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Autore: Keeper of Memories    21/12/2022    4 recensioni
Dal testo:
"Soppesò la situazione per alcuni istanti.
«In cosa consisterebbe questo lavoro, dunque?» chiese, riportando lo sguardo sulla giovane.
«Alla fine di quest’anno, si terrà un evento nella città di Philadelphia. Un prezioso opale verrà esposto per un breve periodo durante una festa, prima di essere donato a un membro di una famiglia di reali europei. Il committente vuole quell’opale.»
«Mi state chiedendo di rubare!»
Natalia distese la sua espressione, dipingendo un dolce sorriso innocente sul suo volto fanciullesco.
«Mi è stato detto che le vostre mani sono molto abili. È corretto?»
Francis sorrise serafico. «Lo sono, in più modi di quanti possiate immaginare.»"
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Quattro persone assoldate da quattro misteriosi committenti; quattro incarichi che li vedranno nemici, poiché la posta in gioco è troppo alta per lasciar correre. Chi ne uscirà vincitore? Ma soprattutto, chi sono questi misteriosi committenti?
[Human!AU]
[FrUk] [Ameripan]
Genere: Azione, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Giappone/Kiku Honda, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Parigi, aprile 1873
 
Kiku Honda aveva sempre trovato la cattedrale di Notre-Dame uno spettacolo suggestivo e meraviglioso, soprattutto a quell’ora, quando il sole calava progressivamente tingendo le candide mura dei colori del tramonto.
Guardò brevemente il blocco di fogli che reggeva in mano. Rimase abbastanza soddisfatto del disegno a carboncino che aveva fatto, la facciata della cattedrale era ben proporzionata, tuttavia mancavano ancora alcuni dettagli. Doveva sbrigarsi, o la luce non sarebbe bastata per permettergli di terminarlo.
Qualcuno lo stava guardando.
Lo percepì mentre la facciata della cattedrale prendeva forma sul foglio, sotto il carboncino ormai ridotto a un moncherino.
«Posso fare qualcosa per voi?» disse a voce alta, senza guardare in una direzione precisa.
«Vi chiedo perdono, non volevo infastidirvi» disse una voce maschile alle sue spalle. Parlava un ottimo francese, ma con un accento strano che Kiku non aveva mai sentito.
«Non mi state infastidendo» rispose Kiku, riponendo i suoi disegni all’interno del cappotto e voltandosi finalmente nella direzione del suo interlocutore.
È un ragazzino, fu il primo pensiero di Kiku.
Osservandolo meglio, realizzò che probabilmente non aveva che pochi anni meno di lui, e che i limpidi occhi blu e il volto fanciullesco l’avevano necessariamente tratto in inganno.
«Ho notato che disegnate molto bene, signor… Honda, giusto?» disse, un sorriso candido dipinto in volto.
«Vi ringrazio. Posso sapere perché mi cercate?» chiese, confuso dalla spigliatezza del suo interlocutore.
«Ah! Giusto. Dovevo parlarvi di una questione importante.»
Kiku annuì. «Possiamo fare una passeggiata?»
«Certamente. Che sbadato, non mi sono presentato! Il mio nome è Raivis Galante» disse, alzando il cappello e facendo un breve inchino.
«Piacere di conoscervi» rispose, imitando il suo gesto. Aveva imparato abbastanza in fretta i modi di fare degli europei, per sua fortuna.
I due s’inoltrarono nelle strade parigine, senza una meta precisa. Il giovane Raivis iniziò a discorrere di letteratura, dei romanzi e degli autori che più aveva apprezzato. Questo comportamento lasciò Kiku confuso, poiché, per quanto trovasse interessante la conversazione e i consigli del suo interlocutore, non comprendeva cosa ci fosse di così importante o urgente.
«Vi chiedo perdono, ma temo sia giunta l’ora di rientrare per me» lo interruppe, notando come ormai l’ora della cena si stesse avvicinando.
«Santo cielo! Sono mortificato. Dovevo discutere con voi di qualcosa di importante ma la lingua mi ha portato altrove. Posso chiedere qualche altro minuto del vostro tempo, signor Honda? Se non è un disturbo.»
Kiku sospirò. «Per favore, fate in fretta.»
«Certo, certo» disse, cercando con attenzione qualcosa nelle ampie tasche del soprabito scuro, alla ricerca di qualcosa.
«Ecco a voi. Credo possa interessarvi» disse quindi, porgendogli una piccola fotografia, che prese con delicatezza.
Una morsa d’acciaio strinse lo stomaco di Kiku, come se lo avessero appena colpito. Anche sotto la tenue luce del lampione, riuscì a distinguere chiaramente ciò che quell’immagine sfocata rappresentava.
«Voi… sapete cos’è questa, signor Galante?» chiese al giovane, restituendogli la foto. Le sue mani tremavano, sperava vivamente che Raivis non lo notasse.
«L’armatura da samurai della vostra famiglia» rispose candidamente questo, con sicurezza «È in possesso della persona che mi ha mandato a discorrere con voi, per cui faccio le veci.»
«La mia Nazione ha requisito quell’armatura, dovrebbe essere stata smantellata.»
«Non è così. È in possesso della persona che mi ha mandato da voi. Non gli è stato difficile acquistarla» ribadì il giovane, l’espressione fattasi più seria.
«Posso chiedervi perché mi state dando queste informazioni?»
«La persona per cui lavoro vorrebbe offrirvela in cambio dei vostri servigi.»
Kiku scosse la testa. «Voi vorreste… no. Sono costretto a rifiutare.»
«Signor Honda, mi rendo conto di avervi dato l’impressione sbagliata» aggiunse prontamente Raivis «Tuttavia, vorrei precisare che sono a conoscenza del triste destino della vostra famiglia. Vostro padre era un dissidente, corretto?»
Kiku s’irrigidì. «Mio padre non approvava la nuova politica. Ha fatto una scelta ed è morto con onore perseguendola. Non è lo stesso per me, né mi è concesso possedere un oggetto del genere.»
«Ne siete sicuro?» chiese Raivis, piegando leggermente la testa di lato «Ora vivete in Francia, non certo perché la vostra famiglia è apprezzata nel vostro Paese d’origine. In più, qui non vi è stata imposta alcuna restrizione. Non volete possedere nuovamente qualcosa che portava così tanto onore e orgoglio a vostro padre?»
Kiku tacque per alcuni istanti, troppo impegnato a riportare ordine nelle sue emozioni confuse. Il suo giovane interlocutore non aveva tutti i torti, gli sarebbe piaciuto possedere nuovamente almeno uno dei cimeli di famiglia che era stato costretto a cedere.
«Prima di darvi una risposta, gradirei sapere in cosa consistono questi “servigi”» disse, soppesando silenziosamente la sua posizione.
«Ma certo. Alla fine di quest’anno, si terrà un evento importante nel Nuovo Mondo. Nella città statunitense di Philadelphia, una gemma preziosa verrà esposta a un lussuoso ricevimento, prima di essere donata a un membro di una famiglia reale europea. Abbiamo ragione di credere che qualcuno voglia rubarla. La pietra sarà ufficialmente sorvegliata, chiaramente, ma è probabile che questi ladri siano abbastanza scaltri da evaderli.»
«E quindi avete bisogno di qualcuno tra gli invitati che la sorvegli. È corretto?»
Raivis sorrise. «Corretto, Signor Honda. Prima che me lo chieda, non dovrà preoccuparsi delle spese per il viaggio, se decidesse di accettare.»
Kiku annuì pensieroso.
«Se permettete, vorrei prima pensarci» disse pacatamente.
«Mi troverete fra tre giorni davanti alla splendida cattedrale che stavate disegnando. Alla stessa ora» disse il suo interlocutore, facendo un cenno di saluto con il capo «Non posso concedervi altra occasione. Buona serata.»
«Buona serata» rispose Kiku, imitando il suo gesto, prima di inoltrarsi nelle strade di Parigi. Aveva molto di cui pensare, ma, si rese conto, non poteva assolutamente farlo a stomaco vuoto.

