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Autore: susiguci    04/01/2023    6 recensioni
Dal Capitolo I
[... Merlin era in ritardo per l'inizio delle lezioni e, come sempre, correva per i corridoi, cercando di arrivare in aula più presto possibile.
Merlin non vide il ragazzo che allungò un piede al suo passaggio e si ritrovò a terra, battendo forte la bocca e il mento. Un rivolo di sangue gli usciva dalla bocca e Merlin si girò a guardare il ragazzo con tanto d'occhi!
'Chi è questo grandissimo figlio di puttana?' si chiese.
"Oh, Dio! Scusami!" disse il ragazzo, tendendogli una mano per farlo alzare.
"E perché dovrei? So che l'hai fatto apposta!"
Il ragazzo sorrise e scosse la testa. "Ok. Volevo farlo! Solo … non a te! Ho sbagliato persona!"...]
[..."Abbiamo cominciato con il piede sbagliato…" disse il ragazzo dispiaciuto.
"Già … con il tuo, per l'esattezza"...]
Capitolo I revisionato
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Merlino, Parsifal, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessuna stagione, Nel futuro
Capitoli:
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Capitolo II


Just for money








 


Superato lo choc iniziale, Arthur abbracciò Merlin e ricambiò il suo bacio con passione.

Valiant furioso diede un pugno sopra il loro tavolino, in maniera così forte che fece ribaltare ciò che c'era sopra e se ne andò. Spaventati dal rumore del colpo, i due ragazzi si staccarono e rimasero in silenzio a cercare Valiant con gli occhi. Non si vedeva più.

 

"Grazie!" disse dopo qualche istante Arthur a Merlin. "Sei stato fantastico! Sono in debito con te…"

"Facciamo ottocento dollari, allora? Così ti sdebiti anche di questo?"

"Che cosa?" quasi urlò l'altro.

Merlin sorrise. "A parte gli scherzi … come hai fatto a stare con uno come quello? È insopportabile!"

"Beh, sai … i sentimenti a volte sono difficili da controllare…"

"Sì, certo! I sentimenti! Probabilmente il tuo ex deve essere un toro a letto, vista la stazza! T'ho scoperto mascherina!" disse Merlin, sganasciandosi dal ridere. 

"Sei molto meno innocente di quanto sembri! E comunque era la mia bisnonna che diceva 't'ho scoperto, mascherina' ma quando avevo tre anni… Devi essere la reincarnazione di qualche personaggio del passato. Uno neanche troppo importante!"

"È la stessa cosa che pensavo di te. Mi dai l'idea che in una vita precedente, tu sia stato un vero piantagrane. Testardo, impulsivo e non molto intelligente!"

"Non sei affatto gentile" rispose Arthur piccato. "Io mi vedo piuttosto come un grande condottiero o persino un imperatore!"

"Dio ci scampi e liberi!"

"Un frate! Ecco! Dovevi essere uno di quegli antichi amanuensi, con la tonsura sul capo, che di notte si autoflagellava con uno scudiscio per i pensieri impuri che aveva avuto durante il giorno per i suoi confratelli!"*

"Tu non sei normale!" gli disse secco Merlin.





 

Merlin era entrato in classe alla seconda ora e quando le lezioni terminarono, uscendo dal corridoio delle classi terze, si era ritrovato Arthur ad attenderlo. Aveva insistito fino allo sfinimento per poterlo accompagnare con la macchina.

 

Sia il medico che il dentista non rilevarono danni particolari. Le radiografie non avevano messo in evidenza fratture o simili.

 

"Dove abiti che ti accompagno a casa?"

"Puoi lasciarmi in Piazza Martiri, grazie!"

"Ma tu abiti lì?"

"Non proprio. Solo che mia madre adesso è in casa e se mi vede uscire da un macchinone del genere mi fa il terzo e il quarto grado!"

"Lei lo sa, vero?"

"Cosa?"

"Che sei gay! Dicono che le madri abbiano un sesto senso per queste cose…"

"Scusa ma … come fai ad essere sicuro che io sia gay?" chiese Merlin.

"Cavolo! Mi hai baciato!"

"Per salvarti! Non credi che, anche se fossi etero, avrei potuto fare lo stesso per aiutare un mio amico gay?"

