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Autore: Milly_Sunshine    28/12/2022    2 recensioni
Aurora, giovane professoressa di matematica, viene invitata a trascorrere un weekend a casa di un'amica di famiglia. Oscar è il figlio della padrona di casa, è un giornalista che ha lasciato il lavoro per inseguire il sogno di diventare scrittore. Tra i due c'è una forte attrazione e sembrano destinati fin da subito l'una altro. Tuttavia, non sempre la realtà è facile come la si immagina e a volte basta poco perché vecchi segreti che dovevano rimanere tali possano venire alla luce: nel passato di Oscar ci sono ombre e segreti dolorosi sui quali Aurora vuole fare luce. Contesto "persone adulte che vivono negli anni '80/90" non esiste come opzione, quindi vada per contesto generale/ vago, l'unica che può essere adatta.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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È solo la notte
Che scende tra i tetti,
È notte, ma parli
E proprio non smetti,
È notte e perdo tempo
Ad ascoltare le ombre
Con il loro calmo lamento.

Attendo chi non c'era,
Attenderò anche domani sera.

Il sole sorge,
È solo un altro giorno,
Il sole sorge
Tra il nulla che ho intorno,
Nei parcheggi le auto impolverate
Attendono invano
Chi un giorno le ha lasciate.

Attendo chi non c'era
Come se non fosse già domani sera.

È solo la notte
Che tace tra le foglie,
La voce dell'aurora
Dal vuoto non distoglie,
Sveglia le nostre menti contorte
Mezz'ora prima
Che ci raggiunga la morte.

Attendo chi se n'è andato
E mentre mi parli
Ripenso a quello che è stato.

Un minuto fa era l'alba
E adesso è già il tramonto,
Ascolti distratto
Ciò che ti racconto
E vedi, mentre ti chiedo
Di non amarmi per sempre,
Che ieri era gennaio
E presto sarà dicembre.


Oscar rimase a lungo a fissare la bozza. C'era qualcosa da sistemare, forse molto, ma quei versi sembravano usciti dalla mente di Olivia Passante: un senso di cupa malinconia, condizione necessaria alla vita, dalla quale era impossibile sfuggire, nel quale lo stesso scorrere del tempo aveva un'interpretazione ambivalente. Le ore e i giorni che passavano non portavano verso la serenità, ma la lasciavano intravedere. L'alba diventava tramonto, così come gennaio diventava dicembre, a simboleggiare il fatto che, se da un lato la vita scivolava via piatta e monotona, dall'altro c'era la possibilità che il peggio fosse passato.
Era talmente assorto da non accorgersi che si stava facendo tardi. Si accorse all'ultimo che ormai mancava poco all'appuntamento, quindi telefonò per chiamare un taxi, non aveva altre alternative per arrivare puntuale.
Si fece scaricare a duecento metri di distanza dal bar, davanti al quale aveva fissato il luogo dell'incontro - o, per meglio dire, Paolo l'aveva fissato al posto suo. Trovò Vittorio, là davanti ad aspettare, che non si accorse di lui finché non furono faccia a faccia.
Era chiaramente piuttosto spiazzato, non si aspettava di vederlo.
«Cosa ci fai qui? Paolo non mi aveva detto che ci saresti stato anche tu.»
«Lo so» chiarì Oscar. «Paolo non c'è. Gli chiesto io di dirti di venire qua, avevo bisogno di vederti.»
Vittorio parve divertito da quella rivelazione.
«Cos'è, una nuova abitudine di voi intellettuali, convocare persone spacciandovi per altri? E Paolo perché si è prestato a questa stronzata?»
«Avevo bisogno di vederti» ribadì Oscar, «E non ero sicuro che avresti accettato, se fossi stato io a chiedertelo. Quindi ho dovuto inventarmi un'altra strada.»
«Wow, molto interessante. Cosa dobbiamo fare, entrare?»
«Preferirei rimanere fuori.» Oscar si avvicinò a un muretto poco distante e vi si sedette sopra. «Per te è un problema?»
