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Autore: VaniaMajor    21/12/2022    2 recensioni
Kagome possiede un portafortuna. Non avrebbe mai immaginato che a causa sua sarebbe stata portata in un altro mondo, coinvolta in una guerra orribile e legata misteriosamente a un demone dai capelli d'argento...Ma chi è il Principe dai capelli neri dei suoi sogni? Perchè la sua onee-chan deve soffrire tanto? E c'è speranza di tornare a casa...viva?! La ricerca delle Hoshisaki è iniziata. Una AU di Inuyasha e della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 32

IL PERICOLO ALLE CALCAGNA

 

Kagome uscì dalla capanna, lasciando ricadere la stuoia alle proprie spalle con un gesto stanco. Si guardò attorno, cercando Inuyasha. Non faticò a vederlo: spiccava in mezzo agli altri, col suo abito rosso e i capelli d’argento. Stava parlando con la vecchia Kaede e Kagome decise di attendere che terminasse. Di certo stavano discutendo di Kikyo e non voleva disturbarli. L’anziana donna stava finalmente ricevendo sollievo dopo anni di tormenti ma Kagome non si sentiva in grado di affrontarla, per il momento. Ricordava ancora troppo bene come l’avesse rifiutata non appena riconosciutala come la reincarnazione della sorella e, a dirla tutta, non era riuscita a recuperare i ricordi familiari di Kikyo…solo il suo legame con Inuyasha e le terribili immagini della loro fine.

Si sedette fuori dalla capanna, portandosi per un attimo le mani alle guance fattesi calde. Non era il momento di ripensare alla sua conversazione del giorno prima con Inuyasha, ma le sue parole e il suo abbraccio erano ancora con lei, come se non fosse mai uscita dalla sua stretta. Eppure, dovevano pensare ad altro. Naraku aveva lanciato minacce ben precise, che adesso i monaci stavano tentando di appurare tramite la loro rete di comunicazione spirituale. Miroku era acciaccato ma stava già meglio. Sango, invece, aveva avuto bisogno immediato dell’aiuto di Shinsetsu e Kagome aveva appena terminato un secondo intervento risanatore. La ferita era andata vicino ad essere mortale e Sango, una volta ripresa conoscenza, non aveva fatto altro che torturarsi per essersi lasciata sottrarre le Hoshisaki di Gake. Le aveva appena chiesto di Kohaku e Kagome si era trovata ad abbozzare una risposta a metà, non sapendo cosa dire. Il ragazzo stava in vita a malapena.

Sospirò, allungando le gambe e infilandosi le dita tra i capelli, reggendo la testa che le doleva un po’. Sembrava stesse andando tutto bene, o almeno che fossero sulla strada giusta…e adesso dovevano ricominciare daccapo.

“No, non daccapo. La Stella di En non è riunita ma è presente, non meno di quella di Gake. Se solo fossimo certi che Sesshomaru e Anna sono al sicuro…”

Kagome era davvero preoccupata per la sorella maggiore. Naraku si aspettava la morte di Anna o del fratello di Inuyasha, o meglio ancora di entrambi. Avrebbe fatto leva sul loro legame, com’era avvenuto per Kikyo e Inuyasha? Oppure i due erano ancora ai ferri corti e Naraku avrebbe sfruttato la distanza tra loro? Kagome corrugò la fronte. Anna e Sesshomaru…Conosceva poco l’Imperatore di En e non pensava vi fosse qualcosa di vivo in grado di penetrare la sua corazza di gelo. Anna era una ragazza speciale, più matura della sua età. Aveva sofferto ed era coraggiosa, ma era anche molto fragile e troppo portata al sacrificio. Questo poteva essere stato sufficiente ad accendere una scintilla in quel cuore praticamente immobile? Oppure Anna rappresentava il perfetto esempio di pedina da sfruttare e abbandonare alla prima occasione? Gemette al pensiero, fin troppo plausibile. Avevano avuto pochissimo tempo per conoscersi e con uno come Sesshomaru anche i decenni potevano essere una quantità insufficiente.

«Sango sta male?»

La voce di Inuyasha, così vicino a lei, la fece sussultare. Alzò lo sguardo a incontrare le iridi d’ambra del Principe di En, che l’aveva raggiunta e stava valutando con aria cupa la sua espressione preoccupata.

«Oh…no, sta meglio. Penso che domani o dopo riuscirà ad alzarsi. – rispose, quasi balzando in piedi – Ci sono novità?»

