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Autore: Sarnie    05/01/2023    0 recensioni
Un breve testo introspettivo in parte ispirato dalla canzone "Broken" di Elisa, racconta di un viaggio attraverso la nebbia, che rappresenta il passato buio e doloroso, nell'attesa di essere pronti ad accogliere l'estate, ossia raccogliere i frutti della propria crescita personale.
Ma ad ogni ritorno, una coltre di nebbia lo riavvolge, lui perde sé ed io il controllo; la mia vista, il mio respiro, la mia calma, sono ormai incontrollabili. Capisco e pressappoco comprendo che in ordine per riuscire ad accogliere il nuovo calore dovrò abbandonare il freddo e l’umidità in me insiti, abbandonare l’oscurità che per troppo tempo ha caratterizzato il mio spirito. E un mesto pensiero si insinua nella mia mente: uccidersi è rinascere.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'd love to be one of those colorful early summer days
When everybody is happy that you came
Everybody smiles back at you as soon as your eyes cross their eyes
But something has to happen first
I know winter has to come before it blossoms
Broken,
Elisa

 

A pezzi, il mio spirito ha trovato sollievo nella tanto bramata fuga.
Complice la speranza di un futuro continuamente migliore, nient’altro sogna, ora, di evolversi in una fortezza per dare rifugio a chi ha sofferto, a chi soffre, a chi soffrirà. Di fare il bene. E impara a crescere e rigenerarsi in una nuova città, fatta di un calore che ancora incertamente accoglie.
Ma ad ogni ritorno, una coltre di nebbia lo riavvolge, lui perde sé ed io il controllo; la mia vista, il mio respiro, la mia calma, sono ormai incontrollabili. Capisco e pressappoco comprendo che in ordine per riuscire ad accogliere il nuovo calore dovrò abbandonare il freddo e l’umidità in me insiti, abbandonare l’oscurità che per troppo tempo ha caratterizzato il mio spirito. E un mesto pensiero si insinua nella mia mente: uccidersi è rinascere.
Durante l’infanzia (e un po’ oltre) ho sempre desiderato la mia morte. Crescendo ho poi capito quanto possa essere magico darsi sempre un giorno in più e decisi di non mettere un punto, bensì un punto e virgola, terminare quel tremendo periodo ma andare avanti. In un istante, in quest’istante realizzo che il punto però deve esserci: significa morire, significa uccidere ciò che ero e - come se fossi in lutto per uno dei miei più cari amici – portarmi per sempre nel cuore quella bambina abbandonata nella nebbia, colei che è tormentata dallo spirito malevolo portatore di freddo e rabbia e odio e tristezza, e mai, mai dimenticarla, perché è la sua forza ad avermi permesso di essere qui. Ed è davvero un dolore spaventoso quello che mi affligge al solo pensiero di questo lutto, sento lacrime formarsi tra le mie palpebre, pronte a piangere la morte di una parte di me. Mi sento lacerare e fa male, fa male veramente.
Questo non significa che accadrà a breve, quella bambina mi deve dire ancora tante cose per aiutarmi a guarire e io le devo ancora molto, soprattutto affetto e serenità. Il mio spirito dovrà ancora vagare nella nebbia per diverso tempo – non so quanto. Perché da dove vengo io ho visto e appurato che la nebbia scende anche durante la primavera eppure i peschi fioriscono lo stesso; per il frutto ci vogliono poi pazienza e molta cura della pianta. Così io mi prenderò cura di me, bambina e non, preparando ciò che sarà un rifugio partendo dalle fondamenta, attraversando la nebbia e organizzandomi per accettare la morte, che prima o poi arriverà, e il calore dell’estate.

 

   
 
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