«Fa un po' freddo, ma non fa niente.» Vittorio lo raggiunse sul muretto. «Cosa vuoi da me?»
«Ho scoperto la verità su Emilia.»
«Quale verità?»
«Sai a cosa mi riferisco.»
«No, non lo so affatto» ribadì Vittorio, «Dato che Emilia non ti ha raccontato ogni dettaglio della sua vita. Se parli del fatto che io e lei siamo stati visti insieme...»
Oscar lo interruppe: «No, la vostra vita privata non mi interessa. Peraltro Paolo mi ha detto che non stai più insieme a tua moglie già da tempo. Comunque non sono nessuno per giudicare.»
«Esatto, non sei nessuno per giudicare, ottime parole» convenne Vittorio. «Sapevo che, con un po' di impegno, saresti riuscito a dire qualcosa di sensato.»
Oscar ebbe la tentazione di rispondergli a tono, ma realizzò che aveva di meglio da fare, piuttosto che badare alle sue provocazioni. Mise quindi in chiaro ciò che sapeva.
«Emilia era l'ex moglie di Nico.»
«Come lo sai?»
«Non ha importanza.»
«Ne ha eccome, invece, era così sicura di non essersi fatta smascherare.»
Oscar puntualizzò: «Aurora è andata nel negozio in cui lavora Emilia insieme a un'amica. Ha visto una foto di Emilia e Nico insieme al loro bambino e l'ha riconosciuto. Io non sapevo che sarebbe andata là, non me l'aveva detto.»
«Sembra una donna sveglia, questa Aurora. Fai attenzione che non ti scappi.»
«Forse eri tu quello che doveva fare attenzione. Non sono io quello che è stato lasciato.»
«Bada ai cazzi tuoi.»
«Sei tu che te la sei cercata.»
«Il mio era solo un consiglio. Dove l'hai lasciata stasera?»
«È fuori con un'amica, la stessa con cui è andata al salone.»
«Un'altra tipa sveglia?»
«Non so. Credo che a Nora piaccia sempre l'uomo sbagliato, ma magari è solo una mia impressione. Comunque stavamo parlando di Emilia. Immagino che tu sapessi che era stata sposata con Nico.»
«Sì.»
«E Paolo?»
«No, Paolo non lo sapeva. Non è molto discreto, c'era il rischio che se lo facesse scappare e avrebbe mandato a molte il nostro piano.»
«Quindi avevate un piano ben preciso.»
Vittorio scosse la testa con fermezza.
«Oh, no, assolutamente. Voglio dire, avevamo un piano, ma non era per niente preciso.»
Oscar volle sapere: «Qual era il ruolo di Aurora? Perché l'avete tirata in mezzo?»
«Strano che tu non mi chieda cosa volessimo da te, quando ancora non c'era Aurora.»
«Rimediamo: cosa volevate da me?»
«Emilia e Nico si erano lasciati già da qualche anno, ma Emilia gli voleva ancora bene. Non saprei dirti se sperasse di poterci tornare insieme o se ci tenesse semplicemente a lui, ma quello che è certo è che è stato difficile, per lei, accettare che non ci fosse più. Sapeva che negli ultimi tempi abitava in casa con te. Voleva sapere chi fossi.»
Oscar azzardò: «È un modo carino per dire che mi considerava colpevole della sua morte? Esattamente come te?»
Vittorio parve spiazzato.
«Io non...»
Oscar replicò: «So bene quello che pensi di me, è inutile girarci intorno. Non so quali stronzate tu ti sia messo in testa, ma sei convinto che Nico sia morto per colpa mia.»
«No» obiettò Vittorio. «Sono solo convinto che tu non lo considerassi nello stesso modo in cui Nico considerava te. Ti vedeva come un amico, mentre per te era solo un pezzente a cui fare l'elemosina.»
«Che cazzo stai dicendo?» sbottò Oscar. «Tu non sai niente di me e Nico.»
