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Autore: Milly_Sunshine    04/01/2023    2 recensioni
Aurora, giovane professoressa di matematica, viene invitata a trascorrere un weekend a casa di un'amica di famiglia. Oscar è il figlio della padrona di casa, è un giornalista che ha lasciato il lavoro per inseguire il sogno di diventare scrittore. Tra i due c'è una forte attrazione e sembrano destinati fin da subito l'una altro. Tuttavia, non sempre la realtà è facile come la si immagina e a volte basta poco perché vecchi segreti che dovevano rimanere tali possano venire alla luce: nel passato di Oscar ci sono ombre e segreti dolorosi sui quali Aurora vuole fare luce. Contesto "persone adulte che vivono negli anni '80/90" non esiste come opzione, quindi vada per contesto generale/ vago, l'unica che può essere adatta.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Sto per chiudere.»
Oscar si guardò intorno, per capire da dove provenisse la voce di Gabriele. Non l'aveva ancora visto, ma non doveva essere tanto lontano.
«Meglio così» affermò. «Ti devo parlare e preferirei che nessuno disturbasse.»
Gabriele sbucò da dietro le sue spalle.
«Anch'io preferirei non essere disturbato.»
«Dov'eri?»
Gabriele lo ignorò.
«Ti ho detto che preferirei non essere disturbato. Tra cinque minuti devo chiudere e andare a casa.»
«Hai fretta» osservò Oscar, «Un po' come se dovessi incontrarti con una persona importante. È Nora?»
Gabriele alzò le spalle, con indifferenza.
«Nora non è nessuno.»
«Non l'avrei detto, quella sera, al ristorante.»
«Quella sera, al ristorante, ho capito molte cose di Nora, che ancora mi sfuggivano» replicò Gabriele. «Mi sono accorto che non contava molto, per me.»
«Sì, mi rendo conto, per te deve essere difficile trovare qualcuna che possa essere come Giuliana» ribatté Oscar. «Era la donna che volevi sposare, ma allo stesso tempo ti sei sempre comportato come se la sua morte non ti toccasse minimamente.»
«Mi fa piacere sapere di essere sempre al centro dei tuoi pensieri, ma non è necessario che tu ti faccia dei viaggi mentali senza senso sulla mia vita privata. Il tuo giudizio, peraltro, non mi tocca. Giuliana non c'è più, sono libero di vivere la mia vita come voglio.»
«E quando c'era ancora? Avevi paura di iniziare a farle schifo?»
«Non so di cosa parli.»
«Sapevi che aveva avuto una relazione con Nico?»
«Non dire assurdità, Giuliana non sarebbe mai caduta così in basso.»
«Nico ha raccontato il contrario a sua madre.»
«Le avrà detto che si era trovato una donna per fare bella figura. Si sarà ispirato a lei per descrivergliela.»
Oscar scosse la testa.
«Non è andata così.»
«E tu che cazzo ne sai?»
«Giuliana è stata a letto con Nico, tu l'hai scoperto e li hai uccisi entrambi.»
Gabriele sbuffò.
«Capisco che inventare trame sia il tuo lavoro da svitato, ma lasciale almeno confinate nella fantasia. La vita reale è un'altra cosa.»
«Li hai storditi, li hai caricati in macchina, poi hai simulato l'incidente» lo accusò Oscar. «Poi hai continuato la tua esistenza così come se niente fosse.»
«E se fosse andata così?» replicò Gabriele. «Che prove avresti contro di me?»
«È un'ammissione?»
«È solo un modo per non dirti esplicitamente di andare a cagare. Però, se tu volessi togliere il disturbo, te ne sarei grato.»
«Quando hai visto Nora e Aurora insieme a me, hai iniziato a preoccuparti» insisté Oscar. «Pensavi fossi stato io a sguizagliarti dietro Nora, quindi hai cercato di allontanarla. A quel punto...»
Gabriele lo interruppe: «Stai delirando.»
«No, per niente» obiettò Oscar. «Temevi che Aurora e Nora potessero essere pericolose per te, che Nora potesse estorcerti qualcosa. Poi hai cercato di investirle e, con Aurora, ci sei riuscito.»
«Devi andartene» insisté Gabriele. «Ne ho abbastanza dei tuoi deliri.»
«Hai ragione, in apparenza sono solo deliri, ma so benissimo che eri pronto a tutto per sbarazzarti di Nico. Anzi, il fatto che non dovesse più dei soldi ai tuoi amici ti autorizzava a passare all'azione e liberarti di lui una volta per tutte.»
«Lo ribadisco, stai delirando. Ti consiglio di tornartene a casa, sono sicuro che la tua fidanzata ti stia aspettando. È ormai ora di cena, non lasciarla da sola. Potrebbe ripensarci. Ho saputo che avete deciso di sposarvi.»
«Come lo sai?»
«Nora mi chiama ancora, di tanto in tanto. Me l'ha detto lei. Auguri, Oscar, sempre ammesso che Aurora non si stanchi di te prima del grande giorno. Non mi stupirebbe se accadesse.»
Oscar ignorò il suo commento.
«Va bene, me ne vado, ma ti assicuro che prima o poi riuscirò a dimostrare tutto.»
Gli voltò le spalle e si diresse verso l'uscita.
Fu un grave errore: prima di arrivare alla porta fu colpito alla testa e sprofondò nel buio.