 
*********************
 
 
San Francisco, settembre 1873
 
Alfred guardò i dieci uomini radunati davanti a sé, concentrando ogni singola energia in suo possesso per tenere a bada le tumultuose emozioni che lo stavano attraversando.
«È con profondo rammarico che vi comunico che fra non più di due mesi dovreste lasciare il vostro impiego presso la Jones Railways» annunciò, forse con tono più solenne del dovuto.
Bisbigli si sollevarono, di protesta e sconcerto. Quegli uomini dopotutto lavoravano per la sua azienda da più di dieci anni, quando era ancora suo padre a gestire ogni cosa.
«Sono spiacente» aggiunse «tuttavia, non dipende da me. Non ricevendo più alcuna commessa, non ho modo di pagarvi oltre al tempo che vi ho indicato. Usate questi due mesi per trovare un altro impiego e che Dio vi abbia in gloria.»
Alfred li guardò uscire uno per uno dal suo ufficio, sentì le loro occhiatacce risentite come spilli sul suo petto.
Aveva mentito.
Date le attuali finanze della compagnia, sarebbe stato fortunato se fosse riuscito a dare loro lo stipendio del prossimo mese.
Iniziò a camminare avanti e indietro nel suo piccolo ufficio, cercando di richiamare alla mente tutte le opzioni che aveva per valutarne la migliore. Dopo alcuni minuti, si lasciò cadere nella poltrona, esasperato. Il suo sguardo cadde inevitabilmente sulla piccola foto che teneva sulla scrivania di mogano, raffigurante sé stesso da giovane, abbracciato a suo padre.
Che cosa avresti fatto al mio posto?
 
