva il bruciante calore.
Ingoiò a fatica, cercando di spostarsi il più possibile per non rimanere ustionato. Ma quella sembrava proprio l'intenzione del suo carceriere, il quale sorrise quasi divertito da quel suo patetico tentativo di proteggersi.
 
«Brucia?» domandò.
 
Quindi di colpo la spense nel pugno chiuso, facendoli ripiombare nell'oscurità. Allungò una mano verso la tasca del suo soprabito e ne trasse una siringa dall'ago grosso e appuntito, che scintillò sinistramente colpito dalla luce bianca proveniente dall'unica finestra dietro le spalle delle altre tre ombre, i fratelli di Osaka, che se ne stavano immobili ad osservare la scena con un ghigno sardonico sulle labbra sottili, quasi come stessero assistendo a una tragicomica commedia.
Il liquido di cui era piena la siringa emanava bagliori verdastri, e ci mise poco a riconoscerlo. Il siero dei SOLDIER.
 
«Non è niente rispetto a ciò che sentirai tra poco.» sibilò sadico il suo aguzzino «Dritto nelle tue vene. Perché il tuo corpo non è abbastanza forte per resistergli.»
 
In una involontaria manifestazione di paura del suo corpo, le pupille si dilatarono e il respiro prese a farsi sempre più corto, il cuore ricominciò a correre e la sua gamba si mosse, alzandosi ma restituendogli un lancinante dolore all'altezza della coscia.
Victor rise, così come fecero i suoi fratelli.
 
«Il bastardo ha davvero paura, Niisan.» osservò compiaciuto Loz.
«Guardalo. Trema come una foglia.» ridacchiò Kadaj.
 
L'ex first class annuì, sogghignando ma rivolgendo a loro solo una rapida occhiata prima di tornare a fissarlo.
 
«Già ...» replicò, incupendo di nuovo il tono «Forse dovremmo prima dargli una dimostrazione pratica di quello che il siero può fare. Così, giusto per prepararlo meglio.»
 
Ghignò di nuovo, e il suo sguardo si spostò su Elena, ancora priva di sensi. Fece un passo nella sua direzione. Lentamente, quasi gustandosi il terrore che si affacciò negli occhi del prigioniero.
Quindi sollevò una mano e richiamò dal terreno i suoi temibili fili di lifestream, che si avvinghiarono attorno alle caviglie della donna.
 
«Kadaj ... liberala.» ordinò, senza distogliere da lui lo sguardo.
 
Fino a quel momento Tseng era riuscito a non farsi prendere dal panico crescente, ma Osaka sapeva quali tasti toccare, e al solo pensiero di lasciare che la torturassero senza motivo non riuscì più a far finta di nulla.
 
«No!» esclamò, agitandosi e riprendendo a sanguinare dalla ferita alla gamba.
 
La soddisfazione negli occhi, Victor Osaka si voltò a guardarlo, assumendo un'aria falsamente sorpresa.
 
«Che c'è, Tseng?» lo canzonò «Non ti sta bene?»
 
Ma il turk era stanco di giocare.
Sospirò, raccogliendo tutto il coraggio che gli era rimasto.
 
«Cosa vuoi da noi, Osaka?» domandò «La Shinra è morta, hai ucciso tutti coloro che potevano aiutarci, ci hai visti implorare perdono. Hai vinto.» stremato, quasi spazientito.
 
Un silenzio gelido calò tra di loro. L'espressione di Victor si fece seria e i pugni si strinsero fino a tremare, gli occhi s'infiammarono di odio mentre le pupille si assottigliavano e le palpebre diventavano due fessure.
 
«Vinto?» gli fece eco, in un ringhio sommesso.
 
Una smorfia crudele e amara apparve sul suo volto.
 
«Guardami bene, cane rognoso. Ti sembro un vincente, ora?» sibilò, allargando le braccia.
 
Una domanda retorica a cui seguì un'ancor più retorica risposta.
 
«Avete perseguitato la mia famiglia, distrutto il pianeta sul quale sono nato, torturato e marchiato il mio corpo, e non contenti avete anche ucciso mio fratello, mio figlio e mio padre...»
 
Rabbioso, come una bestia ferita, Osaka gli puntò un dito contro e concluse determinato.
 
