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Autore: chrnomaker    07/01/2023    0 recensioni
Esercizio di scrittura.
Simile a "L'Angelo della porta a fianco mi vizia fino a farmi diventare un buono a nulla", si tratta di una normale storia scolastica tra due studenti delle superiori del primo anno.
Divertitevi a leggere la storia di Fujita Kotarou e Shibata Erie.
Controllate anche il mio account instagram e twitter @chrnomaker
Autore della light novel fantasy "Un solo obiettivo", disponibile su Amazon
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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“Diamine, anche questo mese sono tra i peggiori della classe!”

“D'altro canto, lo Yeti è in cima al punteggio complessivo dell'intera scuola!”

“Non si è fatto neppure vedere durante il festival scolastico, vero?”

“Non deve far altro che studiare per mantenere quel punteggio!”

Attraversando il corridoio scolastico dove erano esposti i risultati dei mini-esami che dovevamo sostenere mensilmente, sentivo le voci di altri studenti che stavano spettegolando su di me.

Sospirando alla scena che si stava ripetendo fin troppe volte, mi avvicinai alla bacheca.

“...”

“Urgh! È lo Yeti! Fate spazio!”

Senza neppure aprire bocca, la mia presenza divenne subito nota.

Come se dovessero evitare una calamità, il mare di persone che stava affollando il corridoio si spartì in due, in modo che potessi passare.

Apprezzando il loro gesto, vidi la cima della classifica.

 

198/200 Fujita Kotaro

191/200 Asakura Fujimiya

189/200 Furie Kenta

 

7 punti... Anche se sono quattro materie casuali in due giorni, la pausa estiva deve averli deconcentrati.

Stranito dal fatto di avere un vantaggio simile, sapevo che non potevo abbassare la guardia dato che dovevo difendere il mio titolo di asso della scuola, il quale mi garantiva parecchi privilegi, mensa gratuita tra i più importanti.

Con questo, un altro mese di risparmi sul pranzo è garantito!

“Lo Yeti sta sorridendo in maniera inquieta! Cos'ha in programma!?”

“Sotto sotto dev'essere un delinquente! Chi gli ha dato il permesso di tingersi i capelli con quella tonalità di blu? Gli sta troppo bene!”

“Vuoi dirmi che quegli occhi color ambra non sono naturali, ma lenti a contatto? Sta cercando di testare il limite consentito dal comitato etico!?”

“Si sta compiacendo del suo risultato!? Dobbiamo promuoverlo a Re dei demoni!?”

“Dov'è l'Eroe quando serve!?”

Con supposizioni senza fondamenta, il brusio degli altri studenti stava diventando sempre più intenso.

Ciancere a vanvera.

Diressi lo sguardo verso i pettegoli ma mi accorsi che era un'azione inutile dato che non mi ricordavo neppure i volti dei miei stessi compagni di classe.

“Lo Yeti ci sta guardando! Disperdiamoci!”

Nonostante ciò, sembra che avesse sortito qualche effetto.

Dato l'ordine, un gruppo di studenti se la diede a gambe ma li vedevo con la coda dell'occhio che si erano solamente nascosti dietro una fila di studenti.

Siccome avevo terminato quello che dovevo fare, decisi di andarmene.

Come ero arrivato, il mare di studenti mi aprì anche la strada per uscire.

“... Graz-”

“Lo Yeti finalmente se n'è andato!”

“Finalmente si respira nuovamente!”

Dando per scontato che non mi girassi, alcuni studenti stavano già esultando per la mia partenza.

“...”

Rimangiandomi la parola che volevo esprimere, feci finta di nulla e proseguii per la mia strada, abbandonando quel corridoio colmo di colori e vivacità.

“... Mmm?”

Vidi un luccichio che colse la mia attenzione.

Mi voltai all'indietro ma non c'era niente che rifletteva la luce.

“... Sarà stata la mia immaginazione”

Sentendo la campanella che segnalava l'inizio delle attività dei circoli extracurricolari, decisi di proseguire per la mia strada e lasciai l'area scolastica, non accorgendomi che c'era una persona che mi stava osservando dall'ombra.

“... Fujita...”

 

***

 

“Sono 581 yen”

Ottenuta una banconota da 1000 yen, frugai nella cassa per ottenere il resto.

