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Autore: ChrisAndreini    05/01/2023    2 recensioni
[Seguito di Rainbow Cookies, si consiglia la lettura del libro precedente prima di leggere questo, onde evitare spoilers]
Sono passati sette mesi da quando Leo è tornato a casa dopo la sua incredibile avventura nei sette regni, eppure l'aspirante cuoco non riesce ancora a riprendersi del tutto, e a ricominciare a vivere una vita normale. Non aiuta che la sua migliore amica continua ad impedirgli di tornare in visita a Jediah.
E quando scopre che una guerra è scoppiata tra i due regni rivali, dovrà usare tutte le sue poche abilità per riuscire a salvare i suoi amici ed evitare che molte persone muoiano, affrontando combattimenti, sospetto, e soprattutto una schiera di divinità che non tollerano affatto che outsiders mettano mano nella loro Storia perfettamente programmata.
Armato solo della sua capacità in cucina, il suo istinto suicida, e conoscenze di un futuro che cercherà di cambiare in tutti i modi, riuscirà Leo a sopravvivere ad una seconda avventura nei sette regni?
Le divinità dicono di no!
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rainbow Cookies'
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Non so se ridere o disgustarmi… nel dubbio me ne approfitto

 

Leonardo aveva la testa che gli prudeva tantissimo, dopo aver dormito tutta la notte con la parrucca. Avrebbe dovuto in fretta trovare una soluzione, perché non poteva continuare a dormire in quel modo. Oltre ad essere scomodo, era anche poco igienico, e… scomodo. Sì, era principalmente scomodo, ma la scomodità era abbastanza, perché gli impediva di dormire, e Leo doveva essere perfettamente in salute per ideare i suoi piani machiavellici per salvare la vita delle persone.

…perché ogni volta che Leo si trovava nei sette regni faceva sempre cose super sospette?!

Ma nonostante il prurito alla testa, quando Anna lo svegliò, quella mattina, Leo rimase sorpreso da quanto bene aveva dormito. Il letto era scomodo, e il freddo era stato molto più di quanto si sarebbe aspettato, ma non aveva avuto alcun incubo, ed era molto raro in quei giorni. Forse il familiare ambiente dal palazzo l’aveva rasserenato, forse sentiva il peso della sua missione e l’adrenalina non permetteva al disturbo post-traumatico da stress di disturbarlo. Qualsiasi fosse il motivo, Leo si svegliò piuttosto energico, e pronto ad affrontare il suo primo giorno di lavoro.

-Oh, stavo giusto per svegliarti… il tuo orologio biologico è ottimo- osservò Anna, che si era avvicinata al suo letto.

-Buongiorno Anna! Sì, sono abituat…a a svegliarmi presto- Leo ci mise qualche secondo a ricordarsi della sua nuova identità, ma riuscì a non fare scivoloni, e si stiracchiò stando ben attento a non mostrare troppo il petto, e l’assenza di qualcosa nel petto che sarebbe dovuto esserci.

-Le altre sono già andate a lavoro. Se vuoi puoi andare in bagno a vestirti e lavarti, l’acqua è ancora tiepida- Anna lo incoraggiò a dirigersi nella stanza adiacente, e Leo non se lo fece ripetere due volte, felice di avere un po’ di privacy. 

Una volta solo, Leo sospirò, e iniziò a prepararsi. Fece una coda bassa con i capelli stopposi e fastidiosi, tirò fuori del trucco leggero dal nascondiglio che aveva creato sotto il corpetto per fingere di avere un seno, e si sistemò bene occhiali, vestiti, e si preparò psicologicamente a recitare la parte di una cuoca. Certo che era più difficile di quanto pensasse. Chissà come faceva Alex ogni giorno.

Mentre si preparava, fece mentalmente il punto della situazione.

Non poteva adagiarsi sugli allori solo perché aveva il posto fisso. Doveva comunque cercare di evitare quanti più scontri possibili, salvare le persone, e avvertire i luoghi che sarebbero stati colpiti. Andare di persona non era più un’opzione, sia a causa della sua incapacità nello stare su un campo di battaglia, sia perché le sue assenze sarebbero state notate subito, e poi mancavano poche settimane ai primi attacchi al castello. Le forze di Valkrest si stavano facendo più audaci, e l’obiettivo principale di tutta la guerra era raggiungere il castello.

Leo non conosceva i motivi che avevano spinto il principe Victor ad attaccare, poiché non erano segnati nella storia, e se erano segnati, lui non li aveva letti, ma dubitava avessero necessariamente senso. Quindi era meglio sventare ogni attacco e sperare per il meglio. 

Ma come sventare un attacco da dentro le mura senza possibilità di comunicare con l’esterno?

Ecco, quella era la missione del giorno.

Avrebbe dovuto parlare con Alex, cercare un modo di raggiungere la città di nascosto per assicurarsi sporadicamente che i bambini stessero bene nel rifugio di fortuna, e trovare un mezzo per comunicare con i futuri luoghi attaccati.

Se questo fosse stato un videogioco, Leo avrebbe avuto un’icona in alto a destra dove erano segnate le tre missioni del giorno.

Sarebbe stata una lunga giornata.

-Tutto bene lì dentro, Leah?- chiese Anna da fuori, e Leo si preparò ad uscire, mettendo su un grande sorriso.

-Certo! Scusa se ci ho messo tanto, sono emozionata per il primo giorno- ammise, uscendo, e mostrando la sua agitazione.

-Tranquilla, andrà benissimo. Io ho delle commissioni da fare per conto della principessa, ma… se hai bisogno posso accompagnarti in cucina. Ti aspettano lì- Anna indicò la porta, e si mise a disposizione, da brava amica.

-Sei un tesoro, ma non preoccuparti, sono certa di riuscire a raggiungerla. Non vorrei far aspettare la principessa- Leo rifiutò l’aiuto, era un’ottima occasione per indagare un po’, e poi conosceva quel castello come il palmo della sua mano, ormai, soprattutto le strade per raggiungere la cucina da ogni ala. Non vedeva l’ora di mettersi ai fornelli.

-Perfetto, allora!- Anna lo salutò e uscì in tutta fretta dal dormitorio ormai vuoto, per correre dalla principessa.

Opal… chissà come stava…

Leo avrebbe voluto poterla vedere e accertarsi delle sue condizioni, ma supponeva che fosse tenuta sotto stretta sorveglianza, visti i tempi recenti.

Leo si rigirò tra le mani la collana che lei gli aveva regalato, e uscì a sua volta per dirigersi in cucina.

Sovrappensiero, facendo la strada meccanicamente, non si rese conto che il corridoio era occupato da due persone finché non andò quasi a sbattere sulla schiena di uno di loro.

Si ritirò appena in tempo, e nessuno dei due si accorse della sua presenza: il primo, un cavaliere in armatura, perché gli dava le spalle, e la seconda, una cameriera che Leo non riusciva a vedere bene ma di cui riconosceva l’uniforme, perché Leo era coperto da tale cavaliere alla sua vista.

Inoltre, erano impegnati in una conversazione accesa.

-Non fare la finta tonta con me, so che la cucina brulica di cibo non mangiato, e trovo solo corretto che un po’ di tale cibo venga offerto gentilmente a coloro che rischiano la vita per proteggere tutte voi, bellezza- il cavaliere aveva un temperamento aggressivo, e Leo riconobbe immediatamente la voce di Lionel, e fece dietro front, perché tutto voleva, fuorché antagonizzare di nuovo Lionel il suo primo giorno di lavoro. Inoltre non voleva rischiare che il cavaliere lo riconoscesse come uomo, dato che si erano visti quando Leo era giunto lì, pochi giorni prima, e il travestimento non era infallibile.

Iniziò a tornare indietro silenziosamente in cerca di un’altra strada per arrivare in cucina, ma la risposta della cuoca lo fermò sui suoi passi.

