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Autore: Milly_Sunshine    23/12/2022    2 recensioni
Aurora, giovane professoressa di matematica, viene invitata a trascorrere un weekend a casa di un'amica di famiglia. Oscar è il figlio della padrona di casa, è un giornalista che ha lasciato il lavoro per inseguire il sogno di diventare scrittore. Tra i due c'è una forte attrazione e sembrano destinati fin da subito l'una altro. Tuttavia, non sempre la realtà è facile come la si immagina e a volte basta poco perché vecchi segreti che dovevano rimanere tali possano venire alla luce: nel passato di Oscar ci sono ombre e segreti dolorosi sui quali Aurora vuole fare luce. Contesto "persone adulte che vivono negli anni '80/90" non esiste come opzione, quindi vada per contesto generale/ vago, l'unica che può essere adatta.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era raro che Nora fosse in ritardo, quindi Aurora si stupì nel non vederla nel punto in cui si erano date appuntamento. Si era aspettata di trovarla con aria impaziente e con la sigaretta accesa in mano, oppure tra le labbra, ma non c'era nessuno. Per un attimo si chiese se si fosse trattenuta a guardare qualche bancarella, ma Nora non prestava molto attenzione alle bancarelle di fiere e mercati, quando si trovava a passare per fiere o mercati. La notò invece immersa in una conversazione con un uomo dall'aria distinta che poteva avere intorno ai quarant'anni. Sembrava molto assorta, non c'era da stupirsi che l'appuntamento imminente le fosse passato di mente.
Aurora attese con pazienza, decidendo di non disturbarla. Fu tuttavia Nora ad accorgersi di lei e, con un cenno della mano, la invitò ad avvicinarsi. Aurora esitò, chiedendosi se fosse il caso, ma si rese conto che anche l'uomo che parlava con Nora l'aveva vista ed era ormai girato a guardarla.
Si avvicinò e, prima ancora che Nora potesse proferire parola, l'uomo dichiarò: «È colpa mia, sono io che le ho fatto perdere tempo.»
Nora glielo presentò.
«Questo è Gabriele, ti ho parlato di lui.»
Aurora annuì, rivolgendosi a lui: «Sì, esatto, Nora mi ha parlato molto di te. Io sono Aurora, una sua collega.»
Gabriele azzardò: «Anche tu insegnante di lingue straniere?»
«No, insegnante di matematica» replicò Aurora.
«Interessante» osservò Gabriele. «Quando andavo a scuola, mi piaceva la matematica.»
«Belle parole» ribatté Aurora. «Mi piacerebbe, almeno ogni tanto, sentirle pronunciare anche da qualche mio studente.»
Risero tutti, poi Gabriele azzardò: «Sarà meglio che vada. È stato un piacere conoscerti, Aurora. Ci sentiamo stasera, Nora.»
Nora confermò, guardandolo andare via con aria sognante.
Aurora osservò: «Non sapevo che dovevi vederti con lui, prima di trovarti con me. Se l'avessi saputo, non ti avrei disturbata.»
«No, nessun disturbo» la rassicurò Nora. «Io e Gabriele ci siamo incontrati per caso, pochi minuti fa. È stata una sorpresa, una bella sorpresa. Non me lo aspettavo proprio.»
«Se vuoi passare il pomeriggio con lui» le suggerì Aurora, «Sei ancora in tempo. Fai ancora in tempo a fermarlo.»
Nora scosse la testa.
«No, mi piace rispettare i miei impegni e sono stata io a proporti di vederci oggi pomeriggio. In più, te l'ho detto, non voglio essere asfissiante. Non sono nessuno, per lui. O meglio, non sono ancora nessuno. Se mai dovessi interessargli, non voglio che si senta come se non lo lasciassi respirare.»
«Se ti piace, prima o poi dovrai farglielo capire» replicò Aurora. «Cerca di non lasciartelo scappare.»
