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Autore: Flofly    06/01/2023    4 recensioni
Un Maniero finalmente silenzioso, un bicchiere di whiskey incendiario e una fotografia di due ragazzi che non esistono più.Lucius Malfoy riflette sull'unica amica che abbia mai avuto e di cui non può neanche pronunciare il nome: Andromeda Black
Storia ispirata dalla challenge Love beyond Romance indetta da Mari Lace sul forum Ferisce più la penna e dalla canzone BLÜ EYES - break up with a friend.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Lucius Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Mancano pochissime ore alla fine delle feste e approfitto per postare questa storia ancora ambientata  nel periodo natalizio. E’ ispirata dalla Challenge Love Beyond Romance indetta da Mari Lace sul forum Ferisce più la penna e da una delle canzoni proposte BLÜ EYES - break up with a friend
Una delle mie teorie (basate solo sulle mie ossessioni) è che durante gli anni di Hogwarts Lucius e Andromeda siano stati molto amici e quando ho sentito questa canzone non ho potuto che pensare a loro e alla loro forzata rottura. Non è canon, non è fanon, non è nulla…ma in fondo di chi potrebbe fidarsi un Malfoy se non di una Black? Molti spunti li ho già utilizzati nelle mie long ma mi mancava molto questo loro strano rapporto e ho approfittato della Challenge per scrivere di un giorno lontano in cui Lucius ha comprato il primo regalo perfetto per Narcissa, grazie all’aiuto di una strana alleata.

 
Ricordi di Un Natale Passato
 
'Cause, what the hell is it that I'm supposed to say?
Do I save the burnin' bridge or just walk away?
I know that sometimes
Good things have to end
But nobody tells you
How to break up with a friend
 
I primi mesi era stato dannatamente difficile adattarsi al silenzio del Maniero, le cui stanze sembravano essere improvvisamente diventate troppo grandi e troppo vuote. Ora, a diversi anni di distanza da quel primo settembre, doveva ammettere che il primo giorno dopo il rientro a scuola per il semestre invernale apprezzava decisamente il potersi sedere nella grande poltrona in pelle del suo studio e godersi un whiskey incendiario invecchiato di cento anni senza sentire parlare di Potter per più di cinque minuti. Certo, sempre meglio di quando parlava di Hermione Granger…per Salazar Serpeverde, c’era solo da sperare che Draco si innamorasse di qualcuna prima di rendersi conto di cosa significasse davvero quella sua ossessione. Era al terzo anno, ormai, non molto più giovane di quando lui stesso si era reso conto dei suoi sentimenti per Narcissa. E, come gli rinfacciava sempre la sua splendida moglie, non è che all’inizio fosse stato esattamente un corteggiamento da manuale.  
Se non ci fosse stata Andromeda…
Guardò la fotografia che teneva in mano, solitamente ben nascosta in uno dei libri rilegati in pelle, chiedendosi cosa fosse successo ai due ragazzi della foto. Ricordava bene quando era stata scattata, durante le vacanze di Natale del loro quinto anno a Diagon Alley, quando lui aveva deciso che non poteva più aspettare per dichiararsi a Narcissa e che ci fosse un’unica persona al mondo che potesse davvero aiutarlo.
L’Andromeda Black di quella foto aveva già iniziato la sua doppia vita, ne era perfettamente consapevole ora come allora, eppure aveva sperato con tutto se stesso che fosse solo qualcosa di passeggero, una storia senza alcun futuro. Invece, pochi anni dopo lei se n’era andata, abbandonando la sua famiglia, sua sorella, l’intero mondo che l’aveva cresciuta. E, soprattutto, aveva abbandonato lui.
Ricordava l’ultima volta che si erano parlati da amici, quella mattina in cui l’aveva pregata di non andarsene, di ripensarci. Si era persino offerto di aiutarla a trovare una soluzione, tutto purché non facesse quel passo.  Ma lei era rimasta in silenzio, scuotendo la testa.
«Sei un idiota, Lucius. Ma ti voglio bene» aveva detto prima di andarsene senza più guardarsi indietro. Lui era rimasto pietrificato, incapace di dire una parola. Cosa si dice a qualcuno che prende la tua amicizia e la butta via come l’ennesimo Silente nelle Cioccorane? Si era rifiutato di dirle addio in quel momento, lasciando che fosse il silenzio ad urlare tra di loro.
Erano passati anni da quel giorno e non aveva mai potuto rimpiazzarla. Non aveva mai avuto altri amici al di fuori di Andromeda, l’unica persona oltre Narcissa che avesse mai considerato alla sua altezza, la sola a cui avesse permesso di parlargli in quel modo. Gli altri erano conoscenti, strumenti utili per raggiungere i suoi scopi o pure cornici decorative, niente di più.
La prima volta che l’aveva intravista a Diagon Alley dopo il suo processo alla fine della Prima Guerra Magica, era rimasto a guardarla dietro la vetrina del negozio di animali mentre parlava con una bambinetta dai capelli rosa mentre accarezzavano un grosso gatto bianco.  Sua figlia…una sporca mezzosangue e mutaforma, come amava ripetere sua suocera.
Era stato tentato di fermarla, ma poi non avrebbe saputo cosa dirle.
Come si fa a ritrovare il capo di un filo spezzato? Era rimasto di nuovo li, incapace di superare il muro di odio e risentimento che li aveva divisi in quegli anni.
Da allora l’aveva intravista di sfuggita, sempre ben attento a non incrociarne mai lo sguardo, a troncare sul nascere ogni conversazione che potesse riguardarla.
Prese un altro sorso, lasciando che il liquido ambrato gli scendesse morbido e infuocato in gola, mentre gli occhi vagavano su quel pezzetto di carta stampata: i ragazzi della foto erano seduti in un tavolino all’aperto e sembravano immersi in una conversazione fitta, ignari della macchina fotografica che aveva catturato per sempre quel momento più intimo di un bacio.
Cercò di fermarsi, ma la mente non poté fare a meno di tornare indietro con la mente a quel giorno.

