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Autore: Dreamer47    04/01/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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HUNTER'S LEGACIES
Capitolo 32.

Rimase rannicchiata sotto le coperte da sola senza parlare con nessuno per due settimane, ordinando cibo da asporto e finendo probabilmente gran parte di ciò che restasse dei soldi del fondo fiduciario per il college; ringraziò che quel motel in Wisconsin avesse una televisione satellitare e che avesse a disposizione tutto il giorno diversi film, telefilm, documentari, rimanendo sveglia di notte a rimuginare su quanto fosse successo e sul proprio dolore. 
Aveva disattivato il GPS dal suo telefono, pensando che se avessero voluto i Winchester avrebbero potuto rintracciarla, e si sforzò di ignorare le numerose chiamate che giornalmente intasassero la sua segreteria, capendo perfettamente che si trattasse proprio di Dean che cercasse di parlare con lei. 
Non aveva ancora metabolizzato la definitiva fine della loro relazione, ma non era per questo che aveva optato per il riposo totale per alcuni giorni che poi si fossero tramutati in settimane: Abby sentiva una grande stanchezza dentro di lei e si disse che fosse dovuta al fatto che in tutti quegli anni non si fosse mai fermata un momento e che adesso la stanchezza si presentasse tutta insieme, facendola crollare a dormire continuamente sotto le sue calde coperte mentre all'esterno la tempesta non accennava a smettere di battere contro la sua finestra da giorni. 
Inoltre pensava di aver preso una fastidiosa influenza intestinale che le causasse forti fitte al basso ventre e dolori un po' sparsi allo stomaco, infierendo sulla sua già precaria condizione di partenza. 
Abby si alzava solamente per fare la doccia ed infilare un pigiama pulito, tornando poi sotto le coperte per scaldarsi.
Persino quando Anael venne mandata da Dean a cercarla, Abby rimase distesa sotto il grosso piumone, minacciando l'angelo di ucciderla se avesse rivelato ai Winchester il luogo in cui si trovasse; da quel momento Anael si presentava ogni giorno nella sua stanza, portandole di tanto in tanto qualcosa di caldo da mangiare e persino delle medicine per riprendersi, che Abby però non prese mai.
La visione del suo film strappalacrime sulla storia d'amore impossibile fra due ragazzi, che avesse sempre detestato come genere ma che da una buona mezz'ora a quella parte non aveva mai smesso di farla piangere a dismisura, venne interrotta dalla sua suoneria che si irradiò nella stanza, facendola sobbalzare appena ed asciugarsi le lacrime con velocità, come se qualcuno potesse vederla. 
Afferrò il telefono e notò il nome Dean sul suo schermo, chiedendosi perché mai non si arrendesse alla fine della relazione come avesse fatto lei, lasciandosela alle spalle. 
Pigiò il tasto rosso, chiudendogli il telefono in faccia in maniera che la risposta gli arrivasse meglio e sospirò, spegnendo completamente il telefono e tornando a guardare il film più triste di sempre. 
La sua visione venne nuovamente interrotta, questa volta dal rumore di due nocche che sbattessero con forza contro la porta, facendola sobbalzare perché Abby non aspettava nessuno ne aveva ordinato del cibo di asporto. 
Afferrò la sua pistola e si avvicinò alla porta con passo felpato, guardando dallo spioncino e sospirando rumorosamente, perché davvero quella non se l'aspettava. 
Decise di rimanere in silenzio e appostarsi dietro la porta senza fare rumore, quando sentí le nocche battere nuovamente contro la porta con più forza. 
"Lo so che sei lì dentro ragazzina, sento la televisione. Adesso apri la porta, per favore".
Abby sentí la sua voce così rozza e insensibile e gli venne voglia di spalancare la porta e colpirlo dritto in viso fino a fargli perdere i sensi, ma non lo fece: sospirò rumorosamente e fece spallucce. "Non ho nulla da dirti, vattene via".
Sentí il ragazzo sbuffare dalla parte opposta della porta e dallo spioncino lo vide roteare gli occhi con aria spazientita. "Andiamo, non fare la bambina: apri questa maledetta porta o giuro che la butto giù". 
Abby divenne furiosa sentendo la rabbia crescere dentro di sé e spalancò la porta guardandolo in cagnesco, non permettendo a se stessa di notare quanto ogni singolo dettaglio del suo viso e del suo corpo le fosse mancato; icrociò i suoi occhi verdi e deglutí a fatica, mentre il cuore le battesse più forte per l'agitazione. 
Serrò le braccia al petto e sollevò un sopracciglio, sentendosi gelosa perché Dean sembrava essere più in forma dell'ultima volta CH elo avesse visto, mentre lei era già tanto che riuscisse a stare in piedi senza vomitare, dato lo strano virus che avesse preso. "Che vuoi?". 
Dean fece un passo più avanti ma rimanendo sempre sulla soglia, accennando un dolce sorriso nella sua direzione. "Voglio scusarmi per l'ennesima volta per quello che ti ho fatto: sono stato un idiota, ho sbagliato e ti prego di perdonarmi e di riprendermi. Ti prego Abby. Non posso vivere senza di te, sei la mia vita". 
Abby avrebbe dovuto sentire il cuore battere più forte udendo quella parole, ma inclinò la testa di lato e sollevò un sopracciglio perché sapeva che Dean non avrebbe mai espresso quel concetto con quelle parole troppo smielate per lui; rimase fredda e distaccata come se davanti a lui vi fosse una copia dell'amore della sua vita, ma che non fosse realmente lui. "No, è finita. Addio". 
Abby fece scivolare la mano sulla porta per chiudergliela in faccia, ormai fin troppo spazientita, quando vide il piede di Dean mettersi in mezzo e guardarla con aria profondamente divertita e compiaciuta. "Che stai facendo? Non ti voglio qui".
Dean rise in maniera molto diversa da come ricordasse, facendo spallucce e avvicinandosi di qualche passo, continuando a tenere la porta anche con la mano nello stesso modo in cui lo facesse anche lei. "Aah, è sempre così difficile con voi umani comprendere cosa stiamo facendo, quale sarà la nostra prossima opera".