******

Oscar cercò di riaprire gli occhi.
Le sue palpebre si mossero di qualche millimetro.
Per un istante, vide uno spiraglio di luce.
Ebbe la sensazione di essere disteso a terra.
Qualcuno gli stava frugando nelle tasche.
Tornò il buio, e insieme al buio il silenzio più totale.
Non avrebbe saputo quantificare gli istanti di nulla, ma all'improvviso il silenzio fu spezzato da voci che arrivavano lontane.
Non riuscì a distinguere parole, anzi, a poco a poco iniziarono a svanire.
Il buio e il silenzio chiedevano a Oscar di arrendersi.

******

Si sentiva come all'interno di una trappola, indeciso se arrendersi e rimanere dentro, oppure tentare una possibilità di fuga.
Pensava di essere solo, ma non lo era. Si rese conto di un paio di occhi che lo fissavano.
C'era ancora il silenzio più totale, intorno a lui, non credeva che avrebbe udito la sua voce.
Venne smentito ben presto.
«Resta dove sei.»
Conosceva quel tono, così come quell'accento. Anche se non era in grado di distinguerlo alla perfezione, Oscar era consapevole della presenza di Nico accanto a lui.
«Resta lì» ripeté Nico. «Andrà tutto come deve andare.»
Oscar cercò di muoversi, di avanzare nella sua direzione.
Qualcosa lo tratteneva.
«Resta dove sei» ribadì Nico. «Non dargli questa soddisfazione.»
«Non posso fare più niente» replicò Oscar, riuscendo finalmente a tirare fuori le parole. «È finita.»
«No, non è finito nulla» insisté Nico. «Non arrenderti, torna dall'altra parte.»
Rimasero a fissarsi, per un tempo che a Oscar parve infinito.
A poco a poco, Nico iniziò a svanire.
«No» lo supplicò, «Non andare via.»
Nico gli voltò le spalle.
«Non hai più bisogno di me» replicò, allontanandosi.

