Anime & Manga > Haikyu!!
Ricorda la storia  |      
Autore: musa07    04/01/2023    2 recensioni
[KuroOi][Post Time!Skip][XMas fic]
"Arriva sempre un momento nella nostra esistenza in cui ci si chiede se i bozzetti della nostra vita siano stati in qualche modo realizzati o lo stiano per essere. Altri che, invece, rimangono in bilico. Sospesi...
È in questi particolari momenti, che sono così effimeri, che cogliamo perfettamente attraverso quello squarcio, che è la nostra esistenza, quello che siamo – o non siamo - riusciti a realizzare. A portare a termine.
Ed è allora che si tirano le somme. Che si fanno i conti.
Tetsurou osservò ammaliato il profilo di Tooru, nello stesso identico modo in cui lo aveva osservato la prima volta che si erano conosciuti all’inizio del loro ultimo anno di Liceo[...]
Tooru non era legato a quel genere di convenzionalità del fare i bilanci di fine anno (spietato com’era con se stesso, li faceva ogni giorno. In ogni singolo istante) ma inevitabile che in quel momento ripensò a quanto vissuto, a quanto passato, a quante cose passate proprio con quelle persone.
- Un brindisi ai presenti. - proferì allora, sollevando il bicchiere[...]"
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Tetsurou Kuroo, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quattordicesima fic natalizia,
sto un po' sforando con i tempi
ma dai: fino alla Befana
ci siamo.
Anche perché NON potevo
non avere una fic natalizia
con la mia amata KuroOi.


 
Far entrare per far uscire



Arriva sempre un momento nella nostra esistenza in cui ci si chiede se i bozzetti della nostra vita siano stati in qualche modo realizzati o lo stiano per essere. Altri che, invece, rimangono in bilico. Sospesi...
È in questi particolari momenti, che sono così effimeri, che cogliamo perfettamente attraverso quello squarcio, che è la nostra esistenza, quello che siamo – o non siamo - riusciti a realizzare. A portare a termine.
Ed è allora che si tirano le somme. Che si fanno i conti.

Tetsurou osservò ammaliato il profilo di Tooru, nello stesso identico modo in cui lo aveva osservato la prima volta che si erano conosciuti all’inizio del loro ultimo anno di Liceo.
Ed erano passati esattamente quindici anni.
Si trovavano al Tempio per la tradizionale preghiera di inizio anno e Tooru, mani giunte davanti al volto, se ne stava in integerrima meditazione, avvolto in quel rito. Avevano iniziato a salire la scalinata del Tempio all’inizio del primo dei 108 ritocchi e si erano zittiti, come aveva fatto tutta la folla intorno a loro, che procedeva ordinatamente per la lunga scalinata. 
Erano entrambi rimasti affascinati dal fatto di come tutti, quasi avessero ricevuto un comando, si fossero zittiti ed intorno a loro era sceso un religioso e rispettoso silenzio. Silenzio reso ancora più ovattato dal fatto che stava nevicando. Era una neve leggera, gentile, che si posava su di loro come una carezza.
Salendo gli ultimi gradini, si erano tenuti per mano, rispettando sempre il silenzio. Era stato un gesto spontaneo darsi la mano, quasi a voler suggellare l’ennesima promessa tra loro, qualcosa di solenne, perché non era bastata la promessa che si erano scambiati civilmente sei anni prima, volevano rinnovarla e onorarla nuovamente. Quindi quale momento migliore se non in quel passaggio tra il vecchio e il nuovo anno?
Tetsurou, in quegli ultimi passi che li dividevano dal Tempio, in quegli ultimi ritocchi, aveva ripensato alla serata che avevano passato insieme agli altri. Ai loro vecchi amici, persone con le quali condividevano il loro cammino da tanti anni. Era stata una bella serata. Tranquilla ma ricca di serenità. 
Aveva stretto la mano di Tooru, fatto intrecciare le loro dita mentre si infossavano entrambi nelle loro sciarpe. Qualcuno aveva lanciato loro più di qualche occhiata ma molto semplicemente perché Tooru, nonostante ormai dieci mesi prima si fosse ufficialmente ritirato dal mondo della pallavolo (di quella professionale almeno), era e restava un atleta a livello mondiale che ancora veniva ricordato per le sue mirabolanti gesta. Ma lo avevano lasciato tranquillo, senza chiedergli foto o autografi, visto che il particolare momento era solenne.