«Secondo Kaede, dovremmo sapere qualcosa tra non molto. Le comunicazioni tra i monaci vanno veloci. Stavi pensando a quello che ha detto Naraku?»

«Sì. Sono preoccupata, Inuyasha. Fin dal principio, temevo per mia sorella vicino a tuo fratello. Anna è stata rifiutata troppe volte nella sua vita e Sesshomaru…beh, mi sembra sia stato chiaro che non avrebbe accettato una Junan diversa da quella che ha perduto cinquant’anni fa.» mormorò Kagome, tormentando Shinsetsu al proprio collo. Non voleva parlare male di Sesshomaru davanti a Inuyasha, ma tra i due non era sempre corso buon sangue e non la sorprese più di tanto la smorfia che solcò il volto dell’hanyo.

«Sesshomaru ha la testa più dura del marmo, hai ragione, e l’empatia di una stalattite di ghiaccio. – disse, amaro – Però Rin era riuscita a tirare fuori da lui qualcosa di inaspettato. Dietro quell’armatura odiosa, c’è un’anima. Sesshomaru avrà fatto di tutto per non mostrarla a tua sorella, ma se sono destinati a completarsi…Bisogna anche mettere in conto che, per quanto testardo, Sesshomaru ha dedicato tutta la sua vita a En. Non farebbe mai nulla per mettere in pericolo il suo controllo sull’Impero e sulla sua Stella.»

«Anna sa aiutare…e sa sacrificarsi. Proprio questo mi fa paura.» mormorò Kagome, poi gli prese con timidezza una mano e strinse. «Inuyasha, di che tigre stava parlando Naraku? Cosa ha messo sulle loro tracce? Hai detto che si tratta di un incubo che ritorna…»

«Non ne sono sicuro. – ammise lui, ma qualcosa lo turbava e alla fine aggiunse – Mi ha fatto venire i brividi quando ha parlato di una tigre che atterra un cane perché…mio padre…fu un moko-yokai a ucciderlo. Il suo nome era Soichiro.»

Kagome si coprì la bocca con una mano, scioccata.

«E…che fine fece? Vi vendicaste?» chiese, in un sussurro. Inuyasha le strinse la mano a sua volta, quasi facendole male.

«Non fu possibile. Io ero solo un bambino, Sesshomaru poco più che un adolescente. Ci avrebbe provato ugualmente, ma Naraku assorbì Soichiro per utilizzarne il potere e ci strappò la vendetta. Quella maledetta tigre era il precedente Portatore di Kookatsu, l’Astuzia, nonché Imperatore di Gake prima che Naraku, all’epoca il suo generale migliore, gli soffiasse tutto da sotto al naso…»

«Inuyasha, Kagome-sama! Abbiamo novità.»

La voce di Miroku li interruppe. Si voltarono per vedere il monaco affrettarsi verso di loro per quanto glielo concedevano le recenti ferite. Anche lui stava poco bene, ma aveva insistito perché gli sforzi di Kagome si concentrassero su Sango.

«È vero: dopo il cedimento del confine in zona Inuzuka, è comparso un moko-yokai potente e violento, fuori controllo, capace di usare il fuoco. – li avvisò, togliendo loro speranza che Naraku avesse mentito – Peggio, sembra che sia spinto in avanti dagli inu-yokai della Grande Famiglia.»

Inuyasha strinse i denti in una smorfia di rabbia e disgusto, chiudendo le dita sull’elsa di Tessaiga.

«Bastardi traditori…» sibilò, pallido.

«Nessuna notizia di Anna e Sesshomaru?» chiese Kagome, angosciata.

«Nessuna, nemmeno Jaken a Palazzo ne sa nulla. Si sono tenuti lontani dai villaggi e dagli scontri, ma pare che qualche giovane inu-yokai abbia mantenuto fede all’Imperatore di En e si sia preso l’onere di avvisarlo del pericolo incombente. Ho detto di aggiungere, se avessero altri contatti con loro, che Naraku sta viaggiando a sua volta nella loro direzione, con tutti i frammenti della Stella di Gake.» Strinse le labbra, abbassando lo sguardo in un’espressione di frustrazione e posandolo per un istante sulla mano coperta dal rosario. Fu un attimo, ma sia Inuyasha che Kagome se ne accorsero. «Eravamo così vicini al successo…- mormorò il monaco, facendo eco ai pensieri di Kagome – Non potrò biasimare Sesshomaru se me ne riterrà responsabile. Non avrei dovuto abbassare la guardia. Bisogna riunire la Stella di En senza perdere altro tempo o siamo tutti perduti.»