-Gliel’ho detto e glielo ripeto, Sir Lionel, non c’è cibo extra, in cucina. Non posso darle qualcosa che non esiste- obiettò infatti, ferma ma anche leggermente tremante, e Leo finalmente la riconobbe.

Era Dotty! 

Non l’aveva ancora vista da quando era lì, perché era tornata in camera dopo che Leo si era addormentato, e si era svegliata prima che lo facesse lui, sempre che fosse effettivamente tornata in camera per la notte, e il cuoco fu sorpreso di trovarla intenta a discutere con Lionel, tra tutti.

Il suo cuore iniziò a battere più forte nel petto, e le sue emozioni erano contrastanti.

Perché sì, quella era la voce della sua cara amica, una cuoca eccezionale, creativa e gentile, ma era anche la voce che sentiva nei suoi incubi due notti su tre da sette mesi.

Iniziava a confondere il sogno con la realtà.

E non sapeva bene che fare al momento.

-Oh, io dico che qualche briciola ci sia, magari cibo non consumato del principe? O qualche torta destinata alla principessa? Figuratevi se non c’è del cibo in più, dai. Tengo al sicuro l’intero castello, non merito un trattamento di favore? Sono pur sempre un nobile!- Lionel insistette, con tono più duro.

E Leo non poteva più stare con le mani in mano.

Era più forte di lui.

-Scusate se interrompo, che Jahlee vi protegga, ma… ecco, è il mio primo giorno, e mi sono un po’ persa. Potreste indicarmi la cucina, per favore?- si intromise, correndo di nuovo verso di loro come se fosse appena arrivato, e assumendo la sua facciata più innocente e benintenzionata. La personalità di Leah doveva essere così, per essere più affidabile e passare inosservata.

Attirò l’attenzione dei due litiganti, che si voltarono verso di lui.

Leo riuscì finalmente a vedere Dotty, e fu rassicurato nel notare che, ad eccezione di occhiaie più pronunciate, e una capigliatura più seria, non era cambiata molto negli ultimi sette mesi, segno che la guerra non l’aveva colpita eccessivamente. 

-Oh, Leah, giusto?- chiese Dotty, squadrandola dall’alto in basso.

-Leah? Non sapevo avessero assunto una nuova cuoca- Lionel fece altrettanto.

-Sì, ieri. Non vorrei essere in ritardo il mio primo giorno…- Leo cercò di affrettare le cose e osservò Dotty sperando che il suo intervento fosse abbastanza per far allontanare Lionel e salvare la ragazza.

-Il tuo primo giorno? Eppure mi sembra di averti già vista…- commentò Lionel, afferrando il polso di Leo, e costringendolo a girarsi verso di lui.

Il cuore del cuoco perse un battito. Non poteva venire scoperto da Lionel! Sarebbe stato imbarazzante oltre ogni immaginazione! 

Cercò comunque di mantenere la calma.

-Temo di no- cercò di convincerlo a lasciar perdere.

-E invece sono certo di sì. Mi sei venuta a trovare nei miei sogni, stanotte, bellezza?- Lionel gli fece un occhiolino ammiccante, e, di nuovo, Leo perse un battito, anche se per motivi diversi.

Iniziò a fissare Lionel, quello che aveva sentito che non si era registrato del tutto nel suo cervello.

…Lionel, il suo bullo, la persona più irritante dei sette regni dopo Victor e Brandon… aveva appena flirtato con lui?!

OH PER TUTTI GLI DEI!!!

Leo dovette dare fondo a tutto il suo (ben poco) autocontrollo per non scoppiare a ridergli in faccia, o guardarlo con disgusto malcelato, e si limitò a fissarlo qualche secondo, cercando di calmare il battito del suo cuore.

Alla fine accennò un sorriso estremamente imbarazzato.

-Oh, chiedo perdono, cavaliere- rispose affabile, ma cercò di liberare la mano dalla stretta dell’uomo, che comunque non lo lasciò andare.

-Non temere, piccola, ti accompagno io in cucina. Mi stavo giusto dirigendo lì per fare colazione- anzi, strinse la presa e iniziò a trascinare Leo in direzione della cucina.

Notando la sua espressione sconvolta e a disagio, Dotty fece per obiettare, ma Leo fu più veloce di lei nel replicare all’offerta.

-Oh, che onore. Mi lusinga nel dedicare così tanta attenzione ad una semplice cuoca come me- e iniziò a lisciarselo in tono civettuolo.

Dotty gli lanciò un’occhiata confusa, e poi alzò gli occhi al cielo, supponendo che Leo fosse un opportunista pronto ad approfittare della forza di Lionel, ma aveva preso un granchio gigantesco.

Perché Leo aveva appena avuto un’idea.

E se c’era qualcosa che aveva imparato su Lionel, era che il modo migliore di fregarlo era fargli credere di essere il padrone della situazione anche quando non era quello il caso.

Pertanto Leo decise che tra il ridere e il disgustarsi… era il caso di approfittare della situazione, almeno un po’.

Ed ecco spiegato il titolo del capitolo.

-È il mio lavoro prendersi cura delle persone più deboli- Lionel si vantò, e Leo cercò di non prendersela.

-Deve essere stancante. Merita proprio una lauta colazione- cercò di incoraggiarlo, per dimostrargli di essere dalla sua parte.

-Mi dispiace interrompere la nascita di questa splendida relazione, ma come stavo dicendo, non c’è abbastanza cibo per una doppia colazione, Sir Lionel- Dotty si rese conto che non poteva rischiare che Leo desse fondo alle scorte il suo primo giorno, e si mise in mezzo, anche piuttosto risentita.

Leo le sorrise complice, poi tornò a fare la sua sceneggiata.

-Vero… ci sono davvero poche scorte in cucina. Ma magari posso offrirle la mia colazione, Sir Lionel- Leo offrì, e Lionel sembrò parecchio soddisfatto. Così soddisfatto che non si rese conto che Leo conosceva il suo nome anche se non si era presentato.

Dotty invece osservò Leo con un certo sospetto, confusa dal suo atteggiamento.

Ma Leo aveva un piano.

Un piano che avrebbe potuto mordergli il posteriore a lungo andare, ma comunque un piano.

E poi… non poteva farsi sfuggire l’occasione di prendere in giro Lionel Vinterberg!

Raggiunsero l’ingresso della cucina con tre umori completamente diversi.

Lionel in testa al gruppo era sorridente ed entusiasta, ignaro di quello che Leo stava macchinando a sue spese, e stava trascinando quest’ultimo per il polso facendogli anche un po’ male. Leo si faceva trasportare cercando di stare al passo e nascondendo gli intenti malevoli dietro una maschera di innocenza e lecchinaggine.

Dotty, dietro di lui, li seguiva con sguardo truce e braccia incrociate. 

Leo sperò che il suo piano non lo precludesse dallo stringere amicizia con la cuoca, perché nonostante fosse la sua rivale in amore, era comunque un’amica importante, e gli era mancata.

Riusciva a vedere e capire perché Daryan potesse innamorarsi di una persona speciale come lei.

Una volta giunti alla cucina, Leo decise che era meglio fermare il casanova, prima che irrompesse e venisse distrutto da Mildred. Sarebbe stato uno spettacolo memorabile, ma Leo aveva altri progetti.

-Aspetti, Sir Lionel, è meglio che entri io a prendere il cibo. Non vorrei rischiare di finire nei guai il primo giorno, ma ci tengo davvero ad offrirle un buon pasto- Leo fece resistenza, e Lionel si girò a guardarlo, sorpreso.

Poi allargò il sorriso.

-Non lo vorrei mai neanche io- acconsentì a fermarsi, e gli fece il baciamano.

Leo accennò un inchino medio, ed entrò in tutta fretta nella cucina, seguito da Dotty.