«Sarò un vincente solo quando l'ultimo di voi sarà spirato e questo maledetto pianeta lo avrà accolto nel peggiore degli inferni. L'eternità senza uno scopo, vagando alla ricerca di qualcosa che non si può più avere.»
 
Nel frattempo, i fili di lifestream erano cresciuti fino ad accarezzare pericolosamente il collo di Elena, che iniziò a riaprire gli occhi lamentandosi.
Tseng la guardò e tentò un ultimo disperato tentativo per salvarla.
 
«Ma non hai ancora quello che ti serve.» riuscì a dire, nonostante la voce rotta dal dolore «La testa di Jenova. Ti serve, e noi sappiamo dov'è.»
 
Sconcertato, Kadaj sgranò gli occhi.
 
«Come osi?!» sbottò Yazoo puntandogli contro le sue pistole e disinserendo la sicura.
«Non parlare così di nostra Madre!» gli fece eco Loz.
 
Ma un gesto di Osaka fermò tutti e tre dai loro propositi omicidi.
 
«Dove si trova? Chiediglielo, Niisan.» mormorò a denti stretti Kadaj, avvicinandosi a lui «Lei è nostra madre. Deve stare con noi! Non hanno il diritto di averla.»
 
Victor gli rivolse un lungo sguardo tranquillo e un sorriso che sembrò calmarlo.
Non si parlarono, ma attraverso la connessione mentale tra di loro gli comunicò di rimanere calmo.
"Pazienza, Kadaj. Pazienza. Fidati di me."
E la cosa sembrò funzionare, perché il turk lo vide indietreggiare di nuovo, lanciandogli uno sguardo omicida.
Allora il 1st class tornò a guardarlo, sogghignando soddisfatto e divertito.
 
«Tu credi di poter avere un certo tipo di ascendente verso di me, con questa storia. Vero, Tseng?» chiese «Credi di poterla usare per salvarti, come il tuo asso nella manica.»
 
Questi si corrucciò.
 
«Non è così?» domandò, rivolgendo poi uno sguardo agli altri tre, infuriati e impazienti.
 
Victor seguitò a guardarlo con calma e compostezza. Si alzò in piedi, e ridacchiò, scuotendo il capo.
 
«No, affatto.» replicò «Perché vedi ... io non ho bisogno che sia tu a dirmi dove nascondete la Madre. Lo so già ...»
 
Lo stupore più puro s'impadronì di lui, ma non solo. Vide i tre alle sue spalle sgranare gli occhi e rivolgere al Niisan un'espressione sconvolta.
 
«Davvero?» domandò Kadaj, senza sapere bene come sentirsi.
 
Era lieto di sapere che la situazione fosse sempre stata sotto il loro controllo, ma quella rivelazione rendeva palese che Victor gli avesse mentito per arrivare alla sua vendetta.
Doveva esserne deluso? Avrebbe dovuto aspettarselo?
Mentre cercava di deciderlo, trovò negli sguardi dei suoi fratelli la stessa emozione.
Tseng invece non era solo sconvolto, ma anche confuso, inquietato.
Alla fine i suoi sospetti si erano rivelati fondati: Victor Osaka era diventato un pericolo fuori controllo.
 
«Come?» domandò, dopo essere rimasto per qualche istante senza fiato.
 
Osaka tornò a ghignare.
 
«Nella stessa maniera in cui sapevo delle copie di Genesis.» rivelò, candidamente «E di molte altre cose. Io ...» seguitò a spiegare, toccandosi con l'indice sinistro la tempia «Ho un amico nella mia testa ... una vocina che mi rivela i vostri piccoli segreti.» sorrise soddisfatto, beandosi del suo sconcerto «Non m'interessa che tu ci creda o meno. La verità è che questo amico fa parte di me, e viceversa.»
«È Sephiroth?» domandò Kadaj, cercando di capire.
 
Victor si voltò a guardarlo, sorrise scuotendo il capo.
 
«No, non lo è.» rispose, poi tornò a guardare Tseng, ghignando divertito «Lui non fa parte di questo pianeta, di questa realtà. Ma lo conosce, molto bene. Passato, presente, e futuro. E si ... sa anche come andrà a finire. Fidati ... non sarà bello per voi.» concluse, tornando a fissarlo dritto negli occhi.
 
