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Autore: Dreamer47    02/01/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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HUNTER'S LEGACIES
Capitolo 31.

Si svegliò di soprassalto sul divano scomodo e ormai troppo vecchio che gli facesse sempre venir male alla schiena nel casolare in Montana di Rufus, quando udì dei lamenti impauriti giungere alle sue orecchie e si sollevò istintivamente, facendo però attenzione a non svegliare la ragazza che dormisse spalmata contro il suo petto.
Dean sospirò silenziosamente nel tentivo di non svegliarla e si raddrizzò quanto fosse possibile, carezzando la testa di Abby prima di sollevarla con delicatezza e portarla nella loro stanza.
Passò davanti alla piccola cucina soggiorno e aprí malamente la porta della stanza per entrare insieme alla ragazza che ancora dormisse; l'adagiò con delicatezza scostando appena le lenzuola e la fece stendere, con tutta l'intenzione di andare a mangiare qualunque cosa fosse avanzata dalla cena, ma Abby inconsciamente lo trattenne stringendo la presa attorno alle sue spalle. 
Dean la osservò agitarsi nel sonno e mugugnare qualcosa di incomprensibile per le sue orecchie, ma riconobbe la paura ed il dolore nella sua voce, seguiti da una serie di no sussurrati con voce debole e sofferente; il ragazzo sospirò e si distese accanto a lei, portandosela addosso e facendole adagiare la testa sul suo petto in maniera tale da riuscire a guardarla in viso nonostante fossero le quattro e mezza del mattino e fosse ancora buio. 
Sorrise amaramente e le baciò la fronte stringendola di più contro il suo corpo, ed Abby ricambiò inconsciamente tornando ad essere quasi serena. 
Dean sapeva che Abby stesse attraversando un brutto periodo, nonostante le ferite sui suoi polsi si fossero ormai rimarginate grazie a Castiel e fosse tornata ad essere la solita guerriera che amava aver sempre accanto; Abby continuava a ripetergli che stesse bene e che avesse superato ciò che fosse successo con Sam ormai più di un anno prima e che avesse già dimenticato ciò che le avesse fatto Crowley, dissanguandola quasi fino alla morte, eppure Dean vedeva il modo in cui si agitasse la notte quando dormiva. 
Sapeva che ci fosse qualcosa che non andasse, qualcosa di cui non gli parlasse. 
Sospirò rumorosamente troppo vicino al suo orecchio senza neanche accorgersene e vide Abby aprire gli occhi di colpo in maniera impaurita per pochi secondi, per poi realizzare il luogo in cui si trovasse e tranquillizzarsi immediatamente. Si stropicciò gli occhi e sollevò lo sguardo verso il ragazzo, che le sorrise e le carezzò i capelli con un gesto dolce ed intimo, attirandola a sé per darle un casto bacio sulle labbra. 
Abby sorrise e si morse il labbro, carezzandogli una guancia e guardando nei suoi occhi verdi nonostante il buio. "Perché sei già sveglio? Qualcosa non va?". 
Il ragazzo mise su la sua faccia da poker e cercò di non farle capire che fosse stato svegliato proprio da lei e dai suoi incubi, ricambiando la carezza con un gesto della mano. "Tu stai comoda su quel divano perché stai sopra di me, ma è la mia schiena che è sempre a contatto con quelle molle fuoriposto che fanno un male cane". 
La ragazza ridacchiò divertita e insinuò il viso nell'incavo del suo collo dove lasciò un tenero bacio, e Dean la sentí sorridere contro la sua pelle, riuscendo a contagiare anche lui che nel frattempo si fosse sporto appena per affettare la coperta e coprire entrambi mentre cercava di sistemarsi meglio sul letto. "Mi ci potrei davvero abituate di nuovo a tutto questo". 
"Abituare a cosa?" chiese il ragazzo aggrottando le sopracciglia e sorridendo intenerito dalla sua voce impastata dal sonno mentre le carezzava la schiena fasciata da un sottile maglione pesca. 
"A me e te, da soli in una casa senza nessuno che ci ronzi attorno come a Louisville". 
Dean sorrise di più e sentí la sua mano sfiorargli il petto ed insinuarsi al di sotto della maglia per toccargli delicatamente la pelle, carezzandolo e intrecciando anche le gambe con le sue. "Adesso dormi, ragazzina". 
Abby rise nuovamente e strofinò il naso contro il suo collo, ma passarono veramente pochi istanti prima che Dean la sentisse tornare a dormire con serenità, rimanendo ad ascoltare il suo respiro lento e regolare nel vano tentativo di prendere sonno. 
Dean non aveva solamente Abby a cui pensare, era anche preoccupato per Sam e per le allucinazioni che avesse avuto da quando Castiel avesse buttato giù il muro nella sua mente che lo separasse dai ricordi dell'anno che la sua anima avesse trascorso nella gabbia e da ciò che avesse fatto durante quel periodo. 
Sam peggiorava chiaramente giorno dopo giorno ed aveva espresso senza nascondersi di aver delle serie difficoltà a riconoscere ciò che fosse reale da ciò che fosse solamente nella sua testa, dato che ovunque andasse finiva sempre per vedere Lucifer che cercasse di convincerlo di trovarsi ancora nella gabbia insieme a lui. 
Il maggiore sospirò, stavolta in maniera più silenziosa e pacata per non svegliare la ragazza che teneva fra le braccia, e pensò anche a Castiel ed a ciò che avesse combinato dopo aver aperto il Purgatorio con il sangue di Abby per inglobare dentro di sé tutte quelle anime: aveva iniziato a dare di matto, uccidendo chiunque professasse la parola del Signore in modo errato, compiendo una strage dopo l'altra, finché i quattro cacciatori riuscirono ad assoggettare Morte per ucciderlo definitivamente, che però non riuscì a fare in tempo poiché Castiel riuscì a liberarlo quasi immediatamente. 
Il Cavaliere assicurò che avrebbe fornito loro l'eclissi di cui necessitavano per far sì che il nuovo rituale facesse riaprire il Purgatorio, intimandogli di costringere il loro angelo a restituire le anime che non gli appartenessero e che probabilmente lo avrebbero condotto alla morte insieme al resto del pianeta, mettendoli in guardia su ciò che Castiel avesse mandato giù insieme a tutte le altre anime: i leviatani.
Abby fu costretta a dissanguarsi un'altra volta per far funzionare quel dannato incantesimo, ma questa volta Anael le fu accanto minuto dopo minuto per assisterla mentre gli aghi le bucavano le vene delle braccia, pompassendo all'esterno più sangue nel minore tempo possibile; Dean aveva provato a persuaderla dal dissanguarsi un'altra volta, ma entrambi sapevano che fosse l'unico modo per aprire quel passaggio. 
Castiel non fece altro che scusarsi con i suoi amici, dicendo loro quanto si sentisse impotente e dispiaciuto per ciò che avesse fatto, capendo solamente in quel momento di aver fatto davvero una scelta sbagliata dopo l'altra, e quando i cacciatori lo videro cadere a terra dopo aver aperto il portale e restituire le anime, sentirono dentro di loro un grande senso di ingiustizia. 
Ma quando mai la vita era stata giusta e gentile con loro? 
Pensavano di averlo perso per sempre e proprio quando credevano che la situazione non potesse andare peggio, Castiel tornò fra loro rimettendosi in piedi, informandoli che i leviatani non avessero mai abbandonato il suo corpo; quando i mostri presero il contro di lui, lo costrinsero a picchiare i suoi amici uno dopo l'altro, colpendo persino Abby che, col viso pallido e senza neanche un briciolo di forza, avesse provato ad estrarre la sua pistola per tentare almeno di rallentato. 