«Non me lo sto lasciando scappare, o almeno, spero di no» ammise Nora. «Penso che tu l'abbia capito. Sono meno esuberante e decisa di quanto faccio credere. Sono brava a parlare della vita sentimentale degli altri, ma non sono mai riuscita a combinare molto con la mia. Ogni fidanzato che ho avuto si è stancato di me dopo poco tempo, oppure mi sono stancata io. Ho inseguito uomini sbagliati e non vorrei fare lo stesso errore. Con questo non voglio dire che Gabriele sia sbagliato come persona o che lo fossero gli altri, solo, erano sbagliati per me. Quando ero più giovane speravo di trovare l'uomo della mia vita prima dei trent'anni, ma adesso che ne ho ventinove non ho più questa fretta. O meglio, se trovassi l'uomo della mia vita sarei molto felice, ma non voglio correre il rischio di scambiare per l'uomo della mia vita un tizio qualsiasi. Non voglio trovarmi in una situazione in cui poi sia troppo tardi per tirarsi indietro.»
Aurora le ricordò: «Non è mai troppo tardi.»
«Parli del tuo ex con cui stavi una volta?»
«Anche.»
«Non sa cosa si è perso.»
Aurora puntualizzò: «Ha sempre avuto altre ragazze, forse non si ricorda nemmeno di me.»
«Ha avuto altre ragazze, ma non ha più te» ribatté Nora. «So che sembra banale da dire, ma non ti meritava. Davvero, non si meritava una come te. Oscar è stato fortunato a incontrarti e credo che tu sia stata fortunata a trovare Oscar, anche se ha i suoi misteri che ancora non sei riuscita a svelare.»
Aurora abbassò lo sguardo.
«Oh, no, mi sembra che sia la gente che gli sta intorno quella che ha dei segreti. Dopo quello che abbiamo visto ieri, non so più cosa pensare.»
Erano state al salone nel quale lavorava Emilia, con Aurora che aveva fatto credere a quest'ultima di essere arrivata lì per caso, trascinata dall'amica. Emilia non aveva dato segno di non credere a quella storia, ma del resto non sembrava interessarle la ragione della sua presenza, per lei si trattava soltanto di una cliente e, nello specifico, di una cliente di cui non si sarebbe occupata in prima persona: mentre la titolare lavorava sui capelli di Aurora, Emilia doveva vedersela con Nora.

******

«È sposata?»
Aurora sussultò.
Non si aspettava che la titolare del salone le facesse domande sulla sua vita privata.
«No» si limitò a rispondere.
«Fidanzata, allora?»
«Non da tanto.»
Sperò che la sua risposta sintetica lasciasse intendere che non ci teneva a fare grandi proclami a proposito della sua esistenza, ma non ebbe l'effetto sperato. Per fortuna, tuttavia, la parrucchiera si concentrò su qualcosa di meno invasivo.
«Che lavoro fa?»
«Sono professoressa, alle scuole superiori.»
«Cosa insegna?»
«Matematica.»
«E i suoi alunni sono bravi, oppure sono degli asini?»
Aurora fece una mezza risata.
«Diciamo metà e metà, con poche vie di mezzo.»
«Se ci fossi io, in mezzo ai suoi alunni, penso di sapere in che categoria sarei.»
Aurora non disse nulla, sperando che significasse la fine della loro conversazione, ma chiaramente non fu così. Dall'altro lato del salone, invece, Nora sembrava avere molta più fortuna di lei: Emilia non parlava molto, né faceva domande che potessero apparire sgradite o imbarazzanti.
Aurora rimase nella morsa delle chiacchiere della parrucchiera ancora piuttosto a lungo, tuttavia quella donna doveva giudicare la sua professione ben più interessante della sua vita sentimentale, dato che la maggior parte delle domande che le pose riguardarono curiosità su come andassero le cose a scuola.
Continuò su quello stampo fino verso la fine del lavoro e Aurora andò avanti a risponderle, sperando che la finisse, senza mai vedere le proprie speranze trasformarsi in realtà.
Emilia fu la prima a terminare, con Nora, che da parte sua si alzò in piedi e si mise a guardare una fotografia attaccata alla parete. Ce n'erano parecchie, che ritraevano entrambe le parrucchiere. Emilia, in quel ritratto, appariva insieme a un uomo e a un bambino piccolo.
Nora azzardò: «È la sua famiglia?»
Emilia annuì.
«Sì, questo angelo è il mio bambino, qualche anno fa.»
«E l'uomo immagino sia suo marito» osservò Nora. «Il bambino gli somiglia parecchio.»
Emilia sorrise.
«Sì, me lo dicono tutti quelli che l'hanno conosciuto.»
