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Autore: Milly_Sunshine    02/01/2023    2 recensioni
Aurora, giovane professoressa di matematica, viene invitata a trascorrere un weekend a casa di un'amica di famiglia. Oscar è il figlio della padrona di casa, è un giornalista che ha lasciato il lavoro per inseguire il sogno di diventare scrittore. Tra i due c'è una forte attrazione e sembrano destinati fin da subito l'una altro. Tuttavia, non sempre la realtà è facile come la si immagina e a volte basta poco perché vecchi segreti che dovevano rimanere tali possano venire alla luce: nel passato di Oscar ci sono ombre e segreti dolorosi sui quali Aurora vuole fare luce. Contesto "persone adulte che vivono negli anni '80/90" non esiste come opzione, quindi vada per contesto generale/ vago, l'unica che può essere adatta.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quando Aurora sentì bussare alla porta, capì che Oscar era rientrato. Nonostante gli avesse dato un mazzo di chiavi per potere entrare e uscire quando voleva, continuava a bussare o a suonare il campanello, sostenendo di non avere ancora acquisito il diritto a utilizzare le chiavi stesse, dal momento che non si era ancora trasferito da lei in pianta stabile.
«Sei tu?» chiese, avvicinandosi alla porta.
La voce di Oscar rispose, dal pianerottolo: «Sì, sono io, mi apri?»
«Avresti potuto portarti le chiavi.»
«Quindi mi lasci fuori?»
Aurora aprì, ritrovandosi davanti non solo Oscar, ma anche Vittorio.
«Scusa, non voglio disturbare» mise subito in chiaro quest'ultimo. «È stato Oscar a insistere. Gli ho chiesto se era sicuro che non davo fastidio, ma ha insistito tanto. Se vuoi me ne vado.»
«No, figurati, entra» ribatté Aurora. «Anzi, è un piacere vederti.»
«Un piacere?» ripeté Vittorio, non riuscendo a nascondere la propria perplessità. «Finora ci siamo incontrati una volta sola e non penso che tu abbia ricordi positivi.»
Varcò la soglia, seguito da Oscar, che richiuse la porta.
Aurora gli ricordò: «Mi hai soccorsa quando sono stata investita. Certo, non ricordo molto di quei momenti, ma possiamo considerarlo un secondo incontro. Non che mi abbia lasciato qualche ricordo positivo, ma almeno stavolta non era colpa di nessuno dei due.»
Oscar si tolse il cappotto e lo appese a un attaccapanni nell'ingresso, invitando Vittorio a fare lo stesso.
Il suo amico scosse la testa.
«No, preferisco tenerlo, non ho per niente caldo, dopo tutto il tempo passato in strada. Poi tra poco andrò via, sono solo salito un attimo per vedere come sta Aurora.» Si rivolse a lei. «Adesso come ti senti?»
Aurora sorrise.
«Molto meglio, grazie. Comunque non c'è fretta, vieni a sederti.» Si diresse verso il soggiorno e lo invitò a seguirla. «I primi giorni sono stati abbastanza duri, ma adesso le cose iniziano a migliorare. All'inizio della settimana ho ricominciato a lavorare... anche se, lo ammetto, è ancora un po' stancante.»
«Va beh, ma tra pochi giorni iniziano le vacanze» ribatté Vittorio. «Almeno dopo potrai rimanertene un po' a casa insieme a Oscar, sempre ammesso che sia meno stancante che lavorare. Non...» Si interruppe di colpo. «Intendevo dire che può essere stancante sopportarlo, non stavo facendo allusioni alla vostra vita sessuale, non mi permetterei mai.»
Oscar obiettò: «Non sei molto credibile. Sei proprio il tipo di persona che parlerebbe di queste cose.»