Abby non ebbe neanche il tempo di rispondere, che Dean afferrò saldamente la porta e la sbatté con forza contro il suo viso all'altezza del naso a tradimento, facendoglielo sanguinare immediatamente e barcollare all'indietro, perdendo l'equilibrio e cadendo rovinosamente a terra. 
Sentí l'uomo mettersi a cavalcioni su di lei per bloccarla con forza a terra sotto di lui, cingendole i polsi e ridendo quando la immobilizzò con una mano mentre Abby si dimenava energicamente, mettendole delle manette per aver un maggiore spazio di movimento.
"Tu non sei Dean!". 
Abby cercò di liberarsi ma la presa di quella creatura era troppo più forte di lei, udendolo ridere compiaciuto ed afferrarle anche il viso con forza per poi sbattere la sua testa contro il pavimento per almeno tre volte di fila, fino a quando la vide smettere di opporre resistenza e perdere i sensi. 
"Certo che non sono lui, brava ragazzina!".
 
 
 
Accostò la sua macchina proprio sul ciglio della strada osservando il fratello dormire in maniera molto irrequieta e si chiese cosa diavolo ci fosse ancora dentro di lui e perché stesse ancora così male, nonostante Sam si sforzasse di non darlo a vedere. 
Doveva ammettere che il suo fratellino ce la stava mettendo davvero tutta per aiutarlo e sostenerlo, e per una volta Dean glielo lasciò fare: si lasciò trascinare nei bar ed accettò che Sam lo portasse via quando lo ritenesse più opportuno, non lasciandogli bere più di due o tre drink. 
Avevano continuato a viaggiare per il paese stando sempre molto attenti ai leviatani e preoccupandosi sempre di più dell'opera che stessero facendo a livello nazionale, e di nuovo i due Winchester si trovarono a dover sventare l'ennesima apocalisse. Ma stavolta era diverso ed entrambi i fratelli potevano avvertirlo. 
Per la prima volta erano soli. 
Bobby e Castiel erano morti. 
Abby era andata via senza lasciare traccia. 
E non importava quanto Dean pregasse Anael di dirgli dove fosse Abby per vederla, l'angelo continuava a dirgli che Abby stesse bene e nient'altro, perché Abby stessa non voleva essere trovata ed Anael le aveva promesso di tenere la bocca chiusa su dove si trovasse. 
Dean sospirò e cercò di dormire chiudendo gli occhi ed appoggiando la schiena al sedile, ma i suoi pensieri continuavano ad essere rivolti ad Abby: molte volte si era detto di non essere un animale che viveva di istinti, eppure quella notte non era riuscito a fermarsi. Si odiava per averla lasciata andare, si odiava per averla fatta soffrire in quel modo. 
Aprí gli occhi e prese nuovamente il telefono fra le mani che segnasse ormai le sei di mattina, e scosse la testa perché sapeva che ad un certo punto avrebbe dovuto mollare la presa almeno su Abby ed accettare la fine della loro storia. 
Non poteva continuare a cercare di rintracciarla o a chiamarla. 
Avrebbe dovuto rispettare la sua scelta, eppure gli veniva così difficile, specialmente quando si mise il telefono all'orecchio facendo partire l'ennesima telefonata senza risposta. 
Quando la voce preregistrata di Abby iniziò a dirgli che non potesse rispondere e di lasciare un messaggio, Dean sbuffò sonoramente e imprecò ad alta voce senza neanche rendersene conto ed accartocciò il telefono su se stesso, per poi lasciarlo andare contro il cruscotto con un forte tonfo, facendo sussultare Sam che si guardò attorno con aria confusa. 
Dean scosse la testa e sospirò, mordendosi il labbro ed osservando lo sguardo del fratello ancora assonnato posarsi sul suo e guardarlo con aria confusa. 
Ma Sam non ebbe bisogno di fare domande: gli bastò osservare il cellulare con lo schermo rotto e l'espressione contrariata e scocciata del fratello per capire cosa ci fosse che non andasse. 
Si sistemò sul letto e sospirò, accennando un piccolo sorriso nei suoi confronti. "Abby non ti risponde ancora, eh?". 
Dean fece spallucce e sospirò, distogliendo lo sguardo e osservando il cielo che avrebbe dovuto far filtrare almeno un po' di luce dell'alba, ma le fitte nuvole impedivano il passaggio dei raggi mentre la pioggia prendeva a battere sempre più forte sul parabrezza. 
Sam sospirò ancora una volta pensando che non Dean non sarebbe davvero dovuto arrivare a tanto, ma si allungò sul sedile posteriore per afferrare il suo pc; si mise subito all'opera con un sorriso amaro sul viso, inserendo il numero che ormai conoscesse a memoria sul programma che avesse hackerato dalla polizia e fece un grosso sorriso quando vide il simbolo del telefono di Abby apparire sul suo schermo. 
Voltò lo schermo nella direzione del fratello che lo guardava ancora con aria stranita e che non si fosse perso neanche una sua mossa, e Dean sollevò un sopracciglio mentre si chiedeva perché Sam non lo avesse fatto prima. 
"Abbiamo due opzioni: continuiamo per questa strada per almeno altre tre, quattro ore e troviamo Abby. Oppure giriamo la macchina e andiamo dalla parte opposta, chiudendo per sempre ogni rapporto con lei, non ne parleremo mai più e tu ti costringerai ad andare avanti" disse Sam sospirando e facendo spallucce, osservando lo sguardo confuso del fratello. "Decidi tu". 
Dean deglutí a fatica ed osservò lo schermo per una seconda volta, mentre il segnalino che indicasse la posizione di Abby lampeggiasse ad intermittenza sulla schermata del pc, e si chiese cosa avrebbe davvero dovuto fare; il suo primo istinto era di ripartire immediatamente e correre nella sua direzione per vederla anche da lontano solamente per assicurarsi che stesse bene, ma Dean sapeva che se Abby lo avesse visto avrebbe solamente peggiorato la situazione. 
Il maggiore sospirò e guardò il fratello negli occhi, serrando la mascella e scuotendo la testa. "Che cosa devo fare? Qual è la cosa migliore?". 
