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Autore: Keeper of Memories    26/12/2022    3 recensioni
Dal testo:
"Soppesò la situazione per alcuni istanti.
«In cosa consisterebbe questo lavoro, dunque?» chiese, riportando lo sguardo sulla giovane.
«Alla fine di quest’anno, si terrà un evento nella città di Philadelphia. Un prezioso opale verrà esposto per un breve periodo durante una festa, prima di essere donato a un membro di una famiglia di reali europei. Il committente vuole quell’opale.»
«Mi state chiedendo di rubare!»
Natalia distese la sua espressione, dipingendo un dolce sorriso innocente sul suo volto fanciullesco.
«Mi è stato detto che le vostre mani sono molto abili. È corretto?»
Francis sorrise serafico. «Lo sono, in più modi di quanti possiate immaginare.»"
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Quattro persone assoldate da quattro misteriosi committenti; quattro incarichi che li vedranno nemici, poiché la posta in gioco è troppo alta per lasciar correre. Chi ne uscirà vincitore? Ma soprattutto, chi sono questi misteriosi committenti?
[Human!AU]
[FrUk] [Ameripan]
Genere: Azione, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Giappone/Kiku Honda, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Philadelphia, novembre 1873


Arthur arrivò a Philadelphia a metà novembre, con una settimana di anticipo rispetto al “grande evento” a cui avrebbe partecipato. Il viaggio in nave era durato quasi un mese ma non gli era dispiaciuto troppo. Non c’era molto da fare, ma per fortuna le partite serali a whist gli avevano permesso di racimolare una piccola somma di cui andava particolarmente fiero.
L’hotel dove avrebbe alloggiato, il “Black Horse”, non era particolarmente sfarzoso, ma molto pulito e ben curato. L’unico vero difetto era la distanza rispetto al luogo designato per l’evento, il lussuoso hotel Continental, che si trovava a mezz’ora di carrozza da lì e gli complicava la pianificazione del colpo.
Per questo, appena arrivato, decise di non perdere tempo e, posate le valigie e datosi una breve rinfrescata, scese subito le scale fino alla hall per prendere una carrozza.
 Al piano terra, un certo trambusto attirò la sua attenzione. Un gentiluomo stava discutendo con il concierge ed Arthur capì immediatamente il perché. Il gentiluomo parlava in francese, lingua a quanto pare non chiarissima al dipendente dell’hotel.
«Mon dieu, non è una richiesta impossibile» lo sentì lamentarsi.
«Posso aiutarvi?» intervenne Arthur, parlandogli nella sua lingua natale con una pronuncia pressoché perfetta. Il francese rimase qualche secondo a guardarlo stupefatto, prima di rispondere.
«La finestra della mia stanza non si chiude bene, ci sono spifferi e rischio pure che qualche ladruncolo mi derubi passando da lì» spiegò esasperato «Non riesco a farmi comprendere, a quanto pare.»
Arthur soppresse una risata per l’ironia e spiegò la situazione al concierge, questa volta in inglese.
 
 
 
Francis osservò stupefatto il giovane venuto in suo soccorso, mentre passava da un francese da perfetto parigino a un inglese da lord britannico con una semplicità disarmante. Era sicuramente più giovane di lui, tuttavia i vestiti semplici ma ben curati non gli dicevano molto delle sue origini. Si soffermò sulla sua espressione e sul portamento, uniche chiavi di lettura di questo misterioso sconosciuto, forse un po’ troppo a lungo.
 
Salvato da un giovane di bell’aspetto. La tua solita fortuna, Capitano Bonnefoy.
 
Grazie all’aiuto del suo inaspettato salvatore, riuscì a ottenere un cambio stanza, con suo grande sollievo.
«Vi ringrazio, monsieur» disse Francis sinceramente colpito «non so come avrei fatto senza il vostro aiuto.»
«È stato un piacere» rispose questo con tono neutro, sfiorandosi il cappello in segno di saluto «con permesso.»
«Oh no, per favore! Permettetemi di ringraziarvi a dovere. Posso offrirvi un calice di vino? O bevete altro?»
Francis si parò davanti al giovane sconosciuto, impedendogli fisicamente di uscire dall’hotel. Tutto si poteva dire di lui tranne che non ripagasse ii suoi debiti, soprattutto quando davanti a sé si trovava qualcuno che aveva suscitato la sua curiosità in quel modo.
«In realtà avrei un impegno» spiegò il suo salvatore.
«Insisto. È una cortesia a cui tengo particolarmente.»
Il giovane sospirò esasperato.
«Berrò volentieri del whiskey» disse con un candido sorriso, presumibilmente falso.
 
 
 