«È quello che faremo. Non possiamo più permetterci di prendere le misure con le nostre Hoshisaki, la Stella va riunita e basta. – disse Inuyasha, brusco – Se Sesshomaru non è ancora riuscito a far funzionare Tenseiga, sarà il caso che si sbrighi a confezionare un miracolo.»

«Noi cosa faremo?» chiese Kagome.

«Io e te partiamo subito. Per strada, continueremo a chiedere notizie di Sesshomaru. Viaggeremo molto veloci. Te la senti? – le chiese e la ammirò in cuor suo quando la vide annuire senza un tentennamento, con una luce decisa negli occhi – Miroku, ho bisogno che tu invece ti diriga dritto verso i monti Sorayama. Devi essere pronto per la riunione della Stella e impiegherai più di noi ad arrivare alla tua meta. Dovremmo riuscire a raggiungerti in breve tempo. Vai con Sango, se se la sente di continuare, altrimenti fatti prestare Kirara e lasciala qui con suo fratello. Capirò.»

Miroku annuì, poi mormorò: «Grazie di concederle una scelta.»

Kagome, commossa, lo abbracciò forte, perdendosi in questo modo l’espressione dapprima scioccata e poi decisamente minacciosa di Inuyasha. Miroku abbracciò a sua volta la ragazza, ma con estrema cortesia, facendo al contempo un gesto e un sorriso rassicurante al Principe di En.

«Miroku, se Sango dovesse decidere di venire con te abbiate cura l’uno dell’altra. – disse Kagome, scostandosi un po’ per guardare il monaco dritto in faccia – Smetti di girarci intorno e dille che le vuoi bene. Ne ha bisogno e sono sicura che anche lei te ne voglia.»

«Kagome-sama…» disse Miroku, imbarazzato nel rendersi conto che i suoi sentimenti le erano palesi.

«Cerca solo di non farlo sapere anche a Naraku. Ama spezzare i legami tra le persone.» disse Inuyasha, amaro, tirandosi vicina Kagome con un gesto piuttosto possessivo. Miroku annuì, perdendo il sorriso al pensiero.

«Posso salutare Sango?» chiese Kagome.

«Veloce.» borbottò Inuyasha, ma entrò nella capanna con lei. Miroku li attese fuori, li salutò un’ultima volta, li vide partire. Inuyasha non avrebbe certo risparmiato gli sforzi per raggiungere Sesshomaru, il peso di Kagome sulle sue spalle non lo avrebbe rallentato. Il destino di En pendeva sul capo di due coppie. La prima aveva trovato il proprio legame, che prometteva di diventare sempre più stretto, e per loro Miroku non era preoccupato. Il pensiero di Sesshomaru e Anna, invece, gli faceva contrarre lo stomaco. Naraku era stato troppo sicuro di sé…

«Speriamo che facciano in tempo.» sussurrò, poi prese un respiro profondo ed entrò nella capanna per parlare con Sango. Non le avrebbe detto niente dei sentimenti che conservava per lei. La scelta della Cacciatrice doveva essere libera e, come Inuyasha gli aveva ricordato, l’amore all’ombra della malvagità di Naraku era una debolezza che non potevano concedersi senza correre il rischio più alto.

***

Viaggiarono in silenzio per giorni interi. Non si scambiarono più una sola parola, nemmeno per motivi futili. Quel vuoto li avvolse, li strinse in un’atmosfera soffocante che li rese pallidi, assenti, sempre più distanti dalle proprie emozioni. Avevano lo scopo di raggiungere la Fonte dei Desideri e sembrava non vi fosse futuro oltre a quella meta. La comunione di spiriti creata alla Grotta degli Echi era stata negata da entrambi, anche se le Hoshisaki non si erano ribellate. Tra loro non c'era odio, solo gelo. Kagura continuava a seguirli a distanza, ricordando costantemente con la sua presenza la loro ultima conversazione, aspettando come un avvoltoio un segnale di rottura. Altri erano sulle loro tracce, sempre più vicini. Sesshomaru se n’era accorto perfettamente ma non aveva condiviso l’informazione, contando di raggiungere la Fonte prima di doversi occupare di qualunque altra seccatura vi fosse alle loro spalle.