Sam scosse la testa e distolse lo sguardo, sorridendo amaramente cercando di ignorare il suo mal di testa e le allucinazioni che di tanto in tanto lo infastidivano e fece spallucce. "Non lo so, però ammetto di essere preoccupato anche io. L'ho chiamata diverse volte e non mi ha mai risposto, quindi direi di andare a controllare". 
Dean sgranò gli occhi guardandolo con aria allibita, scuotendo la testa e decidendo cosa avrebbero fatto da lì a qualche ora: accese nuovamente il motore per immettersi in strada. 
Si chiese quando suo fratello avesse trovato il tempo e le forze per poter chiamare Abby. 
Forse fra un attacco di pazzia e l'altro? 
Il maggiore sbuffò e diede gas alla sua auto spingendosi fino al limite per accorciare i chilometri ed il tempo che lo dividessero da Abby nonostante la pioggia battente, e sospirò sentendo il cuore battere un po' più velocemente nel petto mentre una strana sensazione gli divorava lo stomaco. 
Sapeva che Abby non fosse una sprovveduta e che se la sarebbe saputa cavare in ogni circostanza, che era diventata la più forte e resistente di tutti nel corso degli anni, eppure Dean non riusciva a vederla in maniera diversa dalla ragazzina ventiduenne che aveva conosciuto alla Road House molti anni prima, con l'aria libertina e indipendente che avesse sempre avuto. 
Si disse che avrebbe solamente controllato, anche perché non avevano casi per le mani a cui dedicarsi né nuove tracce sui Leviatani, eppure non riusciva a fare a meno di essere preoccupato ed in ansia, sapendo che si sarebbe tranquillizzato solamente quando l'avesse vista stare bene. 
 
 
Passarono accanto alla Hyundai azzurra di Abby, che non sembrava più tirata a lucido come sempre ma anzi sembrava molto sporca all'esterno e piena di cartacce all'interno, e ciò fece storcere il naso al maggiore, il quale sapeva più di tutti quanto Abby tenesse a quell'auto e che mai l'avrebbe ridotta in quel modo. 
Dopo essersi spacciati per investigatori privati ed aver spaventato un po' il titolare del motel, riuscirono ad ottenere il numero della stanza di Abby ed i due fratelli si avvicinarono alla porta, bussando un paio di volte con forza ma non ottennero alcuna risposta, così Sam passò al piano b e scassinò la serratura dopo essersi guardato attorno, ed entrò insieme al fratello. 
La camera era ordinata, le lenzuale del letto ben ripiegate, il borsone della ragazza stava ancora chiuso sul tavolo, il bagno era pulito senza alcuna traccia di sangue ed il cestino pieno di carte che avvolgessero il cibo spazzatura che Abby adorasse tanto; Dean sorrise osservando quel particolare e poi continuò a guardarsi attorno con aria sospettosa, perché non era da lei tenere tutto così ordinato.
Tutte le volte che avessero condiviso la stanza, finiva sempre che Dean dovesse mettere un po' di ordine nel caos che Abby metteva in giro solamente per fare spazio e trovare le sue cose, per questo il ragazzo storse il naso sedendosi sul letto con un sopracciglio sollevato; anche Sam dovette pensarla in quella maniera, dato il lungo sguardo confuso che lanciò al fratello, chiedendosi cosa diavolo stesse succedendo in quel posto.
"Non lo so Dean, la stanza è pulita ed è tutto in ordine". 
Il maggiore appoggiò i palmi al materasso e sospirò guardandosi ancora attorno. "Allora dov'è Abby?". 
"Magari è uscita? Magari sta lavorando..". 
Dean sentí le parole del fratello e scosse la testa, perché c'era qualcosa di profondamente sbagliato in tutta quella perfezione e candore della stanza; fece vagare lo sguardo in giro, fino a trovare il telefono della ragazza nascosto dietro alla lampada del comodino, e subito il ragazzo lo prese fra le mani, sbloccandolo e notando le molte chiamate sia di lui che di Sam, e sollevò un sopracciglio. 
Abby non andava da nessuna parte senza il suo telefono, specialmente quando cacciava da sola, perché sapeva che in caso di problemi seri avrebbe potuto cercare aiuto con una chiamata. 
Dean strinse il suo telefono fra le mani, alzandosi di scatto e scrutando ogni superficie, ogni oggetto, anche l'intero borsone alla ricerca di un indizio: ma non trovò nulla che gli potesse far capire cosa ci facesse Abby in quella camera del motel e perché proprio in quella città. 
Si sentí frustrato mentre sbatteva entrambi i pugni contro il tavolo ed imprecava ad alta voce ed ignorò le parole di conforto del fratello, che cercò di calmarlo dicendo che probabilmente sarebbe tornata presto e che fosse tutto un grande equivoco, ma Dean non ci credeva, sapeva che ci fosse sotto qualcosa. Voltò il viso verso la finestra, osservando la pioggia battere contro il vetro nel tentativo di calmarsi, quando la porta lentamente si aprí cigolando rumorosamente, attirando l'attenzione di entrambi i ragazzi che impugnarono le armi e si avvicinarono piano. 
Una volta appurato che non vi fosse nessuno dall'altra parte e dopo che Dean lanciò un'occhiata al fratello, come per dirgli che i fatti insoliti stessero accadendo ancora e che per lui fosse sempre e solo lo spirito di Bobby, lo sguardo del maggiore si concentrò sulla porta, sgranando gli occhi e scansando il fratello ed osservandola con aria sconvolta. 
Vi erano delle tracce di sangue che erano state ripulite malamente ma che comunque continuarono a rimanere intatte sulla vernice inscurita dal tempo e le indicò a Sam, iniziando a constatare che le tracce fossero alla stesse altezza del viso di Abby. 
"Io me lo sentivo! Lo sapevo, sapevo che sarebbe accaduto qualcosa di terribile se l'avessi lasciata andare!". 