I cacciatori lo avevano visto entrare nell'acquedotto comunale e dissolversi nelle acque che improvvisamente si tinsero di nero, poiché i leviatani riuscirono ad uscire dal corpo di Castiel e finalmente liberi andarono alla ricerca di un nuovo corpo che potesse ospitarli.
Anael si affrettò a rimettere in sesto i cacciatori, curando immediatamente Abby che si sentí finalmente meglio e riacquistò colore e forze, ma l'angelo sentí una grande tristezza nel cuore nel sapere che Castiel fosse davvero morto e che quella volta non ci fosse speranza di vederlo tornare indietro. 
Solamente dopo qualche settimana Anael riuscì a confessare alla sua amica quanto profondamente e puramente amasse Castiel, e che provasse quei sentimenti perché sia lei che suo padre Jack le avessero insegnato il valore di quest'ultimi che li rendesse umani; nonostante quella grave perdita per tutti, i cacciatori non riuscirono a fermare la loro corsa neanche per un attimo dato che i leviatani conoscessero tutto di loro perché avevano preso le informazioni dalla mente di Castiel. 
Tesero una trappola ai ragazzi e Dean fu quello che ebbe la peggio, fratturandosi la tibia e riuscendo a fuggire dai leviatani grazie a Bobby, che non avevano smesso di inseguirli neanche in ospedale dopo che diedero fuoco alla casa del cacciatore più anziano. 
Ciò li portò a nascondersi in uno dei rifugi del loro vecchio amico Rufus, uscendo di rado finché non si sarebbero rimessi in sesto e sarebbero stati pronti a lottare e sconfiggere anche quei brutti figli di puttana di leviatani. 
Come se non bastasse quegli strani esseri avevano assunto le sembianze proprio di Sam e Dean, seminando il panico per il paese e trasformandoli nei ricercati numeri uno, rendendogli impossibile anche solamente spostarsi. 
Bobby consigliò loro di sparire per bene quella volta, mandandoli dal suo amico Frank che fornì loro delle nuove identità e nuovi computer, intimandogli persino di cambiare le auto con cui viaggiassero.
Serví a ben poco dato che i ragazzi vennero arrestati sotto gli occhi impotenti di Abby non appena iniziarono ad indagare sui massacri che i leviatani stessero compiendo mantenendo il loro aspetto per dar loro filo da torcere, ma la ragazza insieme a Bobby ed a Jody era riuscita a scoprire che il borace avesse sui leviatani lo stesso effetto che l'acqua santa avesse sui demoni, e i tre cacciatori riuscirono ad uscire da quella situazione anche questa volta, ma non senza conseguenze: Sam aveva improvvisamente optato per separarsi da loro due, specialmente da Dean, perché il leviatano che si spacciasse per suo fratello e che condividesse i suoi pensieri ed i suoi ricordi gli aveva confessato ciò che Dean avesse fatto alla sua amica di infanzia Amy, uccidendola a sangue freddo nonostante i due fratelli avessero deciso di comune accordo di lasciarla andare. 
Ecco perché Dean ed Abby si trovavano da soli nella casa in Montana di Rufus da ormai tre settimane abbondanti, non riuscendo però mai a fare a meno di chiedersi se Sam o Dan e Silver stessero bene: anche i fratelli di Abby erano stati costretti a mettersi alla fuga per l'ennesima volta, perché i leviatani erano a conoscenza anche della loro esistenza e Franck aveva trovato una sistemazione segreta anche per loro, non rivelando a nessuno dove li avesse nascosti per evitare che la notizia potesse viaggiare velocemente. 
Dean sbuffò e cacciò via i pensieri almeno per ciò che restasse di quella notte, chiudendo gli occhi e coprendosi meglio nel tentativo di recuperare le poche ore di sonno che gli fossero rimaste a disposizione. 
 
 
"Idioti". 
I tre cacciatori si sporsero istintivamente nella sua direzione attraverso le sponde del letto d'ospedale, osservando Bobby riprendere conoscenza dopo aver scritto sulla mano di Sam alcune cifre di cui non conoscessero l'origine. 
I due fratelli ed Abby avevano iniziato a sperare dentro di loro che quella fosse l'inizio della ripresa della loro figura paterna, che avrebbe potuto affrontare l'operazione al cervello per estrarre la pallottola che Dick Roman gli avesse sparato, e lo guardarono molto fiduciosi. 
Ma poi le loro speranze crollarono a picco e si infransero sul pavimento quando videro Bobby concedergli un ultimo sorriso ed un'ultima occhiata, prima di chiudere gli occhi per sempre ed accasciarsi nuovamente sul letto. 
I tre ragazzi vennero immediatamente portati via e si lasciarono condurre fuori dalle porte a vetri della terapia intensiva, osservando i medici divincolarsi attorno al letto di Bobby ed iniziare una difficile manovra di rianimazione; il tempo sembrò loro scorrere in maniera molto lenta, mentre il cuore batteva loro molto velocemente e continuavano a ripetersi che ce l'avrebbe fatta e che si sarebbe ripreso. 
Anche quando videro i medici scuotere la testa, sollevare le piastre dal petto di Bobby e leggere l'orario nell'orologio per dichiararne il decesso, Sam, Dean ed Abby continuarono a pensare che fosse tutto un grande sbaglio e che sarebbe andato tutto bene perché Bobby c'era sempre e non poteva abbandonarli così. 
Videro un dottore avvicinarsi nella loro direzione e blaterare qualcosa come delle condoglianze, riferendo loro che il loro zio fosse morto e che non ci fosse stato nulla da fare; il primo ad allontanarsi fu Dean, che sentí l'esigenza di mettere la distanza fra sé e il resto della sua famiglia, voltandosi e percorrendo il corridoio con le lacrime agli occhi mentre teneva lo sguardo basso. 
Fu difficile soprattutto per lui, perché Bobby era sempre stato il suo punto di riferimento e lo amava davvero come un padre: lo conosceva da tutta la vita, gli era sempre stato accanto e gli aveva sempre voluto bene. 
Lo sosteneva, lo incoraggiava, gli suggeriva quale fosse la giusta azione da fare. Sempre. 
E adesso, nonostante fosse un omone grande e grosso di trentaquattro anni, aveva ancora bisogno di Bobby e della sua guida perché non poteva gestire suo fratello ed i leviatani da solo; aveva bisogno di lui, ma lui se n'era andato. 
Le settimane successive furono pesanti e vuote per i tre cacciatori, che già da subito dopo il funerale tornarono a immergersi a capofitto nei casi, prendendone uno dopo l'altro pur di non fermarsi a pensare. 
Dean finse di non notare immediatamente ciò che stesse continuando ad accadere al fratello perché non aveva la più pallida idea di come aiutarlo, né come entrare nella dura parte che era sempre appartenuta a Bobby da quando erano ragazzi, e con Abby le cose non erano mai andate così male. 
Sam e la ragazza avevano provato a stargli vicino, cercare di farlo sfogare e di farlo parlare perché tenere tutto quel dolore dentro nascosto dalla solita maschera di sarcasmo gli avrebbe fatto davvero male, ma Dean si era sempre rifiutato di discutere dell'argomento: era sconvolto, non voleva parlare con loro a meno che non si trattasse della caccia ed era fin troppo chiuso nel suo dolore e nel suo silenzio. 
