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Autore: Dreamer47    26/12/2022    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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HUNTERS LEGACIES
Capitolo 30.
(I PARTE)
 
 
Si mosse velocemente nel parcheggio sotterraneo dell'hotel a cinque stelle nel quale alloggiasse per depistare i demoni che da una settimana a questa parte avevano cercato incessantemente di ucciderla, ma più ne rispediva all'inferno, più demoni le si scagliavano contro di volta in volta. 
Si accovacciò contro la portiera di una BMW scura, respirando affannosamente per la corsa incessante e gemendo di dolore, quando si sfiorò la ferita alla coscia sinistra che uno di quei demoni le avessero inflitto con una lama mentre cercava di scappare. 
Abby strinse i denti e si strappò con forza un pezzo del cotone della sua maglietta per fasciare la ferita ed evitare di perdere tutto quel sangue, avendone già perso parecchio: non aveva avuto neanche il tempo di riposare due ore nella sua stanza d'albergo, quando aveva sentito la maniglia della sua porta che veniva manomessa dall'esterno. Si era subito alzata e si era preparata alla lotta, quando quattro comuni uomini avevano fatto irruzione nella stanza armati fino ai denti, ed Abby aveva davvero faticato per riuscire a sopravvivere ed a scappare. 
Sentí dei passi veloci avvicinarsi nella sua direzione e scosse la testa, impugnando nuovamente la sua lama e alzandosi quando la presenza divenne fin troppo vicina, puntandole contro l'arma: sospirò di sollievo quando riconobbe Anael col vestito rosa sporco di sangue al suo fianco, guardarla con aria incerta per poi volgere lo sguardo attento attorno a sé. 
"Questa volta sono di più: ne ho già uccisi tre, ma gli altri hanno dei simboli enocchiani sulle loro lame. Possono ferirmi". 
Abby la guardò con aria sconvolta e scosse la testa, lasciandosi andare contro la fiancata dell'auto sentendosi molto indolenzita per la lotta di pochi minuti prima nella sua stanza, sentendo il sangue scorrere fuori dalle sue ferite; prese un lungo respiro e diede una forte gomitata al finestrino dell'auto, spaccandolo completamente e sentendosi fortunata per aver scelto la macchina senza allarme. 
Strisciò lentamente dentro e si sedette al posfo guida, piegandosi in avanti per raggiungere i fili sotto il volante, facendo ruggire il motore della BMW e ridendo di gusto, perché almeno una cosa stava andando nel verso giusto. 
Sentí Anael seduta al suo fianco chiederle se fosse in grado di guidare e scusandosi per non avere la forza di guarirla, perché le lotte dell'ultima settimana erano state davvero impegnative ed avevano prosciugato gran parte delle sue energie angeliche.
Abby scambiò una rapida occhiata con l'angelo ed annuí con un sorriso, poi pressò il piede sull'acceleratore uscendo di corsa da quel parcheggio, quando vide almeno sette uomini avvicinarsi minacciosamente nella loro direzione; si mise su strada ed iniziò a fare una serie di giri che avrebbero confuso chiunque avrebbe provato a seguirla, fin quando fu certa che nessuno la stesse seguendo. 
Sospirò rumorosamente e scosse la testa, perché non aveva la più pallida idea di chi li avesse mandati o perché la stessero cercando, dato il fatto che da ormai tre mesi Abby si fosse tirata nuovamente fuori dai giochi e fosse tornata a casa sua a Louisville dai suoi fratelli dopo aver lasciato Dean: aveva ripreso la sua vita tranquilla e monotona in quella città, era tornata a lavoro e aveva persino ripreso le sue vecchie amicizie di un tempo, uscendo a bere qualcosa con le amiche la sera, ma nulla sembrava più aver lo stesso sapore di un tempo. 
Aveva persino iniziato a passare le sue serate con qualsiasi uomo l'aiutasse a dimenticarsi di Dean, eppure ogni volta che un uomo la toccasse o provasse ad approcciarsi a lei, Abby si irrigidiva come un tronco di legno e inventava delle scuse per scappare dagli appuntamenti. 
Sentiva così terribilmente la mancanza di Dean che non riusciva a respirare quando pensava di essersene andata ed averlo lasciato, sorprendendosi a volte a pensare che forse avrebbero potuto trovare un modo diverso, un modo per farle superare ciò che fosse successo con Sam. Insieme. 
Abby e Dean non si erano più sentiti da quando lei se ne fosse andata, salvo una volta in cui il ragazzo non aveva saputo resistere e l'aveva chiamata con il cuore in gola dopo due mesi di lontananza per sapere come stesse, proprio nel momento in cui Noa, il nuovo collega che avesse iniziato a lavorare per la sua stessa azienda, la stesse baciando sul portico di casa dopo aver trascorso uno degli appuntamenti più belli che Abby avesse mai avuto. 
"Devi proprio rispondere?".
Noa le aveva scostato un ciuffo di capelli lunghi e mogano che le fossero ricaduti sul viso, mentre la stringeva a sé e gustava il sapore della ragazza che si fosse mischiato al suo nella sua bocca.
Osservando il nome apparso sul suo cellulare che ancora squillasse, Abby si era morsa la lingua per non piangere ed aveva maledetto Dean perché Noa era simpatico, era dolce e premuroso. Ma soprattutto era normale. 
Sollevò il viso per incrociare i suoi occhi blu e finse un sorriso sereno, sfoggiando le sue doti da attrice che Noa non avrebbe saputo smascherare perché semplicemente non la conosceva abbastanza.