“Ecco il suo resto di 419 yen. Alla prossima”

Inchinando il corpo verso il cliente, notai che non disse niente e se ne andò dal negozio.

“Un altro cliente silente... Dovrei essere grato che passino ancora clienti in questa catapecchia, ma gente scortese del genere...!”

“Capo, va tutto bene”

La persona di fianco a me si chiamava Godai Takahiro ed era il proprietario di questa piccola libreria.

“Non sapevo che gestire perfino un'attività piccola come questa fosse così problematico... E pensare che all'inizio credevo che il mio sogno di aprire la libreria con tutti i manga del mondo fosse così semplice da realizzare...”

“Capo, non si faccia crescere dei capelli bianchi ancor prima del tempo. Ha appena raggiunto di trent'anni”

“Vuoi dire che ho già trent'anni! Sono nella mia mezza età!”

Ah... Era partito completamente per la sua tangente.

Nonostante sia una buona persona, la sua tendenza pessimista nel vedere le cose lo rendeva una persona un po' difficile da comprendere, ma era anche il motivo per cui la sua attività era ancora funzionante.

Solo preparandosi per il peggio si può pensare razionalmente al futuro.

*cough* *cough*

Inavvertitamente iniziai a tossire, molto probabilmente a causa del pensiero che turbava la mia mente.

“Fujita, va tutto bene?”

“Sì, nessun problema. Dev'essere solo la gola secca”

Non sembrando completamente convinto, il capo diede voce alle sue preoccupazioni.

“Sicuro che i turni di lavoro non sono troppo stancanti? Anche se è un lavoro part-time, cinque turni alla settimana non sono un po' troppi numerosi? Mi fa piacere che mi stai dando così tanto del tuo tempo, ma abbiamo altri tre studenti part-time che aiutano al negozio. Per di più, hai preso il turno che inizia quasi subito la fine delle lezioni. Hai davvero il tempo di studiare?”

“Capo, non si preoccupi. Anche questo mese sono il primo del mio intero anno, quindi il lavoro non intacca minimamente i miei studi”

“Ma non hai mai preso una pausa da quando hai iniziato a lavorare qui, come se fossi una macchina. Non hai amici o una fidanzata che ti vengono a trovare?”

Toccando un tasto dolente, ero momentaneamente senza argomenti.

“Se ti va...”

“Ehm...”

Bloccando le parole del capo, un nuovo cliente aveva portato qualcosa al banco.

“Buongiorno, come posso aiutarla?”

Mostrando il mio sorriso da perfetto commesso, ero veramente sollevato che avesse interrotto la conversazione.

“... Vorrei acquistare questa rivista...”

Porgendomi l'articolo che desiderava comprare, controllai l'oggetto in questione.

“... Si tratta di una rivista di moda del mese scorso. Non l'aveva già acquistato la settimana scorsa?”

“... Eh?”

Rimanendo senza parole, la ragazza di fronte a me era sorpresa.

Dai lunghi capelli neri, la sua presenza emanava un'aura raffinata.

Il suo abbigliamento era semplice ma all'ultima moda, molto probabilmente grazie alle riviste che comprava ogni volta... solo che quegli occhiali da sole risaltavano fin troppo e le dava un'aria sospetta, come se stesse nascondendo qualcosa.

Se sta pedinando qualcuno, deve essere un idiota per non notarla...

“... Ho perso la rivista, quindi la sto ricomprando”

“... Capisco, perdoni l'importunio”

“No, non mi hai disturbata affatto!”

Visibilmente nel panico, sembrava che avessi oltrepassato il territorio che mi era concesso stare per fare quattro chiacchiere col cliente.

Per risolvere l'atmosfera imbarazzante, scannerizzai l'articolo.

“In totale sono 849 yen”

“... Ecco a te”

“Ricevuta una banconota da 1000 yen, il suo resto è di 151 yen”

Consegnando le monetine, la mia mano toccò accidentalmente quella del cliente.

Cercai di ritirare velocemente la mano ma la ragazza di fronte a me rafforzò la presa e la tenne con entrambe le mani.

Cosa sta succedendo!?

Passarono tre, cinque, dieci secondi e la persona di fronte a me ancora non si decideva ad allentare la presa.

Solo con il falso tossire del capo fece tornare il senno a tutti i presenti.

Divincolandomi dalla stretta, porsi al cliente il suo articolo all'interno di una busta di plastica.

