BRASIL TO JAPAN 
(KageHina)

Primo squillo.

Hinata si gettò a peso morto sul letto della sua nuova stanza. La morbidezza del materasso e la freschezza delle lenzuola a contatto con la sua pelle lo avvolsero dolcemente facendogli sentire ancora di più la stanchezza dovuta al jet lag. Spalancò gli occhi nocciola e li stropicciò nel tentativo di scacciare quel peso che gli rendeva difficile tenerli aperti.

Secondo squillo.

Lo sguardo dell'ex centrale della Karasuno si posò sui suoi bagagli che la sera prima erano stati abbandonati in un angolo della stanza, ancora sigillati e pieni di vestiti e cianfrusaglie varie che si era portato da casa. Pensò che forse era giunto il momento di disfarli e rendere quella stanza dalle pareti spoglie e dagli scaffali vuoti un po’ più sua. La camera era scaldata dai deboli raggi del sole che stava tramontando e ad Hinata sembrava quasi che si sforzasse di raggiungere ogni angolo come nel tentativo di tenere compagnia al ragazzo il più a lungo possibile per impedirgli di rimanere da solo con i suoi pensieri.

Terzo squillo.

"Oi, Hinata! Non hai qualcosa di meglio da fare a quest'ora?"

Quando sentì la familiare voce di Kageyama, leggermente modificata dall'apparecchio, Hinata non poté fare a meno di sorridere. Sentiva il fiato leggermente corto del corvino, segno che era ancora fuori per la sua corsa mattutina, ma nonostante questo era sempre la solita: fintamente burbera per nascondere ciò che realmente pensava. In quel momento Hinata avrebbe voluto dirgli  di tutto. Avrebbe voluto parlargli delle strade colorate di Rio e di come fossero diverse da quelle di Miyagi, di come gli sembrava buffa la lingua locale rispetto al giapponese e di come era riuscito a seguire correttamente le indicazioni che gli avevano dato, di quanto facesse caldo in quel momento e che probabilmente non poteva immaginarlo perché a Miyagi raramente c’era un caldo simile. Ma non articolò nessuno dei suoi pensieri.
 

“Hai risposto.”

“Mi sembra ovvio. Mi hai chiamato e io ho risposto, questa è la logica delle telefonate.”

Un sorriso apparve sul volto stanco di Hinata, le labbra non più schiacciate dal peso della solitudine. Con una logica del genere non poteva controbattere.

“Sei fuori a correre.”

“Si, sto tornando a casa ora. Il sole qui sta per sorgere.”

Un piccolo commento. Un particolare che sarebbe sembrato insignificante se non fosse che in quello stesso istante il sole, dalla parte del mondo di Hinata, stava per scomparire inghiottito dall’orizzonte. Il rosso si alzò dal letto e corse alla finestra per ammirare l’ultima fetta rossastra. Guardò solo quella e nient’altro. Sperava che potesse riflettere, in quelle ultime gocce di luce, qualche sprazzo della sua città che stava per illuminare. Quando l’orizzonte si svuotò ad Hinata non restò altro che la voce preoccupata di Kageyama dall’altro capo del telefono. 

“Vorrei potessi vedere il tramonto da qui.”

Una piccola speranza. Egoistica e flebile. Ma nessuno poteva vietargli di sperare che Kageyama fosse lì al suo fianco ad ammirare la notte calare, invece di un sole sorgente.
 

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Parole di Kizu:
Salve a tutti quanti. Spero che questa prima OS vi sia piaciuta. Ha voluto soffermarmi un po' sulla malinconia che Hinata prova non appena arrivato in Brasile. Leggendo il manga e vedendo un personaggio allegro come Hinata alle prese con sentimenti come la nostalgia e la malinconia mi ha colpito particolarmente, e ho quindi voluto approfondire un po' di più questo aspetto che, per ovvie ragioni, nel manga viene mostrato ma non approfondito.
detto ciò ci si vede con il prossimo paese!

Kizu