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Autore: Memetchi    11/09/2009    2 recensioni
‘’Chissà cosa starà facendo Max… dove sarà e soprattutto con chi!’’ Ogni volta che pensavo a quel ‘’chi’’ un’immensa tristezza mi avvolgeva. Mi sembrava di entrare in un vortice oscuro senza fine.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quando Cupido è bendato...


Premessa: Questa FanFic è nata grazie all'ispirazione tratta dalla lettura di un libro di un'autrice, haimè, ancor poco conosciuta. Alcuni personaggi esistono veramente, magari però nel racconto li sono stati sfalsati i connotati, l'età etc.
Lo scopo del racconto è quello di far capire che l'Amore, quello vero, non ha confini e può superare differenze e difficoltà.
**Ogni Riferimento a fatti, persone o cose è puramente casuale!**
Buona lettura!



Dedica:
Dedico questa FanFic ad una persona molto speciale, anche se forse non la leggerà mai...
Questa FanFic è per te Max, per te che non riesco a dimenticare. Inoltre voglio ringraziare Marco e Silvia.




Era una sera invernale come tante, tornavo esausta dall'itis. “Maledetti consigli d'istituto!” pensai. Camminavo lentamente osservando l’asfalto bagnato, di tanto in tanto rivolgevo il mio sguardo verso quel cielo stellato pensando ‘’Chissà cosa starà facendo Max… dove sarà e soprattutto con chi!’’ Ogni volta che pensavo a quel ‘’chi’’ un’immensa tristezza mi avvolgeva. Mi sembrava di entrare in un vortice oscuro senza fine. Ormai erano passati 3 anni dal nostro ultimo saluto eppure non l’avevo dimenticato; lo sognavo tutte le notti, lo pensavo in ogni momento della giornata, la mia mente era offuscata da un unico pensiero: lui. Tornai a fissare l’asfalto. Stava riprendendo a piovere. Affrettai il passo, ma qualcosa attirò la mia attenzione. Un puntino tra l’arancione ed il rosso ondeggiava lentamente nel cielo, a volte sparendo dietro le nubi, a volte mostrandosi in tutta la sua stranezza. Era un puntino, veloce, agile e dalla forma aereodinamica, simile ad un vortex, ma soprattutto era silenzioso. Dapprima mi domandai se fosse un aereo, ma quel silenzio diede la risposta alla mai domanda: non poteva essere un aereo! Pensai a quelle storie sugli ufo che mi erano state raccontate. Chissà perché in ogni storia le astronavi aliene erano rappresentate come grandi dischi volanti e silenziosi, forse perché era la verità e quest’oggetto che passò davanti ai miei occhi ne era la prova. Distaccai lo sguardo da quella strana figura e mi concentrai su un sassolino che scalciai. Ne presi un altro più leggero, quasi una noce e lo lanciai violentemente contro una pozzanghera; l’acqua di questa schizzò formando alcuni cerchi. Rimasi là, in silenzio, guardavo con immensa tristezza quello strano fenomeno. Sollevai lo sguardo in direzione delle nubi sovrastanti. La pioggia iniziò a scorrere leggermente sul mio viso e come se fosse uno scherzo del destino, l’iPod iniziò a riprodurre la magica canzone ‘’Fotografie della tua Assenza’’. ‘’Che anno era quando il temporale non voleva farci uscire più… che giorno era quale calendario se ci provo non me lo ricordo…’’ a quelle parole riaffiorarono i ricordi. Era il 21 aprile 2008. Eravamo a scuola, io guardavo la pioggia dalle porte a vetri. Lui mi fissava interrottamente da dietro: pensava a qualcosa, ma non so a cosa. Quando si accorse che lo stavo fissando mi si avvicinò. Parlammo a lungo del tempo, della pioggia e di cosa ci suscitava. Non ricordo bene ciò che mi disse, ma certo in quei minuti lo sentii a me molto più vicino di quanto non l’abbia mai sentito.