«Al massimo ne parlerei con te, non certo con la tua futura signora!» replicò Vittorio. «A proposito, Aurora, Oscar mi ha detto che intendete sposarvi. Ti faccio le mie congratulazioni. O meglio, ti consiglio di scappare a gambe levate finché sei in tempo, ma so che non lo farai, quindi tanto vale dirti che sono certo che la vostra vita insieme sarà bellissima.»
Si sedettero tutti e tre, mentre Oscar osservava: «Ci tieni proprio a fare la figura dello svitato, e questo mi può anche stare bene, ma Aurora inizierà sicuramente a chiedersi che razza di amici frequento.»
«Credo che Aurora si sia già fatta una pessima idea di me» ammise Vittorio. «A proposito, Aurora, mi dispiace per quello che ho fatto qualche tempo fa. Io ed Emilia non avevamo alcun diritto di metterci in mezzo, specie senza nemmeno conoscerti. È stata una cazzata e non saprei nemmeno darti una spiegazione logica, perché non c'è una spiegazione logica.»
«Oscar mi ha raccontato tutto» gli riferì Aurora. «Le tue spiegazioni le hai già date a lui, che sicuramente poteva capirle meglio di me. Io non posso valutare quello che è successo tra voi e altre persone quando nella vita di Oscar non c'ero ancora. Ad ogni modo mi fa piacere che vi siate chiariti.» Si rivolse a Oscar: «Oggi invece com'è andata?»
Oscar sospirò.
«Non so dire se meglio o peggio di quanto pensassi.»
«Alla madre di Nico ha fatto piacere rivederti?»
«Sì, molto. All'inizio sembrava si sentisse un po' a disagio, ma poi mi ha fatto capire di essere contenta che fossi andato a trovarla.»
«Ti ha raccontato quello che volevi sentire?»
Oscar abbassò lo sguardo.
«Non sono sicuro che la storia che mi ha raccontato fosse proprio ciò che volevo sentire: non avevo una buona opinione di mia madre prima, figuriamoci dopo. È una storia assurda e folle, ma se non altro adesso so la verità.»
Aurora azzardò: «Nico era davvero tuo fratello?»
«Sì.»
«E che effetto ti fa saperlo?»
Oscar alzò gli occhi e sorrise.
«Sono felice di scoprirlo, ma mi dispiace non averlo saputo prima.»
«Credo sia meglio che vada» azzardò Vittorio. «Avrai tante cose da raccontare ad Aurora.»
Si alzò in piedi, ma Oscar lo afferrò per un braccio e lo pregò: «No, resta. C'è qualcosa che non ti ho detto e che vorrei sapessi anche tu.»
Oscar iniziò a parlare e Aurora lo ascoltò, ritrovandosi a concordare con la definizione data da lui poco prima: era davvero una storia assurda e folle. Quando terminò, lo fissò a lungo con gli occhi spalancati.
«Nico era il figlio segreto di zia Luisa?» esclamò, infine. «Che storia pazzesca!»
«Già, da non crederci, ma ti assicuro che il racconto di Floriana era totalmente credibile» chiarì Oscar. «Anzi, è andato a coprire certi... buchi di trama, se così li possiamo chiamare, nella storia della mia famiglia.»
«E Nico lo sapeva?»
«Sì, da qualche anno.»
«Come l'aveva presa?»
«In nessun modo particolare, mi è parso di capire. Aveva solo brutti ricordi di mia madre e, senza dubbio, era ben contento di non essere cresciuto con lei. Ha solo espresso fin da subito il desiderio di mettersi in contatto con me, in un modo o nell'altro, per scoprire che fine avessi fatto. Allo scopo è riuscito a trovarsi un lavoro che gli consentisse di rivedermi. Da allora, ha taciuto sulla nostra parentela e si è comportato da normale amico d'infanzia.»
«Perché non ti ha detto niente?»
«Sua madre non voleva. Non che Nico avesse molto l'abitudine di starla a sentire, ma per una volta sembra avere rispettato le sue volontà. Oppure, esattamente come Floriana, era terrorizzato dall'idea che lo venissi a scoprire.»