"Si, è mio cugino. Non chiama mai a quest'ora: forse è nei guai".
Noa aveva sbuffato ma aveva sorriso mostrandole i denti bianchi e perfetti, ed Abby pensò che fosse davvero apparso da una di quelle pubblicità dei dentifrici che vedesse spesso in tv.
Si era chinato su di lei e l'aveva baciata in un modo dolce e sensuale, stringendole i fianchi fasciati da uno splendido vestito aderente rosso di raso che avrebbe fatto girare la testa a qualsiasi uomo che avesse posato gli occhi su di lei. 
Abby aveva risposto a quel bacio e si era stretta a lui, e dentro di lei pregava di sentire qualcosa che non fosse dolore per la lontananza da Dean.
"Ci vediamo domani a lavoro"
Si allontanò dal ragazzo e gli fece un cenno con la mano mentre lo osservava arrivare al suo SUV nero scintillante, per poi allontanarsi dal vialetto di casa sua. 
La maschera di felicità che Abby indossasse cadde nel momento in cui l'auto di Noa scomparve nel buio della notte e deglutí a fatica quando sentí il suo telefono tornare a squillare. 
Dean. Solamente leggere il nome sullo schermo fece sussultare il suo cuore ancora sanguinante. 
Osservò la terza e la quarta chiamata che il ragazzo le fece, ed Abby iniziò a chiedersi se fosse accaduto qualcosa di brutto, se avesse bisogno di aiuto. 
Si sedette sul dondolo del suo portico continuando a guardare lo schermo, fino a quando prese un lungo respiro e raccolse tutto il suo coraggio prima di rispondere e portarsi il telefono all'orecchio. 
"Abby".
Strinse la mascella e trattenne le lacrime, sospirando e scuotendo la testa. "Ciao Dean". 
Passarono dei lunghi ed interminabili momenti, in cui Abby tenne gli occhi chiusi ed i pugni stretti mentre ascoltava il respiro dell'uomo dall'altro lato del telefono. 
"Stai bene, ragazzina?". 
Abby pensò che fosse molto lontana dallo stare bene, perché il suo cuore era a pezzi e non sarebbe mai riuscita ad adattarsi ad una vita normale se Dean non fosse stato con lei. Si schiarí la gola e sospirò. "Non mi lamento. E tu?". 
"Si beh, neanche io. Ho appena ucciso un ghoul e non riuscivo a smettere di pensare a te". 
Capí dal suono della sua voce che Dean non dovesse cavarsela bene e che qualcosa fosse successo, ma si precluse l'opportunità di fare qualche domanda perché altrimenti si sarebbe lasciata trascinare nuovamente in quella vita. 
Accennò un sorriso triste e si rilassò appena contro la spalliera imbottita del dondolo, chiudendo gli occhi ed accennando una risata nervosa. "Far saltare la testa ad un mostro che di mestiere mangia le persone è un modo un po' bizzarro per ricordarti di me". 
Dean rise leggermente dalla parte opposta del telefono e si schiarí la gola. "Non mi serve un ghoul per pensare a te. Ma mi sono detto che questa fosse la sera giusta".
"La sera giusta per cosa?". 
"Per trovare il coraggio di chiamarti e dirti che pochi minuti quando stavo per lasciarci la pelle, tutto ciò a cui riuscivo a pensare eri tu".
Abby era rimasta in silenzio ad ascoltare quelle parole, deglutendo a fatica ed irrigidendosi ancora una volta mentre delle lacrime silenziose le percorrevano le guance. 
"Non è troppo tardi, Abby. Possiamo ancora trovare una soluzione".
"Devo andare". 
"Non potrò mai essere felice se non sei vicina a me. Ti amo Abby, e so che mi ami anche tu. Sono vicino a Louisville, posso passare da casa tua in meno di un'ora. Potremmo parlare e..".
"No..". Lo stomaco le si era rigirato, il cuore le stava letteralmente esplodendo nel petto. 
Si era forzata a sussurrare quelle due semplici lettere che avrebbero molto ferito Dean. Ma sapeva che se lo avesse visto anche per un istante, se lo avesse anche solamente guardato negli occhi, tutto ciò che avesse nuovamente faticosamente costruito in quei quattro mesi sarebbe crollato in un istante e lo avrebbe seguito ovunque, venendo meno a se stessa. "Se davvero mi ami, devi lasciarmi andare. Non chiamarmi più, Dean".
"Abby, no..".
"Addio Dean". 
Aveva fatto scivolare via in fretta il telefono dal suo orecchio e aveva presto messo fine alla chiamata, mentre pensava a quanto gli avesse fatto male. 
Sapeva che Dean doveva averci pensato molto, probabilmente settimane, prima di mettersi in contatto con lei, ma Abby era ancora troppo ferita per poter anche solamente vederlo. 
 
"Dovresti chiamarlo, hai bisogno di aiuto!". 
Abby fu distolta dai suoi ricordi e si voltò verso l'angelo seduto al suo fianco, e la guardò con sopracciglia aggrottare, sollevando poi un sopracciglio quando capí a chi si stesse riferendo e scosse la testa. "No, non chiamerò Dean per farmi aiutare. So cavarmela". 
Anael la guardò in cagnesco e in maniera più dura, chiedendosi perché Abby dovesse essere sempre così cocciuta mentre osservava la maniera arrabbiata ed aggressiva con cui la guardasse. "Io non potrò essere sempre al tuo fianco quando ti attaccheranno di nuovo, ho i miei compiti da svolgere in Paradiso".