«So molto di più di quanto tu possa immaginare, invece» lo smentì Vittorio. «So che trovò lavoro per quello stronzo delle auto usate grazie a te...»
Oscar non lo lasciò finire.
«Gli ho trovato un lavoro, non mi sembra uno scandalo. L'ho solo aiutato. L'avrei fatto anche con altri.»
«Non ne dubito» ribatté Vittorio, «Ma allo stesso modo sono sicuro che tu sia sempre stato convinto di avere la soluzione perfetta per tutto. Beh, non ce l'avevi. Lo sai, almeno, perché Nico ed Emilia si erano lasciati?»
«Non sapevo dell'esistenza di Emilia. Nico non mi aveva mai parlato di lei, né mi aveva mai detto di avere un figlio.»
«Nico era dipendente dal gioco d'azzardo. Emilia voleva che la smettesse e, a un certo punto, si è stancata. Nonostante tutto, poi ce l'ha fatta da solo, almeno finché sul più bello non sei arrivato tu e non l'hai messo in mano a una banda di giocatori di poker.»
«Non sapevo dei suoi problemi passati, non mi aveva mai raccontato nemmeno di quelli. Comunque non avevo idea di che gente potesse conoscere tramite Gabriele, io gliel'avevo mandato per lavorare, non per giocare a carte.»
«Poi, però, sei venuto a scoprire che si era indebitato.»
Oscar annuì.
«Ho scoperto dei suoi debiti da Gabriele, sì. Mi sono messo in contatto con le persone a cui doveva dei soldi, per sapere a quanto ammontasse la cifra. Per Nico non era fattibile, ma io potevo permettermi di pagare. Quindi ho pagato, facendomi assicurare che avrebbero lasciato in pace Nico una volta per tutte. Non vedevo altre soluzioni, a Nico sarebbero serviti anni per procurarsi quel denaro.»
«Per te invece erano spiccioli.»
«Non direi, ma comunque potevo pagare.»
«Avresti dovuto chiederglielo prima. Nico non era d'accordo.»
«Appunto per questo non gliel'ho chiesto. Non avrebbe accettato e non si sarebbe mai tolto dalla merda. Anzi, quella gentaglia avrebbe potuto approfittarne per metterlo in qualche altro casino, non gli sarebbe stato facile tirarsi indietro e liberarsi di loro.»
Vittorio insisté: «Avresti dovuto chiederglielo e poi cercare di convincerlo, invece di fare tutto alle sue spalle. Era sconvolto, quella sera.»
Oscar valutò il significato di quelle parole, ritrovandosi a ripetere: «Quella sera?»
«Sì, la sera del giorno in cui, a cose già fatte, gli hai detto che avevi pagato il suo debito» confermò Vittorio. «Ci siamo visti. Mi ha detto che avevate litigato, che non voleva più vederti e che si sarebbe trovato un altro posto in cui andare.»
«Non lo sapevo» ammise Oscar. «Non sapevo che vi foste incontrati.»
«Ho cercato di calmarlo, di dirgli che quello che avevi fatto alle sue spalle non era corretto, ma che volevi solo aiutarlo, che quello comunque poteva essere un nuovo inizio. Nico non voleva sentire ragioni, sosteneva di potere procurarsi dei soldi lavorando per quella gente, che gli avrebbe anche permesso di continuare a vedere la donna con cui era entrato in fissa... Non c'è stato molto da fare. Sono rimasto con lui fino a tardi, anche se la mattina dopo dovevo andare a lavorare presto. Era molto abbattuto per come erano andate le cose. L'avevi ferito, sbattendogli davanti agli occhi la vostra diversa estrazione sociale e non considerandolo nemmeno degno di potere esprimere un parere.»