Nora le chiese quanti anni avesse il bambino, se andasse bene a scuola e se praticasse qualche sport, fingendo di nutrire un interesse smodato per il mondo infantile. Emilia le rispose e le domandò se avesse figli. Proprio in quel momento, anche Aurora poté alzarsi in piedi.
Nora la invitò a raggiungerla e, continuando a fingere un interesse viscerale per i bambini, esclamò: «Guarda che amore questo angioletto! Non è bellissimo?»
Aurora annuì.
«Sì, molto bello.»
Finse di guardare con attenzione l'immagine del bambino, ma in realtà era concentrata sull'uomo che stava accanto a Emilia. La donna aveva una pettinatura diversa in quello scatto e sembrava lievemente più giovane, doveva trattarsi di una fotografia risalente a qualche anno prima. Il marito sembrava sulla trentina, forse meno, aveva il volto magro e i capelli castani che sembravano un po' spettinati. Sorrideva, così come sorridevano Emilia e il bambino. Sembrava il ritratto di una famiglia felice.

******

Aurora e Nora si allontanarono dalle bancarelle e andarono a sedersi su una panchina dall'altro lato della strada.
«Hai detto a Oscar quello che è successo?» volle sapere Nora.
«No.»
«Non gli hai detto che siamo state nel salone dove lavora Emilia?»
Aurora confermò: «Non gliel'ho detto.»
«Come mai, se non sono indiscreta?»
«Non c'era molto da dire.»
«Sì, c'era tanto da dire. Emilia dovrebbe essersi separata dal padre di suo figlio, stando a quanto ha raccontato a Oscar e ai suoi amici - o presunti amici, forse è una definizione migliore.»
Aurora puntualizzò: «Va bene, non è bello che questa possa avere mentito sul proprio stato civile, ma non vedo perché dovrei raccontare a Oscar i fatti suoi, o meglio, quelli che credo essere i fatti suoi. Magari c'è un motivo per cui ha quella foto nel salone. Potrebbe avere un significato, per lei, essere stata scattata in un momento a cui è molto legata.»
Nora obiettò: «Secondo me dovresti dirglielo. Emilia ha cercato di intromettersi nella vostra vita privata, provando a farti venire dei sospetti a proposito di Oscar. Non dovresti avere tutto questo rispetto, quando si tratta dei fatti suoi.»
«Emilia ha sbagliato a presentarsi sotto casa mia e a fare quello che ha fatto» puntualizzò Aurora, «Ma non ci guadagno niente a raccontare a Oscar che, nel salone di parrucchiera dove lavora, c'è una sua foto in cui si trova insieme a suo marito e al loro bambino, quando in realtà la maggior parte delle persone che si sono separate non si terrebbero sotto gli occhi tutto il giorno una foto in cui sono insieme al loro ex coniuge. Mi sono fatta delle domande, questo sì, ma non ho pensato fosse opportuno condividerle con Oscar.»
«E, sentiamo» la esortò Nora, «Che domande ti sei fatta?»
«Mi sono chiesta se Emilia e suo marito stiano ancora insieme e se abbia fatto finta di essere single solo perché pensava che fosse più facile fare amicizia con Vittorio e con quell'altro tizio, oppure se sia l'amante di uno di loro e non voglia che gli altri sappiano che è sposata. Nulla di tutto ciò, però, ha a che vedere con Oscar.»
«Hai scartato l'ipotesi che Emilia fosse attratta da Oscar, ma se avesse mentito sul proprio stato civile proprio nella speranza di fare colpo su di lui?»
«Non saprei. Non mi convince. Se fosse stato così, perché dirmi per prima cosa che tra lei e Oscar non c'era mai stato niente? Se voleva allontanarmi da lui, sarebbe stato più scontato farmi credere che Oscar mi avesse tradita con lei. Perché architettare tutta questa storia con Vittorio, perché mi facessi raccontare da lui qualcosa su Oscar? Non ha senso.»
Nora fu costretta ad ammettere: «Hai ragione, dovrebbe essere una squilibrata per architettare un piano così contorto, se volesse semplicemente portarsi a letto Oscar. E poi, se davvero prima di te non aveva relazioni fisse, siamo così sicure che non ci sarebbe stato lo stesso, anche se Emilia era sposata?»
Aurora replicò: «Io e Oscar non parliamo molto del suo passato e non gli ho mai fatto domande in tal senso. Non so se le donne con cui stava occasionalmente erano tutte nubili, né mi interessa. Su quello che dici, comunque, hai ragione, il fatto che Emilia potesse essere sposata probabilmente non le avrebbe chiuso tutte le porte.»