 
 
 
Si mosse appena sdraiata su quel lettino all'interno di una stanza mai vista prima, sentendo la testa pulsare e farle davvero male per il colpo ricevuto; si sedette lentamente sentendo la testa girare e si guardò attorno, sollevando un sopracciglio osservando la stanza molto ampia in cui fosse rinchiusa: vi era un grosso frigo alto e doppio, con tanto di angolo cottura ordinato e pulito, ed un divano molto spazioso con una grossa tv al muro. 
Vide un piccolo tavolino in vetro con sopra delle riviste ed il telecomando, poi spostò lo sguardo su un armadio molto capiente, immaginando che all'interno vi fossero molti vestiti. 
Si alzò ed aprí una delle due porte all'interno della stanza, trovando uno splendido bagno con tanto di vasca idromassaggio e sollevò le sopracciglia, pensando di non essere mai stata rapita e portata in un luogo così lussuoso. 
Sentí la serratura della seconda porta scattare e si voltò di scatto sforzandosi di ignorare la forte emicrania che le martellasse nella testa, trovando davanti a sé lo stesso ragazzo che l'avesse ingannata nella sua stanza del motel, e si toccò le tasche alla ricerca della lama che fosse solita tenere nella giacca, ma che trovò vuota, e subito capì che mentre era incosciente l'avessero perquisita e ripulita per bene. "Sei sveglia". 
"Tu non sei Dean". 
Il ragazzo sorrise audacemente ed annuì, chiudendosi la porta alle spalle e facendo scattare nuovamente la serratura dall'interno, mettendosi il mazzo di chiavi in tasca e tornando a guardarla con un ghigno divertito sul viso. "Molto perspicace, mi complimento". 
Abby fece un passo indietro e sollevò un sopracciglio, mentre lo vide aprire il frigo e prendere due birre, porgendone una nella sua direzione e facendola scivolare sul tavolo presente tra il divano ed il piano cottura. "Ho dato una sbirciata al bagno prima: non ho trovato detersivi che contenessero borace, quindi deduco che tu sia un leviatano e non un mutaforma". 
Il ragazzo che avesse l'aspetto di Dean rise di gusto, annuendo e prendendo un sorso della birra che stringesse fra le mani mentre si appoggiava al top della cucina. "Wow: la tua intelligenza continua a stupirmi!".
Abby si morse il labbro e si mosse lentamente, avvicinandosi a stappare la sua birra perché stesse davvero morendo dalla sete, e bevve qualche sorso con aria perplessa non distogliendo mai lo sguardo da quello del ragazzo davanti a sé; non si mosse di parecchio ma mantenne sempre il tavolo fra loro, specialmente perché fosse completamente disarmata in un luogo che non conoscesse prima. "Perché mi hai portata qui?". 
"Perché a quanto pare il tuo ragazzo ed il suo fratellino stanno dando fastidio al mio capo" disse il leviatano con la voce di Dean, schiarendosi poi la voce e sollevando un sopracciglio osservando il suo corpo dall'alto in basso. "E poi perché sei uno spettacolo per la vista, ragazza". 
Abby si sentí quasi sfiorare dai suoi occhi in un modo che non le piacque per niente e serrò la mascella, guardandosi attorno alla ricerca di qualcosa che potesse usare contro di lui per stordirlo e rubargli le chiavi per scappare da quella stanza, ma il leviatano parve accorgersi del suo sguardo indagatore e fece qualche passo avanti, riportando i suoi occhi azzurri su di sé. "Io e Dean non stiamo più insieme, non ci lega più nulla. Non mi cercheranno, è inutile". 
Il ragazzo rise rumorosamente, scuotendo la testa e posando la sua birra sul tavolo, avanzando ancora nella sua direzione mentre osservava la donna retrocedere per girare attorno al tavolo; si fermò e capí di essere ad un punto morto, così sospirò e fece spallucce. "Avevo detto al mio capo che fosse inutile, perché specialmente questo qui ha la testa così incasinata che non sarebbe in grado neanche di far male ad una mosca". 
"Dean è un ottimo cacciatore e lui..". 
Il leviatano rise ancora e scosse la testa, facendo spallucce ed appoggiandosi con le mani allo schienale della sedia di legno, sollevando un sopracciglio ed indicando la propria testa con un dito. "Dean era un ottimo cacciatore: adesso ha la mente annebbiata da tutti i suoi pensieri ed i suoi rimorsi, sensi di colpa. Pensa sempre e solo a te, ma è troppo codardo per venirti a cercare". 
Abby si morse il labbro e capí presto che probabilmente quello fosse solamente un modo di manipolare la sua mente, ed abbassò lo sguardo perché nonostante quello davanti a sé non fosse veramente Dean, sentire certe parole dalla sua bocca facevano sempre un certo effetto; il leviatano pareva averlo capito, infatti avanzò sfruttando quel suo momento di assenza per avvicinarsi a lei senza che Abby indietreggiasse, e quando la ragazza se lo ritrovò vicino e sollevò lo sguardo verso di lui, trovò i suoi soliti occhi verdi intenti a guardarla ed intrappolarla. "Lascia che ti dica che lui si sente davvero in colpa: non mangia, non beve. Il suo amore per te è così forte che quel tradimento gli sta costando più di quanto pensasse: è patetico". 
Abby deglutí a fatica e lasciò che il leviatano le sfiorasse la spalla, scostando i suoi lunghi capelli lisci e rossicci per rimetterli sua schiena, sfiorando il suo maglione con un sorriso audace sul viso. Lasciò anche che credesse che avrebbe potuto abbindolarla con quelle parole e con lo sguardo tipico di Dean che le facesse sempre perdere la testa, fin quando si avvicinò di più per indugiare in quel tocco poco delicato, e velocemente colpì il leviatano alla testa con la sua bottiglia di birra ancora piena, facendolo cadere e disorientare per alcuni secondi; furono sufficienti perché si mettesse a cavalcioni su di lui e lo colpí al viso con una forza tale da fargli perdere conoscenza, per poi spaccare la bottiglia contro il piede del tavolo ed aprirgli la gola come se fosse fatta di burro, notando con disgusto la melma nera fuoriuscire dalla ferita. 
Vedendolo ancora intento a muoversi e tentando di ribaltare le posizioni, Abby spinse più in profondità la bottiglia fino a raggiungere le vertebre e staccarle di netto, e subito si affrettò ad estrarre il mazzo di chiavi dalla sua tasca. 