******

Sembrava l'ennesimo di una serie di giorni tutti uguali, giorni che separavano Oscar dall'ignoto che sarebbe arrivato dopo. Non aveva ancora recuperato del tutto la cognizione del tempo e non sapeva dire con esattezza quanto ne fosse passato dalla sera in cui aveva fatto visita a Gabriele al suo salone.
Da quando si era risvegliato in una stanza di ospedale aveva fatto molti progressi e i medici che si occupavano di lui gli avevano ormai assicurato un recupero completo, ma solo sul fronte delle sue condizioni di salute vi erano notizie incoraggianti. Per il resto le sue giornate scorrevano piatte e senza mai nulla che potesse dargli un attimo di serenità.
Fu una grossa sorpresa, di conseguenza, ricevere una visita inaspettata. Sua madre, che passava a trovarlo ogni giorno, era appena andata via, quando Emilia si infilò dentro la stanza.
«Posso?» domandò, a bassa voce.
«Certo che puoi» rispose Oscar. «Come mai sei qui?»
Emilia gli si avvicinò e si sedette sul bordo del letto.
«Come stai?»
«Potrei stare meglio, ma poteva andarmi molto peggio.»
«Mi dispiace, mi dispiace tanto per quello che è successo.»
«Anche a me, ma non posso tornare indietro e cambiare le cose. Mi dispiace se ho messo in pericolo anche Vittorio.»
Emilia chiarì: «Vittorio sta bene, si vede che ha la testa molto più dura della tua. Voleva venire a trovarti, ma becca sempre tua madre, all'orario delle visite, e non gli sembra il caso, vuole evitare problemi.»
«Problemi?» ripeté Oscar. «Che genere di problemi?»
«Ho dovuto spacciarmi per una tua amante di cui tua madre non sapeva nulla, per riuscire a venire da te» specificò Emilia. «Le ho fatto credere di essere tutt'altra persona. Se sapesse che ero la moglie di Nico mi caccerebbe via a calci.»
«Come, le hai fatto credere di essere una mia amante?» sbottò Oscar. «Vuoi che Aurora lo venga a sapere e si metta delle idee strane in testa?»
«L'ho fatto per te e per Aurora. Non l'hai vista da quando sei qui, giusto?»
«No.»
«E ti sei chiesto il motivo?»
«Mia madre ha detto che Aurora non se la sente di vedermi in queste condizioni. Ha...»
Emilia non lo lasciò finire.
«Tua madre ha accusato Aurora di essere la responsabile di quello che è successo, di averti fatto incontrare Gabriele e di essere in parte colpevole di quello che ti è capitato. All'inizio, quando ancora non eri in te, ha ordinato al personale di non farla avvicinare a te.»
Oscar spalancò gli occhi.
«Che senso ha?! Non può farlo!»
«Purtroppo poteva farlo, al momento» replicò Emilia. «Eri incosciente e, davanti alla legge, Aurora non aveva nessun diritto di vederti contro la volontà della tua famiglia.»
«Aurora diventerà presto mia moglie.»
«Vuoi ancora sposarla?»
«Certo che sì! Perché dovrei avere cambiato idea? Ero già convinto prima... e adesso mi ha anche salvato la vita. Perché non torna? Adesso sono lucido, posso decidere io chi voglio vedere e chi no.»
«Sono qui per aiutarla, oltre che per aiutare te» chiarì Emilia. «Sono riuscita a conquistarmi la fiducia di tua madre - le ho fatto credere di essere una ricca ereditiera, quindi ha iniziato ad approvare fin da subito una nostra potenziale relazione - in modo da potere anticipare i suoi spostamenti. Dobbiamo fare in modo di essere certi che Aurora possa venire qui senza farsi vedere. Tu la sposeresti anche così, da un giorno all'altro, vero?»
«Cosa intendi?» replicò Oscar. «Perché la sposerei anche adesso, se solo potessi.»
