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Autore: Brume    31/12/2022    4 recensioni
Hans e Alain vengono invitati da Oscar e André a passare il capodanno in Alta Savoia, dove hanno appena finito di ristrutturare una casa di famiglia. Dopo alcune insistenze, Alain convince Hans - da tempo depresso , dopo l' addio da parte della moglie, Maria - a seguirlo; inizierà così una piccola, piccante avventura, occasione di cui Alain approfitta subito per mettere in atto una piccola, innocente vendetta verso colui che gli sta rendendo la vita impossibile.
AU, tematiche sessuali, no volgarità.
Genere: Comico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alain de Soisson, Hans Axel von Fersen, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Allora, abbiamo preso tutto?” domandò Alain, impaziente.

Hans , a poca distanza da lui, stava controllando che tutto fosse a posto. Solo quando la disposizione di valigette, sacche e pacchi regalo lo soddisfò si degnò di rispondere all’ amico.
“Si, devo solo verificare che il peso sia distribuito equamente. A proposito, hai preso qualche cosa per il viaggio? Thermos? Panini? Pastiglie per il mal d’ auto, per il raffreddore, quelle della pressione? Sai che a certe altitudini io….” [1]

Ma tra tutti i compagni di viaggio, proprio questo mi doveva capitare? Chissà perché Bellicapelli ha ben pensato di tirarci un pacco…pensò Alain, sbuffando; Hans, notando l’ espressione dell’ amico, lo raggiunse.

“Qualcosa non va?”

Alain , già stremato, negò.
“No, no… Dai, sbrighiamoci: Oscar ed André saranno già sulle piste a divertirsi…”  disse.
Hans  allora tornò alla macchina, aprì la portiera dell’ auto e prese posto sul sedile.
Alain fece lo stesso.

“Partiamo, allora…” disse.

Deo Gratias…pensò Alain, mimando una genuflessione verso la vicina chiesa.





Era stata  una idea di Oscar: Venite, dai, raggiungeteci! Qui è fantastico, non c’è nemmeno molta gente! Io e André vi aspettiamo!   aveva detto a durante l’ultima telefonata intercorsa tra loro,  meno di ventiquattro ore prima. Alain, a quel punto – ed  appurato che sulla propria agenda i nomi di Angelina, Angelica, Alisée -e così via fino alla lettera “S” risultassero depennati con una spessa linea di inchiostro rosso- si era rivolto ad Hans:
“Che dici se li raggiungiamo? Potrebbe essere una valida alternativa alle tue solite feste…”
Hans aveva levato lo sguardo dall’ultimo libro di Arto Paasìlìnna e, con gli occhialetti da presbite precoce, lo aveva fissato con aria interrogativa quasi gli stesse chiedendo di spogliarsi nudo sotto
l’ obelisco della Rivoluzione di Luglio[2]

“Dove, di grazia?”  aveva chiesto.
“L’ ho appena detto: in Alta Savoia…Lì Oscar possiede una casa…”
Hans fissò il vuoto, facendo mente locale dei prossimi impegni.
“Beh, non sarebbe male!” rispose, infine; un lieve sorriso comparve – evento storico!-   sul viso perennemente imbronciato, risultato del divorzio da Maria  che, un anno prima  aveva perso la testa per un paffuto ed imbranato produttore di ghigliottine in miniatura versione gadget.
Alain, stupito, capì che forse avrebbe accettato: da quanto tempo non accadeva una cosa del genere?
Decise di prendere la palla al balzo e senza attendere una conferma aveva richiamato subito Oscar.
Ci saremo, partiamo domani le aveva detto dopo un breve scambio di saluti.
Ed era subito andato a preparare i bagagli.
Hans, che ancora effettivamente non aveva dato una risposta ufficiale, si adeguò; un po' di aria nuova non gli avrebbe fatto male.


Dopo un periodo di intenso lavoro, dunque, lasciarono Parigi la mattina del 30 dicembre, il bagagliaio pieno e ; la città era in fermento ed impiegarono un po' di tempo per attraversarla ma poi, fuori, le cose si misero al meglio. Tutto pareva procedere bene e già Alain immaginava passeggiate tra le neve ed epocali bevute con André, lasciando ad Hans ed Oscar  disquisizioni filosofiche che sicuramente non sarebbero mancate…


“Alain, hai preso il regalo di Marie?”

L’ altro lo guardò, accertandosi di aver compreso bene.