“Grazie per il suo acquisto. Torni a trovarci!”

“... Non esagerare”

Sentendo il suo mormorio, fui preso alla sprovvista.

Che se ne sia accorta...!?

Ma contrariamente alle mie aspettative, la ragazza uscì dal negozio senza dire nient'altro.

Confuso dalla situazione, il mio sguardo rimaneva verso l'uscita anche se n'era già andata.

Schiarendosi la voce, il mio capo mi mise all'angolo.

“Allora... Chi era quella ragazza?”

Con uno sguardo che sembrava intenzionato a non mollare la preda, sentivo la pressione sulle spalle. Letteralmente.

“Si tratta di una cliente che passa ogni tanto. Non so altro”

“Non mentire. Le persone normali si ricordano dei clienti solo se sono abituali, e io sono parecchio sicuro di non averla mai vista!”

“Eppure è da inizio estate che passa praticamente ogni settimana...?”

“Sembra che non mi devo preoccupare per la tua mancanza di una ragazza nella tua vita...”

Al sentire un commento del genere, qualcosa dentro di me sembrò stringersi.

“... Non credo che sia come stia pensando lei, capo”

Come se avesse capito il mio cambio d'umore, decise di lasciare la presa.

“Comunque sia, fammi sapere se ti serve un po' di tempo libero. Non siamo messi così male e mi dispiacerebbe non dare qualche possibilità a quella ragazza”

“Capo, io...!”

Porgendomi una bottiglia d'acqua, il capo interruppe le mie parole.

“Tu sei ancora uno studente. Va bene prendersela con calma”

“...”

Accettando la bevanda, non dissi nient'altro.

Per quanto riguardasse le sue parole, era tutt'altra questione.

È già passato il tempo di prendermela con calma.

 

***

 

“Fujita, sono tornata dal tavolo 4. C'è qualcos'altro da fare?”

“Kobayashi, questo set per bambini al tavolo 6”

“Ricevuto!”

Con entusiasmo, la nuova cameriera del ristorante per famiglie partì con il piatto tra le mani.

Finito il mio lavoro in libreria, ero ritornato a casa per togliermi il sudore pomeridiano per poter cominciare rinfrescato col lavoro serale.

Il sorriso di Kobayashi mi aiutò ad allevare parte della fatica ed era anche una delle nuove perle del ristorante che dava una ventata di freschezza in un locale prevalentemente servito da studenti part-time delle superiori siccome frequentava ancora alle medie.

Con i capelli raccolti a coda di cavallo, cercava di sembrare più matura ma la sua statura tradiva la sua intenzione.

Come l'altro lavoro part-time, avevo cinque turni alla settimana e oggi era l'unico giorno che non fosse il fine settimana che lavoravo tutto il giorno.

Avrei preferito avere più turni, ma direi che questo è il limite consentito...

“Fujita, puoi portare questo piatto al tavolo 1?”

“Ricevuto”

Accettando l'ordine di un mio collega, mi diressi verso la mia destinazione.

Dopo aver servito il piatto, vidi che Kobayashi era nei dintorni con la pietanza ancora in mano.

“... Kobayashi?”

“Ah! Fujita! Arrivo subito!”

Avvicinandosi frettolosamente verso il tavolo accanto a me, avevo una brutta sensazione.

Appoggiando il vassoio ai clienti, Kobayashi mostrò un sorriso impeccabile.

“Ecco il piatto che aveva ordinato!”

Purtroppo, la signora sembrò impressionata per tutt'altra faccenda.

“... Mi scusi, non è nostro”

“... Eh?”

Come temevo...

“Kobayashi... Quello è il tavolo 2...”

“Ah...! Mi dispiace un sacco!”

Abbassando la testa, Kobayashi si stava scusando per l'errore commesso.

“Non è un problema...”

Per fortuna, la signora era una persona gentile.

Ma il vero problema è...

“... Non è per me...?”

Il bambino a fianco della signora aveva la voce tremante.

Anche se cercava di trattenere le lacrime, questo non si poteva dire del suo atteggiamento.

Ben presto, le sue urla di disappunto inondarono l'intero locale.

“Su, su...! Non piangere!”

“Volevo mangiarlo...!”

La signora stava cercando di calmare il suo bambino con esito negativo.

“...È tutta colpa mia...!”