«Mi dispiace che sia andata così, non volevo certo dare dare quell'impressione» replicò Oscar. «Ho cercato di spiegarglielo, ma non ha voluto ascoltarmi. Abbiamo finito per metterci a insultarci a vicenda. Gli ho detto cose che non pensavo. Mi dispiaceva per quello che era successo e volevo dirglielo, quella sera, quando sarebbe tornato. Però non rientrava mai e mi sono addormentato. La mattina dopo avevo un appuntamento e Nico dormiva ancora. Quando sono tornato a casa non c'era. Di lì a un paio d'ore dovevo tornare a uscire, ma non mi andava di lasciare quella questione in sospeso all'infinito. Gli ho scritto una lettera e gliel'ho lasciata sul tavolo. L'avrebbe vista di sicuro, appena rientrato. Nella lettera cercavo di spiegargli le mie ragioni e lo invitavo a non prendere decisioni avventate. Gli proponevo di parlarne con calma, quando ci saremmo visti, e gli facevo presente che se non voleva quei soldi, poteva considerarlo un debito con me, che avrebbe potuto restituirmi con meno pressioni rispetto a quante ne subiva da quella gente. Gli spiegavo che non avevo pagato perché lo pensavo incapace di badare a se stesso, ma solo perché ci tenevo a lui.»
«E poi?»
«Poi sono uscito un'altra volta, per l'impegno che avevo.»
«Hai rivisto Nico, poi?»
«No. È tornato mentre non c'ero ed è uscito prima che rincasassi. La lettera era sul tavolo, sgualcita come se in un primo momento l'avesse appallottolata e poi ci avesse ripensato. In fondo alla pagina, dove c'era un po' di spazio vuoto, aveva scritto due o tre righe. C'era scritto che pensava di avere ragione lui, ma che comunque gli dispiaceva di avere reagito così male, che anche lui mi voleva bene e che sperava potessimo chiarirci di persona quella sera. Quella sera, però, non è mai tornato. Non so cosa sia successo esattamente, posso solo immaginare che Giuliana l'avesse chiamato e a quel punto Nico sia andato subito da lei, prendendo la mia macchina.» Oscar sorrise. «Chissà, magari ce l'aveva ancora con me, ma scriveva l'esatto contrario solo perché gli serviva la mia auto.»
«Quella donna sarebbe stata la sua rovina, si capiva fin dal primo momento.»
«Non eri convinto che fossi io la sua rovina?»
Vittorio sospirò.
«Non lo so, non so più cosa pensare.»
«Non è sempre necessario pensare qualcosa» obiettò Oscar. «Spesso ci si fanno delle idee sbagliate, come temo tu ti sia fatto su di me. Non so cosa ti abbia detto esattamente Nico su di me l'ultima volta in cui vi siete visti, ma non penso fosse del tutto obiettivo.»
«Probabile che non lo fosse, era fuori di sé quella sera.»
«Ed Emilia?»
Vittorio si girò a guardarlo.
«Emilia cosa?»
«Non mi hai ancora spiegato cosa volesse da me, cosa voleste entrambi da Aurora e perché Emilia non mi abbia detto subito chi era» puntualizzò Oscar. «Sto ancora aspettando una risposta.»
«Hai ragione, tu mi hai spiegato com'è andata tra te e Nico, io devo darti delle spiegazioni su Emilia.»
«Ti ascolto.»
«È un po' contorta, come storia.»
«Non importa, ti ascolto lo stesso.»
Vittorio obiettò: «Fa davvero freddo, adesso. Possiamo salire in macchina da me, se vuoi.»
«Posso fidarmi?» ribatté Oscar. «O vuoi uccidermi e farmi a pezzi?»
Vittorio rise.
«Non lo so, spetta a te decidere se te la senti di correre il rischio.»
Oscar seguì Vittorio fino alla sua automobile. Salirono e, dato che l'altro non sembrava molto disposto a parlare, lo esortò: «O mi racconti di Emilia, o mi uccidi e occulti il cadavere, non hai molte opzioni.»
«Io e Nico ci frequentavamo già all'epoca del suo matrimonio. Tante volte avevo cercato di parargli il culo con sua moglie, ma non era servito a molto. Dopo la sua morte, Emilia è venuta a cercarmi. Mi ha chiesto se sapevo chi frequentasse Nico prima di morire e le ho parlato di te.»