“Io? Il regalo per la tua ex moglie…scusa,  avrei dovuto prenderlo io?” rispose. Se ne era volutamente dimenticato dopo aver discusso con Hans che, in quel momento, sospirò profondamente.
“Alain, ti avevo chiesto questo favore almeno quindici giorni fa! Tu sei…sei un esperto con le donne, pensavo che avresti trovato qualcosa adatto a lei… qualcosa che potrebbe …potrebbe fargli cambiare idea su di me…”
“Hans, non so se ricordi ma…credo di averti proposto almeno una ventina di articoli, tutti bocciati senza appello, al ché ho messo in parte il discorso...”
“…me lo ero scordato!....dunque…ora che si fa?”
“A me lo dici? E’ la tua ex moglie, non la mia…”
Hans sbuffò, alquanto scocciato.
Alain tornò a fissare la strada e….
“Gira a destra.” disse dal nulla.
“Perché?”
“Ti ho detto di girare a destra: ho appena notato un centro commerciale, possiamo rimediare, forse.
A proposito… c’è anche lei da Oscar ed André o si tratta solamente di una tua supposizione?
Hans frenò e, constatato che non passasse nessuno, fece come richiesto dal compagno di viaggio.
Girò a destra.
“…non saprei ma , nell’ eventualità, non voglio essere impreparato…” rispose.
Alain alzò gli occhi al cielo.
La vettura entrò nel parcheggio del centro commerciale, in quel momento alquanto congestionato. Lentamente, attraversarono i diversi settori senza però trovare uno slot libero;  Hans decise allora che avrebbe parcheggiato a lato dell’ entrata, restando a bordo,  la  macchina in sosta, per qualsiasi eventualità. 
Alain domandò quale fosse il budget a disposizione ed una volta ricevuta la risposta e carta di credito scese dalla macchina; infine,  con la verve e la felicità di un calamaro bollito, si incamminò.

Ma guarda te cosa mi tocca fare…per fortuna che non ho nessuno , viva la libertà! pensò tra sé, una volta messo piede nella struttura, guardandosi in giro per trovare qualcosa che facesse al caso suo; non aveva compiuto nemmeno una cinquantina di metri che si sentì…chiamare.

“ALAIN! TESOOOOROOOO!”

Una vocina stridula gli perforò quasi un timpano. L’ uomo prontamente si voltò per individuarne la proprietaria.

“Ursula, mia caaara…!” rispose, riconoscendo la giovane infermiera che meno di due mesi prima aveva sedotto e abbandonato  “…come stai? Devi scurarmi, sai… mi sono trasferito in Germania, per lavoro…sono tornato in questi giorni, per via di mia madre….”

Ursula dapprima sorrise, poi lo guardò,confusa.

“ Io bene ma…tua madre… non era morta?!” domandò.
“Ehm…si, cioè no, era in fin di vita ma…si è ripresa…. Ma dimmi! Tu che fai qui?”
Ursula tralasciò le parole di Alain e rispose.
“Sto ultimando le ultime compere, questa sera farò una sorta di festa; domani sono di turno in ospedale di conseguenza anticipo il Capodanno….” Disse. Poi, dopo un attimo di imbarazzato silenzio: “…ehi! Ma perché non vieni anche tu? Potremo divertirci…Ho ancora il tuo regalino da provare, sai?”
Alain arrossì.
Forse si riferiva a quel regalino un po' particolare da usare in…naaaaa!
“Ah si? Ascolta , Ursula, mi farebbe piacere ma purtroppo sono con un amico, stiamo and-“ provò a rispondere.La donna lo fissò con una strana luce negli occhi.
“Invita anche lui! A NOI fa piacere. Solo per stasera, domani sarete liberi di fare ciò che più vi piace…” disse, strusciandosi addosso a quell’ omone con fare alquanto lascivo. Alain, iniziando a sudare come un cammello in carenza d’ acqua con gli ormoni enormi quanto  gobbe, si controllò a malapena.
“Dovrei chiedere…. Ora, però…devo recarmi in quel negozio laggiù …per recuperare dei regali….”disse, indicando un negozio a caso, il fiato corto.

Ursula intese. Mollò il colpo.

“Va bene, Alain…io te l’ho detto. Per il resto, fai tu: l’ indirizzo lo conosci” disse rasegnata; e si allontanò.

Alain cercò di recuperare quei dieci anni di vita che aveva appena perso e continuò nella ricerca che gli era stata commissionata.  Però…effettivamente…non sarebbe male: magari Hans la pianta con  “quanto è bella Maria, quanto è buona Maria” ……nemmeno fosse la regina di Francia! pensò ; si, non appena recuperato il regalo sarebbe tornato in macchina, proponendogli il tutto.
Giulivo, dunque, camminò a grandi falcate verso la gioielleria che aveva appena notato.