Nuovamente, un silenzio teso e pieno di sconcerto calò fra di loro.
Il turk guardò quegli occhi pieni di febbrile crudeltà e ripensò a quelle parole, così assurde da risultare verosimili, e nonostante questo l'unica cosa che riuscì a mormorare fu.
 
«Tu sei pazzo ... completamente pazzo.»
 
Per tutta risposta, il first class rise di nuovo. Forsennatamente, prendendosi gioco della sua miscredenza.
Menti limitate come le loro non potevano capire tutto ciò che Sephiroth gli aveva permesso di essere.
Un ponte tra due realtà.
Ma per i comuni mortali come loro si, forse poteva considerarsi pazzo, se questo voleva dire avere una mente aperta oltre il limite di ogni possibilità.
 
«Lo so ...» replicò quindi, continuando a ghignare, per poi chiedere eccitato «Per i tipi privi di fantasia come te posso sembrarlo. Ma dimmi la verità: non trovi sia fantastico?»
 
Sconvolto, Tseng non seppe più come replicare. Sentì solo brividi di paura attraversargli la schiena e ogni singolo centimetro di pelle rizzarsi.
I tre fratelli del folle invece tornarono a ridersela.
 
«Lo ammetto, Niisan. Lo è.» replicò Loz divertito.
«Già ...» mormorò Yazoo, senza riuscire a decidersi.
«Dovrei essere arrabbiato con te ...» rifletté Kadaj, aprendosi poi in un sorriso «Ma non ci riesco.» ridacchiò.
 
Victor sorrise e gli scoccò un occhiolino.
 
«Poco male.» replicò tornando a guardare tutti e tre, con un'espressione intenerita «Troverò il modo di farmi perdonare, promesso.» risolse.
 
Infine lanciò un'ultima occhiata ai suoi prigionieri e concluse, tornando a ghignare perfidamente.
 
«Ora però mi serve un regalino per il caro Rufus Shinra. Si starà chiedendo che fine hanno fatto i suoi cagnolini da guardia.»
 
Quindi estrasse dal fodero il pugnale che Hikari gli aveva donato per difenderli, e dopo aver baciato con tenerezza e devozione la lama si chiese, riflettendoci attentamente.
 
«Allora, da chi iniziamo?»
 
\\\
 
E’ sorto il sole su un piccolo mondo
e vecchi banchieri stanno pranzando
ti devi spingere ancora più fuori
che qui sei cacciato o cacciatore
la polveriera su cui sei seduto
aspetta solo un gesto compiuto
e tutti fumano e buttano cicche
hai visto il fuoco come si appicca?
 
Una busta per lettere bianca, macchiata di sangue. A recapitarla a Rufus Shinra fu un'ombra che lui non vide, perchè in quel momento era addormentato profondamente a causa della febbre e dell'ennesimo, doloroso attacco di geostigma.
Quando si riebbe la stringeva tra le mani, che qualcuno gli aveva sistemato giunte sul cuore, come un morto al suo funerale.
Non gli servì aprirla per capirne il contenuto, la carta era talmente impregnata che non appena la mosse un orecchio mozzato gli scivolò sul lenzuolo candido, assieme a una ciocca bionda di capelli.
Rabbrividì, tremando. E attraverso un'altra dolorosa fitta Sephiroth si fece sentire, ghignando divertito.
Non lo aveva mai incontrato, non sapeva nemmeno che suono avesse la sua voce, ma fu sicuro non fosse Victor o uno dei suoi scagnozzi perchè nell'attimo di un battito di ciglia l'immagine del first Class gli attraversò gli occhi.
Il sorriso sadico appena accennato, il volto illuminato dalle fiamme dell'inferno di Nibelheim.
Il trillo del suo cellulare lo riscosse bruscamente, facendolo sobbalzare.
Era il numero di Tseng, e quando rispose sentì chiaramente le grida dei suoi due Turks.
Strazianti, dolorose anche per lui che non poteva né vederli, né prendere le loro difese. Bastò udirle e brividi di paura corsero lungo tutto il corpo, facendolo tremare a causa di un freddo gelido come la morte.
Poi la voce di Victor Osaka si fece sentire. Calma, serafica.
 
«Piaciuto il regalino, Shinra?» chiese
 
Le urla si intensificano, il SOLDIER sogghignò divertito.
 