«In questo momento specifico non puoi» ribatté Emilia, «Ma non dovrai aspettare molto. Le pubblicazioni le avete già fatte da un po' di tempo, tecnicamente potreste già sposarvi. Basterebbe un ufficiale di stato civile e due testimoni.»
«Non penso che Aurora sogni davvero di sposarmi in ospedale.»
«Quando uscirai di qui, potrete sempre organizzare una cerimonia come si deve, potrai anche sposarla in una cattedrale, se è quello che vuole. Però, scusami se ti sembro invadente, al momento la soluzione migliore sarebbe che voi vi sposiate il prima possibile. A quel punto nessuno potrà più fare niente per cercare di tenere Aurora lontana da te.»
«È stata Aurora a proporlo? Tu e Aurora vi siete incontrate?»
«Aurora è in contatto con Vittorio e ogni tanto l'ho vista anch'io. Possiamo aiutarvi noi. Possiamo anche farvi da testimoni, se lo volete. Basta solo che ci dai qualche giorno per organizzare tutto.»
«Non lo so, non so cosa dirti.»
«Pensa a quello che diresti ad Aurora se fosse qui adesso e ti stesse chiedendo di sposarla.»
Oscar rifletté.
«Non penso di avere alternative.»
«Quindi vi sposate?»
«Se possibile, sì.»
Emilia fece un ampio sorriso.
«Allora corro ad avvertirla.»
Oscar avrebbe dovuto lasciarla andare, ma non lo fece.
«Aspetta un attimo.»
«Qualche ripensamento?»
«No. Volevo solo dirti che ho un ricordo vago, di quando Gabriele mi ha ferito. È stato un po' come se tutto si fosse spento, in quel momento, e...»
Emilia lo interruppe: «Non c'è bisogno che me lo racconti. Immagino non sia un bel ricordo.»
«Penso di avere sentito la voce di Nico, ho avuto l'impressione di vederlo» le rivelò Oscar, incurante del suo invito. «Non so se fosse davvero lì, accanto a me, oppure se sia stata soltanto la mia mente a farmelo vedere.»
«Non so se ci sia ancora qualcosa di lui, da qualche parte, ma stare vicino a te in quel momento è proprio quello che Nico avrebbe fatto, se avesse potuto» gli assicurò Emilia. «Ti voleva bene e sono certa che ci avesse visto giusto. Ho voluto credere per troppo tempo che tu non fossi un tipo degno di fiducia, ma mi sbagliavo di grosso. Sono felice che Nico abbia incontrato te e che abbiate costruito un bel rapporto.»
«Anch'io ne sono felice» rispose Oscar, «E mi dispiace di non essere riuscito né a fare abbastanza per lui né a comprendere quale fosse la verità finché non è stato troppo tardi. Mi dispiace anche di non essere riuscito a fare niente di sensato adesso. Gabriele ha tentato di uccidermi, ha provato a fare la stessa cosa con Vittorio quando è stato colto sul fatto e chissà cos'avrebbe fatto ad Aurora se non fosse riuscita a scappare per chiedere aiuto prima di essere vista.»
«Aurora sta bene, così come Vittorio, e presto starai bene anche tu.»
«Gabriele, però, è ancora in fuga e chissà dove si nasconde. Potrebbe essere più vicino a noi di quanto lo crediamo. Potremmo essere tutti in pericolo.»
Emilia guardò Oscar negli occhi.
«Gabriele è ricercato. Non può fuggire per sempre. Commetterà un passo falso e lo prenderanno.»
«Un passo falso da parte sua potrebbe avere un prezzo molto alto per noi, ma voglio sperare che vada tutto bene» replicò Oscar. «Mi auguro che tu abbia ragione e scusami se ho trattenuta. Dovrai tornare al lavoro, immagino.»
«No, oggi niente lavoro, il salone è chiuso, è il 26 dicembre.»
«Scusami, i giorni sono tutti uguali, per me, inizio a fare confusione.»
«Presto non lo saranno più. Cercheremo di fare il possibile perché presto arrivi il giorno del tuo matrimonio.»