Abby rise di gusto e scosse la testa, continuando a guidare per le strade di Toledo, Ohio, in maniera agitata. "Beh, tienimi un posto lì perché se riusciranno a prendermi arriverò piuttosto velocemente!". 
Anael rimase senza parole e la guardò con rabbia per qualche momento, poi andò via dall'auto lasciandola sola in un battito di ali, ed Abby colpí il volante con una manata piena di frustrazione, pensando che adesso fosse davvero sola: aveva spedito i suoi fratelli a casa di Bobby dopo che i demoni avessero attaccato casa loro, perché pensava che avrebbero seguito lei piuttosto che Dan e Silver e così fu, dato che gli attacchi diventano sempre più frequenti e meno distanziati gli uni dagli altri. 
Abby capí che volevano sfinirla e portarla allo stremo delle sue forze per riuscire a catturarla, e che probabilmente ci sarebbero riusciti continuando di quel passo, ma non aveva alcuna intenzione di chiamare Dean. 
Non voleva rivederlo, non voleva sentire la sua voce, non voleva sapere quanto fosse arrabbiato con lei per non aver chiesto aiuto, o peggio, non voleva vedere il suo sguardo ferito un'altra volta. 
Sospirò e guidò verso il primo motel che trovò sulla strada perché era fin troppo stanca e priva di forze per poter guidare, pensando che avrebbe dovuto chiudere le ferite il più presto possibile e recuperare un po' di energia prima di darsi alla fuga un'altra volta ed organizzare un piano per capire quale demone infernale le stesse dando la caccia. 
 
 
 
Sentí il tipico battito di ali nella stanza e sospirò mentre ancora era intenta a tirare su il suo paio di jeans scuri con fatica, sentendo la ferita alla coscia tirare e pregando che i punti non cedessero e che non si riaprisse; ingoiò il dolore e serrò forte la mandibola, prima di abbottonarsi i pantaloni in vita ed uscire dal bagno mentre ancora indossava la sua maglietta nera di cotone a maniche corte. 
"Non dovevi sparire in Paradiso, angioletto?". 
Abby non guardò neanche la figura che fosse apparsa sulla soglia della sua porta e si diresse verso il suo borsone per indossare in fretta una felpa, sentendo un freddo molto strano e tipico della condizione ferita in cui si trovasse.
Prese il flacone arancione degli antidolorifici e prese due pillole, mandandole giù insieme a dei lunghi sorsi di Whisky per poi sospirare pesantemente. 
Per tutta risposta non sentí la voce seria e preoccupata di Anael nonostante percepisse la sua presenza, ma udì l'ultima voce che si sarebbe aspettata di sentire nella sua stanza, dopo tutto quei mesi di lontananza. 
"Ma che cazzo sta succedendo?!". 
La voce di Dean arrivò alle sue orecchie in maniera del tutto inaspettata ed Abby sobbalzò, voltandosi di scatto e sgranando gli occhi nella sua direzione: la guardava con aria arrabbiata, quasi furiosa, ma anche con preoccupazione, e la ragazza fulminò con lo sguardo Anael che si trovasse dietro a Dean che intanto fece qualche passo verso di lei. 
Abby sospirò e scosse la testa, chiudendo in fretta il suo borsone pronta per rimettersi in viaggio ed assicurarsi che nessuno la stesse seguendo, evitando il suo sguardo ed i suoi occhi mentre il cuore le batteva forte nel petto e cercava di apparire completamente rilassata. "Ti sei davvero fatto trascinare qui da Anael? Il mio angioletto è più melodrammatico del tuo".
Dean avanzò ancora verso di lei e le afferrò il viso con forza, voltandolo verso la sua direzione per osservarla meglio e subito notò lo zigomo livido ed il labbro spaccato e spostò lo sguardo sul suo con aria arrabbiata; come se già non avesse abbastanza problemi con Sam e col resto del mondo, adesso doveva occuparsi anche di Abby e del suo stupido orgoglio, che non si sarebbe mai e poi mai lasciata aiutare a meno che non l'avessero costretta. "Anael mi ha detto che ti inseguono dei demoni. Perché?". 
La ragazza si liberò dalla sua presa e lo spinse via di qualche passo con poca delicatezza spingendolo dal petto, solamente per paura che anche lui restasse coinvolto nella sua situazione: Abby aveva già i suoi fratelli di cui preoccuparsi, sperando che Bobby riuscisse a respingere qualsiasi cosa sarebbe arrivata per loro. 
Lo guardò stizzita e serrò le braccia al petto, scuotendo la testa. "Se lo sapessi non sarei qui, non credi? Adesso vattene". 
Si avvicinò al tavolo della stanza vicino alla porta, non prestando attenzione al fatto che Dean la stesse guardando con aria seria e arrabbiata, e rivolse uno sguardo di fuoco ad Anael che dopo essersi data una ripulita al vestito ed al viso sporchi di sangue, stava appoggiata alla porta con una spalla e teneva le braccia conserte, guardandola con aria di chi non si fosse pentita di averle appena fornito un aiuto per la sua difficile situazione; Abby distolse lo sguardo e tornò a guardare con aria infastidita Dean che ancora non accennava ad uscire dalla porta per lasciarla sola, ed Abby scosse la testa e chiuse il borsone con uno scatto sotto gli occhi adirati del cacciatore. "D'accordo, resta. Me ne vado io".
La ragazza afferrò in fretta il suo borsone e la sua borsa e fece per uscire dalla porta, ma ben presto si trovò la strada sbarrata da Dean, che la guardò con aria nervosa e di chi avesse perso la pazienza già da un pezzo. "Tu non vai da nessuna parte senza avermi spiegato: i demoni ti inseguono e tu non mi chiami neanche? Devo venirlo a sapere da un angelo o da Bobby?". 