Arthur arricciò le labbra, stringendo gli occhi facendo finta di pensare. Poi lo guardò malizioso. "No!"

Merlin scoppiò a ridere.

E Arthur continuò: 

"Scusa ma tu non hai amici etero?"

"Io ho… solo amici etero!"

"Li hai presente? Nel migliore dei casi sono terrorizzati dai gay anche se fingono indifferenza. Non ti dico poi se questi sono intimamente omofobici. Se spariscono dalla tua vita è solo un bene. Credimi!"

"Io non penso che i miei amici mi volterebbero le spalle…"

"Scusa, Merlin, ma se non l'hanno ancora fatto, è solo perché non hai fatto coming out!"

"Vuoi dire che perderò tutti i miei amici?"

"No! Solo quelli che non ti meritano come amico! Nel mio caso, ne sono rimasti giusto una manciata, ma si sono rivelati i migliori. Se ci pensi, non è neanche male: ti aiuta a dare una bella scrematura! Certo all'inizio non ci sono rimasto bene."

"Questo è molto … triste!"

"Mettila così! Le amiche non ti mancheranno. Chissà perché la maggior parte delle ragazze adora avere un amico gay?"

"Io lo so! Pensano che noi siamo i custodi di un sapere più grande. Credono che noi conosciamo il segreto per capire gli uomini, in quanto maschi, grazie alla doppia sensibilità, maschile e femminile, che sono convinte che noi possediamo! In pratica sperano che noi potremo dare loro la chiave per aprire il 'cuore' dei ragazzi."

"Se fosse così, i gay sarebbero tutti felici, ma purtroppo non mi risulta che le cose vadano in questo modo!"

"Sono tutti luoghi comuni sui gay. È tutto falso. E di certo non sono neppure i peggiori..."

 

Rimasero per qualche minuto in silenzio, mentre Arthur guidava lentamente in mezzo al traffico della città.

 

"Quindi non l'hai ancora detto a tua madre?"

"No. E se lo sa, non mi ha detto nulla!"

"E in quanto a relazioni omoerotiche come sei messo?"

"Come…?"

"Arthur sorrise: "Con quanti ragazzi sei stato?"

"Con nessuno. Oggi in pratica è il mio battesimo gay!"

"Sul serio? Che strano! Io non ho mai avuto un battesimo gay, se si esclude forse la mia prima volta con un ragazzo."

"E come te ne sei accorto?"

"Credo di averlo sempre saputo. Da bambino giocavo spesso al principe valoroso che uccideva l'enorme drago per andare a salvare il suo bellissimo cavaliere, rapito dal perfido stregone che lo voleva per sé. Dopo aver sfidato a duello e ucciso il cattivo, prendevo in braccio il mio cavaliere dai grandi occhi blu, lo sposavo e avevamo tanti bambini…"

"Bambini?" ridacchiò Merlin.

"Avrò avuto sette o otto anni e non avevo ancora ben chiari i fatti della vita…"

"Siamo arrivati. Puoi lasciarmi qui, grazie!"

"Ehi, aspetta un momento!" quasi urlò Arthur spalancando gli occhi!

Accostò l'auto, spense il motore e si girò sul sedile verso di lui, per poterlo guardare in faccia.

"Non … non ti avrò rubato il primo bacio gay, vero?"

"Il primo bacio in assoluto, a dire la verità!" rispose Merlin divertito. "Non preoccuparti. Sono stato io a farlo, ricordalo!"

"Ma … a saperlo… magari, mi sarei impegnato di più! Era tutta una farsa a discapito di Valiant! Da fuori poteva sembrare un limone con i fiocchi, ma in realtà si è trattato solo di un contatto … "

"... casto!" terminò la frase Merlin. "Non mi hai rubato niente. In fondo poteva andarmi peggio: sei abbastanza carino."

Arthur spalancò la bocca scandalizzato. "Abbastanza carino? Forse è perché mi vedi così conciato per le feste, tutto gonfio e pesto. E capisco di non essere un gran bel vedere…"

"E sarei io che parlo come la tua bisnonna?"

Arthur non sentì nemmeno quello che Merlin gli aveva detto.