******

Il momento in questione arrivò quattro giorni più tardi. Emilia aveva approfittato della confidenza che aveva instaurato con la madre di Oscar per avere via libera. Arrivò per prima, entrando nella stanza seguita da Vittorio e da un bambino.
«E lui?» si stupì Oscar, indicando. «Che cosa ci fa qui?»
Il figlio di Emilia somigliava tantissimo a Nico quando aveva circa la stessa età. Oscar sentì che gli occhi gli si inumidivano.
«Ti presento Riccardo» disse Emilia. Poi si rivolse al bambino: «Questo è lo zio Oscar, che presto sposerà la zia Aurora.»
Oscar cercò di tirarsi su e di sedersi.
«Piacere di conoscerti, Riccardo. Somigli tanto al tuo papà. Ma come mai sei venuto anche tu?»
Fu Emilia a rispondere: «Quando gli ho detto del matrimonio, ha insistito perché lo portassi. Gli ho spiegato che si sarebbe svolto tutto in un ospedale, ma niente. Anzi, ha detto che sarebbe stato comunque bellissimo.»
«Hai fatto bene» ribatté Oscar. «Riccardo ha ragione, sarà comunque bellissimo.» si rivolse al bambino. «Vieni qui.» Il figlio di Emilia si avvicinò. Oscar allungò una mano e gli scompigliò i capelli. «Volevo molto bene a tuo padre, sono contento che tu sia qui.»
«Sarai più contento quando arriverà zia Aurora» ribatté Riccardo.
Aveva ragione.
Oscar riuscì a trattenere a stento le lacrime quando Aurora lo raggiunse. Portava un abito estivo a fiori, lo stesso che aveva indossato sul molo e sulla spiaggia il giorno in cui si erano scambiati il loro primo bacio. Avrebbe voluto dirle tante cose, ma non sapeva da dove iniziare. Non sapeva nemmeno se valesse la pena di parlare. Si limitò a fissarla con occhi pieni di gratitudine, finalmente consapevole di non essere stato abbandonato.
Aurora lo raggiunse e si chinò per baciarlo.
«Non era il mio sogno, lo sai, ma sono felice che stia per succedere» gli disse. «Non vedo l'ora di essere tua moglie.»
«E io non vedo l'ora di essere tuo marito» rispose Oscar. «Non ho fatto che pensarci, in questi giorni. Hai ragione tu, abbiamo fatto bene a non aspettare. Passerà qualche settimana almeno prima che io possa tornare a casa, ma sarebbe troppo. Non voglio rischiare di stare senza di te fino ad allora.»
«Non resterai mai senza di me» replicò Aurora. «Non importa se tua madre o qualcun altro cercherà di dividerci, tra poco non sarà più possibile, né per lei né per altri.»
«Mi sei mancata.»
«Anche tu. E ho tante cose da dirti, ma lo farò quando sarà il momento. Adesso abbiamo altro su cui concentrarci.»