-Si può sapere cosa pensi di fare, recluta? Non abbiamo cibo per sfamare un pomposo…- la cuoca iniziò a rimproverarlo, ma Leo non la fece finire.

-Che schifo! Fortuna che porto i guanti o dovrei disinfettarmi con l’amuchina almeno tre volte- Leo iniziò a strofinare la mano contro il vestito per rimuovere ogni residuo del disgustoso bacio di Lionel. Ora che era fuori dalla portata di orecchie, era libero di esprimere tutto il suo fastidio, e il cambio repentino di comportamento fu abbastanza per zittire Dotty, che lo guardò strabuzzando gli occhi, confusa.

-Cosa?- chiese, indagando meglio sul suo comportamento, e tornando sospettosa dopo l’iniziale sorpresa.

-Stai bene? Ho visto che si stava facendo piuttosto insistente- Leo si rivolse alla ragazza con preoccupazione.

-Che…?- iniziò a chiedere lei, tornando sorpresa, ma fu interrotta da Mildred, che aveva approcciato i due vedendoli entrare in cucina.

-Sei un po’ in ritardo, recluta. Vedi di imparare presto la strada. La tua colazione è sul bancone, e poi dovremo…- iniziò a dare ordini, ma Leo la interruppe.

-Zuppa d’avena?- chiese, notando il piatto e sorridendo al ricordo del suo primo giorno di lavoro in cucina.

-Non possiamo permetterci di fare gli schizzinosi!- Mildred lo rimproverò, guardandolo storto.

-Macché! Adoro la zuppa d’avena. E sono pronta a fare il lavoro migliore del mondo! Ma prima… posso prendere le bucce di patate avanzate dalla prova di ieri? Ci metterò tipo cinque minuti al massimo e poi sarò tutt..a sua- Leo aveva uno sguardo furbetto e speranzoso.

Mildred sembrò presa in contropiede dalla richiesta. Guardò Leo come se lo vedesse per la prima volta, e per un attimo Leo temette di aver esagerato.

Poi Mildred accennò un sorrisino nostalgico, a annuì appena.

-Cinque minuti- acconsentì, indicando gli scarti del giorno precedente. Erano messi in un angolo per non buttare via nulla, ma Anna gli aveva spiegato che di solito alla fine venivano buttati comunque, o usati per tenere vivo il fuoco. Beh, ora c’era Leo, quindi sarebbero stati senz’altro riutilizzati il più possibile.

Leo era un esperto di Masterchef, dopotutto, ed era capitato più volte che in mistery box, invention o pressure venissero utilizzati gli scarti per cucinare piatti stellati. Quindi si era allenato per essere preparato a questa eventualità.

Prese tutti gli scarti meno intriganti, li unì in modo omogeneo, cercando di ottenere un ottimo sapore ma un pessimo aspetto (cosa difficile dato che modestamente era un ottimo cuoco), e in tre minuti uscì dalla cucina, ritrovandosi faccia a faccia con un impaziente Lionel.

Dotty lo aveva osservato per tutto il tempo, ancora piuttosto confusa, e rimase dietro alla porta per controllare la situazione. 

-Scusi il ritardo, ho dovuto essere sicura che Madame Mildred non mi notasse troppo… ecco a lei, Sir Lionel- Leo mentì e porse il piatto al sorridente cavaliere con la massima reverenza.

E per poco non scoppiò a ridere quando vide tale sorriso sparire lentamente dal suo volto, trasformandosi in una espressione di profondo disgusto.

-E questa roba cosa sarebbe?- chiese, facendo un passo indietro dal piatto orribile.

Leo si finse ferito, anche se dentro stava ribollendo di rabbia.

Calmo, Leo, è un piatto che hai fatto di proposito così brutto, non sta insultando la tua cucina.

-È la mia colazione… non le piace? Eppure è un piatto così elaborato e pieno di cose. Non vedo così tanto cibo dall’inizio della guerra. Per me è un vero e proprio banchetto… ma… mi dispiace se non è… insomma lei è un cavaliere, sicuramente merita ancora di più, ma non c’è… non c’è altro, quindi la prego di accettare la mia umile offerta- il monologo di Leo era forse un po’ troppo pretenzioso, ma non poteva fare altrimenti, e stava cercando di ottenere la massima pietà da parte di quella persona decisamente poco empatica, quindi doveva esagerare. E dalla prima volta in cui era finito lì, era diventato piuttosto bravo a mentire, quindi alla fine uscì un’interpretazione niente male.

Lionel sembrò preso parecchio in contropiede dal suo atteggiamento, e soprattutto da un piatto così lontano dai suoi standard.

-Mi stai… prendendo in giro?- provò a suggerire, con un sorriso freddo e occhi che mandavano scintille.

Leo sapeva che se Lionel avesse dubitato della sua sincerità, sarebbe potuto finire in grossi guai, e gli sarebbe dispiaciuto andare a nascondersi nuovamente dietro Alex, anche se era un’alternativa da non escludere. Ma la sua amica e guardia del corpo aveva altri problemi a cui pensare, non poteva mettersi nuovamente a risolvere il bullismo a Leo già dal primo giorno.

Perciò usò tutte le sue doti attoriali esibendosi in un’espressione ferita e dispiaciuta da Oscar.

-No… perché?- finse totale ignoranza, e prese una forchettata dal piatto di scarti che aveva offerto al cavaliere.

Wow… alla fine era uscito anche buono. Forse una consistenza particolare, ma i sapori si associavano bene.

Magari poteva offrire a qualcuno la propria zuppa d’avena e mangiare davvero quella colazione.

Perché era ovvio che nonostante tutto Lionel non l’avrebbe mai consumata, anche se avesse capito che era deliziosa.

-Sono secoli che non mangio qualcosa di così sfizioso… prego, favorisca, Sir- Leo porse il piatto al cavaliere con più decisione, e lui fece un altro passo indietro, disgustato.

Leo si aspettò che facesse dietro front e se ne andasse senza dire altro, offeso. Temeva che avrebbe fatto una qualche scenata.

Non si aspettava che recuperasse il sorriso e che gli prendesse una ciocca di finti capelli tra le dita.

-Sembri davvero affamata, bambolina. Che razza di cavaliere sarei se ti impedissi la colazione il primo giorno… prendila tu, te lo meriti- finse di essere un perfetto gentiluomo, e mise la ciocca di capelli di Leo dietro il suo orecchio, con fare ammiccante.

Leo ebbe quasi un conato, ma lo mascherò con un’espressione commossa.

-È davvero un cavaliere meraviglioso, Sir Lionel- borbottò la prima frase che gli venne in mente.

Il suo intento era di umiliarlo o fargli aprire gli occhi sul fatto che fossero in una maledetta guerra e non era il caso di fare gli schizzinosi. Non si aspettava che l’improvvisa cotta di Lionel nei suoi confronti l’avrebbe reso cera molle tra le sue mani.

O forse Lionel credeva che Leo potesse in futuro rivelarsi un’ottima fonte di cibo?

Qualsiasi fosse il motivo dell’arrendevolezza del bullo, Leo doveva ammettere che stava andando meglio di quanto pensasse.

-Devo tornare al mio posto, ma spero che ci rivedremo presto… Leah- con un occhiolino, Lionel diede le spalle a Leo, e quest’ultimo gli fece una linguaccia, e tornò a mangiare la propria colazione che… wow, era davvero molto meglio di quanto sembrasse dall’aspetto.

Rientrando in cucina, Leo si ritrovò faccia a faccia con Dotty, a braccia incrociate.

-Esigo una spiegazione. Che stai facendo?!- chiese, con espressione corrucciata.

Era strano vederla così, e non con i suoi vispi occhi brillanti.

Beh, dai, almeno non lo stava chiamando “maestro”.

