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Autore: Aky ivanov    30/12/2022    0 recensioni
Cosa significava festeggiare il Natale?
Yuri se lo chiese all'invasione dei topi nel monastero.
Sergey se lo domandò contando le ragnatele nei loro portafogli.
Boris evitò di pensarci dinanzi all'idea di Daitenji.
Ivan si domandò cosa avesse fatto di male ritrovandosi a condividere la camera con una suora.
Era tutto perfetto quel Natale.
[...] Capitolo I - peccati
Capitolo II - lodi
Capitolo III - 24 dicembre
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Boris, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Christmas adventure

lodi

 

 

«Il più eccelso degli angeli fu mandato dal cielo per dir “Ave” alla Madre di Dio»*

Ivan soppresse uno sbadiglio, a disagio sulla scomoda panca in fondo alla chiesa. La voce del sacerdote Yanishevsky risuonava nell’edificio semivuoto, chiara e limpida, di un’intensità disarmante nonostante il buio oltre le vetrate.

Era incredibile tutta quella energia alle prime luci dell’alba.

«Al suo incorporeo saluto, vedendoti in Lei fatto uomo»

Ogni mattina si ripeteva la stessa tragedia nei corridoi del dormitorio. Suor Sofia passava a svegliarli alle cinque del mattino bussando come una forsennata ad ogni porta, un minimo di tre volte giusto per assicurarsi che non tornassero a dormire. Loro dovevano fare a gara e muoversi per usare il bagno, la colazione ovviamente non esisteva per lo stramaledetto digiuno a cui li avevano costretti a sottostare, alle sei meno un quarto dovevano essere in chiesa per recitare qualunque cosa fosse la liturgia da loro celebrata in preparazione di quella ufficiale delle sette del mattino e da lì, pronti e scattanti, dovevano mettersi ad aiutare quelle pazze vestite di nero in uno dei compiti assegnati per quel giorno.

Tutte le speranze di Ivan erano riposte nell’augurio di una massiccia orda turistica così da dover aiutare nella bottega dei souvenir. Preferiva di gran lunga provare ad imparare e capire le sacre scritture piuttosto che spalare la neve in quel complesso mastodontico. Il giorno prima era stato un completo disastro. Lui e Yuri erano arrivati stremati ad ora di cena, per nulla adatti a portare avanti quel tipo di incarico, sarebbe stato più giusto affidarlo a Boris e Sergey.

«Signore, in estasi stette, acclamando la Madre così»

«Che rottura di palle» bisbigliò coprendosi nuovamente la bocca, gli occhi ancora appannati da una patina di sonnolenza restia ad andare via «Ma non si stancano a ripetere sempre le stesse cose?»

«Shhh» lo ammonì perentorio Sergey al suo fianco.

Ivan sollevò infantilmente gli occhi al cielo afflosciandosi ancor di più sulla panca, la testa ondeggiante in un dormiveglia perenne. Il calore del riscaldamento impostato al massimo unito al giubbotto abbottonato saldamente aumentavano l’intorpidimento generale facendogli perdere aderenza con la realtà. Era più interessante considerare come persino in quella posizione scomposta le sue punte dei piedi a malapena toccassero terra, o chiedersi se il suo capitano avesse scoperto una qualche vocazione nelle ultime ore.

Dal loro arrivo Yuri, accomodatosi per ignote ragioni tre panche più avanti, si era inginocchiato piantando i gomiti sullo schienale della panca seguente, le mani congiunte e la faccia affondata in esse con un laconico “raccoglimento devozionale” che aveva fatto esultare e quasi commuovere suor Agata. Ivan piegò il collo verso sinistra inclinandosi pian piano per osservare da un’altra angolazione l’immobilità in cui era caduto Yuri, soffermandosi sulla pelle pallida del volto, l’alone scuro sotto gli occhi e la bocca leggermente dischiusa. Il posizionamento diagonale gli consentiva di distinguere chiaramente la lentezza con cui la schiena coperta dal tessuto arancione del maglione si sollevava e abbassava, pesante e regolare. Yuri aveva fatto la cosa migliore, si era addormentato.

In una posizione in cui al risveglio avrebbe tirato giù tutto il calendario ortodosso ma pure sempre addormentato. Persino la resistenza del suo capitano aveva raggiunto il limite.

«Ave, per Te la gioia risplende»

Ivan per poco non cadde a terra all’acuto partito improvvisamente al suo fianco. Ancora semidisteso sulla panca, con una mano sul cuore e la tachicardia si voltò esterrefatto verso Sergey compostamente seduto, il raccoglitore dei canti stretto in mano.