Mezz’ora dopo, con un pacchettino in tasca sul quale era stampato in oro il nome di un noto produttore di esclusivissimi bracciali  – Hans gli aveva detto di non badare a spese consegnandogli la carta di credito- Alain uscì e, baldanzoso, tornò in macchina.
“Hans…Hans!” gridò nell’ orecchio all’ amico, che si era assopito “ Hans! Ho trovato il regalo e…non solo: ascoltami bene, ho una proposta… cosa ne pensi se ti propongo di iniziare a festeggiare stasera?”

Hans lo guardò, rintronato e confuso.
“Che? Chi…Cosa!?”
“Si, ciao! Hans,  ascoltami: ho appena incontrato una donzella , una vecchia fiamma. Stasera da una festa a casa sua: ci andiamo? Suvvia, datti un tono, un po' di brio! Eh? Ci andiamo?!Domattina partiremo presto e raggiungeremo i due innamorati, te lo prometto! Allora? Alloraaa?!?” domandò, con sempre più veemenza.
Hans tergiversò.
“Io non so, sai, dopo che Maria-“
“E basta con ste Maria! Vivi, razza di baccalà norvegese!” gli urlò in faccia Alain stanco della solita tiritera.
“Sono svedese, caprone, svedese! “ rispose l’ altro a tono.
Alain fece spallucce.
“Fa lo stesso! Non essere pignolo! Quindi?” gli rispose.
Hans ci pensò su un attimo...
“ Io però me ne starò in un angolo, non ho voglia di…di…”
“Va bene, Hans. E’ un si?” chiese Alain al limite delle forze e della sopportazione.
L’ altro annuì.
“Dai. Metti in moto: sulla strada…ti indicherò la via”  disse.
Hans, stremato, ripartì; Alain, felice come un bambino nel vedere i regali il giorno di Natale, si sfregò le mani: viaggiare con Hans era una tortura ma almeno la serata che si prospettava lo avrebbe aiutato a rendere quel viaggio meno pesante.

Arrivarono a casa di Ursula intorno alle nove.

Per non presentarsi a mani vuote, decisero di utilizzare una delle bottiglie di vino previste per la sera di Capodanno da Oscar ed André; non appena entrati, furono però travolti da una masnada di ragazze che sembravano appena uscite da una rivista a luci rosse,  le quali misero da parte la preziosa bottiglia senza molti complimenti e salutarono i due con mooooolto entusiasmo.
“Sono felice di vedervi, accomodatevi” aveva detto Ursula, spuntando da un corridoio;   i due, aiutati dalla padrona di casa a divincolarsi da quell’ assalto, l’ avevano salutata ed infine si erano seduti, prendendo fiato un attimo.

“Che dici? Non avevo ragione, forse?” chiese Alain all’ amico.
“Effettivamente… bravo Alain, hai fatto bene a convincermi!”
Alain si appoggiò, tutto soddisfatto, alla spalliera del divano e , gongolando, finì l’ aperitivo che gli era stato appena versato nel bicchiere.

Hans, nel frattempo sembrava puntare una rossa dall’ aria straniera, parecchio misteriosa, che da qualche minuto lo stava a sua volta fissando.

“Ti piace? E’ carina, vero?” disse Alain.
“…è una bella ragazza… senti…dici che potrei provarci?”  domandò Hans.
Alain si rese conto in quel momento che si, forse un Dio esisteva.
“…sarebbe anche ora! Dai, buttati…”

Hans guardò l’ amico; dopo un minuto si alzò, si sistemò la camicia ed il maglione di cachemire e, afferrati due calici di vino dal vassoio appena posato sul tavolo davanti a loro,  si lanciò. La rossa sorrise, non aspettando altro.

