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Autore: Milly_Sunshine    26/12/2022    2 recensioni
Aurora, giovane professoressa di matematica, viene invitata a trascorrere un weekend a casa di un'amica di famiglia. Oscar è il figlio della padrona di casa, è un giornalista che ha lasciato il lavoro per inseguire il sogno di diventare scrittore. Tra i due c'è una forte attrazione e sembrano destinati fin da subito l'una altro. Tuttavia, non sempre la realtà è facile come la si immagina e a volte basta poco perché vecchi segreti che dovevano rimanere tali possano venire alla luce: nel passato di Oscar ci sono ombre e segreti dolorosi sui quali Aurora vuole fare luce. Contesto "persone adulte che vivono negli anni '80/90" non esiste come opzione, quindi vada per contesto generale/ vago, l'unica che può essere adatta.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Oh, cazzo!» esclamò Aurora, all'improvviso, come se fosse accaduto qualcosa di irreparabile.
Oscar non aveva idea di cosa fosse successo, ma gli piaceva assistere a sue esternazioni.
«Tutto bene, prof?» le chiese, ridacchiando. «Cosa sono queste parole?»
Aurora scostò la coperta e scese dal letto.
«Succede che sono le sette meno un quarto e dobbiamo prepararci per andare a cena con Nora e quel tizio.»
«Io, invece, penso che dovremmo rimanere qui» replicò Oscar. «È stato bello, più di quanto possa esserlo una cena.»
Aurora raccattò la propria biancheria dal pavimento.
«Mi avevi detto che ti faceva piacere conoscere Nora.»
«Infatti mi fa piacere, ma il pre-cena era infinitamente più interessante.»
Aurora si apprestò a uscire dalla stanza.
«Vado un attimo in bagno a darmi una sistemata. Quando torno ti voglio fuori dal letto e vestito, sono stata chiara?»
«Sì, prof.»
«E sistema il letto, già che ci sei.»
Oscar rise.
«Farò tutto quello che vuoi, prof.»
La guardò sparire dalla sua vista, poi fece ciò che gli aveva ordinato. Poco più tardi erano pronti per uscire.
Oscar cercò di ricapitolare: «Se ho ben capito, Nora ha conosciuto questo tizio per caso poco meno di due settimane fa, si sono scambiati i numeri di telefono e hanno deciso di iniziare a sentirsi. Non sono ancora usciti insieme, prima di stasera, ma domenica scorsa si sono incontrati per caso al mercato. È tutto giusto?»
«Bravo, hai imparato la lezione meglio di quanto i miei alunni imparino il programma di matematica» ribatté Aurora. «Questo, però, non ha così tanta importanza. Nemmeno io conosco questo tipo, anche se ci ho scambiato poche parole la scorsa settimana.»
«Nora, invece, lavora nella tua stessa scuola fin dall'anno scolastico scorso e siete diventate immediatamente amiche, se ho capito bene.»
«Ci eravamo già conosciute alcuni anni fa, eravamo state come supplenti nello stesso istituto, e ogni tanto ci sentivamo. Da quando siamo diventate di nuovo colleghe, però, abbiamo preso a frequentarci più spesso. Comunque non preoccuparti, non dovrai mostrarle che conosci a memoria la storia della sua vita riferendole che cosa ti ho detto di lei. Oppure per te anche Nora e quel tale sono soggetti da studiare?»
«Soggetti da studiare? E perché?»
«Il tuo editore, qualche giorno fa, non ti ha forse detto che dovresti passare più tempo a osservare le persone e poi trasmettere quello che vedi in quello che scrivi?»
Oscar annuì.
«Ragionamento contorto.»
«No, ha il suo senso» replicò Aurora. «Certo, non posso capirne molto, ma non mi sembra sia un discorso così assurdo.»
«In ogni caso, per il momento è soddisfatto di quello che gli ho portato» chiarì Oscar. «Non capita molto spesso, quindi, almeno per una volta, posso stare un po' più tranquillo. Non voglio pensare al lavoro, stasera, voglio solo pensare alla cena, alla tua amica e a quell'altro tizio che uscirà con noi. A proposito, se non sono indiscreto, perché Nora ha voluto organizzare un'uscita a quattro invece di stare da sola con quell'uomo?»