"Voglio dire … io in genere sono molto quotato, sai?"

"Nei locali gay?"

"Sì … ma non solo…"

"Non offenderti ma …tra l'alcol, qualche pasticca, se non peggio, la complicità del buio e della musica giusta, persino io potrei apparire a qualcuno, bello come Timothy Chalamet."

"Mi sembra tu stia esagerando! Non tutti si comportano così, nei locali! E non sarai bello come Chalamet, ma fossi al posto tuo, non mi butterei poi così giù."

"Non voglio giudicarti. Può essere che tra qualche anno, mi ritroverò anch'io così disperato da diventare un habitué di uno squallido gay-club!"

"Per fortuna che non mi stai giudicando! Si vede che non ci sei mai stato. Tu non puoi sapere quanto sia liberatorio essere del tutto se stessi una volta ogni tanto! E non tutti i locali gay sono così squallidi. Non più di una qualsiasi altra discoteca."

Senza capire bene il motivo, Merlin sentì montare dentro di sé una certa irritazione, anche se si sforzò di mantenere un tono di voce neutro.

"Nei tuoi locali non esiste la dark room? Non ci sono i cubisti che si prostituiscono a pagamento o se gli piaci, gratis?"

Arthur si accorse che l'altro si era innervosito. Aveva la mandibola serrata, le mani a pugno e non lo guardava.

"Credo di sì! Ma se vai lì solo per ballare e divertirti con gli amici, ma anche per cercare un ragazzo che possa piacerti, non vedo cosa ci sia di male..."

"La fai semplice … ma è l'ambiente che, tra l'altro, dà l'idea al resto del mondo che tutti i gay siano perversi e promiscui."

Arthur sospirò: "Devo aver toccato un brutto tasto…"

"Puoi darmi i miei seicento dollari, adesso?"

"Ne ho solo trecento … ecco tieni! Se vuoi possiamo fare un salto al bancomat!"

"No. È tardissimo. Mia madre mi farà il culo e devo studiare un casino!"

"Ti faccio inviare un bonifico, allora!"

"Sono minorenne. Non ho un conto corrente."

"Se mi dici dove abiti, te li porto più tardi!"

"No! Non è il caso!"

"Te li do domani a scuola? In che terza sei?"

"Domattina parto per la Scozia, per uno stage di due settimane, con la mia classe!"

"Dammi il tuo numero di cellulare, allora. In qualche modo ci metteremo d'accordo, visto che ti è presa tutta questa fretta improvvisa!"

"Preferisco che sia tu a darmi il tuo numero, se non ti secca!" 

Arthur fece una piccola smorfia. Che il ragazzino volesse avere la situazione sotto controllo? Come non lo conosceva...

Arthur sentiva di aver parlato troppo. Il giovane vicino a lui non aveva gradito quel discorso sui locali. Ma era solo un ragazzino gay alle prime armi. Cosa poteva saperne? Il tempo l'avrebbe cambiato. Era successo anche a lui, qualcosa di simile.

Però doveva ammettere che Merlin avesse carattere! In più lo trovava davvero carino. Tutto occhi e bocca su quel corpo lungo e sottile.

Dopo aver registrato il numero dell'altro, Merlin uscì dall'auto con un semplice "ciao".

 

Era stata una giornata così strana per Arthur. Si accorse di essere stanco e si avviò verso casa. Come Merlin, anche lui aveva da studiare un casino.






 

Erano passate due settimane e quella mattina, la classe di Merlin entrava un'ora dopo, usufruendo del fatto di poter dormire un'ora in più, visto che erano rientrati dalla Scozia solo il giorno precedente. 

Passando vicino all'armadietto dove Arthur gli aveva fatto lo sgambetto, gli venne da sorridere, ma ripensandoci quel ragazzo non gli piaceva così tanto.

Era bellissimo, anche troppo, nonostante ad Arthur non l'avesse fatto capire.

L'aveva fatto apposta, come forma di autodifesa. In Scozia si era tuffato nello studio ma ogni tanto ci pensava: lo sgambetto, il bacio, ma ogni volta gli venivano in mente quei discorsi che ancora lo infastidivano.