«Sergey tutto a posto?!»

«Ave, per Te il dolore s'estingue»

Per tutta risposta il suo amico intonò la seconda strofa riservandogli un’occhiata acida in tralice, il portamento eretto e orgoglioso mentre le corde vocali davano fondo a tutte le riserve del proprio diaframma.

«Sì…canta tu»

«Ave, salvezza di Adamo caduto»

Ivan scosse la testa frapponendo quanti più distanza possibile fra lui e Sergey fino al capo opposto, rannicchiato a palla alla complessa ricerca della stessa strada intrapresa dal capitano. Lui, però, trovava impossibile dormire con quel casino di gorgheggi e note d’organo inaspettate che lo facevano saltare sul posto, senza contare il tenore improvvisato a tre passi da lui.

Sperava quella tortura finisse presto, aveva perso Yuri, ora pure Sergey, ci mancava Boris…Boris. Ivan drizzò il capo guardandosi intorno alla ricerca del suo affezionato compagno d’armi perduto di cui fino a quel momento aveva anche dimenticato l’esistenza. Erano entrati insieme in chiesa, si era pure seduto accanto a lui, quando era sparito?

«Ohi Ser…» bisbigliò gattonando sulla panca lunghissima fino a tirare la base della maglia nera a collo alto «Sergey!»

«Ave, riscatto» cantò lui aggiungendo sottovoce un ringhiato e frenetico «Cosa c’è?!» prima di intonare soave «del pianto di Eva»
«Ma cosa ti metti a cantare…vabbè, dov’è Boris?»

«Cosa ne so, era uscito a urinare nella neve»

«Oddio, io non la spalo oggi eh»

«Non nominare Dio invano!»

Ivan aprì e richiuse la bocca insoddisfatto con uno schiocco di lingua, a corto di termini da utilizzare per sottolineare il lento naufragare di quella conversazione.

«Ave, Tu vetta sublime a umano intelletto»

«E canta…» bofonchiò esasperato passandosi le mani sul volto «Cosa cazzo canta… uno è andato all’altro mondo, l’altro ha trovato la via di fuga e lui canta»

«Mh, mh»

I peli sulla nuca di Ivan si drizzarono di botta al colpo di tosse e conseguente schiarimento di gola alle sue spalle. Deglutendo appena in un déjà-vu vissuto decine di volte dopo un allenamento in cui si lamentava dei metodi del capitano, Ivan si voltò lentamente, il collo sollevato quel tanto per guardare in faccia la nuova presenza e rimpiangere i dieci giri di corsa ordinati da Yuri dopo ogni infrazione.

«S-salve…» abbozzò un sorriso di circostanza e un saluto con la mano alla faccia arcigna della badessa.

«Si sta composti e si usa un linguaggio consono nella casa del Signore»

«Nella casa di c-» la gomitata laterale di Sergey interruppe la sua domanda mentre l’occhiataccia della badessa l’esclamazione poco pulita che stava per rifilare «Ok, ok, ho capito…»

Tornato composto sollevò le mani in segno di resa alla donna anziana, così simile a Vorkov in fatto di esternazioni di gioia da far accapponare la pelle. Le rughe ai lati della bocca perennemente inespressiva scavavano quanto il rimprovero malcelato nei suoi confronti.

«Prendi esempio dai tuoi amici»

Ivan si morse la lingua per non rispondere a tono, onde evitare di far presente alla donna di essere una povera scema a pensava di avere l’attenzione di qualcuno all’infuori di Sergey, in primis dal bell’addormentato a cui lei stava alludendo come esempio di diligenza, silenzio e rispetto verso il luogo sacro in cui erano.

Bel rispetto dormire in chiesa.

Sarebbe stato meraviglioso gustarsi il graduale cambio d’espressione della vecchiaccia lunatica, metterla dinanzi alla verità nuda e cruda: non ce ne importa niente del tuo credo. Ma, addormentato c’era Yuri e non Boris o Sergey, il sassolino poteva ancora tenerlo nella scarpa un altro po’, il tempo di tornare a casa.

«Certamente»

Il tono ironico e le labbra stirate con forza non giunsero all’interessata tronfia già voltata di spalle intenta a proseguire il suo giro da sentinella. Ivan ampliò la sua finta allegria perforandosi i palmi delle mani con le unghie, sopprimendo la voglia di mandarla a quel paese. Era già insopportabile condividere la notte con una presenza religiosa in stanza, avrebbe pure lui preferito il quadro della Vergine alla credente in carne ed ossa.