Kobayashi stava iniziando a tremare visibilmente con il vassoio che aveva appena ritirato dal tavolo.

Sospirando, iniziai a frugare nelle mie tasche.

Trovato l'oggetto che cercavo, mi avvicinai a Kobayashi.

“Calmati”

Sentendo il tepore della mia mano sulla spalla, Kobayashi s'irrigidì ma sembrò calmarsi.

“Fujita...! Cosa devo fare...!?”

“Sigh... Lascia fare a me”

Appoggiando la mano sul vassoio, presi la decorazione che mi avrebbe portato alla vittoria... o almeno, spero.

Avvicinandomi al bambino, mi abbassai al suo stesso livello visivo quando fui davanti a lui.

“Dimmi, cosa c'è che non va?”

Con voce gentile, sapevo che non dovevo mostrare alcuna esitazione.

Alla minima apertura, il bambino avrebbe istintivamente reagito e peggiorato la situazione.

Continuando a mostrare un sorriso, ci volle qualche secondo prima che potesse rispondermi.

“... Ho fame...”

“È stata colpa nostra, ma la tua pappa sta per arrivare”

“Ma io volevo...!”

“Quindi, nel frattempo, va bene se ti diamo questo?”

Mostrando l'oggetto che avevo in mano, gli occhi del bambino s'illuminarono.

“Una caramella...?”

“La bandiera...!”

Kobayashi aveva frainteso il vero obiettivo del bambino ma non la potevo biasimare.

Anch'io avevo capito il fascino della bandiera, la decorazione finale, solo dopo innumerevole tempo.

Consegnando la caramella che aveva infilata una bandiera ad una delle due estremità alla signora, il bambino sembrava deluso.

“I dolci dopo la pappa, va bene?”

“... Va bene...”

Un po' insoddisfatto, aveva accettato il mio compromesso.

“Sei un bravo bambino”

Sorridendo, sembrava che la tristezza di prima fosse completamente scomparsa.

Alzandomi, mi voltai verso la mia collega di lavoro.

“Kobayashi, meglio se torni un attimo in cucina”

“... Eh? Perché!?”

Pensando che la volessi rimproverare, la rassicurai immediatamente.

“Manca una bandierina. Forza!”

Ricordandosi che avevo preso la decorazione, Kobayashi arrossì per l'imbarazzo e corse in cucina a sistemare la mancanza.

“Sigh... Non passa una giornata senza imprevisti...”

“Eppure mi sembra che anche oggi tu abbia salvato la giornata, Fujita”

Voltandomi verso la voce famigliare, vidi una donna in abiti lavorativi avvicinarsi a me.

Houjou Aoi, la proprietaria del locale, era attualmente in pausa siccome non c'era troppo lavoro durante i giorni lavorativi.

Seppure il suo nome significasse “blu”, i suoi capelli corti arricciati erano tinti di un rosso scarlatto che si addicevano alla sua personalità allegra.

“Capo, poteva intervenire anche prima...”

“C'eri tu nei dintorni, quindi era inevitabile che non potesse andare storto!”

Colpendomi alle spalle, la fiducia di questa donna nei miei confronti era stranamente alta.

“Non posso essere sempre fortunato con le mie ipotesi... Lo sa benissimo che i bambini sono i clienti più difficili da accontentare”

“Ma tu li sai gestire meglio di me∼”

Senza neppure avere il tempo di controbattere, Kobayashi era tornata dalla sua consegna.

“Fujita... Grazie ancora per l'aiuto...”

Con il morale a terra, sembrava che non sarebbe stata molto d'aiuto per il resto della serata.

Sarebbe stato un peccato se rimanesse col broncio...

Incrociai lo sguardo con il capo ma ciò che mi stava comunicando era di cavarmela da solo.

Sospirando, lanciai un oggetto a Kobayashi che lo prese a malapena al volo.

“Una... caramella?”

“Tutti compiono sbagli, soprattutto tu che sei nuova. Non esitare a chiedere aiuto la prossima volta”

Avvicinandomi a Kobayashi, le mostrai una bandierina.

“Non sei una bambina, giusto?”

Diventando rossa in volto, accettò il mio regalo.

“Fujita, grazie! Non farò lo stesso errore!”

Fuggendo via dall'imbarazzo per essere appena comparata ad una bambina, Kobayashi non mi guardò neppure in volto.