Nora aggiunse: «In più, non capisco il senso di raccontare di una separazione. Se non sapevano niente di lei, avrebbe potuto semplicemente inventarsi di non essere mai stata sposata. Avrebbe potuto far credere loro di essere una ragazza madre, se erano al corrente dell'esistenza del bambino. Sarebbe stato molto più pratico.»
«Quindi» le chiese Aurora, «Hai qualche ipotesi?»
Nora sospirò.
«No, non ho alcuna ipotesi. Mi dispiace. Parliamo piuttosto d'altro, com'è andata la serata con Oscar?»
«Bene.»
«Cos'avete fatto?»
«L'ho invitato a cena da me.»
«È rimasto a dormire?»
«No, stamattina aveva da fare. Tra un paio di giorni deve incontrarsi con il suo editore, quindi doveva lavorare.»
«La cena è andata bene?»
«Le cose hanno iniziato ad andare bene già prima della cena.»
Nora la guardò per qualche istante, poi volle sapere: «Gli sono piaciuti i capelli?»
Aurora ridacchiò.
«Appena abbiamo chiuso la porta, mi ha sbottonato i pantaloni, quindi non ha fatto molto caso ai capelli.»
«Wow, molto interessante» ribatté Nora. «Se non si fosse accorto della tua piega per altre ragioni, magari l'avrei criticato, ma in tal caso è giustificato.»
«Sì, concordo» rispose Aurora, ancora piuttosto divertita, prima di abbassare la voce. «Mi aveva già infilato una mano dentro le mutande, quando gli ho chiesto se non notava niente.»
«Io, al posto tuo, non gli avrei chiesto dei capelli, in un simile momento.»
«Mi dispiaceva che non se ne fosse accorto.»
«E lui cos'ha detto?»
«A quel punto si è accorto che avevo i capelli più mossi del solito.»
«E poi?»
«Poi ha continuato a fare quello che stava facendo, assicurandomi che si sarebbe fatto perdonare per non avere prestato abbastanza attenzione ai miei capelli.»
Nora annuì, con aria soddisfatta.
«Ottima risposta. Dopo ha saputo farsi perdonare?»
«Diciamo di sì, non mi posso lamentare» ribatté Aurora. «Abbiamo impiegato piuttosto bene il tempo che mancava all'ora di cena.»
«Chissà se un giorno io e Gabriele impiegheremo mai altrettanto bene il tempo che ci separa dall'ora di cena» borbottò Nora. «Come hai capito che Oscar era l'uomo giusto per te? È stato qualcosa che è scattato subito?»
«No, assolutamente» replicò Aurora. «La prima volta che sono stata con lui, tutto quello che mi interessava era farci sesso. L'ho scelto perché non c'erano altri a cui potevo dire quello che avevo scoperto sul mio ragazzo di allora. Mi bastava provare qualcosa che non avevo mai provato e avere una ragione per lasciare il tizio con cui stavo insieme.»
«Questo, però, succedeva due anni fa» obiettò Nora. «Parlavo di quest'estate. Come hai capito?»
«Non c'è stato bisogno di capire. Gli piacevo e Oscar piaceva a me. Non era necessario che funzionasse. In un primo momento pensavo non mi interessasse conoscerlo meglio. Poi, la nostra prima sera insieme, invece di invitarmi in camera sua mi ha portata in un bar. Abbiamo parlato, ci siamo detti un sacco di cose. Per me Oscar non era più solo qualcuno con cui andare a letto e poi da dimenticare una volta tornata a casa. Poteva diventare qualcosa di più.»
«Quindi, di fatto, mi stai dicendo che prima dovrei fare sesso con Gabriele e solo allora iniziare a farmi delle domande?»
«No, non ti sto dicendo cosa dovresti fare. Penso che ogni caso sia a sé. Comunque chiamalo, stasera, se sei tu che devi telefonargli.»
Nora confermò: «Sì, ci siamo messi d'accordo che sarò io a chiamarlo. Non so cosa dirgli, però.»
«Qualcosa salterà fuori» la rassicurò Aurora. «Vi siete già sentiti al telefono. Stavolta non sarà più difficile. Anzi, dopo esservi rivisti dal vivo, sarà anche più facile.»

   
 
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