Vittorio intervenne: «Mi sembra abbastanza probabile. Si fidava di te e ti voleva bene, ma dopotutto eri pur sempre il figlio della donna terribile che non solo l'aveva trattato malissimo quando era bambino, ma addirittura era la sua vera madre e lo aveva abbandonato non perché non volesse un altro figlio, ma perché averlo come figlio le avrebbe impedito di sposarsi con un uomo ricco e fare la mantenuta per il resto della sua vita. Magari temeva di essere rifiutato anche da te.»
Oscar replicò, secco: «Non avrei mai rifiutato o allontanato Nico, se avessi saputo la verità! Solo perché sono figlio di mia madre, non significa che io approvi tutto quello che ha fatto o voglia in qualche modo emularla. Anzi, se vogliamo dire le cose come stanno, mi fa abbastanza schifo quello che è successo! Sono contento che Nico fosse mio fratello, ma non si meritava di scoprire una storia simile.»
«Ehi, calmati, nessuno ti sta accusando di niente» puntualizzò Vittorio. «Ho solo detto che non c'era da stupirsi, se Nico preferiva non dirti quello che sapeva. Può anche darsi che lo facesse per te, che fosse convinto che preferissi non venire a scoprire la verità su tua madre. Comunque sia andata, non lo scoprirai mai.»
«Appunto per questo non vedo il motivo di fare congetture.»
«Non erano congetture. Ti stavo solo facendo notare che poteva esserci una spiegazione al perché sia stato zitto e si sia tenuto dentro quel segreto.»
«E poi?» volle sapere Aurora. «Floriana ti ha detto altro?»
«Abbiamo parlato molto a lungo e mi ha raccontato un sacco di cose su Nico» rispose Oscar. «Mi ha parlato del suo matrimonio e di come la sua dipendenza dal gioco d'azzardo abbia fatto sì che Emilia lo lasciasse, di come sia riuscito a cambiare vita, ma abbia continuato a dare segno di essere sempre alla ricerca di qualcosa di così indefinito da non potere nemmeno pensare di raggiungerlo. Secondo Floriana, Nico si sentiva incompleto, ma non sapeva da che parte iniziare per cercare di completarsi. Da parte sua, faceva il possibile per convincerlo a tornare insieme alla sua ex moglie. Gli ripeteva che, se aveva risolto i suoi problemi, Emilia sarebbe stata ben disposta a ripensarci.»
Vittorio confermò: «Lo dice anche la stessa Emilia.»
Aurora ipotizzò: «Anche in questo caso, Nico non stava a sentire i consigli della madre, immagino.»
«No, per nulla» rispose Oscar. «Floriana era convinta che, prima o poi, Nico sarebbe tornato sui suoi passi. Sapeva che era ancora legato a Emilia e che si era rassegnato alla fine del loro matrimonio solo per accettare le volontà della moglie.»
«E invece?»
«E invece, da un certo momento in poi, Nico ha iniziato a dirle che non era possibile, perché si era innamorato di un'altra donna. Non...»
Oscar smise di parlare nell'udire uno squillo.
Aurora osservò: «Sta suonando il telefono. Vado a sentire chi è, arrivo subito.»
Uscì dal soggiorno e si diresse verso l'apparecchio. Era sua madre. Le chiese se fosse impegnata per lavoro e, quando Aurora le disse di no, si sentì autorizzata a intrattenerla in una lunga conversazione. Le servirono vari minuti per liberarsene, per poi tornare in soggiorno.
Si fermò prima di entrare nella stanza. Oscar e Vittorio stavano parlando in tono concitato, senza fare caso a lei. Rimase ad ascoltarli per qualche istante.
«Come sarebbe a dire che avevano avuto una relazione?»
«Così ha detto Floriana.»
«Non possibile. Nico non ha mai raccontato a nessuno niente di tutto ciò. Perché mai avrebbe dovuto dire a sua madre di essere stato a letto con Giuliana?»