Quella notte, quando ormai mancava poco più di una giornata di viaggio alla Fonte, si erano fermati alle pendici di una collina rocciosa, avvolta dalle nebbie leggere sprigionate dalle sorgenti calde della zona. Sesshomaru sedeva su uno sperone roccioso, con un braccio appoggiato al ginocchio piegato, e guardava la luna quasi piena. Il suo colore, identico a quello di Junan, appariva e svaniva nella foschia. C’erano domande e dubbi, dentro di lui, a cui non voleva dare ascolto ma che stavano ingigantendosi e si richiamavano l’uno con l’altro come gli echi della Grotta.

Prese Tenseiga e la sollevò, fissandola come se volesse cavare dalla spada le sue risposte. Non si era mai chiesto se stesse facendo la cosa giusta. Quando prendeva una decisione, la seguiva con sicurezza implacabile e non aveva mai avuto modo di pentirsene…tranne quando si era trattato di Rin, ma in quel caso non avrebbe mai potuto prevedere la mossa azzardata di Naraku. Ora, in un momento in cui ogni azione poteva rivelarsi decisiva in un senso o nell’altro, per la prima volta avvertiva dentro di sé il dubbio di aver scelto la strada sbagliata.

“Cos’altro si chiede da me?!” aveva detto a Kiokuchi. La sensazione di avere addosso il peso del mondo e di stare per lasciarlo cadere era fortissima dentro di lui e non capiva perché. Da qualunque lato guardasse la situazione, si stava comportando nel modo più logico. Usare il desiderio, ottenere l’uso di Tenseiga, trascinare tutti i Portatori delle Hoshisaki ai monti Sorayama, sconfiggere Naraku e chiudere la faccenda purificando la Stella di En. Cosa poteva esserci di sbagliato in questo?

Il suo sguardo cercò la sagoma di Anna. Era seduta un po' più in basso e gli dava le spalle. Riusciva a vederla piuttosto bene perché la foschia rifrangeva e diffondeva il lucore violaceo della luna. Aveva immerso i piedi e una parte delle gambe in una delle fonti calde ed era immobile come una statua. Da lei non veniva l'odore di un'emozione, come dalla loro ultima conversazione in poi.

Quella donna era un mistero che non riusciva a sciogliere. Era un'alleata, ma anche un guaio capitato sulla sua strada. Rin l'aveva scelta per lui, ma al contempo era contaminata da Naraku. Lo attraeva e repelleva contemporaneamente.

“Non raccontarti frottole. Ha attratto la tua attenzione, troppo. Questo è il problema, questo ti allontana. Non vuoi essere guidato, ti senti spinto dalla volontà altrui a creare e mantenere questo legame. Odi questa sensazione. - si disse, stringendo senza pensarci l'elsa di Tenseiga – Occorre ammettere che è una donna coraggiosa. Non c'è piaggeria in lei, è intelligente. Ha una capacità di comprensione fuori dalla norma. È innocente, sanguina alla minima parola volta a ferire. Perché questo mi fa sentire in errore?”

La guardò di nuovo, come se volesse cavarne un segreto. Lo aveva accusato di aver creduto senza problemi a Kagura, pur di mettere in discussione la sua buona fede. Era vero, se ne rendeva conto. Aveva immaginato fosse per la sua mancanza di trasparenza e per il proprio diritto di difendere l'eredità paterna, ma la motivazione era molto più semplice. Il fatto che fin dal principio lo avesse seguito con lo scopo di guadagnarsi la trasformazione e un ritorno a casa propria, lo aveva riempito di fredda rabbia, come se lei fosse stata spergiura.

“Non voglio che torni umana? Non voglio che se ne vada?” si chiese, con una smorfia di disprezzo per se stesso. In quel momento, Tenseiga tremò sotto le sue dita e Sesshomaru si tese, chiedendosi se le Hoshisaki al seguito di Inuyasha fossero in pericolo. Poi vide la luce di Junan scaturire dalla fronte di Anna. Non era troppo forte, né malsana, ma l'Hoshisaki si era attivata per qualche motivo. La vide abbassare il capo e prendere la fronte tra le mani, poi Anna si lasciò scappare un gemito mentre si raggomitolava, tirando verso il petto anche le gambe bagnate. La bolla di gelo di cui si era ammantata negli ultimi giorni si infranse e il caotico profumo delle sue emozioni lo assalì, mostrandogli una sofferenza abissale e qualcosa di caldo, commovente, che non capì.