«Perché, al di là della sua esuberanza e del suo comportarsi, a parole, come se fosse pronta a saltargli addosso, si sente a disagio» rispose Aurora. «Ha pensato che, se ci fossimo anche noi, sarebbe un incontro diciamo più neutrale. E poi voleva conoscerti senza dovere fare il terzo incomodo tra di noi, mi sembra decisamente la soluzione migliore.» Aurora si infilò la giacca, nel pronunciare quelle parole. «È meglio che andiamo, avremo un po' di strada da fare per arrivare al ristorante.»
Pochi istanti più tardi erano entrambi pronti. Scesero le scale in silenzio e uscirono dallo stabile. Si diressero verso l'automobile di Aurora, che si mise alla guida. Durante il tragitto parlarono del più e del meno, senza dedicare spazio a Nora.
Trovarono parcheggio poco lontano dal ristorante. Aurora controllò l'orologio e osservò: «Siamo perfettamente in orario.»
«Cosa facciamo?» chiese Oscar. «Aspettiamo fuori o entriamo?»
«Secondo me Nora è già arrivata» rispose Aurora. «Era talmente in ansia per l'incontro con Gabriele che sarà sicuramente arrivata in anticipo.»
«Si chiama Gabriele, il suo uomo?»
«È un po' azzardato definirlo così, comunque si chiama Gabriele. Perché?»
«No, niente. C'è un sacco di gente che porta lo stesso nome.»
Aurora lo guardò per qualche istante, poi dedusse: «Hai conosciuto qualcuno che si chiamava Gabriele, in passato.»
«Esatto.»
«E non hai un buon ricordo di lui.»
«Cosa te lo fa pensare?»
«Intuito.»
Oscar decise che era arrivato il momento di cambiare discorso.
«Comunque sia, questo Gabriele non c'entra niente con quel Gabriele. Entriamo?»
«Sì, entriamo.»
Andarono dentro e, poco dopo, Oscar notò una donna con i capelli neri seduta da sola a un tavolo che, proprio in quel momento, schiacciava un mozzicone di sigaretta sul posacenere.
La indicò ad Aurora.
«È lei?»
«Sì, è lei.»
«È proprio come me la immaginavo.»
«Mi pare di averti fatto vedere una sua foto, tempo fa.»
«Sì, ma non era molto nitida. Avrei faticato a riconoscere anche te.»
Nora si accorse di loro e li salutò con un cenno della mano. Oscar seguì Aurora al tavolo e la sentì mentre rimproverava l'amica.
«Ti ho vista mentre fumavi.»
Nora rise.
«Io, invece, ti ho vista insieme al tuo scrittore.» Si rivolse a lui. «Tu sei Oscar, vero?»
«Sì, sono Oscar.»
«Ti stringerei la mano, ma se somigli ad Aurora, ti darebbe fastidio, dato che ho appena tenuto la sigaretta tra le dita.»
Oscar fece un sorriso.
«Non preoccuparti, sono felice di conoscerti lo stesso, anche senza strette di mano.»
Si sedette di fronte a Nora, mentre Aurora si piazzava alla sua destra, chiedendole: «Dov'è Gabriele?»
«Deve ancora arrivare.»
«Sei sicura che viene?»
«Sì, certo.» Nora controllò l'orario sull'orologio che portava al polso. «Non è in ritardo, forse siete voi che siete in anticipo.»
Oscar strizzò un occhio ad Aurora.
«Avevi paura di fare tardi.»
«Taci, idiota!» gli intimò Aurora, con un sorriso.
Lo sguardo di Nora si spostò dall'uno all'altra.
«Cosa mi sono persa?»
«Niente» tagliò corto Aurora. «A Oscar piace parlare a sproposito.»
«È quello che facciamo noi uomini, dopotutto» ribatté Oscar. «Tu cosa ne pensi, Nora?»
«Penso che di gente che parla a sproposito ce ne sia tanta, uomini o donne che siano.»
«Mi piace il tuo modo di pensare. Sembri una tipa sveglia. Non c'è da stupirsi che tu sia amica di Aurora.»
Aurora intervenne: «Così la metti in imbarazzo.»
«No, affatto» replicò Nora. «Oscar non mi sta mettendo per niente in imbarazzo. Troverei di gran lunga più imbarazzante essere seduta insieme a qualcuno che se ne sta lì imbambolato senza parlare, come fanno certe persone.» Si rivolse a Oscar. «Non preoccuparti, non hai fatto niente di sbagliato. I miei ex, di solito, mi facevano fare figure decisamente peggiori.»