"Bobby ha fatto la spia?" chiese Abby con tono sorpreso, aggrottando le sopracciglia mentre si metteva il borsone in spalla. 
Dean sgranò gli occhi e allargò le braccia in un gesto disperato, e subito Abby lesse nel suo sguardo che ci fosse qualcosa di davvero diverso, qualcosa che gli facesse davvero male. "Credevi che quando Dan e Silver si sarebbero presentati alla porta di Bobby, io non lo sarei venuto a sapere? Ero già sulle tue tracce, quando Anael mi ha trovato". 
La ragazza sospirò e scosse la testa, mollando nuovamente il borsone sul pavimento e facendo spallucce con aria rassegnata. Avrebbe proseguito da sola, ma almeno avrebbe potuto metterlo al corrente di quel poco che sapesse. "Ok, beh.. Mi stanno inseguendo dei demoni da un bel po' ormai: non so perché, non so che cosa vogliono, non so chi li manda. Ogni volta che ho provato a interrogarne uno, non riuscivo mai a farli parlare. Preferivano morire che tradire chiunque li avesse mandati a prendermi. Questo è tutto: adesso se non vi dispiace devo continuare a spostarmi, prima che mi trovino". 
Abby fece nuovamente per uscire, ma Anael la guardò in modo esausto ed adirato e la trattenne con la sua mente facendola desistere dall'aprire quella porta, facendo voltare di scatto la ragazza nella sua direzione che avesse capito il giochetto mentale che il suo angelo avesse iniziato a fare su di lei ogni qualvolta compiesse un'azione del tutto sconsiderata. 
Dean fece un passo avanti con aria minacciosa ed arrabbiata, puntandole un dito contro e guardandola ancora in cagnesco. "Ma perché diavolo non mi hai chiamato? Ti avrei aiutata subito! Avrei fatto chilometri per raggiungerti!". 
"Quale parte non capisci di ho bisogno di stare lontana da tuo fratello?" chiese Abby allargando le braccia e guardandolo in cagnesco mentre alzava il tono della voce, fulminandolo con lo sguardo e chiedendosi perché fosse così difficile per lui capire come la facesse sentire la presenza di Sam. 
Sapeva che quello fosse un colpo basso e che lo avrebbe ferito utilizzando quella frase, eppure Abby non riuscì a trattenersi. Infatti se ne pentí subito dopo averla detta, quando lo vide serrare la mandibola e rimanere interdetto per qualche istante; Dean aveva davvero vissuto male quella separazione, come se lui avesse velatamente scelto suo fratello al posto di Abby, nonostante se ne fosse andata lei senza dargli possibilità di replicare.
Aveva scelto per entrambi e se n'era andata via, interrompendo ogni contatto. 
Nel corso di quei quattro mesi Dean aveva preso in considerazione tante volte l'idea di andare via per trovarla, convincerla a restare o andarsene per sempre per stare con lei, ma Dean sapeva bene cosa comprendesse l'attività di famiglia: niente legami di ogni tipo con nessuno e cacciare quanti più mostri gli si parassero davanti per rendere il mondo un posto migliore, e lui aveva sbagliato a legarsi ad Abby sin dal principio. 
Eppure aveva conosciuto un'altra vita quando si era trasferito insieme a lei nella loro casa nel Kentucky, iniziando ad apprezzare l'idea della vita ordinaria senza demoni o creature di ogni genere nonostante Sam non fosse più insieme a loro. 
Dean deglutí a fatica e sospirò rumorosamente, mordensosi l'interno della guancia per mantenere la calma e abbassando il tono drasticamente. "Sarei venuto da solo".
"Già perché poi sarebbe stato facile lasciarti andare per la seconda volta!".
Abby non riuscì a trattenere neanche quella frase che le uscì con rabbia e subito abbassò lo sguardo, tornando verso la porta per mettere un po' più di distanza fra lei e gli occhi feriti di Dean, quando percepí su di lei lo sguardo di Anael che capì finalmente perché si fosse ostinata così tanto a non chiamarlo, e quello del ragazzo, che scosse la testa lentamente. 
Dean le si avvicinò il silenzio e le strinse la mano attorno al polso con delicatezza, trattenendola e facendola tornare indietro con più delicatezza; quando si voltò la guardò negli occhi per un lungo istante, e lasciò a sé stesso il permesso di provare dentro di sé la mancanza ed il dolore con cui avesse vissuto quella separazione, per poi accennare un sorriso amaro nella sua direzione mentre guardava il suo viso, pensando che in quei mesi si fosse davvero rassegnato a non vederla più. 
Le sfiorò la guancia e Abby si sentí arrossire appena, incapace di abbassare lo sguardo mentre i loro occhi si incastravano come sempre aveano fatto, ed il cuore le batteva più velocemente nel petto. 
"Anael, grazie per avermi avvertito, ma puoi tornare da Castiel in Paradiso. Adesso ci penserò io ad Abby, te lo garantisco". 
Dean non distolse mai lo sguardo da quello della ragazza e utilizzò un tono diverso da quello che aveva utilizzato fino a quel momento, si addolcí ma divenne più rauco per la tensione e l'emozione di averla vicina di nuovo, quando credeva che mai più l'avrebbe potuta toccare. Abby non riuscì a replicare e neanche pensò di rispondergli per le rime perché lei non aveva alcun bisogno che qualcuno si prendesse cura di lei, e rimase a guardarlo senza riuscire a pronunciare una parola. 