Per un attimo tornai a quei minuti di 4 anni fa. Scossi la testa. Sapevo bene che non avrei mai più avuto la possibilità di rivederlo. Mi accorsi che una lacrima salata che sapeva di tristezza attraversava lentamente il mio volto. Con la manica del mio cappotto di lana l’asciugai. Ne scese un’altra, un’altra ed un’altra ancora. Non avevo dubbi. Stavo piangendo. Piangevo a quel suo ricordo. In momenti come quelli mi sentivo sempre tremendamente piccola e soprattutto tremendamente fragile. Asciugai nuovamente, ma più svelta, le lacrime che scendevano una ad una. Mi passò un ragazzo accanto. Era buio, talmente da riuscir a malappena a distinguere la sua forma: era alto e magro. Si chinò su di me e mi guardo con lo sguardo dubbioso. Mi sorrise. ‘’Mi scusi, si sente bene? Vuole un passaggio?’’ io risposi facendo di no con la testa ‘’Mi scusi, ma secondo e dovrebbe accettarlo. È freddo, non ha un ombrello ed è tutta bagnata!’’ mi fece notare lui. ‘’Guardi che ho la macchina qui a 50metri, davvero. Per me non è un disturbo darle un passaggio’’. Lo osservai meglio. Diedi un’occhiata al mio cappotto: era tutto bagnato! Tutt’ad un tratto mi sentii debole e lasciai cadere la mia testa sul suo petto. Una mano fredda e bagnata si appoggiò sul mio collo ed una voce i sussurrò ‘’tranquilla. Mi prenderò io al momento cura di te’’. Feci un mezzo sorrisetto sforzato.
Salii a stento in macchina e mi lasciai cadere sul sedile, poi appoggiai la testa contro il finestrino. “Come ti chiami?’’ mi domandò lo sconosciuto seduto accanto a me. Finalmente lo distinsi. Era alto, magro, moro, sulla 20ina, aveva gli occhi azzurri e delle labbra carnose e rosee. Ero rimasta incantata dal suo aspetto. Poco dopo una voce irruppe nei miei pensieri ‘’Allora, come ti chiami?!’’ io risposi imbarazzata ‘’Claudia, e tu?’’ lui ‘’Luigi ed ho 19anni. Tu?’’ io arrossendo ‘’io ancora 16’’ ‘’Scusa, ma che ci faceva sola in una stradina deserta una bella ragazza come te? E per di più: perché piangeva?’’ ‘’Non stavo piangendo!!!’’ precisai. ‘’Si che stavi piangendo! Guarda sai che ti ho vista! E poi che c’è di male, scusa? Anche io spesso mi ritrovo a piangere come un bambino… è vero, un poco mi vergogno… poi beh, se non ne hai voglia di parlare allora questa è un’altra storia e ti posso pure capire!’’ In quel momento il mio sguardo ricadde sull’orologio incastrato nel cruscotto dell’auto. Erano le 19e30! ‘’Scusa, hey! Puoi fermarti? Io devo tornare a casa, i miei saranno i pensiero per me’’ ‘’Fa loro uno squillo ed avvertili che tornerai a casa un po’ più tardi! Stasera ti porto in un locale fantastico, dove fanno la pizza migliore del mondo!’’ affermò lui ammicando. Poco dopo, scocciata, composi il numero di casa. Attesi qualche minuto, poi finalmente sentii la voce di mamma ‘’Pronto’’ ‘’Ciao Mamma, senti. Ho incontrato un amico e mi ha proposto di cenare da lui. Va bene se accetto, vero?’’ ‘’Ok, figliola. Non fare troppo tardi, però!’’ ‘’Grazie mamma. Un bacio!’’. Chiusi in fretta il telefono e lo riposi nella tasca posteriore della borsa. ‘’Allora che ha detto?’’ domandò Luigi ‘’Tutto a posto. Mi fermo a cenare con te’’ ‘’ah, Claudia. Senti… per caso ho sentito dire che eri con un amico. Ma allora per te io sono un amico?’’ gli diedi una gomitata leggera ‘’Dai, scemo!’’.Ci fu una beve risata, poi il silenzio. ‘’Allora, si parte?’’ irruppe lui ed io affermai ‘’Si parte.’’

La serata proseguì tranquillamente. Luigi mi portò a cenare in un una pizzeria gestita da napoletani dove facevano veramente delle pizze fantastiche!