-Il primo intento era di allontanarlo da te, mi sembrava piuttosto veemente. Poi ho approfittato di… qualsiasi cosa gli abbia fatto assumere quell’espressione da pesce lesso per provare a manipolarlo in modo che smettesse di chiedere cibo extra… e temo di piacergli più di quanto pensassi perché ha lasciato perdere piuttosto facilmente...- Leo spiegò il suo intento, ancora piuttosto confuso da ciò che era appena successo.

-Ti sei presentata con quel piatto davanti a Lionel Vinterberg… e lui non te l’ha tirato in faccia insultandoti?!- chiese Dotty, indicando il piatto di avanzi orribile.

-Pare di sì- Leo alzò le spalle -Comunque è davvero ottimo, nonostante l’aspetto, vuoi assaggiare?- Leo le propose una forchettata, con un sorriso conciliante.

Voleva davvero tanto tornare ad avere un buon rapporto con Dotty. Lo desiderava con tutto il cuore.

-Ti prego insegnami, maestra!- Dotty abbandonò completamente i modi sospettosi, e tornò esattamente, per un attimo, la Dotty che Leo aveva conosciuto.

Caspiterina che cambiamento radicale!

E… nooooooo! Non di nuovo.

-Non sono una maestra in nulla! Ti prego non chiamarmi così!- Leo mise subito le mani avanti. Era davvero troppo imbarazzante.

-Sei una maestra nell’allontanare Lionel. Sono mesi che cerco di liberarmene ma continua ad insistere! E non è neanche granché bravo nel suo lavoro. Qualche giorno fa ha permesso ad un pericoloso ricercato di arrivare fino alle mura del palazzo… e gli è anche sfuggito- Dotty scosse la testa e iniziò a lamentarsi di Lionel, precedendo Leo dentro la cucina -Scommetto che se il ricercato tornasse a palazzo non lo riconoscerebbe nemmeno- commentò poi.

Leo sperò di non essere impallidito troppo, e mangiò la sua colazione con lo stomaco che si era fatto improvvisamente più annodato.

-Sì… sembra incompetente- borbottò, aggiustandosi gli occhiali sul volto.

-Lasciamo perdere… sei un’aggiunta preziosa, Leah. Ti avevo giudicata male, pensavo cercassi solo di entrare nelle grazie di persone potenti- Dotty scosse la testa, e lanciò a Leo un’occhiata di scuse.

-Beh, essere nelle loro grazie non è male, ma Lionel non mi sembra granché potente, ad essere onesta- borbottò Leo, storcendo il naso al pensiero del cavaliere.

Dotty non si trattenne dallo scoppiare a ridere, proprio mentre Mildred li raggiungeva, irritata.

-Cinque minuti sono passati da un pezzo! Non pensare di battere la fiacca solo perché sei nuova, recluta!- iniziò a rimproverare Leo, anche se guardava Dotty con estrema sorpresa, come se fosse la prima volta che la sentiva ridere.

-Assolutamente no, Madame Mildred! Mi dica cosa devo fare e io la farò, sono pronta!- Leo si mise a disposizione, finendo in un boccone la colazione e assumendo una posizione sull’attenti come in un campo militare -Oh, la mia colazione la può avere chi vuole. Ho mangiato gli scarti- disse poi, in modo molto più casuale.

Mildred fu presa in contropiede.

-…capisco… beh… puoi cominciare lavando i piatti, poi… il principe avrà bisogno della sua colazione. Puoi portargliela tu- Mildred gli assegnò l’incarico, e Leo sgranò gli occhi, sorpreso.

-Il… principe?- chiese, incredulo. Non si aspettava di rivederlo tanto presto. Lanciò un’occhiata a Dotty, e si rese conto che la ragazza aveva assunto un sorrisino di chi aveva capito tutto.

…Leo non stava capendo.

-Credo che al principe può servire vedere un nuovo viso, e Leah mi sembra perfetta per il ruolo!- la futura moglie di tale principe incoraggiò l’idea della capocuoca, prendendo il piatto dalle mani di Leo e facendogli un occhiolino complice.

…Leo capiva sempre meno.

-È un grande onore- borbottò, un po’ preoccupato.

Era vero che rivedere Daryan era una prospettiva meravigliosa, ma… era anche piuttosto pericolosa.

Leo doveva stare attento a non farsi beccare, essere professionale, e cercare di non mostrare il suo cuore spezzato.

Però c’era anche da dire che l’ufficio del principe era senz’altro un luogo importante dove cercare un modo di comunicare con le zone che sarebbero state colpite dalle truppe di Valkrest.

-Davvero un grandissimo onore- Leo ripetè, sorridendo, e accettando la prospettiva di rivedere il suo ex che non si ricordava di lui.

Era solo la colazione, alla fine, non è che sarebbe diventato il suo cameriere ufficiale.

 

Leo era diventato il cameriere ufficiale di Daryan.

Non era stato esplicitato, ma era palese. Era già ora di cena, e Leo era stato inviato di nuovo, per la quarta volta, a portare il cibo a Daryan, dopo la colazione, il pranzo e il tè.

E sempre, ogni singola volta, aveva riportato in cucina dei piatti quasi completamente pieni.

Non aveva osato dire nulla perché non voleva essere cacciato il primo giorno, ma non credeva che sarebbe riuscito a mordersi la lingua ancora a lungo. Era più forte di lui, e Daryan aveva un aspetto orribile.

…non orribile. Daryan era un gran figo ed era rimasto un gran figo anche sottopeso e trascurato, ma… ERA SOTTOPESO E TRASCURATO!

Leo doveva aiutarlo!

Era un cuoco! Era il suo dovere!

Ma non poteva dare nell’occhio, quindi testa bassa e morditi la lingua!

Però, se ignorava i problemi alimentari, doveva dire che l’ufficio del principe Daryan gli aveva dato un’idea su come informare i villaggi dei futuri attacchi. 

Perché Leo era entrato, a pranzo, nel mezzo della scrittura di una lettera da mandare in un luogo a rischio, e aveva notato il timbro ufficiale del principe che usava sulla ceralacca in ogni lettera.

Un timbro che gli sarebbe potuto essere decisamente utile.

L’unico problema era che rubarlo, anche solo per copiarlo velocemente, sarebbe stato impossibile e rischiava di farlo beccare immediatamente.

Soprattutto perché Daryan non abbandonava mai il suo studio.

Riflettendo su questa cosa Leo si avvicinò allo studio in questione, bussò, e non gli arrivò nessuna risposta.

Bussò nuovamente, ma nulla.

Allora fece per aprire la porta e controllare lui stesso, temendo potesse essere successo qualcosa al principe, ma una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare e quasi gli fece cadere il vassoio dalle mani.

-Il principe è in biblioteca a discutere con il capitano e quel tizio occhialuto- lo informò una persona che Leo conosceva, e che non avrebbe voluto rivedere tanto presto.

-Oh, Sir Lionel… cosa la porta qui?- chiese, cercando di sorridere, ma già troppo irritato.

-So che è ora di cena per il principe, e ho sentito che una bellissima nuova cameriera è stata incaricata di portargli il cibo. Quindi ho pensato… perché non fare un saluto?- Lionel gli si avvicinò fino quasi a spingerlo contro il muro, e sorrise affabile.

Leo si ritrovò ad avvicinare inconsciamente il vassoio verso di lui, temendo che Lionel potesse rubarglielo dalle mani.

Era cibo per il principe, non per lui!

-Che pensiero gentilissimo, grazie Sir Lionel. E grazie di avermi avvertito, porto subito la cena al principe- Leo cercò di scansarsi e correre via, ma Lionel lo tenne sul posto.

-Stanno discutendo di faccende ufficiali sulla guerra, non credo sia il caso di disturbarli, meglio aspettarlo qui, o lasciare il cibo direttamente nell’ufficio. Se vuoi aspetto con te- Lionel si appoggiò contro il muro, a pochi centimetri da Leo, che sgusciò il più lontano possibile provando ad essere abbastanza discreto.