Sam ed Abby lo avevano visto bere incessantemente ogni sera e provare a spappolarsi il fegato, uscire la sera e tornare la notte tardi per recarsi nel bar più vicino quando finivano da bere, ed entrambi i ragazzi si sforzarono di pensare a cosa avrebbe fatto Bobby in una condizione come quella: sicuramente lui avrebbe saputo cosa fare, cosa urlargli contro per rimetterlo in riga, ma anche loro due stavano soffrendo davvero tanto. 
Ma Dean era davvero arrivato al suo limite di sopportazione: infatti non gestiva più Sam, che sembrava diventare sempre più pazzo, e non reggeva più neanche Abby, nonostante riconoscesse il modo in cui si stesse prodigando pur di aiutarlo con i suoi modi dolci e gentili, capendo il suo dolore. 
In fondo Abby gli era stata molto vicina anche quando John era morto, aiutandolo a superare tutto. 
Ma stavolta per Dean era diverso. Stavolta aveva iniziato a stufarsi di perdere tutte le persone che amava una dopo l'altra, ara stufo perché si era convinto in ospedale che Bobby si sarebbe ripreso come sempre, perché era forte ed era la sua roccia, l'unico a cui si potesse sempre appoggiare. 
Ma Bobby non si era ripreso e adesso doveva essere Dean l'adulto in tutte le situazioni, non aveva nessuno con cui condividere il carico di tutta quella storia folle.
Dal punto di vista di Abby, le cose erano destinate a diventare sempre più brutte e dolorose, iniziando a pensare che anche la sua storia con Dean potesse drasticamente chiudersi dopo quel dolore così forte che il ragazzo stesse provando, nonostante lei avrebbe fatto di tutto pur di impedirlo. 
Ma quella sera se ne stava seduta sul letto con la schiena appoggiata alla spalliera e le ginocchia strette al petto, pensando alle frasi che fossero volate in quella stanza del motel fino a pochi istanti prima, e delle lacrime silenziose iniziarono a scenderle dal volto mentre nel petto il cuore le battesse fin troppo velocemente. 
Avevano avuto una bruttissima litigata, di nuovo, ma nessuna di quelle precedenti era stata orribile come quella; eppure avevano preso ad urlarsi addosso ed anche Abby non si era risparmiata in quell'occasione, stanca di dovere sempre eclissare il suo dolore per non permettergli di vederlo. 
"Smettila di starmi addosso Abby! Non ho bisogno del tuo cazzo di aiuto, non ho bisogno dell'aiuto di nessuno!".
Dean le aveva urlato contro così forte da farla sobbalzare e fare un passo indietro, non avendolo mai sentito parlare con lei in quei termini e con quel tono adirato, ed Abby lo aveva guardato in cagnesco, stringendo i pugni per la rabbia. 
"Sei davvero un ingrato! Ti sono sempre stata accanto, sempre! In ogni circostanza ero lì per aiutarti e sostenerti, e anche quando Bobby è..". 
"Aiutarmi e sostenermi? Ma se non faccio altro che fare il baby sitter da quando stiamo insieme: ti cacci nei guai e io devo sempre venire a riprenderti! Come quando sei sparita ed il mutaforma andava in giro con la tua faccia o come quando ti sei consegnata da Lucifer, o quando gli uomini di Crowley ti davano la caccia e sono dovuto venire ad aiutarti, perché oltre ad essere una calamita per i guai, sei anche troppo orgogliosa e testarda per chiedere aiuto!".
Abby rimase in silenzio e con la bocca spalancata per qualche secondo, osservando la furia cieca con cui Dean stesse parlando in piedi al centro della stanza a pochi passi da lei, che distolse lo sguardo ferita e sospirò rumorosamente. 
Si diede qualche secondo per incassare il corpo e mettere insieme i suoi pensieri, per poi tornare a guardarlo in cagnesco e con la stessa rabbia che Dean le stesse riversano. "Sto solamente cercando di aiutarti! Si può sapere quale accidenti è il tuo problema?". 
"Tu sei il mio problema! Dovevo dare ascolto a mio padre quando mi diceva che in questo lavoro non puoi voler bene a nessuno, perché quando mi affeziono a qualcuno, questo muore! Ho perso i miei genitori, ho perso Castiel, Bobby. Ho perso Sam tante volte e continuo a perderlo ogni giorno e adesso potrei perdere anche te!" esclamò Dean alzando di molto il tono di voce, urlando nella stanza come se lo dividessero dei chilometri dalla ragazza, quando invece bastava fare pochi passi e l'avrebbe raggiunta. Ma non lo fece, anzi si voltò nella direzione opposta con i nervi a fior di pelle e la rabbia dentro di sé, stringendo i pugni e desiderando di trovare al più preso un altro caso per uccidere qualunque altro figlio di puttana demoniaco o mostruoso. 
Abby gli si avvicinò in silenzio, cercando di far abbassare i toni e leggendo fra le righe del suo discorso, capendo che Dean avesse solamente bisogno di sfogare il suo dolore e la sua rabbia; gli cinse la vita ed appoggiò la sua fronte al centro della sua schiena, stringendolo forte a sé con amore, ma Dean non ricambiò la sua stretta e rimase immobile, paralizzato a guardare fuori dalla finestra mentre il cuore pompava velocemente la sua rabbia ed il risentimento in ogni meandro del suo corpo e della sua mente. 
"Non vado da nessuna parte, Dean. Sono qui, non mi perderai. Te lo prometto". 
Dean chiuse gli occhi per qualche secondo e cercò di regolarizzare il respiro per calmarsi, per tranquillizzarsi, ma il suo cuore non smetteva di battere troppo velocemente e tutto ciò che riusciva a sentire era solamente dolore, impedendogli di ricambiare la stretta di Abby. Prese un lungo respiro e scosse la testa. 
"No. È finita. Fra noi due è finita. Non voglio più vederti". 
Sentí la ragazza irrigidirsi parecchio contro la sua schiena, mettersi dritta e guardarlo da dietro come se potesse vedere dentro di lui: la sentí muoversi attorno a lui dopo un paio di secondi, mettendosi di fronte e guardandolo negli occhi, dove iniziò a leggere un misto di rabbia e dolore che mai si sarebbe perdonato, ma che sarebbe stato necessario per lasciarla andare ed essere meno egoista. "No, non dici sul serio". 
Ma Dean la guardò con uno sguardo infuocato di rabbia, di odio e disprezzo che non erano mai stati rivolti a lei, ma che non sapesse come far uscire da dentro di lui se non in quell'unico modo: distruggendo l'unica cosa bella che gli fosse rimasta nella vita.
La scansò con un gesto rozzo afferrandola dalle braccia e spostandola di peso per poter liberarsi la strada, ed Abby pensò che fosse uscito di testa quando lo vide uscire dalla porta sbattendosela alle spalle, e udí il rombo dell'Impala accendersi ed allontanarsi velocemente. 
Pensò che stesse avendo un esaurimento nervoso in corso e che il dolore per la morte di Bobby fosse così forte da offuscare ciò che provasse realmente dentro di lui, eppure Abby aveva visto anche tanta sicurezza dentro ai suoi occhi prima che uscisse correndo dalla porta. 
Dean non riusciva a calmarsi, pensava solamente alla voglia di bere un drink per attenuare quel dolore dentro di sé e tornare lentamente a respirare.
Aveva bisogno di calmarsi e di rilassarsi e fu proprio a questo che pensò, quando si sedette al bancone del primo bar che incontrò dopo aver passato almeno una quindicina di minuti alla guida, dando gas all'Impala e sfrecciando il più lontano possibile dal motel. 
Ordinò un Whisky doppio e liscio ed iniziò subito a sorseggiarlo, scuotendo la testa e sperando che quella rabbia riuscisse a passare ed a lasciare il suo corpo, sperando che tutto quello schifo di melma nera sarebbe finito presto. 