"Dannazione!". 
Imprecò per l'elevato numero di chiavi e con difficoltà cercò quella che avesse visto utilizzare al leviatano qualche istante prima, mentre lo sentiva lamentarsi e cercare di rimettersi in piedi e bloccarla, tenendosi al tavolo; ma Abby fu più veloce e trovò la chiave giusta, facendo scattare la serratura ed aprendo la porta di scatto, facendo per iniziare a correre all'interno del corridoio che le si prospettasse davanti, ma bloccandosi subito presa da un'ondata di sgomento. 
"No, no, no..". 
Capí di trovarsi nel palazzo di Dick Roman, trovando fuori dalla sua porta almeno sei leviatani che la guardarono con un grosso sorriso sul viso come se l'avessero sempre aspettata; fece un passo indietro istintivamente, sentendo il ragazzo con le sembianze di Dean avvicinarsi a lei e bloccarla dalle braccia con forza. 
Era in trappola, non sarebbe potuta uscire da quella stanza. Non con tutti quei nemici intorno. E non da sola. 
Vide Dick emergere dai leviatani che l'attendessero e sorrise compiaciuto, avvicinandosi nel suo completo di alta moda super costoso e guardandola con aria soddisfatta. 
"Abby, che piacere incontrarti di persona. Sai che il ragazzone lì dietro è il mio migliore soldato?". 
Abby deglutí a fatica, sollevando lo sguardo verso il leviatano con l'aspetto di Dean osservando la sua ferita alla gola quasi completamente risanata, e cercò di dimenarsi, ma il ragazzone la strinse più forte. Con una smorfia di disgusto e di disprezzo, Abby tornò a guardare Dick negli occhi che nel frattempo non aveva smesso un momento di sorridere. "Se questo idiota è il migliore, sei messo davvero male amico".
Dick sorrise compiaciuto delle sue parole e si avvicinò quel tanto che bastasse per sfiorarle i capelli spettinati dalla lotta con il suo uomo, studiando il suo viso e la sua espressione dopo aver notato come la cacciatrice si fosse scostata dal suo tocco. Con una semplice occhiata, diede l'ordine al leviatano che bloccasse Abby di lasciare immediatamente la presa su di lei, e poi tornò a guardarla con un sorriso. "No, mia cara ragazza: non avere paura. Qui nessuno ti farà del male: tu sei preziosa per me". 
Abby guardò nuovamente in cagnesco il ragazzo che le avesse stretto con eccessiva forza i polsi massaggiandoseli con delicatezza, e poi tornò a guardare Dick con aria accigliata. "Perché mai dovrei esserlo?".
"Perché tu per me rappresenti la chiave per il mondo". 
La ragazza lo guardò con aria disgustata e scosse la testa, allontanandosi appena dal suo viso troppo vicino e roteò gli occhi perché aveva imparato ad odiare quella parola: era la chiave della gabbia di Lucifer, la chiave del purgatorio per Crowley e adesso era la chiave per Dick. 
Qualcosa doveva essere andato storto durante la creazione, altrimenti non si spiegava come potesse essere tutte quelle chiavi contemporaneamente. "Ti prego, non dirmi che Syria andava a letto anche con te perché potrei vomitare all'idea di essere toccata dalla tua schifosa melma nera". 
Dick rise di gusto ma in maniera sobria e composta, scuotendo la testa con aria divertita e fece un passo avanti mentre Abby ne faceva uno indietro, urtando con le spalle il petto del leviatano che impersonasse Dean. "Conosco la storia di Syria, ma non eravamo amanti. Io e te eravamo compagni in Purgatorio. Tutte le volte che tornavi, mi raccontavi come si fosse evoluto il mondo e mi sono innamorato della terra. Che sorpresa quando sono finalmente riuscito a raggiungerti fin qui, ma tu non ricordavi nulla di me". 
Abby sollevò un sopracciglio, pensando che ciò che le sue parole  potessero essere vere dati i suoi trascorsi nelle alleanze sbagliate, e fece spallucce scuotendo la testa e guardandolo con aria irritata. "Non mi interessa la storia della tua vita, razza di mostro: se sei così stupido da pensare che Dean e Sam cadranno in una trappola simile, allora fa pure. Ma non sentirti deluso quando non vedrai arrivare nessuno a salvarmi". 
Dick sostenne il suo sguardo arrogante e sicuro di sé, e sorrise divertito perché amava da sempre il modo di porsi che contraddistingueva l'anima della ragazza davanti a sé; le sorrise e fece spallucce. "Loro sono già sulle tue tracce: hanno trovato la tua stanza e stanno indagando su di me, quindi sarà questione di poco tempo prima che facciano irruzione qui con le armi spianate nel vano tentativo di salvarti. Mi assicurerò che tu assista quando gli taglierò la gola e li guarderò morire". 
Abby sgranò gli occhi udendo quelle parole e sentí una folle rabbia montargli dentro, così fece per avvicinarsi e colpirlo dritto in viso, ma le due braccia possenti e forti del leviatano dietro di sé la bloccarono in una presa ferrea, evitando i suoi movimenti e facendola cadere all'interno della stanza; la ragazza ebbe solamente il  tempo di vedere Dick allontanarsi ed estrarre il suo telefono, portandoselo all'orecchio prima che la porta si chiudesse e la serratura scattasse, ed iniziò a imprecare mentre cercava un modo per poter uscire da quello strano luogo. 
 
 
 
 
"Devi darti una calmata, Dean. Ci sono almeno un centinaio di creature che avrebbero voluto vendicarsi su Abby". 
"È inutile cercare in queste registrazioni di servizio: io dico di recarci da Dick e dargli qualsiasi cosa voglia per liberare Abby". 
Sam si era interrotto per qualche secondo, increspando il labbro e sollevando un sopracciglio, seduto al tavolo della camera del motel di Abby e osservando il fratello andare avanti e indietro per l'agitazione. "Perché pensi che sia stato proprio Dick a rapirla?". 
"Perché è un figlio di puttana e abbiamo ucciso alcuni dei suoi uomini, quindi sa che siamo vicini a sconfiggerlo". 