«Non in termini molto positivi, posso immaginare.»
«Beh, no.»
«Allora Emilia ha deciso che voleva conoscermi» ipotizzò Oscar. «Voleva sapere chi fossi e se avessi fatto qualcosa di male a Nico. È andata così?»
«Così mi ha spiegato, anche se poi ho scoperto che c'era dell'altro.» Vittorio avviò il motore e fece per uscire dal parcheggio. «Io, comunque, ho pensato a un modo in cui far capitare un "incontro casuale" e abbiamo deciso di farlo alla fiera.»
«Dove stiamo andando?»
«Tranquillo, non voglio ucciderti.»
«Va bene, ma dove stiamo andando?»
«Da nessuna parte, non mi andava di stare qui fermo. Facciamo un giro, poi ti porto a casa.»
Oscar borbottò: «Non mi piace questa tua idea.»
«Te lo ripeto, puoi fidarti» ribatté Vittorio. «L'idea di ammazzarti potrebbe anche essere allettante, ma non ne vale la pena!»
«Allora spiegami perché avete coinvolto Aurora.»
«Perché Emilia non riusciva ad arrivarci in fondo, a capire chi fossi davvero e che rapporto ci fosse tra te e Nico. Quando ti sei trovato una ragazza, ha pensato che cercarla e parlarle di quello che avevi fatto potesse essere un buon modo per costringerti a svelarti. Da come ce l'avevi descritta, non pensavamo che la tua fiamma fosse così sottomessa da venire a raccontarti tutto parola per parola.»
«Aurora non è sottomessa. Tranne in camera da letto, lì comando io. O almeno, è quello che mi fa credere, ma non ne sono tanto sicuro.»
«Le piace scopare?»
«Molto.»
«Allora tienitela stretta, perché è perfetta così.»
Oscar precisò: «Ci sono altri mille motivi per tenermela stretta, ma è inutile che li venga a spiegare a te, hai la stessa sensibilità di un facocero.»
Vittorio ammise: «Non sono bravo come te, in certe situazioni, ma ho sicuramente altre qualità. Le mie donne non si sono mai lamentate. Certo, se uno ce l'ha piccolo, deve inventarsi qualcos'altro. E tu mi dai l'impressione di avercelo piccolo.»
Mentre percorrevano senza meta una strada di periferia, Oscar gli ricordò: «Hai detto che c'era dell'altro, che in un primo momento Emilia non ti aveva detto.»
«Quindi non neghi di averlo piccolo?»
«Ho trentacinque anni e alla mia età non mi sembra appropriato partecipare a sfide di dimensioni del pene. Inoltre mi pareva stessimo parlando di cose serie.»
Vittorio si arrese: «Hai ragione, all'inizio non avevo idea che ci fosse qualcos'altro, una ragione più importante per cui Emilia ti cercava. Gliel'aveva raccontato sua suocera, dopo che Nico era già morto. Il motivo per cui Emilia ti cercava era lo stesso che aveva spinto Nico a farlo qualche anno fa.»
Quelle ultime parole spiazzarono Oscar.
«In che senso Nico mi cercava?»
«Vi siete incontrati in una casa di tua madre, dove lui era andato insieme a un imbianchino per cui lavorava in quel periodo, giusto?»
«Sì, per caso.»
«Non era un caso, a quanto pare. Emilia non mi ha raccontato ogni singolo dettaglio che le ha riferito la madre di Nico, ma è chiaro che aveva le sue buone ragioni per venire a cercare te e la tua famiglia. Tu non ne sai niente?»
Oscar chiarì: «Io e Nico eravamo amici, quando eravamo bambini. Smisi di vederlo quando sua madre, che aveva lavorato a casa nostra per diverso tempo, se ne andò per ragioni che preferisco non raccontare. C'entrava mia madre e il modo in cui si comportava, che non mi rende per nulla fiero di essere suo figlio. Nessuno mi ha più parlato di lui.»
«Nemmeno tuo padre?»
«No, ma cosa c'entra mio padre?»