Sesshomaru era già accanto a lei prima ancora di aver formulato il pensiero. La prese per le spalle e la girò verso di sé, afferrandole poi la nuca con la mano destra per costringerla ad alzare il viso. Vide il lucore delle lacrime che le avevano bagnato le guance, ma lo sguardo era perso, lontano, mentre la bocca era tesa in una smorfia di sofferenza. L'Hoshisaki illuminava la fiamma sulla sua fronte con una luce pulsante, dolce, che però l'aveva attirata lontano dal mondo reale.

«Cosa succede? Anna?» la chiamò, brusco, poi gli scappò tra le labbra: «Rin? Sei tu?»

Il sangue gli si gelò nelle vene e la vista gli si offuscò quando dalla bocca schiusa della ragazza uscì una voce che conosceva fin troppo bene.

«Non fatele del male, Sesshomaru-sama. Abbiate fede nella vostra Rin, che vi vuole tanto bene. Ve ne vorrà sempre.»

«Rin...» sussurrò, rauco e sfiatato, avvicinando quel viso al proprio per cercarvi traccia della sua piccola protetta, in uno sforzo disperato e destinato all'insuccesso. La luce dell'Hoshisaki vacillò e si spense, mentre gli occhi azzurri della giovane donna tornavano a fuoco. Vi fu un istante, un solo attimo prima che tutto attorno a loro tornasse avvolto dal solo chiarore arcano della foschia, in cui Anna gli si mostrò senza filtri, ancora incapace di esercitare il controllo datole dal sangue yokai. Vide tristezza, non solo per sé ma per lui. Lo guardava con una partecipazione dolorosa, come se provasse pietà per l'Imperatore di En. Ma non era pietà, non solo...lui conosceva l'odore di quell'emozione, di cui Rin lo inondava negli ultimi tempi della sua vita, ogni volta che tornava al castello da lei...Un profumo caldo, avvolgente, pericoloso. Qualcosa che lo stava inconsciamente portando a tirarla più vicino a sé, fino a sfiorarsi col respiro. Mentre la luce di Junan li lasciava, lui avvertì le mani di Anna sfiorargli le guance, come se volesse posargliele a coppa sul viso in un gesto gentile, protettivo, poi il corpo si tese nella sua stretta e le mani scesero bruscamente alle spalle, spingendolo via senza violenza ma con fermezza finché lui non la lasciò andare.

«Era Rin. - disse Anna, rauca, di nuovo padrona di sé anche se teneva lo sguardo rivolto altrove – Ha cercato...di intervenire. La situazione non le piace.»

«Sì, mi ha parlato. - disse Sesshomaru, lieto di essere riuscito a sua volta a non far trapelare quanto la voce della sua piccola defunta lo avesse sconvolto – Cosa ti ha mostrato? Cosa ti ha detto?»

Anna fece un gesto vago, passandosi poi le dita tra i capelli in un movimento inconscio che rivelò il suo nervosismo interiore.

«Quanto bene vi ha voluto e continua a volervi. Non ce n'era bisogno. Lo sapevo già.» disse, atona.

Sesshomaru, pur sentendo un vago calore nel petto per quella reiterazione di affetto capace di andare al di là della morte, corrugò la fronte. Era dunque questo che aveva sentito? L'emozione che lo avvolgeva e concupiva era stata di Rin e si era manifestata attraverso Anna come poco prima aveva fatto la sua voce? Eppure, quel profumo dolce e inebriante non lo aveva mai attirato in Rin, spingendolo anzi quasi a fuggire per fare in modo che svanisse. Con Anna, la tentazione di lasciarsi trasportare era stata per un attimo quasi impossibile da contenere. Se si trattava di un'emozione di quella ragazza, però, questo significava che...

«C'è un pericolo alle nostre spalle. Rin non ne conosce la natura, ma incombe su di noi.» Anna lo riportò alla realtà con quelle parole appena prima che più voci lontane attirassero l'attenzione di entrambi, facendoli tendere. Ascoltarono, i sensi sovrannaturali all'erta, poi Anna mormorò: «Cercano voi, Sesshomaru-sama. Chi può essere, in piena notte su queste colline?»

«Inu-yokai. Tre giovani della Grande Famiglia, a giudicare dalle voci e dagli odori. - disse Sesshomaru, alzandosi in piedi – Riprenditi. Vado a sentire per quale motivo mi stanno cercando.»

«Ma la Grande Famiglia...»

