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Autore: Jane2011    31/12/2022    0 recensioni
Quando è morto Robbie Coltrane ci sono rimasta malissimo quindi ho voluto renderli omaggio con questo testo. Robbie sarà anche morto, purtroppo, ma Hagrid non lo sarà mai, nemmeno fra100 anni...
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Minerva McGranitt, Rubeus Hagrid
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Altro contesto
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Un raggio di sole oltrepassò il sottile vetro di una finestra della modesta capanna dove un mezzogigante riposava
tranquillamente, se non fosse stato per quel piccolo raggio che li solleticava il naso, cosa che il cagnolino ai suoi piedi
sembrava ignorare:
“Uff, dormiglione di un cane!” Borbottò rivolto verso il cucciolo di alano tedesco che in risposta si girò dall’altra parte, Hagrid si diresse ancora mezzo
addormentato vicino alla finestra, si era alzato con l’intento di chiudere le tende e tornare a ronfare beatamente, ma
qualcosa
non andava, era immerso nei pensieri e scrutava fuori per trovare il dettaglio che era cambiato dopo tutti
questi anni, quando: “Bum, bum”
Qualcuno aveva bussato, così si allontanò dalla finestra e ,cercando di tenere a bada i folti e crespi capelli, si diresse un po’
titubante verso la porta, che si limitò ad aprire leggermente, il tanto che bastava per vedere la donna che li era davanti,
la conosceva molto bene. Aveva capelli grigiastri raccolti nel tipico chignon, ma invece della toga verdognola, indossava
un lungo abito nero con un cappellino dello stesso colore che le copriva metà del volto. Lo guardava con aria tenera:
“Oh, pensavo fossi già pronto, posso entrare?”
Hagrid era un po’ confuso, pronto? Per cosa? Ma per fortuna le buone maniere se le ricordava e fece accomodare la
professoressa in soggiorno, allontanando faticosamente il cane dalla poltrona sulla quale si accomodò:
“Scusi professoressa, ma pronto per cosa?”
L’amica sembrava aspettarselo:
“Te lo avevo detto di andare a letto prima ieri sera e di spegnere quell’aggeggio ”
Cercò di rimandare lei, ma lui voleva capire e lei non poté non notarlo
“Pronto per il funerale, il tuo funerale”
A quel punto era davvero spaesato, funerale? Il SUO funerale?!
“Ma- ehm...”
“ Non importa, andrai benissimo così, sono già tutti lì”
Tutti, e ora chi erano tutti?
Non ebbe tempo di chiedere altro che dolcemente la donna lo spronò ad alzarsi e ad uscire dalla catapecchia.
Vide a pena una lacrima scenderle sul volto, che però fermò subito con un fazzoletto di seta, anch’esso nero.
Il campo di zucche difronte alla sua amata casa era come sempre rigoglioso, un flashback improvviso lo colpì:
“ Fierobecco che veniva portato via da lì, Harry e Hermione, con Ron, nascosti dietro quelle stesse zucche, Silente, la pietra
che colpisce la finestra, Hermione in lacrime che si lamenta di Malfoy”
Troppo da reggere, letteralmente, aveva iniziato a barcollare, ma sembrava normale in base alla reazione di Maggie, che
continuò a camminare silenziosamente.
Passarono per la foresta proibita, cosa che lo stupì, siccome alla professoressa non era mai entusiasmata, ed eccolo di nuovo:
“Malfoy e Harry che correvano, poi Malfoy che mutava in Harry e Harry in Hagrid, alla sua sinistra il professor Lumacorno e difronte
il suo amato ragno senza vita”
In ciò erano arrivati in riva al lago nero, ed ecco che nuovamente la mente li fu appannata dai ricordi:
“Un ragazzino con la cicatrice lo guardava e li sorrideva, era un sorriso contagioso, erano in riva allo stesso lago, ma prima
erano stati accanto a un lungo treno rosso, “Primo anno!” li parve di sentire, “BAM!” una porta aveva appena
sbattuto e lui era entrato in una casa isolata dal mondo in mezzo al mare e aveva di fronte un bambino grassoccio con
la coda da maiale, che sinceramente gli si addiceva.”
Fu riportato in superficie dal tocco dell’esile ma sicura mano che si era posata sulla sua, vedeva l’amica sfocata e si sentiva
scivolare qualcosa sul viso, era bagnato, non li piaceva quella situazione. Leggermente imbarazzato si asciugò