 
 
Look through our pictures
And try not to cry
 
 
«Si può sapere cosa diavolo ti è venuto in mente? E’ l’alba del primo giorno di vacanze, si può sapere cosa vuoi? Per Salazar Serpeverde, ti hanno cacciato di casa?».
Come al solito non aveva neanche salutato, limitandosi a sedersi di fronte a lui con ancora addosso gli occhiali da sole, nonostante fossero le nove di una pigra mattina di dicembre. Lucius non si era scomposto, facendo un cenno alla cameriera della sala da tè e dopo un secondo una tazza di caffè schiumato alla noce moscata e una grossa fetta di torta alle mele calda e fragrante si materializzarono di fronte alla sua ospite.
«Ti ho ordinato la colazione, per farmi perdonare. Merlino, sei l’unica persona che conosco che riesce a bere quella cosa. E comunque non sei mai stata tipo da dormire fino a tardi, ti ricordi lo scorso anno quando mi hai mandato una strillettera alle sei di mattina perché secondo te non ti avevo ridato il libro che mi avevi prestato e che, in realtà, avevi dimenticato a Hogwarts?»
Andromeda sembrò soppesare un attimo la questione, bevendo un sorso della bevanda calda e speziata. Ad essere onesti, persino lui sapeva che era arrabbiata dopo aver visto quello stupido Tassorosso scherzare in modo fin troppo amichevole con una compagna di casa e Lucius era stato il parafulmine del suo malumore.
«Merlino, quanto sei noioso. Ti ho già chiesto scusa, no?»
«Veramente no. Hai detto, e cito testuali parole, “tanto avrai fatto qualcos’altro per cui meritare una strillettera”» replicò  il ragazzo, tamburellando con le lunghe dita sul tavolo.
«E vuoi forse darmi torto? Senza contare tutte le volte con cui ti ho coperto mentre te la svignavi dopo il coprifuoco con l’ochetta di turno. O quante ore ho dovuto passare a sentire le nostre compagne parlare di come vorrebbero metterti l’anello al dito. E, credimi, è già stata una punizione sufficiente, anche senza considerare che sto parafrasando»
Lucius fece un gesto nervoso con la mano senza neanche alzare gli occhi dalla sua tazza di tè ancora intatta e la ragazza che si stava avvicinando sorridente al loro tavolo con un vassoio di pasticcini glassati e decorati con alberelli di zucchero si bloccò di colpo, girando i tacchi e lasciandoli al primo tavolo che le passò sotto mano.
«Ehi, io li volevo quei dolcetti! Che gusto c’è a venire qui se neanche ci facciamo trattare bene? Black e Malfoy da soli in un tavolo appartato in una sala da tè mezza vuota… mi stupisco che la proprietaria non abbia già fatto venire i fotografi…potremmo essere nella pagina mondana, sai? Di nuovo.» sbuffò Andromeda contrariata, facendo appena un cenno alla spaesata cameriera che in un attimo fu di nuovo accanto a loro, con un’intera alzatina ricolma di cupcake colorati.
«Ma non ti sazi mai? Salazar Serpeverde ma dove la metti quella roba?» Lucius alzò gli occhi grigi al cielo, cercando di scacciare gli adorabili pasticcini che quella che in teoria era una strega brillante e di ottima famiglia stava facendo volteggiare con la speranza di ficcarglieli in bocca. «C’è un motivo preciso per cui ti dà così fastidio vedere i nostri cognomi insieme?»
«No, mi da solo fastidio che pensino che possiamo avere una storia. Piuttosto mi farei chiudere gli organi riproduttivi» Andromeda ingoiò l’ultima forchettata di torta di mele, la mente finalmente in grado di funzionare normalmente. «Insomma, mi vuoi dire cosa vuoi?»
Il luccichio negli occhi del ragazzo di fronte a lei le provocò un brivido di preoccupazione.
«Devi aiutarmi. Sei l’unica che può farlo» disse asciutto, mentre lei aspettava inutilmente che si spiegasse.
«A trovare un parrucchiere che ti tinga i capelli? Per Salazar Serpeverde, credevo che non me lo avresti mai chiesto. La cosa buona è che quando sarai vecchio potrai camuffare bene i capelli bianchi, nessuno noterà più di tanto la differenza.»
«Ma sei pazza? I miei capelli non hanno niente che non vada!» Lo sdegno dell’amico era tale che la giovane Black non poté fare a meno di scoppiare in una risata. Ben presto, però, le mori in gola quando lui aggiunse: «Mi devi aiutare con tua sorella»
«C’è qualche speranza che tu stia parlando di Bellatrix?» tentò con una smorfia. «Oh, andiamo. Lo sai che Narcissa non ti sopporta»
«Non è vero… abbiamo avuto un inizio difficile ma poi l’abbiamo superato»