«Alcuni giovani sono ancora fedeli a En. In ogni caso, pensi potrei temere qualcosa da tre pivelli?» chiese lui, brusco. La vide tentennare, poi esalare un sospiro e rinunciare a trattenerlo. Si allontanò, nascondendo per l'ennesima volta a se stesso il desiderio di interpretare ciò che era accaduto fuori e dentro di lui.

Anna tornò a sedersi vicino alla polla d'acqua calda, trattenendo il proprio tremito interiore. In quel momento, non pensò nemmeno che Kagura era nei dintorni o che vi potesse essere un pericolo. Era troppo contenta che Sesshomaru si fosse allontanato, permettendole di recuperare un minimo di controllo.

«Rin...- mormorò, sfiorando l'Hoshisaki sulla propria fronte e facendo una smorfia – Smetti di spingermi. Sono già dove mi volevi, sto facendo quello che desideravi. Andare oltre mi ucciderebbe e ciò che tu sei stata per lui non si applicherà mai a me.»

Perché torturarla con le immagini di un passato vissuto nell'adorazione di Sesshomaru? Perché instillarle a forza quei ricordi non suoi? Tanto, il danno ormai era fatto. Si era consumato, per lei, nella Grotta degli Echi ed era stato suggellato dal giuramento espresso all'esterno di essa. Sesshomaru le era entrato nel sangue. Non tanto il gelido Imperatore di En, che difendeva la propria vulnerabilità con spietata fermezza, quanto quel Sesshomaru che aveva potuto conoscere e capire dai suoi ricordi. Il bambino solo, sottoposto a un addestramento crudele. L'adolescente che aveva dovuto combattere per tenere insieme la famiglia, un regno, il rispetto dei suoi simili. L'uomo che era stato tanto gentile con una bambina orfana e che si era legato a lei con un tenero affetto che ancora adesso lo distruggeva dall'interno. Il Signore di una terra che per lui era carne e sangue, una responsabilità che gli pesava addosso come un macigno insieme al destino delle Hoshisaki, senza un attimo di tregua.

Rin le aveva mostrato Sesshomaru attraverso i suoi occhi ed era stata un'esperienza dolorosa, quasi straziante. Certo, attivando Junan la precedente Portatrice era riuscita a rompere il muro di silenzio tra loro, ma questo non cambiava nulla.

«Non posso amarlo, Rin, perché lui non mi amerà mai.» disse alla notte con voce rauca. Si alzò di scatto, irata con se stessa. Aveva deciso cosa fare nel momento in cui Sesshomaru le aveva fatto capire di non riporre alcun interesse nel suo futuro: avrebbe ottemperato al proprio giuramento, spendendosi per la Stella di En fino in fondo, poi se ne sarebbe andata. Quel mondo era pieno di magia, a quanto sembrava. Forse, un giorno, sarebbe riuscita a tornare umana...a tornare a casa.

“Casa...”

Il vuoto che rispose a quella parola, dentro di lei, le trasmise un profondo senso di stanchezza. Alzò la testa e si tirò in piedi, decidendo di andare incontro al trio che aveva chiamato Sesshomaru. Quando li raggiunse, il rapporto dei tre giovani inu-yokai era quasi terminato e perfino nel buio Anna si accorse che l'Imperatore di En era pallido come un morto. I nuovi arrivati si zittirono con l’approssimarsi di lei, ma Sesshomaru fece loro cenno di proseguire.

«Sono a due giorni da qui, Sesshomaru-sama. Lui si muove in modo indipendente e in forma originale, quindi temiamo sia più vicino. – disse uno di loro, riluttante – Nessuno di noi sarebbe in grado di fermarlo, ma se doveste ordinarcelo…»

«Non avrebbe senso. Piuttosto, chiudete la fuga a Tashiki e agli altri vecchi, nel momento in cui saranno costretti a battere in ritirata. Al moko-yokai penso io.» lo interruppe Sesshomaru, con voce venata di disprezzo per coloro che lo avevano tradito.

«Crediamo che nessuno, voi escluso, possa tenergli testa.»

«È così. Il vecchio Imperatore di Gake non è un demone qualunque. – disse Sesshomaru, con un’amarezza che Anna non comprese – Ora andate. Kagura, la Demone del Vento, ci tiene d’occhio. Non permettetele di farvi perdere tempo.»

«L’abbiamo notata, Vostra Altezza, ma ci ha lasciati in pace e crediamo anzi che si sia allontanata.»