«Avrei voluto vedere la tua faccia, ma dormivi così bene. Mi dispiaceva svegliarti» lo canzonò, aggiungendo poi, incupendo il tono «Comunque sia, non preoccuparti. Te li restituirò presto... appena avrò finito di divertirmi con loro, saranno loro a divertirsi con te.»
 
Un tonfo, poi qualcun altro rise di gusto. Rufus continuò a restare in silenzio mentre le voci dei tre fratelli di Osaka si susseguivano.
 
«Dai Kadaj» fece Loz «Non intrometterti. Mi piace quando lo colpisco e fa quelle smorfie strane.»
«Devono restare vivi, Loz» replicò questi, con tono divertito.
-Fai provare anche un po' me.» si lamentò allora Yazoo «Questa qui sembra un sacco vuoto, non mi diverto.»
 
Victor seguitò a ridacchiare.
 
«Andateci piano ragazzi» li ammonì bonariamente, poi tornò a parlare con lui «Allora, Rufus? Hai perso la parola?» sghignazzò «Allora, ti piace ancora la paura?... non mi ringrazi? A ben pensarci, fai bene... Perché questo è solo l'inizio. Ti senti solo? Non temere, te li restituirò presto.» ridacchiò di nuovo.
 
Quindi la chiamata si chiuse, e solo allora Shinra si accorse di quanto quel pazzo di un SOLDIER avesse ragione.
Tremava, ma non per il freddo, talmente tanto da farsi venire la pelle d'oca.
Le immagini di Tseng ed Elena cozzarono terribilmente con le voci terrorizzate che aveva ascoltato al sicuro di una cornetta, e quello fu per lui il canto del lupo, l'ultimo macabro avvertimento prima della fine, ora spaventosamente vicina.
Probabilmente, pensò trattenendo il fiato, a questo punto i suoi Turks erano tutti morti, ma non ebbe il coraggio di pensare a quale fine Victor Osaka avesse pensato per lui.
Non ebbe neanche il coraggio di scappare. Semplicemente restò lì, in balia degli incubi che ora dopo ora, notte dopo notte, diventavano sempre più terrificanti, in attesa che il suo destino ormai scritto si compisse, e da quel giorno aspettando il ritorno dei suoi "cagnolini" circondato da un silenzio che sapeva di morte e come unica amica la sua pistola, nascosta sotto al soprabito bianco, proprio vicino alla scatola che conteneva la testa di Jenova, la sua ultima salvezza.
O almeno, l'ultima cosa che sperava avrebbe potuto ancora far pendere la bilancia dalla sua parte, e permettergli di non abbandonarsi alla morte con la stessa scarsa dignità di un condannato che sa di meritarsela tutta.
 
***
 
Yuffie Kisaragi si arrese dopo due giorni di combattimento contro il morbo dell'Apocalisse zombie. Era partita senza neanche pensare che la sua debolezza segreta, il geostigma, avrebbe potuto esporla a tale pericolo. Non era molto, aveva pensato. Giusto una macchiolina sulla schiena, ma agli zombies era bastata.
Furono giorni duri per i suoi amici di AVALANCHE, specialmente per Tifa.
Fecero di tutto per salvarla, letteralmente di tutto, perfino recarsi al mercato nero e spendere la maggior parte dei propri risparmi per comprare elisir e antidoti, nella speranza che potessero guarirla.
Ma quella non era una magia normale, i cui danni si limitano ad un semplice round di combattimento.
Le ferite erano infette, la perdita di sangue era stata elevata e nei pochi momenti di lucidità che aveva preceduto il coma la giovane ninja non aveva fatto che piangere e lamentarsi dal dolore.
Tutte quelle pozioni non avevano fatto che prolungare di qualche giorno le sue sofferenze.
La sua ultima sera, mentre tutti dormivano o cercavano di farlo, Tifa la raggiunse per portarle un po' d'acqua e conforto.
La trovò sveglia e sudata. La febbre era alta, ma nonostante ciò lei sembrava aggrapparsi alla sua lucidità con la solita testardaggine che la contraddistingueva.
 
«Tifa ...» l'accolse con un sorriso, bofonchiando il suo nome.
 
La pugile soffocò le lacrime, sorridendole tristemente.
Quella ragazzina piena di vita era diventata l'ombra di sé stessa. Faceva terribilmente male vederla così.
Si avvicinò e la aiutò a mandar giù un sorso d'acqua.
 