Dean non seppe spiegare come accadde, ma forse fu per via del quinto o sesto bicchierino doppio di Whisky che ordinò, o per il fatto che non fosse più in sé ultimamente, ma ugualmente non si aspettava di trovarsi seduto al tavolo con una bellissima ragazza, dalla folta chioma rossiccia e dagli occhi azzurri che le brillassero sul viso, che non fecero altro che ricordargli Abby. 
Risero di gusto per la maggior parte della serata, complice la grande quantità di alcol che entrambi mandarono giù, e Dean provò nuovamente dopo tanto tempo il brivido di una conquista. 
Pensava di essere ormai arrugginito sotto questo punto di vista, di non ricordarsi neanche come si parlasse con carisma ad una ragazza che non fosse la sua dato che, da quando Dean aveva conosciuto Abby, ancora prima che ci fosse qualcosa fra di loro, l'uomo aveva semplicemente smesso di andare a letto con altre donne e anche solamente di guardarle.
Dean non aveva mai avuto interesse per nessun'altra, mai fino a quel momento. 
Questo pensiero lo fece irrigidire per qualche istante, guadagnandosi un'occhiata dalla ragazza seduta davanti a sé che gli sorrise audacemente, a cui rispose con un sorriso tirato: nella sua mente assoggettata dall'alcol, tornò tutto ciò che di brutto fosse accaduto in quegli anni con Abby, tutto il dolore e la sofferenza che quella vita avesse causato loro. 
E decise che avrebbe dovuto smettere di essere così egoista e di tenere Abby legata a sé. 
Doveva lasciarla andare, così come avrebbe dovuto fare molti anni prima, perché Dean lo sapeva: se Abby cacciava ancora, lo faceva solamente per lui e per assicurarsi che restasse vivo. 
Dean tornò a sentire la rabbia dentro di sé, ma sorrise nella direzione della ragazza afferrandole la mano ed ordinando un altro drink, continuando a filtrare con Lydia. Avevano bevuto per tutta la serata ed erano rimasti seduti a ridere e scherzare fino a chiusura, e Dean, ormai fin troppo ubriaco, non seppe spiegarsi come fosse arrivato a casa della donna e come si fosse lasciato trascinare dentro, rispondendo ai suoi baci ed iniziandola a spogliare con l'avidità di scoprire un corpo che fosse diverso da quello di Abby.
Mentre la baciava e si lasciava condurre nel grande letto della stanza di Lydia, Dean pensò che non sapeva davvero perché lo stesse facendo, conscio che però quella notte avrebbe sicuramente provocato dei seri problemi fra lui ed Abby; eppure non riusciva a fermarsi spinto dall'alcol, dalla rabbia e dal piacere più estremo mentre si muoveva dentro la ragazza con velocità, chiudendo gli occhi e pensando che qualsiasi fossero state le conseguenze, le avrebbe affrontate l'indomani, godendosi il momento e continuando per tutta la notte a placare le sue voglie insieme a Lydia. 
 
 
 
Strabuzzò gli occhi e si stiracchiò respirando pesantemente perché non era più in grado di reggere quei ritmi e tutta quella grossa quantità di alcol che avesse ingerito la sera precedente, sentendo persino la luce filtrare dalle finestra come un fastidio per i suoi occhi. 
Si coprì appena il viso con le dita ed allungò una mano verso l'altra sponda del letto, con tutta l'intenzione di attirare Abby a sé e di scusarsi per la lite della sera precedente; la sentí mugugnare e muoversi sul letto, e Dean la strinse al petto sentendo il cuore battere più velocemente. 
Stare insieme ad Abby gli faceva sempre quell'effetto. 
Si chinò su di lei per depositarle un bacio fra i capelli, ma quando sentí il profumo fruttato della ragazza nuda fra le sue braccia, Dean sgranò gli occhi e si tirò appena più a sedere per guardarla meglio. 
Realizzò presto ciò che avesse fatto quella notte e che non fosse proprio tornato nella stanza che condividesse con Abby, ma piuttosto avesse scelto di andare a casa della ragazza conosciuta al bar la sera stessa, trascorrendo la notte a soddisfare le sue voglie ed a sfogare quel dolore che si portava dentro come un grosso peso. 
"Merda". 
Si alzò di scatto dal letto cercando di non fare rumore e raccolse i vestiti sparsi per la stanza rivestendosi immediatamente, sentendosi il peggiore dei mostri per aver ingannato la ragazza che ancora giacesse a letto e per aver fatto un'azione così ignobile verso Abby, del tutto ignara di come avesse passato la serata. 
Uscì in fretta di casa e si diresse all'interno della sua auto, guardandosi attorno e chiedendosi come diavolo fosse arrivato fino a quella casa dato che i suoi ricordi della sera precedente fossero piuttosto frammentati, ma sapeva di essersi comportato da vero bastardo e avrebbe perso anche l'ultima cosa che gli fosse rimasta. 
Fu grato di varcare la soglia della stanza del motel e di trovarla completamente vuota, perché durante il viaggio di ritorno non aveva neanche pensato alla scusa che avrebbe potuto utilizzare per giustificare la sua permanenza fuori per tutta la notte: Abby non era stupida e in più lo conosceva meglio di chiunque, quindi avrebbe capito subito che stesse nascondendo qualcosa. 
Osservò il letto ancora intanto e dedusse che anche Abby avesse trascorso la notte fuori o che comunque non avesse completamente dormito rimuginando sulla loro feroce litigata, e si affrettò a dirigersi sotto la doccia per togliere la puzza dell'alcol ed il profumo di Lydia dal suo corpo e dai suoi vestiti, non riuscendo a definirsi in una maniera diversa da un traditore. 
Cercò di non pensarci e di uscire in fretta dalla doccia, asciugandosi ed indossando i suoi vestiti da federale, dato che comunque avevano un caso da portare a termine in quella città, quando sentí la porta spalancarsi e subito tremò dentro di sé, pensando che la resa dei conti fosse giunta. 
Ma quando si voltò verso la porta, invece di trovare il viso arrabbiato di Abby, trovò quello dubbioso e titubante del fratello, che entrò in silenzio guardandosi attorno e sollevando un sopracciglio per studiarlo meglio. "Dove sei stato tutta la notte?". 
Dean lo guardò con aria altezzosa non apprezzando il suo tono accusatorio, perché sicuramente non era a lui che doveva dare delle spiegazioni, e si voltò nuovamente verso lo specchio della camera per aggiustare la sua camicia ed inserire i bottoni nelle asole con precisione, cercando di scansare il mal di testa tipico del post sbronza. "Ma chi sei? Mia madre?". 
Sam però conosceva bene suo fratello ed era a conoscenza della grossa lite che fosse avvenuta fra lui ed Abby, poiché dopo aver sentito la loro auto allontanarsi dal parcheggio si era presentato nella sua stanza, trovando Abby a dir poco sconvolta e fuori di sé.
Il ragazzo osservò con precisione il modo in cui Dean evitasse il suo sguardo e celasse qualcosa di importante nei suoi occhi, e lasciò scivolare la sua vista fino al collo arrossato del fratello, sgranando gli occhi e avvicinandosi in fretta. Osservò da vicino quel succhiotto a dir poco troppo fresco e rossastro, pensando che fino alla sera precedente non vi fosse alcuna traccia sul collo del fratello e subito Sam capì. 
Lo strattonò appena e indicò il segno sul suo collo con il dito, iniziando immediatamente a bisbigliare con aria preoccupata. "Ma sei impazzito?! Se Abby lo scopre è la volta buona che ti ammazza". 