Dean capí solamente dopo qualche altra ora di ricerca estenuante che avesse sempre avuto ragione e che il suo intuito fosse l'unica cosa inalterata che gli fosse rimasta nell'ultimo periodo: il telefono squillò l'indomani mattina presto, quando Sam si fosse appena addormentato con la testa sul tavolo ed il computer ancora acceso davanti e Dean non avesse smesso neanche un attimo di chiamare tutti i cacciatori che conoscesse per capire se avessero qualche novità sui leviatani. 
Entrambi i fratelli guizzarono lo sguardo verso il telefono abbandonato sul tavolo e subito scambiarono un'occhiata eloquente: Sam rispose e mise subito il vivavoce, e man mano che la voce sarcastica di Dick si diffondesse per la stanza, i due ragazzi provarono una forte frustrazione ed una forte rabbia. 
Dick li aveva appena minacciati velatamente, intimando loro di presentarsi il più presto possibile nel suo ufficio e confermò loro che fosse stato proprio lui a portare via Abby dalla stanza in cui adesso loro si trovassero, lasciandogli intuire che fossero sorvegliati a vista. 
Dopo avergli detto che sarebbero subito partiti, Dean chiuse la telefonata imprecando e lanciando il telefono contro muro provando per l'ennesima volta solamente rabbia. 
"Non possiamo presentarci lì così, Dean: è una trappola, ci uccideranno". 
"Hai un'idea migliore, Sam? C'è la vita di Abby in gioco". 
Sam aveva guardato negli occhi preoccupati di suo fratello che si fosse voltato qualche istante mentre sfrecciava ad una velocità illegale sulla statale che li avrebbe portati da Dick, e gli aveva sorriso annuendo con la testa. "Si Dean. Si, ce l'ho". 
 
Dean spense il motore della sua auto proprio davanti al grande grattacielo di Dick e sospirò, sperando che il loro piano funzionasse e che avrebbero trovato Abby ancora in vita; non si sorpresero quando videro degli uomini avvicinarsi a loro con un sorriso audace e li afferrarono malamente per le braccia, conducendoli all'interno di un magazzino al lato del palazzo. 
Sam e Dean si scambiarono un veloce sguardo, chiedendosi se quello potesse essere un ostacolo per il loro piano, ma confidarono nell'astuzia celeste e si misero nelle mani dell'unico angelo che gli fosse rimasto. 
Vennero spinti all'interno del magazzino freddo, umido e vuoto, ed i due fratelli vennero subito liberati dalla presa dei leviatani alle loro spalle; videro Dick scendere da una macchina nera e molto alta, osservando il modo di classe e raffinato con cui si aggiustò il lungo cappotto con un sorriso compiaciuto quando li osservò avvicinarsi. 
"Siamo qui, fa quello che vuoi con noi, ma libera Abby". 
Dick si fece appena più serio e sorrise davanti all'audacia con cui Dean gli avesse parlato, perché nessuno si rivolgeva a lui in quel modo. 
Avanzò di qualche passo ed aprì lo sportello posteriore dell'auto con i vetri completamente oscurati, intimando al leviatano all'interno di lasciare la ragazza e di farla uscire. 
Abby colpí il leviatano che l'avesse stretta fino a quell'istante con un forte pugno in viso, sbilanciandolo e facendolo cadere rovinosamente dalla parte opposta dell'auto, ed uscì fulminando con lo sguardo Dick, che invece sorrise compiaciuto. 
"Abby sarà libera ad una sola condizione: voglio la vostra testa su un piatto d'argento in cambio della sua libertà".
"No!". La ragazza sgranò gli occhi e non diede ai due fratelli il tempo di rispondere, colpendolo in viso con un pugno e afferrandolo con forza, facendogli sfondare un finestrino dell'auto con la testa; ma Dick rise di gusto e subito l'afferrò stretta, estraendo una pistola e facendo spallucce. "Sono sempre più fiero di te, piccola. Dopo tutto, eri la numero uno in Purgatorio". 
"Fottiti". 
Dick fermò con un gesto della mani i sei uomini che si fossero avvicinati per aiutarlo, dicendo loro di non preoccuparsi mentre teneva la ragazza ancora più stretta contro il suo petto. "Allora, ragazzi: che vogliamo fare? Minacciarci tutto il giorno o passare ai fatti?". 
Dean strinse la bocca in un'espressione preoccupata per l'incolumità di Abby, data la pistola carica che avesse puntata alla tempia destra, ed incrociò gli occhi azzurri della ragazza annuendo ed accennando un sorriso di incoraggiamento; il maggiore fece un passo avanti e guardò Dick negli occhi, sollevando le mani in segno di resa. "Vuoi ucciderci? Va bene, siamo venuti da soli e disarmati proprio per questo. Niente trucchetti, niente sotterfugi. Uccidici. Ma prima dimmi: cosa ti impedisce di uccidere anche Abby, dopo?". 
"L'onestà è importante per me, ragazzi. Vi assicuro che non le succederà nulla" disse Dick sorridendo ed annuendo con la testa, allentando appena la presa sulla ragazza. 
Sam rise di gusto e fece qualche passo avanti con un sorriso divertito, piantando i suoi occhi in quelli di Dick. "Davvero tu parli a noi di onestà? Allora perché non dici a tutto il paese cosa contiene il cibo che producono le tue fabbriche, mmh?". 
Dick sollevò le sopracciglia mentre lo guardava ed una parte di lui avrebbe amato controbattere, ma sapeva che fosse fiato sprecato con degli esseri insignificanti come loro; sospirò rumorosamente all'orecchio della ragazza e fece spallucce, facendo fuoco con la sua pistola contro la spalla di Abby, che inarcò la schiena e gridò di dolore. "Sembra che vogliano soltanto parlare questi due, vero Abby? Ma adesso ultima possibilità: arrendetevi o lei muore".