Con uno sbuffo tornò a riporre la propria attenzione all’ambiente annoiandosi a morte, tanto da ricercare una fonte d’ intrattenimento nelle tesserine colorate del mosaico pavimentale che di getto decise di mettersi a contare.

Una, due, tre, quattro…dieci…centoventi…quattrocentotrenta.

Quando gli occhi cominciarono a non distinguere più il rosso dal blu e il conteggio giunse alla mille duecentesima tessera finalmente vide Boris, o meglio, la folata di polvere sollevata al suo passaggio.

Boris camminava freneticamente da una navata all’altra trasportando vasi di fiori, piante, raccoglitori, volantini e qualunque altra cosa gli stesse affidando la suora di cui non ricordava neppure il nome. Boris, lo stesso ragazzo che fino al giorno prima doveva essere portato di peso giù dal letto per arrivare in chiesa come zombie, colui che stranamente quella mattina era stato il primo a farsi trovare pronto davanti la sua porta.

«Cosa cazzo ha assunto per avere tutta quella energia?»

A sorpresa Sergey smise di cantare senza nemmeno azzardare un rimprovero per il suo linguaggio, concentrato quanto lui sull’incedere allegro del ragazzo ora al loro fianco. Boris adagiato il vaso in terracotta stracolmo di terra con una svettante stella di Natale, come il più leggero degli omaggi, li aveva salutati con un cenno del capo e un sorrisetto energico stampato in faccia prima di ritornare indietro. Iperattivo.

«Non lo so ma la voglio anche io»

Ivan sollevò sorpreso un sopracciglio chiedendosi quando e come avessero venduto all’asta l’integerrima coscienza dell’unica persona responsabile della squadra, capitano escluso. Boris era ritornato quasi al galoppo, le goccioline di sudore alla tempia un abbellimento contrastante con la fatica facilmente dissimulata. Il nuovo ornamento era un vaso di ceramica finemente lavorato ricolmo di fiori, sicuramente addobbo per una qualche cerimonia, che trovò sistemazione sullo schienale nello stesso momento in cui la tortura religiosa giunse al termine.

Nessun altro canto, nessuna altra preghiera.
Erano liberi per un’ora prima di essere sfruttati.

«Ora dobbiamo scappare» proferì saltando giù dalla panca pronto a correre verso l’uscita, costretto però a ricaderci seduto all’improvviso scatto fulmineo di Boris sugli inginocchiatoi «Boris! Cosa diavolo…»

Boris si era volatilizzato, in un battito di ciglia era fuggito alla velocità della luce oltre l’ampio portale scomparendo nell’orizzonte innevato del cortile del monastero.

«Sembra abbia ingerito un pacco di zucchero…» borbottò perplesso grattandosi la nuca, subito voltato verso l’altro compagno «Ser tu che di-…sì, ciao Sergey»

Intorno al limite della panca non una, non due, nemmeno tre, ma ben tutte le suore del coro monastico con l’aggiunta di qualche laico avevano circondato quello che in un tempo ormai lontano era stato un compagno di squadra. Allo stesso identico modo di uno stormo di uccellini starnazzanti davanti mamma uccello tornata con la pappa, le suore si erano radunate intorno alla fonte della loro ricchezza.

«Saresti perfetto nel coro!»

«Suor Kristina ha ragione! Certo, dobbiamo sistemare qualcosa ma hai del potenziale!»

«E per la messa di Natale?! Ci pensate?»

«Sarebbe fantastico!»

Ivan sollevò il cellulare immortalando il suo amico ormai plagiato dai complimenti e sfortunatamente incline ad accettare l’invito – seriamente? – impostandola come nuova immagine della loro chat di gruppo, fermandosi qualche attimo a osservare perplesso l’enorme quantità di sticker inviata nella notte da Boris.

«Chissà cosa voleva…vabbè»

Era inutile cercare di capire Boris, con una scrollata di spalle rinominò il gruppo “D'Artagnan e i tre moschettieri” digitando il messaggio di commiato da lasciare ai posteri.

«È con sommo rammarico che dopo anni di avventure» sussurrò a tempo con le dita sulla tastiera sghignazzando tra un passo ballerino e l’altro nella navata «Salutiamo il nostro Aramis ormai diretto a prendere i voti, possa il suo vocione allie

Il tono perse vigore e il pollice premette erroneamente invio lasciando il messaggio incompleto e Ivan nel panico assoluto. Suor Agata e la sua consorella si erano ferme al banco di Yuri ancora profondamente addormentato, intente a parlargli di qualcosa che avrebbe richiesto risposta.