Dean si liberò della presa del fratello ed aggrottò le sopracciglia, del tutto ignaro del marchio che la sera precedere gli avesse lasciato fino a quando seguí lo sguardo di Sam sul suo collo, specchiandosi ed osservando il grosso segno sulla sua pelle; chiuse gli occhi per qualche istante e scosse la testa, pensando che se avesse avuto una minima speranza di archiviare ciò che fosse successo quella notte senza che Abby lo venisse a scoprire, adesso l'aveva appena persa. "Merda..". 
"Come ti è venuto in mente di tradire Abby? Hai perso la testa?!" chiese Sam sgranando gli occhi ed allargando le braccia, guardandolo con aria incredula mista a delusione. 
Dean deglutí a fatica continuando a guardare il simbolo rossastro sul suo collo e scosse la testa, chiedendosi perché si fosse cacciato in quella situazione e come avesse lasciato che potesse accadere, e si affrettò a sistemarsi la cravatta attorno al colletto della camicia per nascondere quel segno. "Io non.. Non lo so, Sam. Ieri sera io ed Abby abbiamo litigato e ci siamo detti delle cose davvero brutte e..". 
"Si, le ho sentite, così come mezzo motel. Ma questo non ti dà il diritto di tradire la persona che ti ama e che ti sta a fianco!" esclamò Sam allargando le braccia e guardandolo con aria allibita, scuotendo la testa ed iniziando a pensare che avesse perso la ragione da quando Bobby fosse morto. 
Il maggiore si voltò a guardarlo in cagnesco, perché non aveva alcun diritto di giudicare le sue scelte e gli puntò un dito contro con un gesto intimidatorio. "Devi tenere la bocca chiusa con Abby, sono stato chiaro?". 
Sam sgranò gli occhi fino all'inverosimile, ricambiando l'occhiataccia e guardandolo male, perché non poteva coprire il fratello su un fatto così grave, non adesso che Abby avesse finalmente ripreso a fidarsi di lui e che fosse tornata ad essere sua amica. "Non puoi chiedermi questo! Glielo devi dire!".
Dean sospirò rumorosamente e scosse la testa, mettendo un po' di distanza con il fratello e sedendosi sul bordo del letto con aria confusa, massaggiandosi le tempie per il forte mal di testa che gli stesse divorando la mente. "Sam, ieri sera è stato un casino totale, io e Abby non avevamo mai litigato in quel modo. Mai. Ed io non ero mai stato con un'altra donna da quando sto con lei, ed è stato così strano. Insomma questa ragazza era fantastica e sapeva il fatto suo, ma per tutta la notte ho avuto un senso di nausea proprio alla bocca dello stomaco e mi mancava il respiro e quando mi sono svegliato è stato peggio, perché sono scappato prima che si svegliasse ma mentre tornavo qui sentivo il bisogno di voltare la macchina nella direzione opposta e scappare via di qua perché non avevo il coraggio di guardare Abby negli occhi".
"Si chiama senso di colpa, idiota!" esclamò Sam avvicinandosi al fratello e mettendosi le mani sui fianchi, sospirando lentamente e scuotendo la testa. "Quando Abby lo verrà a sapere..".
Dean alzò immediatamente lo sguardo di sfida verso il fratello come una molla, sollevando un sopracciglio e guardandolo con aria dubbiosa. "E glielo dirai tu?".
Sam scosse la testa e fece una smorfia di disapprovazione, nonostante tenere quel segreto con Abby gli sarebbe pesato non poco. "Certo che no, glielo dirai tu". 
"Non esiste. Per quando mi riguarda stanotte non è accaduto nulla, problema risolto". 
Dean fece spallucce e si mise nuovamente in piedi, sospirando rumorosamente e sapendo perfettamente che si sarebbe comportato da completo vigliacco se davvero avesse mentito su quella notte, lasciando che Abby credesse che nulla fosse accaduto, eppure la paura di perderla gli stava facendo letteralmente tremare le gambe; non importava che la sera precedente Dean le avesse detto che fra loro fosae finita e che dovesse andare via, non importava che Dean fosse fuggito dalla loro camera per andarsi ad ubriacare in un bar e risolvere così i loro problemi. 
La sera precedente aveva agito spinto dal desiderio di allontanare Abby da sé e di permetterle di vivere una vita normale, lontana da lui e dalla caccia, ma adesso Dean tremava per la paura di perderla.  Non così. Non adesso. 
Abbassò lo sguardo da quello dubbioso ed incerto del fratello e si passò una mano sul viso, scuotendo la testa e sospirando rumorosamente perché non pensava che si sarebbe mai trovato in una situazione del genere. 
Non con Abby almeno. 
Eppure il senso di colpa si fece largo nel suo petto, chiamandolo vigliacco e codardo, ricordandogli che quel peso non sarebbe mai andato via a meno che non se ne fosse liberato confessando il suo sbaglio. 
"Cosa dovrei fare, Sam? Perderla per sempre perché ho preso una sbandata, una sola volta in tutto questo tempo, perché ero troppo ubriaco per fermarmi?". 
Dean cercava conforto nel suo sguardo e nelle sue parole, avrebbe voluto che suo fratello riuscisse a trovare una soluzione per lui perché dentro stava morendo dalla vergogna e dal pentimento e non riusciva a ragionare lucidamente mentre il cuore gli battesse forte nel petto; ma più Sam lo guardava, più si rendeva conto che per la prima volta fosse completamente indeciso se stare dalla sua parte o da quella di Abby, a cui volesse bene come se fosse una sorella.
Il minore scosse la testa e parlò con voce tirata, abbassando lo sguardo per qualche secondo ed intuendo che sarebbe cambiato tutto molto presto e che il loro trio sarebbe tornato ad essere un duo, e questa volta in maniera definitiva. "Sei stato uno stupido: quando trovi un amore come quello che ti lega ad Abby, non lo mandi a puttane per andare a letto con una donna in un bar solamente perché avete avuto una discussione. Non importa quanto stai soffrendo o quanto le cose vadano male. Perderai Abby, Dean".
Il maggiore deglutí a fatica ed annuì, sapendo nel profondo che avrebbe dovuto assumersi la responsabilità delle sue azioni e non avrebbe potuto tenere nascosto ciò che avesse fatto proprio ad Abby, l'unica persona che avesse mai amato davvero dopo Sam e Bobby.
Vide Sam aprire la bocca per dire qualcosa, sperando che fossero parole di conforto che lo spronassero a pensare che Abby lo avrebbe potuto perdonare prima o poi, quando sentirono le chiavi nella serratura e la porta aprirsi di scatto; Abby sollevò lo sguardo verso di loro con aria sorpresa, non pensando minimamente che al suo ritorno li avrebbe trovati insieme nella sua stanza ed i due ragazzi fecero scivolare lo sguardo sul completo da federale della donna, che nel frattempo si chiuse la porta alle spalle ed entrò con un finto sorriso sulle labbra, salutandoli appena. 
Dean aggrottò le sopracciglia e la vide addentare una ciambella e sedersi sella sedia vicino alla fienstra e portare le gambe sul tavolo con eleganza, sentendola sbuffare già ad inizio giornata. "Dove sei stata?". 
Abby sollevò un sopracciglio nella sua direzione, masticando la sua colazione e spostando lo sguardo su di lui, che aveva tutta l'aria di chi pretendesse delle spiegazioni. "Almeno uno di noi doveva lavorare, genio. Tu piuttosto, non sei rientrato stanotte". 