«C'è una ragione se sono diventati tutti tuoi ex» ribatté Oscar. «Ti auguro che questo Gabriele che deve raggiungerci sia migliore di loro.»
Nora avvampò.
«Stai facendo il passo più lungo della gamba.»
«Ha accettato di uscire con te. È già qualcosa. Certo, sarebbe meglio se arrivasse, ma...»
Nora lo interruppe.
«È arrivato.»
Fece un cenno, rivolta a qualcuno che stava alle spalle di Oscar. Non vide Gabriele finché non li raggiunse al tavolo. Era l'ennesima prova di quanto il mondo fosse piccolo: era proprio lo stesso Gabriele al quale aveva pensato nel momento in cui l'aveva sentito nominare e che aveva archiviato come una persona appartenente al passato che non aveva nulla a che vedere con quella serata.
«È un piacere rivederti, Aurora» disse Gabriele, sedendosi di fronte a lei, «Mi ricordo di te, sei l'amica di Nora che ho visto domenica scorsa. Tu invece...» Spostò lo sguardo su Oscar. «Ci conosciamo già. Com'è piccolo il mondo.»
«Stavo pensando proprio la stessa cosa» convenne Oscar.
Nora spostò lo sguardo prima sull'uno e poi sull'altro.
«Davvero vi conoscete?»
«Sì, ci conosciamo» confermò Gabriele.
Oscar aggiunse: «Di vista, non penso ci sia nemmeno mai capitato di scambiare davvero qualche parola.»
«Esatto, ci conosciamo di vista» mentì Gabriele. «Nemmeno io ricordo di avere mai parlato con te, a parte qualche "buongiorno" e "buonasera".»
Nel corso della cena finsero entrambi che fosse proprio così. Non fu difficile, Oscar era sicuro che la loro recita fosse abbastanza credibile.
Solo verso la fine della serata, quando Aurora e Nora si alzarono dal tavolo per andare in bagno, Gabriele osservò: «Non mi aspettavo di rivederti. Non avrei mai immaginato che tu fossi fidanzato con l'amica di Nora.»
«Io, invece, non avrei mai pensato che tu potessi conoscere Aurora o addirittura frequentarla» ammise Oscar. «Non è il tipo di donna che ero abituato a vedere al tuo fianco.»
«Al mio fianco di donne ce n'era solo una» replicò Gabriele, «Ma la vita continua. Anzi, non è molto elegante da parte tua tirare fuori quell'argomento.»
«Hai ragione, scusa, ma non mi riferivo a Giuliana. Eri sempre circondato di ragazze, quando Giuliana non c'era.»
«Ero circondato di ragazze, ma si limitavano solo a girarmi intorno. Per me contava solo Giuliana. Non ero come te, che ti portavi a letto qualsiasi donna di bell'aspetto incontrassi e, lasciatelo dire, qualcuna che non era neanche così tanto bella. Se proprio dobbiamo metterla sul personale, non pensavo che potessi trovarti una donna fissa.»
«Non lo pensavo nemmeno io, prima di Aurora» replicò Oscar, «Ma la cosa bella della vita è che si può sempre cambiare idea.»
«Se si vive a lungo abbastanza.»
«Beh, io sono vivo e anche tu.»
Gabriele annuì.
«Già, sono vivo, e mi comporto da persona viva. Se non fosse accaduta quella disgrazia, adesso sarei felicemente sposato con Giuliana, ma il destino non mi ha chiesto che cosa volessi. Devo accontentarmi di quello che capita.»
Oscar osservò: «Non pensavo che credessi nel destino, né che lo scomodassi.»
«L'ho scomodato, ma non ci credo» replicò Gabriele. «Siamo noi a costruire il nostro destino. Se quel giorno Giuliana avesse chiamato un taxi o si fosse fatta dare un passaggio da una persona più affidabile, adesso sarebbe ancora viva.»
«Ti assicuro che Nico non era una persona inaffidabile» obiettò Oscar. «Se non ricordo male, non era la prima volta che la scarrozzava da qualche parte. So che Giuliana lo pagava per accompagnarla a fare commissioni, quando era disponibile.»
«Non era una persona inaffidabile, dici, perché si è mostrato nei suoi lati migliori, davanti a te. Io potrei assicurarti l'esatto contrario. Ha lavorato con me per qualche mese e non ho dei buoni ricordi di lui come dipendente. Mi dispiace, ovviamente, per quello che gli è successo, nessuno merita una fine del genere così giovane, ma non posso dire che sia stato perfetto come me l'avevi dipinto per convincermi ad assumerlo.»