Arthur aveva scambiato appena due parole con quel francese e già stentava a sopportarlo. Aveva scoperto che si chiamava Francis e che era un capitano della marina francese, ma le informazioni interessanti terminarono lì. Ciò che sentì nell’ora successiva era un lungo monologo sulle incredibili imprese del suo interlocutore, che ascoltò con interesse solo per i primi cinque minuti. La sua mente era troppo focalizzata sulla missione che aveva e dover perdere tempo in quel modo lo stava irritando parecchio.
Si concesse comunque alcuni istanti per osservare meglio questo Francis, più per abitudine che per interesse. I capelli biondi erano pettinati con cura, ma portati decisamente più lunghi rispetto ai dettami della moda europea, ad indicare che forse questo Bonnefoy aveva passato diversi anni lontano dalla civiltà. La corta giacca blu scuro e i pantaloni chiari che indossava potevano essere stati una vecchia uniforme della marina francese un tempo, ma ormai erano troppo usurati per avere una qualche parvenza solenne. Tuttavia, sembravano aderire molto bene al fisico del francese, il che suggeriva che probabilmente erano fatti su misura; concluse che il francese non stesse mentendo sul suo lavoro, non del tutto almeno.
«Mi state osservando molto senza dire nulla, monsieur Kirkland» osservò Francis con un ampio sorriso in volto «avete trovato qualcosa di interessante?»
«Solo che non state mentendo» rispose Arthur con tranquillità, finendo l’ultimo sorso di whiskey.
«Ah, peccato» fu il commento deluso.
Arthur lo osservò per alcuni istanti, non del tutto sicuro della ragione di tale delusione. Decise infine che la risposta comunque non valeva il suo tempo e che era giunto il momento di defilarsi con discrezione, come solo lui sapeva fare.
«Mi rincresce interrompervi, monsieur Bonnefoy ma credo di dover usare la toilette» disse, alzandosi lentamente.
Il francese lo congedò con un cenno del capo e Arthur sparì dietro la porta dei servizi del bar dell’hotel.
 
 
Lo sguardo di Francis passava lentamente tra i bicchieri vuoti sul tavolino davanti a sé alla porta dei servizi del bar, ormai da diversi minuti.
 
Quanto ci vorrà per usare un bagno?
 
Francis si alzò e con passo tranquillo raggiunse la porta dei servizi.
«Monsieur Kirkland? Va tutto bene?» disse ad alta voce, spingendo delicatamente la porta.
Nel bagno però non vi era anima viva. Francis sollevò lo sguardo verso l’unica finestra della stanza, piuttosto piccola e decisamente troppo in alto per essere raggiunta da un uomo adulto in comuni abiti da giorno senza conseguenze.
Tornò al tavolino e ordinò un bicchiere di vino, sbuffando.
 
Maledetti inglesi, ora svanite pure nel nulla.
 
Dopo diversi bicchieri di vino, decise che non gli importava sapere dove quel giovane fosse finito, né quale stregoneria avesse usato. Posò lo sguardo sulla sedia vuota davanti a sé, notando solo in quel momento un indumento abbandonato.
 
Ecco, sarebbe interessante sapere dove siete andato senza cappotto.
 
 
 
Arthur salì rapido su una delle carrozze, prima che il gentiluomo a cui aveva sottratto il cappotto si accorgesse del pezzo di vestiario mancante. Fece appena in tempo a dare le indicazioni al cocchiere, che le prime urla si sollevarono dal locale da cui era appena uscito. Sorrise tra sé e sé, divertito; gli americani erano molto più semplici da derubare, almeno rispetto ai londinesi, a cui era abituato.
 
La carrozza percorse agevolmente le strade di Philadelphia, fino alla sua destinazione.
La prima cosa che Arthur aveva notato di quella città, con grande rammarico, era quanto le strade fossero ampie e gli edifici distanziati, impedendogli una classica fuga tra i tetti come era sua consuetudine. La sua destinazione non era da meno, anzi, dava perfino su una piazza molto ampia e probabilmente quasi vuota per l’ora della presunta fuga.
Le numerose zone verdi della città potevano essere una valida opzione, se non fosse stato per la scarsa vegetazione al loro interno, rendendoli solo un buon modo per far perdere temporaneamente le proprie tracce e non veri e propri nascondigli.
Passeggiò con tranquillità attorno all’hotel, osservando con discrezione l’edificio e memorizzando informazioni utili come l’altezza dei piani, la distanza tra le finestre di due piani successivi e la presenza di porte secondarie. Avrebbe avuto bisogno di più giorni per osservare le routine di tutti i dipendenti e i travestimenti per farlo senza dare nell’occhio o insospettire eventuali autorità non gli mancavano.
Se non altro, i travestimenti gli sarebbero tornati utili anche per evitare d’incontrare ancora quel francese. Rabbrividì al solo pensiero di essere intercettato nuovamente per un’altra conversazione, o peggio, per rispondere a domande indiscrete sulla sua fin troppo discreta fuga. Con rammarico, rifletté che questo probabilmente significava anche pranzare e cenare all’hotel con un travestimento addosso.
 
Che scocciatura.
 
Rientrò al “Black Horse” nel tardo pomeriggio e, con suo enorme sollievo, non incontrò alcuna seccatura. All’ora di cena notò che non vi era quasi nessuno nella sala ristorante dell’hotel, solo altri due gentiluomini. Il primo, dalle evidenti origini orientali, sembrava avere qualche difficoltà con le posate fornite dall’albergo. Il secondo, probabilmente un mediocre uomo d’affari, era troppo pensieroso o troppo stanco per distogliere l’attenzione dal panorama fuori dalla finestra, se non per consumare rapidamente il cibo nel suo piatto.
Ritenendo non valesse la pena derubare nessuno dei due, Arthur si ritirò nella sua stanza.



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Note a piè pagina:
Ciao a tutti e buone feste! Ammetto che questo capitolo non doveva arrivare così presto, ma ehi, probabilmente Babbo Natale è passato a portarmi un po' d'ispirazione. Non ho molto altro da dire in realtà, se non grazie per aver continuato a leggere questo mio esperimento un po' carino e un po' ridicolo. Come sempre, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate! Alla prossima^^
   
 
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