I suoi pensieri via via più cupi vennero interrotti da un rumore di nocche sulla porta. Si alzò pigramente e andò lui stesso ad aprire, immaginando fosse uno dei suoi presto ex- dipendenti venuto a lamentarsi. Non fu affatto così.
Un giovane uomo, forse della stessa età di Alfred, lo salutò toccandosi il cappello.
«Il signor Alfred Jones?» chiese, con un inglese dal forte accento straniero.
«In persona» rispose, con un sorriso che morì sulle sue labbra in pochi istanti «se cercate un impiego presso la Jones Railways, devo deludervi.»
Il giovane si lisciò i vestiti sgualciti e scosse la testa, improvvisamente conscio dell’apparenza che il suo vestiario gli dava.
«Non temete, non è per questo che sono qui. Sono appena arrivato in città e non ho avuto il tempo di darmi una rinfrescata. Sono qui per affari.»
«Oh, certo!» disse Alfred, spostandosi per far entrare il suo visitatore «prego, accomodatevi. Bevete del whiskey, signor…?»
«Tolys Laurinaitis. Molto volentieri, grazie» rispose, accomodandosi a una delle sedie di legno poste davanti alla scrivania.
Alfred riempì due bicchieri con ciò che rimaneva nell’ultima bottiglia del suo whiskey preferito e ne porse uno al suo ospite, sedendosi quindi sulla sua poltrona.
«Cosa vi porta da queste parti, signor Laurinaitis?»
«Affari. Ho una proposta per lei che potrebbe essere di fondamentale importanza per le finanze della Jones Railways» disse, bevendo un sorso di whiskey.
«Per le finanze…?»
«Sono consapevole della crisi che sta attraversando il vostro Paese, signor Jones» precisò Tolys, sentendo lo sguardo sospettoso di Alfred su di sé «la Jay Cooke&Company è fallita poche settimane fa, corretto? So che investiva in attività come la sua.»
«È così» ammise, un po’ a malincuore «Cosa volete propormi, allora?»
«Alla fine del prossimo mese, ci sarà un ricevimento a Philadelphia. Verrà esposta una gemma preziosa, prima che questa venga donata a un nobile europeo. Abbiamo scoperto che qualcuno proverà a rubarla.»
«Ah! Ma… non potreste semplicemente assoldare più guardie? Perché io?»
Tolys scosse la testa. «Sospettiamo sia o siano organizzati. Abbiamo bisogni di qualcuno tra gli invitati che sorvegli la gemma senza dare nell’occhio.»
«Inoltre, signor Jones» aggiunse, il volto illuminato da un ampio sorriso «la fama della vostra famiglia vi precede! Si dice che vostro padre fosse un portento con le armi da fuoco e sono sicuro che lo stesso sia per il sangue del suo sangue.»
Alfred scoppiò in una fragorosa risata, un po’ per l’ironia della situazione, un po’ per la fitta che i ricordi risvegliati da quelle parole gli provocarono al petto.
«Diciamo che il mio vecchio mi ha insegnato un trucchetto o due, si» disse, tornando serio «Ma cosa otterrei in cambio, esattamente? Inoltre, non sono nelle condizioni economiche per affrontare tale viaggio.»
L’espressione di Tolys cambiò, lasciando sul suo viso un sorriso che però non coinvolgeva affatto il suo sguardo.
«Beh, innanzitutto, otterreste la gratitudine di una nobile famiglia europea dall’ingente patrimonio.»
«Quantifichiamo “ingente”, signore.»
«Abbastanza da stare tranquilli forse per un altro anno. Oh, non preoccupatevi del viaggio» disse Tolys, posando una busta voluminosa sulla scrivania «Qui c’è tutto. Biglietti del treno, alloggio. Dovete solo portare il vostro abito migliore, signor Jones. E la pistola.»
Gli occhi di Alfred s’illuminarono di gioia.
«Perché non l’avete detto subito, signor Laurinaitis? Partirò immediatamente.»




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Noticine a piè pagina:
Salve! Rieccomi con la seconda parte dell'introduzione dei nostri protagonisti. Insomma... un inglese, un francese, un americano e un giapponese si trovano a Philadelphia. No, non è una barzelletta.
Piccole info storiche: siamo nel bel mezzo della restaurazione Meiji e le famiglie di samurai, come quella di Kiku, o perdono potere e rinunciano alle loro tradizioni, o si ribellano; la rivolta più famosa (ma non l'unica) è quella di Satsuma del 1877. Per quanto riguarda l'America, nel settembre del 1873 inizia la seconda più grande crisi economica degli USA, chiamata amichevolmente "Panico del 1873"; quello che ho citato è il fallimento di una delle più grandi banche statunitensi, dichiarato proprio allora.
Spero che la storia vi sia piaciuta e, se avete voglia, fatemi sapere cosa ne pensate! A presto^^
   
 
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