«Non saprei. Forse aveva paura che si scoprisse in giro, se l'avesse raccontato a qualcuno di noi. Parlandone con sua madre, invece, non avrebbe corso questo rischio, dato che non conosceva le persone coinvolte.»
«Mhm... Sì, può darsi.»
«Avrebbe senso.»
«Sì, certo, avrebbe senso. Non mi spiego, tuttavia, questo fatto. Non riesco a credere che Nico abbia davvero avuto una storia con Giuliana. Sua madre è sicura che fosse proprio lei la donna di cui le aveva parlato?»
Aurora decise: era arrivato il momento giusto per rientrare in soggiorno.
«Scusate, era mia madre, al telefono. Da quando è capitato l'incidente, non fa altro che preoccuparsi per me.»
Sia Oscar sia Vittorio si girarono verso di lei.
«Non fa niente» la rassicurò Oscar. «Stavo dicendo a Vittorio che, secondo Floriana, Nico aveva avuto una relazione con la donna che poi è morta insieme a lui.» Lanciò un'occhiata a Vittorio. «Dopo ti racconto. Vittorio mi ha detto che deve andare via. Lo accompagno giù, che mi sono dimenticato una cosa sulla sua macchina.»
«Ti ho detto che...?» Vittorio appariva piuttosto spaesato, come se non avesse mai pronunciato le parole che Oscar gli attribuiva. Poi, all'improvviso, esclamò: «Sì, certo, è tardissimo, devo andare a fare la spesa prima che i supermercati chiudano. Non posso aspettare fino a lunedì. E tu hai lasciato le chiavi di casa tua in macchina da me e domani devi passare di là.»
«Esatto» confermò Oscar. «Arrivo subito, Aurora.»
Entrambi si alzarono in piedi e si diressero verso la porta.
Vittorio, frattanto, suggeriva a Oscar: «Magari ti do un passaggio a casa, tanto devo andare da quella parte.»
Era palese che quei due stessero inventando una scusa dopo l'altra per nasconderle qualcosa, anche se Aurora non riusciva a capire chi tra i due avesse preso l'iniziativa.
Finse di non avere capito nulla e salutò Oscar: «Va bene, a dopo. Quando torni, decidiamo cosa preparare per cena.»
«Cercherò di non fare tardi» le assicurò Oscar, senza troppa convinzione. «Ci vediamo tra poco.»
Aurora li lasciò andare, poi andò alla finestra che si affacciava sul lato anteriore del cortile. La luce era spenta. Aprì il vetro e si mise a guardare giù, certa di non essere vista.
Le voci di Oscar e Vittorio arrivavano distanti, ma udibili.
«Potrebbe essere pericoloso» stava obiettando Vittorio. «Sei sicuro di quello che vuoi fare?»
«Te l'ho detto, Nico aveva raccontato a sua madre di sentirsi in pericolo. Non l'aveva detto a nessun altro, così come Floriana non l'aveva riferito ad altri, sono stato il primo a saperlo.»
«Quindi tu vorresti andare da quello stronzo e chiedergli spiegazioni.»
«Sì, specie alla luce di quello che è successo poco tempo fa.»
«Non è una buona idea.»
«Se non mi accompagni tu, ci vado da solo» tagliò corto Oscar, «A costo di andarci di nascosto con la macchina di Aurora.»
«Va bene» si arrese Vittorio. «Come vuoi, ti porto da Gabriele.»
Aurora sentì il cuore farle un balzo nel petto. Da quando Nora aveva incontrato quell'uomo, all'improvviso qualcosa nei loro equilibri si era stravolto. Lasciò che gli equilibri si stravolgessero ancora una volta: si infilò una giacca a vento, prese le chiavi di casa e quelle dell'automobile e uscì.