Tremò appena e si appoggiò al palmo aperto della sua mano con un sorriso amaro, sfiorandola con la sua e sospirando. "Dio, mi sei mancato così tanto Dean". 
Il ragazzo accennò un sorriso quasi più felice e non si curò del fatto che Anael sarebbe potuta essere ancora lì, nonostante fosse volata via già da qualche minuto per lasciarli soli: si avvicinò per colmare quella distanza, allineando i loro visi fino a toccare le labbra con le sue, baciandola con dolcezza mentre l'attirava più vicina al suo corpo, facendole scivolare la borsa a terra con poca delicatezza. 
Abby non fu sorpresa di quel contatto così profondo ed intimo e subito sollevò le mani verso il suo collo ed il suo viso, a cui si aggrappò quando lo sentí sollevarla dai glutei per tenerla più vicina a sé. 
Dean si allontanò per un istante dal suo viso per guardarla con aria incerta, chiedendosi se avesse osato troppo o se stesse facendo ciò che la ragazza volesse davvero, ma trovò Abby con un grande sorriso che tornò a baciarlo con avidità spingendolo ad avanzare fino al letto, dove il cacciatore si fece largo fra le sue cosce per sistemarsi meglio e tornò a stringerla con la voglia di sentirla di nuovo sua come sarebbe sempre dovuta essere. 
 
 
"Wow, sono sconvolta: davvero hai indossato un sarape nel 1861?". 
Abby rise di gusto, inclinando la testa all'indietro per guardare meglio il suo viso fintamente offeso, muovendosi con la schiena contro il suo petto mentre sentiva le sue mani cingerle la vita e stringerla forte sul letto ormai sfatto sul quale fino a qualche minuto prima avessero recuperato il tempo che avessero passato separati. 
Dean abbassò il viso e guardò quello della ragazza carico di ilarità, appoggiato contro il suo petto nudo e si affrettò a sistemare la coperta meglio sopra di lei per non farle sentire freddo, e si lasciò scappare una risata divertita. "Di tutto quello che ti ho raccontato: la Madre di tutte le cose, la Fenice.. davvero è questo quello che interessa di più?". 
Abby si morse il labbro e sorrise maliziosamente, voltandosi e mettendosi nuovamente a cavalcioni su di lui, lasciando che le lenzuola scivolassero via fino ai glutei e scoprendole completamente la schiena nuda; Dean le aveva raccontato tutto ciò che fosse accaduto in quei mesi di lontananza a partire dalla Madre e di come l'avesse uccisa tornando indietro nel tempo, di Bobby che fosse stato posseduto da un demone della Madre che avesse come unico piano quello di spazzare via l'umanità in favore delle strane creature che stesse creando fino all'ultimo momento in cui respirò, di Crowley che fosse ancora vivo e di Sam e Bobby che avessero dei sospetti su Castiel. 
Abby avrebbe tanto voluto aver potuto partecipare a ciò che successe in quei mesi e si sentí profondamente in colpa per averli lasciati da soli, ma decise che si sarebbe sentita uno schifo la un'altra volta, adesso voleva solamente godersi Dean. 
Non seppe stabilire se i brividi che le solleticarono la schiena fossero dettati dal freddo della stanza o dalle mani ruvide di Dean che la carezzavano e la facevano impazzire, che avevano preso a scivolare sulla sua pelle fino alle sue cosce accendendo nuovamente il fuoco della passione dentro di sé. 
Dean la tirò più vicina a sé ed Abby gli sorrise felice, sfiorandogli il viso con una mano con delicatezza, per poi annullare la distanza fra loro con un bacio carico di desiderio. 
La ragazza si distaccò appena per respirare e si mise seduta su di lui, facendo aderire i loro bacini senza neanche pensarci e sorridendo di gusto quando avvertì tutta l'eccitazione del ragazzo contro il suo corpo; scosse la testa divertita, afferrandogli i polsi e bloccandoli ai lati del suo viso. "Non dirmi che ne vuoi ancora?". 
Dean sollevò un sopracciglio e ribaltò immediatamente le posizioni, perché Abby gli aveva sempre fatto perdere la testa quando stavano a letto insieme, ma dopo quei lunghi quattro mesi senza alcun contatto, senza sapere come stesse, cosa facesse, Dean aveva capito che il suo unico destino fosse lei e sarebbe sempre stata lei. 
La baciò con avidità e poi proseguí con il suo collo, sentendola gemere e ridere allo stesso tempo, mentre sentiva il modo in cui lei cercasse di stringerlo di più a sé. "Non possiamo, non adesso: sono una fuggitiva, lo hai dimenticato?". 
Dean sollevò il viso crucciato nella sua direzione con aria accigliata guardando nei suoi occhi e sospirando rumorosamente, tirandosi appena più su e chiedendosi perché nella loro vita non ci potesse mai essere un momento di pace. 
Sbuffò sonoramente e scese da lei dopo averle dato un altro veloce bacio, raccogliendo i vestiti da terra ed iniziando a rivestirsi con velocità. 
Abby si sollevò appena dal letto e aggrottò le sopracciglia con sorpresa, guardandolo con aria incredula. "Che stai facendo?". 
Indossò la sua maglietta ed i suoi boxer con un sospiro, voltandosi a guardarla con aria nuovamente arrabbiata, come quando Aneal lo avesse portato nella stanza, e allargò le braccia con stupore. "Sei una fuggitiva, lo hai dimenticato? Vestiti, dobbiamo andare via di qua". 
