IL MIO FUOCO

Non dissi niente, tacqui e basta.
Tacqui per non gridare
Tacqui e strinsi i denti sino a provocarmi dolore.
Tacqui e strinsi i denti per non correre da lui e tentare di riportarlo indietro, ci ho già provato e sono sempre caduto.
I capelli rossi fiamma, sangue, con le sfumature di un fuoco, come era lui. Il mio fuoco. Quando me lo hanno portato via, quel fuoco è stato spento, ma dentro di me arde ancora qualcosa. Hanno solo placato le fiamme in attesa del vero incendio.
Sono andato da lui, mi sono seduto accanto alla gelida lapide, mi sono seduto e ho aspettato, non so cosa, ma l’ho fatto.
Ho pensato di raggiungerlo, ormai non ho più lacrime per rigarmi il volto, non ho più forza per camminare, non ho più voglia di cadere perché non mi potrei rialzare.
È buffo il fatto che per una vita mi hanno ripetuto che è pericoloso giocare con il fuoco, ma questa è stata la prima volta ce mi sono scottato, proprio quando esso aveva smesso di bruciare.

Angolo autrice
So di aver già scritto su Fred e George ma ho pensato di far vedere proprio il momento iniziale della sua sofferenza, nei primi giorni dopo la morte di Fred, anche perché loro sono sempre stati un fuoco, in tutti i sensi.