‘’Allora, ti sei divertita?’’ domandò lui all’uscita del locale. ‘’Oh! Si e poi la pizza era squisita! Grazie mille’’ Lo ringraziai dandogli un bacio sulla guancia. ‘’Era da tempo che non mi divertivo così tanto e poi Luigi è pure molto carino e gentile’’ pensai. Una voce irruppe nei miei pensieri ‘’Allora?’’ era lui, era davanti a me, mi guardava con aria dubbiosa e spazientita, non sapevo che dire o che fare. ‘’Hem scusa, stavo pensando che era da tanto che non mi divertivo così… tu invece che dicevi?’’ ‘’Nulla Claudia. Dicevo solo che visto che sono le 9, prima di tornare a casa potremo far un salto a casa mia oppure chessò alla sala giochi!’’ assunse un’aria da super-intelligente. ‘’No guarda Luigi… verrei volentieri a casa tua, ma è troppo tardi e comunque cerchiamo di non correre troppo, eh! Qu…’’ Non mi fece finire ‘’Quindi si va alla sala giochi, giusto?’’ ‘’Ecco, si va’’ ‘’la macchina però dista 15minuti da qua…Ci toccherà camminare..’’ aggiunse lui guardando spazientito un puntino rosso ‘’fa niente’’ risposi io. Camminammo lungo il marciapiede, ci fu un lungo silenzio. Sentii la sua mano gelida avvicinarsi alla mia. La stringeva a sé con forza: me la voleva solo riscaldare. Giungemmo alla macchina, lui mollò la mia mano. ‘’Avevi freddo, vero?’’ mi domandò ‘’Si, avevo freddo.’’ Risposi io in fretta. Montammo in macchina e partimmo per Fastgames, la sala giochi.
‘’Siamo arrivati’’ mi sussurrò nell’orecchio. Scesi veloce dall’auto e mi accostai a lui. Stavolta lo presi io per mano. Lui si girò verso di me e sorrise. Ci dirigemmo verso l’entrata del FastGames e correndo entrammo. ‘’Facciamo così: se io vinco a calcetto chiami i tuoi genitori e gli dici che ti fermi da un amico’’ propose lui. ‘’E se vincessi io?’’ ribattei io ‘’beh, allora nulla… decidi tu’’ ‘’Mmm… fammi pensare’’ ci fu un lungo attimo di silenzio. Stavo pensando che fare. Intanto guardavo alcuni ragazzi che ridevano e scherzavano giocando a bowling, altri sulla pista da ballo che ballavano. ‘’trovato! Se vinco io fai quello che ti dico, ok?’’ ‘’Ok… se sei così sicura di vincere’’. Luigi tirò fuori dalla tasca una pallina bianca e la lanciò all’interno del tavolo: si iniziava a giocare! Muovevo le manopole a tempo, mentre ridevo,m scherzavo con lui e così, una partita tira l’altra, feci tardi. ‘’Cavolo! Che ore sono?’’ guadai spaventata l’orologio. Erano ancora le 22. ‘’Beh, allora chi ha vinto?’’ mi guardò con un’aria di superiorità. Mi avvicinai al suo orecchio ‘’Tu. Tu’’ gli sussurrai, la mia bocca scivolò leggermente più in basso. Gli diedi un altro bacio sulla guancia. Mi prese per mano, e saltellando, mi portò vicino al bancone. Ci sedemmo. ‘’Cosa vuoi da bere?’’ ‘’Mmm… un succo di frutta’’ mi rivolsi al barman e quest’ultimo ‘’A che gusto, signorina?’’ risposi: ‘’Esotico se ce l’ha, sennò pesca’’ ‘’bene, allora per me un ginger’’ affermò Luigi. Il barman si allontano e poco dopo ricomparve con i due bicchieri per poi riandarsene, ma Luigi lo fermò: ‘’senta, mi scusi, non è che avrebbe un paio di cannucce?’’ l’uomo pelato al di là del bancone indicò un recipiente con dentro alcune cannucce colorate. Luigi ringraziò l’uomo, si alzò e ne andò a prendere due: una a testa. Mentre tornava mi guardava maliziosamente. ‘’Sai che ci famo con queste due canne?’’ ‘’hem ci beviamo la bibita?’’ risposi azzardando. ‘’Fuocherello… beviamo uno dal bicchiere dell’altro. Prima mettiamo le due canne dentro i due bicchieri, poi beviamo a turno. Per esempio tu prima dal mio, poi io dal tuo, poi tu dal tuo ed io dal mio e così via. Senza cambiare le cannucce, però! Che ne dici?’’ ‘’Ma non è come baciare qualcuno?’’ domandai ‘’Macchè! Dai! Non fare la bigotta!’’
Diedi un sorso alla sua bevanda e lui alla mia e poi esclamammo assieme ‘’BUONA!’’ e così continuammo fino a quando i due bicchieri non furono completamente vuoti.