«Abbiamo idee diverse, su Nico. Penso che non saremo mai d'accordo, su di lui.»
«Non siamo d'accordo su un sacco di cose» gli ricordò Gabriele, «Ma per me non è un problema. Anzi, mi ha fatto molto piacere rivederti, non me lo aspettavo proprio.»
Oscar mentì, con la consapevolezza di non essere l'unico: «Ha fatto molto piacere anche a me.» Proprio in quel momento vide Aurora e Nora riemergere dal corridoio che portava verso i bagni. «Le ragazze stanno arrivando. Credo sia meglio continuare a fare finta di niente.»
«Lo credo anch'io» confermò Gabriele. «Anzi, grazie per avere detto che ci conosciamo appena.»
Oscar gli strizzò un occhio.
«Mi sono lasciato trascinare dai miei desideri. Vorrei che fosse davvero così.»
Gabriele non replicò, anche perché non c'era più tempo per dire nulla. Mentre Aurora si sedeva al tavolo, Nora rovistò in tasca alla ricerca delle sigarette.
Ne fumò una, mentre Gabriele chiedeva al cameriere di portare il conto. Rimasero seduti qualche minuto, poi andarono a pagare e uscirono dal ristorante. Nora e Gabriele se ne andarono ciascuno a bordo della propria auto, mentre Oscar salì su quella di Aurora. Erano rimasti d'accordo che l'avrebbe accompagnato a casa.
«Cosa ne pensi?» gli chiese Aurora, mentre si allacciavano la cintura di sicurezza.
Oscar non capì.
«Di cosa?»
«Di Nora.»
«Ah, pensavo di Gabriele.»
«Anche, ma nello specifico mi riferivo a Nora.»
Non fu difficile essere sincero, in quel caso.
«Mi sembra una ragazza simpatica e solare, non c'è da stupirsi che sia tua amica. Certo, se non fumasse a tavola sarebbe meglio, ma non si può avere tutto dalla vita.»
Aurora rise, avviando il motore e facendo retromarcia.
«Come non essere d'accordo?»
«Ha sempre fumato così?»
«Anche di più. Adesso sta diminuendo un po' la quantità.»
«Dovrebbe smettere.»
«Glielo dico sempre. Ha detto che ci sta provando.»
«Meno male.»
«Per una giusta causa. Anche i suoi genitori fumano, ma il medico ha imposto a suo padre di smettere. Sia Nora sia sua madre, per convincerlo a dargli ascolto, gli hanno promesso che avrebbero provato a smettere a loro volta.»
«Simpatica, solare, e anche altruista, a modo suo» osservò Oscar, mentre Aurora faceva retromarcia e usciva dal parcheggio. «Sono contento che tu abbia un'amica come lei.»
Erano ormai in strada, quando Aurora chiese: «Di Gabriele, invece, cosa pensi?»
Oscar cercò di essere vago.
«Non penso niente.»
«Quando tornavamo dal bagno, ho notato che parlavate.»
«Sì, abbiamo scambiato qualche parola.»
«E non ti sei fatto un'opinione?»
«Non avevo pensato che dopo sarei stato interrogato, quindi non mi sono preparato. Mi dispiace, prof, non sono un bravo studente.»
Quelle parole fecero ridere Aurora. Oscar comprese di avere fatto centro: non gli avrebbe chiesto altro a proposito di Gabriele e non sarebbe venuta a conoscenza della loro conoscenza pregressa.
Il ristorante non distava molto dal palazzo nel quale abitava Oscar, quindi ci vollero meno di dieci minuti per giungere a destinazione. Per un attimo valutò la possibilità di invitare Aurora a salire da lui, ma non era ancora il momento. Sapeva che, se non avesse detto nulla, Aurora non avrebbe fatto alcuna proposta in tal senso, quindi si limitò a salutarla, a dirle che l'avrebbe chiamata l'indomani pomeriggio e a scendere dalla macchina.
Aprì il portone e salì le scale domandandosi se la serata appena vissuta avrebbe in qualche modo cambiato le loro vite. In apparenza non c'era nulla che lo lasciasse presagire, ma quando Gabriele faceva la propria comparsa nella vita delle persone, poi tutto finiva per prendere una piega inaspettata.

 

   
 
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