******

A distanza di ore, Oscar ancora non riusciva a crederci. Era sposato con Aurora, il suo desiderio più grande finalmente realizzato. Il futuro gli appariva già più roseo rispetto a quella mattina, figurarsi al confronto con la piattezza di qualche giorno prima. 30 dicembre 1987, quella data sarebbe rimasta nel cuore per tutto il resto della sua vita.
Chiuse gli occhi, chiedendosi se sarebbe riuscito a prendere sonno. Non fu per niente facile, rivedeva Aurora con il suo abito estivo a fiori, poi Emilia e Vittorio, infine il piccolo Riccardo che non stava fermo un attimo.
Gli venne da sorridere, poi da chiedersi come ci sarebbe rimasta l'indomani sua madre, quando le avrebbe detto del matrimonio e l'avrebbe informata di essere ormai in condizioni di salute tali da riprendere in mano la propria vita, senza avere bisogno di farsi manovrare dalle sue improvvise manie di controllo.
Il giorno dopo, tuttavia, era ancora lontano. Vide a malapena, nella penombra, la sagoma di un uomo che si infilava dentro la stanza. Oscar era piuttosto stordito dai farmaci e non lo riconobbe subito. Anche se avesse intuito la sua identità, non avrebbe avuto la possibilità di fare alcunché. Solo alzarsi dal letto senza aiuto era ancora troppo faticoso.
«Cosa vuoi?» mormorò, quando riconobbe che si trattava di Gabriele. «Ti stanno cercando.»
«È tutta colpa tua» replicò Gabriele. «Se tu avessi badato ai cazzi tuoi, non saremmo arrivati a questo punto.»
«Hai ucciso Nico e Giuliana» lo accusò Oscar, «E hai cercato di fare lo stesso con me e con Vittorio.»
Aveva la vaga sensazione, risalente agli ultimi attimi di lucidità, quando era stato colpito alla testa, che Gabriele gli avesse cercato qualcosa nelle tasche: forse le chiavi di un'automobile, nella speranza di rimettere in scena lo stesso trucco già utilizzato con le sue prime vittime.
«Giuliana era una testa di cazzo che voleva solo i miei soldi» puntualizzò Gabriele. «Per non parlare di quel pezzente del tuo amico. Giuliana lo prendeva in considerazione solo perché non c'erano altri che se la filassero. Nessuno sentiva la loro mancanza. Nessuno si preoccupava. Poi mi hai messo addosso l'amica della tua fidanzata - un'altra stronza che se l'è cavata fin troppo bene.»
«Io non c'entro nulla» si difese Oscar. «Sei stato tu che l'hai conosciuta per caso. Nora non sapeva nemmeno chi fossi e non lo sapeva neanche Aurora.»
«Forse pensi che dovrei crederti, ma la realtà è che non mi importa niente di quello che dici. Non sono qui per ascoltarti, ma solo perché non mi piace lasciare i lavori in sospeso.» Gabriele si fece più vicino. «Temo che la tua Aurora non ti rivedrà più vivo.»
Oscar non ebbe il tempo di fare nulla, né di cercare di chiamare aiuto, né di reagire entro i limiti ai quali era costretto.
Calò il buio, come la sera in cui era andato da Gabriele per metterlo al corrente dei suoi sospetti.
Calò il buio, poi arrivò un sottile raggio di luce.
C'era di nuovo Nico, di fronte a lui, con il suo sguardo beffardo così difficile da inquadrare.
«Credevo avessi ancora qualcosa da fare dall'altra parte» lo accolse il suo vecchio amico, «Ma non mi sembra tu sia durato tanto a lungo.»
Oscar mosse qualche passo verso di lui.
«Perché sei qui?»
«Perché non sei sempre tu quello che detta le regole» sibilò Nico. «Alla fine non ti sei dimostrato tanto più accorto di me.»
Oscar abbassò lo sguardo.
«Volevo solo che tu avessi giustizia.»
«Non te l'ho chiesto io. Se tu non ti fossi messo in testa di cercare la verità in un modo così stupido, adesso saresti accanto a tua moglie.»
«Lo so, ma non potevo fare altrimenti.»
«Non potevi fare altrimenti» ripeté Nico, in tono divertito. «A sentire te, non potevi comportarti mai in un altro modo. Gli altri sbagliavano sempre, tu avevi sempre ragione. Hai mai pensato di non essere infallibile?»
C'era molta verità nelle parole di Nico, verità che finalmente Oscar riusciva a intravedere. Ebbe la forza di alzare gli occhi e di sostenere il suo sguardo, mentre ammetteva: «Lo so. Ho fatto un sacco di errori anch'io, mentre ero impegnato a preoccuparmi di quelli degli altri.»
«Degli altri.» Nico rise, sprezzante. «Diciamo pure dei miei. Non mi sembra che tu fossi così preoccupato da quello che facevano altri. Io ero il coglione che doveva sempre essere salvato, quello a cui dovevi parare il culo a tutti i costi. È così che mi hai sempre visto, vero?»
C'era ancora qualcosa di vero, ma anche altro, che a Nico sembrava sfuggire.
«Immagino che tu ora voglia che io ti chieda scusa per avere pensato che sei un coglione» azzardò Oscar. «Beh, in questi ultimi mesi ho scoperto vari dettagli interessanti sulla tua vita.»
«Tipo?»
«Tipo che avevi una moglie stupenda, ma che le hai preferito indebitarti giocando a poker. Oppure che, quando voleva che tornassi da lei e da tuo figlio, tu ti sei allontanato ancora di più. Con me, hai fatto finta che non esistessero. Non solo non devo chiederti scusa se ho pensato che tu sia un coglione. No, piuttosto te lo devo dire esplicitamente. Sei un coglione, Nico. Sei un fottutissimo coglione e il fatto che io abbia fatto degli sbagli non cambia la situazione, sempre un coglione rimani.»
«Wow, molto gentile da parte tua» mormorò Nico. «E io che sono venuto da te ad accoglierti, per evitare fosse uno shock.»
«Bella accoglienza» ribatté Oscar. «Sei tu che hai deciso che dovevamo dirci adesso quello che non ci siamo mai detti allora.»
Nico accennò un sorriso.
«Prima o poi dovevamo farlo. Te l'avevo lasciato scritto. Cosa pensavi, che ti abbracciassi e basta senza dire niente? Che non ti dessi la possibilità di mettermi a tacere un'altra volta? Tanto lo sapevo come andava a finire: l'ultima parola ce l'hai sempre tu. E sotto sotto, magari hai anche ragione.»
«Non so se tu sia davvero qui o se questo sia soltanto un sogno» ammise Oscar, «Ma non penso sia così importante a chi spetti l'ultima parola. Quello che conta è che non siamo soli.»
«Non lo saremo mai» rispose Nico. «Mi dispiace per com'è andata, ma sono contento di averti qui con me.»

   
 
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