Luigi andò a pagare il conto ed io mi diressi verso la sua 500 rossa. Lo aspettai in silenzio. Sentivo il rumore dei suoi stivali in pelle avvicinarsi. Mi tranquillizzai. Aprì la macchina, ci fu lo scatto e vi entrò. Si avvicinò a me. Era terribilmente vicino. Mi diede un bacio sulla fronte e poi mi aiutò ad allacciarmi la cintura di sicurezza. Un brivido mi percosse la schiena. ‘’Allora, chiami i tuoi genitori?’’ ‘’Non possiamo fare un altro giorno?’’ risposi scocciata ‘’No, un debito è meglio saldarlo subito’’ affermò sospirando. Tirai fuori dalla borsa il mio n95, composi in velocità il numero di casa. Rispose mia mamma ‘’Claudia, sei tu? Dove sei? Stai bene?’’ domandò preoccupata ‘’Mamma, mi fermo da un amico stanotte a dormire’’ ‘’Chi è questo tuo amico?’’ ‘’Mamma! Uff… non lo conosci!’’ ‘’Ok, solo per stavolta. Però domani chiamami e vedi di non tardare alle lezioni!’’ detto questo chiusi il telefono, lo rimisi in borsa e dissi ‘’Possiamo partire’’.
Luigi accese l’auto, accellerò. La macchina sfrecciava veloce nel buio. Ad un certo punto si fermò davanti alla vecchia casa abbandonata vicino alla spiaggia. Lui si slacciò le cinture, aprì la sua portiera, fece il girò ed aprì la mia, io mi slacciai le cinture, scesi porgendogli la mano e chiusi la portiera dietro di me. Lui mi prese per mano e mi urlò ‘’corri!’’ iniziammo a correre arrancando sulla sabbia. Per terra c’erano alcuni pezzi di legno, due pietre ed un po’ di cenere. Il ragazzo si chinò verso quelli, tirò fuori dalla tasca un accendino e fece in modo che la fiamma toccasse i pezzi di legno e la cenere. Le prime fiammelle iniziavano a comparire, un leggero venticello soffiava e le faceva oscillare qua e là. Io mi distesi sulla sabbia bagnata, pure lui fece lo stesso. Tirò fuori dalla tasca del bomber in pelle un pacchetto di sigarette, era un po’ bagnato, ma non ci fece caso: ne tirò fuori una e la accese con lo stesso accendino con cui aveva acceso il fuoco. Lo stavo guardando, lui se ne accorse e tirò nuovamente fuori il pacchetto di sigarette e l’accendino, me ne pose una che io accettai ben volentieri, poi mi passò l’accendino con cui l’accesi. Feci il primo tiro. Non avevo mai fumato in vita mia, ma in quel momento ero talmente nervosa che, non sapendo come rilassarmi, ho accettatori fumare, ciò che in altre circostanze non avrei mai fatto! Non c’erano i rumori della città, della gente. C’era il silenzio ogni tanto rotto da qualche onda che s’infrangeva sugli scogli poco più in là. Guardavo le stelle, chiudevo gli occhi e immaginavo che lì, accanto a me, ci fosse un altro uomo, ma quando li riaprivo mi trovavo sola con lui, con uno sconosciuto e m’avvolgeva un’immensa tristezza. Mi voltai verso di lui, mi stava guardando, feci un sorrisetto sforzato, poi misi la sigaretta in bocca ed inspirai per poi buttar di nuovo fuori quella sostanza che mano a mano si depositava nei miei polmoni. ‘’Sai, è proprio strano. È la prima volta che vengo qua con una ragazza… di solito amo venirci da solo quando sono giù di morale… ed invece…’’ si soffermò, fece un altro tiro e poi proseguì ‘’invece ora non ci sono venuto per tirarmi su, ma per aiutare un’amica che, anche se non lo vuol dar a vedere, dentro di lei si nasconde un’immensa tristezza… e come fare a non capirla’’. Mi prese la mano e l’appoggiò sul suo petto. Stava correndo troppo, ma stetti zitta. Il suo sguardo ricadde sul mio orologio fluorescente. ‘’Cavolo! Si è fatto molto tardi!’’ esclamò lui. ‘’Ti va se ora andiamo a casa mia? Guarda, dista a pochi minuti da qua’’ ‘’Ok, ma spero che siano POCHI minuti’’risposi io. Lui si alzò, si strofinò le mani sui jeans come per pulirli e tese la mano verso di me per aiutarmi ad alzare.
Mi prese per mano e camminammo per una decina di minuti vicino alla spiaggia.