Il maggiore si sforzò di mantenere il sangue freddo e deglutí lentamente, sospirando appena e mettendo le mani contro i fianchi. "Sono stato a bere qualcosa in giro". 
Abby fece spallucce come se non le importasse e continuò a mordere la sua ciambella, indicando a Sam con lo sguardo che ne avesse prese in più anche per loro, e il minore sorrise sentendosi interdetto perché l'ultima cosa che voleva era proprio ingannarla come avesse appena fatto suo fratello. "Sono stata all'obitorio: le vittime avevano braccia e piedi mozzati, e pezzi di intonaco al loro interno perché sono stati scaraventati al muro con una forza sovrumana". 
"Saremmo dovuti andare insieme!" esclamò Dean rimproverandola con lo sguardo, ma si ammutolí ben presto quando la ragazza sollevò gli occhi glaciali verso il suo e lo fulminò. 
Abby mandò giù l'ultimo morso delle sue ciambelle e bevve un sorso del suo caffè, afferrando il computer sul tavolo e portandoselo sulle gambe per avviare una ricerca. "Comunque sembra che il karma sia proprio azzeccato in questo caso: le vittime sono tutti uomini che hanno avuto delle scappatelle extraconiugali". 
Sam e Dean si ritrovarono a scambiare una rapida occhiata cogliendo la sottile ironia di quella situazione, ma subito si affrettarono a guardare qualsiasi altra cosa per non fare insospettire Abby, che avrebbe capito immediatamente se avessero continuato a lanciarsi quegli sguardi complici. 
"Avevano un simbolo molto strano disegnato sul petto, ho fatto delle ricerche ma non ho trovato niente. Così ho trovato un professore all'università di questa città, che mi ha quasi convinto che abbiamo a che fare con le amazzoni". 
"Amazzoni.. Amazzoni?" chiese Dean sollevando un sopracciglio e facendo qualche passo verso di lei, appoggiandosi allo schienale della sedia su cui fosse seduta la ragazza ed osservando da dietro di lei la ricerca che stesse conducendo al pc. 
Abby annuì e fece spallucce, iniziando a spulciare dei siti che trovò come risultato delle parole da lei digitate e si morse la lingua, perché aveva iniziato a fare quelle ricerche solamente per non pensare alla discussione che avesse avuto con Dean la sera precedente, sentendosi ancora molto agitata per le parole che lui le avesse detto. 
"A che ora sei andata all'obitorio? Non ti ho sentita uscire" disse Sam avvicinandosi ed appoggiando le mani sulla spalliera della sedia vuota accanto alla ragazza, accennando un sorriso curioso. 
Abby lo guardò per qualche momento e notò il modo strano in cui Sam e Dean si comportassero, e pensò che avessero parlato di quanto fosse successo fra lei e Dean dato che il minore la sera precedente l'avesse trovata durante una brutta crisi di pianto e l'avesse consolata offrendogli una spalla su cui piangere; Sam l'aveva stretta in uno si quegli abbracci avvolgenti e calorosi in cui fosse solito soffocata prima di finire nella gabbia insieme a Lucifer. 
Avevano parlato tanto, ma non della lite che Sam avesse udito dalla sua stanza. 
Sam le aveva chiesto perdono per ciò che le avesse fatto, confessandole di ricordare ogni istante che avessero trascorso insieme da quando l'avesse portata alla base Campbell."Sei la sorella che ho desiderato di avere per tanto tempo. Ti voglio bene, Abby. E mi odio per ciò che ho fatto a te ed alla tua famiglia. Sono stato un vero mostro con te e lo capisco se mi odi anche tu e..". 
Abby lo aveva subito interrotto, emergendo dalla sua spalla su cui fosse appoggiata e lo guardò con le ciglia ancora imperlate di lacrime.
"Ti ho perdonato nell'istante in cui ho capito che non eri tu. Non mi avresti mai fatto del male intenzionalmente, Sam. Lo sapevo. Non odiare te stesso per qualcosa che non hai commesso". 
E Sam lasciò scivolare quelle lacrime che avesse trattenuto per troppo tempo, tornando a stringerla forte mentre lasciava uscire tutto il dolore e la rabbia che ancora albergasse dentro di lui per ciò che avesse commesso. 
Abby sbatté le palpebre e tornò al presente, facendo spallucce e guardando Sam per rispondere alla sua domanda. "Non riuscivo a dormire e sono uscita presto, penso che fossero le sei di mattina".
Dean per la tensione sospirò molto vicino al suo viso, chino per come fosse sulla sedia e su di lei per leggere il risultato delle sue ricerche, ed Abby si voltò lentamente a guardarlo pensando che avrebbero dovuto parlare, almeno per chiarire la loro litigata e per capire se davvero avrebbe voluto lasciarla come avesse detto la sera precedente. 
Ma osservò la sua espressione attenta mentre leggeva, notando una nota di preoccupazione e di agitazione ed Abby capí che chiaramente Dean le stesse nascondendo qualcosa. "Qualcosa ti turba, Dean?". 
"No, assolutamente". Il ragazzo la guardò per un momento, sforzandosi di mettere su la sua migliore faccia da poker e facendo spallucce; ma rispose con troppa veemenza ed Abby rispose sollevando un sopracciglio e guardandolo con il suo solito sguardo indagatore. 
Sapeva che fosse solamente questione di tempo, ma Dean voleva prima risolvere il caso e poi avrebbe confessato ad Abby ciò che avrebbe per sempre distrutto la loro relazione. 
Si schiarí la gola e si allontanò, mise la giacca del suo completo con un sospiro ed accennò un sorriso tirato nella direzione della ragazza e del fratello, avvicinandosi alla porta d'uscita. "Io credo di aver lasciato la fiaschetta di Bobby nel bar ieri sera, deve essermi scivolata. Torno presto". 
 
 
 
"C'è qualcosa che non va qui, Sam. Lydia ha una figlia piccola, ma ieri non ce l'aveva. Sono appostato fuori da casa sua e non crederai a ciò che ho visto". 
Il minore accennò un sorriso fin troppo finto alla donna seduta al tavolo intento a fare ricerche, e si voltò velocemente a guardare fuori dalla finestra mentre teneva saldamente il telefono al suo orecchio, non avendo la minima idea di come chiedere informazioni al fratello se Abby fosse a pochi passi da lui. "Quindi non hai trovato la tua fiaschetta al bar, eh? Ti sei guardato attorno?". 
Sam si meritò un'occhiata da parte della ragazza, che distolse lo sguardo curioso dal suo PC per un istante e sospirò rumorosamente, specialmente quando vide il cacciatore chiudere la chiamata e tornare a sedersi davanti a lei sentendosi molto a disagio e sperando che Abby non lo intuisse; ma la ragazza studiò attentamente il suo viso, osservando tutti i muscoli tesi e il sorriso forzato sulle labbra, ed abbassò lo sguardo con aria sconfitta. 
"Non c'è bisogno che lo proteggi Sammy, so cos'è successo".
Sam sollevò lo sguardo verso di lei e sgranò gli occhi nla sua direzione, guardandola con sorpresa ed incredulità. "Sul serio? Come fai a saperlo? Insomma, c-chi..". 
Abby fece spallucce e sospirò, abbassando lo sguardo triste ed iniziando a giocare nervosamente con il bordo di uno dei fogli che vi fossero sul tavolo. "Dean ti ha parlato e adesso non sai come comportarti con me: non pensavo però che fosse così grave quello che mi aspettasse. Ha davvero deciso di lasciarmi?". 