- Ti manca? - gli aveva chiesto qualche sera prima Tetsurou, mentre erano appollaiati in divano a guardare uno di quei film di Natale che Tooru propinava barra obbligava Tetsurou a guardare ogni anno, stretti stretti sotto alla copertina, tazza fumante tra le mani e Lucifero in mezzo a loro (che escogitava nuovi e coloriti modi per tentare di far fuori Tooru).
Tooru aveva per un attimo sgranato gli occhi, capendo perfettamente a cosa il proprio compagno facesse riferimento. Si era sfilato gli occhiali da vista, soppesando attentamente quella domanda.
- No. - aveva risposto sinceramente, senza nessuna malinconia o rimpianto.
– Quel ciclo si è chiuso. Sono stato felice di quello che ho fatto e di quello che ho ottenuto e saranno ricordi, sensazioni indelebili dentro di me per sempre, ma adesso ho così tanti nuovi progetti in corso... E mi sento come in una seconda adolescenza, caricchissimo e con l’hype a mille. - aveva concluso sorridendo sincero e appollaiandosi sul petto di Tetsurou, dove questi lo accolse.
Ogni tanto Tetsurou quella domanda gliela poneva ma non perché pensasse che Tooru gli stesse mentendo, o peggio: che stesse mentendo a se stesso, ma 
perché voleva essere sicuro che fosse quello che veramente voleva.

Quando alla fine del Liceo, lui aveva scelto di smettere di giocare tutti, tra i suoi amici o ex compagni di squadra, si erano parecchio meravigliati, ma quella era una decisione che aveva maturato da tempo. Non era qualcosa di avventato. Sapeva di voler restare nel mondo della pallavolo ma non come giocatore. Voleva mettersi in gioco, sperimentarsi in altri modi. Ed era soddisfatto della sua carriera, delle possibilità di crescita che ancora gli dava.
Ed ora, da quasi un anno a quella parte, era ancora più felice perché aveva Tooru finalmente a casa. Non gli aveva mai fatto nessun tipo di pressione perché smettesse o perché almeno rientrasse in patria, ma l’aveva sempre sostenuto, soprattutto nei momenti, comprensibili, di difficoltà. 
E riaverlo nuovamente a casa, poter vivere la quotidianità era stato come aver iniziato una nuova vita.

Nuova vita che aveva voluto dire, per esempio, anche poter fare insieme tutti quei riti, come il festeggiare la Vigilia di Natale nel più classico dei modi (aka pollo fritto e torta alle fragole), festeggiare i loro compleanni insieme e non in video-chiamata, passare la sera di Capodanno con le loro famiglie o con i loro amici.
E quindi eccolo lì, appunto, ad osservare il regale e nobile volto di profilo di Tooru, emozionandosi nel momento in cui il proprio compagno, finita la sua preghiera, si era girato a guardarlo e gli aveva sorriso di rimando dopo aver sgranato gli occhi per la sorpresa di vedersi fissato.
Erano passati quindici anni da quando si erano conosciuti e quattordici da quanto stavano insieme e, inevitabilmente, il Tempo aveva lasciato segni del suo passaggio nel volto (e nell’animo) di entrambi. 
C’erano quelle piccole rughe di espressione ai lati delle labbra o ai lati degli occhi. Oppure, come nel caso di Tooru, quella rughetta al centro tra le sopracciglia, segno del fatto di come molto spesso si era perso a riflettere sulle cose con troppa apprensione, nonostante facesse di tutto perché all’esterno questa cosa non si percepisse.
Lo aveva visto, Tetsurou, qualche volta di fronte allo specchio in bagno osservava contrariato quelle rughe. Non era un vanesio, Tooru, ma ci teneva comunque ad essere curato e presentabile e a volte quelle fastidiose rughe non gli andavano proprio giù. Ma Tetsurou le amava tutte. Ad una ad una. Perché erano simbolo del fatto che erano cresciti. Che erano cresciuti insieme e ce l’avevano fatta. 
Più di qualche volta Tooru, quando si sentiva vacillare, si era sentito dire da Tetsurou per telefono, sfidando l’impietoso fuso orario che li divideva, “ce l’hai fatta a superare il tuo infortunio al ginocchio, ce la puoi fare anche adesso”
E quando Tooru replicava “sì ma Neko-chan, è proprio perché ho affrontato tutte queste cose che ho paura che la mia forza interiore mi stia abbandonando e presentando il conto” allora Tetsurou rincarava la dose “amore, per quanto ti sembra impossibile e devastante, tu pensa che questo momento è solo qualcosa di temporaneo”. E Tooru si lasciava tranquillizzare da queste parole.
Il loro mantra era diventato “far entrare per far uscire”. Fai entrare le emozioni negative – perché tanto non potrai sfuggire loro – accoglile, solo così potrai farle uscire da te e liberartene.