“Ehi, ce ne ha messo del tempo il tuo amico…”
Ursula si era appena seduta accanto ad Alain, fasciata in un abito scuro, casto ma allo stesso tempo tremendamente sexy.
“Già: è un sollievo, per me. Voglio bene ad Hans ma a volte…a volte è un po' pesante…” rispose, avvicinandosi pericolosamente al collo nudo dell’ amica.
“…ora che il tuo amico è a posto…perché non ce ne andiamo di la, in camera mia? Non abbiamo forse un discorso in sospeso?” disse quest’ ultima, prendendo la palla al balzo,  sfiorando il viso di Alain con unghie lunghe e laccate. Non perdi tempo, eh? Si, sei un po' appiccicosa ma… perché no? Se non ricordo male…ci siamo divertiti parecchio l’ ultima volta… pensò.
Alain sorrise. Si può fare, rispose, ammiccando; Ursula lo prese per mano e, lasciando man mano cadere a terra i vestiti,  sparirono dentro una stanza. Detto, fatto.
Hans, intanto, non era rimasto a mani vuote e nemmeno a bocca asciutta: dopo soli cinque minuti di conversazione la ragazza – che aveva detto di chiamarsi Anne – aveva preso l’ iniziativa: un po' perché quel giovane le piaceva, un po' perché aveva già capito dove sarebbe andato a parare, lo aveva -senza tante storie- incastrato contro il muro tappandogli la bocca e lui… aveva risposto, per così dire, positivamente. Non si era nemmeno accorto, tanto era preso, che Alain era sparito; non gli importava, onestamente, preso dall’ estasi di quei tocchi e quei baci che lo stavano mandando ai matti.
Circa venti minuti dopo, anche Hans si ritrovò, quasi senza accorgersene, su di un letto:
Anne era davanti  a lui e aveva appena iniziato uno spettacolo di burlesque; ogni suo movimento, ogni suo gesto, era studiato per farlo impazzire. L’ uomo, seppure con l’ anima sempre fedele a Maria, combattè a lungo contro la propria volontà: ma la carne è carne, ed è pure debole; quindi, come una belva famelica, si avventò su di lei, le mani pronte a sondare…

“Ahhhhhhhhhh! Ma tu…tu…tu ….”

Hans si discostò dalla donna, pallido come il lenzuolo che copriva il letto: Anne lo guardò: ...non lo avevi capito?  chiese.
L’ uomo negò.  Fece per prendere i vestiti.

“Eh no, tesoro…mi piaci molto, sai? Resta con me ancora un po' “ disse Anne, avvicinandosi alla porta e chiudendola a chiave sotto lo sguardo attonito di Hans.

“No, ti prego…il gioco è bello se dura poc…..AIUUUUTOOOOO! ALAIN! AIUTOOOO! “  urlò.

Anne scoppiò a ridere.
“Suvvia, un uomo di mondo come te…”
Hans la fulminò con lo sguardo.
“E’ stato un  piacere ma… sono costretto a rifiutare. Credimi, sono costernato” provò a dire, ancora; questa volta però prese coraggio, si lanciò sulla porta battendo grossi colpi.

“ALAIIIIIN! AIUTO! “ urlò.
Questa volta qualcuno arrivò. Una Anne seminuda  aprì la porta, altrimenti quei colpi l’ avrebbero distrutta.
Alain si fece avanti: rosso in volto e anch’esso con gli abiti in mano, fissò prima Hans e poi la donna o meglio…l’ uomo dai lunghi e fluenti capelli rossi, cambiando immediatamente espressione e sgranando gli occhi.

“Andiamo VIAAA!” lo implorò Hans, oltrepassando la porta “ Alain….tu e le tue stramaledette idee…”

Alain si rivolse ad  Ursula, le borbottò qualcosa in un orecchio , poi seguì l’ amico.
Nudi come vermi, non appena raggiunsero l’ ascensore si rivestirono in qualche maniera e raggiunsero
l’ auto parcheggiata poco distante; nel completo silenzio partirono e così rimasero, per le cinque ore seguenti, finché non si fermarono in un’ area di sosta.

“Certo che potevi dirmelo!” rinfacciò Hans ad Alain.
“E io che ne sapevo? “ rispose l’ altro, piccato, accendendosi una sigaretta.
“Accidenti, Alain: non riuscirò mai a togliermi quella …quella cosa enormeee dalla testa! E’ stato spaventoso….”

Alain scoppiò a ridere, non riuscì a trattenersi.

“Dai, ora siamo lontani…vedila così: una esperienza….” Rispose quando recuperò un filo di serietà.
 
Hans lo fissò malissimo e, dopo avergli urlato in faccia qualcosa di incomprensibile -che ad Alain parve il verso di un merlo rauco e malaticcio - entrò nel negozio accanto alla stazione di servizio, dalla quale uscì un quarto d’ ora dopo addentando della cioccolata.