Meglio tenere alla larga un tipo così. Arthur poteva essere pericoloso per un ingenuo romantico come lui. Addirittura micidiale. Non doveva permetterselo. Già si vedeva in futuro, a casa, piangere disperato in un letto, con la consapevolezza dell'altro che passava le sue notti da un locale all'altro per sballarsi e … scoparsi chiunque.

 

Aveva bisogno dei soldi, però. Doveva ancora pagare medico e dentista. Forse gli sarebbe avanzato qualcosa. Gli altri trecento dollari li aveva dati a sua madre, dicendo che era un rimborso spese della scuola per lo stage. Sua madre era stata molto contenta e non aveva sospettato nulla. La donna aveva speso tanto per mandarlo a quel tirocinio. Merlin pensò che fosse ora di trovarsi un lavoretto.

 

Non aveva inviato nessun messaggio ad Arthur dalla Scozia. Era ora di riscuotere e tornare alla sua vita senza Arthur a turbarlo in un modo e nell'altro.

Attivò l'opzione 'numero privato' nelle impostazioni del suo cellulare e inviò un messaggio al numero di Arthur.

'Ciao! Sono Merlin. Sono tornato ieri. Se mi dici in che classe sei, durante l'intervallo passerei a prendere i trecento dollari. Sempre che tu li abbia'

 

Due ore dopo Arthur non solo non gli aveva risposto ma non aveva neanche visualizzato il suo messaggio.

Decise di andare a fare un giro nel corridoio delle quinte. Chiese a un gruppo di ragazze e ragazzi se sapessero in quale classe fosse Arthur Pendragon, scoprendo che frequentava la quinta D. Ma non riuscendo a trovarlo chiese ai compagni di Arthur se fosse a scuola. 

"Sì… era qui fino un momento fa…sarà in bagno o alla macchinetta del caffè…" rispose uno di loro. Si accorse che alcuni compagni lo guardavano, ridacchiando. Merlin arrossì furiosamente. Di certo Arthur aveva fatto coming out anche a scuola e lui passava per il ragazzino gay, cotto di un ragazzo più grande dal quale veniva visibilmente snobbato.

Tornò in classe e si prese anche una ramanzina dalla prof. di scienze per aver fatto tardi.

All'uscita si mise ad aspettarlo ma non lo vide. C'erano più uscite in quella scuola.

Tornando a casa, lo chiamò più volte, ma non ebbe risposta.

A che gioco stava giocando Arthur? Forse stava facendo tutto questo per non rendergli i soldi? Si era lasciato fregare così?

Era arrabbiato ed anche nei guai!

Prima di entrare in casa, disattivò l'identità segreta e lo chiamò di nuovo.

Neanche il tempo di terminare il primo squillo che Arthur rispose. "Merlin! Finalmente mi hai chiamato! Ciao!"

Non se l'aspettava.

"Mi hai evitato per tutta la mattina."

"Ah, già. Non ti ho detto che non rispondo a chiamate proveniente da 'identità nascosta'! E non leggo neppure i messaggi!"

"Sapevi benissimo che ero io!" Merlin si diede dello stupido. Arthur l'aveva fatto dannare solo perché voleva che si scoprisse, voleva fargli capire che era lui e non Merlin a gestire quel tipo di cose. E ora aveva il suo numero.

"Dimmi … cosa posso fare per te?" chiese Arthur.

"Lo sai benissimo. Devo pagare medico e dentista."

"Ti passo a prendere oggi pomeriggio, in Piazza Martiri. Ti porto in un bel posto. Alle cinque va bene?"

Merlin quasi non ebbe modo di ribattere e disse solo: "Va bene!"

"Ok, a dopo" e Arthur riattaccò.

 

Aveva fatto un errore ad accettare ma quei soldi gli servivano subito.

Arthur aveva fatto in modo che non potesse rifiutare. Era astuto e capace. 

Merlin non era tranquillo. Quel tipo lo faceva sentire ottuso e debole. Ed era proprio ciò a cui Arthur mirava. Ne era certo. Sperava che questa consapevolezza lo avrebbe aiutato a uscire da quella situazione in maniera veloce e senza troppi lividi.














 

*Riferimento vago a frate Berengario, personaggio de "Il nome della rosa" di Umberto Eco.




 
   
 
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