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Autore: The Black Sun    01/01/2023    0 recensioni
Lui mi guardò sorridendo, sprezzante e intenerito allo stesso tempo.
“Gli inglesi hanno ucciso qualcuno della tua famiglia? Quanti ne hai dovuti seppellire?”
“Nessuno.”risposi molto piano.
“Beato te. Io ho dovuto fare il funerale a mio fratello e a due cugini. E dovrei scordarmi tutto solo perché i vertici nordirlandesi hanno tradito la nostra causa?”
“Allora ti vuoi vendicare? È così?”
“No. Semplicemente per me la guerra non è mai finita.”
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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                                         LA BALLATA DELLO SMERALDO

Era un bellissima mattinata quando lo vidi per la prima volta.
Fresco di diploma, avevo trovato lavoro quasi subito in un pub. Ero stato molto fortunato e, consapevole di questo, mi impegnavo il doppio degli altri per meritarmi lo stipendio. Mi piaceva quel locale, a partire dal nome “Blue Moon”, molto evocativo.
Prima che me ne accorgessi, lui divenne parte integrante delle mie giornate: sempre alla stessa ora, si sedeva sul marciapiede di fronte al mio pub, estraeva la chitarra e si metteva a suonare. Era davvero bravo, tanto che spesso si formavano capannelli di persone ad ascoltarlo e il suo cestello era sempre pieno, e non solo di monetine.
Quando ero in pausa mi capitava di uscire a sentirlo, volevo attaccare discorso con lui, ma essendo stata sempre una persona timida, non avrei saputo proprio da che parte cominciare.
Tuttavia, un giorno mi venne un’illuminazione: aspettai che non ci fosse nessuno e gli portai una birra.
Lui smise di suonare e mi guardò interdetto.
“Ho pensato che potessi avere sete, magari.” spiegai, quasi balbettando e abbassando lo sguardo.
“Una birra non si rifiuta mai.” replicò lui. Alzai la testa giusto in tempo per vederlo sorridermi.
Aidan aveva degli occhi bellissimi, bizzosi come il nostro cielo: azzurri se era sereno e grigi quando era nuvoloso. I suoi occhi sono la cosa che più mi è rimasta impressa e mi sembra sempre di rivederli ogni volta che guardo in alto.
Lui si sdebitò presto: una sera, quando finii il turno, lo trovai ad aspettarmi fuori dal pub.
“Voglio sperare che tu non sia troppo stanco.” disse, strizzandomi l’occhio.
“Sto bene.” replicai a stento.
Dovete sapere che noi irlandesi siamo speciali, abbiamo una specie di sesto senso. Sarà per le tradizioni millenarie del nostro popolo, per la magia dei nostri paesaggi, per tutte le nostre leggende, ma abbiamo una certa sensibilità al sovrannaturale. Io non lo capii, allora, per cui il sogno che feci quella notte, in cui una donna vestita di verde dai lunghi capelli neri che lavava i panni nel fiume fino a farlo diventare rosso, non mi preoccupò.
Aidan era splendido. Con la sua svagatezza tipica degli artisti riuscì a farmi accettare una parte di me che avevo represso per lungo tempo. Accidenti, a Dublino avevano appena reso legale il divorzio, figuriamoci che cosa avrebbe potuto pensare la gente di orientamenti sessuali non tradizionali. Eppure non mi importava, c’era Aidan con me, mi bastava lui e io gli bastavo.
O meglio, così credevo.
Non mi ero mai interessato di politica. Ovviamente sapevo del conflitto e in quanto irlandese ero tenuto a stare dalla parte dell' IRA ma essendo cresciuto nella parte libera del Paese, non era una cosa che mi toccava da vicino. Avevo altro a cui pensare.
Aidan, invece, era di Derry, e i discorsi che faceva mi spaventavano e glielo dissi.
“Sono cose passate, per favore cerca di dimenticare.”
Lui mi guardò sorridendo, sprezzante e intenerito allo stesso tempo.
“Gli inglesi hanno ucciso qualcuno della tua famiglia? Quanti ne hai dovuti seppellire?”
“Nessuno.” risposi molto piano.
“Beato te. Io ho dovuto fare il funerale a mio fratello e a due cugini. E dovrei scordarmi tutto solo perché i vertici nordirlandesi hanno tradito la nostra causa?”
“Allora ti vuoi vendicare? È così?”
“No. Semplicemente per me la guerra non è mai finita.”

 
   
 
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