NdA:
Questa
storia è fortemente ispirata dalla canzone The Other Side.
Mi aveva
sfiorata l’idea di farla partecipare alla mia challenge Love
beyond romance, solo che definire Draco e Neville amici qui
è un tantino esagerato e quindi niente. :”)
L’ambientazione
è ispirata a
The Greatest Showman (fine Ottocento), ma ho mantenuto
l’elemento magico adattandolo
al contesto.
Cara Nao,
spero tanto che ti possa piacere!
L’altro lato
Draco sorseggia, in disparte,
un bicchiere
di Whisky incendiario. Il party di questa sera è
terribilmente
noioso e lui vorrebbe soltanto tornare alla Villa e riposare, magari
continuare
il lavoro sul suo ultimo schizzo – il nuovo tipo di
acquerello che ha applicato
dovrebbe essersi asciugato, ormai –, ma non può
sottrarsi. Già immagina i
titoli dei giornali che formulano le più assurde ipotesi
sull’assenza del
giovane Malfoy al gran galà dei Nott, per non parlare
dell’espressione delusa
sul volto di suo padre. No, deve rimanere – e dovrebbe
proprio unirsi a qualche
conversazione –, un destino a cui è ormai
rassegnato.
Quando si
è quasi convinto a
raggiungere il gruppetto dove ha notato Pansy Parkinson e Daphne
Greengrass, un
colpetto di tosse chiaramente fasullo richiama la sua attenzione e lo
porta a
girarsi. Riconosce l’uomo sui vent’anni che si
trova davanti come farebbe
chiunque abbia letto un giornale negli ultimi due mesi.
L’istinto gli
suggerisce di allontanarsene in fretta, ma Draco lascia prevalere la
curiosità;
concedere qualche minuto di attenzione a Neville Paciock può
facilmente essere attribuito
alle sue buone maniere, non crede che nessuno possa biasimarglielo.
Paciock sorride
radioso. “Ho
visto i vostri schizzi in mostra alla galleria Cooman,”
esordisce. “Siete molto
abile.”
Draco annuisce
cortese. I
disegni che espone al pubblico non sono certo le sue opere migliori,
anzi. “Vi
ringrazio.” Reprime l’impulso di allentare il nodo
della cravatta. Si sente
soffocare.
“Pensate
di essere in grado
di disegnare un poster per gli spettacoli del mio gruppo?”
domanda Paciock,
senza scomporsi. “Vorrei assumervi anche per alcuni
fondali.”
Draco sbatte le
ciglia,
incredulo. “Siete serio?”
“Certo.”
Draco ride. Come
altro
dovrebbe reagire? “Posso ammettere di apprezzare il vostro
spettacolo,” dice, “da
lontano. Associarmi a voi mi rovinerebbe la reputazione, potrei perdere
l’eredità
per molto meno di una vostra commissione.” Termina il Whisky
in un unico,
ultimo sorso e poggia il bicchiere vuoto sul tavolo più
vicino.
Il sorriso di
Paciock non vacilla,
anche se ora somiglia più a un ghigno. “Oh, certo.
Associarvi a me potrebbe
costarvi tutto, lo so bene. Ma al contempo vi renderebbe libero.”
L’uomo
agita la bacchetta e fa arrivare un bicchiere pieno di Whisky tra le
mani di
Draco, che lo afferra per mero riflesso. “Davvero preferite
passare la vita ad annoiarvi
a party tutti uguali? Lo leggo nei vostri occhi, Malfoy, voi volete di
più. Io
posso darvelo. Sarebbe un peccato continuare a sprecare il vostro
talento.”
“Non
so di che cosa parliate.”
Draco poggia il bicchiere nuovo accanto a quello vuoto, piccato.
“La vita di
cui secondo voi sarei prigioniero è piuttosto
godibile,” mente, “ma comprendo
che voi non siate in grado di immaginarlo.”
Paciock inarca
un
sopracciglio. “È così godibile? Alcool,
noia, feste e mostre fatte per
accontentare chi non capisce niente di arte?” Afferra il
Whisky che Draco ha
rifiutato e lo beve tutto d’un fiato.
Draco si sente
tremare di
rabbia – rabbia e frustrazione, perché Paciock ha
colpito nel segno. Ciò che
gli propone, tuttavia, rimane impossibile. “Se venissi con
voi, verrei
rinnegato. Diventerei la disgrazia della comunità, un altro
dei vostri clown.”
“Almeno
vivreste un po’,
finalmente,” replica Paciock senza mancare un colpo.