«È disgustosa ...» si lamentò, storcendo il naso.
 
Lockhart sorrise impietosita.
 
«Ma no ...» mormorò dolcemente, cercando di rassicurarla «È solo la febbre. Bevi, dai. Ti fa bene.»
 
Yuffie però scosse di nuovo il capo, scostando con un braccio la mano che reggeva il bicchiere.
 
«Non è che ci hai messo qualche medicina dentro?» chiese sospettosa.
 
Tifa scosse il capo.
"Non ci sono medicine per questo tipo di ferite." avrebbe voluto dirle, ma non riusciva nemmeno a guardarle la fasciatura sul braccio, che continuava a sporcarsi di liquido scuro e sangue.
Eppure a qualcuno andava il compito di medicarla, e preferiva occuparsene lei.
Barrett e Marlene erano già impegnati a prendersi cura di Denzel, che da quando aveva visto Yuffie in quello stato era ancor più spaventato del solito.
Ora dormiva abbracciato alla sua piccola amica, quindi per non svegliarlo con le grida della ninja Tifa decise che sarebbe stato meglio medicarla al piano di sotto.
Appoggiò il bicchiere sul comodino, quindi le si sedette accanto e la incoraggiò.
 
«Forza, è ora della medicazione.»
 
Ma stavolta la giovane non fu così arrendevole. Forse capiva che la sua ora era vicina, forse era davvero solo stanca.
Ma si abbandonò di nuovo sul cuscino e la implorò, coprendosi gli occhi col braccio sano.
 
«Oh, lascia stare Tifa. Lasciami qui per favore, tanto cambiare le bende non servirebbe comunque a niente.»
 
La sua voce era incrinata, ma in maniera così strana che la pugile non riuscì a capire se fosse per via del dolore, della rabbia o di qualche altra triste emozione.
La guardò scuotere il capo e s'intristì.
 
«Ma che dici, Yuffie?» replicò, cercando di risollevarle il morale «Ti rimetterai presto, vedrai.»
 
La ninja rise, disperatamente.
 
«Ma l'hai vista la mia schiena, Tifa?» domandò amara, tornando a guardarla.
 
Gli occhi lucidi, una smorfia di dolore sulle labbra.
 
«Il geostigma mi sta mangiando, non dormo da giorni e le ferite non si rimarginano. Pensi che non sappia cosa mi accadrà? Pensi che io sia cosi stupida da non capire che presto morirò e diventerò uno degli zombie di quel pazzo maniaco assassino?»
 
All'improvviso, tutta la gioia che l'aveva da sempre contraddistinta svanì lasciando il posto alla più totale disperazione e alla paura. E proprio allora il lupo cantò di nuovo, e lei ne fu così turbata che scoppiò a piangere.
Tifa restò immobile ad osservarla, impotente, con le lacrime agli occhi e il cuore spezzato.
Victor Osaka. Perché stava facendo loro tutto questo?
Qual era la colpa del Pianeta nei suoi confronti, tale da spingerlo a gettare nel più totale caos anche anime così innocenti?
Mentre se lo stava chiedendo, Yuffie le afferrò di colpo un braccio, facendola sobbalzare.
 
«Uccidimi adesso, Tifa.» mormorò, gli occhi sgranati e scavati dalla malattia e dalla privazione di sonno «Uccidimi e portami lontano, prima che io muoia da me e mi trasformi. Non voglio essere una sua pedina. La Stella di Wutai non deve essere la pedina di nessuno!»
 
Inorridita, la pugile scosse il capo, ma la presa sul suo braccio si fece ancora più stretta, fino quasi a farle male.
 
«Uccidimi, Tifa! Ora. Vincent non ha voluto farlo, Cloud nemmeno. Fallo tu per me, ti prego!» urlò, svegliando i bambini e Barret.
 
E a lei non restò che metterla a tacere con una puntura di morfina, la prima di una lunga serie, che fino a quel momento nessuno aveva avuto il coraggio di usare, per poi correre via per evitare di scoppiare in lacrime davanti ai ragazzi.
Trovò Cloud seduto al bancone del bar, immerso nel buio, mentre trangugiava un bicchiere pieno di quello che sembrava il loro super alcolico più forte.
Si voltò a guardarla, e l'unica cosa che pensò di dirle fu
 
«L'ha chiesto anche a te, vero?»
 