Finalmente vidi una piccola casa illuminata, era costruita sopra una specie di piattaforma e dava sul mare, un po’ come le palafitte. Salimmo assieme le scale che conducevano alla porta principale, lui sciolse la sua mano dalla mia ed aprì quel piccolo portoncino verde. ‘’Bene. Eccoci a casa!’’ esclamò lui soddisfatto. ‘’Che figa casa tua! Cioè, è abbastanza piccola, ma molto accogliente! Sul serio, mi piace molto!’’ ‘’Eh si. L’ho ‘’ereditata’’ da un vecchio pescatore’’ dicendo così si sedette su un divano a due posti ed accese la tv a basso volume, quasi impercettibile. Io restai in piedi ad osservarlo, se ne accorse e m’invitò a sedermi vicino a lui, ma non accettai. Stava correndo troppo, in fìn dei conti lui per me era ancora uno sconosciuto. Si, è vero, mi stava molto molto simpatico, ma lui per me non era nulla e forse non lo sarebbe mai stato. ‘’Senti. Io non voglio arrecati nessun tipo di disturbo, veramente. Posso prendere pure un taxi e tornarmene a casa.’’ ‘’Ma che dici! Tu non sei d’impiccio! Anzi, tutt’al contrario! Almeno mi fai un poco di compagnia’’ sorrise e mi fece l’occhiolino, dopodiché prese un cuscino vicino a lui e me lo lanciò dicendo ‘’Ecco, questo è il tuo cuscino, portalo in camera da letto!’’ mi ordinò. Camminai lungo un corridoio stretto e mal’appena illuminato, ogni tanto aprivo qualche porta per vedere quale fosse la giusta stanza. Aprii l’ultima porta e vidi un letto matrimoniale, ma aveva un solo cuscino così appoggiai il mio vicino al suo. Mi sedetti un attimo sul bordo del letto, notai in fondo alla stanza una porticina ed un piccolo gradino, la aprii cautamente: era un altro bagno, questo più grande. Le piastrelle erano azzurre e blu, c’erano due lavandini, un water ed una vasca che volendo poteva fare pure da doccia. Sentii entrare qualcuno nella camera da letto. In fretta uscii e mi ritrovai di fronte a lui. ‘’Allora. Vedo che hai trovato la camera da letto!’’ sospirò ‘’Si, dopo un po’. Senti, ma io devo dormire con te?’’ domandai insicura. ‘’Eccerto, sennò dove vuoi dormire?’’ ‘’Ok, senti io vado in bagno a svestirmi. Sai come è. Non ho la camicia da notte..’’ Mi diressi verso il bagno e mi assicurai che la porta fosse chiusa bene. Accesi al luce ed in un batti baleno mi spoglia del tutta, successivamente aprii la porta poco poco e chiesi: ‘’Hai un asciugamano?’’ ‘’è dentro al primo cassetto sotto il lavandino’’ rispose. Tirai fuori un asciugamano abbastanza ampio da coprirmi il corpo, spensi la luce ed aprii lentamente la porta. La luce era fioca, come quella di una candela. ‘’Girati’’ dissi al ragazzo in quale immediatamente eseguì l’ordine. Mi tolsi l’asciugamano e l’appoggiai su una sedia. Poi immediatamente m’infilai sotto le coperte per non farmi vedere. Un poco mi vergognavo. Era la prima volta che mi spogliavo davanti ad un uomo. ‘’Ecco fatto’’ dissi. Lui si girò verso di me. Mi passò una mano sulla spalla sinistra e la fece scivolare giù, fino ad arrivare alla coscia. Tremavo solo all’idea di cosa potesse fare. Se ne accorse e mi strinse a sé per riscaldarmi e forse per rassicurarmi. ‘’Buonanotte Luigi’’ dissi io e mi girai dall’altra parte. Lui chiuse la luce e ne accese un’altra molto più fioca. Mi stava guardando, me lo sentivo, ma non ci feci caso così mi rilassai ed iniziai a dormire.