“Allora, pronto? Ti sei calmato? Ripartiamo? Guido io, però..” disse Alain.
L’ altro, che aveva proprio bisogno di riposare, prese le chiavi e le diede all’ amico.
“Sii prudente, …” si raccomandò, prima di salire in macchina; ed Alain fece come aveva chiesto…almeno per i primi cento, duecento metri: poi, il tutto si tramutò in una folle corsa.

“Ti faccio presente  che non stiamo scappando da nessuno” disse Hans aggrappato al sedile, pallido.

Alain lo fissò un istante.

“Ne sei sicuro? Guarda nello specchietto” disse.

Hans si sporse e fece come diceva Alain. Quando la…lo vide, impallidì.

“Mi ha tro- tro-tro-trovato!” balbettò.
“ Oddio, magari neppure ti cerca; non sapeva dove eravamo diretti….”

Hans non rispose e abbassò il capo.

“Glie lo hai detto? GLIE LO HAI DETTO? Ma allora sei proprio CRETINO!”

Alain cercò di seminare l’ospite improvviso ed inaspettato; questi, però, non pareva essere della stessa idea.Ingaggiò, dunque, una sorta di gara; infine, riuscì a seminare l’ altra auto solo a notte fonda, ad una cinquantina di chilometri dal confine. A quel punto si fermarono – spinti anche da impellenti necessità fisiologiche – e ripresero un po' fiato.
Hans era sempre più pallido, sembrava diretto al plotone di esecuzione.
“Su, dai…vedrai che non ti darà più fastidio, stavolta” disse Alain per fare coraggio all’ amico; un po' gli dispiaceva, in fondo…
“Tu dici? Santo cielo, ma in che guaio mi stavo cacciando?”
“….guaio… beh, chi può dirlo? Dai…sto scherzando, Hans. Ascolta, al massimo tra due ore saremo da Oscar e André, ti ho spiegato dove stanno, no? E’ qui vicino…li ti rilasserai. Li nessuno potrà trovarti…”
Hans parve riprendere colore.
“Lo spero… “ disse.
Alain gli diede una pacca sulla spalla; quindi, risalirono in macchina, ormai prossimi alla meta.




“…Ce ne avete messo del tempo…anche se vi aspettavamo in ben altri orari!” disse  un André assonnato, un improbabile pigiama natalizio addosso. Erano appena suonate le sette di mattina.

“Ci dispiace, ma abbiamo avuto un piccolo inconveniente…”rispose Alain.
André li fece accomodare.
“Su…entrate…Oscar si è appena svegliata, sta facendo la doccia…”  disse. I due uomini quindi entrarono in casa e , dopo tante tribolazioni, sfiniti, si sedettero sul divano.
“E’ andato bene il viaggio?” domandò Andrè recandosi nella vicina cucina per preparare il caffè.
“Si, dai, non c’è male. Abbiamo solo avuto un piccolo intoppo, come ti dicevo…” rispose Hans, restando sul vago.
Andrè, curioso, tornò ad osservarli.
“…che genere di intoppo?” domandò curioso.
I due fecero finta di niente, inventandosi un fantomatico guasto alla macchina.

Nel mentre,  arrivò anche Oscar.

“Mia cara…ti trovo sempre magnifica!” disse Hans, alzandosi in piedi e abbracciandola “ allora, a quando il lieto evento?”
Oscar si guardò il ventre, ormai al quinto mese. Alain le sorrise. Non vedeva l’ ora di stringere tra le braccia il nipotino…o la nipotina.
“Mancano ancora alcuni mesi…ma non vedo l’ ora!!! E’ un maschio, lo abbiamo scoperto ieri” rispose, raggiante. Anche Alain si alzò, felice per quel dono che i suoi due amici avevano ricevuto.
“Sono davvero contento!” disse “ maschio o femmina, l’ importante è che prenda da te…”
“Ti ho sentito, sai? “ disse André spuntando dalla cucina con un vassoio colmo di tazze e brioche“ su, ora sediamoci: la giornata sarà lunga, però prima una bella chiacchierata ci sta….”

Gli amici si riunirono, così, intorno a quel tavolo; per un po' di tempo parlarono, ricordando i tempi passati e pensando al futuro, dimentichi di tutto.  Hans chiese se alla festa di quella sera ci sarebbe stata Maria, Alain si offrì di dare una mano a cucinare; André, invece, si sarebbe occupato della spesa ed Oscar dei dettagli. Fu una bella giornata , piena di risate e gioia, come da tempo non passavano; le ore volarono.
Poco prima di iniziare i festeggiamenti, vestiti di tutto punto,  si ritrovarono davanti alla finestra  ad osservare il panorama. Ogni pensiero molesto era ormai stato definitivamente accantonato.