Un'intensa esplosione di rabbia le scoppiò in petto all'improvviso.
 
«Tu lo sapevi?» chiese sconvolta e ferita, in lacrime «Perché non mi hai avvertito, non mi hai detto niente? Potevamo aiutarla!»
 
Il biondo sorrise appena, amaro, fissando il fondo del bicchiere.
 
«Come?» chiese, perso e rassegnato «Ormai non c'è più niente da fare per lei. Anche Vincent se n'è accorto. Altrimenti sarebbe rimasto.»
 
La rabbia riesplose, più violentemente di prima.
 
«Smettila!» sbottò la ragazza «Svegliati! Basta parlare e datti una mossa! Lo sai che una cosa ci sarebbe! Trova Victor e combattilo! Perché non lo fai?»
 
Cloud fece finta di non averla sentita, limitandosi a scuotere il capo e a mandare giù un altro sorso.
Allora lei lo raggiunse e rabbiosa gli tolse il bicchiere di mano e lo scagliò a terra, infuriata, mandandolo in pezzi.
 
«Come puoi startene qui a bere mentre quell'uomo si prende il nostro mondo e le persone che amiamo? Di nuovo, proprio come ha fatto Sephiroth!» gli urlò con le lacrime agli occhi, e allora lo vide sgranare i suoi, per poi abbassare il capo e mormorare semplicemente.
«Mi dispiace ...»
 
Quindi, com'era solito fare, l'abbandonò lì e uscì, dirigendosi verso la sua moto.
Ma stavolta lei non lo lasciò scappare, anzi lo raggiunse e lo bloccò afferrandogli il braccio malato.
Cloud s'irrigidì, nella sua mente tornò il dolore e quelle immagini indelebili della notte a Nibelheim.
Sgranò gli occhi, ma Tifa parve non accorgersene.
 
«Basta scappare, Cloud.» lo supplicò «Per favore. Metti fine a tutto questo ...»
 
Ma, per tutta risposta, lui la abbracciò e mormorò, rammaricato.
 
«Non ne sono capace ...»
 
Per poi staccarsi e andarsene, nell'unico posto in cui di solito i pensieri lasciavano spazio alla memoria più dolce.
 
\\\
 
La stella di Wutai si spense il giorno seguente, al tramonto, circondata dai suoi amici.
E prima di morire, per l'ultima volta implorò Tifa di toglierle la vita, ma ancora una volta rimase inascoltata.
Con dolore chiuse gli occhi all'ennesimo
 
«Mi dispiace.»
 
E come la maggioranza delle vittime di geostigma fu sepolta sul retro del 7th heaven, contravvenendo anche al suo ultimo desiderio, di essere sepolta su Wutai ma lontano dal suo villaggio, per prevenire il rischio che una volta trasformata in zombie potesse far del male a qualcuno.
In verità, nessuno di loro prese sul serio quell'avvertimento, nonostante il notiziario in TV continuasse a parlare di altri zombie avvistati sempre più vicino a Midgar e di una non ancora confermata correlazione tra la nascita di quei mostri e il geostigma.
Intere famiglie decimate da zombies apparsi all'improvviso e trasformati anch'essi in zombies. A quanto sembrava, solo gli infetti diventavano mostri, mentre quelli sani risultavano semplicemente morti o feriti.
Alcuni di questi ultimi, una volta giunti a Midgar, raccontarono di essere stati aggrediti dai propri padri, figli, fratelli, sorelle e madri.
Eppure erano ancora troppo pochi i riscontri, e dopo aver discusso un po anche i membri di AVALANCHE decisero che era troppo pericoloso tornare a Wutai.
Denzel era malato, la morte di Yuffie aveva sconvolto sia lui che Marlene, e Barret non aveva intenzione di lasciarli soli. Fino a prova contraria, la città rimaneva l'unico posto ancora sicuro. Cid e Shera non avrebbero avuto nulla in contrario, ma Tifa si oppose al loro viaggio sostenendo che
 
«Se è opera di Victor, dobbiamo essere pronti. Se Cloud non vuole affrontarlo, dobbiamo farlo noi, insieme.»
 