Abby indugiò con lo sguardo sul suo per qualche secondo con aria sorpresa e incredula, sollevando un sopracciglio sedendosi sul letto e coprendosi il petto con il lenzuolo, sentendosi confusa dal significato che quella frase potesse avere. "Che vuol dire? Io devo andare, tu torni da Sam". 
Dean scosse la testa e la guardò con una smorfia appena divertita, che si trasformò in un'espressione imperativa. "Mmh no, ti metterò in salvo e poi decideremo cosa fare. Insieme. Io non voglio più che ci separiamo". 
La donna trattenne il fiato per qualche secondo perché non voleva piegare il suo viso in un sorriso e fargli capire quanto le facesse piacere sentire quelle parole, e si morse il labbro inferiore mentre sospirava rumorosamente. 
Distolse lo sguardo ed in silenzio scese dal letto, raccogliendo i suoi vestiti e tornando ad indossarli lentamente, continuando a sentire lo sguardo del ragazzo sulla sua schiena mentre indossava la sua maglietta scura. 
Gemette appena quando sentí la sua ferita sulla coscia tirare, pensando a quante volte avesse rischiato di aprirsi durante quelle ore passate nel suo letto con Dean, e tirò su i jeans con un sospiro rumoroso, girandosi e trovando il ragazzo un po' troppo vicino a sé. 
La guardò negli occhi con aria seria, con addosso già i suoi pantaloni, e cercando dentro di lei i suoi pensieri e ciò che l'avesse fatta ammutolire in quel modo, ma trovò l'accesso alla sua mente sbarrato. "Vuoi dirmi cosa c'è che non va o devo indovinare?".
Abby prese un respiro profondo e scosse la testa mentre distoglieva lo sguardo chiedendosi quale fosse la risposta corretta a quella domanda, e poi tornò a guardarlo negli occhi. "Non voglio che tu venga con me, semplice. Voglio che tu te ne vada da Sam e che mi lasci stare, perché non c'è un modo per rimettere apposto le cose: me ne sono andata perché non volevo che tu e Sam vi separaste, ma non chiedermi di tornare insieme a voi perché non posso". 
Dean rimase per qualche secondo fermo ed in silenzio con titubanza, non sapendo bene cosa dire o come rimettere a posto la situazione, quando sorrise amaramente e appoggiò la fronte a quella della ragazza e le sfiorò una guancia con delicatezza. La guardò con un sorriso e fece spallucce. "Ho detto che troveremo una soluzione, insieme: ho visto accadere cose più strane di questa. Ma non andartene e permettimi di aiutarti: non lasciarmi dopo che ti ho appena ritrovata, Abby".
La ragazza guardò la sua aria così seria ed i suoi occhi che la supplicavano di non andarsene ancora una volta, ed Abby non riuscì a resistere ed annullò la distanza fra loro due, aggrappandosi al suo collo e stringendolo in un forte abbraccio, mentre lo sentiva fare la stessa cosa. 
"Promettimelo, dimmi che non te ne andrai". 
Abby udì quelle parole e capí quanto gli dovesse essere costato pronunciare quelle parole al suo orecchio e quanto avesse dovuto lottare con il suo orgoglio, e sorriso sulla sua spalla, depositandogli un piccolo bacio sul collo. "Promesso, Dean. Troveremo un modo insieme". 
Sentí il ragazzo stringere la mascella ed annuire con un sospiro profondo, mettere un po' di distanza fra di loro sciogliendo quell'abbraccio e sorrise appena mentre la guardava con aria un po' più sollevata. "Allora andiamocene, prima che ci trovino". 
 
 
"Ci è voluto tanto, ma finalmente ti abbiamo trovata!". 
"O forse ho semplicemente smesso di correre!". 
La vista divenne appannata per la grossa quantità di sangue che avesse perso dalla ferita alla testa che i tre demone che lo bloccassero gli avessero gentilmente inflitto per farlo stare buono, per poi abbandonarlo sul suolo del parcheggio dell'ennesimo motel in cui lui ed Abby si fossero fermati. 
Dean cercò di rialzarsi, ma il dolore alla testa era troppo forte e subentrò la stanchezza che quasi lo costrinse a lasciarsi andare e chiudere gli occhi; ma la voce di Abby arrivò dritta alle sue orecchie risvegliandolo da quella quasi perdita di sensi e lo costrinse ad aprire gli occhi ed a far leva con le mani sull'asfalto umido e freddo, guardandosi attorno nel buio della notte. 
Abby lo stava chiamando, gli stava chiedendo aiuto e Dean questo non lo poteva ignorare. 
Si alzò con fatica e lentezza reggendosi all'Impala completamente privo di forze, distinguendo appena le figure di quei demoni che si avventarono sulla ragazza bloccandola dalle braccia per immobilizzarla.
Dean estrasse la sua pistola e sparò contro i demoni, sapendo perfettamente che non avrebbe fatto altro che farli arrabbiare di più, ma almeno li avrebbe distratti da Abby, consentendole di divincolarsi e scappare via. 
"Winchester! Tu non ti arrendi proprio mai, vero?!". 
Vide uno dei demoni che avesse colpito avvicinarsi a lui con aria arrabbiata, colpendolo dritto sul viso già sanguinante e ferito, facendolo cadere rovinosamente a terra. 
Abby provò con tutte le sue forze a dimenarsi e ad allontanarsi da quei demoni per raggiungere Dean, mentre il cuore le scoppiava nel petto per la preoccupazione perché non lo vedeva più muoversi, e sentí le lacrime iniziare a sgorgare dai suoi occhi. 