«Emilia mi ha detto che Nico era il tuo fratellastro.»
Oscar spalancò gli occhi.
«Che cosa?!»
«Tuo padre doveva essere l'amante di sua madre, non ci sono altre spiegazioni» disse Vittorio, con naturalezza. «Nessuno ti ha mai detto nulla?»
«No, ovviamente, ma...» Oscar si interruppe, senza sapere cosa dire. Quell'ipotesi non l'aveva mai sfiorata ed era del tutto spiazzante. «Emilia ne è sicura?»
«Dice che è stata la madre di Nico a dirle di questa vostra parentela. Nico lo sapeva, quindi è venuto a cercarti perché voleva vedere come eri diventato. Forse non pensava di legare così tanto con te, ma questo non lo scopriremo mai. Non mi ha detto nulla, ai tempi. Non sapevo che fosse tuo fratello... ma davvero non ti ha mai detto niente nemmeno lui?»
«No, certo che no! Non ne avevo la più pallida idea e non mi sarebbe nemmeno mai passato per la testa di pensarlo. Anzi, mi sembra così assurdo! Pensavo che Floriana fosse una conoscente di mia madre e che mio padre neanche sapesse della sua esistenza, prima che mia madre gli parlasse di lei. È così difficile da credere... eppure spiegherebbe molte cose.»
«Cosa dovrebbe spiegare?»
«Mia madre detestava Nico, quando eravamo bambini. Se fosse il frutto di una relazione clandestina tra mio padre e Floriana, questo suo odio inspiegabile avrebbe una spiegazione.»
«Che intrighi strani. Voi ricchi avete delle famiglie davvero contorte.»
Oscar avrebbe voluto replicare, ma l'osservazione di Vittorio aveva il suo fondamento.
«Mi porti a casa?» gli domandò, piuttosto. «Anche tu sarai stanco di stare in giro con me. Domani devi andare a lavorare presto?»
«Sì, devo iniziare presto» confermò Vittorio, «Ma non è un problema. Se vuoi parlare, ci sono. Magari posso anche rimediare agli errori che ho fatto in passato.»
«Non c'è niente a cui tu debba rimediare» replicò Oscar. «Non sapevi come stessero le cose. Non...» Si interruppe, vedendo un'auto proveniente dal senso opposto che sembrava volere fare inversione di marcia nel bel mezzo della strada. «Questo che cosa sta facendo?»
Vittorio suonò in clacson, come a segnalare all'altro automobilista che era il caso di attendere.
«Bella domanda» osservò, procedendo.
Poco dopo l'altra automobile, ultimata la manovra, comparve dietro la loro e, in breve tempo, li superò iniziando a viaggiare ad alta velocità.
«Certa gente non ha proprio idea di come si stia in strada» borbottò Oscar. «Vanno dove gli pare e si prendono azzardi assurdi, come se sentissero il desiderio di finire in mezzo a un incidente.»
«Già» convenne Vittorio. «Speriamo non faccia danni.»
Neanche un minuto più tardi, le sue parole sarebbero state smentite. Sarebbero stati loro i primi a giungere sul luogo del misfatto.
I fari dell'auto di Vittorio illuminarono una sagoma che si sbracciava a lato della strada, come a supplicarli di fermarsi. Un'altra sagoma giaceva a terra: l'automobilista di poco prima aveva investito una persona e si era dato alla fuga. Vittorio arrestò il veicolo, mettendo le luci di stazionamento prima di aprire la portiera. Scese nello stesso momento in cui lo faceva anche Oscar.
«Aiutatemi, vi prego!» li supplicò la voce di una donna, che a Oscar parve subito familiare. «Un pazzo ha investito la mia amica!»


NOTE - il testo inserito all'inizio del capitolo è pubblicato anche nella sezione Poesia, nella mia racconta intitolata "Elogi e necrologi nascosti in cassaforte" con il titolo "Dicembre". Il suo significato d'origine non è tanto diverso da quello spiegato nel capitolo.

   
 
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