Per quanto riguardava Vincent, era nuovamente sparito da giorni, diventando irrintracciabile anche al telefono.
Così, dopo averla posta in una semplice cassa di legno, in silenzio Cid e Barret scavarono una fossa nel piccolo giardino sul retro e la seppellirono regalandole lacrime e rimpianti.
La cerimonia fu semplice, ma lasciò i loro cuori pesanti di lacrime ed amarezza.
Quella sera nessuno mangiò, nemmeno Denzel, che si ritrovò a piangere stretto tra le braccia di Marlene e Tifa.
E, mentre loro dormivano insieme nel lettone confortandosi a vicenda, l'orrore prospettato dalla Principessa dei fiori aveva inizio.
 
\\\
 
Il sole ti è contro ti porta alla luce
non riesci a distinguere tutti i nemici
è proprio quando ti senti un po’ in pace
che sa presentarsi la bestia feroce
anche fra loro si stanno sbranando
non hanno fame ma mangiano intanto
e l’abitudine che li mantiene
così spietati, così senza fine.
 
Prima fu solo una serie di colpi e versi gutturali, difficilmente udibili attraverso i metri di terra che ricoprivano la bara.
Poi all'improvviso, dopo un inquietante scricchiolino secco, una mano pallida e sanguinante spuntò dal tumulo, afferrando la terra attorno al palmo e trascinando faticosamente su il resto del corpo.
Lo zombie di Yuffie Kisaraghi, sepolta con un paio delle sue preziose materie e con le sue armi, si liberò del suo bozzolo di terra e grugnendo sinistramente strisciò fuori dal cortile e poi per strada, la bava alla bocca e gli occhi spenti, senza meta ma con una sola missione: uccidere chiunque le capitasse a tiro, e trasformare i malati.
Alla fine, proprio come da lei prospettato, l'Apocalisse zombie era giunta anche ad Edge, e lei era diventata suo malgrado la fautrice dell'ultimo atto della guerra.
 
\\\
 
Un grido terrorizzato svegliò tutti coloro che ancora dormivano, inclusi Tifa ed i ragazzi.
Dal piano di sotto, Cid imprecò. Rumore di vetri rotti.
 
«Shera, chiudi quella dannata porta! Sbrigati!»
 
Una serie di colpi li fece sobbalzare.
Marlene e Denzel si strinsero a lei, che iniziò a tremare, guardando confusa Barret.
 
«Tifa, che succede?» le chiese spaventata la piccola Marlene.
«Barret, Tifa! Per l'amor del cielo, qualcuno venga a darci una mano! Non ce la facciamo da soli!» urlò nuovamente Cid.
 
Il frastuono al piano di sotto crebbe.
 
«Vado io, tu sta con i ragazzi.» decise Wallace, e a lei non restò che annuire.
 
Chiusero la porta a chiave e attesero, mentre dal piano di sotto i rumori diventavano sempre più forti.
Agli spari e ai tonfi improvvisi si unirono grugniti gutturali e sinistri ringhi, le urla di Shera e Cid e i colpi di mitraglia di Barret, assieme alle sue imprecazioni.
Tifa trattenne il fiato, cercando di mantenere il sangue freddo. Sentì Denzel e Marlene tremare tra le sue braccia; in contrasto con quei rumori, il silenzio nella stanza si fece ancora più appiccicoso, quasi volesse divorarli.
All'improvviso un terribile urlo di dolore fece sussultare tutti e tre. Cid gridò disperato il nome di sua moglie, mentre Barret ricominciò a mitragliare. Tutto si concluse con un ultimo tonfo sordo, la porta che sbatteva e un pianto straziato.
Per qualche istante, tutti e tre fissarono la porta chiusa con il terrore di vederla spalancarsi.
Poi Marlene, stanca di aspettare, si liberò dall'abbraccio e corse alla finestra. Tifa la seguì, ma non poté evitarle di vedere il terrificante spettacolo di una Yuffie tramutata in zombie, sporca di terra, le ferite aperte putrefatte, gli occhi spenti e la bava alla bocca, circondata da tutti i malati che era riuscita ad infettare, almeno una ventina.
Alla bambina sfuggì un grido, ma Tifa fu pronta a tapparle la bocca con una mano, trascinandola indietro prima che gli zombies si accorgessero di loro.
Il cuore a mille, la bambina che si stringeva singhiozzante a lei, andò in panico ma non ebbe il tempo per concedersi questo lusso.
Denzel cadde in ginocchio a terra, tenendosi la testa con le mani. Aveva la febbre alta, ma non poteva rimanere a letto.
Da dietro la porta, la voce di Barret tornò a tuonare.
 
