Prompt: insieme
Un mattone è soltanto un mattone
una coperta è solo un piumone
e una porta è solo un'entrata
ma queste tre cose insieme fanno una casa
(Insieme di Lorenzo Baglioni)
una coperta è solo un piumone
e una porta è solo un'entrata
ma queste tre cose insieme fanno una casa
(Insieme di Lorenzo Baglioni)
«Accidenti» sbottò Theo mettendo la mano sotto l’acqua.
«Tutto bene?» gridò Lucretia dalla camera da letto.
«Sì, tranquilla».
Probabilmente a suo padre, ad Azkaban, stavano fischiando le orecchie: il suo unico erede trascorreva il pomeriggio a preparare cioccolata calda a una babbana.
Certo forse non doveva essere un grosso problema in confronto al convivere con la suddetta babbana. Da almeno due anni. E il voler chiedere alla suddetta di sposarlo.
Ancora non si era abituato con la cucina babbana e a volte sentiva la mancanza dei suoi elfi. Ma solo a volte.
Prese due presine, proprio come Lucretia gli aveva mostrato mille volte, e prese con quelle il pentolino e versò il liquidò bollente in due tazze dai colori vivaci.
In quel momento un tuono scosse la casa. Era proprio una brutta giornata. Fuori almeno. A lui piaceva poter trascorrere un po’ di tempo con lei.
Aveva scoperto che le battutine di Draco e Blaise avevano un fondo di verità. I suoi amici avevano visto dove lui non voleva vedere.
Appoggiò le due tazze su un vassoio su cui vi era già un piattino stracolmo di biscotti e barcollando si avviò verso la camera da letto.
Lucretia era accoccolata su una poltrona e fissava i lampi fuori dalla finestra. «Mmm che buon odore».
Theo le sorrise e appoggiò il vassoio su un comodino.
«Ti raggiungo sotto il piumone. Oggi fa un freddo».
Si nascosero sotto il piumone e Theo la abbracciò. «Così il freddo ti passa».
Lucretia ridacchiò. «Facciamo merenda dai».
Theo le passò una tazza di cioccolata e per un po’ si sentì solo il rumore di loro che soffiavano per raffreddarla un po’ e la pioggia forte fuori.
Era tutto così diverso. Gli elfi gli avevano preparato molte volte la cioccolata calda, ma nessuna aveva mai avuto quel sapore. Quell’appartamento era piccolo, ma luminoso, anche in una giornata temporalesca come quella. La villa in cui era cresciuto era enorme, fredda e buia.
«A che pensi?» gli chiese Lucretia accarezzandogli la mano che aveva stretto intorno alla tazza.
«Penso che quando mi sposerò, vorrò una casa proprio come questa».
«Magari una villetta, piccola sì ma non quanto questa. In fondo se vorrai almeno un figlio, dovrai pur sistemarlo da qualche parte e qui nemmeno lo sgabuzzino c’è».
«Mmm sì ok, ma niente di troppo grande».
«Vorrei tornare a vivere in campagna».
«Sarebbe bello» concordò Theo, poi sospirò e tirò fuori un quaderno dal cassetto del suo comodino.
Lucretia lo prese con delicatezza: aveva visto tante volte Theo scriverci, aveva tra le mani quasi un frammento del suo cuore.
«È una storia. Ti va di leggerla?» le propose il ragazzo.
Aveva lavorato per settimane a quel racconto. Vi aveva messo anche la verità che ancora non aveva potuto e non aveva avuto il coraggio di confessarle: Sono un mago, ho avuto un’infanzia e un’adolescenza discutibili. Vuoi sposarmi? C’era tutto in quel quadernino. Tutto quello che non aveva il coraggio di dirle e chiederle a voce.
Trascorrere il resto della vita insieme. In campagna, in quell’appartamento minuscolo, dovunque. Ma insieme.
«Tutto bene?» gridò Lucretia dalla camera da letto.
«Sì, tranquilla».
Probabilmente a suo padre, ad Azkaban, stavano fischiando le orecchie: il suo unico erede trascorreva il pomeriggio a preparare cioccolata calda a una babbana.
Certo forse non doveva essere un grosso problema in confronto al convivere con la suddetta babbana. Da almeno due anni. E il voler chiedere alla suddetta di sposarlo.
Ancora non si era abituato con la cucina babbana e a volte sentiva la mancanza dei suoi elfi. Ma solo a volte.
Prese due presine, proprio come Lucretia gli aveva mostrato mille volte, e prese con quelle il pentolino e versò il liquidò bollente in due tazze dai colori vivaci.
In quel momento un tuono scosse la casa. Era proprio una brutta giornata. Fuori almeno. A lui piaceva poter trascorrere un po’ di tempo con lei.
Aveva scoperto che le battutine di Draco e Blaise avevano un fondo di verità. I suoi amici avevano visto dove lui non voleva vedere.
Appoggiò le due tazze su un vassoio su cui vi era già un piattino stracolmo di biscotti e barcollando si avviò verso la camera da letto.
Lucretia era accoccolata su una poltrona e fissava i lampi fuori dalla finestra. «Mmm che buon odore».
Theo le sorrise e appoggiò il vassoio su un comodino.
«Ti raggiungo sotto il piumone. Oggi fa un freddo».
Si nascosero sotto il piumone e Theo la abbracciò. «Così il freddo ti passa».
Lucretia ridacchiò. «Facciamo merenda dai».
Theo le passò una tazza di cioccolata e per un po’ si sentì solo il rumore di loro che soffiavano per raffreddarla un po’ e la pioggia forte fuori.
Era tutto così diverso. Gli elfi gli avevano preparato molte volte la cioccolata calda, ma nessuna aveva mai avuto quel sapore. Quell’appartamento era piccolo, ma luminoso, anche in una giornata temporalesca come quella. La villa in cui era cresciuto era enorme, fredda e buia.
«A che pensi?» gli chiese Lucretia accarezzandogli la mano che aveva stretto intorno alla tazza.
«Penso che quando mi sposerò, vorrò una casa proprio come questa».
«Magari una villetta, piccola sì ma non quanto questa. In fondo se vorrai almeno un figlio, dovrai pur sistemarlo da qualche parte e qui nemmeno lo sgabuzzino c’è».
«Mmm sì ok, ma niente di troppo grande».
«Vorrei tornare a vivere in campagna».
«Sarebbe bello» concordò Theo, poi sospirò e tirò fuori un quaderno dal cassetto del suo comodino.
Lucretia lo prese con delicatezza: aveva visto tante volte Theo scriverci, aveva tra le mani quasi un frammento del suo cuore.
«È una storia. Ti va di leggerla?» le propose il ragazzo.
Aveva lavorato per settimane a quel racconto. Vi aveva messo anche la verità che ancora non aveva potuto e non aveva avuto il coraggio di confessarle: Sono un mago, ho avuto un’infanzia e un’adolescenza discutibili. Vuoi sposarmi? C’era tutto in quel quadernino. Tutto quello che non aveva il coraggio di dirle e chiederle a voce.
Trascorrere il resto della vita insieme. In campagna, in quell’appartamento minuscolo, dovunque. Ma insieme.