«Le hai chiesto se fosse sicura di essere nostra sorella, quindi implicitamente le hai dato della figlia bastarda. Mi pare un tantino più grave di un inizio difficile.»
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli, insofferente. «Senti, non ci ho capito più niente, va bene? E’ questo che volevi sentirmi dire? L’ho vista e non sapevo che dire e mi è uscita quell’idiozia…quando me ne sono reso conto era già troppo tardi e non potevo rimangiarmelo. E poi ammettiamolo… lei non c’entra niente con te e Bellatrix, il dubbio era più che lecito»
«Ma è una bambina, che diamine. Senza contare che tu hai già una ragazza. Anzi, più di una, se proprio vogliamo essere precisi»
«Guarda che ha solo un anno meno di noi… e per quanto riguarda il resto, quello non è un problema. Ho chiuso con tutte»
Gli occhi scuri della Serpeverde diventarono una fessura, incapace di ribattere ad un dato ovvio come l’età.
«Mi spieghi perché dovrei aiutarti a conquistare mia sorella? Già ne ho una fidanzata con un idiota, non voglio che anche la mia piccola Cissy faccia la stessa fine. Senza offesa, eh»
Lucius si piegò sul tavolo verso di lei, fissandola con una serietà che raramente gli aveva visto.
«Perché sai che farò qualsiasi cosa per renderla felice» disse serio. Poi con un ghigno aggiunse «E poi sono un purosangue, ricco, bello e intelligente. Mi spieghi che problemi hai? Di solito ti sto simpatico… e, credimi, non sono molte le persone che possono dire una cosa del genere, guardi tutti come fossero vermicoli.»
«Primo, una cosa è questo...» iniziò la ragazza, facendo ondeggiare velocemente l’indice tra di loro e poi roteandolo, come ad indicare questa situazione .«Un altro aiutarti ad infilarti nella vita di mia sorella minore. Secondo, rimarrei sulle cose oggettive, tipo essere ricco. Non mi allargherei sul bello e tantomeno sull’intelligente.»
«Devi farti controllare la vista, Black.» scattò, allontanandosi e incrociando le braccia mentre la guardava storto. «Quindi mi aiuterai?»
Un sospiro aveva dichiarato la resa della più testarda e anticonformista dei Black. «Senti… Narcissa non è come tutte le altre che hai frequentato…lei è…»
«Speciale? Si, lo so»
Andromeda scosse i riccioli scuri, guardandolo per un attimo indecisa se continuare «Diversa. Lei vuole una famiglia, Lucius. Non chiedermi il perché o dove se ne sia uscita con un’idea del genere, ma è ossessionata. Non vuole nient’altro, capisci? Ed è così intelligente…così dotata…ma preferisce fare la figura della stupida bionda per fare contenta nostra madre. E quei due imbecilli già le stanno cercando un marito…rischi di distruggerla. Se lo dovessero venire a scoprire i giornalisti di cronaca rosa…ti rendi conto che per loro sarebbe come vincere alla lotteria magica? Sai bene che tanto per i miei quanto per i tuoi genitori questo sarebbe un matrimonio semplicemente perfetto… non vi lascerebbero mai vivere una storia in santa pace e non voglio che mia sorella si trovi in un matrimonio forzato»
Il ragazzo sembrò soppesare la cosa, riprendendo a tamburellare sulla tazza, pensieroso, con un ticchettio ritmico dell’anello di famiglia contro la ceramica smaltata. «Io la vedo, Andromeda. La vedo sul serio. Lo so che ha sempre la risposta pronta a lezione anche quando fa finta di non prestare attenzione. E so anche che ama il tè con il miele ma ha imparato a prenderlo amaro perché pensa che tutti la guardino se non mangia come un uccellino. E so che gli stupidi romanzi rosa che fa finta di leggere sono in realtà dei libri di pozioni che si fa spedire sotto falso nome. Io … vorrei solo che lei si vedesse coma le vedo io.»
«Per Salazar Serpeverde, sei inquietante. Sai che i Babbani hanno un nome per quelli come te? Li chiamano stalker» nonostante il tono seccato, Lucius non aveva potuto fare a meno di notare un accenno di sorriso. La vittoria però aveva un sapore dolce amaro…quei riferimenti ai Babbani…stava diventando imprudente…ben presto non sarebbe più stato in grado di far tacere le voci che giravano su lei e il sanguesporco di Tassorosso. Persino quei due idioti di Crabbe e Goyle sembravano essersene accorti. E se quella storia fosse arrivata alle orecchie di Bellatrix…
«Cosa vuoi che faccia? Che le lanci un Imperius? O speri che basti un po’ di Amortentia per farle capire che anche lei è innamorata di te?» la voce di Andromeda era riuscita a riportarlo alla realtà. La guardò a lungo, mentre beveva calma come se non stesse nascondendo un segreto talmente grande da rovinare tutti loro.