Scese le scale in fretta, sperando che Vittorio e Oscar non si fossero ancora allontanati. Fu fortunata: erano appena saliti in macchina e si stavano immettendo sulla strada. Raggiunse in gran fretta la propria, salì a bordo e uscì dal cortile.
Fino a pochi minuti prima non avrebbe mai preso in considerazione l'idea di pedinare Oscar - era ancora un pensiero assurdo, che andava contro i suoi principi - ma sentiva che fosse la cosa giusta da fare, in quel momento.
Vittorio e Oscar percorsero diversi chilometri e Aurora fece lo stesso, dietro di loro.
Li vide parcheggiare, poi Oscar scese. Erano poco distanti da un salone di automobili, doveva essere quello di Gabriele.
Aurora lasciò la macchina poco lontano e rimase in attesa, per vedere se anche Vittorio sarebbe sceso. Rimase a bordo, mentre Oscar si dirigeva verso il salone e vi entrava.
Aurora scese e si avvicinò verso il veicolo sul quale si trovava Vittorio. Lo vide seduto al posto di guida. Aprì la portiera del passeggero ed entrò chiedendogli: «Cosa sta succedendo?»
Vittorio sussultò.
«Aurora, come sei arrivata qui?»
«Nello stesso modo in cui siete arrivati voi.»
«Ci hai seguiti?»
«Sei molto perspicace.»
Vittorio osservò: «Non l'avrei mai detto. Dai racconti di Oscar, non sembravi una pazza che sorveglia a vista il proprio fidanzato.»
«Non ho questa malsana abitudine» mise in chiaro Aurora, «Ma non mi piace essere coinvolta a metà. Quando sono andata a rispondere al telefono, Oscar ti ha raccontato qualcosa che, per qualche motivo, deve avere deciso di tenere solo per voi due. Poi si è inventato una scusa, tu hai cercato di aiutarlo in modo piuttosto maldestro e, in sintesi, vi ho anche sentiti mentre discutevate in cortile e tu lo avvertivi che stava per fare qualcosa di pericoloso.»
«Quindi non sei una pazza, ma l'eroina giunta a salvare lo sprovveduto in difficoltà» osservò Vittorio. «Grazie per il pensiero, ma mi auguro che Oscar non abbia bisogno di aiuto. Ho cercato di convincerlo a non fare nulla di esagerato.»
«Cosa intendi per esagerato?»
Vittorio sbuffò.
«Mi stai mettendo in difficoltà. Non so cosa posso dirti.»
«Cosa mi sta nascondendo Oscar?»
«Non spetta a me dirtelo.»
«Allora cosa stai nascondendo tu?» Aurora lo fissò con fermezza. «Se non vuoi rivelare i segreti di Oscar, rivelami almeno i tuoi.»
«Oscar si è convinto che Gabriele volesse eliminare o Nico o Giuliana o entrambi» si arrese Vittorio. «Sta iniziando a pensare che l'incidente non sia stato solo un incidente. Gli è venuta addirittura l'idea che sia stato lui che ti ha investita e ha tentato di fare lo stesso con la tua amica.»
Aurora strabuzzò gli occhi.
«Perché avrebbe dovuto investirmi?»
«Quando ha visto la tua amica in compagnia tua e di Oscar, deve avere pensato che tu e lei foste delle spie mandate a tenerlo sotto controllo o qualcosa del genere» suggerì Vittorio. «Temeva che i suoi scheletri nell'armadio potessero essere scoperti.»
«E Oscar cosa vorrebbe fare?»
«Ho paura che voglia dire a Gabriele di sospettare che abbia fatto del male a Nico e a quella donna di proposito.»
«E perché tu sei qui?»
«Perché mi ha chiesto di accompagnarlo.»
«Perché non sei entrato con lui?» precisò Aurora. «Mi auguro che tutto ciò che rischia sia fare la figura del cretino, ma non avresti dovuto lasciarlo andare da solo.»
«Me l'ha chiesto lui.»