“Ecco, arrivano i primi ospiti” disse Oscar, d’ un tratto, indicando una vettura che riconobbe come quella di sua sorella Clhoe “ e laggiù…dovrebbero …potrebbero essere i miei genitori…”
“ Li accoglierò io, non affaticarti!” intervenne André.
“Ti accompagno…da tempo non vedo i signori Jarjayes, sarà un piacere …” gli fece eco Hans.
Cinque minuti dopo i due si preparano per scendere.
“Vi aspettiamo, allora….” disse Oscar; poi, una volta usciti, si rivolse ad Alain.
 “…per favore, mi daresti una mano con le ultime cose? C’è da accendere le candele, posare i centrotavola…”
L’ uomo non la lasciò nemmeno finire di parlare e si mise subito al lavoro, costringendola a sedersi.  
Si trattava, in fondo, di apportare solo piccoli accorgimenti; l’ uomo svolse il suo compito alla svelta, così furono liberi di tornare verso il terrazzo.

“Ehi, ma …quella macchina di chi è?”  domandò Oscar spostando lo sguardo da Nanny, appena scesa dalla macchina, verso una utilitaria rossa che sopraggiungeva a tutto gas per la stradina privata.
Alain onestamente non seppe cosa rispondere, li per li non gli sovvenne nulla.
Tuttavia, sentì lo stomaco torcersi come…come volesse avvisarlo di qualcosa o…qualcuno…
Un attimo dopo sentirono frenare e poi un rumore sordo: aprirono la finestra ed uscirono sul terrazzo.

“AH! Ancora tu! No! VIA, VIA! VAI VIA!”

Hans stava urlando, con tutto il fiato che aveva in gola.
Alain  passò lo sguardo dalla macchina che si era appena schiantata contro il muretto e la persona che stava scendendo, come se nulla fosse: Anne, avvolta in un caldo pellicciotto.

“HANS !!!…ti ho ritrovato, finalmente! Ma perché mi hai mollata così? Hai detto che …che mi avresti portata con te!!! ”

I presenti fissarono la donna , poi Hans.
 André, basito, rimase fermo in mezzo al cortile  semi -innevato con le valige della nonna a mezz’aria.

“ E questa chi è?” domandò Oscar ad Alain, divertita, sorpresa.

“…una nuova amicizia di Hans…” rispose l’ amico, ridacchiando.

“…ma…cosa ci fa qui?”

Alain si voltò in direzione della donna.
“Vieni dentro: ti spiegherò tutto!” rispose; ed entrarono, raggiunti poi dal Generale, Madame, Nanny ed il resto della combriccola.
Quando, incuriosita, Oscar domandò che fine avesse fatto Hans – che né si vedeva, né si sentiva – solo una compassata Nanny rispose.
“Chi, quel bel giovanotto dai capelli biondi? Prima di entrare in casa l’ ho visto correre su per il pendio, disperato, urlando che mai e poi mai avrebbe ceduto le sue grazie…”
Andrè, messo velocemente al corrente di tutto da Oscar, guardò Alain.

“E POI?” domandarono, all’ unisono.

Nanny si tolse il cappotto nero, sedendosi sulla poltroncina di velluto bordeaux che sempre occupava quando si trovava dai suoi bambini; guardò i presenti e, con molta calma, rispose.
“Ah, non lo so. L’ ho visto sparire dietro il cespuglio insieme a quella graziosa ragazza  poi…poi ho sentito un verso, forse quello di un animale selvatico ferito…sembrava gridasse qualcosa di umano come NO, NO, TI PREGO…”

Oscar, André ed Alain si guardarono, ancora.
“…dobbiamo andare a cercarlo…” disse André, un filino preoccupato.
La nonna balzò in piedi.
“Adesso?Ma io ho fame…cosa avete preparato, di buono?” domandò.
I presenti, in evidente imbarazzo, attesero una risposta.
“Oscar e André sono stati bravissimi: hanno preparato delle vere squisitezze!” disse Alain, con voce sicura.
“Allora possiamo accomodarci?” domandò una impaziente Nanny. La compagnia andò a sedersi.
Oscar invitò i presenti al grande tavolo imbandito.

Alain rimase in disparte un attimo.
Beh, ormai quello che doveva succedere…è successo:  domattina, appena sveglio, verrò a cercati…non temere! disse fra sé e, allungando la mano, afferrò la flute che André gli stava in quel momento porgendo.





 
 
 
 
 
 
 
 




 
   
 
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