Respirò a fondo per calmarsi, non era il momento per distrarsi, doveva approfittare di quella breccia nella corazza di indifferenza che la ragazza si portava sempre dietro.
«Aiutami a trovarle un regalo per Natale. Lei lo adora, vero? Ho visto come le si sono illuminati gli occhi quando ha visto le decorazioni a Hogsmeade. E non posso farle una cosa banale come un gioiello, sono certo che me lo tirerebbe dietro e, soprattutto, non voglio regalarle nulla di banale che potrebbe avere da qualunque altro mago.»
Andromeda si lasciò sfuggire una risatina «Probabile. Sai che Atticus Flint ha provato a corteggiarla con una pacchiana collana con un serpente cesellato con un grosso smeraldo tra le fauci? Avresti dovuto vedere la faccia che ha fatto quando l’ha vista…»
Lucius si era sentito avvampare di rabbia: come aveva osato quello stupido idiota alcolizzato del suo capitano della squadra di Quidditch osare anche solo pensare di provarci con Narcissa, la sua Narcissa? Oh, ma poteva stare certo che alla prima partita di allenamento avrebbe avuto una discreta sorpresa, quando un bolide si sarebbe spiaccicato sulla sua grassa e patetica testa.
«Grosso smeraldo un corno. Flint è poco più che benestante…» aveva ringhiato, mentre la sua migliore amica rideva ormai apertamente della sua espressione offesa. «Me l’hai detto apposta per farmi arrabbiare, vero? Sei pessima.»
Andromeda si asciugò una lacrima «Per Merlino, sei esilarante. Un po’ si, lo ammetto. Però è vero che lui la sta corteggiando spudoratamente, ha addirittura chiesto a mio padre di poterla portare fuori a cena. E smetti di digrignare i denti, finirai per sbriciolarteli»
Fece una pausa, prendendosi il tempo di studiarlo.
«Una pallina di Natale» sentenziò.
Lucius aveva pensato che fosse definitivamente impazzita, doveva essere di certo l’influenza di quel barbone Tassorosso a confonderla. «Una pallina di Natale? A Narcissa Black? Vuoi farmi odiare definitivamente»
«L’hai detto tu: Narcissa ama il Natale. E di sicuro non è una cosa che nessun altro può regalarle…perché ci metterai qualcosa di tuo» ripeté squadrandolo con un sorrisetto che non lasciava presagire nulla di buono.
«Non posso andare alla Gringott a prendere il Koh-i-Noor, è nella camera blindata dei miei e ci vogliono mille autorizzazioni»
Fu la volta di Andromeda di alzare gli occhi al cielo «Non sto parlando di un diamante grosso quanto un boccino, idiota. Devi metterci qualcosa di tuo, qualcosa che la convinca che tu non sia il solito idiota purosangue. Falle vedere cosa vedi quando la guardi, quello che vedi sul serio.»
Il ghigno divenne un sorriso sincero, al ricordo di quando l’aveva trovata in lacrime di rabbia una sera di inizio autunno. Non le aveva mai chiesto se fosse per qualche notizia che era arrivata da casa o perché si fosse resa conto di amare uno schifoso Sanguemarcio, troppo spaventato dalla possibile risposta. Si era limitato a sedersi accanto a lei lanciando un incantesimo respingi-passanti sulla tromba delle scale, permettendole per una volta di crollare, senza preoccuparsi che qualcuno la vedesse. Erano rimasti così, la testa sulla sua spalla, in silenzio, senza la necessità di nessuna domanda . «Allora vedi che mi vuoi bene? E dire che mi tratti sempre male»
«Andiamo, so perfettamente dove comprare qualcosa del genere. E deve essere azzurro, mi raccomando, è il suo colore preferito» aveva commentato con quello che per la prima volta sembrava imbarazzo mentre si alzava.
Lucius sorrise, infilando le mani in tasca per tirare fuori qualche galeone da lasciare sul tavolo, senza neanche preoccuparsi di chiedere il conto. Poi le offrì il braccio, chinandosi a darle un bacio sulla guancia «Sei la migliore amica del mondo, Andromeda Black»
Lei lo aveva pizzicato, seccata, senza però staccarsi «E tu un inguaribile idiota sdolcinato, Lucius Malfoy. Ma chissà perché mia sorella sembra avere una cotta per te…quindi vediamo di far funzionare questa cosa»
Ah, allora aveva ragione…Narcissa non lo odiava sul serio. Con il cuore che gli batteva all’impazzata non fece neanche caso allo sguardo preoccupato dell’amica quando aveva intravisto una sottile lamina argentata nella borsa di pelle di Moleskine che portava a tracolla, la stessa che aveva già visto anche da sua sorella Bellatrix.
 