I segni di espressione nel volto di Tetsurou che Tooru amava di più erano quelli intorno agli angoli delle labbra perché erano stati scavati dai sorrisi di Tetsurou. E Tetsurou sorrideva, aveva sempre sorriso, tantissimo. Non si era mai fatto scalfire da niente anche se questo non voleva dire che taluni avvenimenti non lo avessero fatto soffrire. I sorrisi storti di Tetsurou erano il faro nella notte per Tooru, ciò che lo conduceva per mano. Ciò che lo riportava a riva al sicuro anche nelle tempeste peggiori.

Lasciarono il posto alle persone in attesa dietro di loro dirigendosi ad acquistare dei nuovi omamori* riportando quelli vecchi da bruciare. E poi ritrovare gli altri, che chissà dove si erano dispersi, e bersi insieme una riscaldante, quanto propizio, O Toso Sake.
- Che cosa hai espresso per il nuovo anno? - gli chiese divertito Tetsurou ad un orecchio, dandogli una piccola spallata divertita mentre, riusciti ad incrociarsi nuovamente con gli altri, se ne stavano tutti intorno ad uno dei cioschetti a tentare di riscaldarsi con dell'O Toso Sake.
- Non si dice, ovviamente. - rise genuino Tooru, posandogli l’indice sulle labbra, per poi sostituirlo con le proprie labbra per un veloce bacio a schiocco posandogli poi la testa sulla spalla ed osservare i suoi amici.
Tooru trovò bellissimo e rincuorante vedere come ognuno di loro avesse conservato nel tempo, negli anni, abitudini, modi dire, espressioni facciali, piccole cose che li avevano da sempre caratterizzati. Si sentì riempire il cuore. Quando gli capitava di vedere foto sue e di Iwa di quando erano al Liceo si stupiva sempre parecchio di vedere come i loro volti erano cambiati negli anni. A lui sembrava di essere sempre uguali, e invece… E invece erano ancora là, dopo tutti quegli anni. Iwaizumi lo aveva sopportato e supportato per tutti quegli anni. Perché se Tetsurou era il suo faro nella notte, il porto nel quale tornare, Hajime per lui era sempre stata la sua roccia, quella roccia che aveva sostenuto tutto anche quando lui si era sentito andare a pezzi e si era sgretolato. 
E fu proprio verso Hajime che sollevò il piccolo bicchierino di carta in segno di brindisi, cosa che Hajime gli ricambiò, strizzandogli l’occhio di rimando.

Tooru non era legato a quel genere di convenzionalità del fare i bilanci di fine anno (spietato com’era con se stesso, li faceva ogni giorno. In ogni singolo istante) ma inevitabile che in quel momento - con la persona che amava finalmente al suo fianco, con quello che lui aveva sempre chiamato il “mio fratello d’anima”, con i suoi più cari amici – ripensò a quanto vissuto, a quanto passato, a quante cose passate proprio con quelle persone. Nel bene o nel male.
Inevitabile in quel momento di transizione tra il vecchio e il nuovo anno pensare a quello che si era fatto, a quello che si era portato a termine. A quello che si era iniziato e a quello che, anche per quell’anno, si era rimandato. Forse per incertezza, forse per paura, forse attendendo il momento migliore (che magari non sarebbe mai arrivato).
Inevitabile, tra tutte queste cose, era guardare le persone che ancora si avevano a fianco, nonostante tutto.
- Un brindisi ai presenti. - proferì allora Tooru, sollevando il bicchiere, sempre stando ben attaccato al suo adorato.
Gli altri, in cerchio tra di loro, fecero un attimo di silenzio e poi sollevarono a loro volta i loro bicchieri.
- Ai presenti. - ripeterono in coro.
- Grazie a chi mi è sempre stato a fianco, nonostante tutto. - proferì soave Tooru con la sua bella voce ammaliante – Alla memoria di tutto quello che abbiamo passato insieme. Un brindisi anche a chi abbiamo perso per strada e a chi vorremmo che fosse qui ma non c’è... - proseguì, ma senza nessun tipo di rammarico e tristezza. Era comunque grato alle persone che aveva incrociato nel suo cammino.
C’era stato un tempo un cui non sapeva che cosa fosse il dolore, non lo aveva mai sperimentato, ma quando era accaduto era stato più fragoroso di una onda d’urto. Ma aveva resistito. Era rimasto in piedi. Era per questo che Tetsurou gli diceva “ce la farai anche questa volta. Il dolore è solo temporaneo”.
Era inevitabile, nel corso della vita, venir feriti e ferire. Ma poi tutto si era sistemato e Tooru aveva capito che essere felici, essere sereni, non voleva dire non avere nessun ostacolo nel percorso della nostra vita. Essere felici fondamentalmente voleva dire essere vivi non perfetti, ed essere vivi voleva dire anche fare fatica a volte. Subire perdite e delusioni, voleva dire affrontare ostacoli. Molto spesso tendiamo a credere che essere felici voglia dire non trovar nessun ostacolo nella nostra vita, ma così si crea un circolo vizioso che è una visione distorta e fasulla di come vanno in realtà le cose e quindi cadiamo in uno stato di frustrazione angosciante, dove precipitiamo in una spirale di insoddisfazione dalla quale non ne veniamo fuori perché abbiamo un disegno nella testa che non è realizzabile nella realtà di ogni singolo giorno. 
Era stato indubbiamente pesante sbattere contro a questa realtà, perché ai tempi del Liceo, ai tempi dell’Aoba in particolar modo quando era stato Capitano, Tooru si era chiesto più e più volte perché gli immensi sforzi fatti, gli immensi sacrifici compiuti, non lo avevano condotto dove riteneva giusto che quegli sforzi lo portassero. E lì si era sgretolato. E aveva avuto bisogno di ritrovare se stesso. E aveva ritrovato se stesso, era ritornato a sé, attraversando le sue paure. In quelli che lui considerava fallimenti aveva trovato la spinta per agire. Per ripartire.