«Tifa, dobbiamo andarcene alla svelta da qui.» mormorò, il più sottovoce possibile «Shera è morta, gli zombies sono fuori alla porta. Useremo l'uscita di servizio, sperando che non siano anche li.»
 
Pur non riuscendo a capire neanche una parola di quello che l'uomo le aveva detto, Lockhart gli si precipitò contro e mormorò, implorante, mentre Marlene gli si aggrappava al collo e sprofondava gli occhi chiusi dentro al suo petto.
 
«Denzel sta male, non può camminare. E se lo infettassero?»
 
Barret si diresse verso il giovane, svenuto a terra, se lo prese in groppa e uscì di nuovo dalla stanza.
 
«Ci assicureremo che non lo facciano. Andiamo.» decretò.
 
Così finiva la loro seconda possibilità, il loro nuovo inizio.
In un'alba tetra, mediante il ghigno di uno zombie che aveva le fattezze di uno dei loro più cari amici, e senza Cloud ad aiutarli.
Lui aveva preferito fuggire, piuttosto che mantenere la promessa di esserci sempre e ad ogni costo, e questo sarebbe stato il suo più grande rimpianto fino all'ultimo istante di vita.
Una carta che Victor Osaka aveva intenzione di giocare fino in fondo.
 
Mai quanto basta nascosto
potresti essere il prossimo
oppure il prossimo pasto
e puoi urlare che tanto la giungla soffoca la tua voce


 

Yuffie Kisaragi




 
NDA:  BUON NATALEEEEEEEEE!!!! xD
Ciao a tutti miei cari lettori e lettrici (anche se probabilmente starò facendo la fine della bollicina di sodio dell'acqua lete xD).
Allora, ammetto di essermi presa una pausa bella bella lunga, cavolo è da Giugno dell'anno scorso che non aggiornavo più! PERDOOOONO!! E quale regalo di natale migliore se non finire finalmente "Yes,Sir" e dare il via ad un 2023 pieno di novità???
Come chi mi segue da tanto ormai sa, la mia assenza è giustificata dal fatto che mi sono concessa un pò di questo tempo per pubblicare i primi due volumi del romanzo tratto da questa fiction, ovvero "FIGLI DELLA LUNA", che potrete trovare su Amazon in ebook e cartaceo. Il secondo volume è uscito proprio in questi giorni, e aoviamente è una storia che non ha niente a che vedere con le atmosfere distopiche di Final Fantasy VII, ma Victor se la meritava una storia tutta sua, e io avevo bisogno di metabolizzare il lutto perchè questa storia sta per finire e non mi sentivo ancora pronta a lasciarla andare. Ora invece lo sono, perchè oltre al terzo capitolo della trilogia di figli della luna ho intenzione di scrivere altre due fic a tema final fantasy 7 che si collegano a questa, quindi direi che adesso posso davvero mettermi comoda e godermi l'arrivo insieme a voi.
Anche potrebbero essere più adatti ad Halloween che a natale, gli ultimi capitoli di "Yes,Sir!" saranno i miei regali per voi, e quando finalmente sarà riuscita a dare una conclusione a questa storia avrò tutto il 2023 per continuare a parlare di Victor, con i miei romanzi originali ma anche con il seguito di "Yes,Sir" e la fiction prequel che ci porterà nel medioevo di FF7, con i Cetra e tutto ciò che li riguarda. Il remake mi ha regalato spunti stupendi per quanto riguarda ciò, vedere la società dei cetra prendere vita anche solo per un breve filmato di nemmeno un minuto è stato bellissimo e userò sicuramente quelle informazioni per quella nuova avventura.
Spero siate pronti a seguirmi ancora, e visto che ci sono anche molti giocatori nuovi grazie al remaster di Crisis Core (non serve che io dica quanto mi ha fatto piacere rigiocarlo) se qualcuno di voi è capitato su questa storia spero davvero che non vi lasciate spaventare dal numero dei capitoli e vogliate dargli una possibilità. Aspetto i vostri commenti, e le vostre impressioni.
Bene, ci risentiamo prestissimissimo col 193esimo Capitolo! La fine del mondo è arrivata!!!
   
 
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