"Basta, avete preso me. Lasciatelo andare, avete me!". 
Le frasi uscirono dalla bocca come una supplica, piangendo e smettendo immediatamente di ribellarsi, arrendendosi palesemente ed attirando l'attenzione su di lei. "Lasciatelo stare, avete me. Portatemi da chi vi pare, ma lasciatelo andare. Vi prego". 
Lo sguardo lacrimoso della ragazza si spostò su Dean, osservandolo aprire gli occhi e appoggiare nuovamente una mano sull'asfalto per rialzarsi, ma questa volta fu troppo faticoso, tanto che il braccio su cui facesse leva iniziò a tremare mentre con fatica sollevava la testa. 
Il demone davanti a lui rise e lo colpí con un sonoro calcio sul viso, facendogli perdere definitivamente conoscenza e osservando il modo in cui cadde rovinosamente a terra per l'ennesima volta, sbattendo la testa. 
Sentí le urla di Abby che gli intimasse di fermarsi e si voltò di scatto verso di lei, avanzando nella sua direzione mentre i suoi uomini la tenessero bloccata con forza; la guardò con disprezzo e sollevò un sopracciglio, ridendo poi di gusto davanti alle sue lacrime ed al suo dolore. 
"Non sei più così spavalda quando si tratta del tuo ragazzo, vero?". 
Abby abbassò lo sguardo su Dean mentre sentiva le lacrime rigarle il viso e si chiese se stesse bene, se fosse ancora vivo, se la ferita alla testa fosse molto profonda, e scosse la testa abbassando il capo, pensando che non avrebbe mai dovuto permettere il suo coinvolgimento; i demoni non avevano fatto altro che trovarli nei cinque giorni che lei e Dean si diedero alla fuga per il paese, e loro erano sempre riusciti a scappare e ad ucciderne il più possibile. 
Ma non quella sera in cui i demoni si presentarono in troppi e li avessero accerchiati, scagliandosi subito verso di loro. 
Abby tornò a guardare quel grosso uomo che dovesse essere il capo di quegli uomini con rabbia e furia, stringendo i pugni e deglutendo a fatica. "Sono tutta vostra per ora, ma sappi che quando avrò finito con il tuo capo, perché mi libererò e lo ucciderò, verrò per te e ti torturerò mentre mi supplicherai di porre fine alle tue sofferenze. Sono stata chiara, brutto figlio di puttana?!". 
Il demone la guardò impressionato per qualche momento, ammirando la sua forza di volontà, ma poi rise di gusto e le colpí lo stomaco con forza, facendola piegare su se stessa ed incassando il colpo con un gemito. 
Fece segno ai suoi uomini di andare e senza aggiungere altro tutti i demoni ed Abby sparirono insieme, lasciando Dean a terra del tutto incosciente senza avere la minima idea di dove l'avrebbero portata. 
 
  
Aprí gli occhi con lentezza, sentendo il corpo indolenzito per la lotta, e si mosse lentamente avvertendo dolore per ogni mossa che facesse; respirò lentamente, aggrappandosi alle fredde pietre della cella in cui si trovasse e rise ironicamente per la sua condizione, chiedendosi con che pazzo avesse a che fare quella volta. 
Si avvicinò alla porta e si sollevò sulle punte dei piedi per osservare dal piccolo spiraglio posto al centro della porta il luogo in cui si trovasse, ma tutto ciò che riuscì a vedere fu solamente un corridoio freddo e buio, completamente vuoto, e scosse la testa tornando indietro, sedendosi nuovamente a terra e portandosi le braccia al petto. 
Abby non faceva altro che chiedersi se Dean stesse bene, se qualcuno lo avesse notato svenuto sul ciglio della strada e lo avesse aiutato chiamando i soccorsi, se si fosse ripreso, e delle calde lacrime scivolarono sul suo viso: non le era mai importato ciò che sarebbe successo a lei, quanto ciò che succedesse alla sua famiglia. 
Aver permesso a Dean di aiutarla era stato davvero il suo più grande errore. 
Provò a chiamare Anael e Castiel con tutte le sue forze mano a mano che le ore passassero, ma nessuno dei due rispose mai alle sue preghiere e subito Abby capí che il luogo in cui si trovasse dovesse avere per forza delle protezioni anti angelo che non le permettessero di chiamarli e chiedere aiuto.
Pensò di essersi addormentata almeno due o tre volte, profondamente segnata dalla privazione del sonno che lei e Dean si fossero autoinflitti per scappare più velocemente di quanto i demoni li inseguissero, fin quando sentí dei passi lenti e pesanti nel corridoio di pietra. 
Strabuzzò gli occhi e si alzò di scatto, rimanendo però sempre attaccata alla parete come se potesse improvvisamente sparire e prendere a farne parte. 
Vide degli occhi osservarla dalla fessura della porta ed Abby scosse la testa, ridendo di gusto perché aveva ipotizzato che quelli che le avessero dato parecchio, filo da torcere fossero proprio i suoi uomini. 
Sentí la serratura pesante scattare con un forte tonfo che la fece sobbalzare e vide la porta spessa di ferro aprirsi con uno scricchiolio sinistro, quando l'uomo davanti a lei fece un solo passo avanti rimanendo sulla soglia, con le mani infilate dentro le tasche del suo completo scuro ed elegante. 
"Crowley, che sorpresa!". 
Il demone sollevò un sopracciglio e strinse le labbra in una smorfia compiaciuta, osservando il suo volto rigato dal sangue secco e pensando che i suoi uomini avessero operato bene. "Ciao dolcezza. Abbiamo molte cose di cui discutere". 