«Avresti dovuto fermarlo.»
Vittorio sospirò.
«Mi attribuisci dei poteri che non ho. Non c'era niente che potessi fare, se non fermarlo con la forza.»
«E allora» replicò Aurora, «Perché non l'hai fatto?»
Vittorio aprì la portiera.
«Vado dentro a controllare che vada tutto bene.»
«Vengo con te.»
«Non se ne parla. Va bene che tu voglia calarti nei panni della salvatrice, ma non ti permetterò di correre dei potenziali rischi a causa nostra. Nemmeno Oscar lo permetterebbe.»
«Avreste dovuto pensarci prima» replicò Aurora. «Siete venuti a casa mia e avete deciso di agire alle mie spalle senza neanche degnarvi di non farvi scoprire. Perfino i miei allievi sono più bravi di voi a nascondersi... e loro devono solo copiare, non andare a stanare presunti assassini per accusarli senza né prove né indizi dei loro misfatti.»
«Se è questo che pensi» ribatté Vittorio, «Avresti una ragione in più per rimanere qui. In genere, se vai ad accusare qualcuno di delitti che non ha commesso, l'accusato innocente o ti butta fuori dalle sue proprietà o ti minaccia di denunciarti per diffamazione. Nel peggiore dei casi ti tira due sberle. Secondo la tua logica, Oscar non dovrebbe essere in pericolo.»
«Non so più quale sia la logica da seguire» fu costretta ad ammettere Aurora. «Non so più quale sia la cosa giusta da fare.»
«Aspettami qui» ribadì Vittorio, «E ti porto indietro il tuo prezioso Oscar, a costo di doverlo trascinare fuori tirandolo per i capelli.»
«Va bene. Mi fido di te.»
«Anch'io. Ti lascio le chiavi. Aspettami qui, non scendere.»
Aurora acconsentì. Non aveva ragioni per non accettare e, se tutto fosse andato come Vittorio le assicurava, non avrebbe dovuto attendere molto a lungo.
Rimase ferma per un tempo che le parve infinito, rimanendo a fissare il nulla davanti a sé, abbagliata dalle multicolori luci intermittenti di un albero di Natale su un balcone in fondo alla strada.
«Oscar, dove cazzo ti sei cacciato?» mormorò.
Guardò l'orologio che portava al polso, cercando di mettere a fuoco nell'oscurità. Erano passati ormai parecchi minuti da quando Vittorio l'aveva lasciata sola, almeno un quarto d'ora. Nel frattempo il cancello automatico del salone era stato chiuso.
Aurora scese dall'auto e valutò il da farsi. Rimanere fuori o entrare scavalcando? Il cancello era piuttosto basso, dopotutto, e all'interno si vedeva ancora una luce accesa.
La scelta più sensata sarebbe stata rimanere fuori, forse addirittura tornare a casa e, più tardi, quella sera, fingere di credere alle scuse che Oscar le avrebbe rifilato per giustificare il proprio ritardo. L'istinto, tuttavia, le suggeriva di fare il contrario.
Scavalcare il cancello non fu difficile, le costò solo il sacrificio dei pantaloni che indossava: rimase impigliata con la gamba sinistra e, nel liberarsi, rimediò un lungo strappo. Non importava, ormai era a pochi metri dal salone nel quale era entrato Vittorio per andare a raggiungere Oscar.
Arrivata alla porta di vetro, esitò. Entrare subito o guardare prima all'interno? Scelse la seconda opzione, avvicinandosi più che poteva per dare un'occhiata.
Ciò che vide la fece raggelare.
Tutto ciò che poteva fare era sperare che Gabriele non si accorgesse di lei.
Sembrava piuttosto assorto in ciò di cui si stava occupando, non era molto plausibile che la notasse.
Doveva tornare indietro, scavalcare il cancello un'altra volta e andare a cercare un telefono, nella speranza che non fosse troppo tardi.

   
 
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