Boris era andato, Sergey non coglieva il suo messaggio d’aiuto mimato.

«Dannazione Yuri, proprio oggi dovevi andare in coma»

Al braccio di suor Agata adagiato sulla spalla di Yuri, Ivan d’istinto saltò come una scimmia sulla panca. Il rimbombo rimbalzò in tutta l’acustica della chiesa così come il vaso di fiori volò dalla parte opposta andando miseramente in frantumi.

«Ivan!» nessuna fu la sorpresa di udire nel coro anche il rimprovero di Sergey.

L’attenzione di tutti era stata diretta su di lui.

«Scusate…pensavo di aver visto un topo»

«Un topo?! Dove?!»

«Misericordia!»

«Ci mancava questa!»

«Non bastava l’ex monastero Vorkov infestato?!»

Ivan ignorò l’occhiata omicida di Sergey concentrandosi su due occhi azzurri spaesati finalmente puntati su di lui. Yuri l’osservava completamente intontito, con una macchia rossa in fronte laddove era stato poggiato tutto il tempo, alla ricerca di spiegazioni mentre tutto intorno alleggiava l’alone di panico tra piedi battuti sui cocci di ceramica, segni di croce e gridolini isterici.

«Ivan si è sbagliato…giusto Ivan?» il sibilo di Sergey attirò la sua di attenzione, nello stesso momento in cui le due suore accanto a Yuri reclamarono una risposta sul discorso fatto precedentemente a cui il suo capitano si affrettò ad annuire «Giusto?»

Era difficile non notare la minaccia velata di morte nel caso avessero dovuto far chiudere anche quella struttura a causa dei topi.

«Sì, sì, giusto…scherzi del sonno»

La badessa per nulla contenta assottigliò gli occhi spingendolo a deglutire una seconda volta nell’arco della giornata appena iniziata. L’idea di fare casino gli si era ritorta contro. All’ordine di sistemare il danno appena creato, saltare l’ora di pausa per poi dedicarsi anche per quel giorno a spalare la neve nel cortile insieme a Yuri avrebbe voluto mettersi a urlare, magari facendole credere di essere posseduto. Invece, Ivan non riuscì nemmeno ad aprire la bocca per replicare che la donna a passo veloce si era già allontanata, diretta otto file avanti a dettare ordini a destra e a manca.

La disperazione di altre dodici ore come spazzaneve sembrò nulla se confrontata a quella riflessa negli occhi di Yuri, bianco come un cadavere, ancora inginocchiato con lo sguardo fisso sulle suore stranamente allegre, troppo allegre, fino a poco prima ferme accanto a lui e ora trotterellanti verso la sacrestia. Yuri era il ritratto della paura. La manifestazione di un’emozione che nemmeno nei momenti peggiori della sua infanzia aveva visto su quel volto di ghiaccio.

«A cosa ho appena detto sì?»

Ivan avrebbe voluto rispondere con una rassicurazione, magari anche una piccola spiegazione e minimizzazione del danno. Il filo di voce uscito dalla bocca di Yuri era stato così fuori luogo. Lui però non aveva ascoltato una singola parola del discorso che gli avevano fatto, tutto quello che poteva fare era scrollare le spalle e dargli a malincuore il colpo di grazia.

«Oggi dobbiamo spalare la neve»

 

 

Note:

* L'Inno di Akathistos è considerato l'inno più famoso della liturgia ortodossa, le frasi recitate e quelle cantate sono prese da lì (grazie Alessia per l’aiuto ) ed anche se siete alla fine, vi consiglio di rileggere o ripensare al capitalo avendo ben in mente questo canto come sottofondo (link) .

Volevo rispettare una tabella di marcia ma tra tosse, raffreddore, tonsille e chi ne ha più ne metta la tabella è andata a farsi benedire (queste allusioni religiose mi stanno facendo male), quindi il secondo capitolo giunge in ritardo ç.ç

Cosa accadrà nel prossimo capitolo?
Scopriremo a cosa ha detto “sì” Yuri? Ivan sopravviverà ad un’altra giornata di lavori? Boris scaricherà tutte le energie? Il nome della chat di gruppo troverà pace?
Per questa ed altre risposte ci sentiamo l’anno prossimo!

Auguro buon anno a tutto il fandom
Sperando sia migliore di quello appena trascorso…

 

Aky

 

 

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Takao Aoki, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

 

   
 
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