 
 
 
"Che vuol dire che Crowley ha portato Abby all'inferno?!".
Dean urlò con tutto il fiato che avesse in corpo, gesticolando nervosamente nel salotto di Bobby e sgranando gli occhi con rabbia, sentendo immediatamente l'urgenza di colpire qualcuno o qualcosa. 
Dopo essere svenuto sul freddo asfalto ed esserci rimasto per l'intera notte, Sam doveva averlo localizzato in fretta col GPS data la tempestività con cui Anael si fosse presentata da lui e lo avesse afferrato stretto, portandolo a casa di Bobby dove lo curò parzialmente, sentendo le sue batterie angeliche incredibilmente scariche. 
Anael sospirò preoccupata tanto quando lui e fece spallucce, serrando le braccia al petto e appoggiandosi contro la parete con una spalla. "Tutto quello che so é che Abby non si trova nella stessa sezione nella quale ti trovavi tu. È in cella e io non posso accedere a quella zona". 
Dean sgranò gli occhi e guardò il fratello con aria preoccupata, riuscendo unicamente ad incolpare sé stesso per il fatto che avessero preso Abby sotto il suo naso; non importa quanto male lo avessero ridotto, era suo compito alzarsi per l'ennesima volta e strappare via Abby dalle grinfie dei demoni. "In cella? Perché? Come la salviamo?!".
Bobby sospirò e si avvicinò a Dean con passi calmi e lenti, mettendogli una mano sulla spalla ed intuendo la condizione in cui si trovasse, ed annuì silenziosamente mentre lo guardava dritto negli occhi. "Con l'astuzia, ragazzo. Non farti prendere dal panico. Se Abby fosse una persona qualsiasi, come la troveresti?". 
Dean pensò immediatamente che quelle sul mantenere la calma fossero solamente stronzate, perché non poteva calmarsi e ragionare lucidamente, non con Abby che fosse stata rapita e portata all'inferno sotto i suoi occhi, ma sospirò lentamente per cercare un briciolo di calma dentro di sé con la speranza di trovare una soluzione. "Evocherei il demone. Negozierei. Ma preparerei un piano b nel caso Crowley non avesse tanta voglia di parlare".
Sam si schiarí la voce ed attirò l'attenzione dei tre su di lui, mordendosi la lingua perché detestava l'idea di doverlo dire, ma qualcuno doveva pur farlo. "Castiel non risponde. L'ho chiamato al telefono e ho pregato affinché mi sentisse, ma non c'è alcuna traccia di lui. Dobbiamo prendere in considerazione che lui possa essere in combutta con Crowley, perché se lo attacchiamo potremmo trovarci anche Castiel contro". 
Dean strinse forte i pugni perché non ne poteva più di quell'assurda teoria secondo la quale Castiel li stesse tradendo e vide Anael osservare suo fratello con aria perplessa, non riuscendo a capire perché quelle parole fossero uscite dalla sua bocca. 
Dean guardò nuovamente Bobby che annuì e fece spallucce, trovandosi perfettamente d'accordo con Sam, che sospirò rumorosamente perché anche lui detestava quell'idea così assurda; il maggiore si voltò verso l'angelo con aria seria, che lo guardò confusa. "Anael, puoi trovare Castiel e portarlo qui?". 
L'angelo aggrottò le sopracciglia e li guardò con aria solenne ma perplessa, inclinando appena la testa da un lato per osservarli meglio, e si mise dritta con la schiena e le braccia lungo i fianchi. "Perché pensate che Castiel possa tradirvi?". 
I due fratelli si scambiarono una lunga occhiata e Sam avanzò con lentezza verso di lei, accennando un sorriso rincuorante e sincero. "Ti spiegheremo tutto dopo, ora non abbiamo tempo Anael. Ma puoi farlo? Portare qui Castiel senza che sospetti nulla? Dobbiamo parlargli urgentemente per capire se gioca ancora nella nostra squadra o no".
Dean osservò il modo confuso in cui Anael lo stesse guardando e le sorrise amaramente, perché capiva il modo in cui si sentisse. 
A differenza di Castiel, Dean considerava Anael quasi umana per il modo in cui agiva, parlava e riuscisse ad intuire molti dei loro stati emotivi. "Lo so che è tuo fratello, ok? Lo capisco. Ma devi fare questo per noi Anael, per favore. Devi farlo per Abby, per salvarla. Hai fatto una promessa a suo padre, giusto? Salvare la sua vita ad ogni costo. Mantienila". 
L'angelo guardò nei suoi occhi verdi ed ascoltò quel suo tono rassicurante ma perentorio, ed annuì in silenzio mentre deglutiva a fatica; Anael sorrise pensando a Jack ed a tutti gli anni passati insieme a lui, osservando la piccola Abby crescere sempre di più fino a diventare la splendida donna che fosse diventata. 
Tornò a guardarli e sospirò, annuendo con aria più convinta nonostante quel piano non le piacesse per nulla. "Castiel non è mio fratello. Non l'ho mai visto in queste vesti. È un mio amico ed io lo amo. Non voglio ingannarlo, ma ho promesso di potreggere sempre Abby, quindi lo farò. Ma non dovrete fargli male, altrimenti salta tutto". 
I tre cacciatori annuirono e sospirarono, promettendo silenziosamente che nemmeno un capello sarebbe stato torno a Castiel, così Anael andò via in un battito di ali, lasciandoli da soli ad organizzare il rituale per evocare Crowley e una trappola angelica nel caso in cui Castiel avesse dato loro le risposte sbagliate.
  
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