“Potreste passare le
vostre serate ridendo, invece che a dedurre quale gruppetto di
conversazione vi
annoierà meno. Potreste dedicarvi alla vostra arte. Gli
schizzi che ho visto
alla mostra non lasciano dubbi sulla vostra abilità, certo,
ma so che potete
fare molto di meglio. L’avete già fatto, non
è così?”
Draco pensa a
tutti i
progetti che tiene nascosti al mondo, conscio che l’alta
società magica non sia
pronta ad accogliere tanta innovazione. L’espressione di sua
madre l’unica
volta che ha osato mostrarle uno dei suoi lavori più arditi
gli è bastata a
farsene una ragione. Ma come può Paciock…?
“Voi cosa potreste saperne?”
“Oh,
andiamo.” Il sorriso di
Paciock si fa meno derisorio, più schietto. “Avete
detto di apprezzare, sia
pure da lontano, il mio spettacolo. Sono certo che
sappiate chi vi si esibisce.”
Draco cerca di
non pensarci,
in realtà, ma sì. Lo sa fin troppo bene. In mezzo
al gruppo di Nati Babbani e
reietti del mondo magico, la stella dello spettacolo non poteva che
essere lui;
lui ad attirare spettatori curiosi da ogni parte, facendo conoscere un
tentativo che forse non sarebbe mai riuscito a partire senza. Neville
Paciock
ha talento, come progettatore e uomo d’affari, ma forse
neanche lui sarebbe
riuscito a riscuotere il successo che ha ottenuto grazie al
Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto,
nientemeno che Harry Potter. Harry. Draco ricorda
bene quando l’ha
lasciato, a seguito del suo rifiuto di annunciare ai suoi genitori la
loro
relazione.
“Vi
leggo in volto che avete
compreso. Sì, Harry mi ha parlato delle vostre opere
più d’avanguardia. Un vero
peccato lasciarle nel cassetto, sbaglio?”
Draco si morde
un labbro. È
dannatamente tentato, proprio come lo è stato anni prima, di
mandare tutto all’aria.
Può davvero trovare il coraggio di lasciarsi la famiglia
alle spalle e
lanciarsi in una simile avventura? Paciock lo fa suonare facile, ma
soprattutto
stuzzicante. Lascia andare il labbro e si aggiusta la cravatta; a
prescindere
da ciò che deciderà di fare, resta comunque un
Malfoy. Tempo di dimostrarlo.
Sorride predatorio e chiama a sé un nuovo bicchiere.
“Una proposta intrigante,
ma mi costerebbe tantissimo.” Beve. “Quanto mi
spetterebbe dei guadagni?”
Paciock sorride
di rimando e
poggia il bicchiere che ancora teneva in mano. “Siete
pratico, Malfoy; mi
piace.” Sembra rifletterci un secondo. “Forse
dovreste mostrarmi che cosa sto
comprando, prima.”
Draco ghigna e
prende un
altro sorso. “L’opinione di Harry non vi basta
più?” Merlino, Harry.
Quasi non gli sembra vero di star pronunciando il suo nome come se
niente
fosse, e che ci sia la possibilità –
più reale ogni secondo che passa – di
rivederlo a breve. L’orgoglio gli imporrebbe di non cercarlo
più, dopo quanto
ha sofferto per il suo abbandono, ma Draco non si illude al punto di
non vedere
le sue colpe. È stato lui ad allontanarlo. Termina il Whisky
e si chiede se a fargli
considerare di sciogliere ciò che lo vincola a una vita di
responsabilità sia l’arte
persuasoria di Paciock o il coraggio liquido che ha assunto nel corso
della
serata. Forse un misto di tutt’e due le cose; forse ha sempre
voluto farlo e
gli serviva solo un’ultima spinta.
Paciock schiocca
le dita e
fa apparire un biglietto da visita – Draco rotea gli occhi di
fronte al trucco;
chi crede di avere davanti, un Babbano? – e glielo porge.
“Raggiungetemi tra un’ora
al circo. Concluderemo l’affare.” Accenna un
inchino, una mano sulla tesa del
cappello. “Spero di vedervi.” Con un ultimo
occhiolino, gira su sé stesso e si
Smaterializza.
Draco sbuffa, ma
sa di aver
già deciso. Ignora gli sguardi che lo studiano con avida
curiosità e si
incammina verso la porta. Paciock non gli ha lasciato molto tempo per
preparare
un bagaglio.
Ad
accoglierlo all’ingresso del tendone non è Neville
Paciock.
Harry
Potter gli sorride senza traccia di rancore.
“Benvenuto
dall’altro lato.”