Sam e Dean sgranarono gli occhi e si scambiarono un'ultima occhiata, sperando che Anael avesse svolto la sua parte del piano di evasione in modo corretto: il maggiore finse di avvicinarsi vero di lui con segno di sottomissione, ma quando Dick fu quasi sicuro di aver vinto quella partita, Dean estrasse la sua pistola e velocemente sparò un colpo alle tubature in bella vista sul soffitto, spaccando uno dei tubi e facendo si che l'acqua del sistema antincendio si propagasse all'interno del magazzino, bagnando tutti i leviatani presenti, che scapparono per trovare un nascondiglio che li riparasse da quell'improvvisa pioggia acida. 
Dean corse verso Abby, afferrandola dalla braccia di Dick che si contorceva per il borace che gli sfigurava il viso e lo colpí con un forte pugno in viso, per poi prendere la ragazza per una mano e condurla fuori dal magazzino insieme a lui ed al fratello; salirono in fretta sulla macchina ed il maggiore intimò ai due ragazzi di tenersi forte, dato che si diresse a tutto gas contro l'unico cancello abbastanza massiccio che li separasse dalla strada con una forte accelerata che sarebbe costata dei forti danni al paraurti ed al motore. 
Solamente in quell'istante, Dean fu grato di essere stato costretto da Frank a lasciare la sua preziosa Impala in un garage abbandonato per guidare una semplice auto commerciale che non avesse nulla di speciale per lui, accelerando e sgommando via dal quell'orrendo posto. 
 
 
 
I punti alla spalla sinistra iniziarono a tirare facendole un male cane ed Abby strinse appena gli occhi, distesa con lo schienale inclinato all'insù mentre osservava l'infermiera avvicinarsi con una grossa flebo di antidolorifico, sorridendole gentilmente e regolando la velocità del contagocce in maniera piuttosto lenta, dicendole con dolcezza che sarebbe durata almeno due ore, prima di scomparire fuori dalla porta della sua stanza. 
La ragazza sollevò un sopracciglio del tutto spazientita e indolenzita, allungando una mano verso la rotellina della flebo ed aumentando la dose fino al massimo, pensando che in un'abbondante mezz'ora sarebbe riuscita a finire quella dannata boccia di plastica. 
Sospirò e spostò lo sguardo scocciato su quello di Dean, seduto sulla sedia di fronte al letto con i gomiti appoggiati alle cosce intento a guardarla con aria stupita sul volto, facendola sorridere divertita. "Non guardarmi così: è stato mio padre ad insegnarmelo. Riduco i tempi e l'antidolorifico farà effetto prima". 
Dean sorrise e fece spallucce, osservando il suo viso rilassarsi un po' di più in sua compagnia. "Ricordo che quando stavo al tuo posto e pensavo anche solo di fare una cosa del genere, tu mi hai sempre spiegato minuziosamente e scientificamente quanto fosse sbagliato". 
Abby sorrise e scosse la testa, facendo spallucce e guardando i suoi occhi verdi dopo tanto tempo, ricordandosi solamente in quel momento il motivo per cui se ne fosse andata, fino a quando divenne più seria distogliendo lo sguardo. 
Dean notò quel cambiamento di espressione e sospirò, mordendosi il labbro per qualche secondo. "Come stai?". 
La ragazza sollevò lo sguardo nuovamente verso il suo e fu sicura che Dean non le stesse chiedendo informazioni sul suo stato di salute fisico, dato che avesse parlato con tutti i dottori chiedendo che venisse controllata scrupolosamente. Abby accennò un sorriso amaro e fece spallucce, pensando che non ci fossero parole sufficienti per descrivere il modo in cui si sentisse davvero dentro di sé: ferita, delusa, amareggiata, vuota, nauseata, tradita, sofferente, col cuore spazzato. 
Ma si limitò a nascondersi dietro la sua maschera, proprio quella che avesse usato molto tempo prima quando conobbe i due Winchester e si accorse di starsi affezionando un po' troppo a Dean. "Splendidamente". 
Il ragazzo scosse la testa e distolse lo sguardo, abbassando il suo sguardo e pensando alle milioni di parole che avrebbe voluto dirle, alle scuse che avrebbe voluto porgerle una dopo l'altra, ed al fatto che avrebbe voluto dirgli che la sua mancanza lo paralizzava completamente, così come non avere la minima idea di come stesse, dove fosse, se cacciasse, ma Dean rimase in silenzio per dei lunghi muniti in cui sentí lo sguardo indagatore di Abby su di sé. 
Sollevò lo sguardo e sospirò, deglutendo a fatica. "Abby, cosa ci facevi in quel motel ad Austin? A cosa davi la caccia?". 
Lo guardò per qualche secondo, poi scosse la testa e tentò di sollevarsi un po' di più sulla schienale del letto, osservando le lente gocce della flebo scivolare nel tubicino e poi nell'ago che entrava nelle sue vene. "Non stavo cacciando, in realtà". 
"E sei stata lì nelle ultime due settimane, da sola? Perché?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia, sforzandosi di capire cosa avesse fatto davvero Abby in quel periodo di lontananza. 
"Ho avuto un po' di influenza e non riuscivo ad alzarmi dal letto. Anael mi ha tenuto compagnia ed è stata davvero una brava infermiera" rispose la ragazza ridendo più energicamente, pensando che il suo angelo veglisse davvero su di lei, proprio come quello stesso giorno che avesse aiutato i Winchester a liberarla riempiendo le cisterne delle tubature antincendio con del borace puro per aiutarli a scappare. 
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia quasi arrabbiato per non essere stato chiamato nel momento del bisogno e avrebbe sicuramente detto qualcosa a riguardo, ma due colpi leggeri alla porta li fecero voltare in quella direzione, trovando una dottoressa con una folta chioma di capelli neri e con dei fogli fra le mani ed un sorriso simpatico sul volto, facendo il suo ingresso ed osservando i due ragazzi. "Salve signorina Harrison, sono la dottoressa Robinson: ho i risultati delle sue analisi del sangue. C'è qualcosa di cui vorrei parlare con lei".
Abby aggrottò le sopracciglia e deglutí a fatica, cercando di nascondere la sua paura perché sapeva che quel trattamento venisse riservato unicamente quando dovessero essere comunicate delle brutte notizie. "C-certo, mi dica". 