-Non potrei mai chiedere ad un grande cavaliere di trattenersi per me, dopo un’intera giornata di lavoro sarà esausto. Lascio il vassoio e aspetterò il principe all’interno- Leo provò ad entrare nel familiare ufficio, ma neanche il tempo di aprire la porta, che Lionel gliela chiuse davanti.

-Nessun disturbo, e in realtà volevo parlarti di una cosa. Non so se l’hai notato, ma il principe non mangia molto- il tono di Lionel era ancora molto casuale, ma era palese che fosse entrato nel discorso che voleva fare da quando aveva raggiunto Leo.

E per un secondo, il cuoco pensò che il cavaliere avesse messo la testa a posto e volesse mostrare la sua lealtà chiedendo a Leo di fare in modo che Daryan mangiasse, o qualcosa del genere. 

Ma conosceva Lionel, e non si fidava particolarmente della sua buona fede, così rimase con la guardia alta.

-Non saprei, è solo il mio primo giorno. Forse non aveva molto appetito, e mangerà di più stasera- si mantenne sul vago, facendo fina di niente, anche se il suo cuore aveva iniziato a battere più forte.

Lionel ridacchiò.

-Sei davvero adorabile, piccola…- Leo rabbrividì al soprannome -…ma fidati, quell’allettante cibo finirà buttato. Quindi, dato che mi devi una colazione, che ne dici di offrirmi un lauto pasto? Direi che me lo sono meritato, e non è che il principe se ne faccia qualcosa, no?- propose Lionel, con sguardo di ghiaccio.

In teoria… non aveva effettivamente tutti i torti. Erano in periodo di guerra, il cibo scarseggiava, e buttare interi pasti solo perché un principe non li mangiava era un enorme spreco.

Ma in pratica… che grandissimo egoista! Il suo principe aveva problemi di alimentazione gravi, il popolo moriva di fame, e l’unico pensiero di Lionel era per sé stesso e il suo stomaco?! Lui, che mangiava i pasti migliori dopo la famiglia reale, e non faceva assolutamente nulla dalla mattina alla sera?!

Leo avrebbe tanto voluto urlargli contro la sua irritazione, ma decise di restare calmo, e dovette fare uno sforzo davvero immane, perché l’argomento “alimentazione” lo mandava sempre in berserk.

-Mi dispiace, Sir Lionel, ma mi sta chiedendo troppo. Il cibo destinato ai reali non può andare a nessun altro. È la regola- cercò di apparire dispiaciuto, ma anche fermo.

-Suvvia, Leah… non lo saprà mai- Lionel provò ad insistere, e il suo sorriso si fece meno gentile.

Leo sapeva di essere sul filo del rasoio. Sapeva che il successo di quella mattina non sarebbe durato a lungo.

Ma non poteva cedere.

-Se vuole posso darle la mia colazione anche domani, ma il cibo del principe è fuori dalla mia portata, e dalla sua. Mi dispiace…- rimase fermo sui suoi ideali, e guardò Lionel dritto negli occhi con aria di sfida.

-Certo, io con le bucce di patate, e il principe con la carne… dì la verità, ragazzina, vuoi tenerlo tutto per te, non è così? Tu e le cuoche sicuramente fate dei grandi banchetti con tutto il cibo che il principe butta via senza rispetto- Lionel iniziò a parlare male del principe, e Leo iniziò seriamente a perdere la calma.

-Rispetto? È lei a non avere rispetto, Sir Lionel. Altrimenti le bucce di patate le sembrerebbero un banchetto. Ma sei troppo viziato per renderti conto che mentre sei qui a lasciare incustodite le mura e minacciare per un pasto, lì fuori c’è una GUERRA!- Leo espresse tutta la sua rabbia nei confronti del cavaliere, che rimase sorpreso giusto un attimo, preso in contropiede dal cambio di comportamento, ma si fece immediatamente impulsivo.

-Sentimi bene, ragazzina, tu ora mi darai il cibo del principe, e se mi gira non ti farò buttare di nuovo in mezzo al fango da dove vieni e dove dovresti tornare- si fece molto più alto, imponente e minaccioso, e afferrò con violenza il vassoio dalle mani di Leo, che però lo tenne stretto.

-È il cibo destinato a sua maestà, brutto traditore pigro e violento!- iniziò ad insultarlo, ormai oltre il limite.

-Sei solo un’insolente, piccola put…- Lionel sollevò la mano pronto a colpire Leo, che si ritirò pronto all’impatto, ma fu fermato dal concludere gesto e frase da una voce imponente alle sue spalle.

-Basta così!- esclamò l’inconfondibile voce del principe Daryan, e Leo non era mai stato tanto felice di vederlo.

E anche io. 

Grazie Daryan, mi hai salvato dal dover scrivere la prima parolaccia di questa storia.

Lionel invece impallidì immediatamente, e si girò di scatto.

-Stava cercando di rubare il suo cibo, altezza!- si inventò al volo una scusa estremamente sfacciata, e Leo fu sul punto di colpirlo in testa con tutto il vassoio che era miracolosamente rimasto in equilibrio. 

Come si permetteva di rigirare la frittata?! Se Leo adesso veniva accusato seriamente di quel crimine avrebbe congelato Lionel dalla testa ai piedi come gesto finale prima della cattura. Se lo meritava.

Ma non sarebbe stato arrestato tanto presto.

Il principe lanciò infatti al cavaliere un’occhiata furiosa.

-Credi che io sia un idiota, Lionel?- chiese, abbandonando completamente le formalità. Leo non era abituato a vederlo e sentirlo così, sembrava quasi un’altra persona.

…ma era davvero soddisfacente.

-Certo che no, vostra maestà! Sono un leale e fedele servitore che…- Lionel iniziò a fare il lecchino, ma Daryan lo interruppe immediatamente.

-Vi sentite per tutto il corridoio, non provare a fare questi giochetti con me!- lo rimise immediatamente al suo posto, poi si rivolse a Leo, che vedendo quello sguardo così furioso su di sé, si ritrovò a sobbalzare, e arrossire vistosamente.

Non aveva detto niente di male, vero? Ma era stato irrispettoso. E aveva anche trattato Lionel bene, all’inizio… sperò davvero che il principe non avesse capito che Leo era dalla parte di Lionel.

-Stai bene?- chiese Daryan, addolcendo parecchio il tono.

Leo arrossì ancora di più, e il cuore iniziò a battere furiosamente nel petto. Si rese conto in quel momento che sembrava davvero la scena di un anime/manga/manhwa/isekai. Il momento in cui il principe aitante salvava la povera cameriera indifesa da un cavaliere cattivo.

Annuì, incapace di proferire parola.

-Entra a posare il vassoio sulla mia scrivania- gli ordinò poi il principe, indicando con la testa la porta dell’ufficio.

Leo annuì di nuovo, accennò un inchino profondo senza usare però le mani poiché impegnate, ed entrò finalmente nell’ufficio, tirando un profondo sospiro di sollievo per essere sopravvissuto a quel confronto con Lionel.

Si avviò alla scrivania e posò il vassoio. Sistemò al meglio il cibo che era stato sballottato di qua e di là, e poi si guardò intorno, in cerca del timbro del principe. Lo trovò posizionato con cura dentro un cassetto.

Quello poteva essere un ottimo momento per prenderlo e copiarlo, ma il principe si sarebbe comunque accorto della sua assenza… Leo doveva trovare un modo di copiarlo subito, tipo quando nei film i cattivi facevano copie delle chiavi per intrufolarsi a casa dei protagonisti e rapirli, incastrarli, o fare loro uno scherzo di cattivo gusto.

Peccato che Leo non avesse uno stampo per prendere il calco del timbro.