 
I know it's all for the best
I just wanna make it hurt less
 
 
La grande pendola ottocentesca batté le dodici, risucchiandolo fuori dal tunnel dei suoi ricordi. Narcissa sarebbe rientrata tra poco per il pranzo e di certo non poteva trovare nessun oggetto che potesse ricordarle di sua sorella.  Avevano diviso tanto in quegli anni, ma il dolore per quella perdita era qualcosa che doveva rimanere solo suo, qualcosa di privato che non sarebbe mai dovuto venire alla luce.
Gettò la copia della Gazzetta nel camino, guardando le parole rattrappirsi e accartocciarsi sino a sparire in una nuvola azzurra di inchiostro. La prima Auror mutaforma… progresso o un terribile sbaglio?
Non importava la risposta, non era mai importata. Lei se ne era andata, ed era quella l’unica verità. Soppesò la fotografia nella mano, indeciso per l’ennesima volta sul distruggerla o tenerla. Stava quasi per gettarla nel fuoco quando l’Andromeda Black diciasettenne nella foto si girò per fargli l’occhiolino.
«Sei una stupida, Andromeda Black.» mormorò, riponendo il libro di nuovo al suo posto.
 Non poteva lasciarla andare, non ancora. Poteva lasciarla ancora un po’ in quella custodia di parole in cui era stata negli ultimi due decenni. In fondo, forse un giorno avrebbe finto abbastanza a lungo che avrebbe smesso di fare male.
 
 
   
 
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