La dottoressa accennò un sorriso eloquente a Dean, che sollevò un sopracciglio e la guardò con aria accigliata, scuotendo la testa. "No. Io resto". 
"A meno che lei non sia il marito della signora o il suo ragazzo, non sono autorizzata a parlare dei dati sensibili della mia paziente davanti a lei".
Dean la guardò con aria seccata, per poi spostare lo sguardo su quello di Abby sicuro che avrebbe rimesso la dottoressa al suo posto, ma la ragazza divenne appena più dura e serrò la mascella con un sospiro. "No, non è mio marito, né il mio ragazzo. È solo un amico". 
La dottoressa Robinson lanciò uno sguardo eloquente al ragazzo, il quale tenne a sottolineare che avrebbe aspettato appena fuori dalla porta con aria scocciata, e la donna gli chiuse la porta alle spalle per poi avvicinarsi ad Abby iniziando a guardare i risultati delle sue analisi con un sorriso sul viso: la ragazza si tirò a sedere più in su e la guardò con il panico negli occhi, osservandola avvicinarsi al suo letto fino ad appoggiarsi ad esso. 
"Dottoressa cosi mi spaventa: se c'è qualcosa che non va me lo dica subito". 
La donna sollevò lo sguardo verso la sua paziente e scosse la testa, avvicinandosi nella sua direzione con aria di scuse e cercò di tranquillizzarla con lo sguardo mentre chiudeva immediatamente la flebo attraverso cui il forte antidolorifico stesse fluendo nelle sue vene, e le sorrise teneramente. "No, ha frainteso. Non c'è nulla di cui debba preoccuparsi, è una bella notizia: congratulazioni!".
Abby sgranò gli occhi e guardò la dottoressa come se fosse pazza, iniziando a detestare il tono stupidamente felice che utilizzasse per parlarle, ma proprio prima che potesse chiedere spiegazioni Abby notò la scritta ricamata di blu sul suo camice bianco: ginecologa
Il cuore le batté velocemente per la sorpresa e si avvicinò quando la Robinson le porse uno dei fogli che tenesse fra le mani, sgranando gli occhi e rimanendo senza fiato quando lesse cosa ci fosse scritto nero su bianco, spalancando la bocca per la sorpresa. "Oh merda". 
 
 
Si sistemò i vestiti addosso con fatica, sentendo la ferita alla spalla tirare fin troppo e maledicendo i medici per aver smesso di darle quei forti antidolorifici che la stonassero ma che le facessero passare completamente il dolore. 
Mise quelle poche cose che Sam le avesse portato il giorno precedente dal motel dentro il suo borsone, preparandosi ad uscire dall'ospedale per non metterci più piede, quando sentí due nocche battere contro la porta ed istintivamente si voltò, piegando le sue labbra in un grosso sorriso. 
Sentí le braccia possenti di Sam avvolgerle la vita e stringerla forte, tirando un sospiro di sollievo nel vederla nuovamente in piedi e fuori dall'orribile camice che le avessero dato le infermiere dopo averle estratto la pallottola dalla spalla e ricucito la ferita. 
"Allora, sei pronta a tornare dei nostri?" chiese Sam sciogliendo l'abbraccio e sorridendo, osservando il modo in cui tenesse la spalla sinistra leggermente più sollevata rispetto all'altra nel tentativo di sentire meno dolore. 
Abby scosse la testa divenendo appena più seria, lasciando scivolare involontariamente lo sguardo verso Dean che stesse dietro il fratello con espressione più seria, sospirando appena. "Senza offesa Sammy, ma è l'ultimo posto dove vorrei essere al momento". 
Dean abbassò lo sguardo e afferrò il borsone dalle sue mani senza dire una parola o commentare la sua frase, sapendo perfettamente che l'unico motivo per cui Abby avesse acconsentito a tornare con loro era solamente per la sua salute e perché i leviatani avrebbero potuto rintracciarla di nuovo se fosse stata da sola. 
Sam le fu subito vicino per aiutarla se avesse avuto bisogno e insieme cammianarono appena dietro al fratello, che si morse la lingua perché avrebbe dovuto esserci lui ad aiutarla; proprio prima di varcare la soglia di quel brutto reparto, Abby si sentí richiamare e si voltò piano per evitare uno strappo alla ferita, trovando la dottoressa Robinson andarle dietro brandendo un foglio di carta fra le mani e ricordandole di non dimenticare di prendere le sue prescrizioni. 
La ragazza afferrò il foglio con velocità, ripiegandolo subito prima che uno dei due ragazzi potesse leggere di che si trattasse e lo nascose dentro alla tasca dei suoi jeans con un sorriso imbarazzato, ringraziando la dottoressa che capí e non disse nulla. 
Dean sollevò un sopracciglio e la guardò in maniera strana, chiedendosi cosa stesse cercando di nascondere e la intrappolò con il suo sguardo. "Prescrizione per cosa?". 
Abby sorrise imbarazzata e fece spallucce, rivolgendo poi lo sguardo verso Sam con aria divertita. "Incredibilmente la mia alimentazione scorretta ha fatto sì che il mio ferro scendesse sotto i valori minimi: sono anemica".
Sam la guardò in cagnesco iniziando a blaterare che lui glielo avesse detto sin dal primo istante e che sapeva che se non l'avesse ascoltata si sarebbe trovata a quel punto o peggio, ma Abby non riuscì a ridere o prenderlo in giro come avesse sempre fatto in quelle circostanze, perché sapeva dentro di sé di avere appena mentito ad entrambi e che sarebbe stata dura nascondere la verità fino a quando non avesse preso una decisione.
Sfuggì allo sguardo indagatore di Dean che pareva essersi accorto di quel minimo dettaglio, e tornò a sorridere avvicinandosi a Sam ed iniziando a dirgli quanto non gli importasse del suo ferro, perché lei non avrebbe mai cambiato la sua alimentazione per mangiare piante e legumi come un'erbivora; arrivarono fino alla macchina ed Abby si sistemò sul sedile posteriore, ignorando per tutto il tempo del viaggio lo sguardo indagatore che Dean le riservasse attraverso lo specchietto, mentre inconsciamente si carezzava il ventre. 
  
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