A mano che…

In effetti lui aveva già creato una chiave dal nulla, usando una serratura. Il concetto era simile.

-Noella?- sussurrò, chiamando la dea.

-Sì? Ti avverto che non posso stare molto, sto giocando a nascondino con le mie figlie- la dea apparì immediatamente, più evanescente del solito.

-La tua benedizione… da anche la possibilità di creare ghiaccio eterno? Tipo che ci mette molto tempo a sciogliersi? Se sì… qualche consiglio su come farlo?- chiese Leo, che aveva sperimentato i poteri della dea in lungo e in largo, ma mai diversi tipi di ghiaccio, solo molte forme e dimensioni. Dopo l’avventura al borgo doveva aveva salvato Alex e Gideon, si era reso conto che c’erano molte cose di quel potere che non aveva ancora imparato.

-Sì, certo. Ma non ci sono trucchi, devi solo crederci e volerlo davvero. Secondo me ce la farai al primo colpo, devi solo concentrarti, e se vuoi resto vicino alla porta e ti avverto quando il principe sta per entrare- Noella si avviò fluttuando verso la porta, e Leo doveva ammettere che era davvero utile avere delle divinità dalla sua parte.

Erano solo due su sette, ma erano comunque delle divinità dalla sua parte.

-Sarebbe fantastico, grazie Noella- Leo si tolse il guanto che aveva alla mano sinistra, mettendolo nella tasca del grembiule, e fece dei profondi respiri per prepararsi.

Indossava sempre i guanti per mantenere la sua copertura, dato che lo aiutavano a nascondere l’evidente tatuaggio, ma non poteva usare facilmente i poteri con i guanti, quindi era necessario toglierli. 

…speriamo che la Disney non mi faccia causa.

Leo mise la mano vicino al timbro, chiuse gli occhi, e cercò di immaginare il ghiaccio più freddo possibile. Spesso, difficile da sciogliere, eterno.

Non poteva avvolgere troppo il timbro, o sarebbe stato difficile staccare i due pezzi.

Quando finalmente l’immagine era chiara e nitida nella sua testa, Leo fece partire il colpo.

E prima di trovare la forza di aprire gli occhi e controllare di non aver fatto un casino, sentì un piccolo applauso, che lo fece sobbalzare appena.

Si girò verso Noella, che lo guardava con occhi brillanti.

-Un ottimo, ottimo lavoro, Leonardo! A giudicare dal ghiaccio, hai almeno tre ore di tempo prima che inizi a sciogliersi- gli sorrise, indicando l’opera di Leo.

…sperava di avere più tempo, ma era un inizio.

-Grazie, Noella- Leo staccò il pezzo di ghiaccio dal timbro, e rimise il timbro nel cassetto, che chiuse con accuratezza.

Tanto Noella l’avrebbe avvertito se il principe fosse stato in procinto di tornare.

Anche se… non stava più guardando la porta.

Ma era una dea, sicuramente era onnisciente e aveva occhi ovunque.

-Daryan sta ancora rimproverando Lionel?- chiese, più per fare conversazione che perché non si fidasse della osservazione della dea. Nel frattempo iniziava a considerare dove nascondere il pezzo di ghiaccio. 

Non aveva tasche, quella del grembiule era troppo evidente, e beh, aveva un ottimo nascondiglio nel petto, ma rischiava di essere troppo caldo, e poi il ghiaccio a contatto con il suo petto sarebbe stato gelido… per tre ore. Già a palazzo faceva un gran freddo, con un pezzo di ghiaccio addosso rischiava una polmonite.

-Oh, non lo so. Ho smesso di osservarlo perché volevo troppo vederti all’opera- ammise Noella, con un grande sorriso ingenuo e innocente.

-Cosa?!- Leo ebbe solo il tempo di allertarsi, prima che la porta si aprisse, facendo sparire Noella, e facendo entrare il principe.

Per sua immensa fortuna, aveva la testa girata verso l’esterno, quindi Leo riuscì per un pelo a nascondere il pezzo di ghiaccio nel petto, e a posizionare le mani dietro la schiena, anche se non era riuscito a rimettere il guanto, ancora dentro la tasca del grembiule.

Fortuna che l’illuminazione era poca in quell’ufficio.

-Principe Daryan!- lo accolse, con un inchino, sperando di non apparire troppo colpevole.

Daryan si girò verso di lui, e aggrottò le sopracciglia.

-Tutto bene, cuoca?- chiese, sospettoso.

-Certo, tutto benissimo! La stavo aspettando perché non sapevo cosa fare ora che ho portato il cibo, ed è ottimo cibo, che spero mangerà, e forse è meglio che adesso io vada e arrivederci, abbia un buon pasto, e che Jahlee la…- Leo non riuscì a non comportarsi il più sospetto possibile, e cercò di scappare dalla scena del crimine prima di fare ulteriori danni. Il freddo ghiaccio a contatto con il suo petto era davvero fastidioso, e stava letteralmente sudando freddo. 

Era sinceramente terrorizzato all’idea di essere scoperto adesso, da Daryan. E prima che potesse raggiungere la porta, Daryan lo fermò, sollevando appena il braccio nella sua direzione. Senza toccarlo, o afferrargli il polso per impedirgli di scappare. Daryan non era Lionel, lui rispettava lo spazio personale, e rispettava Leo.

Leo si fermò, ma rimase a testa bassa, aspettando che fosse il principe a parlare.

-Lionel ti ha fatto qualcosa di male?- chiese tale principe, in tono molto più gentile.

Leo, che si aspettava qualcosa del tipo “Cosa nascondi, spia?!”, rimase parecchio sorpreso dalla gentilezza, e alzò di scatto la testa per guardare Daryan, aspettandosi di trovare qualcun altro al suo posto.

E, beh, quello non sembrava il suo Daryan, ma era evidente che fosse effettivamente lui, avevano gli stessi occhi meravigliosi.

-Ecco…- Leo non sapeva cosa rispondere, e le poche parole abbastanza coraggiose da provare a venire fuori gli morirono tra le labbra quando i due si guardarono dritti negli occhi, e per un momento a Leo sembrò che Daryan potesse riconoscerlo e ricordarsi di lui.

Ma durò solo un attimo, e Daryan fu il primo a distogliere lo sguardo, portandosi una mano sulla fronte, e avvicinandosi alla propria scrivania.

Sembrava affaticato… un calo di zuccheri, forse?

-Tutto bene, principe Daryan?- chiese Leo. Avrebbe potuto approfittare della distrazione di Daryan per prendere il guanto dalla tasca, ma era troppo preoccupato dalla sua condizione fisica per pensare a quello.

-L’ho chiesto prima io a te, cuoca. Sir Lionel ha lanciato pesanti accuse, e la conversazione tra voi due non mi è sembrata amichevole- Daryan tornò alla questione principale, senza più guardare Leo, ma osservando il proprio piatto, come a controllare che non mancasse niente.

-Lionel Vinterberg è un grosso idiota!- sbottò Leo, incapace di trattenersi, schiaffandosi una mano sulla bocca subito dopo.

-Vedo che le accuse volano da entrambe le parti- commentò Daryan, in tono neutrale.

-Chiedo scusa, principe Daryan… ha cose più importanti a cui pensare di baruffe tra membri dello staff- Leo cercò di tornare sui suoi passi, e adocchiò la porta chiedendosi quanto rischiasse il licenziamento immediato se scappava a gambe levate da quell’ufficio.

-Se riguardano il mio cibo, riguardano anche me- Daryan però non voleva chiudere l’argomento, e sembrava particolarmente serio nel parlarne.

-Non darei mai il suo cibo a Sir Lionel, lo posso giurare- Leo mise immediatamente le mani avanti, non letteralmente perché altrimenti avrebbe dato via la propria identità di benedetto di Noella, e assicurò Daryan che mai avrebbe osato tradirlo in quel modo.