Sesshomaru si incupì, mentre i tre si dileguavano nella notte, tornando indietro. Se Kagura si era addirittura allontanata, significava che a Naraku non dispiaceva affatto che lui venisse a sapere del suo ultimo trucchetto. Oppure Kagura aveva piani tutti suoi che ancora restavano al di là della sua comprensione?

«Di che moko-yokai stavano parlando?»

La voce di Anna, un sussurro teso, lo riportò alla realtà. Vi fu un attimo di silenzio, perché gli risultava difficile mettere in parole una situazione che lo turbava più profondamente del dovuto.

«Soichiro, Imperatore di Gake prima che il suo più spregiudicato generale gli rubasse il trono e la vita.» disse, atono.

«Non capisco…» disse Anna e Sesshomaru comprese di essere stato troppo criptico.

«Naraku arrivò a possedere più Hoshisaki di Soichiro. Lo soggiogò e lo usò per i suoi scopi, poi lo assorbì insieme a Kookatsu, l’Astuzia. – si fermò un istante, poi aggiunse – Fu Soichiro a uccidere mio padre.»

La sentì inalare fra i denti, bruscamente, ma la sua voce non ebbe un cedimento quando chiese: «È un nemico che possiamo sconfiggere?»

«Io posso. Soprattutto ora che Soichiro è un morto vivente privo di Hoshisaki. – affermò Sesshomaru, guardandola dritta in faccia come a sfidarla a pensare il contrario – Che ci raggiunga prima o dopo essere giunti alla Fonte, se incrocia la mia strada non resterà niente che Naraku possa riassorbire.»

«Quindi proseguiamo?»

«Tenseiga è la priorità. Soichiro può aspettare, se è lanciato al nostro inseguimento non tarderà comunque a raggiungerci. Prima avrò dalla mia entrambe le Hoshisaki che porto, prima potrò cancellarlo dalla faccia di En.» disse Sesshomaru, poi la guardò. Se l’episodio di poco prima aveva risvegliato emozioni in lui, sul suo viso non ce n’era traccia. «Preparati a combattere. Avrai modo di dimostrarmi la fedeltà al tuo giuramento.»

«Sarò pronta, Sesshomaru-sama.» disse lei, atona. Di nuovo, come era accaduto giorni prima, il fatto che lei fosse tornata a quel tono formale attizzò la sua ira. Le voltò le spalle, incamminandosi, e quando Tenseiga vibrò piano al suo fianco vi posò una mano come per zittirla. La spada, o forse la sua stessa immaginazione, gli rimandò alla mente la strana visione di Anna che perdeva energia, si faceva debole, cadeva…Sarebbe accaduto davvero? La lotta contro Soichiro avrebbe visto la fine di questa nuova Portatrice di Junan?

“Che senso ha il fatto che Rin e Tenseiga non facciano altro che spingermi verso di lei, se è destino che si perda?” si chiese, sorprendendosi per la forza della rabbia che gli ribolliva dentro. Il futuro era ancora incerto? Dipendeva da lui?

Rin gli aveva ribadito un eterno affetto, ma Sesshomaru temeva che avrebbe finito per tradire il suo sentimento una seconda volta.

***

«Aiutami a capire, Kagura: sei stupida, pigra o in malafede?»

La voce di Naraku, il bagliore dei suoi occhi rossi nel buio le misero i brividi e Kagura ringraziò mentalmente la propria Hoshisaki per la dissimulazione che le offriva. Lui era arrivato mentre la Demone del Vento controllava a distanza l’arrivo dei giovani della Grande Famiglia, ai margini delle montagne ricche di fonti. Non aveva avuto alcun sentore dei suoi spostamenti, nessuna comunicazione nei giorni passati, e le si era ghiacciato il sangue nelle vene quando era comparso, forte di cinque Hoshisaki su sei, intimandole di allontanarsi con lui per evitare che Sesshomaru avvertisse la sua presenza.

“Come le ha ottenute?! Bankotsu e Jakotsu sono fuori dai giochi, si vede…ma Inuyasha e compagnia? È riuscito a farli secchi?!” si era chiesta, piuttosto scioccata. Questa imprevista fortuna di Naraku significava che i giochi erano quasi fatti e il suo tempo per trovare un modo di essere libera stava terminando.