Era soddisfatto della sua vita? Sì, non poteva assolutamente lamentarsi, soprattutto nel momento in cui si era sganciato da quell’idea fasulla che essere felici volesse dire avere una vita perfetta. 
La cosa che aveva imparato subito quando si era trasferito in Argentina era il calore delle piccole cose. Perché in quella terra che gli era straniera, aveva capito di non essere solo quando la gente, per strada, nel negozietto di alimentari sotto casa, nel suo solito giro mattutino di corsa, gli sorrideva. 
Ricordò quando si era sentito solo, incompreso, frustato e con un odio, sì: odio, così forte che aveva temuto che quest’odio lo avrebbe divorato da dentro ma poi era stato in grado di trasformarlo in qualcosa che brillava dentro e intorno a lui.
Si ricordava di quando, più di qualche volta, aveva detto a Tetsurou frustrato che gli sembrava di non aver ottenuto nulla nella sua vita e che sentiva un grande vuoto dentro e che temeva che quel vuoto dentro lo avrebbe inghiottito prima poi. E Tetsurou, con tutta la sua solita pragmaticità e tutto l’amore che aveva nei suoi confronti, gli aveva ricordato una cosa semplicissima. L’amore e l’affetto che aveva dalle persone. Di come queste lo ringraziassero. Non il fargli i complimenti ma il ringraziarlo per qualcosa che aveva fatto e che magari a lui era parso cosa piccola, di poco conto. E Tooru aveva riflettuto un sacco di fronte a quelle parole. Nella loro assordante semplicità.

Si scoprì intento a guardare i proprio amici come se li osservasse da un punto completamente esterno, godendo della loro semplice presenza per poi girare il volto e guardare il proprio compagno al suo fianco. A vedere come comunque il tempo avesse lasciato un segno in quegli anni passati insieme. Di come gli fosse rimasto accanto, credendo entrambi strenuamente in loro due.
E quando qualcuno propose, come da tradizione, di attendere e di andare a vedere la prima alba dell’anno dalla collina, Tooru aveva declinò l’offerta sorridendo.
- Stai male? - gli chiese preoccupato Tetsurou, fermandolo delicatamente per un braccio.
- No. - rispose Tooru, scuotendo di poco la testa in senso di diniego e accarezzandogli il volto con una dolce carezza piena d’amore – Voglio tornare a casa. Voglio fare l’amore con te. -


FINE



Solito pippone introspettivo quando c’è Tooru di mezzo. Quando scrivo di ‘sto ragazzo (a parte il p0rn) è sempre molto catartico. 
Quindi, se siete arrivati fino alla fine, vi ringrazio davvero di cuore <3

Lucifero è ormai co-primario delle mie KuroOi^^





 
*omamori=portafortuna
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: musa07