Sam guardò il suo viso così triste e teso e tirò un sospiro di sollievo solamente per un momento, ma osservò bene i suoi occhi azzurri così spenti che stentavano a trattenere le lacrime, e vide gli angoli delle labbra piegarsi all'ingiú mentre il labbro inferiore prese quasi a tremare, nonostante vide lo sforzo con cui Abby si stesse trattenendo per non esplodere come avesse fatto la sera precedente fra le sue braccia; fu più forte di lui, ma afferrò una delle sue mani con le sue e attirò il suo sguardo guardandola con un grande sorriso. Sam sapeva ciò che Abby stesse passando, al di fuori di quella situazione: aveva visto morire anche lei Bobby, si era dovuta allontanare dalla sua famiglia senza poter avere alcun contatto con Dan e Silver per la loro sicurezza, e la pesante lite con Dean non fece altro che aggiungere altro carico al peso che già portasse sulle spalle, portandola più vicina alla rottura. 
"Mio fratello ti ama, ti ama ancora così tanto. A volte è proprio un coglione e commette delle azioni stupide, come urlarti contro perché sta soffrendo e non riesce ad esternare le emozioni negative in maniera diversa. Sono sicuro che troverete un modo per sistemare le cose". 
Abby guardò nei suoi occhi grandi e chiari ed accennò un sorriso triste, annuendo poco convinta e facendo spallucce, avendo la sensazione addosso che molto presto sarebbe successo qualcosa di brutto. 
Sospirò e sentí il suo telefono vibrare, così distolse lo sguardo e controllò le mail, sollevando un sopracciglio e rimanendo quasi del tutto sconvolta. 
 
 
 
"Il professore Morrison ci ha informati che le amazzoni si riproducono piuttosto velocemente". 
Dean sollevò un sopracciglio e sgranò gli occhi, appoggiato al piccolo armadio all'interno della stanza del fratello che aveva insistito per parlargli in privato non appena fosse tornato al motel insieme ad Abby dopo aver parlato con il professore dell'università esperto sul sovrannaturale, e vide sul viso del fratello uno sguardo fin troppo eloquente. "Quanto velocemente?". 
"Più o meno rimangono incinte e partoriscono entro 36 ore" disse Sam sospirando ed allargando le braccia con aria accigliata e quasi arrabbiata, accusandolo con lo sguardo. "Questo significa che la bambina potrebbe essere tua". 
Dean sgranò gli occhi e lo guardò come se avesse appena detto la stupidaggine più grande di tutta la sua vita, scuotendo la testa in maniera sicura di aver preso le giuste accortezze la notte precedente; ben presto però Dean si rese conto che la notte precedente era talmente sbronzo da non essere in grado di pensare alle protezioni da utilizzare, annebbiato dai fumi dell'alcol. 
Colpì l'armadio con un forte pugno, imprecando contro qualsiasi mostro l'avesse fatto cadere in una trappola del genere ed iniziò a dire una serie di parolacce che avrebbero fatto impallidire anche Satana in persona. 
Sam sgranò gli occhi e si portò una mano alla fronte, strofinandola con forza e sbuffando mentre scuoteva la testa del tutto incredulo davanti alla condotta del fratello che sin da quando era solamente un ragazzino gli avesse sempre fatto una raccomandazione dietro l'altra per questo genere di cose. "Non posso crederci Dean, davvero tu e Lydia non avete usato neanche un preservativo ieri sera?". 
"Ero ubriaco Sam, davvero davvero davvero ubriaco! Pensi che se fossi stato lucido sarei andato a letto con Lydia, invece di tornare qui e scusarmi con Abby per le parole che ho usato nei suoi confronti?". 
Dean alzò il tono della voce senza neanche rendersene conto e fece spallucce, guardando il fratello senza aspettarsi un tono rassicurativo perché ancora una volta la situazione tendeva a precipitare. 
Non solo era stato con un'altra donna che gli avesse lasciato un enorme succhiotto sul collo che fosse difficile da nascondere, ma l'aveva anche messa incinta generando un'amazzone come la madre.
Avrebbe pur fatto una battuta su quella situazione terribile, ma sentí la porta d'ingresso cigolare e aprirsi senza che qualcuno abbassasse la maniglia, ed il sangue dei due fratelli si ghiacciò nelle vene, perché evidentemente Sam non si era richiuso bene la porta alle spalle una volta entrato. 
Abby fece un passo avanti nella stanza, sollevando un sopracciglio e fissando i due con aria confusa, perché aveva sentito le parole che fossero uscite dalla bocca di Dean ma non le aveva fino in fondo capite.
Vide il modo in cui Dean deglutí a fatica e si mise dritto con la schiena, guardando Abby negli occhi osservando la sua confusione ed il suo improvviso dolore, perché non avrebbe mai pensato che potesse farle una cosa del genere. 
Rimase in silenzio per attimi che sembrarono eterni e spostò lo sguardo improvvisamente accusatorio e lucido sugli occhi verdi Dean, che però abbassò il suo perché incapace di sostenerlo e deglutí a fatica con la bocca serrata e la mascella stretta. 
Abby capí che non avesse udito male ma che davvero Dean avesse passato la notte a casa di una ragazza e che si fosse rivelata essere un'amazzone, e la ragazza avvertì l'improvviso bisogno di scappare via e piangere crescere dentro di lei. 
Si schiarí la gola e trattenne i suoi sentimenti dentro di sé, perché era pur sempre una cacciatrice con un caso fra le mani e non poteva lasciare che ciò che provasse interferisce con le sue ricerche.
"Volevo solamente dirvi che sto andando dal professor Morrison: questo foglio prima si è mosso da solo ed è scritto in greco, una delle lingue che il professore parla. Probabilmente lui saprà tradurlo". 
La voce di Abby uscì dalla sua bocca con un tono gelido e perentorio, e come lo disse si voltò senza attendere la risposta di uno dei due fratelli per raggiungere il più in fretta possibile la sua macchina ed allontanarsi da loro; ma ben presto Dean la raggiunse in due falcate e con un gesto istintivo le bloccò il braccio tirandola indietro con forza per farla voltare, ma ciò che il ragazzo vide lo lasciò senza parole più di quanto già non fosse. 
Non pensava che Abby avrebbe potuto mai guardarlo in un modo così disgustato e schifato, così distaccato e freddo, eppure lo fece fulminandolo con lo sguardo e senza aggiungere altro si liberò dalla sua presa, uscendo dalla stanza per dirigersi verso la sua macchina: distrutta o no, avrebbe portato a termine quella caccia e pensato al resto dopo. 
Dean la vide allontanarsi senza che potesse dire o fare niente per alleviare il suo dolore, ed in quel momento si odiò più di quanto avesse mai fatto; si diede dell'idiota perché l'aveva guardata negli occhi, osservando quanto le avesse fatto male, e non riuscì neanche a trovare una scusa per giustificare le sue azione, paralizzato per come fosse dalla paura. "Sam, va con lei. Assicurati che non le accada nulla". 
 
 
 
"Sei mio padre: non permettergli di uccidermi". 
Lo sparo squarciò l'aria all'interno della stanza, facendolo sobbalzare ed osservare inerme il corpo della giovane ragazza cadere a terra privo di vita, con una grossa ferita all'addome mentre il sangue prese a colare a terra. 
Dean guardò Emma, sua figlia, con aria addolorata perché per quanto potesse essere un mostro assetato di sangue, lei era pur sempre sua. 
E non l'avrebbe mai ammesso, ma aveva creduto alle sue parole, aveva immaginato di poterla salvare in quei pochi istanti che trascorsero insieme dopo che Emma avesse bussato alla sua porta. 
Dean aveva creduto di poterla redimere e darle una possibilità. 