-E ad altre persone?- Daryan indagò inarcando un sopracciglio.

Leo esitò. Alla fine Lionel aveva sollevato un buon punto. Erano in tempi di guerra e non potevano rischiare di sprecare dell’ottimo cibo. 

Ma Daryan non doveva necessariamente sapere che gli avanzi potevano finire da qualche altra parte.

-Neanche- provò a rispondere, ma la voce non gli uscì ferma e sicura come avrebbe voluto.

E la sua esitazione non lo aveva aiutato a vendere bene la sua risposta.

-Non sei brava a mentire, Le… signorina- Daryan scosse la testa, ma quando fu in procinto di pronunciare il suo nome, ebbe un’esitazione evidente, come se avesse preso una piccola scossa.

Il cuore di Leo perse un battito, anche se non avrebbe saputo dire il perché.

-Stava dicendo bene, mi chiamo Leah- gli suggerì, in un sussurro.

Daryan scosse la testa, tornando serio come prima.

-Lo so. Voglio che sia chiaro che tutto il cibo che viene preparato per me, non può essere dato a nessun altro, mi sono spiegato- mise in chiaro, riprendendo l’argomento principale.

-Certo, principe Daryan- Leo annuì, ma non sembrava ancora sicuro.

-È veramente importante che nessuno lo mangi- insistette Daryan, in tono appena tremante.

-Lo capisco, principe Daryan- Leo cercò di essere più accondiscendente, e tenne la testa bassa in segno di rispetto.

-Bene… puoi riportare gli avanzi in cucina- Daryan spinse appena il vassoio verso di lui, e Leo gli lanciò un’occhiata alquanto ferita.

-D’accordo, principe Daryan- Leo doveva sorridere, annuire, e fare come gli veniva ordinato.

Era facile, elementare, una passeggiata.

Sorridi, annuisci, prendi il piatto e tornatene in cucina. Così puoi lavare i piatti, tornare alla camerata, e trovare il modo di creare un timbro con la base che ti sta congelando il petto. Aveva solo tre ore, non poteva perdere tempo, soprattutto non poteva perdere tempo a discutere con il principe.

-Vale anche per lei?- si ritrovò a chiedere, in tono di sfida.

Leo, sei un idiota!

-Come, scusa?- Daryan era colto in contropiede da questo commento, ma dal suo tono di voce Leo capì che aveva l’occasione di fare un passo indietro senza conseguenze.

…non era lo stile di Leo.

-Anche lei non può mangiare il suo cibo?- spiegò meglio, abbandonando il tono di sfida, e osservando il piatto con tristezza.

-Non ho appetito, al momento. Porta via il piatto- Daryan obiettò, piuttosto stizzito, ma cercando di restare calmo.

-Non la sto giudicando, ma se può farla stare più tranquillo, posso assaggiare…- Leo si offrì di fare il suo precedente lavoro di assaggiatore, e sollevò la mano destra come a prendere il piatto per assaggiarlo.

Daryan lo avvicinò a sé, in modo protettivo, e lanciò verso Leo un’occhiataccia.

-Vedo che provocare figure al potere sembra essere un suo hobby- lo accusò, con tono velato di minaccia.

Leo odiava vederlo così. 

Era passato così tanto tempo dall’ultima volta che Daryan l’aveva guardato in quel modo, con sospetto, odio, e irritazione, e di certo Leo non avrebbe voluto che gli rinfrescassero la memoria al riguardo. Quello non era il suo Daryan. A Leo il suo Daryan mancava sempre di più.

-Non ho intenzione di provocare nessuno… ammetto di aver provocato Sir Lionel, ma non mi sognerei mai di provocare lei, principe. Sono solo preoccupata- cercò di essere incoraggiante, e fece un passo nella sua direzione, per mostrare tutta la propria buona volontà.

-Non è il suo lavoro preoccuparsi della mia alimentazione- Daryan si fece difensivo, ma sembrava che le parole di Leo lo avessero colpito almeno in parte.

-E quale sarebbe allora il mio lavoro?- chiese Leo, roteando gli occhi.

-Cucinare, e obbedire- rispose Daryan, freddo. 

-Cucinare cosa e per chi? Se lei non mangia!- gli fece notare il cuoco, in tono ovvio.

Questo sembrò scuotere parecchio Daryan, che si alzò, rischiando di far cadere la sedie dietro di lui. 

-Basta così! Un’altra parola e sei licenziata!- lo minacciò, alzando la voce, e facendo sobbalzare Leo, che non si aspettava proprio che si sarebbe comportato così.

Aveva molto da obiettare.

Voleva insistere, spiegare che sapeva esattamente cosa provava, che lo conosceva, che lo amava, che vederlo così gli spezzava il cuore, ma si costrinse a mordersi la lingua.

Non poteva permettersi di essere licenziato.

La sua soap opera personale non era prioritaria, al momento. Doveva trovare il modo di aiutare Jediah nella guerra, salvare vite umane, e sfruttare al massimo le risorse in cucina. Non poteva solo pensare a sé stesso, aveva un sacco di altre persone a cui badare, tra cui sette bambini a cui faceva comodo uno stipendio del palazzo, e un’amica in incognito che sarebbe finita nei guai se ci fosse finito anche Leo.

Sospirò, abbassò la testa, e si impose di restare zitto.

Sollevò la mano destra per prendere il vassoio, ma Daryan non glielo porse.

-Penso che lo terrò qui. Potrebbe tornarmi la fame, chissà- inventò una scusa, anche se il sottotesto era palesemente “Non mi fido di te per maneggiare il mio cibo” e Leo lo accettò.

Fece un inchino profondo, diede le spalle al principe, stando attendo che non gli vedesse la mano che non era riuscito a coprire di nuovo con il guanto, e uscì fuori dall’ufficio senza dire una parola, e cercando di ricacciare indietro le lacrime che gli erano risalite agli occhi.

Daryan si assicurò che la porta fosse ben chiusa, poi tornò seduto sulla scrivania, e si prese la testa tra le mani. Gli stava pulsando furiosamente, e si sentiva davvero malissimo.

Lanciò un’occhiata verso il cibo sul piatto. Probabilmente aveva bisogno di mangiare qualcosa. Mandò giù qualche gelida foglia di insalata, ma gli provocò immediatamente un forte conato.

Non poteva continuare così. 

E di certo non poteva lasciarsi distrarre da una cuoca dalla parlantina sciolta. Doveva restare concentrato se voleva vincere una guerra.

 

Leo doveva restare concentrato se voleva vincere la guerra.

Quindi non poteva lasciarsi distrarre da amori mancati.

Doveva essere freddo, e deciso, e intrepido, e determinato, e…

-Leo, spero che poi lo pulirai prima di restituirmelo- borbottò Alex, osservando il fazzoletto che era più muco e lacrime che stoffa, al momento, mentre Leo era intento a piangere e sentirsi inutile riguardo quanto successo con Daryan. 

-Certo che te lo ripulisco. Se vuoi te ne compro uno nuovo- le rassicurò Leo, soffiandosi il naso per l’ennesima volta.

-Per quanto mi dispiaccia per la tua tragedia romantica, penso che sia il caso di concentrarsi sul sigillo reale e come copiarlo in fretta- Alex cercò di farlo tornare concentrato, e gli agitò davanti al volto il ghiaccio che stava già iniziando a farsi più sottile, mano a mano che il tempo passava.

-Sì, hai ragione… potrei usare lo stesso metodo di prima per creare un sigillo di ghiaccio, ma non credo che funzionerebbe granché bene, considerando che la ceralacca deve essere sciolta ed è bollente quando si mette il sigillo- Leo iniziò a riflettere ad alta voce, senza molte idee. 