«Puoi anche sgridarmi o deridermi, se ti va, ma non mi hai dato un compito facile.- disse, acida, aprendo il ventaglio e facendosi aria con noncuranza – Ho cercato di ammazzare quella ragazza e ancora un po’ ci rimango secca io, lasciando la mia Hoshisaki a Sesshomaru. Non avevamo tenuto in conto che io e lei siamo Opposti…te n’eri dimenticato?»

«Non esattamente.» la provocò Naraku e lei chiuse di scatto il ventaglio.

«Beh, bello scherzetto. Da lì in poi, ho fatto quello che volevi. Ho atteso di vederli creare un legame e sì, ti posso assicurare che qualcosa c’è, ma non ne potevo più di attendere un ordine di parte tua, sapendo che hai anche sguinzagliato Soichiro. Ti ho preparato il terreno, è tutto pronto per una tragedia delle tue e se non mi ringrazi stavolta significa che non sai apprezzare il lavoro dei tuoi alleati!»

«Oh…davvero? Quindi ho capito male quando i Saimyosho mi hanno fatto sapere che hai guidato Sesshomaru alla ricerca del potere che potrebbe dargli l’uso di Tenseiga, giusto?» chiese Naraku, mellifluo.

«Hai capito benissimo. Non vedi il nesso? Quel potere era stato promesso alla ragazza, per tornare umana! Sesshomaru l’ha rivendicato per sé senza un pensiero per lei, quindi il loro legame…»

«…vacilla. – finì per lei Naraku – Ma le Hoshisaki si rifiutano di nuovo?»

«No. E qui entri in scena tu…o meglio, la trappola che hai preparato.- disse Kagura, con disinvoltura – Non vedi? Se le Hoshisaki sono ancora in armonia, significa che a un livello profondo il legame si è instaurato e permane. In questo modo, il sacrificio di chiunque tra loro…»

«…sarà una ferita fatale per l’altro.- la interruppe di nuovo Naraku, ormai in sintonia con il piano di lei e pronto a vederne gli sviluppi – Senza contare che Sesshomaru potrebbe decidere di lasciarla indietro come vittima sacrificale, per il bene di En.»

«Pervertendo così le proprie Hoshisaki e perdendo il controllo della Stella di En.» mormorò Kagura, sperando di aver ben nascosto il buio terrore che quell’ipotesi le suscitava. Voleva separare Sesshomaru da Anna, voleva quella ragazza nel mondo dei defunti, ma non a costo di consegnare il mondo nelle mani di Naraku. La sua speranza era stata che raggiungessero la Fonte e Sesshomaru esprimesse il suo desiderio ben prima dell’arrivo di Soichiro o Naraku.

“Dannazione agli Shichinin-Tai e a quel pivello di Inuyasha!” pensò. Il silenzio di Naraku si prolungò e Kagura si tese suo malgrado. In quel momento, si decideva se e quanto avrebbe potuto vivere ancora fuori dal corpo del maledetto hanyo. Naraku aveva cinque Hoshisaki su sei, poteva decidere di reclamare Mukanshin e recarsi direttamente alle montagne sacre per ricreare la Stella di Gake. In questo caso, Kagura sarebbe stata assorbita di nuovo oppure, privata dell'Hoshisaki, avrebbe finito per palesare le proprie reali emozioni a Naraku, venendo uccisa ugualmente. Oppure ancora, Naraku poteva avere ancora desiderio di assistere alle sofferenze altrui e questo le avrebbe fatto guadagnare tempo. Provò quasi una vertigine quando Naraku avvicinò una mano al pettorale della sua strana armatura e afferrò due frammenti di stella, separandoli dal proprio corpo.

«Molto bene, Kagura. Al momento, la situazione mi piace e non c'è fretta.- disse, riempiendola di sollievo – Vieni, accompagnami da Soichiro. Ho un prestito da fargli, un buon auspicio per il suo incontro con Sesshomaru e con quella ragazza.»

Kagura annuì, notando che Naraku si stava privando dell'Astuzia e della Crudeltà.

“Tanto ne ha da vendere di suo.” pensò, caustica, ma annuì e seguì docilmente il proprio padrone in volo. Non vista, lanciò un'ultima occhiata al panorama roccioso.

“Sesshomaru, corri come se non ci fosse un domani.- pensò - Questa volta non potrò fare nulla per aiutarti. Naraku è deciso ad avere la vostra vita e ti servirà ogni scintilla di potere delle Hoshisaki che porti con te per riuscire a sopravvivere.”

   
 
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