“Sigh... Perché tocca a me fare il ruolo del poliziotto cattivo...”

“Più che del poliziotto cattivo, mi sembri una volpe pronta a crearsi un harem all'interno del mio locale...”

“... Di cosa stai parlando?”

“Sigh... Non so se sia un bene o meno che tu non te ne renda conto...”

Sospirando, sembrava che il capo avesse le sue riserve sul mio comportamento.

Se proprio non va bene come interagisco con i colleghi, dovresti intervenire tu stessa...

In realtà, avevo notato che lo staff femminile mi stava tenendo d'occhio in maniera più che amichevole ma non avevo il tempo di rispondere ai loro sentimenti.

Finché si sarebbe trattato solamente di lavoro, avrei dedicato la mia attenzione, ma i miei studi sono...

“... Fujita?”

“...Eh?”

Di fronte ai miei occhi, la signora Houjou stava decisamente invadendo il mio spazio personale.

“... Sei rosso?”

“... È troppo vicina!”

Allontandomi velocemente da lei, cercai una scusa per svignarmela.

“Meglio se torno a lavoro! I clienti mi aspettano!”

“... Se lo dici tu...”

Anche se il suo tono di voce non sembrava troppo convinta, non aveva l'intenzione di fermarmi.

C'è mancato poco...

Ripromettendomi di non abbassare nuovamente la guardia, il turno lavorativo serale finì con nessun'altro incidente.

 

***

 

Terminato il mio turno di lavoro, controllai l'ora attuale dal cellulare.

22:07.

Dato che si trattava di un lavoro part-time, il mio turno iniziava relativamente presto per finire altrettanto presto.

Dopotutto, il tuo lavoro principale è studiare.

Ricordandomi le parole della signora Houjou, notai che mi era appena arrivato un messaggio su LINE.

“Finito di lavorare?”

Il mittente era mia zia.

“Appena finito. Ora torno a casa”

“Capito. Serve un passaggio?”

“Abiti nella direzione opposta. Non ti preoccupare”

“... Capito. Fai attenzione mentre cammini”

“Lo farò. Buonanotte”

“Buonanotte anche a te. Fammi sapere se hai bisogno di qualcosa”

Rispondendo a mia zia mentre camminavo verso casa, cominciavo a sentire la stanchezza accumulata durante la giornata.

Il vento autunnale si stava intensificando e la temperatura stava calando drasticamente.

Era appena l'inizio di ottobre ma il caldo estivo era ancora a piena forza fino a qualche giorno fa.

Facendomi un appunto mentale di iniziare a mettermi l'uniforme invernale da domani, notai che ero arrivato al condominio dove abitavo.

Utilizzando la scheda, aprii la porta elettronica ed mi avviai verso l'ascensore.

Il condominio in cui abito è abbastanza moderno e la maggior parte dei residenti necessitava dell'ascensore per raggiungere le loro abitazioni, me compreso.

Di solito non avevo problemi a fare sette piani di scale ma oggi non ne avevo le forze.

Avvertito dal messaggio preregistrato che avevo raggiunto la mia destinazione, stavo trascinando i miei piedi verso la porta che oltrepassavo da qualche mese.

Accolto dal gelido vento, i corridoi permettevano la vista dell'intero quartiere.

Il mio appartamento si trovava proprio in fondo, all'angolo.

Forza... Sono quasi a casa...

E in quella casa... Non c'è nessuno ad attendermi.

Come se quel pensiero fosse stata l'acqua che avesse fatto traboccare il vaso, il mio corpo collassò a terra.

Ignorando il mio desiderio di cadere almeno sul mio letto, sentivo la mia coscienza scomparire.

Ah... Fai almeno che mi svegli in tempo per le lezioni di domani...

Arrendendomi al fatto che fossi allo stremo delle forze, mi arresi al mio destino.

“... Ti avevo detto di non esagerare...!”

L'ultima cosa che registrai furono dei rumore di passi che stavano correndo verso la mia direzione ed una voce che sembrava agitata.

Ah... Ho di nuovo fatto preoccupare qualcuno...

Con l'ultimo briciolo di forze, cercai di riconoscere chi fosse accorso in mio aiuto.

Un luccichio...

L'ultima impressione che ricordo è di essere stato salvato da un angelo.

   
 
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