l’enorme viso e ricaccio nei suoi occhioni marroni le lacrime, cosa che li permise di vedere dove si trovava, la riconosceva,
senza bisogno di ricordare , era la sala grande che era stata abbellita con festoni neri e arancioni.
Le candele sospese, il profumo di arrosto, il tavolo docenti, era tornato se stesso, rammentava, ma perché sentiva un
leggero bruciore dentro di sé, li piaceva stare lì, aveva fatto di tutto per tornarci.
In fondo all’enorme sala scorgeva delle sagome e, con accanto la fedele accompagnatrice, si diresse quasi impaurito verso la
fine della stanza. Si stoppò come congelato, si era ritrovato opposto a Harry, ma non aveva più la cicatrice, invece aveva
una barbetta simpatica e gli occhi blu inondati di lacrime, era sempre stato basso per i suoi gusti, guardandolo bene non
si capiva quel che provava, piangeva e sorrideva contemporaneamente. Hermione li era accanto e li teneva la
mano abbracciata a Ron, erano entrambi cresciuti, lei era rimasta la bella ragazza che ricordava, e lui il simpatico Weasley,
ma erano tutti vestiti di nero, colore per il quale, personalmente, non aveva mai manifestato apprezzamento:
“Luna si è sempre distinta, come anche i gemelli”
Hagrid guardò nella direzione di Maggie, che si trovava accanto a una colorata Luna, che per suo stupore era abbracciata a Ginny
ed era ammutolita, se la professoressa non gli e la avesse indicata non l’avrebbe riconosciuta, era diversa, erano tutti
diversi.
Una cosa che li accumunava, infatti, era la differenza rispetto a quando li aveva conosciuti, forse erano veramente cresciuti
rispetto ad allora, non erano più solo Ron, Hermione e Harry, ora erano anche Emma, Rupert e Daniel:
“Guarda”
La voce della donna continuava a restare calma, ma con una punto d’obbligo questa volta, si voltò, sicuro di quel che avrebbe
trovato, ma fu lo stesso straziante. In fondo non è da tutti ritrovarsi difronte al proprio cadavere. Era disteso in una
bara di legno lucidata e su quest’ultima c’era inciso:
“Sarò morto da Robbie, ma non potrò mai morire da Hagrid”
“Ora ricordi?”
Non si voltò di nuovo, anzi, si avvicinò alla bara e ci mise un po’ a trovare le parole giuste:
“Si, ma perché sei venuta a cercarmi, non potevi lasciarmi qui? Non mi è mai stata simpatica quella mentella nera con un
ascia, non è colorata”
“Lo so che non ti è mai piaciuta, lo so, né l’hai mai accettata, ma questo non è che un altro modo di sfuggirle e sappiamo
bene com’è andata l’ultima volta che qualcuno ci ha provato Il prezzo da pagare c’è sempre, e la solitudine è uno di
quelli, ed è inutile che continui a ripeterti che non lo sei, tu qui sei solo, solo con in tuoi ricordi, di là invece non lo sei e
ti posso giurare che non lo sarai mai. Robbie, mi ha sempre affascinato il fatto che sembri un grosso gigante ma che poi
basti così poco a fermarti.”
Ci pensò, la morte non era poco, si voltò per controbattere, ma Maggie era accanto a Ginny, cioè... Bonnie, come se non fosse
successo nulla, lei lo aveva oltrepassato, in fondo diceva che chi ha paura della morte, non ha vissuto veramente.
Lui aveva vissuto e li era piaciuta la vita che aveva trascorso, solo che non voleva abbandonarla. Ora toccava a lui
decidere se morire come Hagrid e restare in quel mondo vivendo nei ricordi o oltrepassare lo schermo della tv davanti
alla quale si era addormentato, a quanto pare per sempre, la sera prima mentre rivedeva i film della saga magica e ritrovare Alan e Richard.
E lo fece, oltrepassò il mondo fantastico per ritrovarsi in un altro paradiso, perché lui aveva vissuto e avrebbe continuato a
farlo accanto alle persone che aveva conosciuto, sarebbe stato il loro angelo custode, cosa che lo aveva sempre
affascinato, non aveva paura, né era impavido, era solo lui, uno solo che bastava e avanzava.

Robbie-Hagrid Coltren(1950-2022)


Spazio autrice
Non ero molto sicura di volerlo pubblicare, ma spero che vi sia piaciuto lo stesso, ho provato a racchiudere al suo interno tutti
gli argomenti principali sulla morte e sulla vita.
   
 
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