Ci aveva sperato. 
E poi Sam aveva fatto irruzione nella stanza insieme ad Abby proprio quando Dean stesse dicendo alla ragazzina di essere libera di varcare quella soglia ed andare via, ricominciare un'altra vita e vivere come una persona normale, nonostante stesse puntando un coltello contro suo padre con tutta l'intenzione di ucciderlo come da tradizione. 
Sam aveva fatto fuoco contro la ragazza senza esitare, notando come il fratello fosse rimasto fermo ad osservare la scena, ed Abby guardò prima il maggiore e poi Emma stesa a terra in una pozza di sangue.
La donna aiutò Sam a far sparire il cadavere col buio della notte, mentre Dean rimase ancora immobile per qualche altro minuto a domandarsi nella parte più profonda di sé perché Emma fosse dovuta morire e perché non avessero trovato un altro modo per salvarla, ma né Sam né Abby trovarono parole per aiutarlo. 
Dopo un'abbondante mezz'ora, Sam ed Abby fecero ritorno alla stanza trovando il maggiore ancora seduto con aria distrutta e sguardo perso nel vuoto, e si scambiarono una rapida occhiata; la donna avrebbe tanto voluto provare ad aiutarlo a superare la sua perdita e quella di Bobby, ma Dean non si lasciava aiutare. 
Le aveva urlato contro e per finire l'aveva anche tradita. 
Non importava che la sera precedente Dean avesse detto chiaramente che la sua intenzione fosse quella di lasciarla spinto dal dolore e dalla paura di perdere anche lei precocemente; non importava che Abby avesse finto che andasse tutto bene quando insieme a Sam si fosse recata dal professore, il quale disse loro che ad uccidere i compagni delle amazzoni non fossero le donne stesse, ma le figlie.
Non importava che Dean fosse ancora scosso dopo aver conosciuto e visto morire la sua unica figlia nell'arco di un'ora. 
Non le importava più. 
Abby era ferita, delusa, schifata e probabilmente una serie di altri aggettivi ai quali non fosse in grado di pensare in un momento come quello; Abby sospirò e si mosse in fretta, raccogliendo le sue cose dalla stanza per metterle dentro al suo borsone, entrando poi in bagno per prendere ciò che avesse lasciato di suo lì dentro, e solo in quel momento Dean parve riprendersi da quello stato di trans in cui dose caduto. 
Quando si rese conto di cosa Abby stesse facendo, si alzò di scatto dalla sedia e fu sicuro di aver toccato il fondo; la seguì nel bagno, trovandola a portare via il proprio spazzolino e tutto ciò che fosse suo, e la guardò ad occhi sgranati impedendole di passare facendo muro col suo corpo. 
Abby non si curò di lui e afferrò la sua spazzola, la pochette rosa con gli unicorni che Dean avesse visto un paio di anni prima in un negozietto, decidendo di comprargliela e pensando che Abby avrebbe riso e l'avrebbe gettata via, ma rimase sorpreso quando la vide sorridere di felicità per poi utilizzarla per portarsi dietro i suoi trucchi. 
Si voltò verso la porta, decidendosi ad alzare lo sguardo glaciale verso quello del ragazzo e sospirò rumorosamente quando lesse il senso di colpa nei suoi grandi occhi verdi. "Spostati". 
"No, per favore. Lasciami spiegare, non è come pensi".
Abby si fece una grassa risata, scuotendo la testa e guardandolo con aria divertita. "Cosa vuoi spiegarmi? Il fatto che sei stato a letto con un'altra donna o che hai messo incinta un mostro?".
Lesse nei suoi occhi il suo essere completamente a pezzi e che avesse bisogno che lei restasse per aiutarlo in quel momento così difficile nonostante ciò che avesse fatto, ma Abby scosse di nuovo la testa e si liberò la strada con una forte spallata dirigendosi nella stanza, trovandola vuota e deducendo che Sam fosse andato ad aspettare fuori o nella sua camera. 
Dean si massaggiò la spalla dolente e fece una smorfia, seguendo la sua folle corsa accelerata per la stanza nel tantivo di bloccarla, osservandola piegare il suo pigiama per inserirlo nel suo borsone. "Ho fatto un errore, non l'avevo mai fatto prima d'ora. Mai, devi credermi. Neanche quando sono tornato dall'inferno e non stavamo più insieme. Ma ho alzato troppo il gomito e..".
Abby si fermò di colpo e si voltò a guardarlo con aria divertita, ridendo nervosamente e mettendosi le mani sui fianchi. "Quindi è stato un incidente? Non è colpa tua se sei finito a letto con Lydia, giusto?". 
Dean lesse nei suoi occhi l'ironia che mascherasse il dolore e capí che probabilmente non l'avrebbe mai perdonato, non nell'immediato futuro almeno, e scosse lentamente la testa, avvicinandosi e sfiorandole le mani. "Sarei dovuto rimanere qui e risolvere il nostro litigio, ti chiedo scusa". 
"Già, avresti dovuto. Invece hai deciso di urlarmi contro tutte quelle cattiverie per sfogare il tuo dolore, non pensando che anche io stessi soffrendo come te per Bobby, giusto?" chiese Abby con voce spezzata per lo sforzo che facesse nel trattenere con un dito la diga che stesse per esplodere dentro di lei, sentendo gli occhi iniziare a pizzicare ed il cuore battere più velocemente. "E poi te ne sei andato via dopo avermi detto che era finita in quel modo, solamente per trovare qualcun'altra con cui andare a letto, e adesso cosa? Ti aspetti che io ti faccia un sorriso e ti dica ancora che andrà tutto bene? È davvero così che pensi che andranno le cose?". 
Il ragazzo sentí gli occhi pungere nel vederla soffrire in quel modo, sapendo soprattutto che la causa del suo dolore fosse proprio lui. Aumentò la stretta sulle sue mani e cercò di avvicinarla a sé per stringerla forte, ma Abby lo allontanò malamente scuotendo la testa ed intimandogli di starle lontano, mentre delle lacrime scivolavano sul viso della ragazza senza che potesse fare qualcosa per evitarlo. 
Abby si odiò perché aveva sempre saputo che non avrebbe mai dovuto aprire il cuore a nessuno, specialmente a Dean. 
Aveva sempre tenuto le distanze da tutti, ma il modo in cui Dean avesse piazzato le radici dentro di lei era troppo profondo, troppo abissale e viscerale per poter ormai tornare indietro. 
Si spazzò via le lacrime dal viso col dorso della mani, provando a calmarsi mentre notava che anche dagli occhi del ragazzo scendesse una singola lacrima, e scosse la testa distogliendo lo sguardo e voltandosi verso il suo borsone, afferrandolo e caricandoselo in spalla, dirigendosi verso la porta. 
Si bloccò per un istante con la mano sulla maniglia, valutando seriamente l'idea di venire meno a sé stessa per l'ennesima volta per tornare da Dean, perché tutte le volte che fosse stata separata da lui la situazione peggiorava drasticamente. 
Ma non questa volta. Abby prese un respiro profondo sbattendo appena le ciglia bagnate e scosse la testa, voltandosi e guardandolo negli occhi per l'ultima volta. 
"Io non voglio vederti mai più: non cercarmi, non chiamarmi. In fondo ieri sera avevi ragione su una cosa: è finita davvero, Dean". 
Non aspettò una risposta ed uscì dalla stanza arrabbiata come una furia, sbattendo con forza la porta quasi facendola saltare dai cardini ed emanando un forte boato che lo fece sobbalzare, rimanendo a fissare il vuoto con il cuore spezzato. 
  
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