‘’Claudia, Claudia!’’ una voce mi chiamava. Erano le 7 del mattino. Mi trovai di fronte Luigi. . Teneva in mano una tazzina di caffè e nell’altra una di cappuccino. ‘’Caffè o cappuccino?’’ mi chiese ‘’Cappuccino’’ risposi io. Me lo diede ed iniziai a sorseggiarlo lentamente e quando ebbi finito mi alzai dal letto dicendo ‘’Vado a fare una doccia’’. Solo in quel momento mi resi conto di essere ancora nuda. M’infilai dentro la vasca, a riempii lentamente e ci buttai dentro un po’ di sali da bagno trovati lì vicino. Aspettai che la vasca fosse riempita e mi ci tuffai dentro. Che sensazione piacevole. C’era pure l’idromassaggio! Lo accesi. Sembrava di stare in un sogno. Presi una spugnetta, la bagnai, chiusi gli occhi e ce la misi sopra. Al che lasciai andare tutti i pensieri, o meglio, dimenticai dove ero, che ore erano, con chi ero. Dimenticai tutto il presente e mi lasciai guidare dalla fantasia. Immaginai di essere con Max, di star correndo verso la spiaggia, felici, allegri ed innamorati. Immaginavo di distendermi con lui sul bagno asciuga, di parlargli, di accarezzarlo, di toccarlo e poi baciarlo- Già, di dargli un bacio, caldo, morbido, che sa d’amore, amore infinito, eterno, senza confini. Già, ma tutto questo era irrealizzabile, come era impossibile rivederlo. Non so cosa avrei dato per rivederlo, per urlargli in faccia tutto ciò che provavo. Stavo ancora immaginandomi con Max quando ad un tratto sentii qualcosa squillare! Il mio cellulare! Tolsi la spugna dagli occhi, riaprii quest’ultimi, mi alzai a stento, raccolsi l’asciugamano da terra, me lo misi davanti, uscii dal bagno e presi il cellulare. ‘’Pronto’’ ‘’Fiu, appena in tempo’’ pensai. ‘’pronto, chi parla?’’ ripetei io ‘’Claudia, tutto bene?’’ era mamma. ‘’Si mamma, tutto bene.’’ ‘’Oh! Grazie al cielo! Bene, ora ti lascio sennò farai tardi a lezione’’ tuuuTuu aveva riattaccato. Guardai l’orologio. Erano le 7e30! Dovevo muovermi! Mi tolsi l’asciugamano in fretta, mi vestii e mi recai alla porta, m’infilai cappotto e cappello ed uscii senza salutare il padrone di casa.
Mi recai presso la fermata dei pullman e come ogni mattina presi il 2. Il viaggio fu diverso dal solito. Ero più pensierosa, più turbata.
Arrivai alla mia fermata. Ad attendermi c’erano le mie due amiche: Giorgia ed Erika. ‘’Claudia, ma che fine avevi fatto ieri sera?’’ domandò Erika ed io imbarazzata ‘’Ragazze, scusatemi, ho avuto da fare. Molto da fare e chissà quando finirà questa storia’’ Giorgia con aria dubbiosa ‘’ma che hai combinato? Ci può sapere? Ch’è qualcuno ti ha fatto qualcosa?’’ ‘’No ragazze, nulla di grave e che provengo da casa di un tipo che ho conosciuto ieri sera e mi pare stia correndo un po’ troppo… solo che per paura di non ferirlo ho fatto finta di starci ed ora io… non so come uscirne!’’ proprio in quel momento suonò la campanella ‘’Uff ragazze! La campanella!’’ Urlò scocciata Erika. Entrammo nell’edificio e corridoio dopo corridoio entrammo in classe. Le lezioni furono più noiose del solito ed io pensavo sempre ed interrottamente a quello che poteva succedere, a quello che è successo, a come uscirne e come se non bastasse a Max.

Quando suonò la campanella di fine lezioni fui la prima ad uscire, ancora non sapevo cosa mi aspettava. Trovai Luigi ad attendermi davanti al cancello. Tentai di evitarlo, ma lui se e accorse, così m’inseguì, solo allora capii che il problema andava affrontato così mi voltai ‘’Che ci fai qua?’’ gli domandai quando mi fu vicino, ‘’nulla, volevo solo chiarire ciò che è successo’’ rispose lui. Lo guardai meglio, sembrava essere sincero. ‘’bene, allora pure io. Senti Luigi. Ho solo 16anni! Non sono pronta per affrontare una storia, né tanto meno un’avventura, specie con uno che conosco da nemmeno 24ore!’’ ‘’Si, Claudia, capisco. Ero venuto appunto per dirti la stessa cosa. Ieri mi ero lasciato solo andare perché sono uscito da una storia difficile e delicata ed avevo bisogno di capire. Capire quello che volevo, ma ho anche capito che tu sei ancora molto fragile e che per la testa hai un’altra persona e ti capisco, pertanto preferisco solo che rimaniamo amici. Almeno al momento!’’. Ero proprio sollevata di sentirmelo dire!



**Ogni riferimento a fatti, persone o cose è puramente casuale**
  
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