-Purtroppo non so bene come falsificare un oggetto così importante, non ho mai pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui avrei dovuto agire in questo modo… forse potresti chiedere ai bambini- suggerì Alex, osservando il ghiaccio come se le avesse fatto un torto personale.

Leo cadde dalle nuvole.

-Ai bambini?- chiese, senza capire perché Alex gli stesse suggerendo una cosa del genere.

-Sì, Gideon e gli altri. Non è mia intenzione giudicare, ma sicuramente sono più esperti di me in quanto a truffe. E in ogni caso potrebbero avere qualche idea. Le menti dai bambini sono una miniera d’oro di idee- insistette Alex, alzando le spalle.

-Sì, i bambini sanno essere geniali, ma anche se volessi parlare con loro, sono nel paese vicino, non è che ho molta possibilità di chiedere, soprattutto non prima che scada il tempo- le fece notare Leo, indicando il ghiaccio con la forma.

-Puoi sempre creare un finto sigillo di ghiaccio, e poi usare il finto sigillo per creare un altro di questi, e così via finché non raggiungi i bambini, e in quanto a raggiungerli, c’è un passaggio segreto nei sotterranei che porta dritto al villaggio, puoi arrivarci in un’ora, circa- Alex diede ottime soluzioni, e poi fece cenno a Leo di seguirla fuori dallo sgabuzzino dove si erano infilati per parlare senza essere notati. Era calata la  notte, e i corridoi erano deserti e oscuri, ma Alex procedette con una certa sicurezza, mentre Leo la seguiva.

-Dici che potrei andare adesso?- chiese il ragazzo, per sicurezza, la voce un sussurro a malapena udibile. 

-Sì, saranno contenti di vederti- lo incoraggiò Alex, con un grande sorriso.

-Aspetta! Fammi almeno prendere qualcosa da mangiare dalle cucine! Non posso di certo presentarmi a mani vuote! Chissà quanta fame hanno. Dovrebbe essere avanzato un po’ di pane, aspetta qui- Leo cambiò strada e si avviò alle cucine, per prendere qualche avanzo che altrimenti sarebbe stato buttato, e cercarlo di sistemarlo al meglio per renderlo presentabile. Non era sua intenzione derubare il palazzo, ma i sette orfani ne avevano bisogno, e si meritavano un pasto decente, non come Lionel. Raggiunse Alex il più in fretta possibile, e i due ripresero la loro camminata verso il passaggio segreto. 

-Tu vieni con me?- chiese Leo, speranzoso.

-Meglio di no, non vorrei finire nei guai, posso coprirti meglio se resto qui a fare la guardia. Mi raccomando, non farti trovare da nessuno, è un passaggio segreto e susciterai molte domande se dovessero scoprire che lo conosci- lo avvertì Alex, in tono serio.

-Tu come lo conosci?- chiese Leo, curioso. Sembrava un’informazione molto privata, e Alex era un cavaliere relativamente giovane in quel palazzo.

-Mi è stato rivelato come piago di fuga di emergenza- spiegò Alex, alzando le spalle -Meglio non parlare troppo, potrebbero sentirci- suggerì poi, guardandosi intorno.

-Tranquilla, siamo soli- la rassicurò Leo.

Purtroppo non rimasero soli a lungo.

Alex fu la prima a rendersi conto che qualcuno stava arrivando. Afferrò Leo per il polso e lo lanciò con poca grazie dietro la porta che conduceva ai sotterranei, sussurrandogli velocemente qualcosa all’orecchio: 

-Tra la seconda e la terza cella c’è una torcia, tirala e si aprirà il passaggio- prima di chiudersi la porta alle spalle.

Leo rimase per un attimo completamente immobile dietro la porta, e sentì dei passi approcciare la sua direzione.

-Alex, che ci fai qui?- sentì l’inconfondibile voce di Lionel.

Uffa, ancora lui?! Ma che è, aveva un GPS che gli diceva sempre dove trovare Leo?!

-Sto facendo la ronda dei corridoi per sicurezza. Tu invece? Non sei a riposo?- chiese Alex, con la sua voce maschile e fredda. Leo non era più abituato a sentirla parlare così.

-Tsk, no. Per colpa di una stupida novellina sono sotto esame e il principe mi ha incaricato di fare la guardia di notte. Stavo giusto andando nei sotterranei, puoi spostarti?- spiegò Lionel, molto irritato.

Oh, quindi era stato punito? Bravo Daryan! Sarebbe stato meglio affidarlo alle stalle, ma alla fine era giusto che i cavalli non venissero puniti a loro volta.

Un momento… Lionel stava per andare lì!?

-Cosa è successo? Vuoi parlarne?- Alex cercò di prendere tempo e dare a Leo il tempo di fuggire, e il cuoco non se lo fece ripetere due volte. Il sacrificio della donna non sarebbe stato vano.

Infatti Lionel iniziò a raccontare con dovizia di dettagli la propria versione di quanto successo con Leo, ma il cuoco non sentì molto, e si affrettò a scendere in fretta e silenziosamente le scale dei sotterranei, con il cuore che batteva a mille e l’ansia alle stelle. Raggiunse la torcia che sperava fosse quella giusta con il cuore in gola, la tirò con poca grazie, e per fortuna il passaggio segreto si aprì. Leo sperò non fosse un altro passaggio segreto, ma quanti potevano essercene, giusto?

Entrò in tutta fretta, chiuse la porta alle spalle, e iniziò a correre nel corridoio sperando di mettere abbastanza distanza tra lui e Lionel il più in fretta possibile.

Troppo preso nella corsa, con gli occhi ancora gonfi di pianto, e la tensione del momento, non si rese conto che il corridoio rischiarato da alcune torce molto sporadiche non era vuoto, e se ne accorse solo quando andò a sbattere contro la figura che camminava lentamente poco avanti a lui, facendola cadere a terra, e cadendo a sua volta.

-Ahhhh!- gridò la voce sorpresa.

-Per tutti gli dei mi dispiace tanto!- esclamò Leo, terrorizzato.

Poi l’informazione che era stato beccato gli raggiunse il cervello, e urlò a sua volta: -Ahhhh, chi sei?!-

Proprio mentre la figura faceva lo stesso.

-Chi sei tu?!- 

Si zittirono, e si guardarono appena.

Leo si accorse che la persona contro cui era appena andato a sbattere era una ragazza bassina, vestita con abiti umili, e abbracciava un cestino da picnic come se fosse il tesoro più prezioso che aveva. I suoi capelli erano biondi come il granturco e tenuti indietro in una coda, i suoi occhi marroni squadravano Leo con sospetto, e il suo fisico era piuttosto magro e sciupato.

Ma non c’erano dubbi.

Leo conosceva benissimo quella persona.

E non riusciva a credere di averla finalmente rivista in una circostanza del genere.

-Principessa Opal?!- 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Perdonate il ritardo, sono state settimane piuttosto pesanti, tra la tesi, il Natale, e problemi familiari piuttosto brutti, ma la scrittura è la mia terapia, quindi ho cercato comunque di scrivere un po’. 

Questo capitolo è un po’ di passaggio, compare un po’ troppo Lionel, ma Leo e Daryan hanno anche un’interessante discussione e… Daryan sembra avere parecchi problemi :(

Però Leo ha fatto immediatamente amicizia con Dotty, e ha un piano per salvare tante persone :D

E… è stato appena beccato in un luogo segreto dalla principessa Opal :0

Insomma, una montagna russa di emozioni. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, cercherò di far arrivare il prossimo più in fretta, ma devo aggiornare anche altre storie quindi chissà. Ma dal 7 Febbraio, forse anche prima, sarò molto più libera dato che avrò finito la tesi e dopo la laurea avrò mesi di libertà prima di cominciare la magistrale, quindi insomma… tanti progetti, ahah.

Spero abbiate passato buone vacanze natalizie, un bacione e alla prossima :-*

   
 
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